→ modalità contesto
modalità contenuto
INVENTARICATALOGHIMULTIMEDIALIANALITICITHESAURIMULTI
guida generale
CERCA

Modal. in atto: CORPUS OGGETTOdisattiva filtro SMOG

Legenda
Nodo superiore Corpus autorizzato

NB: le impostazioni di visualizzazione modificabili nel pannello di preferenze utente hanno determinato un albero che comprende esclusivamente i nodi direttamente ascendenti ed eventuali nodi discendenti più prossimi. Click su + per l'intero contenuto di un nodo.

ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale Labriola è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 126Analitici , di cui in selezione 10 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da [Gli interventi] Roberto Battaglia in Studi gramsciani

Brano: Roberto Battaglia

Paimiro Togliatti ha formulato un’osservazione che mi sembra di grande interesse per lo studio del pensiero di Gramsci. Mi riferisco all'osservazione con cui egli ha accennato alla novità del pensiero di Gramsci rispetto a quello di Antonio Labriola.

Cito dalla relazione di Togliatti: «La guida delle conclusioni leniniste sulla natura dteU’imperialismo fa superare a Gramsci il punto morto cui era giunta all’inizio del secolo l’indagine politica di A. Labriola e alla quale aveva corrisposto in sostanza la impossibilità del movimento operaio italiano di liberarsi sia dal riformismo che dall’estremismo ». Togliatti ha cosi richiamato la nostra attenzione non solo sulla linea di displuvio che corre tra il pensiero di Labriola e quello di Gramsci, ma sulla nuova prospettiva in base alla quale 'Gramsci va elaborando i suoi concetti, la prospettiva dell’età dell’imperialismo.

Affrontare quest’argomento, cioè la concezione di Gramsci dell’età dell’imperialismo, è evidentemente un tema assai vasto e impegnativo ed

10 qui non posso che limitarmi ad enunciarne qualche aspetto più evidente. Mi sembra che sia necessario innanzi tutto chiarire quale sia stato

11 « punto morto » cui arrivò il Labriola; e di qui partire per determinare il pensiero di Gramsci, per comprendere il suo metodo di formazione, il modo con c[...]

[...]sulla nuova prospettiva in base alla quale 'Gramsci va elaborando i suoi concetti, la prospettiva dell’età dell’imperialismo.

Affrontare quest’argomento, cioè la concezione di Gramsci dell’età dell’imperialismo, è evidentemente un tema assai vasto e impegnativo ed

10 qui non posso che limitarmi ad enunciarne qualche aspetto più evidente. Mi sembra che sia necessario innanzi tutto chiarire quale sia stato

11 « punto morto » cui arrivò il Labriola; e di qui partire per determinare il pensiero di Gramsci, per comprendere il suo metodo di formazione, il modo con cui egli — diciamo cosi — assimila la concezione leninista.

Il pensiero del Labriola sulletà dell’imperialismo, fino ad oggi è stato poco studiato ed è particolarmente noto attraverso l'interpretazione che ne ha dato Benedetto Croce. Quest’ultimo ha rivolto infatti un elogio di « fedeltà al marxismo » al Labriola, riferendosi agli atteggiamenti che526

Gli interventi

questi avrebbe assunto sulla questione coloniale: «Labriola — dice il Croce — guardò con simpatia all’impresa d’Africa e si manifestò favorevole a'U’impresa di Tripoli, fedele anche in ciò al marxismo che non concepisce un serio movimento proletario se non preceduto da un serio e pieno svolgimento della borghesia ».

Penso che è sempre opportuno diffidare degli elogi di fedeltà al marxismo che vengono fatti dagli avversari del marxismo. E, anche in questo caso, se noi studiamo il pensiero del Labriola nelle sue determinazioni storicopolitiche, ci accorgiamo che le cose son ben diverse da come l’ha enunciate Benedetto Croce. In realtà il Labriola quando intervenne nel ’90 sulla questione della colonia Eritrea, non intervenne in nessun modo per manifestare la sua « simpatia » verso quell’impresa. Egli stesso ci dice esplicitamente in Cuore e Critica del 16 aprile lo scopo che si proponeva in tale occasione: «La mia lettera pubblicata sul Risveglio è indeterminata perch’io la volli fare cosi. Era diretta a1 Braccarmi: e perciò la tesi socialistica doveva essere presentata nella figura retorica della insinuazione. Detto questo non ho bisogno di aggiungere che io non credo punto alla capacità dello Stato borghese di risolvere uno solo dei[...]

[...]capacità dello Stato borghese di risolvere uno solo dei problemi sociali secondo gli intendimenti nostri. Ma perché questa persuasione divenga una forza della coscienza pubblica, bisogna usare un metodo che io direi di dialettica obiettiva: porre le questioni, dire ai radicali, progressisti e filantropi: ecco dove sono i veri interessi del popolo; e poi metterli fra l’uscio e il muro. La impotenza loro dev’essere dimostrata col fatto». Dunque il Labriola suggerendo al Baccarini di proporre al governo la costituzione di cooperative agricole contadine nella prima colonia italiana non intendeva appoggiare l’espansione coloniale, ma dimostrare quanto fossero vane le speranze di coloro che si ripromettevano di trasformare tale espansione in un fatto progressivo; il suo intervento non può essere considerato isolato, ma dev’essere inserito nella più vasta polemica ch’egli allora andava conducendo con i radicali e con gli esponenti della democrazia borghese in genere.

Cosi quando egli accennò all’impresa di Tripoli al principio del Novecento, cont[...]

[...]io del Novecento, continuò a muoversi, cosi mi sembra, nella stessa direzione, anche se i tempi erano già mutati ed era mutato il suo obiettivo polemico : non i radicali, ma gli « umanitari », i quali per bocca del Moneta avevano espresso la propria fiducia nello sviluppo pacifico del mondo ed erano arrivati a proporre un tribunale internazionale per risolvere ogni verRoberto Battaglia

527

tenza, per eliminare ogni pericolo di guerra. Il (Labriola condannò recisamente questa illusione, l’illusione di sostituire, egli dice, ai « zig zag della storia un consiglio di savi » ; e colse l'occasione per ribadire che ben diversa era la prospettiva storica tracciata dallo sviluppo del capitalismo e che «fatale» eira iainche l'inasprirsi della questione coloniale. Particolarmente su quest’ultima richiamò pertanto l’attenzione del proletariato, invitandolo a intervenire, ad inserirsi con la propria azione politica nel campo dell’espansione borghese. Certamente, dal punto di vista tattico il Labriola sbagliò nell’indicare il modo di questo inserim[...]

[...]la storia un consiglio di savi » ; e colse l'occasione per ribadire che ben diversa era la prospettiva storica tracciata dallo sviluppo del capitalismo e che «fatale» eira iainche l'inasprirsi della questione coloniale. Particolarmente su quest’ultima richiamò pertanto l’attenzione del proletariato, invitandolo a intervenire, ad inserirsi con la propria azione politica nel campo dell’espansione borghese. Certamente, dal punto di vista tattico il Labriola sbagliò nell’indicare il modo di questo inserimento. Ed il suo errore non fu solo contingente, ma ha la propria indubbia origine nella concezione ancora vaga e confusa ch’egli aveva della nuova epoca deirimperialismo. Ecco come, negli ultimi suoi scritti e particolamence nei frammenti delie lezioni universitarie del 190102, egli formula a questo proposito il suo pensiero : « Io non saprei ridurre in poche parole la persuasione in che sono venuto nei miei recenti studi, del come le presenti condizioni d’interdipendenza economica interoceanica manterranno per un pezzo la vita delle nazioni civi[...]

[...]sorgere del monopolio.

Cosi egli intuendo sollo confusamente le caratteristiche della nuova età, non può additare compiti precisi ai partiti operai. E l'enunciazione in cui attribuisce al movimento socialista una semplice funzione di « contrap528

Gli interventi

peso alla borghesia » è evidentemente una enunciazione lacunosa, tale da rispecchiare le sue incertezze di fondo.

Ora, se questo è il punto morto cui è giunto il pensiero del Labriola, non dobbiamo tuttavia credere che Gramsci abbia potuto superarlo come per una improvvisa illuminazione, ma dobbiamo invece studiare con attenzione nell’opera di Gramsci il lento e spesso difficile processo di formazione del suo pensiero.

Vero è che Gramsci non ci ha lasciato nessuna pagina in cui la sua concezione dell’età dell’imperialismo sia espressa compiutamente, abbia il risalto e la forza sintetica che assumono nei suoi scritti altri argomenti decisivi come la concezione del partito e dello Stato. Ma proprio perciò dobbiamo respingere la tentazione di ricostruire questa pagina che [...]

[...]tto e continuo sviluppo, ma anche e principalmente di comprendere più chiaramente come il .suo concetto di egemonia non sia, per dir cosi, edificato sul vuoto o come un’ipotesi teorica per un remoto futuro, ma abbia alk propria base l’analisi o la constatazione delle strutture oggettive dell’età contemporanea.

