Brano: Antifascismo all’estero
stero, si vedano le voci: Comitati Proletari Antifascisti; Concentrazione Antifascista; L.I.D.U., in Francia e nel Belgio; Alleanza Garibaldi; Mazzini Society, negli Stati Uniti; Colonie Libere, in Svizzera. Altrettanto dicasi per i più importanti giornali e periodici e per i servizi di trasmissioni radio (Radio Mosca, Radio Milano Libertà, Radio Londra).
Bibliografia: A. Garosci, Storia dei fuorusciti, Bari, 1953; G. Salvemini, Mussolini diplomatico, Bari, 1952; Fascismo e antifascismo, Milano, 1962; L. Salvatorelli e G, Mira, Storia d’Italia nel periodo fascista, Torino, 1956; Lo Stato Operaio, rivista, Parigi, 192739.
Antifascismo giovanile e studentesco
Alle generazioni che si affacciavano alla politica alla vigilia della guerra d’Etiopia, l’Italia appariva un paese ordinato e soddisfatto. Capi di Stato venivano in visita ufficiale a Roma e Mussolini sedeva nelle conferenze internazionali con aria di arbitro. All'interno, tutti i settori della cultura si potevano dire allineati; la monarchia filava di buon accordo col regime, e la Chiesa, dopo i dissidi del 1931, sembrava disposta a collaborare attivamente. Ben poco i giovani sapevano di fuoruscitismo e di confino. Fino al 193637 i nomi di Gramsci e di Gobetti furono del tutto ignoti alla quasi totalità degli italiani di quella nuova generazione [Franco Fortini, un protagonista della fronda giovanile di quegli anni, è in proposito perentorio: « Fino al 1943 non ho mai veduto u[...]
[...]eati; la monarchia filava di buon accordo col regime, e la Chiesa, dopo i dissidi del 1931, sembrava disposta a collaborare attivamente. Ben poco i giovani sapevano di fuoruscitismo e di confino. Fino al 193637 i nomi di Gramsci e di Gobetti furono del tutto ignoti alla quasi totalità degli italiani di quella nuova generazione [Franco Fortini, un protagonista della fronda giovanile di quegli anni, è in proposito perentorio: « Fino al 1943 non ho mai veduto un volantino antifascista, fino all’agosto 1943 non ho mai sentito nominare Gramsci»), mentre sembravano appartenere a un lontano passato gli Amendola e i Matteotti; lo stesso Benedetto Croce pareva raccolto nella sua Napoli in una operosità di puro sapore accademico. I casi isolati di oppositori minori perseguitati e colpiti, che filtravano tra l’ovatta della censura fascista, apparivano pome incidenti di refrattari al « rinnovamento ». Perché, d’altronde, agli occhi delle generazioni che si erano formate alla sua propaganda, il fascismo avrebbe dovuto avere dei seri oppositori, se esso era la « rivoluzione in cammino »? Mussolini, fra i tanti motti, aveva lanciato ai giovani quello della « rivoluzione continua ».
/ giornali di « tendenza » e di fronda
Al Congresso corporativo di Ferrara (58.5.1932) furono i giovani a teorizzare e a far proprio il concetto di « corporazione proprietaria », in
base al quale, secondo le parole della relazione ivi pronunciata da Ugo Spirito, la soluzione corporativa della collaborazione di classe non sarebbe stata « integrale » finché fosse rimasta la [...]
[...]ti motti, aveva lanciato ai giovani quello della « rivoluzione continua ».
/ giornali di « tendenza » e di fronda
Al Congresso corporativo di Ferrara (58.5.1932) furono i giovani a teorizzare e a far proprio il concetto di « corporazione proprietaria », in
base al quale, secondo le parole della relazione ivi pronunciata da Ugo Spirito, la soluzione corporativa della collaborazione di classe non sarebbe stata « integrale » finché fosse rimasta la distinzione tra datore di lavoro e prestatore d’opera. La « bonifica integrale », con la minaccia di espropriazione dei proprietari riottosi, l’attacco al « latifondo, piaga della Sicilia », erano pane quotidiano dei giovani scrittori fascisti. D’altronde, non erano autentici contadini poveri delle Romagne e del Veneto i bonificatori delle paludi pontine e i cosiddetti colonizzatori della Libia? Contro il capitalismo, lo « spirito borghese », la « vita comoda » e la mentalità retriva dei conservatori si cimentava costante e vibrata la polemica dei giovani e dietro di essa, virtualmente pronta a scatenarsi, stava la « seconda ondata » della rivoluzione. Né mancò a un tale tipo di fronda il conforto ‘ di una larga fioritura di giornali di « tendenza », a un certo punto convogliati verso forme di critica controllata e forse addirittura provocata, è da credere, dal fascismo stesso.
Tra gli organi di stampa dei Gruppi Universitari Fascisti (G.U.F.) che si distinsero per una non velata dissidenza, oltre a II Bò di Padova, vanno ricordati II Campano di Pisa (per il periodo in cui fu diretto da G.A. Longo, G. Lugo, *M.A. Giardina), il Ventuno di Venezia [F. Pasinetti), L'Appello di Palermo [V. Ullo, E. Melati, G. Basile). Uno spiccato anticonformismo [...]
[...] tipo di fronda il conforto ‘ di una larga fioritura di giornali di « tendenza », a un certo punto convogliati verso forme di critica controllata e forse addirittura provocata, è da credere, dal fascismo stesso.
