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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale Internazionale è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 63Analitici , di cui in selezione 3 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Kabaktceff (delegato dei comunisti bulgari e delegato come membro del Comitato della Terza Internazionale) [traduzione dal francese dell'onorevole Misiano], Discorso Kabaktceff in Resoconto stenografico del 17. congresso nazionale del Partito socialista italiano : Livorno, 15-20 gennaio 1921 : con l'aggiunta di documenti sulla fondazione del Partito comunista d'Italia

Brano: [...] preparazione era un errore dal punto di vista borghese, io sono stato accusato e attaccato in tutti i modi da interventisti e già che qui è presente il compagno Zambianchi, egli pub testimoniare come nel 1915 io ebbi l'onore di essere aggredito a Roma, al caffè Aragno. (Qualche applauso).
Discorso Kabaktceff
ROBERTO, presidente: Do la parola al compagno Kabaktceff, delegato dei comunisti bulgari e delegato come membro del Comitato della Terza Internazionale. (Applausi; grida di r Viva la Terza Internazionale)». Il compagno Kabaktceff parla per delega ed incarico del Comitato della Terza Internazionale. (Applausi). Egli parla in francese. Il compagno on. Misiano, farà in seguito la traduzione.
KABAKTCEFF: Compagni: sono venuto a questo Congresso come
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rappresentante del Comitato esecutivo della Terza Internazionale e prima di leggere il discorso già preparato, mi permetto di fare alcune dichiarazioni.
Saluto il vostro Congresso a nome del Comitato esecutivo della Terza Internazionale e un particolare saluto vi porto a nome della Federazione dei Partiti comunisti della regione balcanica. La Bulgaria attraverso le prove della guerra e nelle condizioni del dopo guerra, ha messo in prima linea il problema della lotta di classe ed il proletariato bulgaro è tutto concorde sotto la bandiera del Partito comunista, il quale, nelle ultime elezioni, ha potuto affermarsi con una vittoria di 50 deputati e con complessivi voti 200.000.
Esamina, quindi, fuggevolmente le condizioni della Grecia, affermando che la caduta di Venizelos costituisce la bancarotta della politica nazionalista [...]

[...]blema della lotta di classe ed il proletariato bulgaro è tutto concorde sotto la bandiera del Partito comunista, il quale, nelle ultime elezioni, ha potuto affermarsi con una vittoria di 50 deputati e con complessivi voti 200.000.
Esamina, quindi, fuggevolmente le condizioni della Grecia, affermando che la caduta di Venizelos costituisce la bancarotta della politica nazionalista greca, e, per la coordinazione fra la politica greca e la politica internazionale, rappresenta la bancarotta della politica dell'Intesa nei paesi balcanici e nell'Oriente.
Il Partito comunista jugoslavo ha ottenuto nel Parlamento 59 seggi; ma oggi voi sapete come l'Assemblea costituente regni a Belgrado, facendo gli interessi esclusivi della borghesia, intaccando la sua dittatura. Il Governo jugoslavo ha soppresso tutte le legalità costituzionali, ha soppresso la stampa comunista, tutti gli organismi comunisti, tutte le organizzazioni politiche e professionali ed ha arrestato i delegati comunisti. Oggi, alla Costituente, i deputati della tendenza Radek, non possono interv[...]

[...]orghesia ed io prego il Congresso di esprimere una protesta contro la dittatura ed il terrore del Governo jugoslavo. (Applausi).
La discussione che avete oggi in Italia tra le diverse tendenze del vostro Partito, già vi fu nei paesi della Balcania ed io vi posso assicurare che il Partita comunista balcanico, unitamente alla Federazione comunista dei Balcani e del Danubio, sostiene ed approva la condotta e la mozione del Comitato esecutivo della Internazionale comunista. (Ap plausi).
Il proletariato comunista balcanico, come quello italiano, è convinto che per la vittoria della rivoluzione sociale sia necessario creare un Partito senza riformisti, foggiato sulle linee dell'Internazionale comunista. (Applausi).
Permettete, ancora, che io approfitti della vostra pazienza e vi dia lettura di un discorso che vi parrà un po' lungo. Io, però, sono obbligato di esporre qui le vedute dell'Internazionale comunista, che, disgra
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ziatamente, non pub essere qui rappresentata da compagni di piú grande autorità, come Zinowieff e Bukarin, e di conseguenza ad essere dettagliato.
(Kabaktcefl inizia, quindi, a leggere in francese il testo del discorso. Dopo circa una ventina di minuti di lettura, il Congresso rumoreggia, anche perché si sa che la traduzione sarà, in seguito, letta dal compagno Misiano. La presidenza prega, quindi, Kabaktcefl di rinunciare alla lettura del testo in francese e di dare, senz'altro, la parola al traduttore. Cosí viene deciso).
MISIANO legge:
« Cari compagni,
« Que[...]

[...]di, a leggere in francese il testo del discorso. Dopo circa una ventina di minuti di lettura, il Congresso rumoreggia, anche perché si sa che la traduzione sarà, in seguito, letta dal compagno Misiano. La presidenza prega, quindi, Kabaktcefl di rinunciare alla lettura del testo in francese e di dare, senz'altro, la parola al traduttore. Cosí viene deciso).
MISIANO legge:
« Cari compagni,
« Questa Congresso ha una grande importanza nazionale e internazionale. Nazionale, per la definitiva liberazione del Partito italiano da tutte le tendenze pacifiste e riformiste, ereditate dal periodo pacifica dello sviluppo del capitalismo, e per la costituzione in Partito rivoluzionario del proletariato. Internazionale, perché gli occhi del proletariato del mondo intero sono oggi volti verso l'Italia. I due campi: la borghesia internazionale ed il proletariato internazionale, sanno perfettamente che la parte verso la quale andrà il Partito italiano, farà traboccare per lui la bilancia storica in questo momento. Dopo l'unione delle forze rivoluzionarie del proletariato, in quasi tutti i paesi dell'Europa continentale, in Partiti comunisti, dopo l'unione del Partito comunista con la sinistra del Partito indipendente socialista di Germania e la formazione di un nuovo, potente Partito comunista unificato, dopo la epurazione del Partito francese dai suoi socialpatrioti e la sua adesione all'Internazionale comunista, dopo la scissione della sinistra comunista dal Parti[...]

[...]ano, farà traboccare per lui la bilancia storica in questo momento. Dopo l'unione delle forze rivoluzionarie del proletariato, in quasi tutti i paesi dell'Europa continentale, in Partiti comunisti, dopo l'unione del Partito comunista con la sinistra del Partito indipendente socialista di Germania e la formazione di un nuovo, potente Partito comunista unificato, dopo la epurazione del Partito francese dai suoi socialpatrioti e la sua adesione all'Internazionale comunista, dopo la scissione della sinistra comunista dal Partita socialdemocratico di CzecoSlovacchia, di Austria, della Svizzera; del Belgio, ecc., e la formazione in quei paesi di Partiti comunisti indipendenti, raccoglienti tutte le forze rivoluzionarie del proletariato di quei medesimi paesi, è ora la volta degli operai coscienti e rivoluzionari italiani per la liberazione dai riformisti e la unificazione delle loro forze in un grande Partito comunista, costituendo l'organismo piú potente dell'Internazionale comunista. Il Comitato esecutivo dell'Internazionale comunista è sicuro che voi [...]

[...]dal Partita socialdemocratico di CzecoSlovacchia, di Austria, della Svizzera; del Belgio, ecc., e la formazione in quei paesi di Partiti comunisti indipendenti, raccoglienti tutte le forze rivoluzionarie del proletariato di quei medesimi paesi, è ora la volta degli operai coscienti e rivoluzionari italiani per la liberazione dai riformisti e la unificazione delle loro forze in un grande Partito comunista, costituendo l'organismo piú potente dell'Internazionale comunista. Il Comitato esecutivo dell'Internazionale comunista è sicuro che voi assolverete questo compito con dignità e con coraggio.
Compagni, il dovere del proletariato italiano e del Partito socialista italiano nel momento presente, è determinato dalla situazione interna e internazionale, creatasi in seguito alla guerra imperialista. Qual'è la situazione interna? Essa vi è molto nota, mi ci soffermerò brevemente. La distruzione delle forze produttive durante la guerra ha.
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creato quella profonda crisi economica che, non soltanto le è sopravvissuta, ma si è fatta via via piú profonda e piú acuta. L'Italia manca di materie prime ed essa non se ne pub procurare a cagione della loro rarefazione nell'Europa capitalista ed a cagione del deprezzamento della moneta italiana. Nello stesso tempo cresce sempre maggiormente il costo delle merci di prima necessità, dovuto al monopolio[...]

