Brano: Senghor, Léopold Sédar
pi ex tribali sono i fulani (costituenti il 15% della popolazione), i tukulor (10%) e i mauri (2%). Quasi tutti i coloni europei (francesi, libanesi ecc.) vivono nelle città, dove dirigono l’economia per conto delle società multinazionali che sfruttano il Senegai. Nelle città il 50% della popolazione è sotto i
17 anni e solo il 7% supera i 60 anni. Esiste un massiccio movimento immigratorio dalle campagne verso la città, con conseguenze molto gravi sotto l'aspetto sociale [bidonvilles). Dakar sta raddoppiando la propria popolazione ogni 14 anni, mentre le zone agricole abbandonate dalla popolazione sono soggette a una rapida desertificazione (Sahel).
Cenni storici
La storia del Senegai costituisce un tipico esempio di trapasso traumatico dalla comunità tribale africana alla società coloniale imposta dagli europei. Il genocidio prodotto dalla tratta degli schiavi all'interno e sulla costa, e per contro la resistenza senegalese contro lo schiavismo, poi contro la co[...]
[...]ndingo e lebou, dopo aver operato al servizio di governatori coloniali come Gallieni, Augagneur e Isaac nel Dahomey, nel Gabon, a Réunion, nel Madagascar, in Guyana e in Guadalupa, nel 1914 si presentò alle elezioni su una piattaforma non razziale e le vinse, diventando il primo deputato africano non “meticcio” eletto aH’Assemblea francese. Intorno a Blaise Diagne sorsero i primi movimenti nazionalisti: i Giovani Senegalesi, guidati da T. Diop e M.M. Mbaye, cui fecero seguito LamineGueye, Cledor, A.K. Diallo e M.M. Gaye.
Diagne pensava di conquistare l’indipendenza del Senegai per via parlamentare, battendosi dalla tribuna deH’Assemblea di Parigi, ma il suo primo atto politico fu di reclutare truppe africane per sostenere l'esercito francese nella guerra 191518, vera carne da cannone che subì durissime perdite.
Dopo aver presieduto a Parigi, nel
1919, il primo Congresso panafricano con B. Du Bois, Diagne ruppe con il “panafricanismo”. Nel 1930 sostenne a Ginevra la International Labour Organisation (I.L.O.) che, sotto tale etichetta, di fatto organizzava il lavoro forzato nelle colonie francesi[...]
[...]518, vera carne da cannone che subì durissime perdite.
Dopo aver presieduto a Parigi, nel
1919, il primo Congresso panafricano con B. Du Bois, Diagne ruppe con il “panafricanismo”. Nel 1930 sostenne a Ginevra la International Labour Organisation (I.L.O.) che, sotto tale etichetta, di fatto organizzava il lavoro forzato nelle colonie francesi. Diagne divenne così uno dei più noti collaborazionisti africani. Legato ai socialisti, sarà alto commissario delle Forze militari africane, poi presidente della Commissione coloniale della Assemblea
Nazionale. Resterà al servizio di otto ministeri, inclusi quelli particolarmente reazionari di Clemenceau e Lavai, sotto il quale sarà nominato segretario per le Colonie.
Nel 1930 Diagne introdusse Léopold Senghor (v.) nella vita politica francese e, nel 1934, il suo seguace LamineGueye fondò con Armand Angrand il Partito socialista senegalese. Senghor, rompendo con il socialismo francese in favore della politica detta della “personalità africana” (proposta da Aimé Césaire) sotto l’influenza di Sartre e dei cattolici, delle ideologie della “negritudine” [...]
[...]recaria l’esistenza stessa delle popolazioni.
Dopo l’aiuto militare fornito da Diouf al presidente del Gambia Dawda Jawara (agosto 1981), che era stato deposto da un colpo di stato, i due paesi si sono uniti nella Confederazione di Senegambia (febbraio 1982), dando luogo a un patto di difesa e a una progressiva integrazione economica.
Senghor, Léopold Sédar
N. il 9.10.1906 a Jocal (Senegai); poeta e uomo politico.
Figlio di piccoli commercianti della tribù Serer (v. Senegai), frequentò la scuola di una missione cattolica e, dal 1926, il liceo di Dakar. Vinta una borsa di studio, nel 1928 si trasferì a Parigi, dove potè continuare gli studi al prestigioso liceo LouisleGrand e presso l’Ecole Normal, fino alla laurea in Lettere. Nella capitale francese fu tra i seguaci del leader senegalese Blaise Diagne (molto stimato dai colonialisti per il suo collaborazionismo e fondatore, con Du Bois, del “panafricanismo”) e amico di George Pompidou (futuro presidente della Francia) che lo aiutò e lo protesse sia sul
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