Brano: GUILLAUME DUFAY, MUSICISTA FRANCOBORGOGNONE
1. La pubblicazione dell'opera omnia di Guillaume Dufay, condotta a termine in 6 volumi, tra il 1950 e il 1968, dall'insigne musicologo Heinrich Besseler (19001969) per l'American Institute of Musicology di Roma, sta restituendo voce e sostanza di suono a quello che era fin qui un fantasma musicologico, menzionato con onore nelle storie della musica, in realtà ignorato nella concretezza delle sue invenzioni musicali, e perciò gratificato d'un'ambigua collocazione restrittiva, che non gli spetta affatto: quella d'artista di transizione.
Salvo rarissime eccezioni (come la messa Se la face ay pale, pubblicata in edizione moderna nel 1900 e, limitatamente al Kyrie, fin dal 1834 nella Storia della musica del Kiesewetter, e come la strofa della canzone petrarchesca Vergine bella, pubblicata in facsimile dal Lisio nel 1893, e l'anno dopo in notazione moderna da Franz Xavier Haberl), si può affermare senza troppa esagerazione che per quasi cinque secoli mai una nota di Duf ay ebbe piú a risuonare nel mondo. Gli studi di cui fu oggetto e la bibliografia che gli si era formata intorno, competente ma scarsa, sono frutto della lettura astratta e della difficile decifrazione in archivio di codici conservati specialmente a Trento, a Bologna, a Oxford, a Vienna, a Modena, a Parigi, a Roma, Edimburgo e [...]
[...]e di un'arte che si rivela tra le piú alte dell'intera storia musicale, ma che si afferma lentamente, per virtú di segreta persuasione interiore, poiché essa è aliena dall'arroganza e dalla sopraffazione: arte di intimo raccoglimento, tutta civiltà e misura, non sa alzar la voce nei certami dell'eloquenza e rifiuta ogni atteggiamento di retorica tribunizia.
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2. Cent'anni dopo l'apparizione di Guillaume de Machault (13001377) nella musica e nella poesia francese, la vicenda terrena di Guillaume Dufay sembra ripeterne la parabola protoumanistica d'una giovinezza attiva nei civili negozi e nelle esperienze di corte, poi, con l'età matura, il ritiro nella quiete studiosa d'un canonicato, in compagnia d'una ricca biblioteca e magari d'una buona cantina.
Nato intorno al 1400 in un villaggio di nome Fay, forse vicino Gâteau Cambrésis, presso Chimay, nel Hainaut, questo gentile e colto umanista, laureato in diritto forse all'Università di Torino, oppure alla Sorbona, ebbe strette relazioni con l'Italia. Putto cantore nella cattedral[...]
[...]cato, in compagnia d'una ricca biblioteca e magari d'una buona cantina.
Nato intorno al 1400 in un villaggio di nome Fay, forse vicino Gâteau Cambrésis, presso Chimay, nel Hainaut, questo gentile e colto umanista, laureato in diritto forse all'Università di Torino, oppure alla Sorbona, ebbe strette relazioni con l'Italia. Putto cantore nella cattedrale di Cambrai, vi fu probabilmente condiscepolo del coetaneo Gilles Binchois (14001460) alla scuola musicale di Richard de Loqueville, magister puerorum a Cambrai dal 1413 al 1418. Sono pure da supporre relazioni con Nicolas Grenon, canonico a Cambrai e maestro di cappella nella cattedrale durante il 1408 e il 1409. Si ritiene che nel 141718 il giovane Duf ay abbia fatto parte del seguito che accompagnò Pierre Dailly, vescovo di Cambrai, al concilio di Costanza, e là abbia stretto relazioni altolocate che gli permetteranno ben presto di venire in Italia, presso la corte dei Malatesta a Rimini, dal 1419 al 1426. « Charles gentil, c'on dit de Malateste » proclamano le 3 voci unite in accordi di sono[...]
[...]lla storia — col nome di Felice y, Duf ay soggiornò a Ginevra, a Torino, a Pinerolo, forse a Chambéry I. Ma soprattutto col figlio di lui, duca Ludovico, e con la sua sposa, la gentile Anna di Cipro, probabilmente piú portati alle arti di quanto non fosse l'irascibile genitore e suocero, Duf ay intrattenne rapporti d'affettuosa devozione. Ne rimane traccia in documenti degli Archivi di Stato a Torino: tra l'altro
1 Cfr. M. TH. BOUQUET, La cappella musicale dei duchi di Savoia dal 1450 al 1500, in « Rivista Italiana di Musicologia » III (1968), 2, pp. 237241.
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il pagamento di 10 fiorini parvi ponderis, l'8 agosto 1434, al:cappellano del duca, Guillaume Duf ay, perché da Thonon, sul lago di Ginevra, potesse recarsi in patria a visitare sua madre. Nel 1435, il 21 marzo, risulta dai conti della tesoreria ducale il pagamento d'un salario annuo di 25 franchi a Dufay, qualificato ora magister capelle [sic! ] domini e non piú semplice cappellano.
Rientrato nella cappella pontificia (1435), la lasciò d[...]
[...]omo civile e garbato, e niente era piú alieno dai suoi gusti che tediare il prossimo con lo sfoggio della propria bravura. Le entrate a canone di Duf ay restano, per lo piú, degli incipit. Poi le voci si ritrovano, una aspetta l'altra per procedere insieme, oppure anche se ne vanno ognuna per conto suo, in una libera polifonia non imitativa che, una volta dimesso il giovanile entusiasmo per l'uso del fauxbourdon, diventa lo stile fondamentale della musica di Duf ay.
