Brano: [...]vile, ma anche becco! Ah, ah! ». E ci volle molto tempo perché mi persuadessi in qualche modo che poi, in fondo, la gente si preoccupava dei casi miei tanto e non quanto. Mi rammento che in questo periodo un giorno incontrandomi col mio collega Giovanni Mollica, mi disse: «Ho saputo che Giacomello è fidanzato con tua sorella. Stai attento che dopo che le mangia quello che ha, la piglia a bastonate e la caccia via ». Io finsi di non capire e così passò anche questa. Superata la vera crisi decisi, in via d’accomodamento provvisorio, di abbandonare mia sorella al suo destino e pregai anche mio padre e le altre mie sorelle di non occuparsene più neanche loro. Ma non era questa la vera via d’uscita, perché ora più di prima amavo mia sorella e benché mi sforzassi di non pensare più a lei, in alcuni istanti sentivo inavvertitamente che l’anima sanguinava per la sua perdita e che nel contempo l’avvilimento mi abbatteva sempre più e che la paura di dovermi incontrare da un momento all’altro con quell’individuo, mi atterriva anche sempre più. Infatt[...]
[...] che l’Armoni l’aveva posseduta già, dato che da molto tempo prima che fosse partito per soldato, facevano vita comune e quasi maritale. Seppi pure che in quei giorni mia sorella stava contrattando per vendersi anche la casa, giacché l’amante le chiedeva insistentemente ancora altro danaro, ma siccome della casa figuravo io il proprietario, mandai a dire ad un certo Pantaleone Nicodemo che limitava e che perciò voleva comprarla di non fare alcun passo perché la casa era mia e così la casa non fu venduta. Intanto dopo alcuni mesi il Giacomo Armoni ritornò dal soldato e venni a sapere che ora che mia sorella non aveva più nulla cercava di allontanarsi pian piano e che nonMEMORIALE DAL CARCERE
131
intendeva più sposarla. Mia sorella di questo fatto aveva avuto anche lei sentore ed aveva dichiarato che quando diventava certa e sicura che l’Armoni non l’avesse più sposata sarebbe andata a gettarsi di notte tempo in un pozzo vicino al paese. Più tardi venni a sapere ancora che se io mi fossi messo in mezzo impegnandomi di sborsare agli Ar[...]
[...]che madre di una figlia, che quando succede una qualche cosa in una famiglia la colpa è sempre della madre, giacché se non vede o finge di non vedere ciò che fa la figlia, significa che la commedia piace anche a lei. Finché è successo a te, dato che eri sola e non c’era nostra madre, e passi; ma per loro non c’è giustificazione che tenga. Perciò, ti prego, e magari lo dirai tu medesima ad Aurora con le buone maniere, che io non potrò fare mai un passo simile e ciò, s’intende, perché navighiamo tutti, economicamente, in brutte acque ».
Da questo momento incominciarono le mie peregrinazioni perMEMORIALE DAL CARCERE
139
potermi sposare; e ci tengo che tutti coloro che sono convinti diversamente sappiano, che se allora tutti i miei fidanzamenti andarono a monte, la ragione vera non fu perché mio cognato Giacomo o altri della sua famiglia costrinsero la mia volontà a non sposare, no; e non solo perché non avevano alcun motivo a poterla costringere, ma anche perché mio cognato aveva molto piacere che io sposassi, dato che gli avevo pro[...]
[...] il diritto di obbligarmi ad un fatto simile, e per motivi che sicuramente non dimenticherò di dire fra poco. So bene che più d’uno asserì che mia moglie era già incinta all’atto del matrimonio, e, del resto, non si poteva non pensare altrimenti, data la fama e l’andamento della famiglia; però i fatti, in seguito, smentirono completamente le lord gratuite asserzioni, giacché per sfortuna o fortuna, io non lo so, mia moglie non ebbe mai figli.
Passò circa un anno e mezzo senza che io potessi sposare ed intanto erano successi diversi fatti. Avevo dovuto cambiare casa per due motivi: primo perché la famiglia Armoni aveva incominciato a dare fastidi al padrone di casa che abitava al piano terreno, per cui abbastanza seccato si era permesso di tenermi un discorso poco corretto, e poi anche perché avevo trovato una casa più corroda ed indipendente per me e che mi faceva risparmiare circa sessanta lire al mese. Don Cesare Armoni ad un certo punto, non sapendo più che pesci pigliare, dato che il negozio l’aveva chiuso definitivamente, decise di[...]
