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Il segmento testuale Musica è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
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da (Mito e civiltà moderna) Diego Carpitella, I «primitivi» e la musica contemporanea in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 3 - 1 - numero 37

Brano: I « PRIMITIVI » E LA MUSICA CONTEMPORANEA
Nonostante il frequente uso dei termini « primitivo » e « barbarico » nell'esperienza musicale contemporanea, tuttavia gli studi su questo argomento sono molto esigui, quasi inesistenti. Ciò può dipendere da varie ragioni: dall'asemanticitá propria dell'espressione musicale (1) per cui la determinazione e l'individuazione del « barbarico » e del « primitivo » presentano non poche difficoltà; quindi da una particolare configurazione della cultura musicale nel cui ambito i critici musicali « colti » ignorano alcuni complessi aspetti storici che si sottintendono ai termini « primitivo » e « barbarico », mentre gli studiosi di musica primitiva no n sono à la page con l'evoluzione del gusto e dell'espressione musicale contemporanea.
Soprattutto in queste due ragioni sono da ricercare le cause della mancanza di una letteratura sull'argomento, casi che qualsiasi scritto, come il nostro, non può andare al di lá di una proposta di analisi dei rapporti tra musica contemporanea e musica dei « primitivi » : un'analisi che coinvolga non solo gli aspetti tecnicolessicali ma anche quelli storicoculturali (estetici, psicologici, sociologici, etnologici, religiosi) per cui la musica viene immessa in una visione piú ampia, relativa all'attuale condizione umana. Il « primitivo » e « barbarico » in musica, lo si deve intendere genericamente, nel senso di fauve così come é stato attribuito alla pittura, o meglio come Cocteau lo attribuì a Strawinsky a proposito de Le Sacre du printemps (2); in particolare si deve intendere come l'utilizzazione, da parte della cultura eurobianca occidentale, della musica dei popoli primitivi, di alcune specie di musica orientale e quindi di un certo tipo di folklore arcaico (3). Con « primitivo » nella musica contemporanea s'intende inoltre una particolare Weltanschauung
(1) Cfr. R. VLAD, Asemanticità della musica in Modernità e tradizione nella musica contemporanea (Torino, Einaudi, 1955), pp. 3344. Per un accenno sul «primitivo» nella musica contemporanea vedi A. SCHAEFFNER, Musique primitive ou exotique moderne d'Occident in « Atti III Congr. Intern. di Musica » Firenze, 1938, pp. 176186.
(2) « Toute réflexion faite, le Sacre est encore une « oeuvre fauve », une oeuvre fauve organisée» (JEAN COCTEAU, Le Coq et l'Arlequin, Paris, 1918, p. 64).
(3) Per la definizione di etnomusicologia e del relativo campo di studi (musica primitiva, musica orientale, folklore) vedi B. NETTL, Music in primitive culture (Harvard University Press, Cambridge, 1956).
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che per alcune concordanze, implicite o esplicite, con la vita psichica dei primitivi (4) ha avuto come conseguenza una « mitica s e strumentale utilizzazione dei mezzi tecnicolessicali della musica primitiva. La proposta di analisi dei rapporti tra esperienza musicale contemporanea e musica dei « primitivi » comporta naturalmente uno studio di alcune caratteristiche del linguaggio musicale dei primitivi (scale, ritmo, polifonia, strumenti, ecc.) e quindi del linguaggio contemporaneo, per stabilire in che misura la musica primitiva sia entrata in forma diretta o mediata nell'esperienza musicale contemporanea. Ma non può limitarsi a questo: l'analisi comporta anche l'esame di alcuni aspetti psicologici e umani dei « primitivi » in relazione ad alcune ragioni della musica contemporanea: Freud, Jung, Aldrich, Adler, Malinowski, LévyBruhl, hanno più volte e in diverse occasioni sottolineato i rapporti tra « mente primitiva e civiltà moderna » (5) nel cui ambito rientrerebbe naturalmente anche la musica contemporanea.
In tal senso un'analisi del « primitivo » assume un valore notevole: sia perché data l'asemanticità dell'espressione musicale il valore dei « simboli » prende più rilievo; sia perché attraverso l'esame di alcuni dati sociologici, psicologici, etnologici, è possibile arrivare all'esplicazio ne di alcuni motivi della musica contemporanea. Uno studio, comunque, che va condotto sulla struttura « essenziale » del linguaggio.
Premesse necessarie queste per chiarire, ad esempio, che dal « primitivo » nella musica contemporanea sono automaticamente escluse le esperienze folkloriche romantiche (le cui determinanti storiche sono state, in gran parte, di carattere nazionalepolitico), e per distinguere, nella musica popolare, l'utilizzazione organica (a cui appartengono Bartók, Janacek, ecc.) da quella meccanica (cioè della « citazione » su una struttura lessicale definita) (6). Eguale distinzione è necessario fare nella
(4) Cfr. S. FREUD, Totem e Tabù. Alcune concordanze nella vita psichica dei selvaggi e dei nevrotici. (Ed. it. Bari, Laterza, 1953).
(5) Cfr. Cu. R. ALDRICH, Mente primitiva e civiltà moderna (ed. it. Torino, Einaudi, 1949; C. G. JUNG, L'Io e l'inconscio (ed. it. Torino, Einaudi, 19481954); L. LÉVYBRUHL, L'anima primitiva (ed. it. Torino, Einaudi, 1948); B. MALINOWSKI, Sesso e repressi[...]

[...]EUD, Totem e Tabù. Alcune concordanze nella vita psichica dei selvaggi e dei nevrotici. (Ed. it. Bari, Laterza, 1953).
(5) Cfr. Cu. R. ALDRICH, Mente primitiva e civiltà moderna (ed. it. Torino, Einaudi, 1949; C. G. JUNG, L'Io e l'inconscio (ed. it. Torino, Einaudi, 19481954); L. LÉVYBRUHL, L'anima primitiva (ed. it. Torino, Einaudi, 1948); B. MALINOWSKI, Sesso e repressione sessuale tra i selvaggi (id. 1950).
(6) Cfr. B. BART6K, Scritti sulla musica popolare (ed it. Torino, Einaudi, 1955); e Tn. W. AnoRNo, Philosophie der neuen Musik (Tübingen, 1949). Trad. It. di G. Manzoni (Torino, Einaudi, 1959) con un saggio introduttivo di L. Rognoni.. A pag. 43 (note): « Dove la tendenza evolutiva della musica occidentale non si è imposta del tutto, come in alcuni territori agrari dell'Europa del sudest, si è potuto impiegare senza disonore fino al più recente passato un materiale tonale. Basta pensare all'arte di carattere etnico ma grandiosa nella sua coerenza di Janacek, e anche a buona parte della musica di Bartok che, con tutta l'inclinazione per il folklore, faceva contemporanea
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musica orientale a proposito dell'esotismo (tipo Puccini) e del funzionalismo (tipo Messiaen) (7); una volta scontato che il folklore musicale eurobianco e la musica orientale (nonostante sia stata per lungo tempo una vexata quaestio) hanno caratteristiche morfologicostrutturali molto simili, e talvolta eguali alla musica primitiva (8), e dopo aver chiarito che nella musica orientale non vi è soluzione di continuità tra il livello delle alte culture e quello popolare.
La complessità degli argomenti che si sottintendono al termine « primitivo » limitano necessariamente queste nostre osservazioni ad alcuni momenti dell'esperienza musicale contemporanea senza considerare le origini e i presupposti romantici e illuministici del problema; soprattutto cercando di mettere in rilievo la distinzione o la convergenza del « primitivismo psicologico » (nell'ambito dei rapporti « mente primitiva e civiltà moderna ») dal « primitivismo di struttura » (cioè dalla utilizzazione del materiale musicale primitivo nella musica contemporanea).
In effetti bisogna riconoscere che il primo documento «mitico» in tal senso rimane Le Sacre du printemps di Strawinsky (9); mentre il più interessante studio su alcuni aspetti primitivi di Strawinsky è da
mente parte della musica d'arte europea piú progredita. La legittimazione di questa musica « marginale » si trova sempre in ciò; che essa dà forma a un canone tecnico in sé esatto e selettivo. In contrasto con le manifestazioni dell'ideologia nazista del Blut und Boden (« Sangue e terra »), la musica realmente etnica — il cui materiale, di per sé facile e corrente, é organizzato in modo ben diverso da quello occidentale — possiede una potenza di estraniazione che la accomuna all'avanguardia e non alla reazione nazionalistica, e viene in certo modo in aiuto dal di fuori alla critica immanente della cultura così come essa si palesa nella musica radicale moderna. La musica ideologica del Blut und Boden é invece sempre affermativa e si tiene legata alla « tradizione »: mentre la tradizione di qualsivoglia musica ufficiale é sospesa nella dizione musicale di Janacek che imita il linguaggio parlato proprio nel bel mezzo di tutti gli accordi perfetti ».
(7) A proposito della utilizzazione « esotica » di scale cinesi, giapponesi, giavanesi, indios e di spirituals negri, e relativa orchestrazione cfr. Mosco GARNER, The exotic element in Puccini in The Musical Quarterly (January, 1936, pp. 4567). Per il funzionamento «orientale» di Messiaen, vedi Le rythme chez Messiaen (in Poliphonie nn. 12, pp. 5864) e l'utilizzazione di alcuni principi ritmici (il virama) della musica popolare indù nella tecnica etereometrica della variazione ritmica. Sulla utilizzazione di una pseudolingua immaginaria indù vedi in Notes (Juin, 1950, p. 435) la recensione di A. W. Locke, ai Cinq Rechants, in cui é riportato l'inizio di uno dei canti: «Hayo kapritana lalilalilalila ssareno les amoureux s'envolent Brangien dans l'espace tu souffles amoureux s'envolent vers les étoiles de la mor tktkt (parlé percuté) hahahahahaha soif ».
(8) V. NErrL, Music in primitive culture, op. cit. Cfr. R. LEYDI, Musica popolare e musica primitiva ne L'Approdo Musicale (nn. 1234, gennaiodicembre 1958, [...]

[...]ritmica. Sulla utilizzazione di una pseudolingua immaginaria indù vedi in Notes (Juin, 1950, p. 435) la recensione di A. W. Locke, ai Cinq Rechants, in cui é riportato l'inizio di uno dei canti: «Hayo kapritana lalilalilalila ssareno les amoureux s'envolent Brangien dans l'espace tu souffles amoureux s'envolent vers les étoiles de la mor tktkt (parlé percuté) hahahahahaha soif ».
(8) V. NErrL, Music in primitive culture, op. cit. Cfr. R. LEYDI, Musica popolare e musica primitiva ne L'Approdo Musicale (nn. 1234, gennaiodicembre 1958, anche la discografia sull'argomento.
(9) Le sacre du printemps. Tableaux de la Russie Paienne en deux parties d'Igor Strawinsky et Nicolas Roerich. (Ed. Boosey & Hawkes). Introduzione Auguri primave
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considerare il saggio Strawinsky e la restaurazione compreso nel volume Philosophie der neuen Musik di Th. W. Adorno (10). Infatti nonostante vi siano da fare non poche riserve sul tono eccessivamente polemico nei riguardi della « restaurazione » di Strawinsky, tuttavia alcune lucide messe a fuoco del primitivismo di S., fatte dall'Adorno[...]

[...]onale che é propria della dodecafonia.
Ma seguiamo l'Adorno in alcuni passi relativi al « primitivismo » di Strawinsky (11). A proposito de Le Sacre:
p. 145 ... « Nonostante tutto il contrasto stilistico tra il primo balletto (Petruska) ammannito gastronomicamente, e l'altro (Le Sacre) cosí tumultuoso, entrambi hanno in comune il nucleo, il sacrificio antiumanistico alla collettività... Questo motivo, che determina totalmente la condotta della musica, lascia l'involucro giocoso di Petruska per presentarsi ndl Sacre con una gravità sanguinosa. Appartiene agli anni in cui si incominciavano a chiamare "primitivi" i selvaggi, alla sfera di Frazer, e di LévyBruhl, e
Danza degli adolescenti Il gioco del ratto Cortei primaverili Gioco delle città rivali Corteo del saggio Danza della terra II Parte: Introduzione Cerchi misteriose degli adolescenti Glorificazione dell'eletta Evocazione degli avi Danza rituale degli avi Danza sacrale dell'Eletta.
(10) T. W. ADORNO, Trad. it., op. cit.; si divide in: Introduzione, Schoenberg e il progr[...]

