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Il segmento testuale P.S. è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 569

Brano: Socialista Italiano, Partito

Lotta antifascista ed emigrazione

Dall’inizio del 1923 il massimalista Serrati era stato estromesso dall’“Avanti!”, che costituiva il suo principale punto di forza nel partito. AI contempo, la maggioranza del P.S.I. aveva respinto la fusione con i comunisti e, partecipando all’Aventino, la residua compagine massimalista si era trovata a fianco delle altre forze dell'antifascismo democratico (i riformisti di Turati, i costituzionali di Giovanni Amendola, i popolari e i repubblicani) che su posizioni attesiste avevano fatto della “questione morale” il metodo principale di lotta contro la dittatura. Nel rimescolamento di idee e uomini cui si è accennato (che spiegherà molti degli atteggiamenti assunti dal P.S.I. nel corso della sua opposizione antifascista in Italia e all’estero, e più tardi nel corso del[...]

[...]artecipando all’Aventino, la residua compagine massimalista si era trovata a fianco delle altre forze dell'antifascismo democratico (i riformisti di Turati, i costituzionali di Giovanni Amendola, i popolari e i repubblicani) che su posizioni attesiste avevano fatto della “questione morale” il metodo principale di lotta contro la dittatura. Nel rimescolamento di idee e uomini cui si è accennato (che spiegherà molti degli atteggiamenti assunti dal P.S.I. nel corso della sua opposizione antifascista in Italia e all’estero, e più tardi nel corso della Resistenza), conviene notare: l’indirizzo di intransigenza di cui Matteotti, come segretario del P.S.U., era stato portatore; il sintomatico innesto di Pietro Nenni (v.), in quanto ex repubblicano, sul ceppo del vecchio partito; il fermento di giovani forze intellettuali neH’impegno contro il nascente regime; l’incontro di Nenni e Nello Rosselli (v.) sulle colonne de Il Quarto stato (1926) come organoponte fra il P.S.I. e il P.S.U. e strumento di revisione critica proiettato verso l’avvenire. In embrione e come linea di tendenza, si instaurò un nuovo tipo di rapporto fra partito e movimento; ma infine, dopo le Leggi eccezionali fasciste (v.) per molti dirigenti e militanti non rimarrà altra via che l’esilio, quasi sempre in Francia, in presenza di una cospicua emigrazione di lavo

ratori italiani (v. Antifascismo all’estero) .

Nel corso dell’esilio, gli orientamenti e le strutture del partito subirono mutamenti decisivi, e così la sua collocazione. I legami con l’Italia risultarono in gran parte a lungo rescissi [...]

[...] sotto la dittatura. All’estero emersero invece diversi indirizzi: Nenni, che dal 1925 non aveva più incarichi di direzione, divenne segretario della Concentrazione antifascista (v.) che pose a stretto contatto una parte dei massimalisti e i riformisti; nel 1930, per opera precipua di Nenni, si giunse anzi alla fusione dei due partiti e Nenni ne divenne segretario. La fusione fu sostenuta anche da Giuseppe Saragat (v.), giovane esponente dell'ex P.S. U. che, a Vienna, si era accostato aH’austromarxismo.

Nonostante questo dinamismo tattico e ideologico, di fatto il P.S.I. delegò “Giustizia e Libertà” (v.) a tenere i contatti con l’Italia (novembre 1931), prova questa di una scarsa capacità organizzativa e della inadeguatezza dell’emigrazione socialista ai compiti della cospirazione rivoluzionaria. Nell’area socialista si distinsero tuttavia uomini come Alessandro Pertini (v.) che, spinto da volontà di azione, rientrò clandestinamente in Italia, dove fu catturato e carcerato per lunghi anni, nonché Fernando De Rosa (v.), di tendenze libertarie, che nel 1929 attentò al principe Umberto di Savoia. Ma, nel complesso, comunisti e giellisti tolsero spazio all’iniz[...]

[...]ne socialista ai compiti della cospirazione rivoluzionaria. Nell’area socialista si distinsero tuttavia uomini come Alessandro Pertini (v.) che, spinto da volontà di azione, rientrò clandestinamente in Italia, dove fu catturato e carcerato per lunghi anni, nonché Fernando De Rosa (v.), di tendenze libertarie, che nel 1929 attentò al principe Umberto di Savoia. Ma, nel complesso, comunisti e giellisti tolsero spazio all’iniziativa clandestina del P.S.I., sotto que

Pietro Nenni a Berlino durante una manifestazione della Internazionale socialista per la costituzione di un fronte antifascista (1932)

sto aspetto evidentemente poco vocato.

In seguito all’unificazione P.S.I.P.S. U. del 1930, rimase in vita un ramo del vecchio tronco socialista:

ii cosiddetto P.S.I. massimalista, dotato fra i lavoratori emigrati di una notevole consistenza di base, talora superiore anche alla formazione unificata. Lo dirigevano Angelica Balabanoff (v.) e, in posizione subordinata, Elmo Simoncini, un ex sellaio romagnolo vicino ai gruppi rivoluzionari anche di estrema sinistra.