[...]do in considerazione e tenendo ben calcolo della situazione rivoluzionaria, che essi possono stabilire in modo infallibile il loro dovere. Coloro che negano una simile situazione, coloro che la trascurano, si collocano sul
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piano della borghesia, lavorano per la consolidazione delle basi del capitalismo e della dominazione borghese; lavorano per l'incatenamento del proletariato in uno sfruttamento ancora maggiore.
Qual'è oggi, la situazione internazionale, la situazione degli Stati capitalistici e del mondo capitalista, dopo la guerra imperialista? La crisi economica e finanziaria ha colpito non solamente gli Stati vinti, ma anche gli Stati vincitori. L'Italia è compresa fra gli Stati vincitori; ma, tuttavia, noi la vediamo travagliata da una crisi economica e finanziaria delle piú profonde. La produzione nel mondo capitalista intero, ma soprattutto nei paesi dell'Europa continentale, si trova nella seguente condizione: il massacro di decine di milioni di operai e contadini e la invalidità di altre decine di milioni, significa la distruzione d[...]

[...] e di mezzi di trasporto: conseguenza inevitabile di tutto ciò, è la diminuzione della produzione generale.
La guerra, addossando agli Stati enormi debiti, e aumentando enormemente la quantità di carta moneta, ha cagionato il deprezzamento dei valori monetari in tutti i paesi capitalisti, fatta eccezione per l'America e per una parte dell'Inghilterra. E ciò, dopo la distruzione dei mezzi di trasporto, è l'altra causa dello sfacelo del commercio internazionale odierno. Oggi, il mondo capitalista si trova in queste condizioni: mentre i depositi dei capitalisti americani sono rigurgitanti di merce, i proprietari non possono esportare queste merci stesse a cagione del deprezzamento del valore della moneta nei paesi europei. I « trusts » americani chiudono le fabbriche e gettano sul lastrico milioni di operai in preda alla disoccupazione, nel tempo stesso in cui i popoli europei cadono in una miseria piú nera a cagione della mancanza di prodotti industriali. D'altra parte, i paesi industriali, che hanno bisogno di materie prime, come, ad esempio, l'Ing[...]

[...] sintomi della grande crisi economica che scuote le basi capitalistiche del mondo. La prova irrefutabile dell'espandersi di questa crisi è precisamente l'incessante accrescersi della disoccupazione, del caroviveri e del deprezzamento della moneta in tutti i paesi.
La crisi finanziaria fiorisce ancora piú esuberante in tutti i paesi, ad eccezione degli Stati Uniti. Il compagno Lenin, nel discorso da lui pronunciato alla seduta del Congresso dell'Internazionale comunista, ha provato questa affermazione con le cifre seguenti:
Il debito delle grandi Potenze europee é, aumentato, dal 1914 al 1920, di sette volte. Calcolate in lire sterline (ammettendo che una lira sterlina sia pari a 10 rubli in oro) le relazioni di rapporto fra le grandi Potenze, si esprimono come segue: gli Stati Uniti posseggono un attivo di 19 miliardi e niente passivo (è l'unico Stato in queste condizioni); l'Inghilterra 17 miliardi di attivo e 8 miliardi di passivo; la Francia 3 miliardi e mezzo di attivo contro 100 miliardi e mezzo di passivo. I debiti dell'Inghilterra e della [...]

[...]do cosí le sorgenti dei suoi propri guadagni e del suo prodotto nel vecchio mondo capitalista, tanto piú si getta con maggiore avidità sui popoli delle colonie e dei paesi arretrati. Essa sostituisce i metodi di produzione, con i metodi della spogliazione e del brigantaggio dei popoli soggetti.
Ecco l'uscita che la borghesia trova alla crisi economica, finanziaria e politica. Essa vuole salvarsi mediante questa uscita se il proleta
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riato internazionale ed i popoli oppressi si lasciano ricacciar indietro,. nella barbarie della borghesia imperialista dominante.
Ma la crisi economica e finanziaria, creata dalla guerra imperialista, ha aperto una nuova epoca rivoluzionaria nella storia. Il proletariato cerca e trova la sua salvezza da questa crisi, fuori della borghesia. Al grido generale di questa per il ristabilimento della produzione, il proletariato risponde con la rivendicazione di rialzare prima di tutto le proprie forze produttive: la forza produttiva degli operai. Al lockaut e al sabotaggio della produzione mediante i quali la borghesi[...]

[...]i la borghesia vuole schiacciare la latta degli operai per l'aumento dei salari, il proletariato risponde rivendicando l'introduzione del controllo sulla produzione ed anche l'occupazione delle fabbriche. All'aumento delle imposte indirette, per il pagamento del debito pubblico, il proletariato risponde rivendicando l'annullamento di tutti i debiti pubblici. In una parola, la crisi economica e finanziaria, spinge ineluttabilmente il proletariato internazionale sulla via delle lotte rivoluzionarie decisive.
La rivoluzione russa è una conseguenza della guerra imperialista: essa non è soltanto di importanza locale; ha invece importanza e carattere internazionale. È l'inizio della rivoluzione comunista universale; ha aperto la nuova epoca rivoluzionaria nella storia.
La prova piú eloquente del carattere internazionale della rivoluzione russa, è il fatto che essa ha diviso il mondo capitalista in due fronti: uno è il fronte dell'imperialismo e della controrivoluzione, sul quale lottano la borghesia ed i Governi capitalisti; l'altro é il fronte della rivoluzione proletaria universale, sul quale lottano il proletariato e le classi oppresse di tutti i paesi. La crisi generale economica e finanziaria, infiamma maggiormente la lotta rivoluzionaria del proletariato e gli sforzi della , borghesia, per conservare il suo dominio mediante la dittatura ed il terrore con eserciti mercenari e guardie bianche, scatena la[...]

[...] rivoluzione proletaria universale, sul quale lottano il proletariato e le classi oppresse di tutti i paesi. La crisi generale economica e finanziaria, infiamma maggiormente la lotta rivoluzionaria del proletariato e gli sforzi della , borghesia, per conservare il suo dominio mediante la dittatura ed il terrore con eserciti mercenari e guardie bianche, scatena la guerra civile nel mondo capitalista.
Qual'è il dovere dei Partiti comunisti e dell'Internazionale comunista nella presente epoca rivoluzionaria? Il loro compito è di unificare la lotta rivoluzionaria del proletariato internazionale e dirigerla verso lo scopo supremo: la conquista del potere politico e l'instaurazione della dittatura proletaria. I Partiti comunisti e la Internazionale comunista, traggono profitto dalle esperienze colossali e preziose della rivoluzione russa. La Russia è il primo, e contemporaneamente è il piú grande paese capitalista nel quale il proletariato si è impadronito del potere statale ed ha stabilito la propria dittatura di classe. In realtà il proletariato russo applica, per la prima volta nella storia, i metodi rivolu
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zionari per la demolizione dello Stato capitalista e per il consolidamento di un nuovo Stato proletario socialista; organizza in pratica la dittatura del proletariato ed ha già incominciata l'organizzazione della costruzione [...]

[...]iato si è impadronito del potere statale ed ha stabilito la propria dittatura di classe. In realtà il proletariato russo applica, per la prima volta nella storia, i metodi rivolu
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zionari per la demolizione dello Stato capitalista e per il consolidamento di un nuovo Stato proletario socialista; organizza in pratica la dittatura del proletariato ed ha già incominciata l'organizzazione della costruzione della società comunista. Il proletariato internazionale, non soltanto non pub trascurare l'esperienza della rivoluzione russa, ma trae da essa le piú grandi lezioni. Oltre a ciò il proletariato internazionale viene sempre maggiormente acquistando coscienza di questo: che lo schiacciamento della rivoluzione russa sarebbe equivalso al proprio schiacciamento e che, quando esso sostiene la rivoluzione russa, assicura la vittoria della rivoluzione proletaria internazionale. E dunque perfettamente comprensibile e naturale che oggi, alla testa del movimento proletario internazionale, cammini il proletariato russo e che l'Internazionale comunista tragga profitto nella misura maggiore dei principi, della tattica, dei metodi d'organizzazione e di lotta del proletariato rivoluzionario russo; principi, metodi ed organizzazione che sono stati temprati nel fuoco e nel sangue della piú grande rivoluzione proletaria del mondo.
Ma, proprio in questo momento, il compagno Serrati si avanza e dichiara che non esistono né in Italia né nel mondo capitalista le condizioni per la rivoluzione. Egli nega la situazione rivoluzionaria e l'epoca rivoluzionaria. Nella sua risposta, del 16 dicembre, al compagno Lenin, Serrati dichiara precisament[...]