[...]xilofono, campane, due casse rullanti, due tamburi militari, tamburo basco, grancassa, piatti, triangolo e due crotali... Ma questa trascinante, festosa, a volte orgiastica esuberanza non nasconde, ma rivela per contrasto un sottofondo tragico. E come se gli uomini che partecipano a quei riti cantassero, anzi, gridassero così forte per sopraffare il senso di dolore e di angoscia che essi provano in fondo al cuore » (p. 87).
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anche a quella di Totem e tabù. Non si voleva affatto in Francia contrapporre in tal modo al progresso il mondo preistorico: ma piuttosto si "indagava" questo distacco positivistico assai adatto alla distanza che la musica di S. conserva dagli orrori che avvengono sulla scena e che essa accompagna senza commenti: "Ces hommes crédules — scriveva Cocteau con buone intenzioni illuministiche e con una certa benignità a proposito della gioventù preistorica del Sacre — s'imaginent que le sacrifice d'une jeune fille élue entre toutes est necessaire à ce que le printemps recommence". La musica dice: cosi stanno le cose e come Flaubert nella Madame Bovary non prende posizione. L'orrore viene osservato con un certo compiacimento, non trasfigurato, ma rappresentato senza mitigazioni... » (12).
Ancora sulla struttura di alcuni passi del Sacre:
p. 150 ... « A volte si tratta di una scelta limitata dai dodici suoni, all'incirca come nella pentatonia, quasi che gli altri suoni fossero un tabù e non potessero esser toccati: si può ben pensare, nel caso del Sacre, a quel délire de toucher che Freud riconduce al tabù dell'incesto... ».
Da questo senso di tabù deriva « una certa torbidità [...]

[...]
Ancora sulla struttura di alcuni passi del Sacre:
p. 150 ... « A volte si tratta di una scelta limitata dai dodici suoni, all'incirca come nella pentatonia, quasi che gli altri suoni fossero un tabù e non potessero esser toccati: si può ben pensare, nel caso del Sacre, a quel délire de toucher che Freud riconduce al tabù dell'incesto... ».
Da questo senso di tabù deriva « una certa torbidità sia nel colorito generale che nei singoli caratteri musicali
Ed ecco che l'Adorno passa gradualmente dal primitivismo generico ad un più preciso primitivismo psicologico:
p. 159 ...« Egli esaspera talmente la tensione tra arcaico e moderno che rigetta, per amore dell'autenticità arcaica, il mondo primitivo inteso come principio stilistico: delle sue opere principali solo le Noces accolgono ancora una volta il folklore, con formulazioni assai meno arrendevoli che nel Sacre. Strawinsky scava in cerca dell'autenticità nella compagine stessa e nel disfacimento del mondo di immagini dell'arte moderna. Freud ha insegnato che esiste una connessione tra la[...]

[...]ne, incontraffatto e attuale. Le opere che stanno tra il Sacre e la virata neoclassica imitano il gesto della regressione, tipico della dissociazione dell'identità individuale, e se ne aspettano un'autenticità in senso collettivo. L'affinità veramente stretta di questa tendenza con la teoria di C. G. Jung (14), di cui probabilmente il compositore non sapeva nulla, è lampante almeno quanto lo è il potenziale reazionario. La ricerca di equivalenti musicali dell' "inconscio collettivo" prepara il rovesciamento che porterà all'instaurazione di una comunità regressiva intesa come fatto positivo: ma a tutta prima ha un'aria follemente regressiva... ».
L'Adorno approfondisce le osservazioni sul primitivo e il nevrotico, prestando particolare attenzione alle composizioni a infantili » di S. (15), riproponendo alcune teorie di psicologia infantile per cui nell'infanzia si ripetono lé fasi della a preistoria umana » (16) :
p. 165 ... « La psicologia insegna che tra gli strati arcaici esistenti nella persona singola, e il suo io, stanno mura che sol[...]

[...]lo integrale. L'infantilismo di Strawinsky sa di dover pagare questo scotto. Egli disdegna l'illusione sentimentale O wüsst ich doch den Weg zurück (17) e si mette artificialmente dal punto di vista della malattia mentale per rendere manifesto il mondo primitivo attuale. Mentre i borghesi accusano la scuola di Schoenberg di pazzia per il fatto che non fa loro alcuna concessione, e trovano Strawinsky spiritoso e normale, la costituzione della sua musica è stata modellata sulla neurosi ossessiva, e ancor più sullo sconfinamento psicotico di questa, la schizofrenia a.
(14) C. G. JUNG, op. Cit.
(15) Vedi le composizioni infantili a nota 11.
(16) J. PIAGET, La rappresentazione del mondo nel fanciullo (Torino, Einaudi, 1955. Cap. IV, pp. 135165.
(17) E la seconda parte di Heimweh, Lied di Brahms su testo di Klaus Groth (a Oh, potessi conoscere la via del ritorno! », nota del traduttore di Adorno, op. cit., p. 166).
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Nonostante le affermazioni dell'Adorno risentano continuamente di un tono polemic[...]

[...] e ancor più sullo sconfinamento psicotico di questa, la schizofrenia a.
(14) C. G. JUNG, op. Cit.
(15) Vedi le composizioni infantili a nota 11.
(16) J. PIAGET, La rappresentazione del mondo nel fanciullo (Torino, Einaudi, 1955. Cap. IV, pp. 135165.
(17) E la seconda parte di Heimweh, Lied di Brahms su testo di Klaus Groth (a Oh, potessi conoscere la via del ritorno! », nota del traduttore di Adorno, op. cit., p. 166).
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Nonostante le affermazioni dell'Adorno risentano continuamente di un tono polemico, tuttavia non c'è dubbio che molte sue affermazioni conservano una loro effettiva validità almeno per quel che riguarda il
primitivismo psicologico » nell'ambito della civiltà moderna. Dallo stesso punto di vista sono guardati due aspetti tipici di Strawinsky: l'oggettivismo è il rivolto dell'ebefrenia:
p. 172 ... « La ripulsa dell'espressione che è in Strawinsky il momento più evidente della spersonalizzazione, ha nell'ambito della schizofrenia, il suo riscontro clinico' nell'ebefrenia, ch[...]

[...]ico è una astuzia della ragione verso la ebefrenia, che viene trasformata in superiorità e in purezza artistica, senza lasciarsi disturbare da impulsi ma comportandosi come se operasse nel regno delle idee... ».
Mentre il ritmo nei suo aspetti frammentari e ossessivamente iterativi è lo specchio delle « condizioni catatoniche »:
p. 174 ... « All'indifferenza ebefrenica, che non si interessa dell'espressione, corrisponde passività anche dove la musica di S. presenta un'attività senza sosta: il suo comportamento ritmico è in tutto assai vicino allo schema delle condizioni catatoniche. In certi schizofrenici il fatto che l'apparato motorio diventa autonomo conduce, dopo il disfacimento dell'io, a ripetere senza fine determinati gesti e parole: qualcosa di simile si conosce già in persone colpite da choc. Così la musica da choc di Strawinsky sta sotto la coazione a ripetere, e la coazione continua a sua volta a intaccare ciò che si ripete. La conquista di regioìli già musicalmente vergini, come ad esempio l'ottusità animalesca riscontrabile nel Soldato, è dovuta a questa vena catatonica, che non giova solo all'intento caratterizzatore, ma contagia lo stesso decorso musicale ».
p. 188 ... « L'involuzione del soggetto in essere primordiale diviene possibile in quanto gli viene amputata la presa di coscienza di se stesso, la memoria. Il fatto che il Soldato finisca proscritto nel dominio di ciò che è semplicemente presente, svela il tabù nel cui segno sta complessivamente la musica di Strawinsky ».
Se non si tiene conto del tono polemico con cui questo saggio su Strawinsky e la restaurazione fu scritto, da un Adorno acceso sostenitore della dodecafonia, si potrebbe essere indotti a dare un significato deteriore alle analisi in chiave primitivopsicanalitica. In effetti, nonostante il tono polemico, l'analisi di Adorno intuisce uno dei punti essenziali della crisi del mondo contemporaneo. Voler mettere in rap
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porto questo primitivismo psicologico con il primitivismo di struttura significa dimostrare filologicamente le divergenze e le affinità con l[...]

[...]itore della dodecafonia, si potrebbe essere indotti a dare un significato deteriore alle analisi in chiave primitivopsicanalitica. In effetti, nonostante il tono polemico, l'analisi di Adorno intuisce uno dei punti essenziali della crisi del mondo contemporaneo. Voler mettere in rap
120 DIEGO CARPITELLA
porto questo primitivismo psicologico con il primitivismo di struttura significa dimostrare filologicamente le divergenze e le affinità con la musica primitiva. In quest'ultimo senso alcuni aspetti tecnicolessicali sono espliciti. Una delle caratteristiche peculiari del Sacre é nel trattamento del complesso orchestrale, in particolare degli ottoni e della percussione quali generatori della melodiaritmica (grancassa, guero, piatti, piatto antico, tamtam, tamburo basco, triangolo, timpano piccolo, quattro timpani grandi). Aspetti tecnicolessicali affini ai primitivi possono essere considerati, l'« integrale armonico » dell'Accordo degli auguri primaverili che rappresenta una cellula germinale per tutti gli ulteriori derivati melodici e armon[...]

[...]timpano piccolo, quattro timpani grandi). Aspetti tecnicolessicali affini ai primitivi possono essere considerati, l'« integrale armonico » dell'Accordo degli auguri primaverili che rappresenta una cellula germinale per tutti gli ulteriori derivati melodici e armonici; la politonalità; il ritmo eterometrico che assume un valore « costruttivo » unito alla invariabilità degli intervalli melodici, da cui un senso di ossessiva iterazione (come nella musica primitiva) soprattutto nella Danza sacrale dell'Eletta:
« ...È vero comunque (con talune eccezioni che non bastano ad infirmare la regola) che da più di un mezzo millennio il ritmo, irrigiditosi nelle schematiche formule di una stereotipa quadratura, aveva assunto un ruolo subordinato nei confronti degli altri elementi musicali. Se non è dunque la prima volta in senso assoluto che, nella Sagra, il ritmo riacquista un valore costruttivo, é certamente la prima volta dopo sei secoli che ciò avviene su larga scala. Del resto, l'importanza delle innovazioni strawinskiane in questo campo viene riconosciuta anche dagli odierni compositori d'avanguardia i quali mirano alla serializzazione di tutti gli elementi formali e soprattutto del ritmo. Ad uno dei più noti di questi compositori, il Boulez, si deve un'analisi dei principi di variazione ritmica applicati da Strawinsky nella Sagra » (cfr. P. Boulez, Propositions, in « [...]

[...]a anche dagli odierni compositori d'avanguardia i quali mirano alla serializzazione di tutti gli elementi formali e soprattutto del ritmo. Ad uno dei più noti di questi compositori, il Boulez, si deve un'analisi dei principi di variazione ritmica applicati da Strawinsky nella Sagra » (cfr. P. Boulez, Propositions, in « Polyphonie », n. 2, Paris, 1948) (p. 51, Vlad, Strawinsky, op. cit.).
Una approfondita e completa analisi delle affinità tra la musica strawinskiana (soprattutto del periodo fauve) e alcuni aspetti della musica primitiva, dimostrerebbe ancora di più in Strawinsky, la convergenza del primitivismo psicologico con quello di struttura, con la ovvia esclusione sia dell'« esotismo » che del « folklorismo » (18). La stessa utilizzazione che Strawinsky ha fatto del jazz, dimostra come in lui non vi
(18) Un esempio di « esotismo » organico in Strawinsky lo si trova nel Rossignol: « Si osservi a questo proposito come Strawinsky riesce a rendere il colore locale cinese. Egli non segue meccanicamente gli schemi della scala pentatonica che caratterizza la musica cinese, ma ne assume íl principio struttivo, cioè[...]

