Brano: Tolmezzo
nato tra Svizzera, Francia e Inghilterra, nel 1936 si trasferì negli Stati Uniti d’America. Qui, dopo avere così intensamente vissuto le vicende e le delusioni di quegli anni, ridotto anche in condizioni economiche estremamente precarie, in un momento di sconforto si suicidò.
E. Co.
Tolloy, Giusto
N. a Trieste il 3.11.1907; ufficiale dell’esercito.
Profugo in Italia con la famiglia dopo la Prima guerra mondiale, legato da parentela alla nobiltà romana, intraprese la carriera militare divenendo ufficiale di stato maggiore. Nel 1941 fu mobilitato sul fronte greco e poi su quello russo.
Su quest’ultima esperienza, nel 1944 pubblicherà sotto lo pseudonimo di Mario Tarchi un libro dal titolo “Con l'armata italiana in Russia”, dura denuncia morale e civile (l’unica proveniente da un ufficiale deM'Alto Comando) della spedizione e della tragica ritirata deH’Armir (v.).
Egli peraltro aveva maturato la propria scelta antifascista già nell’autunno del 1941 quando, con altri giovani reduci dalla Campagna d’Albania, aveva scritto e diffuso il manifesto “Agli italiani”, seguito nell’agosto del 1942 da quello “Ai migliori degli italiani”, nei quali si esprimeva una netta condanna politica del regime. Nel giugno del 1943 quegli stessi giovani, per impulso principale di Tolloy (stabilitosi nel frattempo a Cattolica) davano vita nel Forlivese a un movimento di ispirazione liberalsocialista denominato Popolo e libertà.
Nella Resistenza
Dopo I'8.9.1943 l’attività di Tolloy fu diretta a promuovere un fronte antifascista più vasto, coinvolgendo un movimento clandestino chiamato Unione dei lavoratori italiani [U. L.I.), nato poco prima della guerra e diffuso nelle province di Forlì e Ravenna tra i superstiti gruppi di repubblicani e socialisti. Per sua iniziativa, nel gennaio 1944 si arrivò alla fusione del movimento “Popolo e Libertà” con l’U.L.I. e alla fondazione del Partito italiano del lavoro [P.I.L.).
Ideologicamente, il P.I.L. era la risultante di un « incrocio e intreccio del tradizionale repubblicanesimo romagnolo e di un socialismo libertario e democratizzante », che propugnava una « società di uomini liberi » e una « ri
voluzione ugualitaria » per unificare le energie della nazione ed avviare un radicale cambiamento politico sociale (v. Lavoro, Partito italiano del).
Dal P.I.L. al P.S.I.U.P.
Dopo una prima fase attesistica e antiunitaria, Tolloy si adoperò a stabilire contatti con gli altri partiti antifascisti, superando ai fini della lotta armata la pregiudiziale repubblicana che, invece, era avversa a ogni compromesso e collaborazióne con i badogliani e i C.L.N..
Come egli stesso ricorderà nello scritto “Lotta partigiana in Romagna”, nell’agosto del 1944 raggiunse definitivamente l’8a Brigata Garibaldi che agiva nell’Appennino romagnolo e nella quale, fin dal luglio, era confluito come distaccamento autonomo un gruppo di 30 giovani da lui organizzato inizialmente con l’intento di costituire l’embrione di un esercito regolare guidato da un governo rivoluzionario.
Dopo la liberazione di Forlì (novembre 1944), Tolloy e il P.I.L. esercitarono una notevole influenza sul C.L.N. e sull’amministrazione comunale, nonché sugli organismi di massa, fino alla confluenza del P.I.L. nel Partito socialista di unità proletaria (P.S.I.U.P.), che avvenne l’1.5.1945. La scelta fusionista fu anche il risultato dell’evoluzione politica del segretario del P.I.L., « passato ad un certo leninismo dopo la fase liberalsocialista », sottraendosi al fascino del pensiero crociano per accettare il marxismo (Mengozzi).
