Brano: Como
lombo e le sorelle Villa. In un primo tempo i due C.L.N. di Como e Lecco si limitarono a prestare aiuto agli sbandati, agli ebrei e ai prigionieri alleati che volevano riparare in Svizzera; poi si impegnarono attivamente nell’organizzare le bande partigiane (Brambilla a Pian dei Resinelli, Invernizzi a Pizzo d'Erna, Colombo a Campo dei Boi). Dirigenti comaschi svolsero, nei mesi successivi, rischiose missioni su scala regionale e nazionale: tra essi, per conto del P.C.I., l’avvocato Pier Amato Perretta, che sarà ucciso a Milano dai fascisti il 13 novembre 1944; il dottor Massenzio Masia, dirigente del Partito d’Azione per l’Alta Italia, che sarà fucilato a Bologna (v.) il 23.9.1944.
Tra i gruppi militari più attivi, fu quello dello studente Giancarlo Puecher, i cui componenti furono ben presto quasi tutti catturati dai tedeschi: il Puecher stesso fu fucilato a Erba il 21.12.1943, mentre altri (Testo ri, Giudici, Gottardi, Cereda, ecc.) furono condannati a pene sino a 30 anni. Altri gruppi ancora, operanti sopra Lecco, fin dal settembre catturarono o uccisero diversi tedeschi. Un distaccamento sceso dal Pizzo d’Erna, il 5 ottobre assaltò la caserma della milizia in Vaicava e si impadronì di[...]
[...]te Giancarlo Puecher, i cui componenti furono ben presto quasi tutti catturati dai tedeschi: il Puecher stesso fu fucilato a Erba il 21.12.1943, mentre altri (Testo ri, Giudici, Gottardi, Cereda, ecc.) furono condannati a pene sino a 30 anni. Altri gruppi ancora, operanti sopra Lecco, fin dal settembre catturarono o uccisero diversi tedeschi. Un distaccamento sceso dal Pizzo d’Erna, il 5 ottobre assaltò la caserma della milizia in Vaicava e si impadronì di armi e munizioni.
Poiché ai tedeschi premeva molto tenersi aperta la strada che porta in Valtellina e allo Stelvio, nel mese di ottobre 1943 compirono un primo rastrellamento sopra Lecco. Per tre giorni si combattè al Pizzo d’Erna (v.), finché i partigiani (italiani, jugoslavi, russi, inglesi) dovettero ritirarsi, dopo aver inflitto agli Alpenjaeger bavaresi forti perdite. Dopo la forzata pausa invernale, nella primavera del 1944 le formazioni partigiane si irrobustirono col concorso di numerosi operai e giovani provenienti dalla zona e anche da Milano. Più che a Como e sulla sponda occidentale del Iago, dove si erano raccolti funzionari e gerarchi fascisti per costituire i ministeri della repubblica di Salò sotto la protezione di nutrite formazioni militari, la concentrazione dei nuclei partigiani trovò il suo miglior terreno tra le catene montane del Lecchese. A Lecco si sviluppò anche una forte organizzazione clandestina nelle fabbriche, tale che lo sciopero del marzo 1944 vi ebbe notevole riuscita: per rappresaglia, in seguito ad esso, numerosi operai della Bonaiti furono arrestati e in parte deportati in Germania, donde non fecero ritorno. Anche a Como, dove lo sciopero ebbe ugual
mente successo, la rappresaglia colpì diversi operai della Tintoria Co mense e della Tintoria Castagna, deportati nei campi di concentramento tedeschi e non più tornati.
Il 20.4.1944, formata da Luigi Clerici, Armando Marnini, Pier Amato Perretta, Pietro Terzi e Nella Caletti, si costituì la Giunta militare per la pianura comasca e per la sponda occidentale del lago. Ai distaccamenti della pianura, che intanto si irrobustivano, altri se ne aggiunsero nel Canturino. Un rastrellamento operato nel[...]
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Il 20.4.1944, formata da Luigi Clerici, Armando Marnini, Pier Amato Perretta, Pietro Terzi e Nella Caletti, si costituì la Giunta militare per la pianura comasca e per la sponda occidentale del lago. Ai distaccamenti della pianura, che intanto si irrobustivano, altri se ne aggiunsero nel Canturino. Un rastrellamento operato nella zona portò alla cattura e alla fucilazione di Luigi Clerici ed Elio Zampi eri.
Con la stagione propizia, le unità partigiane svilupparono azioni offensive di notevole importanza, giungendo a minacciare seriamente le vie di comunicazione del nemico con la Valtellina. A primavera avanzata i partigiani controllavano la Valsassina, i cui distaccamenti confluirono in maggio nella 11 Divisione Garibaldi « Lombardia », comandata da Aldo Aldrovandi (comprendeva
2 brigate: la 40a « Matteotti », spostata verso la Valtellina e comandata da Dionisio Gambaruto; la 55a « Rosselli », dislocata in Valsassina al comando di Spartaco Cavallini).