[...]gico con quello di struttura, con la ovvia esclusione sia dell'« esotismo » che del « folklorismo » (18). La stessa utilizzazione che Strawinsky ha fatto del jazz, dimostra come in lui non vi
(18) Un esempio di « esotismo » organico in Strawinsky lo si trova nel Rossignol: « Si osservi a questo proposito come Strawinsky riesce a rendere il colore locale cinese. Egli non segue meccanicamente gli schemi della scala pentatonica che caratterizza la musica cinese, ma ne assume íl principio struttivo, cioè la mancanza dell'intervallo di semitono » (VLA», Straw., op. cit., p. 64).
I K PRIMITIVI » E LA MUSICA CONTEMPORANEA 121
sia generalmente mai un primitivismo di imitazione, ma si debba sempre considerare la presenza di un'entità fauve. Ecco come egli stesso scrive nelle Cronache della mia vita, sul Ragtime per li strumenti, composto nel 1918:
«... sebbene di modeste dimensioni (quest'opera) è significativa per l'interesse che provavo allora per il jazz, venuto fuori in modo così dlamoroso subito dopo la fine della guerra. Dietro mia richiesta, mi era stato spedito un mucchio di queste musiche che mi entusiasmarono e per la freschezza e il taglio ancora sconosciuto del loro metro: linguaggio [...]

[...]stesso scrive nelle Cronache della mia vita, sul Ragtime per li strumenti, composto nel 1918:
«... sebbene di modeste dimensioni (quest'opera) è significativa per l'interesse che provavo allora per il jazz, venuto fuori in modo così dlamoroso subito dopo la fine della guerra. Dietro mia richiesta, mi era stato spedito un mucchio di queste musiche che mi entusiasmarono e per la freschezza e il taglio ancora sconosciuto del loro metro: linguaggio musicale che rivela con evidenza la sua origine negra. Tali impressioni mi suggerirono l'idea di disegnare un ritrattotipo di questa nuova musica da ballo, attribuendogli l'importanza di un pezzo da concerto, come in altri tempi i
contemporanei avevano fatto nei confronti del valzer, della mazurka, ecc. » (19).
Si può dire, in effetti, che in Strawinsky il primitivismo di struttura è reso fondamentalmente da una particolare utilizzazione di elementi diatonici, eterogenei si, ma tradizionali, cosicché il primitivismo psicologico (sotto molti aspetti esplicito) si fonda su un materiale c storico ». Negli espressionistidodecafonici, invece, il primitivismo psicologico appare nell'esaltazione dell'inconscio attuale, mentre quello di stru[...]

[...]gico (sotto molti aspetti esplicito) si fonda su un materiale c storico ». Negli espressionistidodecafonici, invece, il primitivismo psicologico appare nell'esaltazione dell'inconscio attuale, mentre quello di struttura, nonostante l'apparente razionalizzazione del materiale, risulta destorificato.
Nell'introdurre la sua Storia della dodecafonia (20), Roman Vlad molto opportunamente ricapitola le cc varie fasi del divenire storico della civiltà musicale europea » passando in rassegna i diversi sistemi musicali che si sono succeduti nel tempo. Dal tetracordo del sistema musicale greco (fino al sec. VII a. C.) si passa alla scala di sette suoni (eptatonica) di Terpandro, dovuta all'unione di due tetracordi, «scala che era destinata a restare la base costruttiva della musica europea fino all'inizio del nostro secolo » (p. 7). Dopo i tetracordi diatonici, cromatici ed enarmonici si arriva ai modi liturgici medievali e quindi dall'VIII sec.
(19) Gli esempi piú espliciti di utilizzazione jazz in S., sono oltre al Ragtime (1918), la Pianoragmusic, e 1'Ebony Concert (1945) scritto per l'orchestra di Woody Hermann. Per l'orchestra jazz di P. Whiteman, S. scrisse Scherzo á la russe (1944). Cfr. anche in Musical Quarterly (January, 1935) un saggio di M. Robert Rogers, Jazz Influence on french music (pp. 5368) in cui si esamina quali aspetti del jazz (ragtime, blues, polifonia) hanno influenzato i compositori francesi: Debussy, Satie, Milhaud, Honegger, Ravel, Wiener. Cfr. anche per una particolare utilizzazione del jazz, L. Pestalozza, Il mondo musicale di Gershwin, in « L'Approdo Musicale » n. 4, ott.dic. 1958.
(20) R. VLAD, Storia della dodecafonia (Milano, Suvini Zerboni, 1958).
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d. C. al punctus contra punctus (cioè al sorgere della polifonia). Secondo alcuni teorici lo svolgimento della civiltà europea ha assunto caratteri diversi a secondo il modo in cui i suoni si sono accoppiati polifonicamente (21). Da un primo accoppiamento all'unissono, all'ottava, alla quarta e alla quinta si passa nel Duecento, ad un accoppiamento secondo le terze (evitando le dissonanze di seconda o di settima, che dovevano invece essere « preparate »). « Tutte le successi[...]

[...]ifonia). Secondo alcuni teorici lo svolgimento della civiltà europea ha assunto caratteri diversi a secondo il modo in cui i suoni si sono accoppiati polifonicamente (21). Da un primo accoppiamento all'unissono, all'ottava, alla quarta e alla quinta si passa nel Duecento, ad un accoppiamento secondo le terze (evitando le dissonanze di seconda o di settima, che dovevano invece essere « preparate »). « Tutte le successive fasi dello sviluppo della musica europea saranno caratterizzate dal graduale e continuo spostamento del limite di dissonanza e dalla conseguente ammissione di entità sonore sempre più complesse (p. 8). Si arrive, così, nel Rinascimento, alla concezione armonica della musica, quando il « tessuto polifonico si raggrumò in accordi » (p. 9) e quindi all'accordo perfetto (di terza e quinta) che « diventò la base del tradizionale sistema armonico tonale. La sua crescita organica segna le tappe della storia dell'armonia da Monteverdi a Ravel. All'accordo di quinta Monteverdi aggiunge la settima e la nona, Schubert e Weber introducono, poi, la undicesima, Ravel infine, adoperando su larga scala l'accordo di tredicesima, porta all'estremo le possibilità di creare nuovi accordi nell'ambito della scala diatonica » (p. 9). Verso la fine dell'Ottocento e i primi anni del Nov[...]

[...]. Busoni... additò la possibilità di costruire ben 113 diverse scale diatoniche di sette suoni » (p. 10). In questa situazione Schoenberg attua il totale cramatico atonale (o anche pantonale, o libera dissonanza) per poi approdare
(21) R. LEIBOWITz, Introduction à la musique de douze sons (Parigi, Ed. L'arche, 1949).
(22) Per musicisti della generazione dell'80, si intendono Casella, Malipiero, Respighi, Pizzetti, Alfano.
I « PRIMITIVI » E LA MUSICA CONTEMPORANEA 123
al principio costruttivo dei dodici suoni, cioè alla dodecafonia. Da qui alla poliarmonia, alla polimodalità e alla politonalità, il passo è breve. Con il pluricromatismo dei concreti e degli elettronici si dovrebbe arrivare « ...all'esaurimento del nostro sistema basato su dodici diversi suoni della scala temperata: in quel momento diventerà attuale il nuovo ri corso ai quarti ed alle altre frazioni di suoni inferiori al semitono) (p. 11).
È necessario fare questa premessa sullo svolgimento della civiltà musicale eurobianca per comprendere a che punto sia intervenuto lo s[...]

[...]ia. Da qui alla poliarmonia, alla polimodalità e alla politonalità, il passo è breve. Con il pluricromatismo dei concreti e degli elettronici si dovrebbe arrivare « ...all'esaurimento del nostro sistema basato su dodici diversi suoni della scala temperata: in quel momento diventerà attuale il nuovo ri corso ai quarti ed alle altre frazioni di suoni inferiori al semitono) (p. 11).
È necessario fare questa premessa sullo svolgimento della civiltà musicale eurobianca per comprendere a che punto sia intervenuto lo studio storico e scientifico della musica primitiva, e come si sia sviluppato, verso la seconda metà dell'800, in concomitanza con la crisi del lessico musicale occidentale. L'interesse verso la musica dei primitivi fu dettato da varie ragioni, alcune delle quali in comune con le altre discipline etnografiche, storiche, religiose, antropologiche. Tra queste ragioni, lo sviluppo del colonialismo che diede la possibilità di conoscere direttamente e per lungo tempo i « primitivi » (non é un caso che la «musicologia comparata », come si chiamava alcuni anni fa l'etnomusicologia (23) si sviluppi nel periodo dell'influenza di Frobenius in etnologia); la possibilità di una più vasta documentazione sui popoli extraeuropei e la conseguente utilizzazione estetica, cosciente, di alcuni loro moduli esp[...]

[...]he diede la possibilità di conoscere direttamente e per lungo tempo i « primitivi » (non é un caso che la «musicologia comparata », come si chiamava alcuni anni fa l'etnomusicologia (23) si sviluppi nel periodo dell'influenza di Frobenius in etnologia); la possibilità di una più vasta documentazione sui popoli extraeuropei e la conseguente utilizzazione estetica, cosciente, di alcuni loro moduli espressivi.
In effetti i primi interessi verso la musica extraoccidentale si ebbero ad opera di missionari, come quelli spagnoli che durante il sec. XVII si occuparono della musica delle alte culture indios (24). Fu poi durante l'illuminismo che l'interesse verso la musica primitiva e orientale prese rilievo nelle opere di Rousseau, Amiot, Jones (25) che si occuparono di musica cinese e indiana, e quindi alla metà dell'800 con gli studi di Kiesewetter sulla musica araba (26).
L'interesse verso il folklore delle scuole nazionali romantiche sem
(23) Cfr. NETTL, op. cit., per definizione di « etnomusicologia ».
(24) R. STEVENSON, Music in Mexico (N. Y. 1953) in Nnrrr., op. cit. Nella presente bibliografia sono citati soltanto alcuni studi particolarmente utili alla nostra tesi. Per una bibliografia completa, v. B. NETT., op. cit., « Annotated Bibliography », pp. 145166, e « Notes », pp. 167174. Cfr. inoltre: J. CHAILLEY, Précis de musicologie, Presses Universitaires de France, 1958: cap. « L'ethnomusicologie » (par C. Brailoiu), pp. 3152; cap. « Organo[...]

[...]aires de France, 1958: cap. « L'ethnomusicologie » (par C. Brailoiu), pp. 3152; cap. « Organologie primitive » (par A. Schaeffner), pp. 5358; cap. « Antiquité orientale » (par A. Machabey), pp. 5972. Vedi J. KUNST, EthnoMusicology (The Hague, 1955). Cfr. anche bibliografia R. LEYDI, op. cit.
(25) J. J. ROUSSEAU, Dictionnaire de musique, 1767; J. AMIOT, Memoires sur la musique des Chinois tout anciens que modernes (Paris, 1776); W. JONES, On the musical Modes of the Hindus (1799).
(26) R. G. KIESEWETTER, Geschichte der arabischen Musik (Leipzig 1842).
124 DIEGO CARPITELLA
brò diminuire l'attenzione verso la musica dei primitivi e orientale. Una data fondamentale per la ripresa di questi studi rimane la monografia di Carl Stumpf sugli indios Bella Coola i quali visitarono Berlino nel 1882: Stumpf attratto dalla « stranezza » di questi canti li trascrisse in notazione moderna (27). Fu in questo periodo che a Berlina fu fondato l'Archivio di musica orientale. Contemporaneamente un fisico inglese, A. J. Ellis si interessò alla musica extraeuropea, studiando soprattutto la struttura di alcune scale arcaiche della musica araba (AlKindi) e constatando la presenza di intervalli inferiori al semitono (quarti di tono) tipici delle scale orientali (28). Accanto a Stumpf, il nome più importante é quello di Erich M. von Hornbostel, i cui studi si indirizzarono agli aspetti fisicoacustici della musica: intervalli, sistemi tonali, altezza e timbro, ritmo, ecc. (29). Con il perfezionamento del fonografo, intorno al 1890, si ebbe una più valida documentazione sulla musica primitiva e orientale (Indios, Africa, Melanesia, Turchia, Giappone, Tunisia, ecc.) e in tal senso gli Archivi dell'Istituto Psicologico di Berlino ebbero un grande rilievo. Hornbostel lavorò nelle sue ricerche sulla musica primitiva con un fisico, l'Abraham (29). Da Stumpf e da Hornbostel deriva tutta la scuola tedesca i cui maggiori rappresentanti furono Lachmann, Fischer, Schneider, Kolinski, Sachs, Lach, Herzog (30) con i quali sono stati praticamente trattati quasi tutti gli aspetti strutturali della musica primitiva e orientale. Bartók, che si occupò del folklore dell'Europa sudorientale e della musica del nordAfrica (constatando che la linea di demarcazione tra folklore arcaico e musica primitiva é molto labile) segui in gran parte i metodi della scuola tedesca (31). Da questo approfondimento della musica primitiva derivò di conseguenza la necessità di stabilire legami tra i risultati di questa
(27) CARL STUMPF, Lieder der Bellakula Indianer, « Vierteljahrschrift für Musikwissenschaft», 2, 405426, 1826.
(28) A. J. ELLIs, On the musical Scales of various Nations, « Journal of the Society of Arts », vol. 33 (1885); K. BUCHER, Arbeit und Rhytmus, 1896.
(29) E. M. VON HORNBOSTEL, Das berliner Phonogrammarchiv, « Zeitschrift für vergleichende Musikwissenschaft », 1, 4045 (1933); Hornbostel, Sachs, Systematik der Musikinstrumente, « Zeitschrift für Ethnologie », 46, 553590 (1914).
(30) LACH, Die vergleichende Musikwissenschaft, ihre Methoden und Probleme (1924); M. SCHNEIDER, Geschichte der Mehrstimmigkeit, vol. 1 (Die Naturvolker) 1934; G. HERZOG, Musical Styles in North America, « Proceedings of the twentythird International[...]