Per concludere, io vorrei portare un ultimo esempio relativo alla consapevolezza che ha avuto Gramsci del suo dissidio di fondo con il Labriola. È la pagina che riguarda « l’educazione del papuano » ; ed è una pagina senza dubbio sorprendente per l’asprezza con cui Gramsci critica il Labriola pur riconoscendo in lui il primo pensatore marxista in Italia. Il punto di partenza è una questione pedagogica, cioè la risposta che il Labriola secondo la testimonianza di Croce avrebbe fornito a chi gli richiedeva come educare moralmente un papuano : « Provvisoriamente lo farei schiavo; e questa sarebbe la pedagogia del caso, salvo a vedere se pei suoi nipoti e pronipoti si potrà cominciare ad adoperare qualcosa della pedagogia nostra ». Ma l’importanza della pagina di Gramsci va ben al di là della questione pedagogica, e tocca un problema centrale del marxismo, si ricollega alla questione che abbiamo trattato all’inizio e cioè alla questione coloniale.

Scrive Gramsci : « Il modo di pensare 'implicito nella risposta del Labriola [...]

[...]avo; e questa sarebbe la pedagogia del caso, salvo a vedere se pei suoi nipoti e pronipoti si potrà cominciare ad adoperare qualcosa della pedagogia nostra ». Ma l’importanza della pagina di Gramsci va ben al di là della questione pedagogica, e tocca un problema centrale del marxismo, si ricollega alla questione che abbiamo trattato all’inizio e cioè alla questione coloniale.

Scrive Gramsci : « Il modo di pensare 'implicito nella risposta del Labriola non pare pertanto dialettico e progressivo, ma piuttosto meccanico e retrivo... Nella intervista sulla quistione coloniale il meccanicismo implicito nel pensiero del Labriola appare anche più evidente ». Che l’età dell’imperialismo porti con sé l’espansione coloniale è un fatto, è una conseguenza inevitabile delle sue caratteristiche; ma ciò non significa che il proletariato o gli stessi popoli coloniali debbano assistere passivamente all’espansione coloniale nel nome del progresso della storia. « Può darsi benissimo che sia 44 necessario ridurre i papuani alla schiavitù ” per educarli, ma non è meno necessario che qualcuno affermi che ciò non è necessario che contingentemente, perché esistono determinate condizioni, che cioè questa è una necessità 44storica” e no[...]



da [Gli interventi] Gastone Manacorda in Studi gramsciani

Brano: [...]nto il nome di Leopoldo Francherai, si debba ricollegare Gramsci e che ci sia un tramite abbastanza evidente, che non è stato ancora sufficientemence messo in luce, attraverso il quale questo pensiero giunge fino a Gramsci; ed a me pare che questo tramite sia principalmente quello di Salvemini.

La ricerca sulle fonti italiane del pensiero di Gramsci è appena agli inizi. Si è insistito, e giustamente per una parte, sulla derivazione da Antonio Labriola. Io non ho nulla da eccepire su questo. Il giudizio di Gramsci su Labriola come il primo, in Italia, che affermi l’autosufficienza della filosofia della prassi (cioè che i!l marxismo non ha bisogno di altri presupposti filosofici) indica indubbiamente che Gramsci stesso si pone su questa linea; tuttavia a me pare che circoli una tendenza a semplificare la genealogia intellettuale di Gramsci per quello che riguarda in particolare il pensiero politico italiano.

Indubbiamente la derivazione di Gramsci da Labriola ce, nessuno vuole negarlo, ma anche nel campo della storia delle idee, anzi specialmente in esso, come è noto, gli svolgimenti non sono mai semplici e lineari, anzi sono sempre complessi ed impuri; e se la linea LabriolaGramsei ci sembra la più pura, la più genuina, la più facilmente riconoscibile, io credo, però, che dobbiamo domandarci se in questo non centri un pochino il desiderio di trovare le cose troppo ben fatte, di trovare a Gramsci un precursore diretto, sul quale non ci sia da fare quasi nessuna eccezione.

A me sembra che il nesso fra il pensiero di Gramsci e quello di506

Gli interventi

Labriola abbia ancora da essere studiato storicamente, che questo studio debba condurre a sostituire a una precesa derivazione diretta, un po’ schematica, la reale complessità del rapporto fra i due pensatori. Bisogna collocare questo rapporto nella storia culturale italiana della fine del secolo XIX e del principio del secolo XX; perché se, da un lato, è chiaro che si risale da Gramsci a Labriola attraverso Croce, che in qualche modo è discepoloantagonista di Labriola e maestroantagonista di di Gramsci; dall’altro lato, a me pare che a Labriola stesso, per quello die riguarda la sua metodologia applicata ai problemi della politica italiana, si risalga attraverso Salvemini.

Circa il rapporto fra Salvemini e Labriola come iniziatore del materialismo storico in Italia vorrei soltanto ricordare la più recente testimonianza dello stesso Salvemini in una lettera pubblicata in occasione della sua morte, su Mondo operaio. Scrive Salvemini: «Nel 1894 tutto il nostro gruppo diventò socialista. Fino a quel momento io ero stato sotto l’influenza di Taine e di Villari. Entrambi parlavano dell’ambiente, ma il loro ambiente era l’ambiente intellettuale, e non l’ambiente economico e sociale. Gli scritti di Marx sulla Francia del 1848, 1851, 1870 mi diedero il sentimento delle strutture economiche e sociali che sono al [...]

[...]i: «Nel 1894 tutto il nostro gruppo diventò socialista. Fino a quel momento io ero stato sotto l’influenza di Taine e di Villari. Entrambi parlavano dell’ambiente, ma il loro ambiente era l’ambiente intellettuale, e non l’ambiente economico e sociale. Gli scritti di Marx sulla Francia del 1848, 1851, 1870 mi diedero il sentimento delle strutture economiche e sociali che sono al di sotto dell’ambiente intellettuale. Nel 1896 la lettura di Antonio Labriola II Materialismo storico mi orientò definitivamente. Mi orientò, dico, come una preziosa ipotesi di lavoro, con l’aiuto della quale riuscii a risolvere nella storia della lotta fra magnati e popolani a Firenze molti problemi che fino a quel momento erano rimasti nebbiosi nel mio spirito. La seconda grande influenza benefica sulla mia vita intellettuale la ebbe Carlo Cattaneo; nei primi mesi del ’99, quando conobbi i suoi scritti sul 1848 in Lombardia i quali erano pensati con lo stesso metodo di'pensiero di quelli di Marx sulla Francia del 1848 ».

È una testimonianza di grande interesse. Vi[...]

[...]i a Firenze molti problemi che fino a quel momento erano rimasti nebbiosi nel mio spirito. La seconda grande influenza benefica sulla mia vita intellettuale la ebbe Carlo Cattaneo; nei primi mesi del ’99, quando conobbi i suoi scritti sul 1848 in Lombardia i quali erano pensati con lo stesso metodo di'pensiero di quelli di Marx sulla Francia del 1848 ».

È una testimonianza di grande interesse. Vi si trovano tre nomi: quello di Marx, quello di Labriola e quello di Cattaneo. Da Salvemini, dunque, siamo ricondotti da un lato a Labriola e a Marx; dall’altro, a Cattaneo. E il nome di Cattaneo ci invita a considerare l’opera di Gramsci, per un certo aspetto, come il punto di approdo di un filone di pensiero politico italiano, e di riflessione critica sul Risorgimento, che prende le mosse proprio da Cattaneo.

Come il prof. Garin ha ricordato stamane, oggi vi è una ripresa di studi su Cattaneo, una ripresa che non è certamente dettata soltanto daGastone Manacorda

507

un interesse erudito; quindi quello che io sto dicendo potrebbe essere interpretato come un indulgere iad una moda. Perciò vorrei subito precisare che i r[...]



da [Le relazioni] E. Garin, Gramsci nella cultura italiana in Studi gramsciani

Brano: [...]bili e permanenti », e « il ritmo del pensiero in isviluppo... più importante delle singole affermazioni casuali o degli aforismi staccati », non potrà nascondersi un costante riferimento, e magari alla fine per combattere o rifiutare, a tutta una problematica legata a quel vario rinnovarsi della cultura italiana che si mosse intorno all’attività del Croce. Anche se poi, spesso, molto più che di Croce, dovrebbe farsi il nome del De Sanctis o del Labriola, o perfino, in sede di critica letteraria, di Renato Serra, che crociano senza

1 La Critica, XXII, 1924 (20 maggio), p. 191 : « non è detto... che la eventuale pioggia di pugni non sia, in certi casi, utilmente e opportunamente somministrata»; Pagine sparse, voi. II, Napoli 1943, p. 37179 (dal Giornale d’Italia, 27 ottobre 1923; Corriere italiano, 1 febbraio 1924; Giornale d’italia luglio 1924). Nell’ultima intervista (luglio ’24), p. 377, si legge: «esso [fascismo] non poteva e non doveva esser altro, a mio parere, che un ponte di passaggio per la restaurazione di un più severo regime lib[...]

