Brano: [...] soprattutto a cogliere il momento piú squisitamente letterario, per cosí dire poetico, dell'esperienza drammaturgica foscoliana, riscontrando in essa il riflesso della tormentata vicenda biografica dell'autore ovvero la germinazione di idee, sentimenti e stati d'animo da cui aveva o avrebbe preso le mosse la sua maggiore poesia. In sostanza le tragedie del Foscolo sono state giudicate alla stregua di altre opere poetiche dello stesso autore: un lavoro di tal genere era fuor di dubbio necessario ai fini di una completa e soddisfacente analisi della produzione letteraria foscoliana, ma escludeva un altro tipo di valutazioni, pos
1 Punto di partenza di questo scritto è una comunicazione tenuta nel febbraio 1979 a Milano per il Congresso di Studi nel bicentenario della nascita del Foscolo. — Non svolgiamo qui naturalmente una rassegna completa della critica foscoliana per quanto attiene le tragedie. Fra gli studiosi ottocenteschi è necessario, tuttavia, ricordare almeno il DE SANCTIS (Ugo Foscolo, in Saggi critici, a cura di L. Russo, Bari, L[...]
[...]i, n. 2, 1961, pp. 223246, L. CARETTI, U. Foscolo, in Storia della letteratura italiana, Milano, Garzanti, 1969, vol. vii, pp. 99197, M. PuPPo, Dal Barocco al Romanticismo, in Teatro tragico italiano, Torino, ERI, 1964, vol. IX.
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sibili solo entro un ordine di considerazioni tecniche, direttamente connesse al problema dell'allestimento scenico.
Dopo aver ripercorso l'iter della critica foscoliana, si è perciò esteso il nostro lavoro agli archivi civici e di stato, alla ricerca di documenti e testimonianze che potessero far luce sull'attività svolta dal Foscolo per il teatro e sull'ambiente dello spettacolo in cui essa si inserisce, e abbiamo analiticamente riletto una gran parte dei numerosissimi testi tragici composti in quel torno di tempo da illustri e meno noti autori per cogliere le strutture e i meccanismi specificamente scenici che caratterizzavano il gusto teatrale dei poeti e ancor piú del pubblico.
Prescindendo da un discorso letterario, ritengo dunque piú opportuno svolgere alcune considerazioni sul significa[...]
[...]PRESENTAZIONE DELL'« AJACE » E LA TECNICA TEATRALE FOSCOLIANA 141
stadio di progetto. In una lettera ai fondatori del teatro, pubblicata dalla Scopel (op. cit., p. 119), il Foscolo scrive:
quantunque lontano occuperò il mio ingegno per non essere affatto inutile e alla repubblica che mi accolse fra i suoi cittadini, ed a voi che mi credeste non indegno di esservi socio. Appena avrò compiuto il Timocrate, tragedia di libertà ch'io da molti mesi lavoro, mi farò un dovere di assoggettarla alla apposita Commissione del vostro teatro, onde serva (se n'è meritevole) alla istruzione e al diletto del popolo; o sia per lo meno un pegno della mia riconoscenza verso di voi, e del mio attaccamento alla patria...
Nell'adesione, piú formale che sostanziale, a tali iniziative si può forse cogliere l'entusiasmo politico per nuove esperienze di democrazia culturale piuttosto che un concreto interessamento per l'evento teatrale: ciò sembra dimostrato anche dal fatto che, negli anni 1798' 1809 il Foscolo si allontana dal teatro per dedicarsi tutto alla poe[...]
[...]adattarle al gusto Italiano. A questo disordine che pur è di somma importanza, non pare che si possa portare riparazione se tutte queste capricciose e scorrette traduzioni non si richiamano sotto la disciplina di persone colte e ben istruite della lingua italiana... 5.