[...]3 (1885); K. BUCHER, Arbeit und Rhytmus, 1896.
(29) E. M. VON HORNBOSTEL, Das berliner Phonogrammarchiv, « Zeitschrift für vergleichende Musikwissenschaft », 1, 4045 (1933); Hornbostel, Sachs, Systematik der Musikinstrumente, « Zeitschrift für Ethnologie », 46, 553590 (1914).
(30) LACH, Die vergleichende Musikwissenschaft, ihre Methoden und Probleme (1924); M. SCHNEIDER, Geschichte der Mehrstimmigkeit, vol. 1 (Die Naturvolker) 1934; G. HERZOG, Musical Styles in North America, « Proceedings of the twentythird International Congress of Americanists », 1928, pp. 455458; B. NETTi., Stylistic Variety in North American Indian Music, « Journal of the American Musicological Society », vol. 6, n. 2, 1953; R. LACHMANN, Musik der aussereuropäischen NaturundKulturvölker, in « Handbuch der Musikwissenschaft », 1929; C. SACHS, The Rise of Music in the Ancient World (New York, 1943).
(31) B. BARTÓK, Scritti sulla musica popolare, Torino, Einaudi, 1955.
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ricerca e le origini della musica, di cui si occuparono[...]

[...]in North America, « Proceedings of the twentythird International Congress of Americanists », 1928, pp. 455458; B. NETTi., Stylistic Variety in North American Indian Music, « Journal of the American Musicological Society », vol. 6, n. 2, 1953; R. LACHMANN, Musik der aussereuropäischen NaturundKulturvölker, in « Handbuch der Musikwissenschaft », 1929; C. SACHS, The Rise of Music in the Ancient World (New York, 1943).
(31) B. BARTÓK, Scritti sulla musica popolare, Torino, Einaudi, 1955.
I «PRIMITIVI» E LA MUSICA CONTEMPORANEA 125
ricerca e le origini della musica, di cui si occuparono Wallaschek, Sachs, Lach, Lachinann, i quali trattarono anche alcuni problemi relativi alla musica primitiva e quella occidentale (32).
Con la fusione di alcuni studiosi anglosassoni e di rappresentanti della musicologia comparata tedesca — Fillmore, Flechter, Boas, Densmore, Roberts, Herzog, Metfessel ed altri — nacque la scuola americana
i cui scopi, fin dall'inizio, furono l'esame degli aspetti antropologici e della pratica musicale dei « primitivi » (33).
Lo studio della musica primitiva e del folklore arcaico andò sempre più configurando la non unicità della musica extraoccidentale, e per certi aspetti una sua insufficienza, soprattutto quando si pose il problema di come trascrivere la musica primitiva, orientale e folklorica, data l'impossibilità di riportare questi sistemi musicali nel tradizionale pentagramma. L'oscillografo di Jones, di Densmore, di Gilman (34); il metodo fonemico di Stumpf e Hornbostel, quello fonetico di Herzog (35), unitamente alla pratica ormai acquisita da tutti gli studiosi di « registrare » con mezzi meccanici la musica primitiva e popolare, non fecero che sottolineare le crisi della scrittura, e quindi del sistema, occidentale.
In tempi più recenti le ricerche sulla musica primitiva, orientale e folklorica arcaica si sono talmente approfondite, che allo stato attuale é possibile documentare alcune analogie con il « primitivo » nella musica occidentale.
Tra le osservazioni piú interessanti che si possono fare sulla musica
primitiva » utili al nostro discorso, e in base a questa tradizione di studi, vi sono: le scale (che sono in fondo una definizione colta a posteriori) sono delle successioni di suoni (quasi delle serie) in cui, generalmente, manca un'accentuata funzione « tonica » contrariamente all'armonia tonale tradizionale eurobianca. Prevale in gran parte la modalità, e anche quando vi sono scale tonali molto vicine a quelle bianche, il risultato fonico é completamente diverso, in quanto intervengono nell'ese
(32) R. WALLASCHEK, Anfänge der Tonkunst.
(33) A. P. MERRIAM, The use of music in the study o[...]

[...]tamente diverso, in quanto intervengono nell'ese
(32) R. WALLASCHEK, Anfänge der Tonkunst.
(33) A. P. MERRIAM, The use of music in the study of a problem of acculturation, «« American Anthropologist », 57, 2834 (1955). ,
(34) B. I. GILMAN, Hopi Songs, « Journal of american Ethnology and Archeology », vol. 5 (1908); F. DENSMORE, Chippewa Music, « Bulletin of the Bureau of American Ethnology », Washington 1910; A. M. JoNEs, The study of African Musical Rhythm, « Bantu Studies », vol. 11, 1937.
(35) M. METFESSEL, Phonophotography in folk music (1928).
126 DIEGO CARPITELLA
cuzione lo stile di emissione della voce (36), il timbro, l'intonazione
naturale », il ritmo (ed é qui uno dei punti focali del « mito » di riproduzione della musica primitiva). Tra i caratteri « regressivi » di certa musica primitiva, le scale di due suoni (ditoniche) e di tre suoni (tritoniche). Le più usate sono quelle tetratoniche e pentatoniche; si trovano scale esatoniche (soprattutto nella musica orientale) ed eptatoniche diatoniche, molto simili all'esacordo di G. D'Arezzo e ai modi maggiore
e minore occidentali (37).
Quanto alle melodie esse si basano in genere sui rapporti di quarta
e di quinta, tenendo presente che mancando nelle scale i centri di attrazione, esse assumono un significato completamente diverso dalla melodia tradizionale eurobianca. Quanto al ritmo esso si presenta in una molteplicità di aspetti (anche perché strettamente legato alla parola) (38), asimmetrici (soprattutto nella musica orientale) e isometrici (nella musica africana). Il ritmo costruttivo é quindi [...]

[...] di G. D'Arezzo e ai modi maggiore
e minore occidentali (37).
Quanto alle melodie esse si basano in genere sui rapporti di quarta
e di quinta, tenendo presente che mancando nelle scale i centri di attrazione, esse assumono un significato completamente diverso dalla melodia tradizionale eurobianca. Quanto al ritmo esso si presenta in una molteplicità di aspetti (anche perché strettamente legato alla parola) (38), asimmetrici (soprattutto nella musica orientale) e isometrici (nella musica africana). Il ritmo costruttivo é quindi determinante nel
la costituzione delle forme strofiche, anti f onali e responsoriali, nelle
formelitanie e in quelle varianti. Ma uno dei risultati più importanti delle ricerche sulla musica primitiva, é stata certamente la polifonia, che per lungo tempo è stata ritenuta una prerogativa civile eurobianca tra gli studiosi più importanti, l'Helmholtz e Schneider (39). A quest'ultimo si deve una precisa documentazione sulla divisione in quattro aree della polifonia primitiva secondo due criteri: la simiglianza e la diversità tra l'organizzazione tonale delle parti individuali; l'analogia
o la diversità dell'importanza delle parti individuali. Per cui si é arrivati nella polifonia primitiva, alla individuazione dell'etero f onia, agli intervalli paralleli, all'imitazione, al canone,[...]

[...]dieparlate,. ecc.
Nonostante questa nostra rapida rassegna ci costringa ad osservazioni di carattere generale, tuttavia é possibile affermare che analogie evidenti possono essere stabilite tra il materiale primitivo e quella contemporaneo. Gli elementi più espliciti sono : la struttura prevalentemente modale delle scale, la cui base è in genere tetratonica e pentato
(36) A. LOMAX, Nuova ipotesi sul canto folkloristico italiano nel quadro della musica mondiale, in « Nuovi Argomenti », nn. 1718, nov. 1955 febb. 1956.
(37) B. NETTI., op. cit., pag. 49.
(38) G. HERZOG, Speechmelody and Primitive Music, « Musical Quarterly », 20, 452466 (1934).
(39) HELMHOLTZ, On the Sensations of Tone (New York, 1948); SCHNEIDER, Geschichte der Mehrstimmgkeit, op. cit.; V. BELAIEV, The Folk Music of the Georgia in « Musical Quarterly », XIX, 1933.
I « PRIMITIVI » E LA MUSICA CONTEMPORANEA 127
nica (l'uso delle terze è già di civiltà evolute); la conseguente struttura « seriale » delle melodie; il valore costruttivo del ritmo nella sua poliedricità asimmetrica e isometrica; l'organizzazione polifonica e non armonica delle voci; l'uso di alcune tecniche vocali (molto simili all'Urschrei, alla Sprechstimme, alla Sprechmelodie, alla Klangfarbenmelodie); l'utilizzazione di particolari strumenti (in special modo la percussione) (40).
Fondamentalmente il mito del primitivismo di struttura avviene quando si crede che alcune di queste caratteristiche morfologiche strutt[...]

[...] alla Sprechstimme, alla Sprechmelodie, alla Klangfarbenmelodie); l'utilizzazione di particolari strumenti (in special modo la percussione) (40).
Fondamentalmente il mito del primitivismo di struttura avviene quando si crede che alcune di queste caratteristiche morfologiche strutturali possono essere « riprodotte » da alcuni dati storici: il timbro, lo stile o il particolare tipo di emissione della voce; la funzionalità sociale e rituale che la musica primitiva ha, e quindi una sua particolare essenza emotiva e « reale »; e così via. In altri termini questi fattori morfologicostrutturali tenderebbero a destorificarsi non appena detratti dalla loro realtà storica. In effetti, per quanto destorificante possa essere la detrazione, tuttavia molti elementi obiettivi permangono: soprattutto nella musica per i suoi attributi asemantici (da cui una maggiore « commercializzazione » del primitivo nella musica a di consumo n — jazz o musica leggera — che nelle altre arti « di consumo »).
L'effettiva entità dei rapporti tra musica primitiva e musica contemporanea è da considerare anche in questo senso. Li dove vi sarà una convergenza del materiale primitivo con il primitivismo di struttura e psicologico (il jazz o alcune opere fauves di Strawinsky, per esempio) si ha una minore destorificazione. Dove invece il primitivismo psicologico prevarica su quello di struttura (ad es. nella dodecafonia) evidentemente interviene una elaborazione intellettualistica per cui la. destorificazione è maggiore. Il solo primitivismo di struttura determina d'altra parte il « funzionalismo » (tipo Messiaen). Ed infine, li dove non si ha né primitivismo di st[...]

