Brano: Avanti !
7.1920 anche la redazione romana dell'A. era distrutta e data alle fiamme.
Le lotte operaie e contadine, espressione del profondo disagio economico delle masse e della delusione per le promesse non mantenute dal governo verso i reduci dalla guerra, divampavano incessantemente: tuttavia, né il P.S.L sapeva fornire a esse una coerente guida rivoluzionaria, né l’organo del partito si mostrava capace di orientare il dibattito socialista fuori dalle secche delle disquisizioni ideologiche e di una meccanica esaltazione dell’esperienza dei Soviet russi. Sotto questo profilo, il quotidiano socialista criticò l’esperimento dei Consigli di fabbrica (v.) a Torino, cogliendone alcune debolezze senza però rendersi cónto dell’originalità e del valore rivoluzionario autonomo di quel tentativo.
Nel gennaio del 1921, al congresso di Livorno, l’ala capeggiata da Amadeo Bordiga, Gramsci e Umberto Terra[...]
[...]isizioni ideologiche e di una meccanica esaltazione dell’esperienza dei Soviet russi. Sotto questo profilo, il quotidiano socialista criticò l’esperimento dei Consigli di fabbrica (v.) a Torino, cogliendone alcune debolezze senza però rendersi cónto dell’originalità e del valore rivoluzionario autonomo di quel tentativo.
Nel gennaio del 1921, al congresso di Livorno, l’ala capeggiata da Amadeo Bordiga, Gramsci e Umberto Terracini abbandonò il P.S.l. per dare vita al Partito Comunista d’Italia, rompendo gli indugi con il contraddittorio atteggiamento della corrente serratiana. Serrati e i riformisti avevano respinto sostanzialmente i
21 punti dell’Internazionale di Mosca, ma senza opporre alla prospettiva da essa indicata altra via che l’attesa del crollo, ritenuto fatale, dello stato borghese. Immediatamente dopo Livorno le aggressioni fasciste crebbero di numero e d’intensità. Quasi giornalmente si registravano decine di saccheggi e di incendi a danno delle organizzazioni operaie. Il quotidiano socialista, impegnato a sostenere vigo[...]
[...]n denotava altrettanto mordente nell’accoppiare la denuncia dei crimini fascisti all’indicazione dei mezzi che il proletariato avrebbe dovuto mettere in opera per sventare il piano sovversivo delle destre. Così, nella primavera del 1921, l’A. si mostrerà scettico sulla funzione dei costituendi nuclei degli Arditi del popolo (v.) e accoglierà invece, sia pure senza eccessivi entusiasmi, il « patto di pacificazione » stipulato nell’agosto 1921 dal P.S.l. e dalla Confederazione generale del lavoro con i fascisti. Nell’ottobre dello stesso anno, in occasione del congresso nazionale del partito a Milano, si inaugurò la nuova sede del giornale, un grandioso palazzo costruito con la sot
toscrizione popolare: ma la crisi precipitò, nonostante l’euforia che circondava l’assise socialista. Caduto il governo Facta, Filippo Turati accettò di recarsi dal sovrano per partecipare alle consultazioni in vista della formazione del nuovo gabinetto; la sua iniziativa fu sconfessata, però una parte del gruppo parlamentare del P.S.l. sembrava orientata verso[...]
[...] nazionale del partito a Milano, si inaugurò la nuova sede del giornale, un grandioso palazzo costruito con la sot
toscrizione popolare: ma la crisi precipitò, nonostante l’euforia che circondava l’assise socialista. Caduto il governo Facta, Filippo Turati accettò di recarsi dal sovrano per partecipare alle consultazioni in vista della formazione del nuovo gabinetto; la sua iniziativa fu sconfessata, però una parte del gruppo parlamentare del P.S.l. sembrava orientata verso la collaborazione. La direzione convocò un congresso straordinario per decidere su questo punto. L’1.10.1922, a Roma, il congresso decise l’espulsione dei riformisti, respingendo ogni forma di collaborazionismo con le forze borghesi. Il 28 ottobre l’A., dando notizia dello stato d’assedio proclamato dal governo, dichiarò la propria fiducia nei metodi democratici: il giorno seguente, il palazzo della redazione fu distrutto da fascisti.
La direzione di Pietro Nenni
Assente Serrati, recatosi in Russia per partecipare ai lavori dell’Internazionale, la direzione del[...]
[...]ro Nenni
Assente Serrati, recatosi in Russia per partecipare ai lavori dell’Internazionale, la direzione del giornale fu assunta da Pietro Nenni, il quale sostenne posizioni contrarie all’invito deH’Internazionale stessa (cui avevano invece aderito Serrati e Gramsci) per l’unificazione del P. S.l. e del P.C.d’l in un unico partito. Prevalse infatti tale tendenza e, al congresso socialista dell’aprile
1923, pur riaffermandosi l’adesione del P.S.l. alla III Internazionale, si rivendicò la funzione autonoma del partito: l’A. fu affidato alla direzione di Nenni, Ver nocchi e Momigliano, con la responsabilità effettiva al primo. Da quel momento, il quotidiano si batté con estrema decisione contro le manovre dell’ala sindacale capeggiata da Ludovico D’Aragona, incline a un accordo della Confederazione generale del lavoro con i fascisti. La denuncia delle illegalità fasciste, che dilagavano, venne condotta dall’A. in modo sistematico; durante la campagna elettorale del 1924, essa acquistò valore di una documentazione stringente e irrefutabi[...]
[...]le sue prospettive di politica unitaria, corroborando l’azione dei parlamentari con il lancio della parola d’ordine di costituzione dei Comitati anti
fascisti unitari. Ma il 12.8.1924 il quotidiano subì un primo sequestro: iniziò quindi la martellante azione della censura governativa per bloccarne l’uscita o ridurne gli articoli a monconi. Nenni, in questa situazione, differenziò l’atteggiamento del giornale dall’indirizzo della direzione del P.S.L, sostenendo la necessità di un riavvicinamento e di una fusione del partito con il Partito socialista unitario (riformista), nel
lo sforzo di superare la vecchia antitesi tra massimalismo e riformismo e di porre la compagine socialista al centro del processo unitario deM’antifascismo. Avversata questa tesi dalla direzione, Nenni si dimise nel dicembre del 1925. L’anno seguente fu l’ultimo nel quale si manifestarono i residui segni di libertà nel paese: il fascismo, apprestandosi a divenire regime, abbatté a uno a uno gli ostacoli sul proprio cammino, eliminando gli avversari con la soppres[...]
[...] bruciavano pubblicamente le copie sequestrate nelle edicole.
Il 31.10.1926 il « duce » prese pretesto dall’attentato perpetrato a Bologna contro la sua persona (v. Attentati a Mussolini), per scatenare l’offensiva finale contro le ultime vestigia di libertà: con la « legge eccezionale per la difesa dello Stato » del 25.11.1926, la stampa avversaria fu soppressa, i partiti vennero sciolti, fu instaurata la dittatura fascista. La direzione del P.S.l. decise allora di fare uscire l’A. in Francia, dove si andava concentrane do l’emigrazione dei dirigenti e dei militanti socialisti sfuggiti alla caccia del regime.
M.Gi.
L « Avanti! » in Francia
Nel dicembre del 1926 l’A. rinasce a Parigi, con periodicità settimanale. Più che un giornale è un bollettino, compilato da un gruppo di redattori sotto la guida di Ugo Coccia, che di fatto Io dirige, anche se ufficialmente la direzione fa capo al gruppo massimalista che guida il partito. Il compito che si pone è quello della « riorganizzazione del Partito » secondo una linea unitaria. La po[...]