Attività clandestina in Italia

Per tradizione e continuità, per intransigenza ideale e politica, anche se poco collegato alla situazione interna italiana il P.S.I. offrì su scala nazionale e internazionale un cospicuo contributo all’agitazione ed elaborazione della battaglia contro il fasci[...]

[...] dotato fra i lavoratori emigrati di una notevole consistenza di base, talora superiore anche alla formazione unificata. Lo dirigevano Angelica Balabanoff (v.) e, in posizione subordinata, Elmo Simoncini, un ex sellaio romagnolo vicino ai gruppi rivoluzionari anche di estrema sinistra.

Attività clandestina in Italia

Per tradizione e continuità, per intransigenza ideale e politica, anche se poco collegato alla situazione interna italiana il P.S.I. offrì su scala nazionale e internazionale un cospicuo contributo all’agitazione ed elaborazione della battaglia contro il fascismo. In parte ciò fu merito di Nenni e della sua “politique d’abord” quantunque presentasse, in quanto tale, anche notevoli ombre, specie sul terreno degli apprestamenti pratici e della mobilitazione concreta. La presenza socialista in tutte le principali fasi delTantifaseismo passò dall’Aventino alla Concentrazione, dai Fronti popolari (v.) alla guerra di Spagna. Mentre all'estero il P.S.I. si trovava a operare fra i comunisti e il movimento giellista, aH'interno d[...]

[...]all’agitazione ed elaborazione della battaglia contro il fascismo. In parte ciò fu merito di Nenni e della sua “politique d’abord” quantunque presentasse, in quanto tale, anche notevoli ombre, specie sul terreno degli apprestamenti pratici e della mobilitazione concreta. La presenza socialista in tutte le principali fasi delTantifaseismo passò dall’Aventino alla Concentrazione, dai Fronti popolari (v.) alla guerra di Spagna. Mentre all'estero il P.S.I. si trovava a operare fra i comunisti e il movimento giellista, aH'interno dell'Italia sopravviveva qualche raro gruppo clandestino, soprattutto nelle vecchie basi operaie del Nord, collegato ai democratici più avanzati e a giovani intellettuali, talora a quadri e militanti comunisti.

All’inizio del 1931, a Milano, si formò un comitato socialista composto da Giuseppe Faravelli (v.), Fabrizio

Esuli socialisti in Francia. Si riconoscono (da sinistra): Vera Modigliani, Filippo Turati, iG. Emanuele Modigliani

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 570

Brano: [...]imo proveniva dall'organizzazione operaia riformista) e, per queste vie, ci si ricollegò al lavoro di revisione e tessitura “unitaria” lasciato in eredità dal “Quarto stato”. Era però una azione alquanto discontinua. Lo stesso si poteva dire dell'estate 1934 per il Centro interno (riconosciuto dalla Direzione socialista di Parigi e collegato a questa tramite Angelo Tasca), diretto da Morandi che aveva compiuto la propria scelta d’azione verso il P.S.I.. L’aspirazione del nucleo centrale di tale organizzazione, comprendente, oltre a Morandi, Maffi e Lucio Mario Luzzatto (v.), era una sorta di rifondazione del partito socialista nella teoria e nella prassi; in tale ricerca, il punto di riferimento consisteva principalmente nella ripresa e sviluppo della lotta di classe.

La rivista “Politica socialista” (v.) edita a Parigi dal settembre 1933 all'agosto 1935 e in mano a Tasca, partita col sottotitolo « Per la rinascita socialista in Italia » e trasformatasi in « Rivista teorica del socialismo italiano », ricevette non pochi contributi dall[...]

[...] principalmente nella ripresa e sviluppo della lotta di classe.

La rivista “Politica socialista” (v.) edita a Parigi dal settembre 1933 all'agosto 1935 e in mano a Tasca, partita col sottotitolo « Per la rinascita socialista in Italia » e trasformatasi in « Rivista teorica del socialismo italiano », ricevette non pochi contributi dalla redazione italiana, che si identificava appunto col Centro interno.

Attività all’estero

Il 1934 per il P.S.I. fu un anno di svolta: venne concluso l'accordo con i comunisti (v. Patto di unità d'azione), si sciolse quello che delegava a “Giustizia e Libertà” il lavoro clandestino in Italia, i socialisti si assunsero in proprio la lotta contro il regime fascista e ne elaborarono autonomamente gli obiettivi e le prospettive.

II P.S.I. di Nenni e Saragat (Turati era morto nel 1932, Treves nel 1933) si distinse per l'assunzione di una posizione che non coincideva con quella delle grandi socialdemocrazie occidentali, era tendenzialmente critica delle tendenze di destra e trovava semmai qualche collegamento con le posizioni di quella che era stata la cosiddetta “Internazionale due e mezzo” (v. Internazionale di Vienna). Era un segno di radicalizzazione relativa, derivante anche dall’esigenza dell'opposizione antifascista, scarsamente sentita invece dal grosso della socialdemocrazia europea. Due anni dopo il primo Patto di un[...]