[...]rimitivismo di struttura determina d'altra parte il « funzionalismo » (tipo Messiaen). Ed infine, li dove non si ha né primitivismo di struttura né psicologico, ma solo uso del materiale primitivo, allora la risultante è 1'« esotismo ». Eguale discorso vale naturalmente per il folklore, quello arcaico s'intende (41).
(40) Cfr. per un ampio panorama degli strumenti primitivi e della loro utilizzazione funzionale, F. ORTIz, Los instrumentos de la musica afrocubana (Habana, 19521955, 5 v11.). Cfr. anche recensione CarpitellaSeppilli in « Lares », lugliodicembre, 1955; Cfr. SCHAFFNER, Origine des instruments de musique (Paris, 1936).
(41) Vedi come opera dodecafonica ispirata esplicitamente ai « primitivi ». VI. VoGEL, Wagadus untergang durch die eitelkeit (La caduta di Wagadu per orgoglio), oratorio in due parti per soli, coro, cinque saxofoni e clarinetto. Ispirato al Dausi, libro degli. eroi Cabili, della raccolta Atlantis di Frobenius (1930).
128 DIEGO CARPITELLA
Il «primitivismo» di Strawinsky appare dunque più esplicito per la converg[...]

[...]Atlantis di Frobenius (1930).
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Il «primitivismo» di Strawinsky appare dunque più esplicito per la convergenza del primitivismo psicologico con quello di struttura; nella dodecafonia espressionista questa convergenza è meno evidente, e ancora meno poteva apparire nel saggio di Adorno Schoeneberg e il progresso. Tuttavia alcune affermazioni fatte dall'Adorno nel famoso saggio su Strawinsky, sono oggi, allo stato attuale della musica, reversibili sui « radicali » continuatori della dodecafonia (42). Così scrive acutamente il Rognoni nella introduzione alla Philosophie der neuen Musik: « Per quanto riguarda poi il ritorno alla « materia sonora » affermato da alcuni giovani postweberniani, esso arrischia di apparire più che mai soggetto all'alienazione e proprio nel senso che Adorno aveva indicato nel presente saggio su Strawinsky. La spinta verso la ricerca di una autenticità si manifesta infatti nelle prime opere del compositore russo con « la rinuncia ad ogni psicologismo e la riduzione al puro fenomeno ». Così Strawinsk[...]

[...]o alla « materia sonora » affermato da alcuni giovani postweberniani, esso arrischia di apparire più che mai soggetto all'alienazione e proprio nel senso che Adorno aveva indicato nel presente saggio su Strawinsky. La spinta verso la ricerca di una autenticità si manifesta infatti nelle prime opere del compositore russo con « la rinuncia ad ogni psicologismo e la riduzione al puro fenomeno ». Così Strawinsky mirerebbe a ricercare l'essenza della musica quasi « in un diretto contatto con la materia prima della musica »; la sua si atteggia come « una tecnica di assaggi permanenti » essenzialmente immersa nella materia in sé; e la musica strawinskiana risuonerebbe come vibrazione fisiologica che « non conosce il ricordo e perciò nemmeno la continuità temporale: essa decorre in riflessi ». V'è da rimanere sbalorditi nel ritrovare una coincidenza così puntuale tra le affermazioni difensive di alcuni ambienti postweberniani e queste definizioni del primo Strawinsky. Poiché l'« io non può essere salvato » (Mach), almeno come esso si manifesta in un certo tipo di arte occidentale, dalla sua negazione subentra il livellamento collettivo; e Strawinsky viene proprio interpretato come l'ultimo anello di un processo che aveva mirato al[...]

[...]. Adorno parla addirittura di « positivismo strawinskiano », il quale « si attiene al mondo primitivo come ad una situazione di fatto »; e la « preistoria » di Strawinsky è ritenuta « quasi scientifica ». L'ambiguità del ritorno alla barbarie intesa come progresso scientifico e tecnico contra la cristallizzazione degli ideali della vita, che si era già manifestata in Strawinsky, arrischierebbe dunque di riproporsi anche nelle giovani generazioni musicali, e proprio in quelle che si ritengono legittime eredi
(42) Cfr. P. SCHAEFFER, A la recherche d'une musique concrète (Paris, 1952); L. BERIO: Prospettive nella musica, in e Elettronica », Anno V, n. 3, Torino, sett. 1956.
I « PRIMITIVI » E LA MUSICA CONTEMPORANEA 129
di Anton Webern? In una situazione senza piú alcuno sfogo, irretita nel controllo totale di un campo sonoro che sfugge ormai alla stessa percezione sensibile e che il progresso totalitario della tecnica acustica rende sempre più incontrollabile, l'autoestinzione del soggetto (come già nello Strawinsky del Sacre, che pur tuttavia violentava ancora un materiale « storico ») porterebbe dunque alla materia originaria? (pp. XXIVXXV).
A cui, aggiungiamo noi, fa eco la chiusa di Freud in Totem e tabe (Il ritorno del totemismo nell'infanzia):
p. 177 ... « Certamente, tanto nei se[...]

[...]piuttosto un surrogato del pensiero e perciò ritengo, pur senza garantire l'assoluta esattezza della mia asserzione, che nel caso in discussione si possa ben dire che: « In principio era l'azione ».
In altri termini il limite del primitivismo psicologico dei dodecafonici è nella « sospensione del giudizio » weberniana (43) e nella « identificazione con l'aggressore » (cioè lo scientifismo tecnico) formulata dall'Adorno nell'Invecchiamento della musica moderna (44).
D'altro canto i timori per questo « limite » furono manifestati, con grande scalpore, da Thomas Mann nel suo Doctor Faustus (in cui l'Adorno fu un ideale consulente tecnico) e nella conseguente polemica con Schoenberg:
« Ciò che infatti ne potevo desumere, e che mi appropriai per descrivere la crisi generale della civiltà e della musica in particolare, costituiva il motivo fondamentale del mio libro: la vicinanza della sterilità, la disperazione innata e predisponente al patto con il diavolo » (45).
A cui fa eco, anche qui, l'Aldrich in Mente primitiva e civiltà moderna (La psiche primitiva) :
(43) Cfr. ROGNONI, Introduzione a TH. W. ADORNO, Filosofia, ecc., op. cit. (p. XXVI).
(44) TH. W. ADORNO, Dissonanzen (Goettingen, 1958). Trad. it. a cura di G. Manzoni (Feltrinelli, 1959), pp. 156186.
(45) Cfr. in ROGNONI, Introduzione alla Filosofia ecc., p. X.: Ist A. Schoenberg Doktor Faustus? Scharfer öffentlicher Briefwechsel[...]

[...]rs e i sermons, dei blues o degli spirituals negri.
Una descrizione della melodiablues, ricorda per molti aspetti, alcuni tratti della Klangfarbenmelodie o della « serializzazione » degli elementi formali:
« Il carattere non rigorosamente tonale del linguaggio blues con
(46) Riportato in: Rooxoxt, Espressionismo e dodecafonia (Torino, Einaudi, 1954), p. 54.
(47) Cfr. ROGNONI, Espressionismo, ecc., op. cit., pp. 38 e 54.
I « PRIMITIVI » E LA MUSICA CONTEMPORANEA 131
sente la sovrapposizione continua, in posizione evidentemente dialettica, di diverse linee melodiche. Qualcuno ha voluto riconoscere da ciò il carattere politonale del blues. In realtà il blues non potrà mai essere politonale, per la ragione assai semplice che non é diatonico. La presenza di uno svolgimento blues di melodie diverse, opposte e sovrapposte, all'apparenza ognuna svolta entro i diversi limiti tonali, rappresenta il punto estremo di libertà armonica a cui ii suo schema può giungere. In pratica tutte queste diverse melodie possono poi ridursi, superati i pregiudi[...]

[...]ionismo, ecc., op. cit., p. 34.
132 DIEGO CARPITELLA
di razionalizzazione attraverso il « materiale ». Una razionalizzazione che diventa « una specie di simbolismo materializzato »: « Nella razionalizzazione si cela un pessimo fattore irrazionale, la fiducia cioè che una materia astratta possa avere un significato in se stessa: ed è invece il soggetto che si misconosce in essa, mentre esso solo potrebbe cavarne un senso » (Invecchiamento della musica moderna, p. 170).
Il presente saggio, come abbiamo premesso, non può andare al di là di una proposta, non è possibile quindi esigere un discorso compiuto. Tuttavia un prima contatto con il problema stimola delle considerazioni preliminari. Alla stato attuale è possibile stabilire dei rapporti tra la musica contemporanea e quella primitiva, soprattutto se si considera che per quest'ultima si è ormai giunti ad una sufficiente documentazione. Così verrebbe provata filologicamente l'affinità di struttura, o anche, il primitivismo di struttura. Ma questo rapporto non può essere stabilito soltanto su elementi tecnicolessicali, poiché se si vuole enucleare il primitivismo psicologico sono necessari elementi etnici, sociali, religiosi, psicanalitici. Solo così è possibile stabilire la presenza del « primitivo » nella musica contemporanea, non solo « seria » ma anche leggera », anzi attraverso quest'ult[...]

[...]he per quest'ultima si è ormai giunti ad una sufficiente documentazione. Così verrebbe provata filologicamente l'affinità di struttura, o anche, il primitivismo di struttura. Ma questo rapporto non può essere stabilito soltanto su elementi tecnicolessicali, poiché se si vuole enucleare il primitivismo psicologico sono necessari elementi etnici, sociali, religiosi, psicanalitici. Solo così è possibile stabilire la presenza del « primitivo » nella musica contemporanea, non solo « seria » ma anche leggera », anzi attraverso quest'ultima — dalle migliori espressioni jazz fino alle più spurie colonne sonore — è possibile chiarire fino a che punto il « primitivismo » si sia commercializzato (50). Perché poi il « primitivismo » della musica jazz e « leggera » faccia più presa sulla massa, di quanto non il primitivo nella musica « seria », ciò dipende da un processo di destorificazione intellettualistica che il materiale primitivo subisce. Cioè : il primitivismo psicologico della musica « seria » che non viene accettato dalla porta, entra invece dalla finestra, con il primitivismo psicologico e di struttura della musica jazz e «'leggera »: viene anzi usato come un mezzo di rimozione e un simbolo di feticismo nella musica (51). Forse da quando esiste il dualismo musica « seria » e musica « leggera » non si è mai avuto un comune denominatore così unitario, ma con risultati estremamente contradditori. È una questione su cui riflettere
(50) Vedi in Tse. ADORNO, Dissonanze, op. cit., trad. it. II carattere di feticcio in musica e il regresso dell'ascolto, pp. 751; dr. D. CARPITELLA, Musica popolare e musica di consumo (Accademia S. Cecilia, 1955).
(51) Da una notizia pubblicata su « Il Giorno » (194'59) in cui si riferisce che il reverendo Cavell Northam conquista i suoi parrocchiani della chiesa di St. James, a Downley, in Inghilterra, cantando il rock'n'roll: « Fino ad oggi, per molti, il jazz, e in particolare il rock'n'roll, sono stati "la musica del diavolo". Ora invece non sono pochi i preti — protestanti — che insistono sulle "profonde radici religiose del jazz e della autentica musica popolare". Le vie di Dio sono molte. Ma questa? ».
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I « PRIMITIVI » E LA MUSICA CONTEMPORANEA 133
Nell'ambito di una storia culturale anche il «primitivismo» musicale é stato una « scala » di una nuova dimensione umana e ha contribuito alla metamorfosi di un linguaggio più córrispondente (o più conforme?) alla realtà. Quanto al limite esso consiste nel rischio dell'esserci, nell'« identificazione con l'aggressore ». Un'analisi più approfondita comporterebbe una determinazione di tutti questi fattori.
DIEGO CARPITELLA
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da Massimo Mila, Guillaume Dufay, musicista franco-borgognone in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - marzo - 31 - numero 2

Brano: GUILLAUME DUFAY, MUSICISTA FRANCOBORGOGNONE
1. La pubblicazione dell'opera omnia di Guillaume Dufay, condotta a termine in 6 volumi, tra il 1950 e il 1968, dall'insigne musicologo Heinrich Besseler (19001969) per l'American Institute of Musicology di Roma, sta restituendo voce e sostanza di suono a quello che era fin qui un fantasma musicologico, menzionato con onore nelle storie della musica, in realtà ignorato nella concretezza delle sue invenzioni musicali, e perciò gratificato d'un'ambigua collocazione restrittiva, che non gli spetta affatto: quella d'artista di transizione.
Salvo rarissime eccezioni (come la messa Se la face ay pale, pubblicata in edizione moderna nel 1900 e, limitatamente al Kyrie, fin dal 1834 nella Storia della musica del Kiesewetter, e come la strofa della canzone petrarchesca Vergine bella, pubblicata in facsimile dal Lisio nel 1893, e l'anno dopo in notazione moderna da Franz Xavier Haberl), si può affermare senza troppa esagerazione che per quasi cinque secoli mai una nota di Duf ay ebbe piú a risuonare nel mondo. Gli studi di cui fu oggetto e la bibliografia che gli si era formata intorno, competente ma scarsa, sono frutto della lettura astratta e della difficile decifrazione in archivio di codici conservati specialmente a Trento, a Bologna, a Oxford, a Vienna, a Modena, a Parigi, a Roma, Edimburgo e [...]