4 Salvatore Fabbrichesi (nato a Venezia nel 1760 e morto a Verona) fu caratterista mediocre, ma abile e affermato capocomico. Diresse le sue compagnie con criteri molto moderni e lavorò con gli attori piú celebri dell'epoca sua. Con la presentazione di ambiziosi e intelligenti progetti, che furono bene accetti all'autorità, ebbe la fortuna di essere nominato direttore della Compagnia dei Commedianti ordinari di s.M.I.R., istituita con decreto vicereale il 12 agosto 1807 e sovvenzionata dallo stato. La compagnia allestí fra l'altro l'Ajace a Milano e la Ricciarda a Bologna. Un ricchissimo carteggio relativo ai Commedianti ordinari e al Fabbrichesi è conservato presso l'Archivio di Stato in Milano (« Spettacoli pubblici Parte moderna », cartella n. 18). Una parziale, ma accur[...]
[...]duzioni affidato al Foscolo. Sull'argomento si veda l'attenta ricognizione del MANZI, art. cit., in particolare le pp. 631636, 785, 802.
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Attraverso uno scambio di lettere e dispacci fra il ministro Vaccari e il direttore generale della pubblica istruzione Scopoli, si giunge alla proposta avanzata da quest'ultimo in una lettera del 28 agosto 1811 con la candidatura del Foscolo, giudicato la « persona piú idonea per il lavoro di revisione delle traduzioni dei testi teatrali ». Del 31 agosto 1811 è la nomina ufficiale che lo Scopoli comunica al Foscolo il 3 settembre: l'accettazione dell'incarico da parte dell'interessato è datata 6 settembre e il 25 dello stesso mese il Fabbrichesi trasmette i primi tre manoscritti al Foscolo, il quale inizia cosí un lavoro che proseguirà, pur con entusiasmo e assiduità incostanti, fino al 1814 6.
Se da un lato non è dubbio che la scelta sia caduta sul Foscolo per i suoi meriti letterari e linguistici piú che strettamente teatrali e per compensarlo della perdita della cattedra universitaria; se è ben certo che egli sia stato convinto ad accettare l'incarico dallo stipendio anziché dalla passione, si deve tuttavia convenire che la preferenza accordatagli trova un'ulteriore motivazione nell'esperienza notevole e particolare che il Foscolo aveva maturato nel campo dello spettacolo, pur in anni non piú recentissimi[...]
[...]l'iniziativa aveva preso le mosse, non era il candidato piú idoneo, forse nessun altro letterato poteva allora vantare esperienza uguale a quella accumulata dal Foscolo con la composizione del Tieste, l'abbozzo di un'altra tragedia che avrebbe dovuto intitolarsi Bibli e Cauno (1809), l'esercizio della critica nei confronti dei drammaturghi contemporanei 7 e un vivo interessamento per i problemi della miseenscène. Proprio quest'ultimo aspetto del lavoro che il Foscolo svolse nel campo del teatro, ci interessa in modo particolare perché fornisce i mezzi necessari per avvicinare i suoi testi tragici in una dimensione critica piú tecnica e specifica. È a tutti noto come il Foscolo sia stato, oltre che drammaturgo, regista, almeno per l'allestimento delle sue opere 8: riteniamo
6 Nell'aprile del 1814, risulta infatti che il Foscolo percepisse ancora lo stipendio (fissato in annue L. 2.000) per tale incarico (cfr. A. MANZI, art. cit., p. 802).
7 Non pochi giudizi critici sulla produzione teatrale contemporanea sono sparsi nell'epistolario e nei[...]
[...]ifica dell'allestimento veneziano del Tieste, diretto con ogni probabilità dal Fabbrichesi, esperto quanto incolto mestierante, dovettero convincere il Foscolo ad impugnare per intero la responsabilità dello spettacolo. Non mancano le prove di ciò sia per 1'Ajace sia per la Ricciarda: le integreremo a scapito della coerenza cronologica, per disporre in modo piú organico le argomentazioni da cui si possa rilevare in che misura e in quali fasi del lavoro il Foscolo sia intervenuto. La corretta impostazione di un allestimento dipende in buona parte dalla distribuzione. Il Foscolo mostra di saperlo, scrivendo al capocomico Fabbrichesi a proposito della Ricciarda:
badate, se la donna zoppica la tragedia stramazza; Tessari non altri, Tessari solo deve far la parte del Tiranno: non altri, che Tessari. Mi piacerebbe che Prepiani facesse l'Averardo, parte eroica, affettuosa, e paterna: Bettini 9 farebbe
9 Quanto alla « donna », purtroppo zoppicò (fu prescelta Lucrezia Bettini, moglie di Antonio, seconda attrice della Compagnia Reale e il Foscolo s[...]