[...]ie occidentali, era tendenzialmente critica delle tendenze di destra e trovava semmai qualche collegamento con le posizioni di quella che era stata la cosiddetta “Internazionale due e mezzo” (v. Internazionale di Vienna). Era un segno di radicalizzazione relativa, derivante anche dall’esigenza dell'opposizione antifascista, scarsamente sentita invece dal grosso della socialdemocrazia europea. Due anni dopo il primo Patto di unità d’azione fra il P.S.I. e il P.C.I. Nenni, con una carica ideale che almeno in parte risaliva al suo giovanile repubblicanesimo, accorse in Spagna e diven

ne commissario nelle Brigate Internazionali (v.).

Il successivo disfacimento del Fronte popolare in Francia, la sconfitta della rivoluzione in Spagna, il Patto di Monaco (v.) e poi quello di non aggressione russotedesco (v.) furono altrettanti colpi che eclissarono per alcuni anni (193943) la leadership di Nenni, il quale si era impegnato più di altri e col suo carattere impulsivo su una linea di unità d’azione coi comunisti. Intanto anche il Centro intern[...]

[...]i quello di non aggressione russotedesco (v.) furono altrettanti colpi che eclissarono per alcuni anni (193943) la leadership di Nenni, il quale si era impegnato più di altri e col suo carattere impulsivo su una linea di unità d’azione coi comunisti. Intanto anche il Centro interno era stato sconvolto dagli arresti dell’aprile 1937 e ogni traccia di organizzazione cospirativa a livello nazionale era stata nuovamente dispersa.

Costituzione del P.S.I.U.P. e Resistenza

Faticosamente, fra il 1941 e 1942 Nenni riprese l’iniziativa, accentuando la critica delle destre socialdemocratiche (e collaborazioniste). Vennero anche riallacciati i rapporti con i comunisti, tanto che alla fine del 1941 esponenti del P.S.I., del P.C.I. e di “Giustizia e Libertà” poterono lanciare un primo appello unitario al popolo italiano.

In Italia, mentre avanzava la crisi politica e militare del regime fascista, il socialista Oreste Lizzadri (v.), appartenente alla stessa generazione di Nenni e Saragat, avviò la ripresa clandestina del P.S.I. muovendo da Roma e col metodo della riaggregazione di tutte le forze disponibili, vecchie e nuove. Il partito venne formalmente ricostituito il 22.7.1942.

Per il suo travagliato passato (che aveva dato luogo a eterogenee convergenze o a schegge residue), per una condizione di obiettiva frammentazione (fra l'estero e l'interno) e per la raccolta indiscriminata degli ex deputati sopravvissuti nel paese, il nuovo organismo presentatosi al traguardo del 25 luglio 1943 era solo in parte qualcosa di nuovo e, comunque, poco atto alla lotta. L’unificazione dei vari gruppi socialisti esistenti ne[...]

[...]gruppo del socialisti rivoluzionari, e VUnione proletaria italiana, hanno deciso di fondersi in un unico partito: il Partito socialista italiano di Unità proletaria ».

Il convegno che adottò queste decisioni ebbe luogo il 22 agosto a Roma, presenti quarantaquattro persone, in casa di Oreste Lizzadri. Dall’incontro delle diverse esperienze e generazioni uscì un organigramma che rifletteva la precedente stratificazione: Nenni era segretario del P.S.I.U.P. e direttore dell’“Avanti!”, Carlo Andreoni (v.) e Pertini vicesegretari.

La dichiarazione politica del partito, così ricostituito, venne pubblicata il 26 agosto. Fino dai primi passi si manifestò un notevole divario (Nenni fu forse il primo a rimarcarlo, ma l’impressione in fondo era comune) fra potenzialità politica e debolezza organizzativa. L'organizzazione e l’inquadramento non andavano di pari passo con gli obiettivi che il partito si dava con la forza morale e politica che pure rappresentava. Lo si avvertì ben presto, chiaramente, anche sul terreno cospirativo e militare, nonos[...]

[...]si contendevano il primato fino dai primissimi giorni del nuovo ciclo antifascista e antitedesco. Le questioni di operatività e unità non erano agevoli per un partito non so

lo riaccorpato di fresco, ma stretto fra il dinamismo di un’intellettualità laica e antifascista che stava dando corpo alle Brigate “Giustizia e Libertà”, e la sperimentata capacità dei quadri comunisti che ora si riversava nel settore militare. Quantunque in embrione, il P.S.

I.U.P. era tuttavia una qualificata forza politica e d’opinione, sì che potè in parte colmare questi ritardi ed esercitare una certa forza di attrazione anche su elementi nuovi (per esempio, G.B. Stucchi (v.) fu uno di questi: ufficiale degli alpini reduce della campagna di Russia, assumerà posizioni di rilievo nella “repubblica dell’Ossola” e nel Comando generale del C.V.L.), mentre Sandro Pertini sarà onnipresente nei momenti culminanti dell’azione

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 314

Brano: [...]ano

N. a Perugia il 25.4.1915 da Filippo, professore di Diritto civile e da Maria Angeloni, figlia dell’avvocato Publio Angeloni e sorella maggiore di Mario Angeloni (v.). Professore di Diritto penale nella Università di Urbino, Pavia, Padova, Genova e Napoli, dal 1960 ebbe la cattedra nell’Università di Roma.

