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Il segmento testuale P.A. è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 40Entità Multimediali , di cui in selezione 8 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 2

Brano: Abbio

Lawric, un ingegnere di Rostov, Furono inoltre qui catturati, e poi fucilati a Introbio, Benedetto Bocchiola, n. a Milano il 14.5.1924; Benito Rubini, ri. a Casargo il 17.11.1923; Carlo Cendali, n. a Vendrogno il 24.4.1921; Francesco Guarnerio, n. a Trezzo d'Adda il 23.1.1927. Altri partigiani ancora, sempre catturati nello scontro di Abbio, vennero invece fucilati a Barzio (v.). Infine a Introbio, nello stesso giorno e nello stesso rastrellamento, cadde Guerrino Besana, n. a Barzanò il 27. 9.1918; e venne fucilato Carlo Besana, n. a Barzanò il 31.7.1920.

Abbo, Pietro

N. a Lucinasco (Imperia) il 20.2. 1884; contadino. Sin dalla prima gioventù partecipò alle lotte dei lavoratori e del movimento socialista, operando soprattutto tra i contadini. La sua elezione a deputato (16.

11.1919) rappresentò, insieme con altre, l’ingresso in Parlamento degli autentici rappresentanti delle classi lavoratrici, auspicato dai socialisti e denunciato invece dai ceti reazionari italiani come un fenomeno di pura demagogia. Per tutta la durata del suo mandato, dal 1919 al 1921, P.A. fu uno dei bersagli favoriti della campagna di denigrazione scatenata dalla stampa borghese contro i deputati proletari; fu tacciato di ignoranza e messo in caricatura perché, della sua condizione contadina, aveva conservato, a Montecitorio, anche l’abito e la semplicità. Tuttavia in quegli anni egli dovette la sua notorietà anche alle posizioni assunte in seno al Partito socialista, specialmente nel momento della scissione di Livorno. In seguito P.A. si convinse che la lotta contro il fascismo non avrebbe potuto combattersi efficacemente nelle file di un partito socialista debole e impotente, e dopo il 1923 aderì al Partito comunista.

Scaduto nel 1921 il suo mandato parlamentare, egli seppe tornare con dignità e senza rimpianti alla vita dei campi. Durante la dittatura fascista, per quanto vivesse appartato in un piccolo e sperduto villaggio agricolo, fu oggetto di persecuzioni. Partecipò all'ultima fase della lotta di liberazione, collaborando attivamente, malgrado l’età avanzata, con le formazioni partigiane e i

C.L.N. della sua zona.

Tutt’altro che ignorante, di intelletto acuto, appassionato difensore dell'unità del partito, P.A. sostenne le sue posizioni con argomenti certo discutibili, contraddittori e non privi di semplicismo, ma indubbiamente sinceri e ricchi di valore umano

e politico. Il suo discorso al congresso di Livorno suonò come un appassionato appello unitario a tutte le forze del partito in cui militava da vent’anni: « L'unità — egli disse — è la più grande arma, l’arma per spezzare il dominio della borghesia... Non di vani tornei accademici: qui si tratta di cementare l’unità socialista non solo d’Italia, ma internazionale. Quando noi esaminiamo il momento storico che abbiamo dinanzi, quando pensiamo e pesiamo non sulla bilancia, ma nella nostra coscienza, vediamo che quando voi dite di accettare la disciplina di Mosca, non dovete dannarvi ad una schiavitù. Ed è quindi inutile che voi diciate di non avere fiducia in un organo italiano e che vi dà affidamento soltanto un[...]

[...]tare l’unità socialista non solo d’Italia, ma internazionale. Quando noi esaminiamo il momento storico che abbiamo dinanzi, quando pensiamo e pesiamo non sulla bilancia, ma nella nostra coscienza, vediamo che quando voi dite di accettare la disciplina di Mosca, non dovete dannarvi ad una schiavitù. Ed è quindi inutile che voi diciate di non avere fiducia in un organo italiano e che vi dà affidamento soltanto un organo che risiede a Mosca. Sì, compagni, io ho tutta la grande venerazione per gli eroi della Russia, io ammiro senza cieche idolatrie tutti i grandi della rivoluzione russa, io mi sento imperlare gli occhi quando parlo alle folle come posso e come so del grande fatto della rivoluzione russa, della mia rivoluzione, della nostra rivoluzione, ma so di dare ausilio non solo alla Russia, bensì alla rivoluzione italiana e internazionale ».

Abeba

Nome convenzionale dato dalla polizia segreta di stato nazista all’operazione, preparata e portata a compimento dal colonnello delle S.S. Kappler, per il rapimento della principessa Mafalda di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele III re d’Italia e sposa del principe tedesco Filippo d'Assia.

Il mattino del 23.9.1943, telefonicamente convocata presso l’ambasciata tedesca in Roma con la lusinga che alle 11 avrebbe ricevuto, da Berlino, una chiamata telefonica da parte del marito (in realtà, già da dieci giorni Filippo d’Assia era stato deportato nel campo di Flossenburg), la principessa cadde nell’ignobile tranello. Due ore dopo, ella usciva dall’ambasciata tedesca e, scortata dal Kappler, veniva fatta salire su un aereo diretto a Berlino. Dopo essere rimasta alcune settimane rinchiusa in una villa della capitale tedesca, alla metà di ottobre fu deportata nel campo di concentramento di Buchenwald, in una baracca all’esterno del campo stesso che condivise con l’ex deputato socialdemocratico tedesco Rudolf Breitscheid e sua moglie.

Il 24.8.1944, durant[...]

[...]condivise con l’ex deputato socialdemocratico tedesco Rudolf Breitscheid e sua moglie.

Il 24.8.1944, durante un bombardamento che distrusse e incendiò la baracca, Mafalda di Savoia ebbe un braccio gravemente lesionato e bruciato fino all'osso. Sottoposta a intervento chirurgico da un sanitario cecoslovacco deportato e dal medico capo del campo, si spense sotto i ferri.

Abetone

Comune della Toscana di circa 1.000

abitanti, suH’omonimo passo dell’Appennino Toscoemiliano (m. 1388), al confine tra le due regioni; percorre il Passo dell’A. la strada che da Pistoia conduce a Modena. Dopo I'8.9.1943 il valico assunse una particolare importanza strategica, in quanto vi transitavano le truppe tedesche e i loro mezzi di rifornimento; per impedire le comunicazioni tra le due regioni, si esigeva d’altra parte che venissero occupati anche altri piccoli valichi (Acqua Marcia, Calanca, Calanchetta) attraversati dalle strade che, da Sestola e Fanano, portano a Pavullo; e che da Lucca conducono a Castelnuovo di Garfagnana. Nel corso della Guerra di liberazione, allo scopo di impedire il traffico militare tedesco, operarono intensamente in questa zona formazioni partigiane di Reggio e Modena, e si distinse soprattutto il Battaglione Alleato (v.), unità mista comprendente paracadutisti inglesi, ex prigionieri di guerra sovietici e partigiani italiani.

Tra le numerose azioni qui avvenute si ricorda quella del 10.6.1944: il distaccamento partigiano « Arditi », comandato dal tenente carrista Alfredo Maffi, allo scopo di bloccare il passo fino all’arrivo delle truppe alleate, interruppe in più punti la strada tra l’Abetone e Bagni di Lucca facendo saltare alcuni ponti. Tre reparti di S.S. intervennero in forza e ne seguì un combattimento, nel corso del quale il tenente Maffi fu mortalmente ferito. Al valoroso ufficiale, spentosi dieci giorni più tardi all’ospedale di Lucca, è stata conferita la medaglia d’argento alla memoria.

Abwehr

Denominazione dell'ufficio di controspionaggio delle forze armate tedesche (Wehrmacht). In un primo tempo alle dipendenze del ministero della Guerra del Reich, l’A. fu successivamente sottoposto al Comando supremo della Wehrmacht. Sotto la direzione deH’ammiraglio Wilhelm Canaris (v.) a partire dall’1.1.1935 divenne uno dei potent[...]

[...]talmente ferito. Al valoroso ufficiale, spentosi dieci giorni più tardi all’ospedale di Lucca, è stata conferita la medaglia d’argento alla memoria.