[...]otta al Partito... (Nuove e vivaci interruzioni. Il tumulto nella sala raggiunge in breve una forma quasi violenta. Le invettive fra l'una e l'altra frazione si incrociano. Tra i palchi e la platea è un continuo gridare e la Presidenza é veramente impotente a dominare il tumulto. Dopo qualche decina di minuti la calma ritorna).
KABAKTCEFF: Prego il Congresso di ascoltare fino alla fine, con pazienza, la parola del Comitato esecutivo della Terza Internazionale.
SERRATI, (applausi e rumori): Compagni ! Pregato dalla Presidenza e dal compagno Kabaktceff aggiungo la mia raccomandazione affinché questa discussione si svolga nel modo piú tranquillo e pacifico che sia possibile. Io mi spiego perfettamente l'irritazione dell'animo vostro. C'é in noi un sentimento ed una passione vivissima. Non è possibile che noi italiani stiamo qui dentro come in una chiesa: siamo congressisti pieni di passione, di sentimento, di volontà di dire tutte quante le cose nostre, ma appunto per questo, perché si tratta di un argomento della massima importanza, poiché non si t[...]

[...]mento, di volontà di dire tutte quante le cose nostre, ma appunto per questo, perché si tratta di un argomento della massima importanza, poiché non si tratta dell'avvenire del Partito — che non è niente o che almeno è poco — ma del proletariato e della rivoluzione italiana, appunto per questo io penso che noi dovremmo essere piú tranquilli, piú sereni nell'esplicazione del mandato che le nostre Sezioni ci hanno affidato.
Il Comitato della Terza Internazionale, alla quale noi siamo aderenti, ha perfettamente il diritto di dire tutta la sua opinione, e se questa opinione può essere offensiva per qualcuno di noi, noi dobbiamo accettare anche l'offesa: ce ne difenderemo dopo. (Applausi). Non abbiate timore, o compagni, non crediate che coloro che voi sentite in certo qual modo diminuiti da apprezzamenti che ritenete errati, non abbiano la capacità e la possibilità di esporre tutta ed intera la loro difesa, anzi, io vi faccio osservare che questa vostra irritazione, queste vostre interruzioni, questo vostro — quasi, almeno in apparenza — tentativo di s[...]

[...], che il compagno Serrati si trova in pieno accordo con i riformisti, ma egli è d'accordo con essi anche sul giudizio dell'azione generale dell'Italia e dell'intero mondo capitalista, quando nega che le condizioni per la rivoluzione proletaria sono mature. È forse strano, dopo ciò, che il compagno Serrati si dichiara contro l'espulsione dei riformisti e per conseguenza, si pronunci contro una di quelle piú importanti decisioni del Congresso dell'Internazionale comunista? È vero che il compagno Serrati, dopo avere fatta l'apologia dei riformisti e della loro tattica, si dichiarò, all'inizio della discussione, anche disposto a fare una conces
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sione all'Internazionale comunista, ed escludere dal Partito qualche riformista, ma egli è disposto a sacrificare qualche riformista, come persona, per salvaguardare e salvare il riformismo nel Partito, come tendenza.
Ma il compagno Serrati, non soltanto si dichiara contro questa decisione del Secondo Congresso dell'Internazionale comunista: egli si dichiara anche contrario a quasi tutte le risoluzioni del Congresso di Mosca: contro le tesi della questione agraria, della questione nazionale e coloniale, della questione sindacale, ecc. Qual'è lo spirito delle tesi dell'Internazionale comunista sulla questione agraria? L'Internazionale comunista dichiara che il proletariato rivoluzionario, per vincere il suo principale nemico, la classe capitalistica, deve conquistarsi l'appoggio non soltanto del proletariato agricolo, ma anche l'appoggio dei semiproletari e dei piccoli proprietari contadini, neutralizzare i contadini medi e schiacciare con la forza i grandi proprietari terrieri. Questa tattica rivoluzionaria si impone al proletariato in seguito all'esperienza della rivoluzione russa e la situazione dei contadini nei paesi capitalisti. Per la riuscita di questa tattica, l'Internazionale comunista dichiara che il proletariat[...]

[...]lasse capitalistica, deve conquistarsi l'appoggio non soltanto del proletariato agricolo, ma anche l'appoggio dei semiproletari e dei piccoli proprietari contadini, neutralizzare i contadini medi e schiacciare con la forza i grandi proprietari terrieri. Questa tattica rivoluzionaria si impone al proletariato in seguito all'esperienza della rivoluzione russa e la situazione dei contadini nei paesi capitalisti. Per la riuscita di questa tattica, l'Internazionale comunista dichiara che il proletariato vincitore deve cedere ai semiproprietari contadini un po' di terra per conservare la terra ai proprietari contadini fino al momento in cui, collo sviluppo delle comunità agricole e delle grandi proprietà collettive agricole, e il consolidamento dell'industria nazionalizzata, ecc., maturino le condizioni per la socializzazione completa della terra. Questa tattica, è forse in contraddizione con i principi del socialismo rivoluzionario? Niente affatto. Anche i fondatori del socialismo scientifico, Marx ed Engels, dimostravano che la piccola proprietà agrico[...]

[...]a proprietà agricola ed i piccoli contadini, continueranno ad esistere per molto tempo, parallelamente alla proprietà collettiva dell'industria; e non è che gradualmente, poco a poco, non già con la violenza, ma con la educazione generale ed agricola, con l'introduzione progressiva delle macchine nell'agricoltura, con la esperienza della produzione collettiva agricola, che si giungerà al possesso completo ed al lavoro in comune della terra.
E l'Internazionale comunista non propone una soluzione schematica della questione agraria per tutti i paesi; al contrario, il Partito comunista, nei paesi e nelle provincie in cui la grande agricoltura capitalista è sviluppata ed in cui il proletariato agricolo è numeroso, rivendica l'espropriazione dei grandi proprietari terrieri e la trasmissione della loro terra in possesso collettivo degli operai agricoli. Con questo, il Partito comunista non si trova in contraddizione con le tesi dell'Internazionale comunista. In generale, il proletariato rivoluzionario risolverà la questione agraria, secondo le condizioni[...]

[...]soluzione schematica della questione agraria per tutti i paesi; al contrario, il Partito comunista, nei paesi e nelle provincie in cui la grande agricoltura capitalista è sviluppata ed in cui il proletariato agricolo è numeroso, rivendica l'espropriazione dei grandi proprietari terrieri e la trasmissione della loro terra in possesso collettivo degli operai agricoli. Con questo, il Partito comunista non si trova in contraddizione con le tesi dell'Internazionale comunista. In generale, il proletariato rivoluzionario risolverà la questione agraria, secondo le condizioni particolari di ogni paese, re
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stando però sempre fedele alla tattica rivoluzionaria — sanzionata dall'Internazionale comunista — di conquistare la grande massa lavoratrice contadina (e questa massa si compone di semiproletari e di piccoli proprietari contadini) per la rivoluzione proletaria.
Non l'Internazionale comunista, ma il compagno Serrati si trova in contraddizione con i principi del socialismo rivoluzionario scientifico. Ma perché il compagno Serrati è contrario alla occupazione delle grandi proprietà fondiarie da parte dei semiproprietari contadini? Perché egli non crede e non vuole la prossima rivoluzione, perché egli nega che noi ci troviamo in una situazione ed in un'epoca rivoluzionaria. Il compagno Serrati è contro l'azione rivoluzionaria dei contadini, come è contro l'azione rivoluzionaria degli operai, perché egli è, in generale, contro la rivoluzione.
Il compagno Serrati espone le t[...]