Dopo I ’8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, nelle fila della Resistenza romana. Membro della Direzione clandestina del P.S.I.U. P., nei mesi dell’occupazione tedesca fu tra i capi delle formazioni del Partito socialista a Roma (v. Matteotti, Brigate). Dall’ottobre

1943 alla fine di gennaio del 1944 sostituì Sandro Pertini (v.) nella Giunta militare centrale del C.L.N.. Nel gennaio 1944 organizzò l’evasione di Pertini e Giuseppe Saragat dal carcere di Regina Coeli. Fu poi anche ispettore del C.L.N. in pericolose missioni nell'Italia centrale. Catturato dalle SS in Roma il 3.4. 1944, fu detenuto nel carcere di via Tasso fino al 3 giugno. Per il suo contributo alla Resistenza è stato decorato di medaglia d’argento[...]

[...]ituì Sandro Pertini (v.) nella Giunta militare centrale del C.L.N.. Nel gennaio 1944 organizzò l’evasione di Pertini e Giuseppe Saragat dal carcere di Regina Coeli. Fu poi anche ispettore del C.L.N. in pericolose missioni nell'Italia centrale. Catturato dalle SS in Roma il 3.4. 1944, fu detenuto nel carcere di via Tasso fino al 3 giugno. Per il suo contributo alla Resistenza è stato decorato di medaglia d’argento al valor militare.

Uscito dal P.S.I. con la scissione di Palazzo Barberini, dal 1947 al 1949 fece parte della Direzione del P.S.

L.l. e dal 1949 al 1951 di quella del P.S.U., non rientrando nel Partito socialdemocratico dopo la rifusione dei due partiti. Nel 1959 rientrò nel P.S.I.. Dal 1962 al 1966 fu Consiglie* re comunale e capogruppo del P.S.I. a Roma, poi deputato del P.S.I. nella 5a legislatura (19681972). Eletto senatore nel 1984, riconfermato nel 1987, è stato presidente del Gruppo parlamentare socialista al Senato ed ha assunto successivamente il dicastero della Giustizia. Nel 1957 è stato insignito del “Premio di fedeltà alla Resistenza” per l'attività svolta come avvocato e come pubblicista in favore degli ideali della Resistenza.

Vaticano

Stato Città del Vaticano. Istituzionalmente configurabile come una monarchia assoluta di carattere elettivo, a capo della quale è il sommo pontefice, si stende su una superficie (alTinterno della superficie di Rom[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 328

Brano: [...] fu deferito al Tribunale speciale e condannato per congiura contro il governo. Scontati 18

mesi di carcere, fu successivamente inviato per tre volte al confino; trascorse 2 anni a Ponza, poi a Vasto e infine alle isole Tremiti, donde venne liberato nell’agosto 1943. Con Lelio Basso (v.) e altri militanti socialisti, promosse la costituzione del Movimento di unità proletaria (M.U.P.), che nell’agosto

1943 confluirà nella ricostituzione del P.S.I.U.P.. Dopo l’8.9.1943 fu designato a rappresentare il Partito socialista nel primo comitato militare del C.L.N. regionale piemontese. Arrestato dalla polizia fascista, rimase gravemente ferito in un tentativo di fuga; portato all’ospedale torinese di San Giovanni Vecchio, riuscì a porsi in salvo fuggendo dalla sala operatoria.

Riparato a Milano, partecipò all’organizzazione clandestina del Partito socialista, del cui Comitato esecutivo per l’Alta Italia fece parte fino alla Liberazione. Membro del Comando delle formazioni « Matteotti », fu tra gli organizzatori delle bande partigiane dell[...]

[...]ne e Carlo Silvestri), tendente a concordare i termini di un incruento trapasso di poteri dal governo di Salò al C.L.N. A.I., ma il progetto fu sconfessato dal Comitato di liberazione e dal Partito socialista.

Comandante delle formazioni « Matteotti » nell’insurrezione di Milano, fu il primo a dare l’annuncio dell^àvvenuta liberazione della città dai microfoni della radio.

Dopo il 25.4.1945 è stato segretario della Federazione torinese del P.S. I.U.P., deputato alla Costituente e poi alla Camera, nella I » nella II legislatura. Ra militato successivamente nel P.S.L., nel P.S.U., nel P.S.D.I. e nel P.S.I..

M.Gi.

Bongini, Asteno

N. a Volterra (Pisa) il 30.9.1919; pellettiere. Membro dell’organizzazione comunista clandestina, nel

1939 fu condannato dal Tribunale speciale a 6 anni di reclusione per attività antifascista. Dopo T8.9.1943 ha partecipato alla Guerra dì liberazione, partigiano combattente in una formazione S.A.P. operante nella I Zona di Firenze.

Bongini, Goliardo

N. a Volterra (Pisa) il 12.12.1915;

disegnatore. Membro dell’organizzazione comunista clandestina, nel

1939 fu condannato dal Tribunale speciale a 5 anni di reclusione per attività antifascista. Dop[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 24

Brano: Targetti, Ferdinando

ministrazione socialista. Fu anche consigliere comunale di Firenze e membro del Consiglio provinciale fino al 1920.