Abwehr

Denominazione dell'ufficio di controspionaggio delle forze armate tedesche (Wehrmacht). In un primo tempo alle dipendenze del ministero della Guerra del Reich, l’A. fu successivamente sottoposto al Comando supremo della Wehrmacht. Sotto la direzione deH’ammiraglio Wilhelm Canaris (v.) a partire dall’1.1.1935 divenne uno dei potenti apparati di spionaggio del Terzo Reich, a fianco (e talvolta in concorrenza) con i servizi segreti delle

S.S. e della polizia.

Appartenente alla cerchia di alti ufficiali che vedevano nello scoppio della guerra l'inizio della catastrofe della Germania, Canaris, con l'aiuto del suo collaboratore, colonnello Hans Oster, si servì del servizio segreto da lui diretto per organizzare la trasmissione di notizie



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 82

Brano: Ansaldo

1937 avevano svolto agitazioni e subito arresti, nel marzo 1943 scioperarono insieme a quelli dell’intera zona industriale di Genova. Dopo T8.9.1943 parteciparono attivamente alla Resistenza, inviando uomini e mezzi alle formazioni partigiane, organizzando il sabotaggio della produzione, attuando grandi scioperi e assicurando la difesa degli impianti industriali. Tra gli scioperi più importanti durante l’occupazione tedesca, si ricordano quelli svoltisi: il 23.11.1943; dal 16 al 20.12.1943; il 13.1.1944 (durato una settimana, nel quadro di uno sciopero generale che investì tutta la zona); il 30.8. 1944; e infine il 26.3.1945. Per rappresaglia, centinaia di operai vennero deportati in Germania.

C.D.C.

Ansaldo, Giovanni

N. a Genova nel 1895; laureato in legge. Giornalista, dopo il 1918 fu redattore capo de « Il Lavoro » di Genova, allora diretto dal deputato socialista riformista Giuseppe Canepa; e, dal 1922 al 1924, assiduo collaboratore di « Rivoluzione Liberale ». Antifascista, nel 1927 fu[...]

[...]3.11.1943; dal 16 al 20.12.1943; il 13.1.1944 (durato una settimana, nel quadro di uno sciopero generale che investì tutta la zona); il 30.8. 1944; e infine il 26.3.1945. Per rappresaglia, centinaia di operai vennero deportati in Germania.

C.D.C.

Ansaldo, Giovanni

N. a Genova nel 1895; laureato in legge. Giornalista, dopo il 1918 fu redattore capo de « Il Lavoro » di Genova, allora diretto dal deputato socialista riformista Giuseppe Canepa; e, dal 1922 al 1924, assiduo collaboratore di « Rivoluzione Liberale ». Antifascista, nel 1927 fu processato con Carlo Silvestri per tentato espatrio; condannati entrambi a lieve pena, da quel momento divennero solerti sostenitori del fascismo. G.A. passò al servizio deila famiglia Ciano (v.) e divenne redattore capo de « Il Telegrafo » di Livorno. Successivamente accettò dal governo fascista mansioni di controllo e di censura sulla stampa, rendendo la vita difficile a molti suoi ex compagni e colleghi.

Anseimi, Giuseppe

Pippo. N. a Sanremo (Imperia) il' 12.2.1883, fucilato dai fascisti a Castelvecchio (Imperia) il 6.11.1944. Iscritto al Partito socialista dal 1905 e passato al Partito comunista nel

1921, fu attivo antifascista e perseguitato politico. Dopo T8.9.1943 fu tra gli organizzatori della Resistenza, membro del C.L.N. di Sanremo, e diede vita alle prime bande partigiane della zona. Comandante di una formazione che vide cadere il 70 per cento degli effettivi, verso la fine dell’agosto 1944 egli stesso venne catturato in seguito a delazione: dopo essere stato lungamente torturato dai fascisti, il 6.11.1944 venne fucilato insieme ai patrioti Armando Denza e Luigi Novella, a titolo di rappresaglia per l’avvenuta uccisione di due militi fascisti.

Nella sua ultima lettera ai figli e ai familiari, G.A. scrisse: « Sapete che sono innocente e solo vittima di una montatura preparata da un uomo indegno. Potete quindi alzare la testa più di prima ».

Anticomintern, Patto

Trattato concluso il 25.11.1936 tra il Reich nazista e il Giappone con uno scopo dichiaratamente ideologico, ossia per la « difesa comune contro l’Internazionale comunista », ma in realtà come prima piattaforma per la formazione di uno schieramento internazionale dell'imperialismo fascista europeo e dell’imperialismo giapponese. Il sottinteso antisovietico del patto era reso esplicito da un protocollo aggiuntivo segreto, che impegnava Germania e Giappone a non rafforzare la posizione dell’unione Sovietica nel caso in cui questa avesse aggredito una delle potenze contraenti del patto. Il trattato, cui il 6.11.1937 aderì anche l’Italia, rappresentò il primo embrione della futura alleanza tripartita BerlinoRomaTokio (v. Tripartito, Patto).

Nato in funzione antibolscevica, il P.A. fornì successivamente lo strumento diplomatico all’alleanza del triplice espansionismo militaristico tedesco, giapponese e italiano, che mirava a sovvertire radicalmente l’equilibrio mondiale uscito dai trattati di pace del 1919, facendo perno da una parte sulla minaccia di accerchiamento contro l’Unione Sovietica e, dall’altra, sull’attacco alle posizioni mondiali dell'Inghilterra, donde l’importanza dello scacchiere asiatico e del nuovo dinamismo giapponese. Al P.A., che rimase la piattaforma ideologica delle potenze banditrici del « nuovo ordine » in Europa e in Asia, aderirono successivamente, nel segno della crociata antibolscevica, anche gli Stati satelliti delle potenze dell’Asse: Bulgaria, Croazia, Romania, Slovacchia e Ungheria; tra i paesi caduti sotto la dominazione nazista, vi aderì la Danimarca; infine, tra i paesi non impegnati direttamente nel secondo conflitto mondiale, vi aderì la Spagna. In Asia aderì al P.A. il regime collaborazionista cinese di Wang ChingWei.

E. Co.

Antifascismo all estero

La lotta contro il fascismo è stata organizzata e condotta soprattutto in Italia. Nel paese vi erano le masse lavoratrici operaie, contadine, intellettuali; vi era il fascismo con tutte le strutture portanti del regi

me dittatoriale: chiesa, scuoia, organizzazioni di massa (dopolavoro; circoli sportivi, culturali e ricreativi; sindacati) e militari (esercito, milizia, polizia), magistratura e tribunali. In Italia il fascismo si reggeva economicamente, politicamente e militarmente, con la forza e col consenso, e in Italia doveva essere abbattuto.

Ma una decisiva importanza, ai fini della lotta antifascista, ebbero l’esistenza e l’attività di gruppi e organizzazioni di antifa[...]

[...]za e l’attività di gruppi e organizzazioni di antifascisti italiani all’estero (Francia, Unione Sovietica, Stati Uniti, ecc.), più o meno forti e qualificati ai fini dell’azione da svolgere, più o meno collegati alla realtà interna italiana, più o meno autorevoli in campo internazionale. A quelli che si potevano considerare due distinti nuclei di direzione della lotta politica contemporaneamente operanti in Italia (il centro « interno » che ogni partito cercava di far funzionare, e quello costituito dagli antifascisti nelle carceri e nelle isole di deportazione), si aggiungeva così un terzo centro di elaborazione politica, di organizzazione del lavoro e di direzione della lotta, che per forza di cose doveva risiedere oltre i confini della patria, in luoghi scelti sulla base di convenienze politiche e di esigenze operative. Questa triplice suddivisione

0 stratificazione, obiettivamente imposta dalle circostanze, non mancava di ripercuotersi in qualche modo sul piano politico, nonostante il proposito comune a tutti di mantenere il massimo coordinamento tra i diversi piani di azione.

« L'esistenza di tre centri di dibattito e di lotta politica: l'interno, i luoghi di prigionia e l’emigrazione, — testimonia Giorgio Amendola — creano elementi di difficoltà anche nel movimento antifascista. La diversa vita politica che si svilupp[...]