[...]a cultura — ma non so, per ora, quanto sarebbe serio il farlo — non dovremmo dimenticare il contributo singolare che all’esaurimento dall’interno di tante tesi ha dato proprio l’analisi gramsciana, la quale, sottolineando con singolare energia la solidarietà di certi ideali e di certe visioni con una situazione, ha aperto la strada ad altre scelte e ad altre possibilità. E come sul terreno dottrinale a un certo Hegel, a un certo Marx, a un certo Labriola er magari, a un certo Machiavelli, oppose un’altra possibilità interpretativa, cosi a un 'altra storia d’Italia volle saldare un’altra azione politica. Alla linea nazionalretorica, più che storicistica idealistica, più che religiosa clericale, più che liberale conservatrice, e più che conservatrice fascista, intese opporre un’Italia capace di riscattare in tutta la sua storia altre possibilità costantemente vinte, soffocate o mistificate. E proprio perché era un politico e non un filosofo — e con ciò si vuol dire solo che era anche uno storico e un filosofo serio, e non un professore — non si[...]

[...]el ’22, presso il Treves, di una antologia molto significativa). Che, per vie mediate, il « positivo » diEugenio Garin

405

crociana e gentiliana, che. aveva scelto una propria tradizione storica convergente verso un esito politico molto chiaro, un impegno culturale serio non poteva muoversi che consumando « dall’intrinseco » certe posizioni, ossia svelando le « mistificazioni » di Machiavelli come di Marx, di Hegel come di De Sanctis o di Labriola : ossia ripercorrendo tutta una serie di scelte storiografiche che erano anche scelte politiche, e mettendo via via in evidenza il punto della deviazione: ed anche questo, oltre la semplicistica divisione di ciò che è vivo da ciò che è morto, in una superiore comprensione capace di cogliere la diversa valenza dei temi, in modo da opporre a rifiuti antistorici rapporti precisi.

La rottura con una certa tradizione e la lotta per un’altra Italia, si configurano cosi — agli occhi di Gramsci — saldamente radicate nella, stessa storia d’Italia : rappresentano la vittoria di forze vitali, di poss[...]

[...]voluzionari » in quanto hanno rivelato» al popolo che « il nuovo Stato era il suo Stato, la sua vita, il suo spirito, ia sua tradizione ». La rivoluzione non va mai contro il moto storico : è il punto in cui il processo rompe gli argini che lo volevano chiudere, in cui gli istituti già elaborati come strumenti si irrigidiscono in barriere: è veramente, per usare ancora un’espressione gramsciana, la

Carlo Cattaneo (per usare la distinzione del Labriola fra « positivo » e « positivistico » ) passasse in Gramsci, è comprensibile. Ma una meditazione approfondita non risulta; il nome di Cattaneo (« giacobino con troppe chimere in testa »,

come lo chiama in una lettera nel ’31) compare nei volumi delle opere una diecina di volte circa, e sempre in riferimenti generici, che, come nel caso de La

città, mostrano un desiderio di letture piuttosto che letture già fatte. Certo,,

acuto com’era, Gramsci si rese ben conto che anche in posizioni legate al « positivismo » non mancavano temi fecondi (basterebbero i richiami a Vailati, l’accenno all[...]

[...]co in mezzo a una generazione di positivisti, vagheggiando la determinazione dell’Idea fra genti che non ne comprendevano il nome ». Presso lo stesso editore, nella « Biblioteca di scienze sociali e politiche», n. 32, nel 1900, Croce aveva riunito i suoi « saggi critici » su Materialismo storico ed economia marxista (e nella stessa collana il liliale « positivista » Tarozzi si incontrava con l’ineffabile Enrico Ferri). I sarcasmi di Engels, o di Labriola, erano ben lontani dal raggiungere l’amena leggerezza ^ di quei valentuomini : nel confronto dei quali — non si dimentichi — sì collocava Croce. Del resto sul « positivismo » è da rileggere sempre tutta la lettera di Labriola a Engels del ’94 (Roma, 1949, pp. 14650).'Eugenio Garin

413

nascimento », ossia, aggiungeremmo noi, attraverso un preciso programma pedagogicopolitico1. Fedele a questa impostazione, Gramsci venne articolando la sua visione della storia italiana intorno a Machiavelli e al Rinascimento, al Risorgimento e alla lotta culturale del primo Novecento. E proprio nella sua analisi di questi punti nodali, e nei suoi debiti verso interpreti e critici (che per Machiavelli, ad esempio, vanno dal De Sanctis al Croce e al Russo), si colgono bene le differenze della sua posizione, e la sua originalità[...]

[...]isti del 700 alla svalutazione di non poche posizione dell’ ’800. Una serie di ricerche inEugenio Garin

All

questa direzione sarebbe certo giovevole, ma non destinata a incidere sensibilmente sulla prospettiva cosi originale in cui l’opera di Gramsci si colloca. Quando più volte, a proposito della filosofia della prassi, si richiama a Hegel; quando si collega a De Sanctis — e soprattutto quando cosi largamente lo utilizza — quando reca su Labriola quel giudizio tanto notevole circa la possibilità di un’elaborazione autonoma della filosofia della prassi; quando, infine, polemizza con egual vigore contro i “ mistificatori ” del marxismo, siano essi kantiani, o idealisti, o sociologi positivisti, Gramsci precisa con sicura consapevolezza la propria posizione. De Sanctis e Labriola, piuttosto che Spaventa; e Croce per quanto contribuì a mantener vivi i primi due. Ma dalla guerra mondiale in poi Gramsci ripercorrerà a ritroso, sempre più chiaramente, nella lotta prima, nella chiusa meditazione dopo, il cammino crociano; Croce aveva ritrovato, nel distacco da Labriola e nella revisione deU’hegelismo, una direzione « kantiana » di « forma » non storicizzabile : un « sistema » della « filosofia dello spirito », una « natura umana » assoluta. Gramsci, al contrario, non si limiterà a rifiutare l’atto spirituale taumaturgico, e solo retoricamente operoso, per ritrovare il positivo e il concreto processo storico, vivo e reale nel lavoro delle società umane. Anche l’ultimo « aroma speculativo » svanirà : nella critica alla doppia mistificazione del marxismo — sia in direzione idealistica che materialistica — e nella elaborazione di una originale « concezione del [...]



da Eugenio Garin, Gramsci nella cultura italiana in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 1 - 1 - numero 30

Brano: [...]bili e permanenti », e « il ritmo del pensiero in isviluppo... più importante delle singole affermazioni casuali o degli aforismi staccati », non potrà nascondersi un costante riferimento, e magari alla fine per combattere o rifiutare, a tutta una problematica legata a quel vario rinnovarsi della cultura italiana che si mosse intorno all'attività del Croce. Anche se poi, spesso, molto più che di Croce, dovrebbe farsi il nome del De Sanctis o del Labriola, o perfino, in sede di critica letteraria, di Renato Serra, che crociano senza dubbio non era, ma che Gramsci, in quella commossa pagina in cui pianse la morte di uno dei pochi veri uomini nuovi, uni a De Sanctis e a Croce (7). Tanto riuscì a influire, anche su una mente acutissima, il mito di un comu ne rinnovamento culturale avvenuto sotto il segno del nuovo idealismo.
D'altra parte proprio questo senso estremamente largo attribuito piuttosto a un orientamento culturale che a posizioni specifiche, deve rendere molto cauti nel tentativo di sottolineare in Gramsci il momento o l'aspetto o l'[...]

[...]a cultura — ma non so, per ora, quanto sarebbe serio il farlo — non dovremmo dimenticare il contributo singolare che all'esaurimento dall'interno di tante tesi ha dato proprio l'analisi gramsciana, la quale, sottolineando con singolare energia la solidarietà di certi ideali e di certe visioni con una situazione, ha aperto la strada ad altre scelte e ad altre possibilità. E come sul terreno dottrinale a un certo Hegel, à un certo Marx, a un certo Labriola e, magari, a un certo Machiavelli, oppose un'altra possibilità interpretativa, cosí a un'altra storia d'Italia volle saldare un'altra azione politica. Alla linea nazionalretorica, più che storistica idealistica, più che religiosa clericale, più che liberale conservatrice, e più che conservatrice fascista, intese opporre un'Italia capace di riscattare in tutta la sua storia altre possibilità costantemente vinte, soffocate o mistificate. E proprio perché era un politico e non un filosofo — e con ciò si vuol dire solo che era anche uno storico e un filosofo serio, e non un professore — non si pr[...]

