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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 206

Brano: Azione, Partito d’

medesimo, qualora l’offensiva angloamericana si fosse dovuta prolungare oltre le Alpi. E Ferruccio Parri capeggiò la missione del C.L.N.A.I. che, nel novembre 1944, condusse à Caserta le difficili ed ingrate trattative con il Comando alleato del Mediterraneo, per addivenire a un accordo tale da consentire il proseguimento della lotta partigiana, col riconoscimento ufficiale delle formazioni combattenti e dei C.L.N., sia pure a prezzo della immediata smobilitazione delle unità e della cessione dei poteri politici agli Alleati, una volta esauritasi la fase insurrezionale.

Arrestato Parri nel gennaio 1945, al suo rientro a Milano dalla missione del Sud; e, alla fine di febbraio, avendo il generale Cadorna (v.), comandante del C.V.L., presentato le dimissioni dall’incarico, ritenendo troppo limitati i suoi poteri nel quadro del Comando quadripartito, toccò a Valiani trattare con rappresentanti alleati — a Berna e a Lione — sui poteri del C.V.L. e del C.L.N.A.I., e ottenere che la resa dei tedeschi e dei [...]

[...]i agli Alleati, una volta esauritasi la fase insurrezionale.

Arrestato Parri nel gennaio 1945, al suo rientro a Milano dalla missione del Sud; e, alla fine di febbraio, avendo il generale Cadorna (v.), comandante del C.V.L., presentato le dimissioni dall’incarico, ritenendo troppo limitati i suoi poteri nel quadro del Comando quadripartito, toccò a Valiani trattare con rappresentanti alleati — a Berna e a Lione — sui poteri del C.V.L. e del C.L.N.A.I., e ottenere che la resa dei tedeschi e dei fascisti fosse accettata soltanto « senza condizioni » e alla presenza dei delegati del C.V.L.. Fu anche ottenuta, in seguito a scambio di prigionieri, la liberazione di Parri, al quale per altro venne imposto dall'accordo di rimanere in Svizzera. Rientrato a Milano, Valiani continuò a tenere i rapporti del C.L.N.A.I. e del C.V.L. con gli Alleati, in contatto con Max Salvadori (v.), uno dei primissimi aderenti al movimento « Giustizia e Libertà », il quale, grazie alla doppia nazionalità (italiana e britannica), era divenuto ufficiale della Special Force e delegato presso il C.L.N.A.I.. Dal loro comune lavoro verrà facilitata la costituzione (29.3.1945) del Comitato insurrezionale, composto di tre membri (uno dei quali sarà appunto Valiani), chiamato a predisporre i piani e a dirigere l'insurrezione del 25 aprile.

Nel quadro dell’azione politica per conferire ai C.L.N. la veste di rappresentanti autentici del potere popolare e per ottenere dagli Alleati il riconoscimento delle loro funzioni, va ricordato in particolare il contributo che i dirigenti del Partito d’Azione della Toscana diedero alla preparazione deH’insurrezione di Firenze, giustamente considerata da essi una tappa essenziale dell’opera della Resistenza, sia perché avrebbe messo gli Alleati di fronte alla prima, grande insurrezione partigiana e popolare, sia perché avrebbe affermato la posizione e l’autorità dei C.L.N. rispetto alla nuova realtà con la quale gli angloamericani si incontravano. [...]

[...]ere dagli Alleati il riconoscimento delle loro funzioni, va ricordato in particolare il contributo che i dirigenti del Partito d’Azione della Toscana diedero alla preparazione deH’insurrezione di Firenze, giustamente considerata da essi una tappa essenziale dell’opera della Resistenza, sia perché avrebbe messo gli Alleati di fronte alla prima, grande insurrezione partigiana e popolare, sia perché avrebbe affermato la posizione e l’autorità dei C.L.N. rispetto alla nuova realtà con la quale gli angloamericani si incontravano. In tal senso, il gruppo dirigente fiorentino del partito, con C.L. Ragghianti, Tristano Codignola, Enzo Enriques Agnoletti e Carlo Campoimi fu un elemento dinamico e propulsivo di tutta la vicenda insurrezionale del capoluogo toscano, talché gli Alleati dovettero riconoscere al C. L.N. regionale e alle forze partigiane un prestigio e un peso che fino

allora erano stati praticamente negati.

Ricostruzione di Stato e paese

Il problema istituzionale

Fin dal primo momento il Partito d’Azione prese chiaramente posizione contro la monarchia e il governo Badoglio (v.), in forma pregiudiziale e permanente, pronunciandosi per un governo di C.L.N. con tutti i poteri legislativi ed esecutivi. Ma nel C.L.N. stesso vi era disparità di vedute e il famoso messaggio di Churchill (v.) al popolo italiano, che consigliava l’accantonamento del problema istituzionale e l’immediato sostegno al governo Badoglio, aumentava i contrasti. Il re, solo titolare del patrimonio discusso, era fermo sulla posizione precisa di chi non vuole andarsene a nessun costo, né ora né in avvenire, senza perplessità o dubbi. Ma tutti gli altri fattori erano componenti costanti della disputa: gli Alleati, il ministero Badoglio, il C.L.N. del Sud, il C.L.N. centrale. Churchill era contrastato dal repubblicano Roosevelt (v) ; il [...]

