Brano: [...]inuziosamente la trama degli eventi, argomento di solito accolto con grande rispetto nel nostro paese, neanche questo serviva a dare un briciolo di dignità all'opera di Krucënych.
E ora
bisognerebbe cominciare un capitolo su Krucënych
ma ho paura:
l'aristocrazia della stampa si metterà a strillare
Peccato,
bisognerebbe sapere chi era Kruënych!
Già negli anni Trenta, quando apparvero questi versi, in un poema di Nikolaj N. Aseev dedicato a Majakovskij, era considerato sconveniente parlare di Kruèënych.
Eppure, Kruèënych era stato un protagonista dell'avanguardia russa prerivoluzionaria, eroe delle serate futuriste e bersaglio prediletto degli strali borghesi. Con i suoi modi sprezzanti, con le sue sequenze di suoni prive di senso, recitate fra ster
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minati sbadigli, riusciva a mandare su tutte le furie ogni sorta di pubblico. Un numero sicuro, il suo, nel teatro futurista!
La zaum', o lingua transmentale, ch'egli aveva escogitato, ebbe un grande successo di scandalo, come si sa: se ne occuparono subito brillanti conferenz[...]
[...]egli orrori e delle mostruosità della vita! ». Un reazionarissimo giornalista moscovita mise addirittura in guardia gli sbadati borghesi, contro la zaum'. Chi attenta alla lingua, scriveva, attenta in realtà agli assetti sociali, che sulla comunicazione linguistica si fondano. E concludeva: « Krucënych è un nemico della patria. Non mi meraviglierei affatto se si scoprisse che è anche un socialista! ». Rozzo, ma efficace.
Krucënych fu stimato da Majakovskij (che lo chiamava « gesuita della parola »). Aseev, Chlebnikov, Pasternak, ma soprattutto da Matju"sin, Malevic, Lisickij, Terent'ev, Tret'jakov. Malevic e Matjus"in lo ritennero piú intéressante di Majakovskij stesso. Kornej Cukovskij, brillante giornalista e protostorico del futurismo russo, scrisse che l'intera età prerivoluzionaria delle lettere russe si sarebbe potuta definire « età di Krucënych ». Ma ebbe anche violenti detrattori, capintesta dei quali fu il colto ed elegante poeta Benedikt Livgic, futurista per poco e per caso.
L'oblio, dunque, venne dopo, negli anni Trenta. Fu Vladimir Markov, poeta émigré e studioso eminente del Novecento russo, a togliere Krucënych dall'ingiusta dimenticanza, facendone anzi l'eroe del suo Russian Futurism: A History, che apparve a Berkeley, nel 1968. Due [...]
[...]egli anni Dieci e Venti, all'avanguardia dileggiata e dimenticata, in evidente contrapposizione all'altra avanguardia quella lefista e costruttivista, che conosceva anch'essa una rinnovata fortuna, in quegli anni.
Che l'avanguardia russa fosse tagliata orizzontalmente, cosicché i vari gruppi in cui si organizzò sono sovente combinazioni superficiali ed effimere, ne erano consapevoli anche i protagonisti. Recensendo gli spettacoli di Kruèënych e Majakovskij, che erano andati in scena ai primi di dicembre del 1913, al teatro LunaPark di Pietroburgo, il pittore e musicista Michail Matju"sin assumeva i due testi come esemplari di due diverse tendenze del futurismo, l'una astratta e alogica, mentre l'altra, che Matju"sin riteneva assai meno interessante, puntava piuttosto a una revisione dei contenuti, salvando le forme della comunicazione artistica tradizionale.
Ora, questa linea alogica, astratta e asociale, della quale l'operetta di Kruèënych, Matjusin e Maleviè Pobeda nad solncem è il testo piú rappresentativo, si coagulò soprattutto, attorno a[...]
[...]ghese, mentre invece ... A ben pensarci, qualcosa del genere si diceva già negli anni Venti, fra i nemici dell'avanguardia.
L'errore di tale schema interpretativo mi pare derivi soprattutto dall'aver separato l'esperienza della avanguardia russa da quella europea.
Ho detto che sin dall'inizio ci sono nel cubofuturismo, e negli altri futurismi, due diverse tendenze, una assolutamente negativa e un'altra tendenzialmente positiva. Di quest'ultima Majakovskij fu il poeta piú rappresentativo. Proprio Majakovskij, ben avanti la rivoluzione, nel 1915, aveva invitato a lasciare « il sonaglio del buffone per la riga dell'architetto ». Ma tali tendenze sono presenti in tutta l'avanguardia europea! Breton è a fianco di Tzara, a Parigi nel 1920, ma ha già in mente che al nichilismo dadaista dovrà seguire un programma costruttivo.
La tendenza negativa raggiunse la sua acme a Zurigo e a Tiflis, negli anni della guerra; nel dopoguerra l'arte venne ovunque restaurata. Certo in Russia, ormai Unione Sovietica, tale restaurazione assunse forme specifiche. Ma la rivoluzione russa fu un fatto mondiale, che impose n[...]
[...]ismo dadaista dovrà seguire un programma costruttivo.
La tendenza negativa raggiunse la sua acme a Zurigo e a Tiflis, negli anni della guerra; nel dopoguerra l'arte venne ovunque restaurata. Certo in Russia, ormai Unione Sovietica, tale restaurazione assunse forme specifiche. Ma la rivoluzione russa fu un fatto mondiale, che impose nuove condizioni d'esistenza all'avanguardia, ovunque. In un articolo del 1918, apparso sull'organo dei futuristi, Majakovskij fissò il programma futuro del gruppo in una « rivoluzione dello spirito », che avrebbe dovuto completare le altre rivoluzioni, quella politica e sociale. Un decennio piú tardi, Breton cercava ancora di mettere assieme Marx e Rimbaud, il « transformer le monde » con il « changer la vie ». Anch'egli cercava una « ricomposizione » delle due avanguardie, artistica e politica, e anch'egli conoscerà una sconfitta, come già i Dada berlinesi, che per primi nell'Europa occidentale avevano cercato senza successo di battere questa strada.
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Vorrei ora porre un altro problema, d'ordine eti[...]