Brano: [...]
Nell'anniversario della firma del Patto tripartito, Mussolini riceve l’ambasciatore tedesco von Rahn (11.12.1943)
nione del governo in Romagna, nella quale si parlò di « una repubblica unitaria in campo politico, decentrata in quello amministrativo e che dovrà avere un pronunciatissimo contenuto sociale ».
Il Partito fascista repubblicano
Lo strumento per realizzare questo programma doveva essere il nuovo Partito fascista repubblicano (P.F. R.), guidato da Pavolini, all'interno del quale convergevano tre componenti: squadrismo, fascismo moderato, sindacalismo. La prima componente, richiamata dal riaffiorare del particolarismo provinciale e dal ridimensionamento della figura carismatica di Mussolini dopo il 25 luglio, era pronta a ritagliarsi spazi autonomi di potere all'insegna di un “ritorno alle origini”.
Sintomatico il titolo deH’articolo di fondo, con cui Farinacci riaprì a Cremona il suo quotidiano Regime fascista: « Eccomi di ritorno ».
Intellettuali e giornalisti, tra cui Giorgio Pini (v.) e Concetto Pettinato, form[...]
[...]lava la stampa, fu tassativo in proposito: « I giornali non devono pubblicare appelli per la pacificazione delle menti e la concordia degli spiriti per la fraternizzazione degli italiani ».
La componente sindacalista, che si riassumeva neN'ambigua figura di Nicola Bombacci (v.), era attirata dal nuovo programma sociale propagandato da Mussolini.
Il Congresso di Verona
Queste tre componenti erano scarsamente amalgamate e il congresso del P.F.R., apertosi a Verona il 14.11.1943, evidenziò lo stato di frammentazione del partito. Il documento politico di convocazione, articolato in 18 punti, voleva essere
il manifesto del fascismo « ritornato alle sue origini, rivoluzionarie in tutti i settori, e particolarmente in quello sociale» (Mussolini).
Il congresso si svolse in un'atmosfera turbolenta e fu interrotto dall'annuncio dell'uccisione di Igino
Ghisellini, reggente federale fascista di Ferrara.
In quel clima convulso passarono inosservate le istanze di socializzazione e prevalsero gli umori vendicativi che, nel gennaio 1[...]
[...]rrotto dall'annuncio dell'uccisione di Igino
Ghisellini, reggente federale fascista di Ferrara.
In quel clima convulso passarono inosservate le istanze di socializzazione e prevalsero gli umori vendicativi che, nel gennaio 1944, avrebbero trovato uno sfogo nel processo di Verona (v.). In realtà il congresso fu una vittoria di Pavolini e del fascismo gerarchico, che poterono sfruttare le divisioni e le confusioni tra le varie componenti del P.F.R. per riprendere in mano il partito, ^organismo tanto più importante nel caos di poteri e nella carenza di efficienti strutture amministrative nella R.S.I..
La “socializzazione"
La carta della “socializzazione”, giocata nel febbraio 1944, rappresentò
il tentativo mussoliniano di ribaltare le alleanze sociali che per ventanni avevano sostenuto il fascismo, ma si trattava solo di una disperata e inutile ricerca di consensi, destinata a naufragare nell'opposizione degli interlocutori sociali e politici.
Vi erano contrari anche i tedeschi (« I provvedimenti economicosocia
li adotta[...]