[...]io di Churchill (v.) al popolo italiano, che consigliava l’accantonamento del problema istituzionale e l’immediato sostegno al governo Badoglio, aumentava i contrasti. Il re, solo titolare del patrimonio discusso, era fermo sulla posizione precisa di chi non vuole andarsene a nessun costo, né ora né in avvenire, senza perplessità o dubbi. Ma tutti gli altri fattori erano componenti costanti della disputa: gli Alleati, il ministero Badoglio, il C.L.N. del Sud, il C.L.N. centrale. Churchill era contrastato dal repubblicano Roosevelt (v) ; il ministero era dominato da Badoglio, che puntava sulle proprie fortune e sul sostegno del re; Croce e De Nicola si differenziavano da Sforza; Di Rodino si distingueva da questi ultimi tre, e tutti costoro insieme avevano come oppositori i partiti di sinistra. Il C.L.N. centrale, infine, aveva Bonomi che manovrava con Ruini e liberali e democristiani, intenti a isolare i partiti di sinistra.

Il contrasto sulla formula di governo venne risolto inizialmente con un compromesso, gradito d’altronde a Bonomi: alla Liberazione si sarebbe costituito un ministero con i soli partiti del C.L.N.. Ma il vero dissidio era sulla questione istituzionale, poiché le sinistre — alla testa delle quali si poneva, con la sua intransigenza, il Partito d’Azione — reclamavano l’immediato accantonamento della monarchia e la sospensione delle prerogative regie, mentre le destre erano per il mantenimento di queste in via provvisoria (se non, come per alcuni settori dello stesso schieramento, in realtà definitiva). Il primo compromesso proposto da Bonomi — relegare di fatto la monarchia in un ruolo decorativo di continuità fra passato e futuro — fu respinto col solo voto contrario del Partito d’Azion[...]

[...]e delle prerogative regie, mentre le destre erano per il mantenimento di queste in via provvisoria (se non, come per alcuni settori dello stesso schieramento, in realtà definitiva). Il primo compromesso proposto da Bonomi — relegare di fatto la monarchia in un ruolo decorativo di continuità fra passato e futuro — fu respinto col solo voto contrario del Partito d’Azione. Un secondo compromesso — abdicazione del re e formazione di un governo del C.L.N. con tutti i poteri costituzionali dello Stato — urtò con

tro il problema della reggenza: per il Partito d’Azione, questa doveva essere tenuta da civili, mentre i liberali proponevano l'abdicazione del re e del principe ereditario, con la reggenza del nipote. Quando il Congresso dei C.L.N. di Bari (v.), nel gennaio 1944, si pronunciò per l’abdicazione del re, ma con una equivoca formula di compromesso che lasciava da chiarire l’intera sostanza della questione, il tema della reggenza divenne il solo su cui si potesse discutere. Tuttavia, al C. L.N. centrale, in una riunione del 18 marzo durata otto ore, fu accettata con 5 voti di maggioranza una risoluzione con la quale l’intero problema veniva rinviato a dopo la liberazione di Roma. Il voto contrario del Partito d’Azione obbligò invece ad una decisione immediata e Bonomi, per prendere tempo, il 24 successivo presentò le proprie dimissioni da presidente. Queste vennero respinte, per gli avvenimenti che nel frattempo andavano maturando e che portarono al secondo ministero Badoglio.

La « svolta di Salerno », come è noto, ebbe l’effetto di una bomba non soltanto all'interno del Partito [...]

[...]to dell'Esecutivo romano (artatamente giunto in ritardo), né un invito trasmesso per radiotelegramma dall'Esecutivo di Milano. A cose fatte, ,1'Esecutivo del partito si dissociò dalle responsabilità degli « azionisti » meridionali e sconfessò i rappresentanti entrati nel governo, con una nota pubblicata su « Italia Libera ». In seguito, l'atto di indisciplina fu considerato involontario e non vi furono provvedimenti di sorta.

Il governo del C.L.N.

Il secondo ministero Badoglio entrò in crisi con la liberazione di Roma, 42 giorni dopo il suo insediamento.

Il re, comunque, aveva avuto modo di far cadere la richiesta di abdicazione e di affermare la luogotenenza. Nel giugno, irìfatti, nominava luogotenente il proprio figlio Umberto, con tutti i poteri sovrani. Il C.L.N., per formare il suo primo governo, dovette così vincere l’avversione degli Alleati e del luogotenente, che manovrava per riproporre Badoglio.