[...] lettura astratta e della difficile decifrazione in archivio di codici conservati specialmente a Trento, a Bologna, a Oxford, a Vienna, a Modena, a Parigi, a Roma, Edimburgo e Bruxelles.
Pur facendo il piú largo credito alla capacità di lettura di studiosi come il Van den Borren, lo Stainer, lo Haberl, pionieri della bibliografia su Dufay, e all'intuizione critica di uno storico come l'Ambros, nessuno praticamente aveva mai udito il suono d'una musica di questo compositore. Soltanto ora la disponibilità dei testi sollecita l'iniziativa delle corali e a poco a poco, anche col sussidio determinante del disco, si viene componendo l'immagine di un'arte che si rivela tra le piú alte dell'intera storia musicale, ma che si afferma lentamente, per virtú di segreta persuasione interiore, poiché essa è aliena dall'arroganza e dalla sopraffazione: arte di intimo raccoglimento, tutta civiltà e misura, non sa alzar la voce nei certami dell'eloquenza e rifiuta ogni atteggiamento di retorica tribunizia.
158 MASSIMO MILA
2. Cent'anni dopo l'apparizione di Guillaume de Machault (13001377) nella musica e nella poesia francese, la vicenda terrena di Guillaume Dufay sembra ripeterne la parabola protoumanistica d'una giovinezza attiva nei civili negozi e nelle esperienze di corte, poi, con l'età matura, il ritiro nella quiete studiosa d'un canonicato, in compagnia d'una ricca biblioteca e magari d'una buona cantina.
Nato intorno al 1400 in un villaggio di nome Fay, forse vicino Gâteau Cambrésis, presso Chimay, nel Hainaut, questo gentile e colto umanista, laureato in diritto forse all'Università di Torino, oppure alla Sorbona, ebbe strette relazioni con l'Italia. Putto cantore nella cattedral[...]

[...]o, in compagnia d'una ricca biblioteca e magari d'una buona cantina.
Nato intorno al 1400 in un villaggio di nome Fay, forse vicino Gâteau Cambrésis, presso Chimay, nel Hainaut, questo gentile e colto umanista, laureato in diritto forse all'Università di Torino, oppure alla Sorbona, ebbe strette relazioni con l'Italia. Putto cantore nella cattedrale di Cambrai, vi fu probabilmente condiscepolo del coetaneo Gilles Binchois (14001460) alla scuola musicale di Richard de Loqueville, magister puerorum a Cambrai dal 1413 al 1418. Sono pure da supporre relazioni con Nicolas Grenon, canonico a Cambrai e maestro di cappella nella cattedrale durante il 1408 e il 1409. Si ritiene che nel 141718 il giovane Duf ay abbia fatto parte del seguito che accompagnò Pierre Dailly, vescovo di Cambrai, al concilio di Costanza, e là abbia stretto relazioni altolocate che gli permetteranno ben presto di venire in Italia, presso la corte dei Malatesta a Rimini, dal 1419 al 1426. « Charles gentil, c'on dit de Malateste » proclamano le 3 voci unite in accordi di sono[...]

[...] storia — col nome di Felice y, Duf ay soggiornò a Ginevra, a Torino, a Pinerolo, forse a Chambéry I. Ma soprattutto col figlio di lui, duca Ludovico, e con la sua sposa, la gentile Anna di Cipro, probabilmente piú portati alle arti di quanto non fosse l'irascibile genitore e suocero, Duf ay intrattenne rapporti d'affettuosa devozione. Ne rimane traccia in documenti degli Archivi di Stato a Torino: tra l'altro
1 Cfr. M. TH. BOUQUET, La cappella musicale dei duchi di Savoia dal 1450 al 1500, in « Rivista Italiana di Musicologia » III (1968), 2, pp. 237241.
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il pagamento di 10 fiorini parvi ponderis, l'8 agosto 1434, al:cappellano del duca, Guillaume Duf ay, perché da Thonon, sul lago di Ginevra, potesse recarsi in patria a visitare sua madre. Nel 1435, il 21 marzo, risulta dai conti della tesoreria ducale il pagamento d'un salario annuo di 25 franchi a Dufay, qualificato ora magister capelle [sic! ] domini e non piú semplice cappellano.
Rientrato nella cappella pontificia (1435), la lasciò d[...]

[...]la giovinezza di Dufay.
Gli ultimi ventiquattro anni della sua vita Duf ay, divenuto ormai celebre e autorevole, li trascorse nella pace del canonicato di Cambrai (doveva, non si sa quando, essere passato allo stato ecclesiastico, perché risulta che aveva voto nel capitolo dei canonici). Non pare che sia mai stato maestro di cappella della cattedrale. Abbandonato il genere profano della canzone, si dedicò ora esclusivamente alla composizione di musica sacra. Onorato come un maestro, veniva talvolta chiamato a dirimere questioni musicali (nel 1458 a Besançon). Quando il vescovo di Arras, Pierre Branchicourt, venne a Cambrai per l'inaugurazione della nuova cattedrale (1472), fu Dufay ad ospitarlo nella propria casa. Quando il duca Filippo il Buono, commosso per la caduta di Costantinopoli in mano ai Turchi, vaneggiò di
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MASSIMO MILA
bandire una crociata e a questo scopo indisse a Lilla, nel febbraio 1454, un grande banchetto, detto « del fagiano », vi si cantarono una canzone di Duf ay e il mottetto Très piteux, solenne lamentazione della Chiesa per la fine dell'Impero romano d'Oriente.
I contatti amichevoli con la co[...]

[...]iarlo di certi cantori ch'egli aveva mandato dalla chiesa di Cambrai su richiesta di Piero de' Medici. Questi lo teneva in altissima stima: « de vobis semper honorificentissime loquitur », assicura lo Squarcialupi. Anzi, lo considerava il più grande ornamento del secolo: « asserit, quod et ego libenter assentior, maxime esse vos ornamento nostrae aetati ». E gli allegava una canzone del giovane duca Lorenzo, che avrebbe desiderato fosse messa in musica dal sommo borgognone. (Purtroppo non si sa né di quale canzone si trattasse, né quale fine abbia avuto questa pratica, ma dal 1450 Dufay aveva dimesso ogni composizione profana.)
Dufay mori serenamente, a Cambrai il 27 novembre 1474, dopo aver disposto dei propri beni in un minuzioso testamento. Si era fatto scolpire la pietra tombale (ora nel museo di Lilla). Volle che ai funerali fosse cantata la sua Messa da Requiem (oggi perduta). Per l'ora notturna del decesso non poté essere esaudito l'altro suo desiderio, che alla sua morte si cantasse il mottetto Ave regina coelorum, capolavoro dei s[...]

[...] civile e garbato, e niente era piú alieno dai suoi gusti che tediare il prossimo con lo sfoggio della propria bravura. Le entrate a canone di Duf ay restano, per lo piú, degli incipit. Poi le voci si ritrovano, una aspetta l'altra per procedere insieme, oppure anche se ne vanno ognuna per conto suo, in una libera polifonia non imitativa che, una volta dimesso il giovanile entusiasmo per l'uso del fauxbourdon, diventa lo stile fondamentale della musica di Duf ay.
Essa si colloca perciò veramente fra Tre e Quattrocento: dà la mano all'Ars nova italiana e francese (Guillaume de Machault) nelle canzoni profane (7 su testi italiani e 80 su testi francesi), nelle prime tre delle nove Messe rimasteci, nella quasi totalità delle 39 parti staccate di messe (talvolta riunite a due a due, Gloria e Credo, Sanctus e Benedictus), negli Inni ed Antifone o nei piú antichi dei 32 mottetti latini (di cui 8 profani), ancora legati alla laboriosa tecnica dell'isoritmia. Cioè la costruzione d'ogni sezione del mottetto sopra una talea (figurazione di note, tem[...]

[...]una descrizione dell'avvenimento, con particolari
GUILLAUME DUFAY, MUSICISTA FRANCOBORGOGNONE 163
sull'esecuzione, si trova nella Cronica di Giannozzo Manetti). Studi recenti sostengono che le proporzioni ritmiche della talea (6:4:2:3) ripetono, con fiamminga ricercatezza, le stesse sulle quali è costruita la cupola del Brunelleschi 2. Se questo è vero, si resta quasi sgomenti di fronte alla leonardesca acutezza intellettuale d'una costruzione musicale dove la gotica complicazione delle formule non compromette la resa poetica ed espressiva della composizione né il senso festivo e gratulatorio della lieta solennità religiosa,
e tuttavia fa quasi passare in sottordine il valore estetico, perché, in fondo, che cosa conta un bel mottetto in piú o in meno, di fronte a una cosí sbalorditiva esibizione di intelligenza costruttiva? In verità, il Dufay di Nuper rosarum flores non ha nulla da invidiare alla sapienza costruttiva degli ingegneri musicali fiamminghi, quali Obrecht e Ockeghem, e lo « agencement », la messa in opera di queste sottili s[...]

[...] non compromette la resa poetica ed espressiva della composizione né il senso festivo e gratulatorio della lieta solennità religiosa,
e tuttavia fa quasi passare in sottordine il valore estetico, perché, in fondo, che cosa conta un bel mottetto in piú o in meno, di fronte a una cosí sbalorditiva esibizione di intelligenza costruttiva? In verità, il Dufay di Nuper rosarum flores non ha nulla da invidiare alla sapienza costruttiva degli ingegneri musicali fiamminghi, quali Obrecht e Ockeghem, e lo « agencement », la messa in opera di queste sottili strutture musicali ci fa pensare, con un balzo di cinque secoli, alla straordinaria lucidità esplicata da Arnold Schönberg nelle combinazioni seriali delle Variazioni per orchestra op. 31.
Ma già l'adozione del fauxbourdon nella seconda messa di Duf ay manifestava il desiderio di uscire dalla scarna struttura arsnovistica di un larvato contrappunto a 3 voci, di cui una, il Superius, predomina nettamente e le altre due si combinano, e spesso si incrociano, nella funzione di « HarmonieTräger », portatrici d'armonia, ossia con mero compito di sostegno. E questo lo stile acerbo di quelle che gli studiosi tedesch[...]

[...], e per un po', negli anni Trenta, gli dura in varie composizioni la scalmana per questo procedimento. Poi, dopo il 1440, esso sparisce dai suoi lavori, pur restando acquisita per sempre l'eufonica dolcezza dell'uso di terze e seste.
Ma nonostante l'innegabile funzione di cerniera fra Tre e Quattrocento, si deve correggere la vecchia concezione della storiografia positivistica che
2 CH. W. WARREN, Brunelleschi's Dome and Dufay's Motet, in «The Musical Quarterly », I,Ix, 1 (gennaio 1973).
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faceva di Dufay un precursore, ancor timido, della grande polifonia fiamminga, intesa a sua volta, in un gioco fittizio di superamenti e di prepara
zioni, come l'ultimo gradino del progresso tecnico necessario a consentire la perfezione rinascimentale di Palestrina. L'arte di Dufay non è quella di un polifonista immaturo. La tecnica fiamminga dell'imitazione a canone non è la sua risorsa principale, anche se nelle ultime composizioni sacre egli se ne servi con maestria. Tecnica prediletta di Duf ay è invece quella della variazione melo[...]