[...]mportanza, né la forza, né le conquiste reali. Oggi può sembrare che sulla linea RomagnosiCattaneo ci fosse una forza teorica più robusta: e può darsi (18); ma in un'Ita
(18) Gobetti, nel '24, indicava fra a i maestri più diretti del Gramsci » Salvemini, del Cattaneo grande ammiratore (editore, nel '22, presso il Treves, di una antologia molto significativa). Che, per vie mediate, il a positivo » di Carlo Cattaneo
(per usare la distinzione del Labriola fra a positivo e a positivistico ») passasse in
Gramsci, è comprensibile. Ma una meditazione approfondita non risulta; il nome di Cattaneo (a giacobino con troppe chimere in testa », come lo chiama in una lettera nel '31) compare nei volumi delle opere una diecina di volte circa, e sempre
II
GRAMSCI NELLA CULTURA ITALIANA 165
lia non a caso culturalmente crociana e gentiliana, che aveva scelto una propria tradizione storica convergente verso un esito politico molto chiaro, un impegno culturale serio non poteva muoversi che consumando « dall'intrinseco » certe posizioni — ossia svelando le[...]

[...]nei volumi delle opere una diecina di volte circa, e sempre
II
GRAMSCI NELLA CULTURA ITALIANA 165
lia non a caso culturalmente crociana e gentiliana, che aveva scelto una propria tradizione storica convergente verso un esito politico molto chiaro, un impegno culturale serio non poteva muoversi che consumando « dall'intrinseco » certe posizioni — ossia svelando le « mistificazioni » di Machiavelli come di Marx, di Hegel come di De Sanctis o di Labriola: ossia ripercorrendo tutta una serie di scelte storiografiche che erano anche scelte politiche, e mettendo via via in evidenza il punto della deviazione: ed anche questo, oltre la semplicistica divisione di ciò che é vivo da ciò che é morto, in una superiore comprensione capace di cogliere la diversa valenza dei temi, in modo da opporre a rifiuti antistorici rapporti precisi.
La rottura con una certa tradizione e la lotta per un'altra Italia, si configurano così — agli occhi di Gramsci — saldamente radicate nella stessa storia d'Italia: rappresentano la vittoria di forze vitali, di possibili[...]

[...]ico in mezzo a una generazione di positivisti, vagheggiando la determinazione dell'Idea fra genti che non ne comprendevano il nome ». Presso lo stesso editore, nella x Biblioteca di scienze sociali e politiche », n. 32, nel 1900, Croce aveva riunito i suoi a saggi critici » su Materialismo storico ed economia marxista (e nella stessa collana il liliale ' positivista' Tarozzi si incontrava con l'ineffabile Enrico Ferri. I sarcasmi di Engels, o di Labriola, erano ben lontani dal raggiungere l'amena leggerezza di quei valentuomini: nel confronto dei quali — non si dimentichi — si collocava Croce. Del resto sul e positivismo » è da rileggere sempre tutta la lettera di Labriola a Engels del '94 (Roma 1949, pp. 14650).
(31) P. 16 (cfr. 1. 28 sgg.; L.V.N. 2045; R. 6 sgg.).
174 EUGENIO GARIN
suoi debiti verso interpreti e critici (che per Machiavelli, ad esempio, vanno dal De Sanctis al Croce e al Russo), si colgono bene le differenze della sua posizione, e la sua originalità (32). Ché, se amò singolarmente Dante, fu in rapporto a Machiavelli che venne precisando metodi e posizioni. Mentre la concezione politica di Dante gli apparve «importante solo come elemento dello sviluppo personale di Dante », in Machiavelli « una fase del mondo moderno é già riuscita a elabor[...]

[...]to di fronte agli illuministi del '700 alla svalutazione di non poche posizioni dell'800. Una serie di ricerche in questa direzione sarebbe certo giovevole, ma non destinata a incidere sensibilmente sulla prospettiva cosí originale in cui l'opera di Gramsci si colloca. Quando più volte, a proposito della filosofia della prassi, si richiama a Hegel; quando si collega a De Sanctis — e soprattutto quando così largamente lo utilizza — quando reca su Labriola quel giudizio tanto notevole circa la possibilità di un'elaborazione autonoma della filosofia della prassi; quando, infine, polemizza con egual vigore contro i ' mistificatori ' del marxismo, siano essi kantiani, o idealisti, o sociologi positivisti — Gramsci precisa con sicura consapevolezza la propria posizione. De Sanctis e Labriola, piuttosto che Spaventa — e Croce per quanto contribuì a mantener vivi i primi due. Ma dalla guerra mondiale in poi Gramsci ripercorrerà a ritroso, sempre più chiaramente, nella lotta prima, nella chiusa meditazione dopo, il cammino crociano; Croce aveva ritrovato, nel distacco da Labriola e nella revisione dell'hegelismo, una direzione « kantiana » di « forma » non storicizzabili: un ' sistema ' della ' filosofia dello spirito', una ' natura umana' assoluta. Gramsci, al contrario, non si limiterà a rifiutare l'atto spirituale taumaturgico, e solo retoricamente operoso, per ritrovare il positivo e il concreto processo storico, vivo e reale nel lavoro delle società umane. Anche l'ultimo « aroma speculativo » svanirà: nella critica alla doppia mistificazione del marxismo — sia in direzione idealistica che materialistica — e nella elaborazione di una originale ' concezione del mon[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] F. Alderisio, Riflessioni di A. Gramsci sul concetto della finalità nella filosofia della prassi in Studi gramsciani

Brano: [...]andato « di dove i1 Marx abbia preso questa immagine » ; ed in conclusione della sua notazione filologica tornò a scrivere che quella immagine si trovava « certamente in un libro di Hegel (forse la Filosofia del diritto: non ricordo) »; o che piú veramente gli appariva « scaturita da una conversazione tanto è fresca, spontanea, poco " libresca " » . E in una breve nota a questo punto si legge — a proposito sempre della suddetta immagine — che A. Labriola aveva scritto: «Gli è proprio quel codino di Hegel che disse come quegli uomini (della Convenzione) avessero pei primi, dopo Anassagora, tentato di capovolgere la nozione del mondo, poggiando questo su la ragione» ~.
Gramsci dunque aveva colto nel vero ritenendo che proprio Hegel era stato il primo ad usare l'immagine della « testa » dell'uomo (ossia del suo « pensiero ») come reggente e movente sopra di sé il mondo umano; quindi prima che la stessa immagine venisse poi usata ed abusata nelle conversazioni, discussioni e anche polemiche di scuola, tanto a sostegno dell'idealismo storicopolit[...]

[...]he proprio Hegel era stato il primo ad usare l'immagine della « testa » dell'uomo (ossia del suo « pensiero ») come reggente e movente sopra di sé il mondo umano; quindi prima che la stessa immagine venisse poi usata ed abusata nelle conversazioni, discussioni e anche polemiche di scuola, tanto a sostegno dell'idealismo storicopolitico di Hegel, quanto per la critica realistica — anzi la satira — di tale idealismo. Da una tale critica perd
1 A. LABRIOLA, Da un secolo all'altro, ed. Dal Pane, p. 43.
Felice Alderisio 67
quell'immagine veniva rovesciata e integrata (per l'effetto umoristico) a rappresentare non piú il mondo della storia e realtà umana, prodotto si ed obbiettivato e separato dall'uomo, che ne è l'autore, ma pur sempre poggiante « sulla testa » di lui, che — in posizione eretta e non capovolta — è il reale sostegno, anzi il produttore e portatore di esso (come il gigante Atlante nella mitologia greca reggeva sulle sue spalle la terra, o tutto il mondo fisico), ma a rappresentare invece la ridicola immagine di un uomo capovolto [...]

[...]ta e le mani, ma a reggere e a portare eventualmente anche qualche altro peso. Ed è ovvio che se non si sta sui piedi, e non si hanno buone gambe, non si può portare in giro il proprio corpo, né si può portare alcunché sulle proprie spalle o sulla propria testa. Ma oltre la vaga indagine filologica, indicata
piuttosto che eseguita — da Gramsci, sull'origine dell'immagine degli « uomini con la testa all'ingiù », e oltre la riferita citazione del Labriola (risalente esattamente .a una fonte hegeliana 1), nulla è possibile trovare, nella filologia marxistica, che di quella immagine in essa pur tanto ripetuta nel senso critico datole da Marx e da Engels valga a scoprirne l'origine e la fonte vera, e forse anche a precisarne storicamente l'esatto senso e valore, tanto positivo nell'uso fattone dallo Hegel, quanto negativo nell'uso a controsenso e a distorsione critica, a cui ben presto quell'immagine della testa (resa, da eretta, rovesciata) era stata comicamente ridotta da qualche spiritoso antihegeliano, o piú verisimilmente da un riformatore d[...]