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 207

Brano: [...]ne èra personalmente responsabile. Il luogotenente, infine, ebbe modo di rilasciare alla stampa una dichiarazione che indicava nel plebiscito la soluzione del problema istituzionale, dopo che un decreto approvato il 25 luglio dal Consiglio dei ministri, e divenuto legge, aveva prescritto l’elezione di una Assemblea Costituente « per deliberare la Costituzione dello Stato ». Quello del luogotenente era quindi un attacco diretto all’autorità del C.L.N., e i tre partiti di sinistra chiamarono in causa Bonomi, che ne era il responsabile come presidente del Consiglio e del C.L.N. stesso. Tanto più che, nel governo e sulla stampa, i liberali facevano di tutto per indebolire il governo del C.L.N. e portarlo a una crisi liquidatoria. II Partito d’Azione fu il più deciso nelle critiche con cui le sinistre investirono Bonomi il quale, in una seduta movimentata, si vide sconfessato come presidente del Consiglio e isolato come presidente del C.L.N.. Egli presentò quindi le dimissioni, ma direttamente al luogotenente, senza discuterne col C. L.N. né col Consiglio dei ministri, e si appartò subito nel proprio ufficio al Viminale. Il C.L.N. dovette riunirsi in sua assenza e progettò la candidatura di Sforza alla presidenza del Consiglio. La prima reazione a tale proposta si ebbe alla Camera dei Comuni, dove Churchill colse l’occasione per esprimere il suo veto, aumentando così le difficoltà del C.L.N..

Ad aggravare e a complicare ulteriormente la situazione, venne l’iniziativa del luogotenente, che affidava a Bonomi l’incarico per la costituzione del nuovo ministero. La reazione delle sinistre nel C.L.N. fu immediata, ma quella del Partito

Partigiani di « Giustizia e Libertà » a Roma nei giorni della Liberazione

d’Azione fu tale che Bonomi ne trasse perfino l’assurda convinzione di dover temere per la propria vita. Tuttavia egli riuscì a formare il secondo ministero, con la sinistra divisa fra Partito d’Azione e Partito socialista da un lato, Partito comunista dall’altro, e con i primi due partiti drasticamente contrari all’ingresso nel governo, mentre il terzo si dichiarò favorevole.

La discussione nel C.L.N. centrale

In succinto, nell’ultima riunione dei 6 partiti del C.L.N. (7.[...]

[...]ertà » a Roma nei giorni della Liberazione

d’Azione fu tale che Bonomi ne trasse perfino l’assurda convinzione di dover temere per la propria vita. Tuttavia egli riuscì a formare il secondo ministero, con la sinistra divisa fra Partito d’Azione e Partito socialista da un lato, Partito comunista dall’altro, e con i primi due partiti drasticamente contrari all’ingresso nel governo, mentre il terzo si dichiarò favorevole.

La discussione nel C.L.N. centrale

In succinto, nell’ultima riunione dei 6 partiti del C.L.N. (7.12.1944), sotto la presiv denza di Togliatti e presente Cevolotto (in sostituzione di Ruini), Brosio, De Gasperi, Lussu e Nenni discussero il problema, dopo un’introduzione del segretario del P.C.I. che dichiarava indispensabile il raggiungimento di un accordo, per il fatto che quattro partiti appoggiavano Bonomi. I socialisti avevano già risposto ai comunisti che la loro decisione di entrare da soli nel governo non avrebbe interferito nel patto di unità d’azione, ma Togliatti li invitava ugualmente a rivedere la propria posizione e pregava il Partito d’Azione di desistere dalle sue pregiu[...]

[...]i entrare da soli nel governo non avrebbe interferito nel patto di unità d’azione, ma Togliatti li invitava ugualmente a rivedere la propria posizione e pregava il Partito d’Azione di desistere dalle sue pregiudiziali, come del resto aveva fatto, egli sottolineava, al mornento dell’ingresso nel secondo gabinetto Badoglio.

Brosio — nel suo intervento — si disse d’accordo sull’urgenza di concludere e richiamò il P.S.I. aH’impegno unitario del C.L.N..

Lussu, non ritenendo che Bonomi fosse l’unico uomo su cui puntare, affermò che, anche se ciò fosse stato dimostrato, il suo partito non sarebbe entrato egualmente nel governo, ma non gli sarebbe stato ostile. Si poteva perciò innanzi tutto invitare Bonomi a desistere; e qualora si fosse trovato un altro nome, il Partito d’Azione avrebbe collaborato con il designato senza porre più alcuna pregiudiziale.

Nenni chiese a De Gasperi, perché non si continuasse a discutere a vuoto, di dichiarare la sua posizione di fronte ad un governo a tre senza socialisti, comunisti e Partito d’Azione, mos[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 308

Brano: [...]venne fin dall’inizio, convogliando anche e inalveando energie e iniziative del mondo cattolico, fu la Democrazia cristiana. Anzitutto essa si fece presente nel campo politico e in quello assistenziale. Nei 45 giorni di Badoglio essa contribuì col P.C.I. e il P.d’A. alla trasformazione del « Comitato partiti antifascisti » in Comitato di Liberazione Nazionale, con responsabilità di governo clandestino locale. Nei primi mesi le sedute di questo C.L.N. e del suo Esecutivo militare si tennero sempre in ambienti cattolici che, per prudenza cospirativa, si avvicendavano costantemente.

Nel settore assistenziale la D.C. fu addirittura preceduta dalle iniziative assunte, anche con organizzazione diocesana, dal clero e dal laicato di Azione Cattolica. Il mondo cattolico con a capo i vescovi e il clero, specie i parroci, scrisse pagine che fanno onore alle comunità ecclesiali del Friuli nell'assistenza ai treni, alle frotte di fuggiaschi, ai prigionieri inglesi e jugoslavi evasi dai campi di concentramento di Gonars, di Torviscosa, di San Mauro [...]