Nel 1919 venne eletto plebiscitariamente alla Camera dei deputati, nelle liste del P.S.I.. Membro della frazione riformista turatiana, nell’ottobre 1922 fu espulso dal partito insieme ad altri dalla maggioranza massimalista e fu quindi tra i fondatori del Partito Socialista Unitario (con Filippo Turati, Claudio Treves e Giacomo Matteotti). Fiero oppositore dello squadrismo fascista, che attaccava con foga nei suoi discorsi parlamentari, assumerà come avvocato di parte civile il patrocinio dei figli di Giacomo Matteotti (v.) nel processo (marzo 1926) contro gli assassini fascisti.

La notte del 3.10.1925, allorché gli squadristi fiorentini si scatenarono in un raid sanguinario [...]

[...]ta all’avvocato Gustavo Console e al deputato socialista Gaetano Pilati) doveva essere ucciso anche Targetti, che si salvò solo perché trattenuto fuori città da una fortunata coincidenza: non trovandolo a casa, i fascisti gli devastarono lo studio e l'appartamento. Fin dal 1924 era membro deH’opposizione aventiniana e, nel convegno di Padova del 1516.3.1925, nel quale era stata decisa la fondazione del Partito Socialista dei lavoratori italiani (P.S. L.I.), era entrato a far parte della Direzione di questo partito.

Bandito da Firenze, nel 1926 si stabili a Milano, continuando a esercitare la professione di avvocato, ma senza scendere a compromessi con il fascismo. Dopo I'8.9.1943 si trasferì in Svizzera e collaborò alla stampa socialista ticinese.

Rientrato in Italia dopo la Liberazione, aderì al P.S.I., nelle cui fila rimase al momento della scissione socialdemocratica del 1947, militando nella corrente di sinistra. Ne uscirà nel 1963 (con Tullio Vecchietti e Lelio Basso) per costituire il P.S.I.U.P..

Eletto nel 1946 alla Costituente per il collegio di Firenze, ne fu vicepresidente. Successivamente rieletto deputato per 3 legislature (19481963) mantenne la vicepresidenza deH’assemblea. Nei suoi ultimi anni fu membro dell'ufficio di presidenza del Consiglio mondiale dei Partigiani della pace.

M.Gi.

Taroni, Domenico

N. a Faenza (Ravenna) il 25.10.1889; contadino.

Appartenente alla setta religiosa dei Testimoni di Geova (v.) che nel 1939 si oppose alla guerra, denunciando il regime fascista come « emanazione di Satana », nell’autunno di quell’anno fu arrestato con numero[...]

[...]care la sua attività sindacale e politica la polizia lo internò in Calabria durante gli ultimi anni della guerra mondiale.

Nel 1919 fu eletto segretario della Camera del Lavoro della montagna con sede a Vergato (Bologna). Nel

1920 divenne redattore capo del Lavoratore, quotidiano socialista edito a Trieste. Dall'1.12.1920 al 20.1.

1921 fu direttore de La Squilla, organo della Federazione socialista di Bologna. Al Congresso nazionale del P.S.I. a Livorno (1921), si schierò con la frazione comunista e fu tra i fondatori del P.C. d’L Dal febbraio al marzo 1921 lavorò nella provincia di Arezzo per la costituzione di sezioni comuniste e nell’aprile dello stesso anno fu chiamato da Antonio Gramsci a Torino quale capo cronista de “L'Ordine Nuovo”. Dal dicembre 1921 al marzo del 1923 fu direttore deH’Ufficio interregionale della stampa comunista con sede a Bologna. In questo torno di tempo fu oggetto di ben cinque aggressioni fasciste, a causa delle quali riportò varie ferite. Nel marzo 1923 fu arrestato a Bologna e carcerato per 6 mesi [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 606

Brano: Pincherle, Bruno

Pincherle e Foschiatti entrarono a farne parte rappresentando il P.d’A., Zeffirino Pisoni il P.C.I., Edmondo Puecher il P.S.I., Giovanni Tanasco il Partito popolare e poi la D.C., Fernando Gandusio il P.L.I..

Dopo T8.9.1943 tale comitato si trasformerà nel C.L.N. di Trieste, ma avrà vita breve, perché nel dicembre 1943 tutti i suoi membri saranno arrestati e deportati (Pisoni e Foschiatti moriranno nei lager tedeschi).

Intanto, arrestato dalle autorità « badogliane », ma prosciolto dal Tribunale militare, Pincherle era partito per Roma, per consegnare al governo Badoglio un rapporto del Comitato antifascista sulle persecuzioni subite dalle popolazioni slave e sulle atrocità compiute dall’ispettorato di P.S., [...]

[...]i Trieste, ma avrà vita breve, perché nel dicembre 1943 tutti i suoi membri saranno arrestati e deportati (Pisoni e Foschiatti moriranno nei lager tedeschi).