[...]io alla occupazione delle grandi proprietà fondiarie da parte dei semiproprietari contadini? Perché egli non crede e non vuole la prossima rivoluzione, perché egli nega che noi ci troviamo in una situazione ed in un'epoca rivoluzionaria. Il compagno Serrati è contro l'azione rivoluzionaria dei contadini, come è contro l'azione rivoluzionaria degli operai, perché egli è, in generale, contro la rivoluzione.
Il compagno Serrati espone le tesi dell'Internazionale comunista sulla questione nazionale e coloniale, in una maniera tale come se queste medesime tesi imponessero al P.S.I. di cessare la sua latta contro la borghesia nazionalista e di solidarizzare con la politica nazionalista della sua borghesia. Ma questa è una interpretazione arbitraria delle tesi. Noi, comunisti dei Balcani, abbiamo anche noi condotto una latta lunga ed accanita contro la nostra borghesia che, con la sua politica nazionalista di conquista, ha spinto i popoli balcanici nelle guerre balcaniche, e, piú tardi, nella grande guerra imperialista. Noi continuiamo ancora oggi, con c[...]

[...]raria delle tesi. Noi, comunisti dei Balcani, abbiamo anche noi condotto una latta lunga ed accanita contro la nostra borghesia che, con la sua politica nazionalista di conquista, ha spinto i popoli balcanici nelle guerre balcaniche, e, piú tardi, nella grande guerra imperialista. Noi continuiamo ancora oggi, con crescente energia, la nostra lotta contro la nostra borghesia nazionalista e, malgrado ciò, noi accettiamo completamente le tesi della Internazionale comunista sulle questioni nazionali e coloniali, perché con queste tesi, l'Internazionale comunista non preconizza la unione con la borghesia nazionalista, ma, al contrario, obbliga tutti i Partiti comunisti a lottare contro la politica di conquista della borghesia nazionalista, e a sostenere i popoli soggetti delle colonie nella loro lotta contro i Governi imperialisti. L'unione del proletariato, non già con la borghesia nazionalista, ma con i popoli soggetti e sfruttati: ecco la tattica dell'I.C. sanzionata dalle tesi sulla questione nazionale e coloniale.
Noi comunisti dei Balcani, alla politica nazionalista della borghesia che dissimula i suoi scopi aggressivi sotto la bandie[...]

[...]ionale dal giogo dell'imperialismo europeo, se non spezzano le catene del giogo capitalista della loro propria borghesia, e nello stesso tempo non acquistano la libertà e l'emancipazione sociale. Per questo grande fine della emancipazione e della libertà sociale e nazionale dei popoli balcanici e danubiani, i Partiti comunisti di quei paesi, unificati in una fede ed in una Federazione comunista generale, conducono la lotta, in pieno accordo coll'Internazionale comunista.
Altrettanto chiara, giusta e rivoluzionaria è la posizione dell'I.C. nei riguardi della lotta che conducono i popoli coloniali in Asia ed in Africa. In questi paesi la situazione è caratterizzata dal fatto che il capitalismo non è ancora abbastanza sviluppato e che la lotta di classe non si verifica perché i popoli si trovano ancora sotto un regime feudale, dei grandi proprietari feudali. Ma questi paesi, benché ancora all'inizio del capitalismo, si sviluppano già per l'influenza delle leggi economiche del capitalismo: essi si sono trasformati in colonie degli Stati imperialisti. [...]

[...]e la lotta di classe non si verifica perché i popoli si trovano ancora sotto un regime feudale, dei grandi proprietari feudali. Ma questi paesi, benché ancora all'inizio del capitalismo, si sviluppano già per l'influenza delle leggi economiche del capitalismo: essi si sono trasformati in colonie degli Stati imperialisti. La lotta contro il dominio imperialista straniero è di una immensa importanza per la lotta per la liberazione del proletariato internazionale. Lo sfruttamento dei popoli coloniali è l'ultima sorgente alla quale il capitalismo attinge forza, e con la quale la borghesia sostiene ancora il suo dominio. La liberazione delle colonie significherebbe il crack del piú potente capitalismo, del capitalismo inglese. Il proletariato internazionale che lotta per la sua emancipazione, commetterebbe un delitto verso la propria classe e verso i popoli oppressi che lottano per l'emancipazione nazionale, se non tendesse a questi popoli la sua mano fraterna. L'unione fra il proletariato rivoluzionario ed i popoli oppressi che insorgono e fanno la rivoluzione e la guerra contro l'imperialismo, è una necessità per la vittoria della rivoluzione comunista universale. I Governi imperialisti attaccati dal proletariato nell'interno dei loro paesi e dai popoli oppressi all'esterno, saranno finalmente spazzati via.
Ecco il profondo senso rivoluzionar[...]

[...] guerra contro l'imperialismo, è una necessità per la vittoria della rivoluzione comunista universale. I Governi imperialisti attaccati dal proletariato nell'interno dei loro paesi e dai popoli oppressi all'esterno, saranno finalmente spazzati via.
Ecco il profondo senso rivoluzionario delle tesi sulla questione nazionale e coloniale accettate dalla I.C. Ma il compagno Serrati non pub
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o non vuole comprendere questo significato, ed accusa l'Internazionale comunista di aver preparato l'unione con le classi dominanti dei paesi coloniali, e perciò di aver tradito le tradizioni rivoluzionarie del socialismo. Ancora una volta il compagno Serrati cade in un profondo errore. Proprio Marx ed Engels furono quelli che con la piú grande energia lottarono per la liberazione dei popoli irlandesi e polacchi. L'I.C. continua questa gloriosa tradizione rivoluzionaria dei fondatori del comunismo. Le accuse del compagno Serrati sono dimostrate false dai seguenti brani delle tesi accettate dal primo Congresso dei popoli orientali a Baku:
« La rivoluzione delle [...]

[...]chiede l'I.C., ma voi, anche su di questa questione, passate nel campo degli opportunisti e dei riformisti, sostenitori della « pace civile » con la borghesia, sia in tema di politica interna, che in tema di politica estera, e che rifiutano di dare il loro appoggio ai popoli coloniali insorti per emanciparsi dalla dominazione borghese e imperialista. Noi calpestiamo energicamente questo tradimento e dichiariamo che gli interessi del proletariato internazionale e dei popoli oppressi dell'impe
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rialismo esigono che essi si uniscano formando un fronte unico contro i Governi imperialisti.
Il compagno Serrati ed i comunisti unitari si sono trovati sullo stesso terreno dei riformisti anche sulla questione sindacale. I dirigenti della C.G.d.L. dilazionano la convocazione del Congresso sindacale da sette anni, perché sanno bene che le masse operaie sono contro di essi. Oggi questi dirigenti sono d'accordo con l'Internazionale sindacale gialla di Amsterdam (interruzioni, rumori), e il compagno Serrati, non soltanto non si sente indignato e non protesta[...]

[...]opoli oppressi dell'impe
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rialismo esigono che essi si uniscano formando un fronte unico contro i Governi imperialisti.
Il compagno Serrati ed i comunisti unitari si sono trovati sullo stesso terreno dei riformisti anche sulla questione sindacale. I dirigenti della C.G.d.L. dilazionano la convocazione del Congresso sindacale da sette anni, perché sanno bene che le masse operaie sono contro di essi. Oggi questi dirigenti sono d'accordo con l'Internazionale sindacale gialla di Amsterdam (interruzioni, rumori), e il compagno Serrati, non soltanto non si sente indignato e non protesta contra questo fatto, ma egli trova un'intesa cordiale con D'Aragona e compagni. Vedete, compagni, in quale situazione é posto oggi il proletariato italiano in conseguenza di questa politica dei riformisti e dei semi riformisti. Il proletariato italiano è il fautore piú risoluto e caloroso della rivoluzione russa, ed ha fatto del programma di questa rivoluzione, la sua bandiera. Il Partita socialista italiano, appartiene alla Internazionale comunista rossa di Mosca, m[...]