Essa si colloca perciò veramente fra Tre e Quattrocento: dà la mano all'Ars nova italiana e francese (Guillaume de Machault) nelle canzoni profane (7 su testi italiani e 80 su testi francesi), nelle prime tre delle nove Messe rimasteci, nella quasi totalità delle 39 parti staccate di messe (talvolta riunite a due a due, Gloria e Credo, Sanctus e Benedictus), negli Inni ed Antifone o nei piú antichi dei 32 mottetti latini (di cui 8 profani), ancora legati alla laboriosa tecnica dell'isoritmia. Cioè la costruzione d'ogni sezione del mottetto sopra una talea (figurazione di note, tem[...]
[...]lla di un polifonista immaturo. La tecnica fiamminga dell'imitazione a canone non è la sua risorsa principale, anche se nelle ultime composizioni sacre egli se ne servi con maestria. Tecnica prediletta di Duf ay è invece quella della variazione melodica: WechselMelodik, la chiama il Besseler, o melodia cangiante. Una capacità inesauribile di modificare impercettibilmente gli intrecciati sentieri dal canto, paragonabile a quella di cui è permeata la musica orientale. Le grandi composizioni di Dufay, specialmente quelle di maggior respiro come le Messe, sono un caleidoscopio continuo della melodia, che sembra sempre uguale, ruota sempre intorno a un modulo costante, e poi quando si va a vedere da vicino cercando d'individuare ripetizioni e ritorni, non c'è verso di scoprire due passi assolutamente uguali: sembra di voler afferrare acqua con le mani.
Questa regola della variazione perpetua è corretta ma non contraddetta dal forte desiderio di unità che guida Duf ay nelle opere maggiori: ognuna delle cinque sezioni di ogni Messa comincia con un «[...]
[...]coperta a Josquin, che conferma l'osservazione. Entusiasmo e abbraccio dei due amici, che cantano insieme a due voci la doppia melodia. « Le contrepoint venait d'être découvert! »
Se da un giornale di mode non si poteva aspettare di meglio, alla critica romantica si deve la prima intuizione della grandezza di Dufay. I due capitoli a lui dedicati da August Wilhelm Ambros nel secondo volume della sua geniale Geschichte der Musik (1864), che sta alla musica come la Storia del De Sanctis sta alla letteratura italiana, superati, lacunosi ed inesatti finché si vuole, restano ancor oggi una delle piú nutrienti letture che sul nostro musicista si possano fare. È merito suo il riconoscimento del valore assoluto, non in funzione di transizione storica, dell'arte di Dufay.
Oggi, con la pubblicazione delle opere complete e con la frequenza d'esecuzioni che ne deriva, la sua arte si risveglia come una bella addormentata nel bosco. Comincia a risplendere il valore d'una vasta produzione posta a un crocevia dell'evoluzione musicale, e capace di condensare [...]
[...]XV. siècle, Marcel Hayez, Bruxelles 1925; RUDOLF BOCKHOLDT, Die frühen Messekompositionen von Guillaume Dufay, H. Schneider, Tutzing 1960; CH. E. HAMM, A chronology of the works of Guillaume Dufay based on a study of mensural practice, Princeton University Press, 1964; AUGUST WILHELM AMBROS, Geschichte der Musik, Zweiter Band, F.E.C. Leuckert, Leipzig 1891 (3a ed.), pp. 339395 e 437540; CHARLES VAN DEN BORREN, Dufay e la sua scuola, in Storia della musica (The New Oxford History of Music), IH, Ars nova e Umanesimo (13001450), cap. VII, pp. 239266, Feltrinelli Editore, Milano 1964; N. BRIDGMAN, La vie musicale au Quattrocento, Ed. Gallimard, Parigi 1963; H. C. WOLFF, Die Musik der alten Niederländer, Leipzig 1956; M. BUKOFZER, Studies in medieval and renaissance music, New York 1950; ARNOLD SCHERING, Studien zur Musikgeschichte der Frührenaissance, C. F. Kahnt Nachfolger, Leipzig 1914 (pp. 138141, su: Et in terra pax e su: Par droit je puis bien complaindre; pp. 164169 sulla canzone Se la face ay pale e sulla sua trascrizione organistica; p. 17[...]
[...] Centre Européen d'Etudes BurgondoMédianes », Ix (1967), pp. 103105; MARGARET and JAN BENT, Dufay. Dunstable. Plummer. A new source, in « Journal of the American Musicological Society », fall 1969, pp. 394425; M. RANDEL, Emerging triadic tonality in the XV century, in « The Musical Quarterly », LVII, 1 (gennaio 1971), pp. 7386; H. BESSELER, in Die Musik in Geschichte und Gegenwart, vol. in, ad vocem, Ed. Bärenreiter, Kassel 1954; N. BRIDGMAN, in La Musica, vol. II, ad vocem, Ed. Utet, Torino 1966; M. MILA, Guillaume Dufay. I. Canzoni e Mottetti. II. Messe e altre composizioni liturgiche, Corsi universitari G. Giappichelli, Torino 1972 e 1973.
DISCOGRAFIA
GUILLAUME DUFAY, Missa sine nomine, Capella Cordina, Alejandro Planchart director, Lyrichord stereo, LLST 7234 (contiene anche la Missa Fuit homo missus, di Anonimo).
ID., Missa sine nomine, Clemencic Consort, Ars Nova (Harmonia Mundi) VST 6035 stereo (contiene anche: Danze medioevali, tra cui il rondeau Franc cuer gentil di Dufay, e il Libro di danze di Margherita d'Austria).
ID., Missa C[...]