Intanto, arrestato dalle autorità « badogliane », ma prosciolto dal Tribunale militare, Pincherle era partito per Roma, per consegnare al governo Badoglio un rapporto del Comitato antifascista sulle persecuzioni subite dalle popolazioni slave e sulle atrocità compiute dall’ispettorato di P.S., che continuava nella sua azione repressiva. Consegnò una copia della relazione a Paolo Badoglio, figlio del maresciallo, ma anche questa volta senza esito. Nel viaggio di ritorno, in settembre, Pincherle partecipò a! convegno clandestino nazionale del P.d'A. a Firenze e da lì, avendo saputo che la sua casa a Trieste era stata occupata dai fascisti, rientrò a Roma, dove diresse L’Italia Libera clandestina durante l'intero periodo dell’occupazione nazista.

Nel dopoguerra Pincherle, pediatra di chiara fama, noto per la sua generosità, partecipò con forte impegno civile alla vita politica e a[...]

[...]nze e da lì, avendo saputo che la sua casa a Trieste era stata occupata dai fascisti, rientrò a Roma, dove diresse L’Italia Libera clandestina durante l'intero periodo dell’occupazione nazista.

Nel dopoguerra Pincherle, pediatra di chiara fama, noto per la sua generosità, partecipò con forte impegno civile alla vita politica e amministrativa locale, prima col P.d’A., poi con « Unità Popolare » (da lui fondata a Trieste), infine nelle file del P.S.I. e del P.S.I.U.P.. Rappresentò il Partito socialista anche in Consiglio comunale, senza concedersi soste neppure quando le sue condizioni di salute cominciarono a peggiorare. Partecipò alle sedute consiliari fino a pochi giorni prima di morire, pur sapendo che la fine era ormai vicinissima.

Tra I più sensibili e profondi conoscitori dell'opera di Stendhal, su questo autore scrisse un libro pregevolissimo {In compagnia di Stendhal), curando inoltre varie traduzioni di romanzi e racconti.

G.Fo.

Pineau, Christian

N. a ChaumontenBassigny (Haute Marne) il 14.10.1904; uomo politico francese.

Esp[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 498

Brano: [...]formista e possibilista nei riguardi del fascismo, che gli venne pubblicato dalla Associazione nazionale studio (Vent'anni di movimento operaio genovese, Milano, 1932).

Durante la Seconda guerra mondiale sfollò a Bolano (La Spezia), dove nel 1944 partecipò alla Resistenza diventando membro del C.L.N. locale. All’indomani della Liberazione fu assunto come redattore capo dal “Lavoro”. Eletto consigliere comunale di Genova (1947) nelle liste del P.S.I., fu poi deputato alla Camera per il P.S.D.I. nel 1948 e nel 1953.

Beviglia, Annibaie

N. il 9.12.1898 a Borrello (Chieti); medico chirurgo.

Residente a Gorizia, dopo l’8.9.1943 si prodigò nel curare partigiani italiani e sloveni feriti, accorrendo in ogni località della provincia dove venisse richiesta la sua preziosa opera, in particolare nelle zone abitate da popolazione slovena, nelle quali era stato medico condotto dal

1926.

Di questa sua attività venne informata la Gestapo che ne ordinò la cattura. Il 2.8.1944 una pattuglia della Feldgendarmerie, guidata dal famigerato vicecommissario di P.S. della Questura di Tri[...]

[...]zia, dopo l’8.9.1943 si prodigò nel curare partigiani italiani e sloveni feriti, accorrendo in ogni località della provincia dove venisse richiesta la sua preziosa opera, in particolare nelle zone abitate da popolazione slovena, nelle quali era stato medico condotto dal

1926.

Di questa sua attività venne informata la Gestapo che ne ordinò la cattura. Il 2.8.1944 una pattuglia della Feldgendarmerie, guidata dal famigerato vicecommissario di P.S. della Questura di Trieste Gaetano Collotti, arrestò e consegnò il dottor Beviglia al Comando delle SS in Trieste. Deferito al Sondergerichtshof (Tribunale speciale) tedesco del Litorale Adriatico, con sentenza del 17.11.1944 fu condannato a morte. Il 18.1.1945 la pena di morte fu commutata in 10 anni di carcere duro e il successivo 30 aprile, durante l’insurrezione per la liberazione di Trieste, il dottor Beviglia venne liberato dalle prigioni del Coroneo.

F.Vi.

Bianchini, Giuseppe

N. a Migliarino (Pisa) il 22.5.1894, m. a Genova il 22.6.1951; architetto. Socialista nel primo dopogue[...]

[...]o in mano ai tedeschi, fu torturato e nell’aprile

1945 destinato alla fucilazione, dalla quale si salvò fortunosamente. Nel dopoguerra venne eletto consigliere comunale e fu assessore ai Lavori pubblici del Comune di Genova.

Bianco, Michele

N. a Miglionico (Matera) il 2.8.1895, m. il 26.3.1981; avvocato. Combattente nella Prima guerra mondiale, fu fatto prigioniero. Reduce dalla prigionia trascorsa in Germania, nel dopoguerra militò nel P.S.I., venendo eletto consigliere comunale e provinciale a Matera. Membro dal 1922 della frazione “terzinternazionalista” del partito e costretto dalla persecuzione fascista a lasciare la Basilicata, si stabilì a Napoli, dove nel febbraio 1924 fece uscire a proprie spese la rivista Promoteo (v.), alla quale collaborò assiduamente Amadeo Bordiga.