Dopo la Liberazione
Nel dopoguerra Tolloy fu segretario delle Federazioni socialiste di Forlì e di Bologna, membro della Direzione del P.S.I.U.P. e responsabile regionale del partito per l'Emilia Romagna. I suoi interventi nei congressi lo videro vicino alle posizioni di Pietro Nenni, Luigi Morandi e Oreste Lizzadri nel sostenere una politica unitaria col P.C.I. (anche dopo l'insuccesso del Fronte democratico popolare nelle elezioni del 18.4.1948) e nel contrastare le spinte alla divisione esistenti nel partito. Fu quindi contrario e contrastò la scissione socialdemocratica guidata da Giuseppe Saragat (Palazzo Barberini, gennaio 1947), ma nello stesso tempo si oppose alla segreteria di Lelio Basso (v.), del quale non condivideva l’autonomismo, da lui giudicato privo di respiro strategico in quanto avrebbe messo in pericolo il patto di unità d'azione col P.C.I..
Definito un “unitario intransigente” in realtà Tolloy fu un uomo dell’apparato morandiano contrario a ogni processo di disgregazione dei quadri e del funzionariato, il cui ruolo riteneva insostituibile e da potenziare attraverso l’istituzione di una scuola nazionale del partito. Tenne saldamente in mano l’organizzazione del P.S.I. fino a metà degli anni Cinquanta e approvò poi i mutamenti di linea seguiti alla crisi de[...]
[...]o di respiro strategico in quanto avrebbe messo in pericolo il patto di unità d'azione col P.C.I..
Definito un “unitario intransigente” in realtà Tolloy fu un uomo dell’apparato morandiano contrario a ogni processo di disgregazione dei quadri e del funzionariato, il cui ruolo riteneva insostituibile e da potenziare attraverso l’istituzione di una scuola nazionale del partito. Tenne saldamente in mano l’organizzazione del P.S.I. fino a metà degli anni Cinquanta e approvò poi i mutamenti di linea seguiti alla crisi dei rapporti con i comunisti: svolta del centrosinistra, dialogo con le masse cattoliche, proposta di fusione col P.S.D.I.. Deputato dal 1948 al 1953, dal 1958 fu eletto al Senato per tre successive legislature; dal 1969 al 1972 fu anche deputato al Parlamento europeo. Nel 1966 entrò nel terzo governo Moro con l’incarico di ministro del Commercio estero. Tra le sue ultime iniziative va ricordato l’intervento a favore della salvaguardia ambientale di Venezia ,e per un nuovo e diverso sviluppo del suo territorio.
Bibliografia: G. Tolloy, Con l'armata italiana in Russia, Livorno, 1944; S. Contini BonacossiL. Ragghianti Collobi (a cura di), Una lotta nel suo corso. Lettere e documenti politici e militari della Resistenza e della Liberazione, Veneziia, 1954; G. Tolloy, Venezia. Per salvare la storia restituirne la vita. Perché? Come?, Verona, 1968; F. Pedone (a cura di),
Il Partito socialista italiano nei suoi congressi, voi. V; 19421955, Milano, 1968; Storia del socialismo italiano {diretta da G. Sabbatucci), voi. V: Il secondo dopoguerra (19431955), id. voi. VI: Dal 1956 ad oggi, Roma 1981; E. BonaliD. Mengozzi (a cura di), La Romagna e i generali inglesi (19431944), Milano, 1982; D. Mengozzi, L’epurazione nella città del “Duce” [19431948), Quaderni della FIAP 43, Roma, 1983; G. Marconi (“Paolo”), Vita e ricordi sull’8a brigata romagnola, a cura di D. Mengozzi, Rimini, 1984.
E.Tor.
Tolmezzo
Comune di 10.000 abitanti (circa
7.000 nel capoluogo) in provincia di Udine e principale centro della Carnia (v.) alla confluenza del But nel Tagliamento. Terra di antiche tradizioni culturali, artistiche e artigiane (nel secolo XVIII vi esisteva il maggior complesso artigianale europeo di tessitura, con migliaia di addetti), vanta anche un fiero attaccamento alle libertà civili.
Nel Risorgimento Tolmezzo diede numerosi volontari alle guerre di indipendenza e alle schiere garibaldine; dalla fine del secolo vide poi una attiva partecipazione popolare alle lotte sociali, che si espresse
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