Brano: Barcellona, Rivolta di
cò « Gii Incatenamenti » (1925) e, nel 1926, « Les bourreaux » (I carnefici^, un vigoroso saggio dedicato alla lotta contro il terrore fascista nei Balcani. Inoltre, a Parigi, a Londra e a Vienna si diede a organizzare Comitati di difesa delle vittime della reazione balcanica; a Mosca, tenne una conferenza su « Terrore bianco e il pericolo della guerra ». Nel 192627 fu tra i più attivi sostenitori della campagna per la liberazione di Sacco e Vanzetti (v.). Sincero amico e alleato degli antifascisti italiani, prese viva parte alla lotta contro il fascismo: nel 1928, costituì a Parigi il « Comitato internazionale di difesa delle Vittime del fascismo », che iniziò la propria attività con un grande comizio di protesta contro il Tribunale speciale fascista. In tale occasione Barbusse pronunciò una violentissima requisitoria contro il regime di Mussolini.
Nel 1929 promosse il Congresso internazionale di Berlino cohtro il fascismo italiano. « Il fascismo — disse allora — è una minaccia mondiale: vincere il fascismo italiano significa sbarrare il cammino al fascismo nel mondo ». Alla vigilia dell’aggressione fascista all'Etiopia si recò a Ginevra, per illustrare alla Società delle Nazioni il materiale raccolto dal Comitato mondiale in difesa della pace; nel giugno 1935 propose la costituzione di un Comitato per la difesa del popolo etiopico e per la pace.
Grande sostenitore dell'unità di tutte le forze democratiche e antifasciste, lanciò la parola d’ordine « Fare tutto per uni[...]
[...]naccia mondiale: vincere il fascismo italiano significa sbarrare il cammino al fascismo nel mondo ». Alla vigilia dell’aggressione fascista all'Etiopia si recò a Ginevra, per illustrare alla Società delle Nazioni il materiale raccolto dal Comitato mondiale in difesa della pace; nel giugno 1935 propose la costituzione di un Comitato per la difesa del popolo etiopico e per la pace.
Grande sostenitore dell'unità di tutte le forze democratiche e antifasciste, lanciò la parola d’ordine « Fare tutto per unire, non fare nulla per dividere », e si impegnò a fondo per ottenere l’adesione del Partito socialista francese all’unità d’azione contro la guerra e il fascismo. Nel 1935, trovandosi a Mosca per il VII Congresso deH’Internazionale comunista, fu stroncato da improvvisa malattia qualche giorno dopo essere apparso alla tribuna congressuale.
Barcellona, Calogero
N. a Feria (Siracusa) il 28.1.1901; ragioniere. Attivo militante antifascista, impiegato presso la Banca Italiana di Sconto e, successivamente, presso il Credito Italiano a Milano, nel 1929, dopo la beffa elettorale del plebiscito fascista che toglieva ogni residua parvenza democratica al regime di Mussolini, aderì al movimento « Giustizia e Libertà ». Non condividendo,. successivamente, i principi di questo gruppo politico, si mise in contatto
con gli operai delle fabbriche e, nel 1932, entrò a far parte dell’organizzazione comunista clandestina. Arrestato in quello stesso anno, venne confinato nelle isole Tremiti e di Ventptene, e vi fu trattenuto per 10 anni, fino alla caduta del fascismo.
Dopo I'8.9.1943 è stato tra i primi e più attivi organizzatori della Resistenza e del movimento partigiano in Lombardia, ufficiale di collegamento del Comando generale delle Brigate d'assalto Garibaldi.
Barcellona, Rivolta di
Città spagnola di circa 1.600.000 abitanti (1967) sul Mediterraneo, capitale della Catalogna. All’inizio della guerra di Spagna (v.) fu teatro della vittoriosa azione delle masse popolari.
Il 1871936^ la radio delle Canarie diffuse l’appello del generale Franco alla rivolta:
« Spagnoli! A quanti di voi sentono in cuore il santo amore per la Spagna, a quelli che nelle file dell'esercito e della marina hanno fatto giuramento di fedeltà al servizio della patria, a coloro che giurarono di difenderla dai suoi nemici fino al sacrificio della vita, la nazione rivolge il suo appello, perché accorriate in sua difesa ».
