Brano: RINASCITA 457
Nel decimo anniversario della Resistenza
La leggendaria liberazione di Firenze
ad opera del popolo fiorentino
Invano i fiorentini che l'11 agosto celebreranno il decimo anniversario della liberazione della loro città, cercheranno sul calendario un segno che sottolinei quella data, e inutilmente i giovanissimi, che dai padri e dai fratelli maggiori hanno sentito narrare gli episodi di quell'evento, cercheranno a scuola nei libri di storia o di lettura un commento o un racconto sulla leggendaria liberazione di Firenze. Eppure quella fu e resta una bella pagina della nostra storia nazionale e della Resistenza europea; fu certamente uno dei più belli episodi vittoriosi di lotta armata popolare contro i tedeschi ed una delle più importanti esperienze politiche e militari di guerra partigiana.
Anche a Firenze dopo l'8 settembre si lavorava per mobilitare tutto il popolo nella lotta armata, secondo le direttive del P.C.I. Ma in quel tempo i dirigenti politici preparati erano pochi e la Federazione comunista fiorentina non aveva che scarsi e deboli legami con nuclei cittadini e delle campagne. Diffici[...]
[...]ido e taciturno, penetrava con lo sguardo intelligente gli uomini e con pronto intuito le situazioni. Egli seppe orientare noi comunisti, seppe, nel C.T.L.N., comprendere gli alleati politici, seppe proporre e fare accettare la linea politica giusta per lo sviluppo della lotta in Toscana nei momenti più difficili e decisivi, conquistando la stima dei vari Zoli, Piccioni, Ragghianti, Agnoletti, Dall'Oppio e Lombardi che componevano il Comitato di Liberazione. (Anche i compagni Renato Bitossi e Vittorio Bardini furono per un breve periodo a Firenze fra settembre e ottobre, ma poi dalla Direzione del P.C.I. ebbero serii incarichi in altre province).
Quando anche a Firenze fu lanciata la parola d'ordine della lotta armata, gli eserciti alleati non avevano ancora messo piede in Europa e l'eroico Esercito rosso, pur avendo iniziata la controffensiva, non era ancora giunto alle frontiere della Polonia.
Iniziare la lotta armata contro i tedeschi voleva dunque dire affrontare la lotta in pieno, sostenuti dalla crescente forza delle armate delle Nazioni U[...]
[...]u lanciata la parola d'ordine della lotta armata, gli eserciti alleati non avevano ancora messo piede in Europa e l'eroico Esercito rosso, pur avendo iniziata la controffensiva, non era ancora giunto alle frontiere della Polonia.
Iniziare la lotta armata contro i tedeschi voleva dunque dire affrontare la lotta in pieno, sostenuti dalla crescente forza delle armate delle Nazioni Unite e dei popoli in rivolta, ma senza la prospettiva di una rapida liberazione per mezzo delle armate alleate. I fiorentini ne erano coscienti, volevano combattere e contribuire alla propria liberazione. E quando il Partito comunista italiano lanciò l'appello, in occasione della dichiarazione di guerra da parte del nuovo governo Badoglio alla Germania, i comunisti fiorentini gettarono tutte le loro forze nella lotta armata. «L'Italia ha dichiarato guerra alla Germania.» — diceva l'appello — «Mai guerra fu più sacrosanta, più giusta e necessaria. Negandoci il diritto alla pace e alla libertà, il nazismo ha preteso imporci la guerra al suo servizio e per i suoi interessi» — e l'appello così proseguiva: — « :.. Dinanzi a noi non c'è che una sola via: impugnare le armi e batterci contro i nuovi [...]
[...]poli; da cui erano usciti i più coraggiosi combattenti antifascisti. E l'eco delle prime fucilate sui monti Morello, di Greve e di Secchieta risuonò per le campagne toscane, scosse e mosse alla collaborazione coi partigiani e alla lotta contro i tedeschi i mezzadri toscani e le donne della nostra campagna.
Ma quella larga mobilitazione di popolo e la costituzione delle gloriose brigate «Lanciotto», «Caiani», «Sinigaglia», che resero possibile la liberazione di Firenze ad opera dei fiorentini stessi, non fu facile. La via della vittoria passò attraverso dolorose e sanguinose esperienze. Il primo importante colpo dei G.A.P. fiorentini fu quello che portò all'uccisione del capitano Gobbi, comandante del Distretto militare di Firenze, che aveva messo in atto minacce e rappresaglie contro i giovani renitenti alla leva, dicembre del 1943, i G.A.P. fiorentini lo freddarono, grazie ad un piano magistralmente attuato. A questo giusto castigo, Manganiello e Carità risposero con il massacro di cinque antifascisti giä detenuti al carcere delle Murate. Secon[...]