Il 2.6.1944, due distaccamenti di questa divisione assalirono la caserma della milizia fascista di Ballabio (v.) ; l’8 giugno, quella dell’aviazione repubblichina di Colico (v.). A fine giugno, passando al contrattacco, i nazifascisti rastrellarono la zona e i partigiani dovettero ritirarsi, senza per questo interrompere Io sviluppo delle loro formazioni. In luglio si formò il Comando unificato del Raggruppamento divisioni Garibaldi « Lombardia » (comandante il colonnello Morandi, commissario Mario Abbiezzi, capo di stato maggiore Ulisse Guzzi). Nella stessa epoca sorse anche la formazione detta « Cacciatori delle Grigne » ed entrò a far parte della
Il Divisione la 86a Brigata « Hissel », operante in vai Taleggio (Bergamo). Cominciò a uscire nello stesso periodo il giornale della divisione, La Guerriglia.
Nell'estateautunno 1944 l’attività militare delle formazioni della sponda orientale del lago si intensificò.
I distaccamenti operanti sulla sponda occidentale del Iago e nella pianura costituirono la 52a Brigata Garibaldi « Luigi Clerici » che, nonostante le difficoltà della zona, svolse numerose azioni di guerra e di sabotaggio. In seguito si formarono la Brigata G.L. « Ugo Ricci », le tre brigate G.A.P. e S.A.P. di p[...]
[...]Nell'estateautunno 1944 l’attività militare delle formazioni della sponda orientale del lago si intensificò.
I distaccamenti operanti sulla sponda occidentale del Iago e nella pianura costituirono la 52a Brigata Garibaldi « Luigi Clerici » che, nonostante le difficoltà della zona, svolse numerose azioni di guerra e di sabotaggio. In seguito si formarono la Brigata G.L. « Ugo Ricci », le tre brigate G.A.P. e S.A.P. di pianura
(I Garibaldi « P.A. Perretta », Il e III Matteotti).
Verso la metà di ottobre i nazifascisti, sempre allo scopo di assicurarsi la strada dello Stelvio, scatenarono un nuovo e più massiccio rastrellamento sulla montagna lecchese, che si concluse con la temporanea dissoluzione della 55a « Rossélli », dopo una resistenza durata tutto ottobre e novembre. La lotta impegnò oltre 10.000 uomini, tra militi della Guardia nazionale repubblicana, fascisti della X Mas,
S.S. italiane e Alpenjaeger. Ritirandosi verso il Bergamasco, la Valtellina e la Svizzera, i partigiani lasciarono 130 morti, e oltre 500 valligiani fu[...]
[...]opo di assicurarsi la strada dello Stelvio, scatenarono un nuovo e più massiccio rastrellamento sulla montagna lecchese, che si concluse con la temporanea dissoluzione della 55a « Rossélli », dopo una resistenza durata tutto ottobre e novembre. La lotta impegnò oltre 10.000 uomini, tra militi della Guardia nazionale repubblicana, fascisti della X Mas,
S.S. italiane e Alpenjaeger. Ritirandosi verso il Bergamasco, la Valtellina e la Svizzera, i partigiani lasciarono 130 morti, e oltre 500 valligiani furono deportati. Nella sola Valsassina furono distrutte circa 700 baite, case e rifugi.
Nel Comasco, dopo un fallito attacco partigiano contro Lenno avente l’obiettivo di catturare il ministro repubblichino deH’Interno BuffariniGuidi, e nel corso del quale caddero il comunista Alfonso Lissi e il capitano Ugo Ricci, i fascisti impiegarono oltre 2.000 uomini in un rastrellamento della zona. Questa operazione portò, all'altezza di Dongo, alla cattura del Comando della 52a Brigata: il commissario politico, il comunista Enrico Caronti, fu sottoposto a sevizie e infine ucciso davanti al cimitero di Menaggio; il comandante della formazione, G/'ovanni Amelotti, venne a sua volta ucciso e, dopo di lui, al poligono ,di tiro di [...]
[...] capitano Ugo Ricci, i fascisti impiegarono oltre 2.000 uomini in un rastrellamento della zona. Questa operazione portò, all'altezza di Dongo, alla cattura del Comando della 52a Brigata: il commissario politico, il comunista Enrico Caronti, fu sottoposto a sevizie e infine ucciso davanti al cimitero di Menaggio; il comandante della formazione, G/'ovanni Amelotti, venne a sua volta ucciso e, dopo di lui, al poligono ,di tiro di Camerlata, altri 5 partigiani furono fucilati. Ai primi di gennaio del 1945, 6 partigiani di questa stessa brigata, sorpresi e catturati dai fascisti, furono passati per le armi nei pressi del cimitero di Cima di Porlezza. 16 partigiani furono invece fucilati a Barzio il
31.12.1944 e, con essi, l’ufficiale dell’esercito Leopoldo Scalcini, vicecomandante della II Divisione Garibaldi. 6 partigiani della « Rosselli » furono trucidati, nel febbraio 1945, a Fiumelatte.
Nonostante la durezza del clima, l’accresciuta vigilanza del nemico e
10 scoraggiante proclama di Alexander (v.), nel corso dell’inverno
11 movimento partigiano dell’intera provincia si riorganizzò. Si ricomposero i reparti della 55a « Rosselli » a opera di Piero Losi, Federico Giordano e Franco Manzotti; parte di coloro che erano riparati in Svizzera rientrò ai rispettivi distaccamenti e si costituirono due nuove brigate « Giustizia e Libertà »: la « E. Artom » sopra Moltrasio e la « S. Giusiano » a Ramponio. Nuove azioni di sabotaggio e di disarmo furono condotte a termine