[...] imposta dalle circostanze, non mancava di ripercuotersi in qualche modo sul piano politico, nonostante il proposito comune a tutti di mantenere il massimo coordinamento tra i diversi piani di azione.

« L'esistenza di tre centri di dibattito e di lotta politica: l'interno, i luoghi di prigionia e l’emigrazione, — testimonia Giorgio Amendola — creano elementi di difficoltà anche nel movimento antifascista. La diversa vita politica che si sviluppa in questi tre settori ha creato rapporti che saranno alle volte assai delicati. Chi ha la direzione? Il dirigente arrestato in che modo può e ha il diritto di mantenere la direzione del movimento? Ed il dirigente emigrato come può riuscire a dirigere un movimento all'interno del paese, che ha i suoi centri interni di elaborazione e che afferma una propria autonomia nei confronti dei centri che si trovano all'estero? ».

Problemi reali, in effetti, anche se non erano i più assillanti di fronte all’obiettivo comune di unire e utilizzare tutte le energie per estendere il fronte di lotta, la rete organizzativa, il numero degli antifascisti attivi, e assestare i maggiori colpi al regime.

1 primi esuli antifascisti

Una prima ondata emigratoria del

82



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 7

Brano: Acqui, Divisione

Aceto, Ezio

Ezio. N. a Sanfront (Cuneo) nel 1918* ufficiale di carriera. Tra gli organizzatori delle prime formazioni partigiane cuneesi, entrò a far parte della banda « Italia Libera » (gruppo di San Matteo di Valle Grana) costituitasi nei giorni immediatamente successivi all’8.9.1943. Comandante di banda nella primavera del 1944, assunse poi il comando militare del II Settore partigiano cuneese e, in tale veste, a fianco di Dante Livio Bianco, il 30.5.1944 sottoscrisse a Saretto (v.) gli accordi politicomilitari con la resistenza francese. Successivamente passò nei ranghi delle formazioni Autonome del Monregalese, alle quali appartenne fino alla Liberazione.

Acquarone, Pietro

N. a Genova nel 1890, m. a Sanremo (Imperia) nel 1948. Di antica famiglia genovese, il duca P.A. aderì al fascismo nel 1925. Nominato senatore del regno il 23.1.1934, nel novembre 1938 ebbe l’incarico di ministro della Reai Casa e lo mantenne fino al 1943, apprezzato da Vittorio Emanuele III per le sue capacità neH’amministrare il patrimonio reale. Tra i principali personaggi del colpo di stato monarchico del 25 luglio (v.), curò i legami con Ambrosio, Badoglio, Grandi e Ciano; ebbe anche abboccamenti con Bonomi, tramite il suo legale Enzo Storoni; e con Croce e De Nicola, attraverso il cognato Giovanni Porzio.

Nella formazione del primo governo Badoglio (25.7.1943) Acquarone operò per eliminare dall’esecutivo ogni margine di manovra antifascista. Raccomandò sempre di andare per gradi: abbattere Mussolini, ma « non prendere di petto l'intero fascismo », tanto che il Badoglio stesso lo accusò di frenare l’azione epuratrice aH'interno dellamministraz[...]

[...] il cognato Giovanni Porzio.

Nella formazione del primo governo Badoglio (25.7.1943) Acquarone operò per eliminare dall’esecutivo ogni margine di manovra antifascista. Raccomandò sempre di andare per gradi: abbattere Mussolini, ma « non prendere di petto l'intero fascismo », tanto che il Badoglio stesso lo accusò di frenare l’azione epuratrice aH'interno dellamministrazione statale. Insieme al re, con Ambrosio, Badoglio e Guariglia, Acquarone partecipò alle trattative segrete di resa. Fu poi a fianco del monarca nella fuga a Pescara e a Brindisi, non senza aver provveduto (fin dal 4 settembre) a mettere in salvo in territorio svizzero la consorte, duchessa Maddalena, con i figli Umberto, Luigi Filippo, Cesare e Pia. Consigliò infine il re, già per proprio conto recalcitrante, a non dichiarare guerra ai tedeschi.

Nel gennaio 1945 Acquarone fu messo sotto inchiesta per l’accertamento delle sue responsabilità nella mancata difesa di Roma, ma nello stesso tempo fu confermato

nella carica di senatore dall’Alta corte di giustizia. Ne[...]

[...]a consorte, duchessa Maddalena, con i figli Umberto, Luigi Filippo, Cesare e Pia. Consigliò infine il re, già per proprio conto recalcitrante, a non dichiarare guerra ai tedeschi.

Nel gennaio 1945 Acquarone fu messo sotto inchiesta per l’accertamento delle sue responsabilità nella mancata difesa di Roma, ma nello stesso tempo fu confermato

nella carica di senatore dall’Alta corte di giustizia. Nell'Italia liberata egli svolse un’intensa propaganda monarchica, tendente a rivendicare al re titoli di benemerenza antifascista, tra cui quello di aver voluto rimuovere Mussolini fin dal gennaio 1943.

Acqui, Divisione

Unità dell’esercito italiano costituita nel 1703. Il suo nome è legato a uno degli episodi più fulgidi della Resistenza italiana. L’8.9.1943 la divisione si trovò dislocata nelle isole greche del gruppo delle Ionie. Al comando del generale Antonio Gandin, essa era costituita di circa

11.000 soldati e 525 ufficiali e comprendeva: i reggimenti 17° e 317° di fanteria; il 33° di artiglieria; i gruppi 7°, 94° e 188° di a[...]

[...]ita nel 1703. Il suo nome è legato a uno degli episodi più fulgidi della Resistenza italiana. L’8.9.1943 la divisione si trovò dislocata nelle isole greche del gruppo delle Ionie. Al comando del generale Antonio Gandin, essa era costituita di circa

11.000 soldati e 525 ufficiali e comprendeva: i reggimenti 17° e 317° di fanteria; il 33° di artiglieria; i gruppi 7°, 94° e 188° di artiglieria di Corpo d’armata; il 3° Gruppo contraereo; alcuni reparti specializzati, tra cui tre ospedali da campo. Salvo alcuni reparti di stanza a Corfù (v), tutte queste forze si trovavano a Cefalonia (v.) e il Comando di divisione risiedeva ad Argostoli, capoluogo dell’isola.

Subito dopo la comunicazione dell’armistizio, il Comando tedesco si mise in contatto con quello italiano al quale, in contrasto con il proclama di Badoglio, era pervenuto dal Comando superiore in Atene l’ordine di cedere parzialmente le armi ai tedeschi, affidandosi ad essi per il rimpatrio in Italia delle truppe. Il generale Gandin cercò allora di guadagnare tempo e di trovare una soluzione che, salvaguardando l'onore militare della divisione, potesse al tempo stesso evitare lo scontro aperto con i tedeschi. Questi ultimi ricorsero a tutti i mezzi, dall’inganno alla minaccia, per piegare la volontà del generale, garantendogli che la divisione sarebbe tornata in Italia con l’armamento individuale. Gandin sarebbe stato propenso a credere a tali insidiose promesse, se accanto a lui un gruppo di ufficiali, forte dell’appoggio della grande maggioranza dei soldati, non fosse stat[...]

[...]on l’armamento individuale. Gandin sarebbe stato propenso a credere a tali insidiose promesse, se accanto a lui un gruppo di ufficiali, forte dell’appoggio della grande maggioranza dei soldati, non fosse stato fermamente deciso a rifiutare qualsiasi compromesso.

I tedeschi stavano approfittando del protrarsi delle trattative per rafforzare i loro contingenti, allorché, il 13 settembre, una batteria di artiglieria, al comando del capitano Amos Pampaioni, violando gli ordini aprì il fuoco contro due motozattere tedesche da sbarco, subito imitata da altre batterie. Le motozattere furono affondate e le ostilità ebbero così inizio. Mentre questi fatti suscitavano l'entusiasmo dei

soldati, il Comando esitava ancora. Il generale Gandin, di fronte alla necessità di una difficile scelta, indisse un referendum tra i soldati, probabilmente il primo nella storia militare italiana: il cento per cento della truppa e quasi tutti gli ufficiali si espressero per la lotta contro i tedeschi. Forte di questo plebiscito, Gandin consegnò al Comando ted[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 24

Brano: Albaro, Rappresaglia di

con i fascisti, tentarono con una feroce rappresaglia di terrorizzare e piegare i lavoratori.