[...]gnato e non protesta contra questo fatto, ma egli trova un'intesa cordiale con D'Aragona e compagni. Vedete, compagni, in quale situazione é posto oggi il proletariato italiano in conseguenza di questa politica dei riformisti e dei semi riformisti. Il proletariato italiano è il fautore piú risoluto e caloroso della rivoluzione russa, ed ha fatto del programma di questa rivoluzione, la sua bandiera. Il Partita socialista italiano, appartiene alla Internazionale comunista rossa di Mosca, ma contemporaneamente il proletariato italiano, a cagione della C.G.d.L. appartiene alla Internazionale sindacale gialla di Amsterdam. E impossibile continuare a sopportare ancora una situazione simile nel Partito italiano. L'Internazionale di Amsterdam oggi, dopo il fallimento completo e la decomposizione della 2a Internazionale, viene ad essere uno dei sostegni piú importanti della borghesia internazionale. Sostenere l'Internazionale di Amsterdam, significa sostenere la controrivoluzione internazionale. E impossibile che il Partito italiano permetta d'ora innanzi ai suoi capi di difendere e sostenere la Internazionale di Amsterdam. Il Partito italiano, se sarà un Partito comunista, e se farà parte della Internazionale comunista, sarà obbligato a lottare apertamente e decisamente contro l'Internazionale di Amsterdam; mediante i gruppi comunisti nei Sindacati, dovrà lavorare per la scissione della C.G.d.L. dall'Internazionale di Amsterdam e per la sua adesione alla Internazionale sindacale rossa di Mosca.
Nei paesi balcanici — Bulgaria, Jugoslavia, Grecia e Rumania — le Unioni sindacali si sono affiliate alla Internazionale sindacale di Mosca, durante la conferenza interbalcanica tenuta il 3 ed il 4 di novembre 1920. Davanti al Partito italiano, si aprono due vie: l'una per Amsterdam, l'altra per Mosca. Quale di queste due vie sceglierete?
Voci da vari punti della sala: Mosca ! Mosca !
MisIANO: I riformisti ed i semi riformisti vi indicano la via di Amsterdam; l'Internazionale comunista vi chiama a prendere ed a camminare coraggiosamente sulla via di Mosca. E il C.E. dell'I.C. è pro
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fondamente convinto che voi sceglierete e camminerete sulla via di Mosca.
È dunque perfettamente chiaro che i riformisti dichiarati, con Turati alla testa, come pure i semi riformisti chiamati « comunisti unitari » che vanno con Serrati, sono in contraddizione ed in opposizione di principi con l'I.C.; sono contro il suo programma e la sua tattica.
Ma se i riformisti dichiarati non dissimulano piú questa opposizione, i semi riformisti che hanno preso il nome di « comunisti unitari[...]

[...]anci del Governo borghese... (Interruzioni violente, rumori).
MAZZONI: Li hanno votati i comunisti di Francia !
MISIAN0: ...sia quando entravano in coalizione con la borghesia, sia quando diventavano ministri, sia quando sostenevano la politica coloniale dei rispettivi Governi, ecc.
Piú avanti, i comunisti unitari giustificano la loro opposizione alle tesi dell'I.C. con il « principio democratico » dell'autonomia dei Partiti appartenenti alla Internazionale. Ma non è dunque in nome di questa autonomia che gli opportunisti e i riformisti hanno sabotato per venti anni le deliberazioni dei Congressi della Seconda Internazionale, dichiarando che quelle risoluzioni non erano obbligatorie per essi e che ogni Partito socialista nazionale è autonomo e che, per conseguenza, è libero di accettare o no, di realizzare o no, le decisioni dell'Internazionale?
È precisamente questa celebre « autonomia », giustificata sempre con le « condizioni particolari » e con il « principio della libertà », quella che ha infranto i legami fra i diversi Partiti nella Seconda Internazionale e l'ha infine condotta al suo fallimento completo. La Seconda Internazionale non era un organo unificato e centralizzato del proletariato internazionale. L'Ufficio socialista internazionale, si era trasformato in una buca delle lettere, ed ogni Partito piccoloborghese che si
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dicesse socialista e proponesse la sua adesione, era accettato nell'Internazionale poiché questa si accontentava di una dichiarazione stereotipata e schematica da parte dei Partiti che aderivano ad essa, e non si interessava piú della loro tattica e della loro azione reale.
Quando il nostro Partito — il Partito comunista bulgaro — chiamava in passato il Partita dei socialisti « stretti » a levare ancora la sua voce al Congresso di Copenaghen del 1910 contro questa politica della Seconda Internazionale e dell'Ufficio socialista internazionale, e quando ha domandato l'esclusione degli opportunisti bulgari (chiamati socialisti « larghi »), l'Internazionale è rimasta muta dinanzi a tale protesta. Ebbene: i socialisti « larghi », durante la guerra, hanno sorretto la borghesia nazionalista e dopo la guerra sono divenuti ministri, e per salvare il regime borghesemonarchico in Bulgaria, non si sono peritati di fare scorrere il sangue degli operai bulgari. Gli opportunisti nell'intero mondo hanno tradito nel 1914, nel momento decisivo. Questo tradimento della Seconda Internazionale è dovuto sovratutto a questo: che la Internazionale si componeva di Partiti autonomi, debolmente legati fra loro, senza unità nella tattica e nell'azione. E per questo che l'Internazionale non ha avuto la possibilità di salvare la solidarietà internazionale del proletariato nel 1914 ed ha lasciato che la classe operaia fosse trascinata dalla borghesia, non potendo impedire l'inutile massacro degli operai in tutti i paesi.
Ebbene: (panda i riformisti ed i semi riformisti ritornano sui loro vecchi ed usati argomenti per le « condizioni speciali » e per l' « autonomia », non fanno altro che ripetere gli errori dell'opportunismo della Seconda Internazionale; poiché sostengono precisamente ciò che fu la piú grande debolezza della Seconda Internazionale e che ha portato al suo vergognoso tradimento ed alla sua caduta. No. L'I.C. non può seguire la via della Seconda Internazionale in fallimento. Al contrario, essa è una organizzazione unificata e centralizzata del proletariato internazionale, con una disciplina ferrea ed una tattica unanime di azione. Il Secondo Congresso dell'Internazionale comunista, ha gettato le basi di questa organizzazione.
I Partiti comunisti debbono sacrificare una parte della propria autonomia; ma ciò essi debbono fare volontieri poiché dipende dai principi e dalla tattica dell'unità nella lotta e nell'azione da parte dei Partiti aderenti all'I.C. Ma i Partiti comunisti hanno diritto di prendere parte alla direzione generale dell'Internazionale. Non è che una calunnia ed una insinuazione l'affermazione che i compagni russi usino quello che si chiama il knout russo, per maltrattare i Partiti apparte
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nenti all'Internazionale comunista. Al C.E. sono rappresentati 17 Partiti mediante uno o piú delegati: il Partito comunista russo non è rappresentato che da cinque delegati. La maggioranza appartiene dunque ai Partiti comunisti degli altri paesi. Infine, il regolamento dell'I.C. riconosce apertamente il diritto dei Partiti comunisti di decidere con piena libertà le questioni che hanno importanza locale, restando, ben inteso, sulle basi dei principi e della tattica dell'I.C.
Ma, riconoscerete tutti che la lotta contro gli opportunisti e i riformisti non è una questione prettamente interna, ma al contrario, una questi[...]

[...]artiene dunque ai Partiti comunisti degli altri paesi. Infine, il regolamento dell'I.C. riconosce apertamente il diritto dei Partiti comunisti di decidere con piena libertà le questioni che hanno importanza locale, restando, ben inteso, sulle basi dei principi e della tattica dell'I.C.
Ma, riconoscerete tutti che la lotta contro gli opportunisti e i riformisti non è una questione prettamente interna, ma al contrario, una questione di importanza internazionale colossale. La lotta contro gli opportunisti ed i socialpatrioti, la lotta per l'epurazione del movimento internazionale operaio da questi traditori, costituisce il dovere piú importante dell'I.C. Se essa non è in grado di assolvere questi compiti, non potrà realizzare il suo grande scopo finale e storico: l'abolizione del capitalismo e la realizzazione della società comunista. L'autonomia può essere sostenuta soltanto da coloro che non vogliono romperla con gli opportunisti e che sotto la maschera della autonomia, vogliono conservarli nel Partito, per continuare insieme la triste opera. Questa è oggi la condotta dei comunisti unitari, dei centristi. Non è vero che il Congresso di Mosca e che il C.E. non conosc[...]