[...] Natisone, e le notizie più o meno veritiere, provenienti da lassù diffuse da animi esagitati e spaventati, erano spesso sconcertanti. Dalla metà ottobre si era in più verificata la crisi del Battaglione giellista e i pochi rimasti in (montagna avevano cercato la collaborazione dei gruppi di Attimis e di Gemona. Questa la situazione presentatasi alla D.C. friulana quando, volente

o nolente, fu chiamata anch’essa a dirigere, come partito del C.L.N., la lotta armata.

L’Esecutivo militare

La prima seduta del Comitato esecutivo militare (E.M.), organo che per mandato del C.L.N. doveva curare appunto i problemi « militari », ebbe luogo a Udine il 15.10.1943. Altre riunioni seguirono, con discussioni a ritmo serrato.

Un primo risultato fu raggiunto con il verbale del C.L.N. del 15.11.1943, il quale « afferma la necessità di assumere la responsabilità della rappresentanza politica del Paese [...]; riconosce la necessità di far luogo a formazioni armate [...]; delibera che le formazioni armate, pur nella loro varietà di origine e di organizzazione, sottostiano tutte alle direttive, agli ordini ed alla disciplina del C. di L.N. e per esso del suo Esecutivo », cui si diede mandato di puntare verso criteri d’azione comuni e verso un comando militare unico.

NeH’E.M. che doveva attuare quanto disposto dal C.L.N., lo schieramene

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 105

Brano: [...]isti del Corpo di spedizione francese, appena giunti sul confine tra la Francia e l’Italia tentarono apertamente

di ridurre ai propri ordini le forze partigiane; così fece — ad esempio — il colonnello Mathieu, ordinando al generale Arnaud, comandante partigiano della zona, di attenersi soltanto alle sue direttive: ma ne ebbe in risposta un netto rifiuto e la comunicazione che il Comando partigiano della Valle d’Aosta dipendeva soltanto dal C. L.N. piemontese. In questo quadro di rapporti i Comandi francesi disarmarono e, in qualche caso, internarono i partigiani costretti a sconfinare o sorpresi in piccoli gruppi nella zona di confine.

Una certa crisi in atto tra il valdostano « Comité de Libération » e il C.L.N. piemontese alimentava in pari tempo le mire annessioniste della Francia, esistenti anche in alcuni reparti partigiani (specie nelle formazioni « Chanoux ») e creava una situazione assai nociva all’unità del movimento. Nondimeno la combattività delle formazioni si mantenne assai alta e il 28.10.1944, quando i tedeschi attaccarono in forze la Valtournanche, per poi intervenire, dal 2 al 5.11.1944, anche in vai di Cogne e in Valsavaranche, i partigiani opposero la più strenua resistenza, cedendo soltanto alla superiorità del nemico e sconfinando in vai d’Isère solo dopo aver dato fondo a ogni po[...]

[...]dimeno la combattività delle formazioni si mantenne assai alta e il 28.10.1944, quando i tedeschi attaccarono in forze la Valtournanche, per poi intervenire, dal 2 al 5.11.1944, anche in vai di Cogne e in Valsavaranche, i partigiani opposero la più strenua resistenza, cedendo soltanto alla superiorità del nemico e sconfinando in vai d’Isère solo dopo aver dato fondo a ogni possibilità di lotta.

Nell’inverno 194445, sotto l’impulso del nuovo C.L.N. valdostano, del quale entrarono a far parte Federico Chabod ed Ettore Passerin d’Entrèves, in pieno accordo con il C.L.N. piemontese fu compiuto un grande lavoro di riorganizzazione del movimento e vennero apprestati i piani di difesa dell’ingente patrimonio industriale della valle, specialmente delle centrali idroelettriche. Nel marzo 1945 i partigiani passarono all'attacco nella valle del Lys e liberarono la Valtournanche, mettendo in campo circa 2.500 uomini pronti all’offensiva finale. Difatti, il 23 aprile, allorché il Comando di zona diede il segnale dell'insurrezione, le unità partigiane furono in grado di bloccare ovunque il nemico, costringendo i tedeschi ad accettare la resa senza compiere sabotaggi.
[...]

[...] Inoltre, nell’ultima fase della Guerra

di liberazione, erano molto aumentati i consensi locali all’annessionismo con la Francia e si era sviluppata in questo stesso senso una forte propaganda, sostenuta da agenti gollisti.

Il 29.5.1945 la I Divisione francese Chasseurs des Alpes occupò i colli del Piccolo San Bernardo e di Rhemes, nonché il fondovalle fino a Pré St. Didier, e solo l’intervento congiunto degli Alleati, delle autorità del C.L.N., del prefetto Passerin d’Entrèves e del sindaco di Aosta Carlo Torrione potè impedire che l’occupazione si estendesse alla valle; ciò non potè evitare, d’altra parte, l’urto tra le due correnti dell’autonomismo valdostano: quella orientata verso la semplice autonomia amministrativa nel quadro del

lo Stato italiano e quella separatista, indirizzata verso l’annessione della Valle d’Aosta alla Francia.

La serietà di quei contrasti e i consensi riscossi dalle idee separatiste in taluni strati della popolazione indussero il governo italiano ad accelerare il provvedimento per la concessione a[...]