[...] di un polifonista immaturo. La tecnica fiamminga dell'imitazione a canone non è la sua risorsa principale, anche se nelle ultime composizioni sacre egli se ne servi con maestria. Tecnica prediletta di Duf ay è invece quella della variazione melodica: WechselMelodik, la chiama il Besseler, o melodia cangiante. Una capacità inesauribile di modificare impercettibilmente gli intrecciati sentieri dal canto, paragonabile a quella di cui è permeata la musica orientale. Le grandi composizioni di Dufay, specialmente quelle di maggior respiro come le Messe, sono un caleidoscopio continuo della melodia, che sembra sempre uguale, ruota sempre intorno a un modulo costante, e poi quando si va a vedere da vicino cercando d'individuare ripetizioni e ritorni, non c'è verso di scoprire due passi assolutamente uguali: sembra di voler afferrare acqua con le mani.
Questa regola della variazione perpetua è corretta ma non contraddetta dal forte desiderio di unità che guida Duf ay nelle opere maggiori: ognuna delle cinque sezioni di ogni Messa comincia con un «[...]

[...]on sovrano di Dufay avrebbe voluto nientemeno che promuovere una nuova crociata. Il mottetto del nostro compositore, sopra un testo francese di lamento messo in bocca alla chiesa costantinopolitana, e tropato con un Tenor latino tratto
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dalle Lamentazioni di Geremia con accorta allusione i« Omnes amici eius spreverunt earn ») conferisce vibrazioni epiche al lutto della cristianità, dando voce a un musicale sentimento del tempo e della storia. Un curioso colorito russo sembra rivestire il melos del Tenor per voce di basso, che richiama irresistibilmente alla memoria l'esotico canto delle schiave persiane nel quarto atto della Kovanscina. Dello straordinario banchetto in cui la composizione di Duf ay venne eseguita, con elementi scenicorappresentativi, resta una pittoresca descrizione nei Mémoires di Olivier de la Marche (ca. 14251502) e nella Chronique di Mathieu d'Escouchy.
5. Dopo la smilza e magrolina consistenza della Missa sine nomine (forse 1420), della Missa Sancti Jacobi (142728) e de[...]

[...]e cosí via 4. Assegnata alla terza voce (detta appunto Tenor) la melodia del Cantus firmus rimane inalterata nel suo profilo, ma sottoposta
4 Si vedano nel primo volume della Storia della Letteratura francese di GioVANNI MACCHIA (Torino, ERI, 1961) numerosi esempi di palindromi e altri artificiosi giochi di parole nelle poesie del Trecento, che sembrano un'imitazione verbale dei complicati procedimenti a cui si stava avviando il contrappunto in musica.
168 MASSIMO MILA
al sistema delle « proportiones », cioè aumentazioni e diminuzioni ritmiche, con effetto di dilatazione e restringimento nel tempo.
Su un Tenor profano è pure fondata la messa L'homme armé, collocata dagli studiosi tra il 1455 e il 1460, e perciò dopo la messa La mort de SaintGothard, la cui attribuzione a Dufay fu a lungo messa in dubbio, ma invece risolutamente affermata dal Besseler, senza poterne accertare esattamente la data, se prima o dopo la messa Se la face ay pale, forse in connessione con l'ambiente della corte dei Savoia.
La messa L'homme armé è forse la prim[...]

[...] contrassegno della « modernità » di Duf ay, che tanto lo distingue dall'accademica impersonalità della polifonia sacra.
A Dufay toccò una sorte simile a quella di Bach: la sua fortuna fu, li per 11, sbarrata dall'affermazione della grande polifonia fiamminga, anche se la sua memoria non fu mai del tutto estinta. Dopo l'appassionata difesa del Tinctoris, Dufay viene ancora ricordato con grande considerazione da Adam von Fulda, che nel Tractatus musicae del 1490 gli attribuisce meriti teorici, forse immotivati. Ma già per Franchino Gaffurio (Practica musicae, 1496) Dufay non è piú che un nome, citato fra altri per osservazioni marginali in merito alle dissonanze, alla notazione, al ritmo. Cosí lo nominano di passata Pietro Aron, nel Toscanello in musica (1523), Spataro nel Trattato di musica (1531), Sebald Heyden (De arte canendi, 1537), Adrien Petit Coclicus (Compendium musices, 1552).
« Verso la fine del xv secolo — scrive il Van den Borren — si vede affluire una tal quantità di musicisti di prim'ordine, che il ricordo del grande antenato non tarda a obliterarsi. La polifonia sempre piú consonante e soave dei Josquin des Près, dei Brumel e dei Pierre de la Rue fa sembrare quella di Dufay come rozza e imperfetta nella sua fattura primitiva, e una nube sempre piú spessa viene ad interporsi tra quest'arte nuova e l'Ars nova, ormai passata al rango di Ars antigua, con cui s'era il[...]

[...]erta a Josquin, che conferma l'osservazione. Entusiasmo e abbraccio dei due amici, che cantano insieme a due voci la doppia melodia. « Le contrepoint venait d'être découvert! »
Se da un giornale di mode non si poteva aspettare di meglio, alla critica romantica si deve la prima intuizione della grandezza di Dufay. I due capitoli a lui dedicati da August Wilhelm Ambros nel secondo volume della sua geniale Geschichte der Musik (1864), che sta alla musica come la Storia del De Sanctis sta alla letteratura italiana, superati, lacunosi ed inesatti finché si vuole, restano ancor oggi una delle piú nutrienti letture che sul nostro musicista si possano fare. È merito suo il riconoscimento del valore assoluto, non in funzione di transizione storica, dell'arte di Dufay.
Oggi, con la pubblicazione delle opere complete e con la frequenza d'esecuzioni che ne deriva, la sua arte si risveglia come una bella addormentata nel bosco. Comincia a risplendere il valore d'una vasta produzione posta a un crocevia dell'evoluzione musicale, e capace di condensare [...]

[...] ancor oggi una delle piú nutrienti letture che sul nostro musicista si possano fare. È merito suo il riconoscimento del valore assoluto, non in funzione di transizione storica, dell'arte di Dufay.
Oggi, con la pubblicazione delle opere complete e con la frequenza d'esecuzioni che ne deriva, la sua arte si risveglia come una bella addormentata nel bosco. Comincia a risplendere il valore d'una vasta produzione posta a un crocevia dell'evoluzione musicale, e capace di condensare in una sintesi personale le diverse culture del suo tempo: quella francofiamminga o borgognona, quella inglese e quella italiana. La sua penetrazione è lenta e insinuante, ma non è destinata ad arrestarsi tanto presto, e già si va facendo strada presso certi studiosi la convinzione che in Duf ay si debba vedere uno dei piú grandi musicisti d'ogni tempo.
MASSIMO MILA
BIBLIOGRAFIA
FRANZ XAVIER HABERL, Wilhelm Du Fay. Monographische Studie über dessen Leben und Werke, in Bausteine für Musikgeschichte, Breitkopf und Härtel, Leipzig 1885; JOHN STAINER, Dufay and his co[...]

[...] siècle, Marcel Hayez, Bruxelles 1925; RUDOLF BOCKHOLDT, Die frühen Messekompositionen von Guillaume Dufay, H. Schneider, Tutzing 1960; CH. E. HAMM, A chronology of the works of Guillaume Dufay based on a study of mensural practice, Princeton University Press, 1964; AUGUST WILHELM AMBROS, Geschichte der Musik, Zweiter Band, F.E.C. Leuckert, Leipzig 1891 (3a ed.), pp. 339395 e 437540; CHARLES VAN DEN BORREN, Dufay e la sua scuola, in Storia della musica (The New Oxford History of Music), IH, Ars nova e Umanesimo (13001450), cap. VII, pp. 239266, Feltrinelli Editore, Milano 1964; N. BRIDGMAN, La vie musicale au Quattrocento, Ed. Gallimard, Parigi 1963; H. C. WOLFF, Die Musik der alten Niederländer, Leipzig 1956; M. BUKOFZER, Studies in medieval and renaissance music, New York 1950; ARNOLD SCHERING, Studien zur Musikgeschichte der Frührenaissance, C. F. Kahnt Nachfolger, Leipzig 1914 (pp. 138141, su: Et in terra pax e su: Par droit je puis bien complaindre; pp. 164169 sulla canzone Se la face ay pale e sulla sua trascrizione organistica; p. 179 su un Salve Regina); S. CORDERO DI PAMPARATO,
GUILLAUME DUFAY, MUSICISTA FRANCOBORGOGNONE 171
Guillaume Dufay alla corte di Savoia, in « Santa Cecilia [...]

[...]sance, C. F. Kahnt Nachfolger, Leipzig 1914 (pp. 138141, su: Et in terra pax e su: Par droit je puis bien complaindre; pp. 164169 sulla canzone Se la face ay pale e sulla sua trascrizione organistica; p. 179 su un Salve Regina); S. CORDERO DI PAMPARATO,
GUILLAUME DUFAY, MUSICISTA FRANCOBORGOGNONE 171
Guillaume Dufay alla corte di Savoia, in « Santa Cecilia », 1925; F. ALBERTO GALLO, Citazioni da un trattato di Dufay, in « Collectanea Historiae Musicae », iv, Olschki, Firenze 1966; A. LANGE, Une lettre du duc Louis de Savoie au duc de Bourgogne à propos de Guillaume Du Fay, in « Publication du Centre Européen d'Etudes BurgondoMédianes », Ix (1967), pp. 103105; MARGARET and JAN BENT, Dufay. Dunstable. Plummer. A new source, in « Journal of the American Musicological Society », fall 1969, pp. 394425; M. RANDEL, Emerging triadic tonality in the XV century, in « The Musical Quarterly », LVII, 1 (gennaio 1971), pp. 7386; H. BESSELER, in Die Musik in Geschichte und Gegenwart, vol. in, ad vocem, Ed. Bärenreiter, Kassel 1954; N. BRIDGMAN, in La Musica, vol. II, ad vocem, Ed. Utet, Torino 1966; M. MILA, Guillaume Dufay. I. Canzoni e Mottetti. II. Messe e altre composizioni liturgiche, Corsi universitari G. Giappichelli, Torino 1972 e 1973.
DISCOGRAFIA
GUILLAUME DUFAY, Missa sine nomine, Capella Cordina, Alejandro Planchart director, Lyrichord stereo, LLST 7234 (contiene anche la Missa Fuit homo missus, di Anonimo).
ID., Missa sine nomine, Clemencic Consort, Ars Nova (Harmonia Mundi) VST 6035 stereo (contiene anche: Danze medioevali, tra cui il rondeau Franc cuer gentil di Dufay, e il Libro di danze di Margherita d'Austria).
ID., Missa C[...]

[...]Danze medioevali, tra cui il rondeau Franc cuer gentil di Dufay, e il Libro di danze di Margherita d'Austria).
ID., Missa Caput, Clemencic Consort, Ars Nova (Harmonia Mundi) vsT 6072.
ID., Missa Caput. Isorhythmic Motets. Capella Cordina, Alejandro Planchart director, Lyrichord stereo, LLST 7190 (contiene i mottetti: Apostolo glorioso, Nuper rosarum gores, Fulgens iubar ecclesiae dei).
ID., Missa « Se la face ay pale », Vienna Chamber Choir « Musica antigua of Vienna », Dir. Hans Gillesberger, Vanguard, The Bach Guild DG653 (contiene anche la Missa « Sub tuum praesidium » di Obrecht).
ID., Missa « L'homme armé », The Berkeley Chamber Singers, Alden Gilchrist director, Lyrichord High Fidelity LL 150.
ID., Missa « Ave regina coelorum », Missa « Ecce ancilla Domini », Prague Madrigal Singers, dir. Miroslav Venhoda. Supraphon stereo 1 12 0618G.
ID., Missa Ave« regina coelorum », Motets, Chansons, Capella Cordina, Alejan
dro Planchart director, Lyrichord stereo LLST 7233 (contiene il mottetto Lamentatio Sanctae Matris Ecclesiae Constantin[...]