Prendendo a pretesto un'audace azione gappista compiuta da Giacomo Buranello (v.) che, con altro patriota, aveva attaccato in pieno giorno, in via XX Settembre, un reparto germanico e colpito due ufficiali, il Tribunale speciale militare, frettolosamente riunito nella sede della 36a Legione della G.N.R. ad Albaro, condannò otto patrioti a morte e altri due a 20 anni di carcere.

L'annuncio dato clamorosamente con un minaccioso comunicato a firma de « Il Capo della provincia, Carlo Emanuele Basile », e pubblicato, oltre che sui manifesti, in una edizione straordinaria de II Corriere Mercantile del 14 gennaio, diceva:

« È con profondo dolore di italiano e di soldato che ha combattuto a fianco delle truppe germaniche su più fronti, che debbo comunicare alla popolazione di questa provincia un fatto criminale svoltosi ieri al centro della città.

« Da sicari, certamente al soldo del nemico, due ufficiali germanici so[...]

[...], e pubblicato, oltre che sui manifesti, in una edizione straordinaria de II Corriere Mercantile del 14 gennaio, diceva:

« È con profondo dolore di italiano e di soldato che ha combattuto a fianco delle truppe germaniche su più fronti, che debbo comunicare alla popolazione di questa provincia un fatto criminale svoltosi ieri al centro della città.

« Da sicari, certamente al soldo del nemico, due ufficiali germanici sono stati colpiti alle spalle da una raffica di pistola mitragliatrice. L’uno si è spento all’ospedale di Quarto, sotto i ferri chirurgici; l’altro versa tuttora in serio pericolo. Ho deciso pertanto: 1) La chiusura per tre giorni, e cioè fino a funerali compiuti della vittima innocente, di tutti i locali di divertimento, compresi caffè e bar, esclusi i ristoranti, i quali tuttavia non potranno servire che pasti e nessuna bevanda alcoolica, compreso il vino; 2) un premio di L. 1 milione a chi consegni l’assassino, e parte di detta somma a chi ne dia sicura traccia. 3) Questa notte ho riunito il Tribunale Militare Speciale nel presidio, il quale ha emanato sentenza di morte, mediante fucilazione, di otto rei confessi di congiura contro lo Stato in zona di operazioni, e di condanna, ad anni 20 di carcere militare, di altri due sovversivi. La sentenza capitale è stata eseguita all’alba».

I patrioti condannati a 20 anni erano Guido Carpi e Guido Pinna. I condannati a morte: Dino Bellucci, di anni 32, professore, comunista; Giovanni Bertora, di anni 31, del Partito d’Azione, proprietario di una tipografia ove si stampavano giornali clandestini, tra cui L’Italia Libera; Giovanni Giacalone, di anni 23r straccivéndolo; Romeo Guglieìnietti, di anni 34, tramviere* comunista; Amedeo Lattanzi, di anni 35, giornalaio, comunista, che aveva fatto della sua edicola un punto di collegamento dei gruppi partigiani; Luigi Marsano, di anni 33, operaio saldatore della Termos; Guido Mirolli, di anni 49, oste; Giovanni Veronello, di anni 57, operaio. La fucilazione ebbe luogo nella zona di Albaro (Genova), al Forte di San Giuliano, sito sopra il corso Italia. Il tenente dei carabinieri Comes Avezzaha (v.) si rifiutò di co

mandare l’esecuzione dei patrioti, per cui questa dovette essere effettuata da tedeschi e da fascisti.

Dato che la feroce rappresaglia non era valsa a piegare gli operai, il 15 gennaio il prefetto Basile emise un nuovo comunicato: « Cittadini, poiché alle ore 10 di stamane soltanto in alcuni stabilimenti di minore importanza il lavoro è stato ripreso totalitariamente, attenendomi a quanto avevo annunciato, stabilisco: 1) che le fabbriche che si sono mantenute in sciopero siano da oggi chiuse sino a nuovo ordine; 2) che gli esercizi pubblici, da oggi, si chiudano alle ore 17; 3) che il coprifuoco, da oggi, abbia inizi[...]

[...]te in sciopero siano da oggi chiuse sino a nuovo ordine; 2) che gli esercizi pubblici, da oggi, si chiudano alle ore 17; 3) che il coprifuoco, da oggi, abbia inizio aile ore 18, per finire alle 6 del mattino; 4) che assembramenti ed anche semplicemente gruppi superiori a tre persone vengano immediatamente disciolti dalla forza pubblica ».

Malgrado le minacce e il terrore

lo sciopero si prolungò, seppure non generale, sino al 20 gennaio; vi parteciparono 40.000 lavoratori.

Bibliografia: E. Collotti: L’amministrazione tedesca dell'Italia occupata, Milano, 1963; G. Ginielli: Cronache militari della Resistenza in Lijuria, Istituto storico della Resistenza in Liguria, 1965.

Albasini Scrosati, Vittorio

Cleofe. N. a Monza il 12.9.1903; avvocato. Antifascista militante del movimento « Giustizia e Libertà », fu arrestato a Milano, dall’Ovra, nell’aprile 1931 e, deferito al Tribunale speciale, venne condannato a due anni di reclusione. Dopo l’8.

9.1943 partecipò alla Resistenza e, assieme a Ferruccio Parri, rappresentò ii Partito d’Azione nel C.L.N, di Milano.

L’arresto di V.A.S. avvenne in seguito alla cattura, da parte dell’Ovra, del professore belga Léo Joseph Moulin, che era giunto in Italia con un baule a doppio fondo contenente giornali e volantini di propaganda antifascista.

Alberganti, Giuseppe

Cristallo. N. a Stradella (Pavia) il 24.7.1898; macchinista delle Ferrovie dello Stato. Nel Partito comunista dalla fondazione (1921), nel 1922 fu licenziato dalTamministrazione ferroviaria, per avere svolto attività antifascista. Arrestato nel 1927, dopo il rilascio dovette espatriare clandestinamente in Francia, per sfuggire alle continue persecuzioni. Volontario nelle Brigate Internazionali in Spagna, alla fine del conflitto rientrò in Francia; deportato dalle autorità francesi nel campo del Vernet, fu successivamente consegnato alla polizia fascista, che lo confinò nell’isola di Ventotene. Liberato alla caduta del fascismo, do

po I*8.9.1943 fu tra gli organizzatori della Resistenza in Emilia, comandante partigiano e responsabile dei triumvirato insurrezionale EmiliaRomagna.

Dopo la Liberazione fu segretario responsabile della. Camera del lavoro di Milano, poi segretario della Federazione provinciale milanese del P.C.I.. Membro del comitato centrale del suo partito fu eletto deputato alla Costituente, e poi senatore, rieletto nel 1953 e nel 1958.

Albertelli, Pilo

Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. N. a Parma il 10.10.1907, fucilato a Roma il 24.3.1944; professore di storia e filosofia. Arrestato nel 1928, per attività antifascista svolta tra gli studenti, fu condannato a 5 anni di confino. Tra i più attivi promotori del Partito d’Azione, dopo I"8.9.1943 fu audace organizzatore della Resistenza e delle formazioni « Giustizia e Libertà », membro del Comitato militare romano del C.V.L.. Catturato a Roma, dalla banda Koch, T1.3.1944 fu ferocemente torturato in via Tasso, poi ucciso alle Fosse Ardeatine (v.).

Pilo Albertelli

P.A. fu visto dai compagni di lotta con le costole spezzate, il corpo straziato, il volto irriconoscibile. Lasciò scritto: « Se ho lavorato e, come spero, lavorerò, questo è dovuto unicamente alle convinzioni morali che ormai sono la spina dorsale di ogni mio agire, la convinzione che la vita va vissuta come una missione. Un uomo senza ideali non è un uomo ed è doveroso sacrificare, quand’è necessario, ogni cosa per questi ideali ».

Tra le sue opere: Gli Eleati, testimonianze

24



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 164

Brano: Atlantico, Patto

Estensione della N.A.T.O. su scala mondiale (1968)

terminate strutture economicosociali, secondo l’ordine liberalcapitalistico degli stati contraenti.