Nel giugno 1924 confluì con la frazione “terzinternazionalista” nel Partito comunista che, nell’agosto dello stesso anno, decise di sopprimere la rivista accampando ragioni organizzative.

Il 22.11.1926 Bianco fu arrestato e assegnato a 2 anni di con[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 371

Brano: [...]va: in effetti, anche in Sardegna le avanguardie fasciste

— opponendo la loro violenza reale alla presunta violenza delle sinistre — seminarono fra i borghesi bempensanti quella paura del disordine e dell'illegalità che avrebbe preparato il terreno al colpo di Stato “restauratore”.

L’unica forza politica organizzata, sufficientemente coesa e diffusa su tutto il territorio regionale, guidata da capi autorevoli e prestigiosi, era comunque il P.S. d’A.. Alle elezioni politiche del 1919 la lista dei Combattenti ebbe 3 deputati eletti (su

12), risultando così al primo posto nel collegio di Cagliari e al secondo in quello di Sassari (in totale la lista raccolse 31.016 voti, quasi il 25% dell’elettorato). Nelle elezioni del 1921, la lista dei “quattro mori” sardisti conquistò addirittura 4 seggi, portando alla Camera dei deputati, oltre a Emilio Lussu, Paolo Orano (v.) e Umberto Cao (che sarebbero poi passati entrambi al fascismo), e l’avvocato nuorese Pietro Mastino che invece rimarrà inflessibile oppositore del regime (quella volta si[...]

[...].016 voti, quasi il 25% dell’elettorato). Nelle elezioni del 1921, la lista dei “quattro mori” sardisti conquistò addirittura 4 seggi, portando alla Camera dei deputati, oltre a Emilio Lussu, Paolo Orano (v.) e Umberto Cao (che sarebbero poi passati entrambi al fascismo), e l’avvocato nuorese Pietro Mastino che invece rimarrà inflessibile oppositore del regime (quella volta si votò su un’unica circoscrizione regionale: su 122.497 voti validi, il P.S. d’A. ne ebbe 35.488, circa il 28,9%).

Alla marcia su Roma seguì immediatamente la cosiddetta “conquista dei prefetti”: l’1.1.1923 sbarcò a Cagliari, appunto con questo incarico, il generale Asclepia Gandolfo, nominato prefetto della provincia, ma in realtà inviato speciale di Benito Mussolini con poteri su tutta l’isola. Suo compito era di fascistizzare la Sardegna proponendo ai capi sardisti di entrare nel P.N.F. in cam

bio di una politica più attenta alle esigenze dell’isola (nelle trattative, si parlò anche della concessione dell’autonomia).

In effetti, la “fusione” tra fascismo e[...]

[...]torizia, quantunque il sardofascista Paolo Pili, attraverso la

F.E.D.L.A.C. (Federazione delle Latterie Sociali Cooperative), tentasse un esperimento cooperativo su scala regionale, attirando fra l’altro l’attenzione di Antonio Gramsci (v.).

Dalla "fusione" al l'attentato a Lussu

Con la “fusione” il fascismo vinse. Quantunque le elezioni del 1924 offrissero l’ultima dimostrazione di resistenza dell’ideale sardista facendo convergere sul P.S. d’A. 23.392 voti (il 16%), rieleggendo quindi Lussu e Mastino, il listone fascista « ottiene un successo superiore alle previsioni (Salvatore Sechi), con 85.037 voti e 8 eletti, fra i quali gii ex sardisti Pili, Antonio Putzolu, Salvatore Siotto, Giovanni Cao di San Marco. La lista capeggiata da CoccoOrtu raccolse da parte sua

11.285 voti, ma il vecchio leader giolittiano fu clamorosamente sconfitto, venendo eletto il giovane avvocato sassarese Mario Berlinguer (v.), espressione del gruppo “amendoliano” della Nuova Sardegna. Il Partito Popolare, con i suoi 7.510 voti, elesse infine deputat[...]

[...].), espressione del gruppo “amendoliano” della Nuova Sardegna. Il Partito Popolare, con i suoi 7.510 voti, elesse infine deputato il cattolico Palmerio Del itala.

Il delitto Matteotti ridiede fiato all’opposizione. Nelle due città maggiori si formarono comitati unitari che, a Sassari, pubblicarono anche un giornale (Sardegna libera). La Nuova Sardegna che, sotto la nuova direzione di Arnaldo Satta Branca (amico di Camillo Bellieni, leader del P.S. d’A.) aveva cambiato radicalmente rotta, aprì una sottoscrizione prò Matteotti che si trasformò presto in un vero e proprio plebiscito antifascista.

Dopo il discorso mussoliniano del 3.1.1925 il giornale pagherà duramente il suo atteggiamento: perseguitato da una serie ininterrotta di sequestri (e, quando riusciva ad arrivare nelle edicole dei centri minori, veniva sistematicamente bruciato dai fascisti), dovrà sospendere le pubblicazioni a fine gennaio 1926. Le riprenderà, sotto la direzione dello stesso Satta Branca, soltanto nell'aprile 1947.