[...]suna delle donne, non debbo venire neanche io».
«Sta bene! Sia fatta la sua volontà!».
« Ma tu verrai lo stesso quando esci da me? ».
«Verrò! Dove vuoi che vada?».
La sera assistettero alla cerimonia in chiesa Giuseppe Larussa, il sacerdote don Paolo Canale, l’Arciprete ed il sagrestano di cui non si poteva farne a meno e tutti gli uomini presenti della famiglia Armoni. Mi accompagnarono anche a casa e poi subito se ne andarono. Così passò la mia giornata di nozze.
Dopo alcuni giorni che fui sposato, tenni questo discorso a mia moglie: «Ascoltami Iva! Come sai ancora io mi trovo con debiti e perciò per il momento dobbiamo fare la massima economia ed arrangiarci come si può. Significa che in seguito quando ci troveremo meglio, poi, se dobbiamo fare qualche spesa in più, la faremo. E poi come sai anche c’è mio padre a cui debbo pensare solamente io e c’è anche mia sorella di R... che ha molto bisogno ed ogni tanto la debbo aiutare pure. Che vuoi; son fatto così! Non sono capace vedere soffrire i miei ed io scialare e godere. P[...]
[...]stere direttamente al Comando di Zona Territoriale di Palermo. Difatti verso fine settembre andai io personalmente a Palermo e portai con me mia moglie sempre per non insospettirla ma principalmente per non lasciarla sola. Mi recai dal comandante la Zona Territoriale e^gli raccomandai caldamente la mia domanda. Il comandante mi rispose che se ne sarebbe interessato vivamente e di stare tranquillo che fra qualche giorno sarei stato richiamato. Ma passò tutto ottobre ed io non fui richiamato lo stesso. MiMEMORIALE DAL CARCERE
187
vidi ancora una volta perduto ed allora pensai di prendermi un mese di licenza a novembre colla speranza di andarmene verso il nord per cercare di avere un posto colà anche provvisorio. Mi portai in Prefettura per chiedere la licenza, ma mi si disse che, dato lo stato di guerra, le licenze ufficiali erano abolite e che bisognava arrangiarsi, se mi fosse stata urgente, col Podestà. Parlai col Podestà ma me la rifiutò anche lui adducendo che non potevasi prendere una simile responsabilità. Persa anche quest’alt[...]
[...]più mia sorella, mi ricordai che prima c’era anche lei presente. Mi slanciai verso la stanza da pranzo e la trovai per terra immobile e supina. Mi buttai sopra, la chiamai, ma non avuta risposta dal suo labbro, la baciai freneticamente e scappai in mezzo alla strada.
A questo punto non posso fare a meno a non invocare, con tutte le forze della mia anima lacerata e dilaniata, la maledizione eterna sul capo di coloro che mi hanno portato a quel passo estremo.
Quando fui in mezzo alla strada, da quel momento, tutto il mio essere divenne una sola idea: impietosire il mondo per quella donna distesa immobile nella mia casa e che aveva tanto sofferto durante la sua vita; e, del resto non mi occupavo più.
Né ricordo più che dissi, che feci e che vidi in mezzo alla strada e nella caserma dei Carabinieri, né quando fui portato via da N##*. Né mi rammento più quanto tempo passò prima che mi accorgessi che mi trovavo custodito nel carcere ed ancora oggi a volte mi domando: è sogno o realtà, ero io o non ero io, è vero o non è vero? Un’altra cosa mi ricordo ancora di quei primi giorni indecifrabili: mi ricordo che volevo piangere ma che il pianto non veniva. Il pianto venne dopo che vidi varie volte mia sorella durante la solitudine della notte e dopo che una notte mi disse: «Taci ormai, non ti disperare, perché lo so bene che non sei stato tu ad uccidermi. E prego sempre il Signore perché non permetta che tu soccomba, e non per te, perché ormai il tuo ed il mio desti[...]