Significato politico e contenuto

AI P.A. risale la responsabilità di avere irrigidito e reso permanente, come un dato necessario, una divisione del móndo in blocchi contrapposti. Ed è evidente, nei passi che condussero ad esso, dal grande schieramento mondiale della guerra antinazista, un processo di rottura e di inversione delle alleanze, nel senso di bloccare e annullare i logici sviluppi della solidarietà anglorussoamericana, secondo una decisa spinta controrivoluzionaria di cui gli Stati Uniti assumono il comando. Il patto era stato preceduto e preparato dagli appelli e dalle esortazioni particolarmente di Churchill, del canadese SaintLaurent, del laburista Bevin è dalla decisa azione dei massimi responsabili americani, dal presidente Truman al segretario di Stato Marshall, ai senatori Vandenberg e Connally, i quali tutti avevano mobilitato l’opinione pubblica e insieme sviluppato le operazioni politiche e diplomatiche perché gli stati si legassero nell’impegno formale con tutte le conseguenze.

Il patto si caratterizza essenzialmentè, quanto alla sua stesura, per questi contenuti: a) impegno alla composizione pacifica e all’astensione dell’uso della forza nelle eventuali controversie tra i contraen

ti, e al rafforzamento delle « loro libere istituzioni » mediante uno sviluppo di « condizioni atte a garantire la stabilità e il benessere », particolarmente attraverso la « collaborazione economica reciproca » (art. 1 e 2); b) l’impegno militare comune, nel senso che gli stati contraenti « manterranno ed aumenteranno la loro capacità individuale e collettiva di resistenza ad un attacco armato », e perché ciascuna delle parti intervenga in caso di « attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell’America del Nord », « intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’impiego della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza della zona dell'Atlantico del Nord » (art. 3 e 5) ; c) istituzione dr un Consiglio, con rappresentanza di tutti i firmatari, e delega a questo di costituire e sviluppare l’organizzazione richiesta per la concretizzazione del patto e delle fsue finalità (art. 9); d) facoltà prevista di aggregare al patto « qualsiasi altro Stato europeo » che ne accetti e contribuisca a realizzarne il contenuto (art. 10); e) facoltà di recedere dal patto dopo 20 anni dalla sua entrata in vigore, per ciascun Stato che intenda farne denuncia (art. 13).

Struttura della N.A.T.O. L’applicazione dell’art. 9 ha portato,

con rapida successione di atti, a dar vita alla N.A.T.O., una organizzazione sempre più integrata e complessa di istituti e di strutture militari. Il Consiglio dell’Atlantico settentrionale (o, più brevemente, Consiglio Atlantico), come organo supremo delle decisioni della N.A. T.O., può essere costituito, nelle sue riunioni, sia dai capi di govèrno o da ministri degli stati membri sia da rappresentanti permanenti di essi: n[...]

[...]nti, può riunirsi anche più volte la settimana. Le sue deliberazioni debbono comunque essere adottate all’unanimità, data la sovranità e uguaglianza giuridica di ciascuno dei suoi componenti, il funzionamento si impernia sulla responsabilità e attività dirigente di un segretario generale, che ha anche funzioni di presidente effettivo. Come organo supremo militare in senso tecnico vi è il Comitato militare, composto dai capi di stato maggiore dei paesi aderenti; e, per il suo funzionamento continuo, dai loro rappresentanti permanenti, il Comitato ha come organo esecutivo un gruppo permanente, composto dai rappresentanti dei capi di stato maggiore degli Stati Uniti, dell’lnghiltérra e della Francia.

L’area totale coperta dal Patto Atlantico è divisa in quattro settori, a ciascuno dei quali presiede un particolare Comando: risultano così



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 622

Brano: Como

lombo e le sorelle Villa. In un primo tempo i due C.L.N. di Como e Lecco si limitarono a prestare aiuto agli sbandati, agli ebrei e ai prigionieri alleati che volevano riparare in Svizzera; poi si impegnarono attivamente nell’organizzare le bande partigiane (Brambilla a Pian dei Resinelli, Invernizzi a Pizzo d'Erna, Colombo a Campo dei Boi). Dirigenti comaschi svolsero, nei mesi successivi, rischiose missioni su scala regionale e nazionale: tra essi, per conto del P.C.I., l’avvocato Pier Amato Perretta, che sarà ucciso a Milano dai fascisti il 13 novembre 1944; il dottor Massenzio Masia, dirigente del Partito d’Azione per l’Alta Italia, che sarà fucilato a Bologna (v.) il 23.9.1944.

Tra i gruppi militari più attivi, fu quello dello studente Giancarlo Puecher, i cui componenti furono ben presto quasi tutti catturati dai tedeschi: il Puecher stesso fu fucilato a Erba il 21.12.1943, mentre altri (Testo ri, Giudici, Gottardi, Cereda, ecc.) furono condannati a pene sino a 30 anni. Altri gruppi ancora, operanti sopra Lecco, fin dal settembre catturarono o uccisero diversi tedeschi. Un distaccamento sceso dal Pizzo d’Erna, il 5 ottobre assaltò la caserma della milizia in Vaicava e si impadronì di[...]

[...]te Giancarlo Puecher, i cui componenti furono ben presto quasi tutti catturati dai tedeschi: il Puecher stesso fu fucilato a Erba il 21.12.1943, mentre altri (Testo ri, Giudici, Gottardi, Cereda, ecc.) furono condannati a pene sino a 30 anni. Altri gruppi ancora, operanti sopra Lecco, fin dal settembre catturarono o uccisero diversi tedeschi. Un distaccamento sceso dal Pizzo d’Erna, il 5 ottobre assaltò la caserma della milizia in Vaicava e si impadronì di armi e munizioni.

Poiché ai tedeschi premeva molto tenersi aperta la strada che porta in Valtellina e allo Stelvio, nel mese di ottobre 1943 compirono un primo rastrellamento sopra Lecco. Per tre giorni si combattè al Pizzo d’Erna (v.), finché i partigiani (italiani, jugoslavi, russi, inglesi) dovettero ritirarsi, dopo aver inflitto agli Alpenjaeger bavaresi forti perdite. Dopo la forzata pausa invernale, nella primavera del 1944 le formazioni partigiane si irrobustirono col concorso di numerosi operai e giovani provenienti dalla zona e anche da Milano. Più che a Como e sulla sponda occidentale del Iago, dove si erano raccolti funzionari e gerarchi fascisti per costituire i ministeri della repubblica di Salò sotto la protezione di nutrite formazioni militari, la concentrazione dei nuclei partigiani trovò il suo miglior terreno tra le catene montane del Lecchese. A Lecco si sviluppò anche una forte organizzazione clandestina nelle fabbriche, tale che lo sciopero del marzo 1944 vi ebbe notevole riuscita: per rappresaglia, in seguito ad esso, numerosi operai della Bonaiti furono arrestati e in parte deportati in Germania, donde non fecero ritorno. Anche a Como, dove lo sciopero ebbe ugual

mente successo, la rappresaglia colpì diversi operai della Tintoria Co mense e della Tintoria Castagna, deportati nei campi di concentramento tedeschi e non più tornati.

Il 20.4.1944, formata da Luigi Clerici, Armando Marnini, Pier Amato Perretta, Pietro Terzi e Nella Caletti, si costituì la Giunta militare per la pianura comasca e per la sponda occidentale del lago. Ai distaccamenti della pianura, che intanto si irrobustivano, altri se ne aggiunsero nel Canturino. Un rastrellamento operato nel[...]

[...]
Il 20.4.1944, formata da Luigi Clerici, Armando Marnini, Pier Amato Perretta, Pietro Terzi e Nella Caletti, si costituì la Giunta militare per la pianura comasca e per la sponda occidentale del lago. Ai distaccamenti della pianura, che intanto si irrobustivano, altri se ne aggiunsero nel Canturino. Un rastrellamento operato nella zona portò alla cattura e alla fucilazione di Luigi Clerici ed Elio Zampi eri.