Il fascismo chiuse i conti con l’opposizi[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 56

Brano: [...]l corso della Guerra di liberazione Terricciola fu teatro di una strage compiuta dalle SS tedesche, nel corso della quale caddero 10 appartenenti alla Pubblica sicurezza che stavano per raggiungere le formazioni partigiane.

Rispondendo aH’appello del Comando delle Brigate Garibaldi che il 10.

6.1944 esortava quanti si erano arruolati « nell’esercito del disonore » a passare « dalla parte dell’insurrezione liberatrice », l’intera Tenenza di P.S. di stanza all’Ardenza (Livorno) decise di unirsi ai partigiani. All’alba del 20 giugno il reparto, comprendente una ventina di uomini, a bordo di due camion partì per raggiungere la formazione “Santo” della 3a Brigata Garibaldi nella zona tra Livorno e Pisa. Mentre un camion riuscì a passare, il secondo fu fermato dalle SS che, fatti discendere i passeggeri, ne uccisero due sul posto. Gli altri pri

gionieri vennero condotti nella caserma di Terricciola e, dopo tremende sevizie, furono trucidati in località Selvatelle il mattino del 23. Caddero il sottotenente di P.S. Vittorio Labate, il br[...]

[...]a di uomini, a bordo di due camion partì per raggiungere la formazione “Santo” della 3a Brigata Garibaldi nella zona tra Livorno e Pisa. Mentre un camion riuscì a passare, il secondo fu fermato dalle SS che, fatti discendere i passeggeri, ne uccisero due sul posto. Gli altri pri

gionieri vennero condotti nella caserma di Terricciola e, dopo tremende sevizie, furono trucidati in località Selvatelle il mattino del 23. Caddero il sottotenente di P.S. Vittorio Labate, il brigadiere Nicola Bucci, le guardie di P.S. Orlando Marmai, Giovanni Cannata, Orlando Tomietto, Francesco Citro, Umberto Petrucci, Washington Copernico.

Sul luogo dell’eccidio, lungo la vìa Sarzanese, è stato eretto nel 1976 un cippo in memoria.

Terrosi, Creante

N. ad Albenga (Savona) il 23.3.1913; meccanico.

Appartenente a un’organizzazione comunista clandestina che, nel 194142, svolgeva a Firenze un’intensa opera di propaganda con la diffusione di migliaia di manifestini, nell’aprile del 1942 fu arrestato. Deferito al Tribunale Speciale, il 17.11. 1942 fu condannato a 22 anni.

Teruggi, Emilio

N. a Colonia Belgrano ([...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 386

Brano: Sassari

Manifestazione di sardisti a Sassari (1920)

poguerra alla nascita di un movimento di rivendicazione regionalista: se ne fecero portatori gli ex combattenti, quasi tutti contadini e pastori, prima nei nuclei dell’Associazione Nazionale Combattenti (A. N.C.) e poi, a partire dall'aprile

1921, nel Partito Sardo d’Azione. Sassari fu, grazie all’azione di Camillo Bellieni, che sarebbe poi stato l’ideologo e uno dei capi del P.S. d’A., la culla dell’A.N.C. in Sardegna, il cui primo nucleo può essere individuato nella sezione dell’Associazione Invalidi e Mutilati fondata a Sassari già nel gennaio 1918.

Il movimento dei combattenti (che il 16.3.1919 avevano dato vita, a Sassari, al loro giornale La voce dei combattenti, diretto da Bellieni) registrò il suo primo successo alle elezioni del 1919, in cui ebbe 11.808 voti (21,3 per cento) e portò in Parlamento l’avvocato nuorese Pietro Mastino.

La circoscrizione provinciale eleggeva allora 5 dei 12 deputati della Sardegna: 2 deputati (P. Satta Branca e Francesco Dorè)[...]

[...]orese Pietro Mastino.

La circoscrizione provinciale eleggeva allora 5 dei 12 deputati della Sardegna: 2 deputati (P. Satta Branca e Francesco Dorè) furono espressi dal gruppo della “Nuova Sardegna”; gli altri due furono espressione di gruppi liberali e giolittiani. Nel 1921 si votò su un collegio unico regionale: alla provincia toccarono solo

4 deputati, il popolare sassarese M. Aroca, i “liberali” Murgia e Lissia e il sardista Mastino (il P.S. d’A. ebbe in quelle elezioni circa il 28,9 per cento). Grossi progressi furono compiuti anche dal P.S.I. che passò dagli 11.419 voti del 1919 a 15.333 voti.

Il fascismo

Il fascismo nacque in Sardegna piuttosto tardivamente, rispetto alla Penisola. Esso si sviluppò in provincia, soprattutto a Tempio, dove era una forte concentrazione di operai sugherieri, e a Ittiri, centro contadino del Sassarese di tradizione socialista: gli diedero vita, all'inizio, piccoli gruppi di giovani, soprattutto studenti.

Il primo incidente si registrò a Sassari il 17.4.1922, in occasione di un comizio socialista. Le azioni squadriste si moltiplicarono, in realtà, solo dopo la “marcia su Roma” (a quella dat[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine P.S., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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