[...]sione critica, a cui ben presto quell'immagine della testa (resa, da eretta, rovesciata) era stata comicamente ridotta da qualche spiritoso antihegeliano, o piú verisimilmente da un riformatore di sinistra del sistema di Hegel. Ed io confesso di aver provato un certo disappunto per non aver trovato alcuna soddisfazione ad una
1 Cioè alla Filosofia della storia di Hegel (cap. ultimo: p. 552 dell'ed. tedesca Reclam, Leipzig, 1924). Il passo a cui Labriola si riferiva (esprimendo soprattutto un consenso, e non una critica, e per il pensiero di Hegel e per la opera dei giacobini, in quanto essa intendeva porre il mondo della storia sulla testa dell'uomo, cioè basarlo sulla ragione) è questo: « Da quando il sole sta fisso nel firmamento ed i pianeti gli girano intorno, non si era ancora visto che l'uomo si pone sulla testa, cioè sul pensiero, e secondo questo costruisce la realtà — sich auf den Kopf, das ist, auf den Gedanken stellt, und die Wirklichkeit nach diesem erbaut. — Anassagora aveva per primo detto che il nous governa il mondo, ma solta[...]

[...]ffatta curiosità filologica (che non è però solo filologica), nella vasta
e ricca ricerca filologicofilosofica intrapresa dal Lukàcs in una sua pregevole opera 1, in cui con grande diligenza e discernimento ha indagato
e ripresentato le fonti del pensiero hegeliano e di quello marxistico, ed ha adoperato assai di frequente, ed a scopo critico, la frase auf den Kopf quasi come un trito ritornello o uno scongiuro.
però un fatto che il nostro A. Labriola, la cui illuminata e profonda ortodossia marxistica è fuori discussione anche rispetto alla revisione critica della filosofia della storia di Hegel, si astenne tuttavia dall'usare — a scopo di critica — quell'immagine della testa umana rovesciata, cosí com'era stata, se non foggiata, adoperata anche da Marx. Né si può supporre che il Labriola l'avesse ignorata, o non l'avesse rilevata, ma piuttosto che egli, piú avveduto e moderato critico della posizione hegeliana in materia di filosofia della storia e di etica e politica, non intendesse di spingere la sua critica fino al segno di un totale rovesciamento o capovolgimento di quella. Ed io non ritengo qui fuori luogo di richiamare una chiara allusione al senso astrattamente realistico o materialistico, cioè troppo unilaterale, che quell'immagine aveva assunto contro l'idealismo hegeliano, cioè l'allusione che ad essa fu fatta dallo Spaventa in un luogo della sua Logica e Metafisica[...]

[...]arwin, sarebbe sorto questo « Newton dei fili d'erba » (p. 436). Lukàcs ignora certamente il lavoro di approfondimento occorso a B. Spaventa per congiungere insieme l'evoluzione del Darwin col dialettismo idealistico dello Hegel (lavoro che Spaventa « cornpié da sé » nel 1864, e cioè appena un quinquennio dopo l'apparizione del capolavoro di Darwin; e del felice congiungimento dell'evoluzione naturalistica con la dialettica del pensiero Antonio Labriola altamente lodò il suo antico maestro in una lettera a Engels del 14 marzo 1894).
Felice Alderisio 69
bile trattare la filosofia della storia « sulle nude tre dita dell'Idea in sé, Idea fuori di sé e Idea in sé e per sé, senz'altro » (o, in altri termini, soltanto « sulla testa delle Idee, o dello Spirito », come suonava il ritornello critico dei marxisti), cosí Spaventa proseguiva: «Quel che non posso ammettere è il dommatico autaut del realismo e dell'idealismo, dell'a posteriori e dell'a priori; o con buone gambe, ma cieco; o veggente, ma zoppo. Hegel stesso ha sempre protestato contro qu[...]



da [Le relazioni] C. Luporini, La metodologia del marxismo nel pensiero di Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]mente le pp. XI, 9, 13, 15, 79, 86, 111).446

Le relazioni

la convergenza delle due negazioni, che appare sintomatica di un certo atteggiamento di pensiero in formazione. Infatti più tardi il Croce verrà identificando la « teoria », anzi, la filosofia (tutta la filosofia, cioè la sua filosofia) con la « metodologia della storia ». QucH'abbassamento del marxismo da « metodo » a « canone » conteneva, a fortiori, anche la negazione (contro il Labriola con cui Croce era in discussione) che esso fosse una «filosofia», ossia una autonoma concezione delle realtà1.

Nel clima filosofico odierno la parola « metodologia » si presenta carica di nuove suggestioni e riferimenti determinati a dottrine e tendenze filosofiche che erano ancora poco sviluppate negli anni di Gramsci e comunque, allora, inoperanti in Italia. Si tratta di interessi sorti su un terreno diverso da quello della ricerca storica e delle scienze umane (politica, economia, sociologia, psicologia ecc.), anche se oggi essi tendono in qualche modo ad investirle: e precisamente dell[...]

[...]i occupa. Rilevare questa effettiva, esplicita, o implicita, metodologia, è il primo compito; ed è ciò a cui qui si cerca di recare un contributo.

Ora, proprio a questo punto potrebbe sorgere l’equivoco a cui mi riferivo in principio. Conviene perciò dichiarare subito che il marxismo non è per Gramsci soltanto un « metodo » ma è una filosofia, in quanto integrale e « generale » concezione della realtà, o, come egli suole dire,, sulle orme del Labriola, « concezione del mondo » 2. >11 momento metodico (riferito sia al conoscere, sia al pratico agire) e il momento « concezione del mondo » si condizionano e provano reciprocamente, nel pensiero di Gramsci, e non sono separabili senza grave deformazione. Non si tratta solo della prova che di ciò si può ricavare d'a innumerevoli passi citabili^ ma del nesso profondo, organico, del suo pensiero.

Vorrei richiamare qui, per un momento, l’attenzione su un punto che, almeno per i filosofi « specialisti », ma forse non solo per loro, credo non indifferente. Questa posizione di Gramsci comporta l’id[...]

[...]essa, era tesi che ancora non aveva avuto, praticamente, risonanza in Italia, negli anni in cui scriveva Gramsci (e del resto, se non erro, neppure in Francia). Essa era stata affacciata dallo Husserl nel 1911, in uno scritto thè credo di grande interesse per la storia filosofico
1 Penso, in modo particolare, alle riflessioni e osservazioni di Gramsci intorno ai problemi del linguaggio e dei linguaggi (tecnici, specialistici ecc.).

2 Cfr. A. Labriola, Discorrendo di socialismo e di filosofia, Bari, 19444?

p. 10 e passim.448

Le relazioni

culturale europea di questo secolo1 (di queirideale lo Husserl veniva da tempo elaborando e applicando il metodo). Ricordo ciò perché quella tesi ci appare storicamente annunciatrice di tanti successivi indirizzi e procedimenti concettuali (penso non solo alla fenomenologia husserliana, ma alle correnti, di assai diversa origine, che appunto amano chiamarsi « metodologiche » )2 che si sono immensamente dilatati, che oggi campeggiano largamente nel mondo filosofico e coi quali il marxismo non può [...]

[...]voluzionario) di cui il marxismo è espressione2.

Alluna e all’altra polemica è costantemente sottesa la persuasione della autonomia critica e originalità filosofica del marxismo, che, come si è detto, è il filo conduttore di tutto il pensiero di Gramsci. Di fronte all’idealismo contemporaneo anche quelle traduzioni e recuperi, a cui si è accennato 3, sono connessi, in grande parte, a questo punto centrale, già nuclearmente presente in Antonio Labriola. « Gli intellettuali “ puri99 —' scrive Gramsci — come elaboratori delle più estese ideologie delle classi dominanti, come leaders dei gruppi intellettuali dei loro paesi, non potevano non servirsi almeno di alcuni elementi della filosofia della prassi, per irrobustire le loro concezioni e moderare il soverchio filosofiamo speculativo col realismo storicista della teoria nuova, per fornire di nuove armi l’arsenale del gruppo sociale cui erano legati. D’altra parte la ten
1 M. S., p. 226.

2 Su questo concetto Gramsci torna frequentemente, studiando i diversi aspetti della questione. Cfr., [...]

[...]trovava a lottare con l’ideologia più diffusa nelle masse popolari, il trascendentalismo religioso, e credeva di superarlo solo col più crudo e banale materialismo che era anche esso una stratificazione non indifferente del senso comune, mantenuta viva, più di quanto si credesse e si creda, dalla stessa religione che nel popolo ha una sua espressione triviale e bassa, superstiziosa e stregonesca, in cui la materia ha una funzione non piccola. Il Labriola si distingue dagli uni e dagli altri per la sua affermazione (non sempre sicura, a dire il vero) che. la filosofia della prassi è una filosofia indipendente e originale che ha in se stessa gli elementi di un ulteriore sviluppo per diventare da interpretazione della storia filosofia generale ».

