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Il segmento testuale Pascoli è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 99Analitici , di cui in selezione 4 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Sebastiano Timpanaro, Il Marchesi di Antonio La Penna in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...]n un settore del tardo positivismo (un settore rappresentato, almeno in Italia, piú da letterati e studiosi di discipline umanistiche che da scien
SEBASTIANO TIMPANARO
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ziati della natura) questa concezione dualistica, che in quanto tale, come si è visto, compare già nel primo positivismo, assume una carica di « sgomento cosmico » e di ansia per il destino effimero dell'uomo. Due poeti e studiosi pur molto diversi l'uno dall'altro, Pascoli e Graf, esprimono spesso questo bisogno religioso all'interno di una cultura che è ancora nettamente positivistica; lo stesso si può dire di un autore a cui il Marchesi fu molto vicino nei suoi anni giovanili, Mario Rapisardi (cfr. La Penna, p. 7 s.; si pensi specialmente al Giobbe di Rapisardi; e si tengano presenti le affinità che risultano dal carteggio GrafRapisardi pubblicato da Carmelina Naselli in « Archivio storico per la Sicilia orientale », LVIII, 1962, fasc. 13, LIx, 1963, fasc. 13). Nessuno di essi pensò mai alla possibilità di porre l'uomo al centro dell'universo, di « dissolvere[...]

[...]ti, se in questo mondo lo Spirito regnasse, il dolore e il senso angoscioso di finitudine dell'uomo non avrebbero ragion d'essere), ma di orgoglio ottimistico, di pretesa di fugare il « mistero ». Ancora nel 1956, un anno prima della morte, diceva (Umanesimo e comunismo, p. 32): « Sappiamo che oltre la realtà tangibile e sperimentabile c'è l'ignoto e l'inconoscibile, c'è la favola e il sogno ». Questo, in pieno secondo Novecento, è ancora Graf o Pascoli o addirittura Spencer, non certamente Croce né Bergson. Anagraficamente piú giovane di Croce e di Gentile e, piú ancora, di Bergson, Marchesi restò sempre ancorato a una formazione spirituale anteriore.
Alcuni di quegli intellettuali di formazione tardoottocentesca finirono con l'approdare a una loro religione teistica (come il Graf) o al cristianesimo (come un « minore » molto amato da Marchesi, Giovanni Bertacchi: vedi la commemorazione del Marchesi in Divagazioni, Venezia, Neri Pozza, 1951, p. 127 ss.). Altri, come il Rapisardi, furono sempre combattuti fra materialismo con violente punte[...]

[...]istica (come il Graf) o al cristianesimo (come un « minore » molto amato da Marchesi, Giovanni Bertacchi: vedi la commemorazione del Marchesi in Divagazioni, Venezia, Neri Pozza, 1951, p. 127 ss.). Altri, come il Rapisardi, furono sempre combattuti fra materialismo con violente punte anticlericali e ansie religiose che tuttavia, dinanzi all'« antiprovvidenzialismo » cosí evidente nella realtà tutta quanta, non giunsero mai a placarsi. Perfino il Pascoli, che pareva il piú predestinato a finire nel cristianesimo, non vi fini, e nella prefazione a Odi e inni scrisse, accanto a banalità antisocialiste, parole dignitose di replica a chi lo sollecitava a una conversione. Ma in verità, se si confrontano gli scritti dei
IL « MARCHESI» DI ANTONIO LA PENNA 653
convertiti (per esempio il famoso Per una fede di Arturo Graf) con quelli dei non convertiti, si vede che non c'è quasi nessuna differenza: anche i convertiti continuarono a sentire piú il mistero, con le sue ansie, che la fede o la certezza. E ciò conferma quanto abbiamo già detto, sulle orm[...]

[...]etico, trad. di E. Buonaiuti, ivi, 1972; ed E. Buonaiuti, La vita allo sbaraglio, a cura di Ambrogio Donini, Firenze 1980, p. 469 e n. 5). Tra gli idealisti il suo amico piú intimo fu Valgimigli (vedi ora Giorgio Valgimigli, C. Marchesi amico di casa Valgimigli, « Belfagor » xxxv, 1980, p. 202 ss.), certo molto piú vicino a Croce di quanto fosse Marchesi, ma non tanto crociano da rinunciare alla fedeltà a Carducci (anche al Carducci critico) e a Pascoli, e a un tipo di critica che era anch'essa « arte sull'arte », benché con uno stile assai diverso da quello di Marchesi (minore tensione retorica, maggiore pericolo di leziosaggine). E in quanto criticoartista, o aspirante tale, apprezzò anche, oltre che per le sue doti di affettuosa cordialità, Francesco Flora (cfr. Franceschini, op. cit., p. 51). Su un piano diverso si colloca la sua amicizia con Togliatti: sincera indubbiamente da parte di Marchesi, non altrettanto, credo (qui dissentirei da La Penna, p. 87), da parte di Togliatti. Difficilmente un marxistacrociano come Togliatti può avere [...]