[...] dell'Italia. Dopo il Congresso i fatti hanno provato al contrario che la I.C. conosceva perfettamente queste condizioni quando prendeva le sue decisioni concernenti il Partita italiano.
È invano che il compagno Serrati ed i comunisti unitari cercano di dissimulare la loro simpatia e la loro solidarietà verso la Russia sovietista. I riformisti ed i semi riformisti del mondo intero, manifestano la stessa solidarietà: perché l'intero proletariato internazionale è per la rivoluzione russa e la Russia sovietista.
SERRATI: L'abbiamo dimostrato quando eravamo soli !
MISIANo: Gli opportunisti sanno benissimo che se essi si dichiarano apertamente e francamente contro la Russia sovietista e la rivoluzione proletaria russa, perderebbero la loro influenza sulle masse. (Applausi, rumori). E quindi per timore di divulgare e smascherare la loro politica opportunista sono costretti a fingere una politica ipocrita verso la Russia dei Soviet. (Applausi).
Voce: Cattive informazioni !
MISIAN0: I comunisti unitari, che si dichiarano contrari alla frazione comunis[...]

[...]ono entrati in gran parte nei Governi capitalistici, sono passati apertamente nel campo dei controrivoluzionari ed hanno sparso il sangue di migliaia di operai per schiacciare la rivoluzione comunista (Scheidemann e Noske in Germania, Pastukoff e Sasikoff in Bulgaria), i riformisti ed i socialpatrioti si sono smascherati completamente. Le masse proletarie già li abbandonano. La prova piú eloquente di questo fatto sta nel fallimento della Seconda Internazionale, alla quale essi aderivano. Ma oggi i nemici piú pericolosi della rivoluzione proletaria sono i centristi perché essi, mentre a parole si dichiarano nemici dei riformisti, di fatto ne continuano la politica. Prendete ad esempio ció che hanno fatto i centristi in Germania dopo la rivoluzione del novembre 1918. Nel momenta piú decisivo, quando davanti al proletariato tedesco era aperta la via di una piú stretta alleanza colla rivoluzione proletaria russa, colla Russia sovietista, una alleanza che avrebbe consolidato definitivamente la rivoluzione proletaria russa, una alleanza che avrebbe rispa[...]

[...]roletariato tedesco durante i mesi di gennaio e marzo 1919, come durante i mesi di marzo ed aprile 1920, quando le masse operaie avevano perduto la fiducia nei socialpatrioti e quando dalla loro adesione alla minoranza comunista dipendeva la vittoria della rivoluzione, in quel momento i centristi hanno paralizzato l'azione del proletariato, lo hanno condannato alla inattività e con ciò hanno preparato il suo schiacciamento. Nel movimento operaio internazionale, il centro è oggi il principale sostegno del dominio della borghesia e della controrivoluzione internazionale.
I centristi italiani che si chiamano comunisti unitari adempiono lo stesso compito. (Rumori). Con la loro fraseologia confusionaria essi confondono e dissimulano le differenze tra il comunismo e l'opportu
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nismo, essi impediscono ed ostacolano la emancipazione delle masse dalla influenza dei riformisti e dei socialpatrioti, essi impediscono lo sviluppo della coscienza rivoluzionaria e della organizzazione rivoluzionaria del proletariato italiano. Oggi giorno i centristi, non volendo rompere la loro amicizia con i riformisti, dimostrano di essere i nemici piú pericolosi della rivoluzione[...]

[...] la loro lotta per l'occupazione delle fabbriche e dei campi?
I comunisti unitari ed i centristi si sono dimostrati incapaci di comprendere l'attuale periodo rivoluzionario e di elevarsi all'altezza dei grandi doveri storici della rivoluzione proletaria mondiale. È il loro difetto, è la loro debolezza, è la disgrazia loro. Essi, al pari dei riformisti, sono rimasti prigionieri della ideologia propria di quel periodo dei movimento rivoluzionario internazionale proletario durante il quale è nato e si è sviluppato l'opportunismo. È noto che Marx ed Engels hanno posto le basi del socialismo scientifico e rivoluzionario nel periodo che corre dal 1848 al 1871, periodo di rivoluzione e di guerra. Le armi teoriche e tattiche del proletariato rivoluzionario internazionale sono state temprate nel fuoco delle lotte rivoluzionarie. Ma dopo lo schiacciamento della Comune di Parigi, è cominciato un periodo relativamente tranquillo di sviluppo del capitalismo, senza guerre e senza rivoluzioni, nella crescente prosperità dell'industria. La generazione dei militanti socialdemocratici, la quale è stata educata durante questo periodo, mentre il movimento proletario si limitava alla azione parlamentare e legale, ha aperto le porte del socialismo all'opportunismo, di cui sono usciti dal suo seno gli apostoli. Nelle loro mani l'Internazionale ha cessato di essere l'organiz[...]

[...]gi, è cominciato un periodo relativamente tranquillo di sviluppo del capitalismo, senza guerre e senza rivoluzioni, nella crescente prosperità dell'industria. La generazione dei militanti socialdemocratici, la quale è stata educata durante questo periodo, mentre il movimento proletario si limitava alla azione parlamentare e legale, ha aperto le porte del socialismo all'opportunismo, di cui sono usciti dal suo seno gli apostoli. Nelle loro mani l'Internazionale ha cessato di essere l'organizzazione di lotta della classe per l'emancipazione proletaria e nel momento decisivo, nel 1914, è passata apertamente nel campo della borghesia.
L'imperialismo e la guerra imperialistica hanno aperto un'epoca nuova di battaglie e di rivoluzioni. Nonostante il tradimento della 2'
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Internazionale, una parte del proletariato, prima minoranza insignificante, ma in seguito minoranza sempre piú forte, è rimasta fedele alle tradizioni rivoluzionarie del marxismo. Sotto la bandiera del marxismo ha vinto il proletariato russo, sotto la sua bandiera oggi si radunanonell'Internazionale comunista milioni di operai. La nuova epoca rivoluzionaria esige metodi di lotta e di organizzazione rivoluzionaria. Chi non é capace di comprendere e di adottare questi metodi sarà schiacciato e respinto dalla corrente vittoriosa della rivoluzione proletaria. Tale é, e non potrà essere altro, il destino dei centristi italiani, se essi non si correggono e non dimostrano di essere capaci di comprendere i doveri della rivoluzione. L'Internazionale comunista vi chiede di correggere i vostri errori e le vostre manchevolezze e di raccogliervi con coraggio e dignità sotto il suo stendardo rivoluzionario spiegato.
L'Italia si trova in una crisi rivoluzionaria permanente. Dopo la guerra, durante l'estate del 1919, è cominciato il movimento di masse contro il rincaro dei viveri, il quale in molte località é giunto fino alla creazione dei Consigli di operai e delle guardie rosse. Da allora gli scioperi e le insurrezioni operaie parziali sono diventate sempre piú numerose e violente. Ma questi episodi di lotta rivoluzionaria non si sono organi[...]

[...]rganizzare le forze proletarie, per creare tra operai e contadini in latta il terrore, lo smarrimento e l'apatia. Domani la borghesia, se il proletariato le lascia il tempo di rafforzarsi e di organizzarsi ancora di piú, passerà dalla difensiva all'offensiva (applausi), e cercherà di dare colpi mortali alla rivoluzione italiana schiacciando le forze del proletariato nei principali centri industriali.
In tutto il mondo capitalistico la borghesia internazionale, per
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schiacciare la rivoluzione proletaria in marcia, scatena con sempre maggiore intensità la guerra civile. Non v'è un solo paese europeo in cui non sia stato organizzato un corpo speciale di mercenari, in cui non sia stata organizzata una guardia bianca, in cui non si organizzino eccidi proletari. In Germania, in Ungheria, in CecoSlovacchia, in Ita lia, in Irlanda, in Ispagna, nei Balcani, dappertutto la borghesia fa scorrere il sangue delle classi oppresse che lottano per la loro emancipazione. Per schiacciare l'insurrezione dei paesi coloniali, i Governi imperialisti continuano d'a[...]