In queste parole, a chi ben guardi, troviamo delineato, e nei suoi termini polemici e in quelli costruttivi, l’intiero ambito in cui si muove,, sotto il riguardo teorico e metodologico, il pensiero di Gramsci. Vi è da fare anche un’altra osservazione, che credo assai caratterizzante : quella « indipe[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] E. Garin, Antonio Gramsci nella cultura italiana in Studi gramsciani

Brano: [...]pido, onesto, moderatamente liberale, capace di salvare le forme e la pace »). In tal senso soltanto, Gramsci è costantemente « condizionato » da Croce — e dalla situazione determinatasi intorno a Croce — pro e contro. E questo significa unicamente che la forma della discussione, proprio per essere non velleitaria, ma calata nella realtà nazionale, si definisce in certi termini storici. Machiavelli di contro a Guicciardini; De Sanctis, Spaventa, Labriola, invece di Cattaneo, e cosí via. Ed era davvero piú importante mostrare le possibilità e fecondità di De Sanctis oltre, o su un piano diverso da quello
Mach., p. 39.
2 M.S., p. 157.
3 Quaderni della Critica, 8, p. 86.
I documenti del convegno
degli « avversari » che si rifacevano a De Sanctis. Per una loro intima forza, e per l'opera della cultura piú « avanzata», erano quelli i temi operanti; 11 bisognava dar battaglia, non spostar l'attenzione altrove, su linee magari importanti, ma non altrettanto « attuali » (quanto piú « astratto » e « dottrinario » l'amore di Salvemini e Gobetti p[...]

[...]li scienziati, di nuovo l'analisi dei suoi giudizi dovrà farsi molto attenta per quel che riguarda 1'800. Dalle considerazioni su Manzoni (Manzoni di fronte a Tolstoi nel rapporto col popolo) e su Gioberti, al peso attribuito a De Sanctis e alla sua opera, è tutta una serie di nette prese di posizione su argomenti centrali della cultura italiana. Finché ritroviamo il punto nodale costituito da Hegel in Italia, ossia delle posizioni di Spaventa e Labriola, di Croce e Gentile.
E proprio qui si colloca l'originalità della gramsciana filosofia della prassi, col suo giudizio rapido, ma chiaro e indicativo, sul valore di Labriola: («,i1 Labriola, affermando che la filosofia della prassi è indipendente da ogni altra corrente filosofica, è autosufficiente, è il solo che abbia cercato di costruire scientificamente la filosofia della prassi » 1), e la sua polemica condotta su due fronti: da un lato contro la « rinascita » idealistica, e dall'altro contro il positivismo del primo Novecento. E
1 M. S., p. 79.
Eugenio Garin 13
se contro quest'ultimo, contro il suo modo di fraintendere Marx e contro tutti gli atteggiamenti di deteriore « economismo » e « meccanicismo fatalista », Gramsci si vale spesso delle armi dei neohegeliani, contro [...]



da Cesare Luporini, La metodologia del marxismo nel pensiero di Antonio Gramsci in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 1 - 1 - numero 30

Brano: [...]nsiero in formazione. Infatti più tardi il Croce verrà identificando la « teoria », anzi, la filosofia (tutta la filosofia, cioè la sua filosofia) con la « metodologia della storia ». Quell'abbassamento del marxismo da « metodo » a « canone » conteneva, a fortiori, anche la negazione (con
(1) B. CROCE, Materialismo storico ed economia marxistica, Bari, 19275 (Cfr. particolarmente le pp. XI, .9, 13, 15, 79, 86, 111).
182 CESARE LUPORINI
tro il Labriola con cui Croce era in discussione) che esso fosse una « filosofia », ossia una autonoma concezione delle realtà (2).
Nel clima filosofico odierno la parola « metodologia » si presenta carica di nuove suggestioni e riferimenti determinati a dottrine e tendenze filosofiche che erano ancora poco sviluppate negli anni di Gramsci e comunque, allora, inoperanti in Italia. Si tratta di interessi sorti su un terreno diverso da quello della ricerca storica e delle scienze umane (politica, economia, sociologia, psicologia ecc.), anche se oggi essi tendono in qualche modo ad investirle: e precisamente d[...]

[...]ui si occupa. Rilevare questa effettiva, esplicita o implicita, metodologia, é il primo compito; ed é ciò a cui qui si cerca di recare un contributo.
Ora, proprio a questo punto potrebbe sorgere l'equivoco a cui mi riferivo in principio. Conviene perciò dichiarare subito che il marxismo non è per Gramsci soltanto un « metodo » ma è una filosofia, in quanto integrale e « generale » concezione della realtà, o, come egli suole dire, sulle orme del Labriola, « concezione del mondo » (5). Il momento metodico (riferito sia al conoscere, sia al pratico agire) e il momento « concezione del mondo » si condizionano e provano reciprocamente, nel pensiero di Gramsci, e non sono separabili senza grave deformazione. Non si tratta solo della prova che di ciò si può ricavare da innumerevoli passi citabili, ma del nesso profondo, organico, del suo pensiero.
Vorrei richiamare qui, per un momento l'attenzione su un punto che, almeno per i filosofi « specialisti », ma forse non solo per loro, credo non indifferente. Questa posizione di Gramsci comporta l'idea [...]

[...]o in quanta contrapposta alla Weltanschauung, e in certo modo svuotata di essa, era tesi che ancora non aveva avuto, praticamente, risonanza in Italia, negli anni in cui scriveva Gramsci (e del resto, se non erro, neppure in Francia). Essa era stata affacciata dallo Husserl nel
(4) Penso, in modo particolare, alle riflessioni e osservazioni di Gramsci intorno ai problemi del linguaggio e dei linguaggi (tecnici, specialistici ecc.).
(5) Cfr. A. LABRIOLA, Discorrendo di socialismo e di filosofia, Bari, 19444, p. 10 e passim.
184 CESARE LUPORINI
1911, in uno scritto che credo di grande interesse per la storia. filosoficoculturale europea di questo secolo (6) (di quell'ideale lo Husserl veniva da tempo elaborando e applicando il metodo). Ricordo ciò perché quella tesi ci appare storicamente annunciatrice di tanti successivi indirizzi e procedimenti concettuali (penso non solo alla fenomenologia husserliana, ma alle correnti, di assai diversa origine, che appunto amano chiamarsi «metodologiche») (7) che si sono immensamente dilatati, che oggi [...]

[...]151 e 232).
(28) Op. cit., p. 226.
(29) Su questo concetto Gramsci torna frequentemente, studiando i diversi aspetti della questione. Cfr., in particolar modo, Il materialismo storico ecc., pp. 81, 84, 87, 151, 1623, 223.
200 CESARE LUPORINI
Gramsci. Di fronte all'idealismo contemporaneo anche quelle traduzioni e recuperi, a cui si è accennato (30), sono connessi, in grande parte, a questo punto centrale, già nuclearmente presente in Antonio Labriola. « Gli intellettuali ' puri ' — scrive Gramsci — come elaboratori delle più estese ideologie delle classi dominanti, come leaders dei gruppi intellettuali dei loro paesi, non potevano non servirsi almeno di alcuni elementi della filosofia della prassi, per irrobustire le loro concezioni e moderare il soverchio filosofismo speculativo col realismo storicista della teoria nuova, per fornire di nuove armi l'arsenale del gruppo sociale cui erano legati. D'altra parte la tendenza ortodossa si trovava a lottare con l'ideologia più diffusa nelle masse popolari, il trascendentalismo religioso, e cred[...]

[...]trovava a lottare con l'ideologia più diffusa nelle masse popolari, il trascendentalismo religioso, e credeva di superarlo solo col più crudo e banale materialismo che era anche esso una stratificazione non indifferente del senso comune, mantenuta viva, più di quanto si credesse e si creda, dalla stessa religione che nel popolo ha una sua espressione triviale e bassa, superstiziosa e stregonesca, in cui la materia ha una funzione non piccola. Il Labriola si distingue dagli uni e dagli altri per la sua affermazione (non sempre sicura, a dire il vero) che la filosofia della prassi è una filosofia indipendente e originale che ha in se stessa gli elementi di un ulteriore sviluppo per diventare da interpretazione della storia filosofia generale ».
In queste parole, a chi ben guardi, troviamo delineato, e nei suoi termini polemici e in quelli costruttivi, l'intiero ambito in cui si muove, sotto il riguardo teorico e metodologico, il pensiero di Gramsci. Vi è da fare anche un'altra osservazione, che credo assai caratterizzante: quella «indipendenza[...]



da [Le relazioni] P. Togliatti, Gramsci e il leninismo in Studi gramsciani

Brano: [...]gni settimana è del vecchiofanciullo che vi si scrive, che non matura mai, che non evolve mai, che non diventa mai 1’“ Essere evolutivo finale ”, che pure si aspetterebbe dover finalmente sbocciare dopo tanta lenta evoluzione, dopo tanta perseverante opera di educazione evangelica » 1.