[...]lefunken, Das alte Werk, SAWT 9524B (contiene, di Dufay: Supremum est mortalibus donum, Nuper rosarum flores, inoltre: JOHANNES CICONIA, Venetia mundi splendor e O Padua sidus praeclarum; BELTRAME FERAGUT, Excelsa civitas Vincentia; Advenit nobis desiderabilis, dal codice di Trento 87; JUAN DEL ENCINA, Triste España; HEINRICH ISAAC, Quis dabit capiti meo aquam e Imperii proceres; JEAN MOUTON, Non nobis domine).
Music from the Court of Burgundy, Musica reservata, Conducted by John Beckett, Musical director: Michael Morrow. Philips 6500 085 (contiene, di Dufay: Vergene bella, La belle se siet au pied de la tour, Se la face ay pale per voce, per organo, per strumenti, Mon cuer me fait tous dis penser, Resveilliés vous, Par droit je puis bien complaindre et gémir, Pour l'amour de ma doulce amye, Bon jour bon mois, Adieu ces bons vins de Lannoys, inoltre: danze di Anonimi e Le souvenir de vous di ROBERT MORTON).
Music from the Court of Burgundy, Vocal and instrumental ensemble under the direction of Roger Blanchard, Nonesuch Records, stereo H71058 (contiene, di Duf ay: Vergine bella, Lam[...]

[...]nir de vous di ROBERT MORTON).
Music from the Court of Burgundy, Vocal and instrumental ensemble under the direction of Roger Blanchard, Nonesuch Records, stereo H71058 (contiene, di Duf ay: Vergine bella, Lamentatio Sanctae matris Ecclesiae Constantinopolitanae, inoltre: canzoni e mottetti di Nicolas Grenon, Pierre Fontaine, Gilles Binchois, Antoine Busnois, Gilles Mureau, Robert Morton, Hayne van Ghizeghem).
Music from the hundred years war, Musica reservata, Conducted by John Beckett, Philips SAL 3722, 839753 LY (contiene, di Duf ay: Franc cuer gentil per organo, Se la face ay pale per organo, Magnas me gentes, Donnés l'assaut à la forteresse, inoltre: Tuba gallicalis, di ANONIMO; Piange, regni respublica, di GUILLAUME DE MACHAULT; Blance flour, per organo, di ANONIMO; Par maintes fois, di JEAN VAILLANT; S'aincy estoit, di SOLAGE; J'ayme bien celuy, di PIERRE FONTAINE; Je demande, di ACOURT; Anglia tibi turbidas, Patriae pacis, Estampie, Deus tuorum militum, di ANONIMO; Sub Ar(c)turo plebs vallata, di JOHANNES ALANUS; Mutato modo genit[...]

[...]OURT; Anglia tibi turbidas, Patriae pacis, Estampie, Deus tuorum militum, di ANONIMO; Sub Ar(c)turo plebs vallata, di JOHANNES ALANUS; Mutato modo geniture, di ANONIMO; Alma proles regia, di COOKE; Tappster, fill another ale, e L'homme armé di ANONIMO; L'homme armé per strumenti, di ROBERT MORTON; Deo gracias Anglia (The Agincourt Carol), di ANONIMO).
Music of the early Renaissance. John Dunstable and his contemporaries, Purcell Consort voices, Musica reservata, Dir. Grayson Burgess, Turnabout TV 34058 (contiene, di Duf ay: mottetto Ave regina coelorum, canzone Franc cuer gentil; di JOHN
I
GUILLAUME DUFAY, MUSICISTA FRANCOBORGOGNONE 173
DUNSTABLE: O rosa bella, Quam pulchra es, Ave, maris stella, Veni, sancte spiritus; inoltre: il mottetto In tua memoria di ARNOLD DE LANTINS; il Salve regina gregoriano di ADNEMAR; il mottetto Ave, regina coelorum di WALTER FRYE; l'inno gregoriano Alma Redemptoris mater, di ERMANNO IL CONTRATTO. Di ANONIMI: carola Sing we to this merry company; canzone Filles à marier; carola Deo gratias Anglia (« The Az[...]

[...]ssa danza La Spagna e offertorio Reges Tharsis).
Musique française des XV et XVI siècles, Ensemble polyphonique de l'O.R.T.F., Direction Charles Ravier, inédits O.R.T.F., distribution Barclay, 995001 (contiene, di Dufay: Lamentation de Constantinople; J'attendray tant qu'il vous plaira; Mon coeur me fait tout dit penser; inoltre canzoni di ATTAINGNANT, SERMISY, PIERRE FONTAINE, JOSQUIN, LEGRANT, ROBERT MORTON, HANCOUR).
Quattro secoli d'oro di musica vocale e strumentale, 11001400, Esecuzioni del Piccolo Complesso di Milano per iniziativa della Finmeccanica, elaborazioni di Angelo Paccagnini (Fuori commercio), Disco N. 3, facciata B: rondeaux di Guillaume Dufay. Canzoni Le jour s'endort e La belle se siet. Ballades ,Mon chier amy e Je languis en piteux martyre. Rondeaux Resvellons nous, Vostre bruit, Pour l'amour de ma doulce amye, Je donne à tous les amoureux (strumentale).
GUILLAUME DUFAY, Adieu m'amour. Chansons und Motetten, Studio der frühen Musik, Serie Reflexe, EMI Electrola 1 C 06330 124 G (contiene: Bon jour, bon mois; Hélas, mo[...]

[...]se danse « Tous mes amys » di ATTAINGNANT, per liuto, e numerose canzoni e danze di ANONIMI).
Masterpieces of the early French and Italian Renaissance, S.i. di esecutori, Nonesuch (Le chant du monde) H1010 (mono) (contiene, di Dufay: Les douleurs dont me sens e Donnez l'assaut à la forteresse, strumentale; inoltre: le canzoni Triste plaisir et douloureuse joie e Deul angoisseux, rage desmesurée di GILLES BINCHOIS; Mort, j'appelle de ta rigueur, musica di DELAHAYE su un rondeau di François Villon; Pucelotte, strumentale, di BusNOIs; Ne doibt on prendre, bergerette di LOYSET COMPÈRE; la canzone O rosa bella di JOHN DUNSTABLE; le frottole Voi che passate di F. VAROTER, Non peccando altri che 'l core e Ostinato vo' seguire di BARTOLOMEO TROMBONCINO, Che fa la Ramacina di LOYSET COMPÈRE, La Alfonsina, strumentale, di J. GHISELIN, Occhi miei di MARCHETTO CARA, Morte che fai (su poesia di Serafino Aquilano) e La Morra, strumentale, di HEINRICH ISAAC. Di ANONIMI: Tuba gallicalis, strumentale, Epitaphe de l'amant vert (su quartina di Jean Lemaire d[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Musica, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---American Musicological Society <---Bibliografia <---Brahms <---Die <---Dio <---Kiesewetter <---Musical Quarterly <---Musicologia <---Musique <---Perché <---Pratica <---Storia <---The <---The Musical <---The Musical Quarterly <---dell'Ottocento <---espressionismo <---italiani <---musicisti <---romanticismo <---simbolismo <---Abbandonato <---Acustica <---Adieu <---Adorno Schoeneberg <---Adrien Petit <---Advenit <---African Musical <---Agincourt Carol <---Agnus <---Alden Gilchrist <---Aldrich <---Alejandro Planchart <---Alleluja <---Alma Redemptoris <---American <---American Ethnology <---Americanists <---Amiot <---Amours <---Ancient World <---Andrea Antico <---Angelo Paccagnini <---Anna di Cipro <---Anno V <---Annotated Bibliography <---Anonimi <---Anonimo <---Anthropologist <---Antifone <---Antiquité <---Antoine Busnois <---Antoine Vérard <---Anton Webern <---Antonio Squarcialupi <---Archiv Produktion <---Armes <---Arnold Sch <---Arnold Schoenberg <---Arras <---Ars <---Ars Nova <---Arts <---Asemanticità <---Atlantis di Frobenius <---Atti III <---Auguri <---August Wilhelm <---Ave <---Bach Guild <---Ballades <---Balthasar Resinarius <---Banchetto <---Bantu Studies <---Bartok <---Basta <---Bausteine <---Beata Mater <---Beato Angelico <---Belges <---Bella Coola <---Bellakula Indianer <---Benedictus <---Berlina <---Berlino <---Berna <---Berçeuses <---Besançon <---Besseler <---Bianchi Bandinelli a Frobenius <---Blance <---Blut <---Boden <---Bonagiunta <---Bonté <---Boosey <---Borgogna <---Borgogna Filippo <---Borren <---Boulez <---Bourgogne <---Bourguignon <---Brailoiu <---Brangien <---Breitkopf <---Briefwechsel <---Brumel <---Buetens Lute <---Bulletin <---Burgundiae <---Burgundy <---Cacce <---Cambrai <---Cambrésis <---Cantus <---Capella <---Capella Antiqua <---Capella Cordina <---Carissimi <---Carl Stumpf <---Carlo Malatesta <---Carneade <---Carpitella-Seppilli <---Catalina Dufay <---Cavell Northam <---Centre Européen <---Certamente <---Chamber Choir <---Chambéry <---Chambéry I <---Champion <---Chansons <---Charolais <---Chimay <---Chinois <---Chippewa Music <---Christe <---Chronique <---Cinq Rechants <---Citazioni <---Ciò <---Clemencic Consort <---Coda <---Collectanea Historiae <---Conditor <---Conducted <---Constantinople <---Constantinopolitanae <---Contemporaneamente <---Costantinopoli <---Così <---Così Strawinsky <---Craindre <---D'Arezzo <---Da Stumpf <---Dausi <---Del resto <---Densmore <---Der Jazz <---Deul <---Deutsche Grammophon Gesellschaft <---Deutschlands <---Di ANONIMI <---Dialettica <---Diavolo <---Die Musik <---Die Musik in Geschichte <---Die Zeit <---Dio di Duf <---Direction Charles Ravier <---Diritto <---Diritto canonico <---Discipline <---Disco N <---Dissonanzen <---Doktor Faustus <---Donizetti <---Donnez <---Donnés <---Downley <---Dresda <---Dueil <---Dufay <---Dufay di Nuper <---Dunstable <---Ecco <---Edimburgo <---Electrola <---Elettronica <---Emerging <---Epitaphe <---Erich M <---Esecuzioni del Piccolo Complesso <---Estampie <---Estetica <---Ethno-Musicology <---Ethnologie <---Etnologia <---Excelsa <---F.E.C. <---Fauré <---Feltrinelli Editore <---Festmusik <---Fidelity LL <---Filles <---Fillmore <---Filosofia <---Finmeccanica <---Flaubert nella Madame Bovary <---Flechter <---Fleur de Rhétorique <---Flos <---Folklore <---Fondamentalmente <---Franchino Gaffurio <---Franchoise <---Francia <---Franz Xavier <---François Villon <---Frazer <---Freud <---Friburgo <---Frobenius <---Fulgens <---Fumeux <---Gegenwart <---Geistliche <---Gershwin <---Geschichte <---Ghizeghem <---Giannozzo Manetti <---Giappichelli <---Gilles Binchois <---Gilles Mureau <---Gilman <---Giovanni Macchia <---Gothic Cathedral <---Gott Sch <---Grayson Burgess <---Guild DG <---Guillaume Du Fay <---Guillaume Dufay <---Guillaume de Machault <---Guittone <---Haberl <---Hamburg <---Handbuch <---Hans Gillesberger <---Hayne <---Heiliger Geist di Balthasar Resinarius <---Heimweh <---Heinrich Besseler <---Helena Blavatsky <---Herzog 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<---Montecarlo <---Monteverdi <---Moribus <---Mosco GARNER <---Motetten <---Mozart <---Mundi <---Music <---Musical Rhythm <---Musical Styles in North <---Musicology di Roma <---Musikgeschichte <---Musikinstrumente <---Musikwissenschaft <---Naturvolker <---Neue <---Neue Auslese <---Neue Sezession di Berlino <---Neue Vereinigung di Monaco <---New Oxford <---Nicolas Grenon <---Nicolas Roerich <---Nietzsche <---Nnrrr <---Noces <---Nonesuch <---Nonesuch H <---Nonesuch Records <---North American <---Notaro <---Nuovi Argomenti <---Nuper <---O.R.T.F. <---Obrecht <---Occhi <---Ockeghem <---Omnes <---Oxford History <---Padua <---Palestrina <---Patriae <---Petit Coclicus <---Petrassi <---Petruska <---Philips <---Phonogrammarchiv <---Phonophotography <---Piccardia <---Pierre Branchicourt <---Pierre Dailly <---Pierre Fontaine <---Pietro Aron <---Pisanello <---Plaisance <---Plummer <---Poetica <---Poliphonie <---Polyphonie <---Post-Communio <---Prague Madrigal <---Presses <---Primitive Music 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