[...]o entrò come « tiranno » nella Compagnia Reale (la sua scrittura è conservata presso l'Archivio di Stato in Milano: « Spettacoli Pubblici Parte Moderna », cartella n. 18). Sposò nel 1812 Caterina Cavalletti (che prese il posto di prima attrice sostituendo la Fiorilli Pellandi e fu Ricciarda nelle rappresentazioni bolognesi) e rimase fino al 1824 nella compagnia diretta dal Fabbrichesi, trasferitasi al Teatro dei Fiorentini in Napoli. Alternò il lavoro di attore a quello di capocomico di compagnie
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egregiamente da Guido che ha dell'ardito e del pertinace: quanto a Corrado, è parte importante piú che non si crede, perché la prima scena in cui sta la facciata dell'edificio dipende molto da lui... Ma badate; se la donna zoppica la tragedia stramazza... (Epistolario, vol. iv, pp. 280281).
La lettera dimostra una sicura ingerenza del Foscolo nella direzione della compagnia e conferma in lui quella conoscenza degli attori e quella competenza tecnica che lo autorizzarono a sovvertire la distribuzione ipotizzata dal Fabbrichesi.[...]
[...]lle di « padre nobile ». G. B. Prepiani (nato a Venezia e morto nel 1851) fu valente attore tragico, intelligente e colto interprete, versato soprattutto nelle parti di « padre nobile », in cui — a detta del Fabbrichesi — eguagliava il famosissimo Blanes. Antonio Bettini (nato a Verona nel 1789 e morto a Venezia nel 1822), figlio d'arte, entrò nel 1807 nella Compagnia Reale come « primo amoroso ». Assai stimato dal Fabbrichesi
e dai compagni di lavoro, fu applauditissimo: di salute assai cagionevole, non poté mettere completamente a frutto le sue straordinarie doti naturali.
10 Giovanni Boccomini (nato a Roma nel 1770 circa e morto a Trieste nel 1836), fu primo attore e « padre nobile » in molte compagnie primarie fra cui la Reale Sarda, in cui lavorò dal 1821 al 1823 e dal 1825 al 1829. Fu per brevi periodi anche nella compagnia diretta dal Fabbrichesi.
11 Francesco Lombardi (nato a Bergamo nel 1792 e morto nel 1846), figlio d'arte, lavorò in diverse compagnie e fu con il Fabbrichesi a Napoli, in sostituzione del Bettini. Lasciò le scene per amore della principessa Maria Malvezzi Hercolani che sposò nel 1829. Fu ucciso da un cuoco che lo accoltellò, esasperato dal suo carattere iroso e violento.
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gio, principalmente storico, abbandonarsi al caso... Io amo piú un attore che abbia sbagliato il carattere d'un personaggio per averlo male interpretato, che quegli che lo abbia indovinato per caso e senza riflessione... (la citazione è di A. Manzi, art. cit., p. [...]
[...], da cui si apprende anche che le scene per gli spettacoli invernali del 1811 furono dipinte in un laboratorio posto presso la soppressa chiesa del Giardino (« Spettacoli Pubblici », cartella 42/2). Paolo Landriani, nacque a Milano fra il 1755 e il 1756 e vi mori il 25 gennaio 1839. La sua attività di architetto e scenografo rientra nel quadro del neoclassicismo milanese che trovò in lui uno dei maestri della nuova scuola scenografica scaligera. Lavorò regolarmente alla Scala dal 1792 al 1817, dedicandosi in seguito tutto all'insegnamento.
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Reale, fortemente modificata nell'organico rispetto all'allestimento del Tieste. Paolo Belli Blanes fu Ajace e il Prepiani fu Agamennone; la celebre Fiorilli Pellandi 28 diede vita al personaggio di Tecmessa, il Tessari fu Ulisse, il Bettini un Calcante un po' giovane e il Fabbrichesi tenne per sé la particina di Teucro. Attori di prim'ordine, dunque, anche se non tutti perfettamente « in parte ». Nonostante le ottime premesse, tuttavia, il successo fu tiepido, come si deduce dalle cro[...]