Con la stagione propizia, le unità partigiane svilupparono azioni offensive di notevole importanza, giungendo a minacciare seriamente le vie di comunicazione del nemico con la Valtellina. A primavera avanzata i partigiani controllavano la Valsassina, i cui distaccamenti confluirono in maggio nella 11 Divisione Garibaldi « Lombardia », comandata da Aldo Aldrovandi (comprendeva

2 brigate: la 40a « Matteotti », spostata verso la Valtellina e comandata da Dionisio Gambaruto; la 55a « Rosselli », dislocata in Valsassina al comando di Spartaco Cavallini).

Il 2.6.1944, due distaccamenti di questa divisione assalirono la caserma della milizia fascista di Ballabio (v.) ; l’8 giugno, quella dell’aviazione repubblichina di Colico (v.). A fine giugno, passando al contrattacco, i nazifascisti rastrellarono la zona e i partigiani dovettero ritirarsi, senza per questo interrompere Io sviluppo delle loro formazioni. In luglio si formò il Comando unificato del Raggruppamento divisioni Garibaldi « Lombardia » (comandante il colonnello Morandi, commissario Mario Abbiezzi, capo di stato maggiore Ulisse Guzzi). Nella stessa epoca sorse anche la formazione detta « Cacciatori delle Grigne » ed entrò a far parte della

Il Divisione la 86a Brigata « Hissel », operante in vai Taleggio (Bergamo). Cominciò a uscire nello stesso periodo il giornale della divisione, La Guerriglia.

Nell'estateautunno 1944 l’attività militare delle formazioni della sponda orientale del lago si intensificò.

I distaccamenti operanti sulla sponda occidentale del Iago e nella pianura costituirono la 52a Brigata Garibaldi « Luigi Clerici » che, nonostante le difficoltà della zona, svolse numerose azioni di guerra e di sabotaggio. In seguito si formarono la Brigata G.L. « Ugo Ricci », le tre brigate G.A.P. e S.A.P. di p[...]

[...]Nell'estateautunno 1944 l’attività militare delle formazioni della sponda orientale del lago si intensificò.

I distaccamenti operanti sulla sponda occidentale del Iago e nella pianura costituirono la 52a Brigata Garibaldi « Luigi Clerici » che, nonostante le difficoltà della zona, svolse numerose azioni di guerra e di sabotaggio. In seguito si formarono la Brigata G.L. « Ugo Ricci », le tre brigate G.A.P. e S.A.P. di pianura

(I Garibaldi « P.A. Perretta », Il e III Matteotti).

Verso la metà di ottobre i nazifascisti, sempre allo scopo di assicurarsi la strada dello Stelvio, scatenarono un nuovo e più massiccio rastrellamento sulla montagna lecchese, che si concluse con la temporanea dissoluzione della 55a « Rossélli », dopo una resistenza durata tutto ottobre e novembre. La lotta impegnò oltre 10.000 uomini, tra militi della Guardia nazionale repubblicana, fascisti della X Mas,

S.S. italiane e Alpenjaeger. Ritirandosi verso il Bergamasco, la Valtellina e la Svizzera, i partigiani lasciarono 130 morti, e oltre 500 valligiani fu[...]

[...]opo di assicurarsi la strada dello Stelvio, scatenarono un nuovo e più massiccio rastrellamento sulla montagna lecchese, che si concluse con la temporanea dissoluzione della 55a « Rossélli », dopo una resistenza durata tutto ottobre e novembre. La lotta impegnò oltre 10.000 uomini, tra militi della Guardia nazionale repubblicana, fascisti della X Mas,

S.S. italiane e Alpenjaeger. Ritirandosi verso il Bergamasco, la Valtellina e la Svizzera, i partigiani lasciarono 130 morti, e oltre 500 valligiani furono deportati. Nella sola Valsassina furono distrutte circa 700 baite, case e rifugi.

Nel Comasco, dopo un fallito attacco partigiano contro Lenno avente l’obiettivo di catturare il ministro repubblichino deH’Interno BuffariniGuidi, e nel corso del quale caddero il comunista Alfonso Lissi e il capitano Ugo Ricci, i fascisti impiegarono oltre 2.000 uomini in un rastrellamento della zona. Questa operazione portò, all'altezza di Dongo, alla cattura del Comando della 52a Brigata: il commissario politico, il comunista Enrico Caronti, fu sottoposto a sevizie e infine ucciso davanti al cimitero di Menaggio; il comandante della formazione, G/'ovanni Amelotti, venne a sua volta ucciso e, dopo di lui, al poligono ,di tiro di [...]

[...] capitano Ugo Ricci, i fascisti impiegarono oltre 2.000 uomini in un rastrellamento della zona. Questa operazione portò, all'altezza di Dongo, alla cattura del Comando della 52a Brigata: il commissario politico, il comunista Enrico Caronti, fu sottoposto a sevizie e infine ucciso davanti al cimitero di Menaggio; il comandante della formazione, G/'ovanni Amelotti, venne a sua volta ucciso e, dopo di lui, al poligono ,di tiro di Camerlata, altri 5 partigiani furono fucilati. Ai primi di gennaio del 1945, 6 partigiani di questa stessa brigata, sorpresi e catturati dai fascisti, furono passati per le armi nei pressi del cimitero di Cima di Porlezza. 16 partigiani furono invece fucilati a Barzio il

31.12.1944 e, con essi, l’ufficiale dell’esercito Leopoldo Scalcini, vicecomandante della II Divisione Garibaldi. 6 partigiani della « Rosselli » furono trucidati, nel febbraio 1945, a Fiumelatte.

Nonostante la durezza del clima, l’accresciuta vigilanza del nemico e

10 scoraggiante proclama di Alexander (v.), nel corso dell’inverno

11 movimento partigiano dell’intera provincia si riorganizzò. Si ricomposero i reparti della 55a « Rosselli » a opera di Piero Losi, Federico Giordano e Franco Manzotti; parte di coloro che erano riparati in Svizzera rientrò ai rispettivi distaccamenti e si costituirono due nuove brigate « Giustizia e Libertà »: la « E. Artom » sopra Moltrasio e la « S. Giusiano » a Ramponio. Nuove azioni di sabotaggio e di disarmo furono condotte a termine



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 714

Brano: Crimini nazisti

La Polonia è stata il paese maggiormente colpito dal tentativo di instaurare il Nuovo Ordine nazista: lo sterminio totale degli ebrei polacchi, come preludio ed anticipazione dell'estirpazione stessa della nazione polacca; la distruzione dell’intellighenzia polacca, le spaventose deportazioni in massa di popolazioni destinate a modificare sostanzialmente la carta etnica e geografica dell’Europa per consentirne il processo di colonizzazione ad opera del germanesimo (come progettato dal famigerato Generaiplan Ost della fine del 1941), furono il bilanciò degli eccidi compiuti in Polonia sotto la reggenza del governatore generale Hans Frank.

NeH’Unione Sovietica la condotta della guerra fu resa particolarmente feroce dall’istigazione anticomunista: non solo i prigionieri di guerra sovietici furono largamente decimati dalle crudeltà loro inflitte dai nazisti, ma prima ancora dell’inizio dell’aggressione contro l’Urss era stato dato ordine alla Wehrmacht di passare per le armi tutti i commissari politici deH’Armata Rossa che fossero caduti in mani tedesche (il cosiddetto Kommissarbefehl di Keitel'del 6.6.1941), nel quadro del

lo sterminio dei quadri politici comunisti perseguito dai tedeschi.

Al di là delle nazionalità, il crimine più immane perpetrato dai tedeschi fu l’annientamento degli ebrei della intera Europa, in base alla cosiddetta « soluzione finale » che comportò circa 6 milioni di vittime umane, gran parte delle quali furono annientate nel più famigerato dei campi di sterminio, ad Auschwitz (v.). Un bilancio complessivo delle vittime dei crimini nazisti è praticamente impossibile: ai 6 milioni di ebrei di tutte le nazionalità vanno aggiunti un numero imprecisato (forse milioni) di polacchi, qualche milione di russi (tra prigionieri di guerra e civili), circa mezzo milione di zingari, le vittime di stragi e repressioni del resto d’Europa, infine le vittime dell’eutanasia e di altri delitti. Un complesso certamente di molti milioni di uomini, donne, bambini.