[...] primo Consiglio regionale. Uno « statuto speciale », redatto sulla base di un progetto elaborato dal Consiglio di Valle sotto la presidenza dell’avvocato Severino Caveri, venne approvato dall’Assemblea Costituente della Repubblica italiana nella seduta del 31.1.1948 e poi sancito come legge costituzionale n. 4 del 26.2.1948.

Fino al 24.4.1949 la Regione autonoma Valle di Aosta fu retta dallo stesso Consiglio regionale designato dall’ultimo C.L.N., presieduto consecutivamente da Federico Chabod e da Severino Caveri. Quel Consiglio, insieme al delegato della valle all'Assemblea Costituente, rappresentò l'interlocutore del governo De Gasperi nella fase di preparazione del testo statutario e di passaggio dei poteri alla Regione. La prima consultazione elettorale della Valle d’Aosta (24.4.1949) portò al governo della Regione una giunta formata dai rappresentanti della Democrazia cristiana e del movimento autonomista « Union Valdòtaine », sotto la presidenza di Severino Caveri.

Durante gli anni della dittatura fascista furono condannati [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 54

Brano: [...]da Meuccio Ruini, aderì al Comitato delle correnti antifasciste presieduto da Ivanoe Bonomi, di cui facevano parte esponenti del Partito d'Azione, comunisti, democristiani, liberali e socialisti. Il 9.9.1943, quando si formò a Roma il Comitato centrale di liberazione nazionale (v.), la Democrazia del lavoro vi venne rappresentata da Ivanoe Bonomi, Meuccio Ruini e Mario Cevolotto; quest’ultimo fu designato anche membro della Giunta militare del C.L.N. stesso.

Nel gennaio 1944 la Democrazia del lavoro fu rappresentata al Congresso dei C.L.N. di Bari (v.) da Francesco Cerabona, Vincenzo Rinaldi,

Domenico Tripepi, Mario Montessori, Pietro Massari, Nicola Lombardi, Silvio Danza, Andrea Galdo, Giuseppe Patruno. A rappresentare il partito in seno alla Giunta esecutiva venne designato Francesco Cerabona.

Nella Guerra di liberazione

Durante l’occupazione tedesca i demolaburisti curarono la diffusione dei periodici clandestini Ricostruzione, « Democrazia del Lavoro » e L'azione democratica.

Un certo numero di bande armate fu capeggiato da uomini influenzati dalla Democrazia del lavoro o comunque collegati a questa forza polit[...]

[...]voro: Giovanni Rampulla, Paolo Frasca, Gaetano Forte, Gaetano Butera, Giovanni Senesi, Alberto Giacchini, Arturo D'Aspro, Candido Manca, Antonio Roazzi, Guerrino Sbardella, Giorgio Conti, Amedeo Liddonici, Mario Mori, tutti fucilati. Paolo Musei Ilo, Edvino Gaio, Saverio Savino, Salvatore Siciliano, Vitulliano Quintino, Pietro Guerrini.

Più che dare un contributo alla lotta armata, la Democrazia del lavoro operò soprattutto all'interno del C. L.N. centrale, a sostenere un orientamento di attesismo (v.) che, a Roma, fece prevalere posizioni moderate e conservatrici. Al Nord queste posizioni furono regolarmente respinte e, d’altronde, la Democrazia del lavoro non entrò nemmeno a far parte del C.L.N..

In seno al C.L.N. centrale Bonomi, Alcide De Gasperi (Democrazia cristiana) e Alessandro Casati (Partito liberale) formavano un gruppo di maggioranza che, sulle questioni fondamentali, mise costantemente in minoranza i partiti di sinistra.

Poiché il presidente Bonomi non rappresentava formalmente alcun partito, la Democrazia del lavoro si avvantaggiava dal fatto di avere in seno al Comitato due rappresentanti, anziché lino come tutti gli altri partiti. Attraverso esplicite proposte, ma anche ricorrendo a manovre, rinvìi di riunioni e di decisioni, le forze di maggioranza riuscirono a far prevalere posizioni[...]

[...]i partiti. Attraverso esplicite proposte, ma anche ricorrendo a manovre, rinvìi di riunioni e di decisioni, le forze di maggioranza riuscirono a far prevalere posizioni attesiste anche riguardo alla insurrezione di Roma: «Là liberazione è prossima, gli Alleati stanno p^r arrivare; è inutile rischiare, conviene attendere, è questione di settimane o di giorni. Pensiamo piuttosto a cosa dovremo fare dopo ».

Questa posizione prevalse in seno al C.L.N. centrale. I demolaburisti pensavano al domani. Il titolo stesso del loro periodico (« Ricostruzione ») esprimeva tutto il loro

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 56

Brano: [...]ettivi finali della lotta: il MR13 indicava infatti come obiettivo finale il socialismo; mentre il P.G.T. poneva obiettivi democraticonazionali, volti a far convergere nella lotta contro sa dittatura e la dominazione degli ij.S.A. il più vasto schieramento popolare. Attualmente le divergenze tono state messe in disparte e le F.A.R. hanno ritrovato la loro originaria unità.

