Brano: [...]uscole tracce affioranti di un passato, di infinite passate vicende da cui l'insieme, il bosco, ha tratto alimento...
Il pullulare, lo zampettare di insinuanti presenze, vive e multiple... Precise costanti del lavoro di Zanzotto; il quale, nel Galateo, compie una sintesi al piú alto livello delle proprie precedenti esperienze, trovando nel contempo risorse inedite, energie intatte verso soluzioni ulteriori, verso una nuova felicissima maturità. La Beltà (1968) aveva costituito come un confine, un punto oltre il quale sembrava difficile proseguire, esporsi. Momento di totale, vertiginosa apertura, luogo d'azione di una lingua del tutto autonoma, esercizio radicale e rischiosissimo, fu seguito, in Pasque (1973), dall'opportunità di una nuova operazione di conferma e approfondimento, con inserzioni
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talvolta autenticamente geniali, mentre in Filò (1976), Zanzotto sembrò aver riacquisito, con l'uso del dialetto, la possibilità non senza attrito di giungere o tornare a un tono piú disteso, sciolto, «normalizzato ». Il pericolo, co[...]
[...]el tutto autonoma, esercizio radicale e rischiosissimo, fu seguito, in Pasque (1973), dall'opportunità di una nuova operazione di conferma e approfondimento, con inserzioni
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talvolta autenticamente geniali, mentre in Filò (1976), Zanzotto sembrò aver riacquisito, con l'uso del dialetto, la possibilità non senza attrito di giungere o tornare a un tono piú disteso, sciolto, «normalizzato ». Il pericolo, comunque, dopo l'apertura della Beltà, poteva dunque venire, per paradosso, da un chiudersi degli orizzonti, dal crearsi di un improvviso incaglio. Ma Zanzotto ha saputo andare oltre: anche per questo Il Galateo in Bosco è un libro di grande vitalità, un risultato di straordinaria efficacia e importanza. Qui tutto viene per cosí dire ripensato, rimesso in gioco, senza mai cadere nel fatale errore di chiudere, di raggelare e definire dando esiti precedenti per scontati. Ancora una volta esemplare è il controllo che Zanzotto dimostra di saper esercitare sui piú diversi materiali (linguistici, stilistici, tematici), convogliandoli, [...]
[...]to precario, appoggiato io, peggio che luna, al cancello ». Indizio ragguardevole del tutto farsi, essere, decomporsi, riassorbirsi, incessante tornare su se stesso, allontanarsene.
Ulteriore efficacissimo indizio, nell'ultima poesia della sezione, prima dell'I personetto, la Norma, che riappare esplicita (o tutt'al piú camuffata da belliniana Casta diva): « e Norma ovunque se ne sveni in capillari dolori ». Come non ricordare la conclusione della Beltà, la poesia Alla madre norma, dove Zanzotto chiariva: « straccio le carte / scritte, le reti di ogni arte, lingua o linguistica: torno / senza arte né parte: ma attivante. / E torna, per questo fare, la norma ». La norma e piú avanti, esplici
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tamente, il « codice ». Il codice del bosco, il codice poetico, il codice fatto saltare, esplodere, irriso, disgregato nella piú assoluta libertà formale, nella scomposizione insistita,
minuziosa, quasi maniacale dei suoi elementi, in uno straordinario campo aperto, fino all'insufficienza, al dilatarsi progressivo della pagina, dove tutt[...]
[...]tre, codificata come tale, lievità e leggiadria del sonetto, al pieno corpo di questo dialetto (cosí diverso da quello elegante e artificioso, filologico, di certa poesia dialettale contemporanea) che sembra parlare per virtú propria, trascinare
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il poeta alla parola quasi a forza, mosso peraltro da una fortissima carica umorale. Passa, insomma, come non mai, dall'abietto al sublime, per parafrasare ancora la già citata poesia della Beltà (Alla madre norma); dopo aver usato ogni materiale, dopo aver perlustrato ogni ambito, attraverso gli estremi limiti di tono e stile. E soprattutto il discorso ancora una volta si lega, prosegue imprevedibile eppure conseguente, offre un magico, irresistibile gioco di rispecchiamenti interni e di richiami; si sviluppa, si sforma, prende strade improvvise, per sovrapposizione di spunti tematici, ora accennati ora incontenibili, dilaganti; libro che risulta, quindi, assai ricco, molteplice; eppure cornpiutissimo insieme, articolato e godibilissimo percorso, magistrale architettura.
MAURIZIO CU[...]