Tra gli organi di stampa dei Gruppi Universitari Fascisti (G.U.F.) che si distinsero per una non velata dissidenza, oltre a II Bò di Padova, vanno ricordati II Campano di Pisa (per il periodo in cui fu diretto da G.A. Longo, G. Lugo, *M.A. Giardina), il Ventuno di Venezia [F. Pasinetti), L'Appello di Palermo [V. Ullo, E. Melati, G. Basile). Uno spiccato anticonformismo distinse, negli anni bellici, Rivoluzione di Firenze (G. Giglioli, e P. Cavallina) e 9 maggio di Napoli (nel periodo in cui fu in mano di un gruppo di giovani comunisti). Non sempre ortodosso fu Libro e Moschetto di Milano; più conformisti invece il Lambello di Torino e Roma fascista.
Dichiarati propositi di battaglia o di « rinnovamento » avevano poi alcuni settimanali giovanili indipendenti, quali il Camminare [Alberto Mondadori), il Cantiere di Roma (D. Carella, G. Granata), La Sapienza di Roma (G.S. Spinetti e G. Prosperi), Pattuglia di Messina [P. Manno), Ventanni di Torino (G. Pailotta); Campo di Marte di Firenze [V. Pratolini), Domani di Roma [Pratolini, Chilanti, F. Pasinetti), Architrave di Bologna. Momenti di rottura col conformismo ufficiale si registrarono persino in organi di federazioni del Partito fascista, come
l'Assalto di Bologna (quando fu diretto da L. Arpi nati, A. Giovanni ni, e G. Granzotto), o Calabria fascista di Cosenza [O. Carratelli), Santa Milizia di Ravenna [G.B. Vicari),
Eja! di Ascoli Piceno [F. Virdia),
Il Bargello di Firenze (G. Contri),
Il Ferruccio di Pistoia (O. Sellani). Una notevole indipendenza « ultrarivoluzionaria » tennero a marcare organi sindacali o di gruppo quali YUniversale di F[...]
[...]ismo ufficiale si registrarono persino in organi di federazioni del Partito fascista, come
l'Assalto di Bologna (quando fu diretto da L. Arpi nati, A. Giovanni ni, e G. Granzotto), o Calabria fascista di Cosenza [O. Carratelli), Santa Milizia di Ravenna [G.B. Vicari),
Eja! di Ascoli Piceno [F. Virdia),
Il Bargello di Firenze (G. Contri),
Il Ferruccio di Pistoia (O. Sellani). Una notevole indipendenza « ultrarivoluzionaria » tennero a marcare organi sindacali o di gruppo quali YUniversale di Firenze [B. Ricci),
Il Popolo Biellese [V. Sella), la Voce del Popolo di Taranto (D. Rizzo), il Periodico di Ferrara, il Maglio di Torino e Acciaio di Terni. Né va trascurata l’influenza che esercitarono alcune pubblicazioni culturali come L'Italiano [L. Longanesi), Il Selvaggio (M. Maccari), Soiaria (A. Carrocci), L’Urto (G. Vecchietti e G. Marescalchi), la Ruota, il Saggiatore e Termini. Un posto a sè, di vera, seppure mascherata opposizione, occupa il rotocalco Oggi [A. Benedetti e M. Pannunzio), soppresso nel gennaio
1942. Anche Cinema [Vittorio Mussolini) non si sottrasse a questo clima di spregiudicatezza; come, in diverso senso, i bottaiani di Critica fascista e Primato. Una funzione particolare assolse la Rassegna di politica internazionale [P.F. Gaslini), pubblicazione dell Istituto di Studi di Politica Internazionale, finanziata da Pirelli, che si mantenne fonte preziosa dì documentazione sottratta alle deformazioni della stampa quotidiana fascista. Vanno rammentati anche taluni quotidiani di provincia, come il Corriere padano di Ferrara (protetto da Italo Balbo) e il Piccolo di Trieste [Rino Alessi), che entro certi limiti furono cautamente antirazzisti; e altri, come il Corriere Adriatico di Ancona, il Popolo di Brescia, il Corriere Emiliano di Parma, il Solco Fascista di Reggio Emilia, che dovettero tener conto degli uomini e dei lettori locali.
In questo stesso settore della vita culturale del ventennio, peraltro non nettamente definito, ma piuttosto incerto e confuso, si distinsero alcune pubblicazioni apertamente eterodosse (dirette da vecchi antifascisti, ma lette anche da gruppi di giovani), quali il quotidiano genovese Il Lavoro [G. Canepa), la rivista sindacale / Problemi del lavoro [R. Rigola) e la Critica [B. Croce). Un carattere già di semiopposizione assunse a Milano la rivista Corrente di vita giovanile [R. De Grada, E. Treccani).
La guerra di Etiopia
Entro questo quadro composito e suscettibile di interessanti fermenti, si mosse l’esperienza politica e culturale delle giovani generazioni alla soglia degli anni 193536. Malgrado l'innegabile entusiasmo con cui anche in questi ambienti era
[...] quali il quotidiano genovese Il Lavoro [G. Canepa), la rivista sindacale / Problemi del lavoro [R. Rigola) e la Critica [B. Croce). Un carattere già di semiopposizione assunse a Milano la rivista Corrente di vita giovanile [R. De Grada, E. Treccani).
La guerra di Etiopia
Entro questo quadro composito e suscettibile di interessanti fermenti, si mosse l’esperienza politica e culturale delle giovani generazioni alla soglia degli anni 193536. Malgrado l'innegabile entusiasmo con cui anche in questi ambienti era