[...]ta dovette, con ragione, apparire prezioso a Togliatti: di qui quelle parole troppo ditirambiche (in un uomo intelligente e, al tempo stesso, freddo e privo di senso dell'amicizia) per essere sincere.
7. Marchesi socialista nel primo Novecento. — Avendo accennato al Marchesi politico, siamo ancora una volta (l'ultima) ricondotti al clima tardoottocentesco della sua formazione. In quegli intellettuali a cui lo abbiamo accostato (Rapisardi, Graf, Pascoli) il « positivismo bisognoso di religione » si collega con una morale della fraternità, che sfocia in un socialismo umanitario, oscillante tra la rivolta anarchica e il solidarismo cristianomassonico, privo di ogni rigorosa base marxista. Che di questo tipo sia stato il socialismo iniziale di Marchesi, si comprende bene dalla lucida sintesi che nel cap. i del suo libro il La Penna ricava dai documenti a nostra disposizione (io ho soltanto dei dubbi su un presunto legame tra il socialismo di Marchesi e l'esaltazione, che in lui riaffiorò poi sempre, del libero amore e il suo senso di fastidio p[...]

[...]o a una infelicità crescente col crescere della coscienza); ma perché riconosco in essa l'anticipazione teoretica di un fatto assolutamente ineluttabile, voluto dalla legge di evoluzione, e che certo sarà il fatto piú grande e piú mirabile della storia umana » (F. Turati attraverso le lettere di corrispondenti, per cura di A. Schiavi, Bari, Laterza, 1947, p. 116).
Simili adesioni al socialismo, per lo piú, durarono poco. Ai primi del Novecento, Pascoli non era piú socialista da tempo, e Graf cessò di esserlo. Non fu questa la parabola di Marchesi. Eppure anche in lui, accanto alla componente umanitaria, ebbe un notevole peso quel fatalismo che abbiamo notato or ora nella lettera di Graf a Turati. Ancora nel 1956, un anno prima della morte, rievocando in un discorso la sua adesione al socialismo, la attribuiva da un lato a un profondo senso di giustizia offeso per la miseria dei contadini siciliani, dall'altro (dopo brevi fasi di proudhonismo e di mazzinianesimo) alla lettura del Manifesto: una lettura in cui il momento « fatalistico » e ava[...]



da Giacomo Debenedetti, Ultime cose su Saba in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 1 - 1 - numero 30

Brano: [...]quasi paradossale, quel mestiere di vivere. Saba si accollò, o piuttosto subì, per temperamento e per destino, questo compito. Era cresciuto in un tempo, in cui i poeti più in vista si assumevano la specialità di una sorte straordinaria, di un confronto quasi professionale con sentimenti ad alto livello, ad alta frequenza, superlativi, con sempre qualcosa più in su della normale condizione umana: non faceva eccezione nemmeno l'umiltà di Giovanni Pascoli, quella vera e quella ostentata. Saba invece ebbe l'eccezionalità opposta: di rimanere nella media; ma col materiale, di cui gli altri uomini sono costretti a fare la loro prosa quotidiana, riuscì a fare poesia.
La sua biografia, vista nei fatti, ma anche controllata sul Canzoniere, é quella di un piccolo borghese, nato sul finire del secolo scorso e maturato nel nostro. Non presenta punti singolari, anche se talvolta egli volle accentuare i più vivi influssi su di lui dell'amore o, come preferì dire dopo che ebbe imparato la psicanalisi, di eros. Un momento un po' vistoso fu il dramma tra l[...]

[...], un po' del Tommaseo, parecchio del Betteloni: proprio di coloro che Saba più sdegnosamente rifiutò come antecedenti o come vicini. Forse a quel lettore dell'avvenire non verranno in mente altri maestri molto più inconfessabili, certi efficaci cattivi esempi che tra poco vedremo di identificare. Ma fac ciamo ora che egli ritrovi la scheda biografica: cascherà dalle nuvole nell'accorgersi che Saba cominciò a poetare durante l'apogeo di Carducci, Pascoli, D'Annunzio. Al postero stupefatto noi vorremmo far giungere, valga quel che valga, il nostro verace e impertinente apologo: Saba aveva già cominciato il viaggio del salmone.
8 GIACOMO DEBENEDEITI
* * *
Ma da dove poté venire, a quel ragazzo di diciassette o diciott'anni, stranito e solitario, ingombro di vita ancora informe, l'iniziativa di una tale avventura? Gli impulsi ci paiono soprattutto due, che si sommano con mirabile coincidenza di direzio ne e di risultati. L'uno veniva da Trieste; l'altro, come é giusto, dai connotati personali di Saba.
Trieste, ha spiegato Saba, era allora un[...]