Venezuela

Nel Venezuela opera il Fronte di Liberazione Nazionale (F.L.N.) più noto, per la risonanza che hanno avuto nel mondo le vicende venezuelane. Con la cacciata del dittatore Jimenez, avvenuta nel 1958, si era costituito a Caracas un governo di concentrazione nazionale, con un programma democratico avanzato e chiari obiettivi antimperialisti, diretto da Betancourt, leader del partito Azione Democratica (A.D.), Ma nel giro di qualche mese l’A.D., cedendo alla pressione degli U.S.A., abbandonò il suo programma di nazionalizzazione delle compagnie petrolifere e iniziò un’azione repressiva nei confronti dei movimento popolare, culminata nei massacri di operai ne[...]

[...], Ma nel giro di qualche mese l’A.D., cedendo alla pressione degli U.S.A., abbandonò il suo programma di nazionalizzazione delle compagnie petrolifere e iniziò un’azione repressiva nei confronti dei movimento popolare, culminata nei massacri di operai nell’agosto 1959. Nel 1960 l'ala sinistra dell’A.D. si scisse, dando vita al Movimento della Sinistra Rivoluzionaria (M.I.R.) e promuovendo la lotta armata. Dopo esperienze alterne si costituì il F.L.N. cui aderirono, oltre al M.I.R., il Partito Comunista Venezuelano, gruppi studenteschi e alcune organizzazioni sindacali. Caratteristica del F. L.N. fu quella di non isolare la lotta armata dal lavoro di mobilitazione delle masse nelle città. Grazie a questo collegamento il F.L.N. può contare sull’appoggio di partiti legali, quali VUnione Repubblicana Democratica (U.D.R.) e VA.D.Opposizione, una nuova frazione di sinistra dell’A.D.. Il F.L.N. ha un esercito di

2.500 combattenti e si batte per un programma, i cui obiettivi sono « un governo rivoluzionario di unità nazionale » e la liberazione economica del; paese, che ha come perno la nazionalizzazione delle risorse petrolifere, oggi interamente in mano agli U.S.A..

Colombia

In Colombia la lotta armata di libe

razione nazionale ha conseguito alcuni risultati tipici della guerra partigiana: grazie al vasto appoggio delle masse contadine, essa ha portato alla costituzione di « zone libere », costituitesi in repubbliche autonome, quali quelle di Marquetalia, El Pato, Gaita[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 385

Brano: [...] accorti di aver partita vinta, per i G.A.P. sarebbe stata la fine. Nella mente di « Pali » esplose allora repentinamente l’idea di uno di quei colpi di temerarietà che gli avrebbero assicurato la fama: scavalcata la siepe, saltò sull’autocarro e sbattè giù a pedate i tedeschi. Costoro, pensando di essere irrimediabilmente circondati, non opposero più resistenza e gettarono le armi invocando pietà.

Sul finire deM’estate 1944, in località Castelnuovo, venne segnalata una massiccia autocolonna tedesca in trasferimento sulla strada RioloBrisighella, preceduta e scortata da formazioni corazzate. « Pali », appostatosi nei pressi dello stradone, dopo aver lasciato passare i carri armati, tempestò i camion di bombe dirompenti e incendiarie, inframmezzate da nutritissime scariche di mitragliatore e di parabellum. Un autocarro carico di esplosivo saltò in aria con un boato che rimbalzò di valle in valle, come un terremoto. Altri automezzi si incendiarono e altissime fiamme avvolsero i militari in certa di riparo. I carri armati risposero spar[...]

[...]ntanti dei partiti democratici. Fu membro del Comitato militare regionale piemontese dalla sua costituzione e, insieme con Valdo Fusi, della segreteria militare regionale. Sono rari i comandanti, i commissari politici e i patrioti che non siano saliti per le scale della vecchia casa di corso Siccardi 15, dove Brosio aveva lo studio e teneva la segreteria militare. Attivissimo, tenne i contatti con le formazioni partigiane del Piemonte e con il C.L.N. di Roma, che raggiungeva con viaggi fortunosi. Fece parte del C.L.N. piemontese come rappresentante, insieme col professore Paolo Greco, del Partito liberale. Arrestato nei pressi del Duomo di Torino con tutto il Comitato militare, il 2.4.1944 fu condannato dal Tribunale speciale fascista a 2 anni di reclusione.

C.B. fu liberato dal carcere di Alba

il 30.9.1944, grazie a un colpo di mano di un reparto della Divisione Garibaldi « Di Nanni ». Il 15.10.1944, mentre si recava da Alba a Murazzano per conferire con il comandante Mauri, venne gravemente ferito e fu costretto a rimanere ricoverato in ospedale fino alla fine di marzo 1945. Ancora convalescente, t[...]

[...]ianco di Piero Go

betti (v.), dando vita a Torino, il 10.2.1922 (con D. Ascoli, G. Bertero, F. Casorati, A. Pittavi no e altri), al gruppo detto degli « Amici di Rivoluzione liberale ». Antifascista attivo, aH’indomani del delitto Matteotti divenne membro del Comitato delle opposizioni contro il fascismo.

Alla caduta del fascismo, partecipò alla ricostruzione del Partito liberale e, dopo l’8.9.1943, alla Resistenza. A Roma fu membro del C. L.N. centrale e della Giunta militare.

