Brano: Socialista Italiano, Partito
Lotta antifascista ed emigrazione
Dall’inizio del 1923 il massimalista Serrati era stato estromesso dall’“Avanti!”, che costituiva il suo principale punto di forza nel partito. AI contempo, la maggioranza del P.S.I. aveva respinto la fusione con i comunisti e, partecipando all’Aventino, la residua compagine massimalista si era trovata a fianco delle altre forze dell'antifascismo democratico (i riformisti di Turati, i costituzionali di Giovanni Amendola, i popolari e i repubblicani) che su posizioni attesiste avevano fatto della “questione morale” il metodo principale di lotta contro la dittatura. Nel rimescolamento di idee e uomini cui si è accennato (che spiegherà molti degli atteggiamenti assunti dal P.S.I. nel corso della sua opposizione antifascista in Italia e all’estero, e più tardi nel corso del[...]
[...]artecipando all’Aventino, la residua compagine massimalista si era trovata a fianco delle altre forze dell'antifascismo democratico (i riformisti di Turati, i costituzionali di Giovanni Amendola, i popolari e i repubblicani) che su posizioni attesiste avevano fatto della “questione morale” il metodo principale di lotta contro la dittatura. Nel rimescolamento di idee e uomini cui si è accennato (che spiegherà molti degli atteggiamenti assunti dal P.S.I. nel corso della sua opposizione antifascista in Italia e all’estero, e più tardi nel corso della Resistenza), conviene notare: l’indirizzo di intransigenza di cui Matteotti, come segretario del P.S.U., era stato portatore; il sintomatico innesto di Pietro Nenni (v.), in quanto ex repubblicano, sul ceppo del vecchio partito; il fermento di giovani forze intellettuali neH’impegno contro il nascente regime; l’incontro di Nenni e Nello Rosselli (v.) sulle colonne de Il Quarto stato (1926) come organoponte fra il P.S.I. e il P.S.U. e strumento di revisione critica proiettato verso l’avvenire. In embrione e come linea di tendenza, si instaurò un nuovo tipo di rapporto fra partito e movimento; ma infine, dopo le Leggi eccezionali fasciste (v.) per molti dirigenti e militanti non rimarrà altra via che l’esilio, quasi sempre in Francia, in presenza di una cospicua emigrazione di lavo
ratori italiani (v. Antifascismo all’estero) .
Nel corso dell’esilio, gli orientamenti e le strutture del partito subirono mutamenti decisivi, e così la sua collocazione. I legami con l’Italia risultarono in gran parte a lungo rescissi [...]
[...] sotto la dittatura. All’estero emersero invece diversi indirizzi: Nenni, che dal 1925 non aveva più incarichi di direzione, divenne segretario della Concentrazione antifascista (v.) che pose a stretto contatto una parte dei massimalisti e i riformisti; nel 1930, per opera precipua di Nenni, si giunse anzi alla fusione dei due partiti e Nenni ne divenne segretario. La fusione fu sostenuta anche da Giuseppe Saragat (v.), giovane esponente dell'ex P.S. U. che, a Vienna, si era accostato aH’austromarxismo.
Nonostante questo dinamismo tattico e ideologico, di fatto il P.S.I. delegò “Giustizia e Libertà” (v.) a tenere i contatti con l’Italia (novembre 1931), prova questa di una scarsa capacità organizzativa e della inadeguatezza dell’emigrazione socialista ai compiti della cospirazione rivoluzionaria. Nell’area socialista si distinsero tuttavia uomini come Alessandro Pertini (v.) che, spinto da volontà di azione, rientrò clandestinamente in Italia, dove fu catturato e carcerato per lunghi anni, nonché Fernando De Rosa (v.), di tendenze libertarie, che nel 1929 attentò al principe Umberto di Savoia. Ma, nel complesso, comunisti e giellisti tolsero spazio all’iniz[...]
[...]ne socialista ai compiti della cospirazione rivoluzionaria. Nell’area socialista si distinsero tuttavia uomini come Alessandro Pertini (v.) che, spinto da volontà di azione, rientrò clandestinamente in Italia, dove fu catturato e carcerato per lunghi anni, nonché Fernando De Rosa (v.), di tendenze libertarie, che nel 1929 attentò al principe Umberto di Savoia. Ma, nel complesso, comunisti e giellisti tolsero spazio all’iniziativa clandestina del P.S.I., sotto que
Pietro Nenni a Berlino durante una manifestazione della Internazionale socialista per la costituzione di un fronte antifascista (1932)
sto aspetto evidentemente poco vocato.
In seguito all’unificazione P.S.I.P.S. U. del 1930, rimase in vita un ramo del vecchio tronco socialista:
ii cosiddetto P.S.I. massimalista, dotato fra i lavoratori emigrati di una notevole consistenza di base, talora superiore anche alla formazione unificata. Lo dirigevano Angelica Balabanoff (v.) e, in posizione subordinata, Elmo Simoncini, un ex sellaio romagnolo vicino ai gruppi rivoluzionari anche di estrema sinistra.
Attività clandestina in Italia
Per tradizione e continuità, per intransigenza ideale e politica, anche se poco collegato alla situazione interna italiana il P.S.I. offrì su scala nazionale e internazionale un cospicuo contributo all’agitazione ed elaborazione della battaglia contro il fasci[...]
[...] dotato fra i lavoratori emigrati di una notevole consistenza di base, talora superiore anche alla formazione unificata. Lo dirigevano Angelica Balabanoff (v.) e, in posizione subordinata, Elmo Simoncini, un ex sellaio romagnolo vicino ai gruppi rivoluzionari anche di estrema sinistra.
Attività clandestina in Italia
Per tradizione e continuità, per intransigenza ideale e politica, anche se poco collegato alla situazione interna italiana il P.S.I. offrì su scala nazionale e internazionale un cospicuo contributo all’agitazione ed elaborazione della battaglia contro il fascismo. In parte ciò fu merito di Nenni e della sua “politique d’abord” quantunque presentasse, in quanto tale, anche notevoli ombre, specie sul terreno degli apprestamenti pratici e della mobilitazione concreta. La presenza socialista in tutte le principali fasi delTantifaseismo passò dall’Aventino alla Concentrazione, dai Fronti popolari (v.) alla guerra di Spagna. Mentre all'estero il P.S.I. si trovava a operare fra i comunisti e il movimento giellista, aH'interno d[...]
[...]all’agitazione ed elaborazione della battaglia contro il fascismo. In parte ciò fu merito di Nenni e della sua “politique d’abord” quantunque presentasse, in quanto tale, anche notevoli ombre, specie sul terreno degli apprestamenti pratici e della mobilitazione concreta. La presenza socialista in tutte le principali fasi delTantifaseismo passò dall’Aventino alla Concentrazione, dai Fronti popolari (v.) alla guerra di Spagna. Mentre all'estero il P.S.I. si trovava a operare fra i comunisti e il movimento giellista, aH'interno dell'Italia sopravviveva qualche raro gruppo clandestino, soprattutto nelle vecchie basi operaie del Nord, collegato ai democratici più avanzati e a giovani intellettuali, talora a quadri e militanti comunisti.
All’inizio del 1931, a Milano, si formò un comitato socialista composto da Giuseppe Faravelli (v.), Fabrizio
Esuli socialisti in Francia. Si riconoscono (da sinistra): Vera Modigliani, Filippo Turati, iG. Emanuele Modigliani
569