[...]azione e alla direzione della insurrezione parteciparono a Firenze anche i compagni Francesco Leone e Antonio Roasio (Silvati) (che con il compagno Giuseppe Rossi costituivano il triumvirato insurrezionale), insieme ai compagni fiorentini Mario Fabiani, Guido Mazzoni, Giulio Montelatici, Dino Saccenti e tanti altri.
Ora, pure alla distanza di dieci anni, il ricordo mi riporta agli ultimi giorni turbinosi dell'occupazione nazista e a quelli della liberazione della città. Nomi cari di compagni e di amici caduti, volti equivoci di fascisti rimasti in città per l'ultima bisogna, figure oscure di guastatori tedeschi, vie, piazze, giorni indimenticabili in ognuno dei quali c'è stato un dramma, un episodio di eroismo, un gesto di solidarietà, un atto di tradimento, si rianimano come cose presenti.
Il rombo dei cannoni degli alleati si udiva già in città. Le brigate partigiane che operavano sui monti circostanti erano scese nei dintorni più prossimi di Firenze con una rapida marcia di avvicinamento: la «Lanciotto» e la «Sinigaglia» dal Pratomagno e dal [...]
[...]unque distruzione e morte. Anche nella nostra città se ne scorgono i tristi annunci: pacifici cittadini presi in ostaggio per essere fucilati, fabbriche spogliate e devastate, negozi, magazzini e case saccheggiate, razzie di uomini in tutti i quartieri».
Nello stesso giorno il C.T.L.N. dopo una vivace discussione dovuta alla resistenza dei democristiani, lancia alla popolazione un manifesto nel quale fra l'altro è detto:
« Il Comitato toscano di Liberazione nazionale avverte la cittadinanza che un gruppo di individui fascisti e collaboratori tedeschi, tra i quali si notano il questore di P.S. Manna, il generale Somma, già comandante la divisione di camicie nere " 23 marzo ", e gli ufficiali dei carabinieri generale Carlino, generale De Leonardis e ten, col. Acconciagioco, falsamente dichiaratisi autorizzati dal C.T.L.N., hanno impartito istruzioni e preso disposizioni per la costituzione di una cosiddetta Guardia civica, alla quale vengono invitati a partecipare anche privati cittadini. Il Comitato toscano di Liberazione nazionale diffida gli ag[...]
[...]tano il questore di P.S. Manna, il generale Somma, già comandante la divisione di camicie nere " 23 marzo ", e gli ufficiali dei carabinieri generale Carlino, generale De Leonardis e ten, col. Acconciagioco, falsamente dichiaratisi autorizzati dal C.T.L.N., hanno impartito istruzioni e preso disposizioni per la costituzione di una cosiddetta Guardia civica, alla quale vengono invitati a partecipare anche privati cittadini. Il Comitato toscano di Liberazione nazionale diffida gli agenti di pubblica sicurezza, i metropolitani e i carabinieri, nonché tutti i cittadini di Firenze ad ubbidire agli ordini di così indegni ufficiali e a corrispondere comunque ad una iniziativa che ha l'unico scopo di tentare il salvataggio all'ultima ora di fascisti repubblicani e di collaboratori del nemico. Avverte che chiunque si metterà al servizio di tali mestatori, sarà considerato un traditore e verrà, come tale, passato per le armi».
E' in questo clima di incubo e di terrore che il comando tedesco, con il consenso dei fascisti, emise il 29 luglio l'ordinanza che[...]
[...]leato li costrinse al disarmo.
Sono queste le gesta dei partigiani di Firenze che suscitarono l'ammirazione di tutta l'Italia e il riconoscimento dei ministro della Guerra Alessandro Casati il quale, in un suo messaggio ai partigiani fiorentini, dichiarava fra l'altro: «Oggi mentre già risplende nei cieli d'Italia la luce della vittoria, i fratelli dell'esercito sono vicini a voi, uniti nella lotta risoluta, implacabile, che si concluderà con la liberazione. della Patria».
Sono queste le gesta che hanno dato a Firenze la medaglia d'oro, e sono stati questi stessi avvenimenti e la saggezza politica dei dirigenti del C.T.L.N. che hanno destato le preoccupazioni dei governatori americani e inglesi che non volevano Gaetano Pieraccini primo sindaco di Firenze libera.
Consapevoli della necessità di continuare la lotta i partigiani ed altri giovani si arruolarono nell'armata di Liberazione nelle cui file sulla linea gotica caddero ancora a centinaia.
Firenze celebra l'11 agosto il decimo anniversario della sua liberazione con questi ricordi ed il sesto anniversario della morte di Giuseppe Rossi con la maturità che viene da una grande esperienza sofferta, con la coscienza dei nuovi pericoli che minacciano l'indipendenza nazionale e la pace a causa del tradimento di alcuni degli alleati di allora, e col fermo proposito di difendere sempre quei beni supremi.
ORAZIO BARBIERI