Cosi era per coloro che parlavano di rivoluzione, in Italia, prima di * Lenin. Mancava loro il concetto stesso di rivoluzione. Vorrei dire che anche in Antonio Labriola, se si scava a fondo, si scopre, non è dubbio, la più valida concezione che sia stata elaborata nel nostro paese della filosofia della prassi, come visione autonoma della realtà e del mondo, ma il concetto di rivoluzione non è neanche in lui direttamente unito a un’analisi precisa delle condizioni oggettive in cui si sviluppava la concreta rivoluzione italiana, la rivoluzione degli operai e dei contadini, del popolo italiano per rovesciare il corso della storia t diventarne padroni. Il Labriola, ho già avuto occasione una volta di ricordarlo e credo che del resto questa osservazione sia oggi [...]

[...]bbio, la più valida concezione che sia stata elaborata nel nostro paese della filosofia della prassi, come visione autonoma della realtà e del mondo, ma il concetto di rivoluzione non è neanche in lui direttamente unito a un’analisi precisa delle condizioni oggettive in cui si sviluppava la concreta rivoluzione italiana, la rivoluzione degli operai e dei contadini, del popolo italiano per rovesciare il corso della storia t diventarne padroni. Il Labriola, ho già avuto occasione una volta di ricordarlo e credo che del resto questa osservazione sia oggi generalmente riconosciuta valida, non riuscì a giungere al concetto deirimperialismo e questa fu la più grave deficienza dello sviluppo del suo pensiero, deficienza che spiega anche alcuni degli errati

1 II grido del popolo, Torino, 25 maggio 1918.426

Le relazioni

giudizi da lui stesso avanzati, negli ultimi anni dell’esistenza, circa la politica coloniale dell’imperialismo.

In quegli appunti che dopo una certa rielaborazione, credo, sono stati presentati come un « quarto saggio » s[...]

[...]uo pensiero, deficienza che spiega anche alcuni degli errati

1 II grido del popolo, Torino, 25 maggio 1918.426

Le relazioni

giudizi da lui stesso avanzati, negli ultimi anni dell’esistenza, circa la politica coloniale dell’imperialismo.

In quegli appunti che dopo una certa rielaborazione, credo, sono stati presentati come un « quarto saggio » sulla concezione materialistica della storia, con il titolo Da un secolo all’altro, Antonio Labriola affronta questo problema, il problema dell'imperialismo. La sua ricerca, egli dice, tende a « illuminare la scena attuale del mondo civile, tratteggiarla nei suoi contorni, nel suo interiore aspetto e nell’intreccio delle forze che la configurano e la sorreggono ». Sono termini che indicano tutta la consueta complessità del pensiero del Labriola. E cosi egli parla, venendo al concreto, della politica imperialistica degli Stati di quella fine di secolo, della guerra del Transvaal, della espansione della Russia nell’Asia, che rifà a rovescio l’invasione mongolica. Egli tenta quindi anche una definizione del periodo precedente. Vuol dire che cos’è il secolo che si chiude, e cosi lo definisce: «Il secolo precedente non è cominciato nel 1800, è cominciato, chissà mai, il 14 luglio 1789, o un dipresso, o come altro piaccia di datare il vertiginoso erompere dell’èra liberale. Il secolo che si chiude è 1’“ èra liberale ” ».

Ma che cosa po[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] A. Zanardo, Il «manuale» di Bukharin visto dai comunisti tedeschi e da Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]9 fino alla Concezione materialistica della storia. Si pensi a ciò che scrive Bernstein a Victor Adler : « Per me la dottrina non è sufficientemente realistica, è per cosi dire rimasta indietro rispetto allo sviluppo pratico del movimento. Può ancora andar bene forse per la Russia... ma in Germania nella sua vecchia forma è qualcosa di sopravvissuto » 1. Si pensi infine al materialismo storico esclusivo di Mehring. Qui da noi, in Italia, Antonio Labriola, in alcune lettere a Kautsky, critica Plekhanov perché concepisce il marxismo come Allweisheit, come scienza che ha risolto in anticipo tutti i problemi. Si tratta del resto di motivi noti. La pubblicistica della Terza Internazionale ha molto lavorato a mettere in luce la diversità del marxismo filosofico russo da quello tedesco.

Ma la distinzione fra marxismo sovietico e marxismo europeo, come viene elaborata dai socialdemocratici, non è semplicemente la riorganizzazione di alcuni motivi teorici, non è il diventare esplicita e consistente di tutta una tradizione. Non si tratta di essere p[...]

[...] livello della scienza, non ancora a quello del sistema.