[...]smo. Nella penisola esso si era bruciato coi capolavori di Verga, sublimi tradimenti alla scuola verista. A Trieste, dal contatto del verismo col grande naturalismo europeo, scoccarono ancora i due primi romanzi di Svevo: libri che da soli basterebbero a riscattare tutti gli infortuni di quella scuola, e non soltanto in Italia. Nella penisola il verismo non era riuscito a mettersi d'accordo con la poesia, a meno che non si vo glia considerare il Pascoli come l'ultimo verista provinciale e dialettale, tesi ingegnosa ma discutibile. A Trieste il verismo arrivò ancora in tempo a trovare il ragazzo Saba, già per conto suo disposto a una poetica delle case.
Accantoniamo, per un momento, le prime vaporosità delle Poesie dell'adolescenza: sono in parte gli esercizi di canto di una voce nell'età della muda. Fu la tromba di una caserma salernitana a sonare la sveglia alla poesia di Saba. Ne usci una poesia verista, nel miglior senso della parola. Prima dei Versi militari sarebbe stato difficile trovare, in una lirica italiana non burlesca o matta, u[...]



da Carlo Ferdinando Russo, Dietro le quinte della parola in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4

Brano: [...]amennone S. TIMPANARO Vitelli e De Sanctis (in una lettera a L. Russo del 1924) O. Vox La prima discendenza delle foglie di Omero B. HEMMERDINGER Fustel de Coulanges et la lutte des classes, à Athènes et à Paris C. F. Russo Fisionomia di un manoscritto arcaico (e di un'Iliade ciclica) M. VALGIMIGLI L'apollineo Ettore Bignone [inedito 1938]
1978: G. PASQUALI scritti rari Mutamenti nel paesaggio italiano [1942]. « Libreria Fratelli Sosii » di G. Pascoli [ 1951, con lettere a M. Valgimigli 19331942].
Notizia per «l'Unità » di G. Salvemini sulla Gottinga prebellica [1918] B. HEM
MERDINGER Philologues de jadis: Grote Hermann Bast Humboldt M. MARAZZI Marxismo e società antica a cura di M. Vegetti V. DI BENEDETTO Il « Filottete » e l'e f ebia secondo P. VidalNaquet A. LA PENNA « Satura » e farsa filologica C. F. Russo L'ambiguo grembo dell'Iliade S. TIMPANARO Comparetti, Vitelli, Hemmerdinger
1977: M. I. FINLEY Censura nell'antichità classica F. DE MARTINO Omero fra narrazione e mimesi: dal poeta ai personaggi. «Chi colpirà l'irrequieta colo[...]

[...] imperatore C. F. Russo Storia di una commedia d'Atene B. HEMMERDINGER Nietzsche et O. Muller. J. B. Gail D. LANZA La democrazia degli antichi e dei moderni di M. I. Finley. Il suddito e la scienza.
1973: G. VITELLI Il pupazzetto del Pasquali [lettera a Luigi Russo del 1926]
G. PASQUALI Gli studi di greco in Italia, 19001925 [1926] B. HEMMERDINGER Lampéduse et Vitelli. Le début de Thucydide. Proletarius/serous A. TRAINA Presenze antiche in Pascoli L. CANFORA Forme della tradizione storiografica R. RONCALI Partizione scenica della satira di Seneca M. VEGETTI Nascita dello scienziato C. F. Russo Primizie di poetica matematica S. TIMPANARO Giorgio Pasquali
Nelle 27 annate precedenti ALBERTI [a cura di E. Garin] AXELSON BIANCHI BANDINELLI BRELICH COMPARETTI DEVOTO DIANO EHRENBERG JACHMANN MAAS MARCHESI PASQUALI ROSTAGNI TERZAGHI TIMPANARO CARDINI VALGIMIGLI



da m.m.[M. Marchi], scheda sintetica di «Studi di filologia italiana» in KBD-Periodici: Rinascita 1975 - 8 - 29 - numero 34

Brano: [...] Robertis, G. Petrocchi, G. Folena, A. Castellani, D. S. Avalle, D. Isella, C. Segre, L. Spitzer, F. Pagliai, E. Raimondi, M. Corti, M. Marveili. Ben più allargata e distribuita, rispetto alla prima serie, la gamma degli argomenti oggetto di studio: si ricordino, per esempio, gli interventi di Pagliai sulle Grazie foscoliane, in vista di un'edizione critica dell'opera; i contributi pariniani di Caretti , e Isella; quelli, anche bibliografici, su Pascoli dovuti a G. Nava e N. Ebani. Si registrano inoltre interessi per la filologia romanza, per l'indagine dialettologica, per lo studio teorico della grammatica italiana. Dal '65 in poi, a chiusura di volume, si danno notizie sulla compilazione del nuovo Vocabolario cui la Crusca sta attendendo da anni. (m. m.)


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Pascoli, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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