Dopo la liberazione della Capitale fu segretario del Partito liberale. Ministro senza portafoglio nel governo Bonomi (12.12.194420.6.1945), fu vicepresidente del Consiglio e ministro per la Consulta nel governo Parri (20.6.19458.12.1945), e successivamente ministro della Difesa (10.12.19452.7.1946).

Esponente della corrente repubblicana in seno al suo partito, quando vi prevalse la corrente monarchica e i liberali si ritirarono dal, C.L.N. (aprile 1946), aderì al Partito repubblicano. Fu successivamente ambasciatore a Mosca (194651), a Londra (195254), [...]

[...]are.

Dopo la liberazione della Capitale fu segretario del Partito liberale. Ministro senza portafoglio nel governo Bonomi (12.12.194420.6.1945), fu vicepresidente del Consiglio e ministro per la Consulta nel governo Parri (20.6.19458.12.1945), e successivamente ministro della Difesa (10.12.19452.7.1946).

Esponente della corrente repubblicana in seno al suo partito, quando vi prevalse la corrente monarchica e i liberali si ritirarono dal, C.L.N. (aprile 1946), aderì al Partito repubblicano. Fu successivamente ambasciatore a Mosca (194651), a Londra (195254), a Washington (sino al maggio 1961) e infine a Parigi, il 13.5.1964 il Consiglio Atlantico, con voto unanime, lo ha nominato segretario generale della NATO, in sostituzione dell’olandese Stikker (v. Atlantico, Patto).

Brunetti, Attilio

Medaglia d'oro al valor militare. N, a Lody, New Jersey (U.S.A.) nel 1917; stabilitosi in Italia esercitò

il mestiere dello scalpellino. All’inizio della seconda guerra mondiale, chiamato alle armi, fu inviato sul fronte grecoalbanese. L’8.[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 117

Brano: Niccolai, Adelmo

Combattenti sandinisti a Managua nei giorni della liberazione della città

all’U.D.E.L, il F.S.L.N. diede vita a un movimento chiamato Pueblo Unido, autonomo dai partiti e dalle varie coalizioni. Parallelamente, F.S. L.N. e U.D.E.L. formarono il Fronte amplio de oposicion, comprendente tutte le forze antisomoziste, cui aderirono anche il Movimento democratico del Nicaragua (M.D.N.), costituito nel 1978 da settori imprenditoriali progressisti, e il Partito conservatore (cioè i conservatori che nel 1971 avevano appoggiato Aguero).

Il totale isolamento di Somoza e le sue sconfitte militari permisero al F.S.L.N. di lanciare nel giugno 1979 l’offensiva finale. Uno dopo l’altro i maggiori centri urbani caddero in mano al Fronte e questo venne ufficiosamente riconosciuto dai 5 paesi del Patto Andino (Venezuela, Colombia, Bolivia, Perù, Ecuador).

Nello stesso mese di giugno fàllì l’estremo tentativo statunitense aK ottenere il consenso dell’Organizzazione degli stati americani (O.S.A.) per intervenire nel Nicaragua in veste di « pacificatori ». Il 15 luglio, su richiesta del governo nordamericano, Somoza fu costretto a dimettersi e si rifugiò negli U.S.A., lasciando tuttavia a succedergli il suo uomo [...]

[...]ruggessero gli impianti industriali. Nella notte dal

12 al 13.6.1944, reparti di Brigate nere e di S.S. fasciste al comando di alcuni ufficiali tedeschi circondarono silenziosamente il villaggio. All’alba, prima che le guardia di turno si accorgessero della loro presenza, i fascisti irruppero in forze nell’abitato e, rastrellando casa per casa, catturarono 150 minatori. Di questi, 5 furono fucilati sul posto e gli altri vennero portati a Castelnuovo Val Cecina, sede del Comando tedesco. Qui fu fatta la selezione: i più anziani vennero arrestati e più7 tardi rilasciati, 25 furono invece deportati e 77 fucilati (si vedano, alla voce Grosseto, i nomi dei caduti).

Eccidio di operai

Quella di Niccioleta è forse la più efferata strage compiuta da tedeschi e fascisti contro un nucleo compatto di classe operaia, strage rimasta pressoché ignorata dalla storiografia della Resistenza. I lavoratori di Niccioleta erano figli e nipoti di minatori che avevano organizzato il primo sciopero a Boc

cheggiano sin dal 1894, una lotta cui fecero [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 336

Brano: [...]nnato dal Tribunale speciale a 12 anni di reclusione. Uscito dal carcere, riprese l’attività politica in seno all’organizzazione comunista clandestina della Valpolcevera: nel 1943 diresse il lavoro illegale nella zona del Tigullio e, successivamente, in quella di Sestri Ponente.

Dopo !*8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione. Nella fase decisiva della Resistenza fu segretario della Federazione comunista a La Spezia e membro di quel C. L.N. provinciale.

Dal 1949 al 1956 ha diretto l’ufficio centrale di organizzazione della C. G.I.L.; dal 1957 al 1964 è stato segretario della Camera del lavoro di Chiavari.

Borgese, Giuseppe Antonio

Critico letterario, giornalista, romanziere. N. a Polizzi Generosa (Palermo) il 28.11.1882, m. a Fiesole (Firenze) il 4,12.1952.