La punizione

La gravità e la misura delle atrocità compiute dai nazisti via via che la loro dominazione dilagava in,Europa non rimasero ignote alle potenze della coalizione antinazista, che si posero ben presto il problema della punizione dei crimini nazisti. Già nel gennaio del 1942 i rappresentanti dei paesi invasi dalla Ger

mania proclamavano a Londra, tra i più importanti obiettivi della guerra, la punizione dei responsabili di questi crimini. Tale proclamazione fu fatta propria dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna e dalla Unione Sovietica. Le tre potenze della coalizione antinazista ribadirono esplicitamente questa decisione con la dichiarazione di Mosca dell’1.1. 1943, nella quale stabilivano i criteri per la punizione dei criminali a guerra finita: i responsabili principali, i cui crimini non erano localizzabili in un territorio determinato, sarebbero stati giudicati di comune accord[...]

[...]lamavano a Londra, tra i più importanti obiettivi della guerra, la punizione dei responsabili di questi crimini. Tale proclamazione fu fatta propria dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna e dalla Unione Sovietica. Le tre potenze della coalizione antinazista ribadirono esplicitamente questa decisione con la dichiarazione di Mosca dell’1.1. 1943, nella quale stabilivano i criteri per la punizione dei criminali a guerra finita: i responsabili principali, i cui crimini non erano localizzabili in un territorio determinato, sarebbero stati giudicati di comune accordo tra le potenze alleate; invece i responsabili di fatti specifici sarebbero stati consegnati ai paesi che erano stati teatro delle loro gesta. Sulla base di questo precedente si addivenne, dopo la capitolazione della Germania, all’accordo di Londra dell’8.8.1945 che stabiliva per il giudizio dei principali responsabili la creazione di un tribunale militare internazionale composto dai rappresentanti dei quattro alleati (con l’aggiunta cioè della Francia), nonché lo statuto del tribunale stessor ossia della corte di Norimberga.

Le condanne capitali al processo di Norimberga (v.) rappresentarono il risultato più esemplare della persecuzione dei crimini nazisti, anche per il loro evidente significato politico; i contrasti successivamente insorti tra le potenze della coalizione antinazista, la « guerra fredda » e la conseguente divisione della Germania si ripercossero negati

vamente anche su[...]

[...]icato politico; i contrasti successivamente insorti tra le potenze della coalizione antinazista, la « guerra fredda » e la conseguente divisione della Germania si ripercossero negati

vamente anche sulla punizione dei criminali nazisti. Nella Germania occidentale, dopo il biennio 194647, l’opera dei tribunali alleati venne praticamente a cessare, mentre un numero considerevole di processi fu celebrato anche al di fuori della Germania, in molti paesi dell’Europa, soprattutto orientale; l’ultimo tra i processi celebrati fuori della Germania, quello svoltosi in Israele contro Eichmann nel 1962, fu anche uno dei più clamorosi.

Dopo la costituzione delle due Repubbliche tedesche il compito di procedere alla punizione dei criminali ancora trovantisi in Germania è passato alle autorità tedesche, ma mentre la Repubblica Democratica Tedesca non conosce prescrizioni per la punizione dei crimini nazisti, nella Repubblica Federale la persBcuzione. dei crimini cesserà definitivamente alla data dell’1.1. 1970, secondo quanto stabilito dal Bundestag nel marzo del 1965.

E. Co.

Bibliografia essenziale: F. Bayle, Psychologie et éthique du nationalsocialisme, Paris, 1953; E. Col lotti, La Germania nazista, Torino, 1962; R. Hoess, Comandante, ad Auschwitz, Torino, 1960; R. Henkis, Die nationalsozialistischen Gewaltverbrechen, Stuttgart Berlin, 1964; E. Kogon, Der S.S.Staat, Frankfurt a.M., 1959; L. Poliakov, il nazismo e lo sterminio degli ebrei, Torino, t955; G. Reitlinger, The S.S.: Alibi of a Nation, London, 1956; Lord Russell, Il flagello della svastica, Milano, 1955; W.L. Shirer, Storia del Terzo Reich, Torino, 1962; P.A. Steiniger, Der Nurnberger Prozess, Berlino 1962 (2 voli.).

[...]tti, La Germania nazista, Torino, 1962; R. Hoess, Comandante, ad Auschwitz, Torino, 1960; R. Henkis, Die nationalsozialistischen Gewaltverbrechen, Stuttgart Berlin, 1964; E. Kogon, Der S.S.Staat, Frankfurt a.M., 1959; L. Poliakov, il nazismo e lo sterminio degli ebrei, Torino, t955; G. Reitlinger, The S.S.: Alibi of a Nation, London, 1956; Lord Russell, Il flagello della svastica, Milano, 1955; W.L. Shirer, Storia del Terzo Reich, Torino, 1962; P.A. Steiniger, Der Nurnberger Prozess, Berlino 1962 (2 voli.).



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 153

Brano: Norvegia

i crimini del nazismo. Il fatto che rimase un atto praticamente isolato, nel senso che tutti gli altri processi che vennero celebrati furono opera di singoli Stati (in gran parte dell’Europa orientale) e non espressione della coalizione antinazista nel suo complesso, offre la riprova del deterioramento dei rapporti che ben presto subentrò tra gli Alleati del tempo di guerra.

Inoltre i'I fatto che sul piano del diritto internazionale il verdetto di Norimberga non abbia prodotto le conseguenze che erano nelle speranze e negli auspici dei suoi sostenitori, se si eccettua l’influenza indiretta che ha avuto nel determinare la convenzione sul genocidio (v.) delle Nazioni Unite, ha contribuito ad accentuarne il significato politico, di precedente storico e di premessa non realizzata [...]

[...] simbolo va misconosciuto; i principi di Norimberga non sono diventati legge internazionale, ma sono rimasti nella coscienza dei popoli come aspirazione a perseguire una più elevata morale internazionale, come punto di riferimento obbligato laddove i diritti elementari dei popoli subiscono offesa e tornano a prevalere la politica di aggressione, la prepotenza imperialista e la guerra di sterminio: e non a caso perciò di Norimberga si è tornato a parlare in occasione delle campagne antimperialiste e pacifiste contro la guerra americana nel Vietnam proprio tra i movimenti pacifisti e l’opinione pubblica liberale degli Stati Uniti d'America.

Bibliografia: Procès des grands criminel de guerre devant le Tribunal Militare International. Nuremberg, 14 Novembre 1945 1er Octobre 1946, Nuremberg, 1947, 42 voli.; P.A. Steiniger, Der Nurnberger Prozess, Berlin (Est), 1957; G.M. Gilbert, Nuremberg Diary, New York, 1947; R. Jackson, The Nurnberg Case, New York, 1947; J.HeydeckerJ.Leeb. Der Nurnberg Prozess, KòlnBerlin, 1958; L. Poliakov, Le Procès de Nuremberg, Paris, 1971; T. Taylor, Vietnam e Norimberga, Milano, 1971.

E. Col.

Norvegia

Monarchia costituzionale dell’Europa settentrionale. Ha una superficie di 324.229 kmq, per il 70% disabitata a causa dell'asperità del suolo. Confina con la Svezia, la Finlandia, e IUR.S.S. ed è bagnata dall’Oceano Atlantico (la cui Corrente del Golfo rende il clima norvegese re

lativamente mite rispetto alla latitudine), dal Mare del Nord, e dal Mare Glaciale Artico. Ha una popolazione di 3.910.000 abitanti, con due piccole minoranze di Lapponi (circa 20.000) nomadi all'estremo Nord, e di Finni (circa 12.000).

I centri più importanti sono la capitale Oslo (488.000 ab.), Bergen (116.000), Trondheim (126.000), Stavanger (82[...]

[...] Mare Glaciale Artico. Ha una popolazione di 3.910.000 abitanti, con due piccole minoranze di Lapponi (circa 20.000) nomadi all'estremo Nord, e di Finni (circa 12.000).