Da sviluppare, da portare a compimento — ma non è opera a cui basti un solo libro o un solo uomo — è la filosofia implicita nel marxismo, cioè un modo originale specifico, nuovo, di risolvere i problemi filosofici. Esiste cioè una filosofia del marxismo fuori dei prestiti dalla sociologia e dalle scienze naturali. L’esperienza intellettuale più indicativa per questo sviluppo è quella di Labriola. « In realtà il Labriola, affermando che la filosofia della prassi è indipendente da ogni altra corrente filosofica, è autosufficiente, è il solo che abbia cercato di costruire scientificamente la filosofia della prassi » 5. Il marxismo deve diventare « una totale e integrale concezione del mondo, una totale filosofia e teoria delle scienze naturali » 6; « deve trattare tutta la parte generale filosofica, deve svolgere quindi coerentemente tutti i concetti generali di una metodologia della storia e della politica, e inoltre dell’arte, dell’economia, dell’etica e deve nel nesso generale trovare il posto per una teoria[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Labriola, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Gramsci <---Storia <---Dialettica <---Filosofia <---italiana <---italiano <---marxista <---materialismo <---Marx <---Pratica <---marxismo <---siano <---Antonio Labriola <---Lenin <---gramsciana <---idealismo <---ideologie <---riformismo <---socialismo <---storicismo <---Ciò <---Engels <---Metafisica <---Scienze <---Storiografia <---ideologico <---italiane <---metodologia <---metodologici <---realismo <---socialista <---teologico <---Feuerbach <---Hegel <---Meccanica <--- <---Salvemini <---abbiano <---comunista <---fascismo <---gramsciani <---gramsciano <---hegelismo <---idealisti <---ideologia <---italiani <---umanismo <---Del resto <---La Critica <---Logica <---Scienze naturali <---Sociologia <---Stato <---artigiani <---capitalismo <---determinismo <---fascista <---filologico <---gnoseologico <---gramsciane <---ideologiche <---ideologici <---imperialismo <---leninismo <---leninista <---meccanicismo <---mitologica <---positivismo <---sociologia <---umanesimo <---Benedetto Croce <---Carlo Marx <---Cattaneo <---De Sanctis <---Ecco <---Etica <---Fenomenologia <---Filologia <---Filosofia della natura <---Gobetti <---M.S. <---Machiavelli <---Matematica <---Ordine Nuovo <---Pedagogia <---Perché <---Principe-Discorsi <---Retorica <---Risorgimento <---Scienza politica <---Sistematica <---Stilistica <---apriorismo <---biologiche <---capitalista <---cristianesimo <---crociana <---crocianesimo <---crociano <---d'Europa <---deirimperialismo <---economismo <---esperantismo <---fatalismo <---fenomenologia <---filologia <---gnoseologica <---hegeliana <---ideologica <---illuminismo <---marxisti <---metodologica <---metodologiche <---metodologico <---naturalismo <---socialisti <---storicista <---Agraria <---Avviamento <---Beide <---Bernstein <---Besinnung <---Biologia <---Bukharin <---Caratteri <---Carlo Bini <---Che Gramsci <---Claudio Treves <---Come <---Cosmo <---Croce Gramsci <---Croce-Erasmo <---Dei <---Del Croce <---Dinamica <---Dio <---Economia politica <---Energie Nuove <---Enrico Ferri <---Estetica <---Farli <---Francesco De Sanctis <---Gedanken <---Gegenwart <---Gli <---Gramsci-Machiavelli <---Grundlagen <---Historismus <---Husserl <---Il Principe <---Ilici <---La critica critica <---La guerra <---La rivoluzione contro il Capitale <---Lehren <---Limpido <---Ludovico Geymonat <---Machiavelli-Rousseau <---Methode <---Methoden <---Mi pare <---Nei Quaderni <---Non voglio <---Note sul Machiavelli <---Né Gramsci <---Ottobre <---Pensiero filosofico <---Però <---Presso <---Proudhon nella Miseria <---Psicologia <---Renato Serra <---Romagnosi <---Romagnosi-Cattaneo <---Rousseau <---Ruggiero a Omodeo <---Russia <---Savonarola-Machiavelli <---Scienze sociali <---Scienze umane <---Sowohl <---Statica <---Storia sociale <---Tarozzi <---Tecnologia <---Teologia <---Teoretica <---Treves <---Trigonometria <---Trovandosi <---Umberto Cosmo <---Weltanschauung <---Weltweisheit <---Wissenschaft <---Wissenschaften <---Zulù <---antigentiliana <---arrischiano <---artigiano <---astrattismo <---astrattisti <---biologia <---biologica <---biologico <---campeggiano <---comunismo <---comunisti <---crociani <---d'Italia <---dell'Avanti <---dell'Idea <---dilaniano <---dinamismo <---dogmatismo <---economisti <---einaudiano <---empirismo <---erasmismo <---esistenzialismo <---fanatismo <---filosofismo <---gentiliana <---gentiliano <---giacobinismo <---husserliana <---illuministi <---immanentismo <---infantilismo <---kantiana <---kantiani <---laicismo <---leniniana <---leniniste <---leninisti <---liberalismo <---machiavellismo <---misticismo <---moderatismo <---modernismo <---modernisti <---monismo <---moralisti <---neohegelianesimo <---neorazionalista <---ottimismo <---parallelismo <---positivista <---positivisti <---psicologia <---psicologico <---revisionismo <---riformisti <---rigorismo <---sciana <---scolasticismo <---sperimentalismo <---tecnologia <---teleologia <---teologia <---toffaniniano <---trascendentalismo <---trattatista <---umanesimi <---vociano <---Adolph Weber <---Alexander Schifrin <---Alfredo Oriani <---Allweisheit <---Amomme <---Anassagora <---Antiduhring <---Antonio Gramsci <---Antropogenia <---Appunti <---Arbeiterbewegung <---Arbeiterliteratur <---Atlante <---Axelrod <---Baccarini <---Balcani <---Basta <---Bebel <---Bebel-Bolschewiki-Socidismus <---Berlino <---Beziehungen <---Bisogna <---Boasto <---Bogdanov <---Braccarmi <---Brìefwechsel <---Buon <---Camillo Prampolini <---Capitale <---Capo <---Carlo Cattaneo <---Casa <---Cerano <---Certo in Lukàcs <---Cesare Spellanzon <---Chiesa <---Cito da Ruth <---Città Futura <---Classi <---Communist Lenin <---Contro <---Convegno di Studi Gramsciani <---Cosi Gramsci <---Così <---Così Gramsci <---Crispi <---Croce-Gramsci <---Cunow <---Cuore <---Da Salvemini <---Dal <---Dal Pane <---Darvin <---Davide Ricardo <---Deborin <---Della Casa <---Denkens <---Der Kampf <---Der Sowjetmar <---Der Sozialismus <---Dialektik <---Dico <---Die <---Die Gesellschaft <---Diritto <---Dogmatica <---Dynamic So <---Editori Riuniti <---Eine <---Entro <---Erganzung <---Erkenntnis <---Eugenio Garin <---Europdische Philosophie <---FIAT <---Faffossatrice <---Felice Alderisio <---Felice Alrlerisio <---Filosofia cinese <---Filosofia del diritto <---Filosofia della storia <---Filosofia italiana <---Filosofia tedesca <---Filosofia teoretica <---Fogarasi <---Friedrich Adler <---Fritz Riickert <---Gaetano Salvemini <---Geburtstag <---Gemeinverstàndliches Lehrbuch <---Genealogia <---Geschichte <---Geschichtsauffassung <---Geschkhte <---Gfr <---Giovanni Agnelli <---Giovanni Giolitti <---Giustizia di Camillo Prampolini <---Gnoseologia <---Goethe <---Gramsci Il <---Gramsci sulla Rivoluzione <---Grunbergs Arcbiv <---Guicciardini <---Haeckel <---Hamburg <---Hegel in Italia <---Hermann Duncker <---Historical Materialism <---Id Grido del Popolo <---Iil <---Il Capitale <---Il Kant <---Il Risorgimento <---Il bolscevismo <---Il lavoro <---Ilic <---Ilie <---Infine <---International Publishers <---Internationale Literatur <---Internationale Presse <---Jahrbuch <---Jahrhundert <---Jugendinternationale <---Jung-Marxisten <---Kant <---Karl Kautsky <---Karl Marx <---Kautsky <---Klassenbewusstsein <---Kommunismus <---Kommunismus di Vienna <---Konrad Schmidt <---Korsch <---Kurt SAUERLAND <---L.V.N. <---Labriola II <---Labriola-Gramsei <---Lamarck <---Laotsè <---Laplace <---Lehrbuch <---Leopoldo Francherai <---Leopoldo Franchetti <---Lesgaft <---Limentani <---Lombardia <---Loxln <---Lukàcs <---Luxemburg <---Luxemburg sulla Rivoluzione <---Ma in Gramsci <---Machiavelli-Marx <---Machiavelli-Savonarola <---Manuale di Bukharin <---Manzoni <---Margini <---Marx di Croce <---Marx di Lenin <---Marx-Lenin <---Marxismusstudien di Tubinga <---Materialìsmus <---Max Adler <---Meccanicisticamente <---Mehring <---Mein Weg <---Mirsky <---Moderno Principe <---Moleschott <---Morale <---Ne La Città Futura <---Noi <---Nord e Sud <---O.N. <---Oekonomie <---Oken <---Otto Bauer <---Paimiro Togliatti <---Partito <---Phànomenologie <---Pietrogrado <---Pjatakov <---Plekhanov <---Presse Korre <---Provvisoriamente <---Pure <---Quaderni <---Quaderni Gramsci <---Quale <---Qui G <---Qui Gramsci <---Reclam <---Revay <---Richard Owen <---Rodolfo Mondolfo <---Rosa Luxemburg <---Ruth FISCHER <---Saggio <---Sassulic <---Scrive Marx nel Capitale <---Serra <---Siegfried Marck <---Simmel <---Sociology <---Sombart <---Soziologie <---Spaventa <---Stalin <---Storia mondiale <---Studi Gramsciani <---Sulla <---System <---Taccei <---Tagesfrage <---Teleologo <---Thalheimer <---Togliatti <---Torino <---Trieb <---Trotzki <---Tubinga <---Turiello <---Vard <---Vedilo <---Versuch <---Veuerbach <---Victor Adler <---Vierkandt <---Vogt <---Volksbuchhandlung <---Weisheit <---Weltansehauung <---Wirklichkeit <---Zanctrdo <---Zancvrdo <---Zanordo <---Zusammenhang <---accomodantismo <---anarchismo <---annunziano <---ansaldiana <---antagonista <---antagoniste <---antagonisti <---antihegeliano <---antimitologica <---antirevisionismo <---antiteologica <---antogoniste <---attivismo <---bakunismo <---bergsoniano <---blanquismo <---bolscevismo <---calvinismo <---cattaneiana <---cattolicismo <---comuniste <---conciliano <---conquisti <---conservatorismo <---criticismo <---crociane <---dannunziano <---darwinismo <---deiridealismo <---deliimperialismo <---dell'Antiduhring <---dell'Economia <---dell'Esperanto <---dell'Istituto <---dell'Ordine <---dell'Umanesimo <---desanctisiana <---dialettismo <---dottrinarismo <---dualismo <---echeggiano <---economista <---empiriocriticismo <---engelsiane <---estremismo <---fatalista <---federalismo <---fenomenologica <---feticismo <---feueibacchismo <---feuetibacchiano <---filologica <---filologiche <---finalismo <---fisiologici <---genealogia <---georgiani <---giolittiana <---giolittiano <---giolittismo <---gnoseologia <---gobettiana <---gocthiana <---goethiana <---hegeliano <---imperialista <---individualismo <---intellettualismo <---intrecciano <---irredentismo <---kantiano <---kantismo <---licismo <---lismo <---logismo <---lultrasoggettivismo <---marxiste <---materialisti <---mitologia <---neiano <---nell'Antiduhring <---nell'Italia <---nell'Unione <---neocriticiste <---neohegeliane <---neohegeliani <---neohegelismo <---neokantiani <---nismo <---nologica <---nominalismo <---ontologico <---parlamentarismo <---poggiano <---professionisti <---progressisti <---provincialismo <---prussiano <---psiconeurologico <---razionalismo <---relativismo <---riformista <---salveminiana <---salveminiani <---scetticismo <---scientismo <---scolasticismi <---semplicismo <---settarismo <---siana <---sindacalismo <---smiano <---socialiste <---sociologica <---sociologico <---sociologie <---soggettivismo <---spaventiana <---spiritualismo <---spontaneista <---storirismo <---suirimperialismo <---sull'Avanti <---sull'Equilibrio <---sull'Ordine <---taneiano <---teleologica <---teleologismo <---teologiche <---terrorismo <---tismo <---vichiana <---vitalismo <---volontarista <---zarista <---È dei Quaderni <---Ìntimo



Modalità in atto filtro S.M.O.G+: CORPUS OGGETTO

visualizza mappa Entità, Analitici e Records di catalogo del corpus selezionato/autorizzato (+MAP)




Interfaccia kSQL

passa a modalità Interfaccia kSQL