Da Gibilterra il generale Kindelàn, a nome di Franco, inviò telegrammi al re Alfonso, a Hitler, a Mussolini. Il giorno 19 l’incaricato d’affari nazista a Madrid telegrafò alla Wilhelmstrasse: « In tutta la Spagna è scoppiata ieri la ribellione ». Difatti, fin dalle prime ore del 19, giorno della inaugurazione delle cosiddette « Olimpiadi popolari », Navarra e Avila, quasi tutta la vecchia Castiglia, S[...]
[...]ore del 19, giorno della inaugurazione delle cosiddette « Olimpiadi popolari », Navarra e Avila, quasi tutta la vecchia Castiglia, Salamanca, Zamora, Càceres, Alava, l’Aragona, Siviglia, Cadice, Cordova, le Baleari e le Canarie erano in potere dei ribelli. La Guardia civile si era impadronita di AIbacete.
Alle 4 del mattino di quello stesso giorno le truppe della guarnigione di Barcellona erano uscite dalle caserme e avevano occupato alcuni punti chiave della città, diventando quasi padrone della situazione. Ma una parte delle forze militari, tra cui la Guardia civile, era rimasta fedele alla repubblica e gli operai si mossero uniti sotto la direzione di Durruti, Francisco Ascaso, Garda Oliver e altri esponenti della
C. N.T. (Confederazione nazionale del lavoro). Barcellona sarà teatro del principale scontro tra i rivoltosi e il popolo catalano. Le masse popolari, con pochissime armi ma animate da vero slancio rivoluzionario, efficacemente aiutate dalla « Guar
dia de asalto » e dalla Guardia civile, nel giro di 32 ore sbaragliarono tre reggimenti di fanteria, tre di artiglieria, due di cavalleria e uno del genio che, spinti dai rispettivi comandanti, si erano impadroniti delle principali arterie della città.
La battaglia
L’influenza degli anarchici era in quel momento ancora predominante nella classe operaia della Catalogna, anche se negli ultimi tempi si era registrato un sensibile aumento delle organizzazioni marxiste. Il Partito comunista aveva guadagnato larghe adesioni e la sua politica unitaria era sfociata, appunto in quei giorni, nella creazione del Partito socialista unificato di Catalogna. Da tempo ormai gli attivisti dei partiti operai, della J.S.U.C. (Juventud Socialista Unificada de Cataluna), e della U.G.T. (Union General de Trabajadores) e della C.N. T. pattugliavano durante la notte la città e mantenevano picchetti armati nelle sedi delle organizzazioni operaie, onde fronteggiare eventuali colpi di mano fascisti. Il 18 luglio, dopo un nuovo rifiuto di Luis Companys, presidente del governo della « Generalidad », di consegnare le armi alle delegazioni che ne esigevano la distribuzione, gli operai assaltarono tutte le armerie della città.
Secondo il piano dei franchisti rivoltosi, le truppe della guarnigione avrebbero dovuto con azione simultanea accerchiare il centro della città, impadronirsi degli uffici governativi, delle sedi dei partiti e dei sindacati, dei nodi di comunicazione, degli edifici più importanti e del porto, cercando di isolare le masse popolari nei rioni periferici, per poterne poi liquidare separatamente la resistenza rione per rione.
I primi scontri si ebbero alle ore 5 del giorno 19 in Piazza di Spagna e il tiro delle mitragliatrici svegliò tutta la città. La cavalleria occupò l’Università e la fanteria si spinse in Piazza di Catalogna, mentre veniva proclamato Io stato d’assedio. Le truppe delle caserme più importanti arrivarono al Parallelo. Il generale LI ano de la Encomienda, capo della IV Divisione organica, fedele alla Repubblica, fu fatto prigioniero dal suo stato maggiore nella sede del Comando militare. La direzione delle truppe rivoltose fu assunta dal generale Burriel, che si affrettò ad annunciare telefonicamente al generale Goded il trionfo della rivolta. Questi, giungendo in
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