[...]ti inauditi degli Stati capitalisti. Gli antagonismi ed i conflitti fra gli Stati Uniti da una parte e l'Inghilterra ed il Giappone dall'altra, quelli che sussistono ancora tra l'Inghilterra e la Francia, in Europa ed in Asia, e cosí via, questi antagonismi e questi conflitti spingono inevitabilmente verso una nuova guerra imperialistica per la conquista dei paesi dell'Oceano Pacifico, dell'Asia centrale ed orientale e per il dominio del mercato internazionale. Se la rivoluzione proletaria universale non impedisce ai Governi imperialisti di realizzare i loro scopi sanguinari, i popoli saranno presto condotti ad un nuovo macella, ad una rovina, ad una catastrofe ancora piú orribile. Per soffocare il focolare della rivoluzione internazionale, la Russia sovietista, i Governi capitalistici hanno fatto tutto cid che era loro possibile. Ma non vi sono riusciti. Il popolo rivoluzionario russo ha respinto eroicamente tutti gli attacchi, ed oggi la grande Repubblica sovietista è piú forte che mai, tanto che se sarà spinto contra di essa qualcun altro degli Stati vassalli dell'Intesa, essa ha forze sufficienti non solo per respingere l'attacco, ma per passare dalla difensiva alla offensiva, per mettere fine a queste provocazioni e per garantire il suo pacifico sviluppo. Ma essa può fare ciò ad una sola condizione: che il proletariato eur[...]

[...]assare dalla difensiva alla offensiva, per mettere fine a queste provocazioni e per garantire il suo pacifico sviluppo. Ma essa può fare ciò ad una sola condizione: che il proletariato europeo le tenda una mano fraterna e si risollevi per unire le sue forze a quelle del proletariato russo. Perciò oggi non basta piú, nei riguardi della Russia, usare la parola neutralità. Anche il proletariato europeo deve passare dalla difensiva all'offensiva e l'Internazionale comunista non fa altro che unire, organizzare e centralizzare le forze proletarie del mondo intero per questa offensiva.
In queste condizioni il Partita comunista italiano ha un dovere supremo ed urgente, quello di creare subito una organizzazione ben centralizzata e disciplinata del proletariato italiano, di unificare e coordi
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nare gli sforzi rivoluzionari parziali in un grande e profondo movimento rivoluzionario e di dirigerlo coscientemente verso la conquista del potere politico e l'instaurazione della dittatura proletaria. In seguito, il Partita comunista italiano ha il dovere supre[...]

[...]i unificare e coordi
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nare gli sforzi rivoluzionari parziali in un grande e profondo movimento rivoluzionario e di dirigerlo coscientemente verso la conquista del potere politico e l'instaurazione della dittatura proletaria. In seguito, il Partita comunista italiano ha il dovere supremo ed urgente di unire le forze proletarie dell'Italia con quelle degli altri paesi dell'Europa e del mondo intero, di stringere il fronte unico nelle file dell'Internazionale comunista per assicurare ed affrettare la vittoria della rivoluzione. È ormai tempo che i proletari ed i socialisti rivoluzionari d'Italia prendano coscienza di questo dovere. Non vi è un giorno, non vi è un'ora da perdere per creare un Partito comunista solido, bene organizzato, centralizzato, disciplinato, penetrato della coscienza della necessità della prossima rivoluzione e preparato alle piú grandi lotte.
Voce: Bucco ! (Rumori violenti).
BORDIGA: Cretino ! Idiota ! Cominci male la tua carriera ! (Nuove insolenze e scambio vivace di invettive fra secessionisti e unitari).
MisIANo: Ma i[...]

[...] secessionisti e unitari).
MisIANo: Ma il Partita comunista italiano non è in grado di compiere questo dovere se non si libera dai riformisti che restano nelle sue file per disorganizzarlo e per sabotare la sua lotta rivoluzionaria; che nei momenti decisivi paralizzeranno la sua azione e consegneranno la fortezza nelle mani del nemico; che preparano, insomma, lo schiacciamento della rivoluzione. Il primo dovere di ogni Partito socialista e dell'Internazionale, dovere che è stato compiuto dai Partiti comunisti in quasi tutti i paesi, è quello di liberarsi dagli opportunisti. Questo dovere deve essere compiuto anche dal Partita italiano. Come condizione preliminare per la sua origine ed il suo sviluppo, il Congresso deve accettare le decisioni del 2° Congresso dell'Internazionale comunista ed escludere i riformisti dal Partito. I comunisti unitari, cioè i centristi, hanno libertà di scegliere una di queste due vie: o accettare questa deliberazione dell'Internazionale comunista, la quale è contenuta nella mozione proposta dalla frazione comunista, o uscire dall'Internazionale comunista insieme ai riformisti. (Applausi).
Noi siamo convinti che la grande maggioranza del proletariato italiano andrà coll'Internazionale comunista e non coi riformisti. Noi vogliamo credere, altre a ciò, che parecchi di coloro che finora sono stati dubbiosi si decideranno infine a prendere una posizione netta schierandosi decisamente sotto la bandiera dell'Internazionale comunista che è pure la bandiera della rivoluzione proletaria russa. Non v'è piú tempo per le esitazioni. Ognuno deve scegliere il suo posto nella lotta: a sinistra o a destra. La rivoluzione proletaria ha diviso il mondo in due campi: non vi è posto per un centro nella rivoluzione. (Applausi).
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Il centro è condannato a essere spazzato via dall'uragano rivoluzionario e i membri di esso saranno infine costretti a schierarsi dall'uno o dall'altro dei fronti di combattimento: se essi non vengono con noi sul fronte della rivoluzione, passeranno sul fronte dei nostri nemici, sul fronte contror[...]

[...]re nella rivoluzione? (Applausi).
Mille volte no. Le vittime che gli operai ed i contadini russi hanno dato, durante tre anni di rivoluzione e di guerra civile, sono centinaia di volte meno numerose di quelle che essi hanno dato durante tre anni di guerra imperialistica.
Se il proletariato russo con tale eroismo affronta la miseria, i dolori e le vittime che la rivoluzione impone, esso fa ciò per conquistare e garantire la sua emancipazione. L'Internazionale comunista invita il proletariato internazionale ed i popoli oppressi del mondo intero a non piú sopportare la miseria e le vittime imposte loro dalla tirannide della borghesia. Se è necessario sacrificare delle vittime, si sacrifichino, ma non per sostenere questa tirannide, bensí per spezzare le catene della schiavitú capitalistica e per emanciparsi da essa definitivamente. (Ap plausi).
Il pericolo di un blocco economico — conclude Kabaktceff — e di una guerra controrivoluzionaria contro l'Italia, non è un pericolo immaginario, ma contro questo pericolo il proletariato italiano pub garantirsi soltanto serrando sempre piú strettamente i l[...]

[...]on è un pericolo immaginario, ma contro questo pericolo il proletariato italiano pub garantirsi soltanto serrando sempre piú strettamente i legami della sua unione col proletariato rivoluzionario degli altri paesi, col proletariato della Francia, della Germania, dei Balcani, dell'Austria, ecc. Tutte le garanzie che il proletariato pub avere contro gli attacchi della controrivoluzione capitalistica stanno nella sua unione sempre piú stretta con l'Internazionale comunista e nello sviluppo della rivoluzione russa, fino a diventare rivoluzione mondiale. Non con lamentele a proposito di pericoli, ma rafforzando la solidarietà internazionale ed accentuando la centralizzazione dell'azione del proletariato mondiale, soltanto in
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questo modo si può diminuire e mettere riparo a questo pericolo ». (Applausi fragorosi dei secessionisti, che intonano quindi i' «Internazionale », seguiti nel canto da tutto il Congresso. La dimostrazione dura qualche tempo).
L' adesione dei socialisti svizzeri di sinistra
ROBERTO, presidente: La compagna Bloch, a nome della parte sinistra del Partito socialista svizzero, desidera esprimere al Congresso il suo saluto.
BLOCH (Applausi): Compagni ! Sarò breve, ma vorrei portarvi qui il saluto dei compagni dell'ala sinistra del Partito socialista svizzero. Noi in Svizzera abbiamo ammirato la politica del Partito socialista italiano, e speriamo che adesso che noi entriamo col Partito comunista svizzero nella Terza Internazionale... (a[...]