I centri più importanti sono la capitale Oslo (488.000 ab.), Bergen (116.000), Trondheim (126.000), Stavanger (82.000), e il piccolo ma molto attivo porto di Narvik (13.000). Mentre vi è molto limitata e insufficiente al fabbisogno nazionale l'agricoltura, salvo un ricchissimo patrimonio forestale (peraltro le sue colture agricole e l’allevamento sono tecnicamente avanzatissimi), hanno grande sviluppo i trasporti navali, la pesca (che pone la Norvegia al quarto posto del mondo e al primo in Europa) e l’industria (costruzioni navali, carta e cellulosa, alluminio, elettromeccanica, ecc.).

II suo reddito prò capite è tra i più alti del mondo. L’economia norvegese è caratterizzata da un accentuato intervento dello Stato (pianificazione di ispirazione laburista, consumi e investimenti pubblici sociali molto sviluppati, elevate tassazioni sui profitti privati) e da un forte movimento cooperativo, caratteristiche che contribuiscono a formare l’immagine di quel modello di « socialismo scandinavo » preso a esempio da varie componenti del movimento operaio in Europa nel secondo dopoguerra. L’estrazione del petrolio recentemente avviata nel Mar del Nord contribuisce alle grandi prospettive di ulteriore sviluppo economico del paese, già molto avanzato quanto a risorse energetiche grazie aH’industria elettrica di Stato, proporzionalmente più potente di quella degli Stati Uniti. L'assetto costituzionale si basa su un potere legislativo parlamentare bicamerale e su un potere esecutivo esercitato dal re tramite un Consiglio di Stato, composto dal Primo ministro e almeno 7 membri. La Norvegia ha scambi economici soprattutto con Svezia, Gran Bretagna e Repubblica Federale Tedesca. Fa parte della N.A.T.O., del Consiglio di Europa e del Consiglio Nordico (con Danimarca, Finlandia, Islanda, Svezia).

Cenni storici

Terra di origine (come la Svezia e la Danimarca) degli antichi Normanni o Vichinghi, la Norvegia giunse a una prima unificazione politica nel secolo IX. Soggetta per oltre 400 anni alla Danimarca (13801814), ne venne staccata dal principe napo

leonico Giovanni Battista Giulio Bernadotte che, con il nome di Carlo XIV di Svezia e Norvegia, diede origine alla dinastia tuttora regnante in Svezia. Passata da una soggezione all’altra, la borghesia norvegese riuscì a liberarsi non senza aspre lotte, nel 1905,[...]

[...], Finlandia, Islanda, Svezia).

Cenni storici

Terra di origine (come la Svezia e la Danimarca) degli antichi Normanni o Vichinghi, la Norvegia giunse a una prima unificazione politica nel secolo IX. Soggetta per oltre 400 anni alla Danimarca (13801814), ne venne staccata dal principe napo

leonico Giovanni Battista Giulio Bernadotte che, con il nome di Carlo XIV di Svezia e Norvegia, diede origine alla dinastia tuttora regnante in Svezia. Passata da una soggezione all’altra, la borghesia norvegese riuscì a liberarsi non senza aspre lotte, nel 1905, quando offrì la corona al principe danese Carlo SchleswigOIstein che l’assunse con il nome di Haakon VII, dichiarando nel contempo sciolta l'unione con la Svezia, quindi raggiungendo l'indipendenza politica del paese. La Norvegia si avvantaggiò poi grandemente sul piano economico dopo il 1914 (dichiarando la propria neutralità nel corso della Prima guerra mondiale) e negli anni successivi.

Il movimento operaio norvegese

La storia della Norvegia contemporanea è strettamente associata allo sviluppo del suo movimento operaio. Dal 1935 infatti il Partito laburista (salvo la parentesi dell’occupazione tedesca) ha ininterrottamente retto le redini del governo. Ma anche a prescindere da questo non secondario particolare, che è significativo tra l’altro dell’incidenza che il Partito laburista per la sua tradizione radicaledemocratica e per .le sue caratteristiche ha assunto presso le stesse classi medie, il movimento operaio si è segnalato sin dalla sua nascita, negli ultimi decenni della seconda metà dell’Ottocento, per la sua peculiare fisionomia, determinata da una stretta e pragmatica aderenza alla situazione sociale del paese e dall’influenza di modelli di lotta e di organizzazione tipici del laburismo inglese piuttosto phe del socialismo continentale, dal quale non ha mutuato neppure la forte tradizione di pensiero marxista.

Il laburismo norvegese

Fin dalle sue origini, il Partito laburista, affiancato da un forte movimento sindacale, fu essenzialmente un movimento di riforma sociale (caratteristica che avrebbe lasciato una traccia duratura nella sua fisionomia), erede del democratico partito radicale che condivideva anche con le formazioni dello schieramento conservatore la fedeltà a una consolidata tradizione democratica. Quest’ultima circostanza spiega almeno in parte le ragioni per le quali, sul terreno strettamente politico, il movimento operaio norvegese raramente si trovò costretto a sostenere scontri

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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine P.A., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Storia <---comunista <---fascismo <---fascista <---italiano <---Bibliografia <---C.L.N. <---Partito comunista <---S.S. <---antifascista <---antinazista <---fascisti <---italiana <---italiani <---nazista <---Der Nurnberger Prozess <---Diritto <---Emanuele III <---Italia Libera <---La lotta <---N.A.T.O. <---Vittorio Emanuele <---laburista <---nazismo <---socialista <---Al P <---Aldo Aldrovandi <---Alfredo Maffi <---Alla I <---Amos Pampaioni <---Autonome del Monregalese <---Bagni di Lucca <---Battaglione Alleato <---Battista Giulio Ber <---Berlino-Roma-Tokio <---Brigata G <---Brigata G L <---Buffarini-Guidi <---C.D.C. <---C.L.N <---Capo San Teodoro <---Carlo Emanuele Basile <---Carlo XIV <---Cima di Porlezza <---Colombo a Campo dei Boi <---Consiglio di Europa <---Consiglio di Stato <---Corrente del Golfo <---Dante Livio Bianco <---Der Nurnberg Prozess <---Der S <---Der S S <---Dionisio Gambaruto <---Diritto internazionale <---Filosofia <---Francesco Guarnerio <---G.A. <---G.A.P. <---G.L. <---G.M. <---G.N.R. <---Giacomo Buranello <---Giovanni Battista Giulio <---Giovanni Bertora <---Giovanni Veronello <---Gran Bretagna <---Guerra del Reich <---Haakon VII <---Hans Oster <---Il Lavoro <---Il Telegrafo <---Il flagello della svastica <---Il mattino <---Invernizzi a Pizzo <---Kommissarbefehl di Keitel <---Kòln-Berlin <---La Divisione Acqui <---La storia <---Le Procès de Nuremberg <---Leopoldo Scalcini <---Lord Russell <---Luigi Filippo <---Luigi Marsano <---Léo Joseph Moulin <---Mafalda di Savoia <---Mare Glaciale Artico <---Massenzio Masia <---Matteo di Valle <---N.A. <---Nell'Italia <---Nuovo Ordine <---P.C.I. <---Pian dei Resinelli <---Pier Amato Perretta <---Pratica <---Repubblica Democratica Tedesca <---Repubblica Federale Tedesca <---Resistenza in Emilia <---Resistenza in Liguria <---Resistenza in Lijuria <---Rivoluzione Liberale <---Romeo Guglieì <---Rudolf Breitscheid <---S.A.P. <---Saint-Laurent <---San Matteo di Valle Grana <---Spartaco Cavallini <---Stati Uniti <---Storia del Terzo Reich <---Storia militare <---T.O. <---The Nurnberg Case <---The S <---The S S <---Tribunal Militare International <---Tribunale Militare Speciale <---V.A.S. <---W.L. <---Wilhelm Canaris <---anticomunista <---antifascisti <---carrista <---collaborazionista <---comunisti <---d'Adda <---d'Erna <---dell'Atlantico <---dell'Inghilterra <---dell'Italia <---dinamismo <---emiliano <---espansionismo <---gappista <---germanesimo <---ideologica <---ideologico <---imperialismo <---imperialista <---italiane <---laburismo <---marxista <---nazifascisti <---nazisti <---pacifiste <---pacifisti <---paracadutisti <---rialiste <---riformista <---semplicismo <---siano <---socialismo <---socialisti <---taliana <---valligiani



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