Allievo di Benedetto Croce (v.), che aveva promosso la pubblicazione della sua « Storia della critica romantica in Italia », il Borgese può essere considerato, negli anni immediatamente precedenti la prima guerra mondiale, uno dei più caratteristici precursori del[...]

[...].

Dopo la seconda guerra mondiale sifece promotore di un movimento per il « governo mondiale ».

M.No.

Borghese, Gianguido

Ferrerò; Rodi. Dirigente socialista. N. a Parma il 18.12.1902; ingegnere. Attivo antifascista, nel 1930 fu arrestato e deferito al Tribunale speciale, che nel 1931 lo assolse dopo un anno di carcere.

Dopo I'8.9.1943 fu tra gli organizzatori della Resistenza bolognese, rappresentante del Partito socialista nel C.L.N.. Commissario politico nel Comando unificato militare EmiliaRomagna, di cui era comandante Ilio Barontini, e capo di stato maggiore delle Brigate Matteotti (con Io pseudonimo di « Rodi »), fu il massimo dirigente dell’attività militare del Partito socialista. Designato dal C.L.N. prefetto di Bologna al momento della Liberazione, fu in seguito vicesindaco della città. Racconta G. Borghese: « Entro in Prefettura il 21 aprile 1945. il giorno dopo arriva il generale Clark per darmi quel pezzetto di carta con cui sanciva che io ero il prefetto della provincia di Bologna. Ci salutiamo, mi interroga e mi fa scrivere il curriculum vitae. Poi mi porge la mano da soldato, ma improvvisamente si arresta e mi chiede: ” Che tipo di socialista è lei? ".

Nel 1945 loro—pensavano già al tipo di socialista. C’era un tipo di socialista che andava bene, c’era un tipo di socialista che [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 306

Brano: [...]rvo da parte della II Brigata Garibaldi (25 febbraio). Infine il combattimento della Garella e di Castelletto Cervo del 26 marzo, le azioni che portarono alla eliminazione deJJe forze fasciste a Biella (24.4.1945), una delle prime città liberate del Piemonte, e successivamente a Vercelli. Gli ultimi combattimenti furono impegnati su una linea di difesa improvvisata verso Santhià e lungo il canale Cavour, dopo un ordine del Comando militare del C.L.N. regionale piemontese così concepito: « Colonna 8 mila tedeschi e fascisti proveniente da Torino in ritirata. Impedire che la colonna raggiunga Milano. Firmato: Grossi (Francesco Scotti) ». I garibaldini si disposero immediatamente lungo le direttrici che portano da Torino a Milano. Il taglio dei ponti sul canale e l’ostinata resistenza, nella quale si sacrificarono 25 partigiani (v. Salussola e Santhià), bloccarono i nazifascisti che, sottoposti ad attacchi aerei, non potendo proseguire si arresero agli Alleati. Compiuta l’operazione, il Comando partigiano potè telegrafare al C.L.N. regionale[...]

[...]ggiunga Milano. Firmato: Grossi (Francesco Scotti) ». I garibaldini si disposero immediatamente lungo le direttrici che portano da Torino a Milano. Il taglio dei ponti sul canale e l’ostinata resistenza, nella quale si sacrificarono 25 partigiani (v. Salussola e Santhià), bloccarono i nazifascisti che, sottoposti ad attacchi aerei, non potendo proseguire si arresero agli Alleati. Compiuta l’operazione, il Comando partigiano potè telegrafare al C.L.N. regionale: « Il vostro ordine è stato eseguito ».

P.Se.

« Biella », Brigata

Brigata d’assalto Garibaldi (la pri

ma del Piemonte, la seconda in Italia) sorta il 14.1.1944 all’Alpe Pratetto in valle d’Andorno (Vercelli). La decisione di costituire la Brigata « Biella » fu presa nel corso di una riunione di tutti i comandanti e commissari politici dei distaccamenti partigiani biellesi, presenti anche i membri del Comitato militare, alcuni rappresentanti del C. L.N. e Francesco Scotti (v.), allora ispettore del Comando generale delle formazioni garibaldine.

Già dal settembre 1943 i[...]

[...]rdine è stato eseguito ».

P.Se.

« Biella », Brigata

Brigata d’assalto Garibaldi (la pri

ma del Piemonte, la seconda in Italia) sorta il 14.1.1944 all’Alpe Pratetto in valle d’Andorno (Vercelli). La decisione di costituire la Brigata « Biella » fu presa nel corso di una riunione di tutti i comandanti e commissari politici dei distaccamenti partigiani biellesi, presenti anche i membri del Comitato militare, alcuni rappresentanti del C. L.N. e Francesco Scotti (v.), allora ispettore del Comando generale delle formazioni garibaldine.

Già dal settembre 1943 i distaccamenti garibaldini biellesi avevano compiuto azioni di guerra: erano state disarmate 18 caserme di carabinieri e 4 della milizia; occupate 7 fabbriche che lavoravano per i tedeschi, sabotato il' macchinario e incendiati i depositi di combustibile: distrutta la sede del giornale fascista locale; liberati 14 comuni, di cui alcuni permanentemente; messi fuori combattimento molti tedeschi e fascisti. Il Comando generale aveva pertanto deciso di costituire con quei distac[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine L.N., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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