Brano: [...]frutti di una politica in cui, oltre alla ormai ben avviata riforma agraria, ampia diffusione avevano registrato l’istituzione delle commissioni di fabbrica nelle industrie, la riorganizzazione del sindacato su base unitaria e quella dell’esercito su base democratica. Fu quindi per loro una vera doccia fredda quando, alle elezioni dell’ottobre 1945, scoprirono che la forza in grado di raccogliere la maggior parte dei suffragi (il 57%) era il P.P.P.T., mentre il Partito comunista si fermava a un modesto 17%. Questi risultati elettorali rispecchiavano un anticomunismo del mondo agrario che andava al di là della stessa campagna del cardinale Mindszenty (v.), tutta incentrata sulla difesa, da parte delle masse cattoliche, del patrimonio tradizionale ungherese. D’altra parte, la doppia natura, popolare e conservatrice, del P.P.P.T. veniva a trovarsi in aperto contrasto con il Blocco di sinistra costituitosi aH’interno del Fronte e composto da comunisti, socialisti e contadinonazionali, mentre l’Armata Rossa, già con la sua sola presenza, svolgeva un ruolo negativo non facilmente eliminabile. D'altra parte, gli accordi interalleati, mentre prevedevano il ritiro entro 90 giorni delle truppe sovietiche dai paesi dell'Europa centroorientale, avevano precisato come questa regola non andasse applicata per l’Ungheria e la Romania, in quanto l’U.R.S.S. era autorizzata a “ proteggere ”, attraverso questi paesi, le proprie linee [...]
[...] mentre prevedevano il ritiro entro 90 giorni delle truppe sovietiche dai paesi dell'Europa centroorientale, avevano precisato come questa regola non andasse applicata per l’Ungheria e la Romania, in quanto l’U.R.S.S. era autorizzata a “ proteggere ”, attraverso questi paesi, le proprie linee di comunicazione con l’Austria. Comunque, all’indomani delle elezioni, venne costituito un governo di coalizione, nel quale 7 portafogli
andarono al P.P.P.T., 3 ai comunisti, 3 ai socialisti e 1 al partito agrario.
Negli anni immediatamente successivi la società ungherese soffrì di numerosi e profondi traumi: dopo aver definitivamente rinunciato alle rettifiche di confine ottenute alla vigilia della guerra, dovette procedere a uno scambio paritetico di popolazioni con la Cecoslovacchia, per cui ben 500.000 ungheresi furono costretti ad abbandonare la Slovacchia meridionale, risolvendo in tal modo un annoso problema etnico e di regolamentazione dei confini. La popolazione dello Stato ungherese subì così un rimescolamento che fu ulteriormente acc[...]
[...]indispensabili per la ricostruzione. Questa operazione, ovviamente drastica per tutti, colpì soprattutto le vecchie classi dirigenti, depauperandole e costringendo molte imprese private a chiedere esse stesse di venir nazionalizzate.
La Repubblica popolare
Mentre l’economia subiva ristrutturazioni tanto profonde da modifica
re radicalmente i rapporti di forza fra gli strati sociali, la lotta politica si fece accesa, vuoi perché fra P.P. P.T., socialisti e contadini nazionali emergevano orientamenti miranti a individuare soluzioni di governo a prescindere dall’apporto comunista (operazione questa numericamente possibile ne! nuovo Parlamento nazionale), vuoi perché la preponderanza di voti e candidati di destra nel P.P.P.T. aveva fatto prevalere in questo partito l’originario carattere democraticomoderato.
Dopo il gennaio 1946, quando una legge istituì la Repubblica, i comunisti condussero la loro battaglia politica rafforzando da un Iato il Blocco di sinistra e cercando dall’altro di isolare nella coscienza e nella vita politica del paese l’ala destra del P.P.P.T.. A tale scopo furono organizzate imponenti manifestazioni operaie a Budapest per protestare contro la grave situazione dell’economia, mentre le esigenze di epurazione contro gli elementi nazisti spinsero fra il 1945 e il 1948 i tribunali popolari a giudicare quasi 20.000 persone e a comminare 420 condanne a morte. Forti del controllo che avevano sugli apparati di polizia, come confermerà anni dopo Ràkosi (v.), i comunisti chiesero e ottennero l’espulsione di 21 deputati del P.P.P.T. accusati di collusione con il fascismo.
L’asprezza della polemica non lasciava peraltro ancora intravvedere [...]
[...]imponenti manifestazioni operaie a Budapest per protestare contro la grave situazione dell’economia, mentre le esigenze di epurazione contro gli elementi nazisti spinsero fra il 1945 e il 1948 i tribunali popolari a giudicare quasi 20.000 persone e a comminare 420 condanne a morte. Forti del controllo che avevano sugli apparati di polizia, come confermerà anni dopo Ràkosi (v.), i comunisti chiesero e ottennero l’espulsione di 21 deputati del P.P.P.T. accusati di collusione con il fascismo.
L’asprezza della polemica non lasciava peraltro ancora intravvedere come sbocco inevitabile la formazione di un partito unico: nello stesso Partito comunista era viva la percezione che fosse necessario costruire una politica di alleanze non solo in campo sociale, ma anche in quello politico.
Di “multipartitismo” si parlò esplicitamente al III Congresso del P.C.U., tenutosi alla fine del 1946. Révai, intervenendo in quell’occasione, disse: « Questa avanzata verso il socialismo è indubbiamente più lenta del cammino che abbiamo percorso nel 1919, ma [...]