[...]a
ROBERTO, presidente: La compagna Bloch, a nome della parte sinistra del Partito socialista svizzero, desidera esprimere al Congresso il suo saluto.
BLOCH (Applausi): Compagni ! Sarò breve, ma vorrei portarvi qui il saluto dei compagni dell'ala sinistra del Partito socialista svizzero. Noi in Svizzera abbiamo ammirato la politica del Partito socialista italiano, e speriamo che adesso che noi entriamo col Partito comunista svizzero nella Terza Internazionale... (applausi vivissimi dai compagni comunisti, grida di « Viva la Terza Internazionale ! »), voi altri italiani rimarrete in quella Terza Internazionale e vi rimarrà pure Serrati che ha fatto tanto bel lavoro... (applausi) e speriamo che il compagno Serrati capisca bene che non può restare, come é rimasto in queste ultime settimane, esule e nascosto, come i dissidenti di Germania. Chi non vuole andare colla Terza Internazionale, i Noske di Germania, i Renan di Svizzera, andranno a fare una Internazionale per loro conto. Ma noi speriamo che voi non vorrete far questo e vorrete anzi rimanere nella Terza Internazionale. Se fra questi 21 punti ve ne è qualcuno che non si può accettare si va a Mosca, si discute... (approvazioni, applausi generali) ma per questo motivo non si divide un Partito, non si fa un sf grande torto alla rivoluzione, perché si sa che voi, proletariato italiano, dovete essere all'avanguardia in questa battaglia, come finora era il proletariato russo facendo quello che ha fatto.
Noi, compagni, in Svizzera siamo in un altro caso. Noi tendiamo alla scissione perché nel nostro Partito, quelli che hanno finora la maggioranza, non vogliono aderire alla Terza Internazionale, non vogliono andar[...]

[...]usi generali) ma per questo motivo non si divide un Partito, non si fa un sf grande torto alla rivoluzione, perché si sa che voi, proletariato italiano, dovete essere all'avanguardia in questa battaglia, come finora era il proletariato russo facendo quello che ha fatto.
Noi, compagni, in Svizzera siamo in un altro caso. Noi tendiamo alla scissione perché nel nostro Partito, quelli che hanno finora la maggioranza, non vogliono aderire alla Terza Internazionale, non vogliono andare con la Russia, con Lenin, con Trotsky, ma vogliono andare coi Dittmann: vogliono andare a Vienna: noi vogliamo, invece, essere con la Terza Internazionale e perciò ci scindiamo da loro e andiamo col proletariato internazionale.
Concludo il mio breve discorso invitandovi a gridare insieme a me: « Viva la Terza Internazionale comunista !». (Applausi).
La seduta é tolta alle ore 13.
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da Giancarlo Bergami, Partito e prospettiva della rivoluzione comunista in Bordiga in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]
l'organizzazione del partito devono essere l'unità di struttura e di movimento »3. Il rilievo, coerente con un approccio subordinante la tattica a un corpus di verità allergiche alla verifica dei fatti, è la spia di un dissenso di fondo tra la direzione del PCD'I e il Komintern, dissenso che si manifesta a proposito del modo di intendere e applicare la serie di 25 tesi sul fronte unico operaio divulgate nel dicembre del 1921 dall'Esecutivo dell'Internazionale comunista.
Mentre nella direttiva approvata al III Congresso del Komintern per la conquista della maggioranza del proletariato si riflette l'orientamento di rendere assai stretto il collegamento del partito con il movimento di massa nella sua storicità, di cui il partito è la risultante piú avanzata, capace di far camminare la dottrina marxista nella realtà e piegarla alle esigenze della lotta, Bordiga dal canto suo esalta, e per molti versi esaspera, « l'indipendenza del partito da tale movimento generale, di cui il partito stesso era organo e sintesi, poiché la classe operaia era da intend[...]

[...]mentale della politica del fronte unico, attraverso la quale deve essere precisata e intensificata la campagna contro influenze e programmi opportunistici o socialriformistici che minacciano l'integrità classista del movimento operaio, fino a radicare ed estendere la convinzione tra le masse che il partito comunista sia il meglio preparato a far prevalere la causa del proletariato.
Bordiga teme soprattutto che le fusioni di sezioni isolate dell'Internazionale con altri organismi politici, ovvero il graduale assorbimento di frazioni
3 A. BORDIGA, Il principio democratico, « Rassegna Comunista », Napoli, II, n. 18, 28 febbraio 1922, p. 888.
4 F. LIvoxsI, Amadeo Bordiga. Il pensiero e l'azione politica 19121970, Roma, Editori Riuniti, 1976, pp. 1967.
266 GIANCARLO BERGAMI
o gruppi di organizzati su basi tendenziali nel seno dell'organizzazione, come la penetrazione sistematica e il noyautage in altri organismi che abbiano natura e disciplina politica, determinino delle anormalità gravi e dannose. Appare chiara in questo contesto l'avvertenza espr[...]

[...] LIvoxsI, Amadeo Bordiga. Il pensiero e l'azione politica 19121970, Roma, Editori Riuniti, 1976, pp. 1967.
266 GIANCARLO BERGAMI
o gruppi di organizzati su basi tendenziali nel seno dell'organizzazione, come la penetrazione sistematica e il noyautage in altri organismi che abbiano natura e disciplina politica, determinino delle anormalità gravi e dannose. Appare chiara in questo contesto l'avvertenza espressa dal PCD'I:
Nella misura in cui la Internazionale applicherà tali espedienti, si verificheranno manifestazioni di federalismo e rotture disciplinari. Se dovesse arrestarsi
o invertirsi il processo per tendere alla eliminazione di tali anormalità o se queste dovessero elevarsi a sistema, si presenterebbe con estrema gravità il pericolo di una ricaduta nell'opportunismo (La tattica dell'Internazionale Comunista nel progetto di tesi presentate dal P.C.I. al IV Congresso mondiale, « Lo Stato Operaio », Roma, II, n. 6, 6 marzo 1924, p. 6).
Per Bordiga l'aggregazione al partito comunista di altri partiti, o di parti staccate di essi, indebolisce le potenzialità dell'organismo cosí artificiosamente composto, e paralizza l'opera di inquadramento e di radicalizzazione delle masse che in maggioranza seguono i socialdemocratici. La lotta per l'unità proletaria va condotta con la medesima energia con cui si affronta la politica dei riformisti, scontato che per la borghesia il metodo socialdemocrati[...]

[...] dalla socialdemocrazia tedesca, ripetendo i socialisti nostrani la parabola riformistica e il collaborazionismo dei colleghi alla guida della repubblica di Weimar dopo lo schiacciamento militare della Germania guglielmina. Ma è pur vero che l'incomprensione della
8 La replica di Bordiga, « l'Ordine Nuovo », Torino, II, n. 87, 28 marzo 1922, p. 3. Per Andrea Viglongo, in Bordiga permane una riserva di fondo verso la tattica e la disciplina dell'Internazionale: « non per politicantismo, ma proprio per la sua particolare forma mentis, per certi suoi apriorismi, per la sua naturale rigidità di uomo tutto d'un pezzo, convinto come un apostolo, inflessibile come un capo militare ». In altri termini, la tattica del fronte unico fu da Bordiga combattuta special mente perché egli « non poté ammettere mai un'azione comune tra un Partito omogeneo e disciplinato come il Comunista e l'inconcludenza caotica di certo massimalismo » (A. VIGLONGO, Bordiga, « La Rivoluzione Liberale », Torino, iI, n. 33, 30 ottobre 1923, pp. 133134).
9 [A. BORDIGA], La riscossa p[...]

[...]lia, e alla condanna della « famigliola » socialista italiana, ovvero del blocco delle tendenze socialdemocratiche, riformistiche, sindacalistiche, e pseudorivoluzionarie, apparse in Italia e fuori nel primo ventennio del Novecento. Da posizioni culturali antitetiche a quelle gramsciane Bordiga chiedeva, come ha scritto Giuseppe Berti,
la restaurazione totale dell'ortodossia marxista, considerava la degenerazione
« socialpatriottica » della it Internazionale come il punto culminante di un lungo processo degenerativo, collegava il revisionismo alla penetrazione, in varie forme, della filosofia idealistica « borghese » nel movimento operaio. Voleva ritornare alle fonti. Ma le sue fonti non erano affatto il pensiero idealistico italianotedesco
e contro le dottrine volontaristiche, contro le scintillanti formulazioni soreliane
e bergsoniane, egli aveva polemizzato, sin da giovane, nel socialismo napoletano. Le fonti, per Bordiga, erano le sacre pagine del Manifesto, erano il Marx e l'Engels che avevano rotto definitivamente con l'idealismo « borghe[...]

[...]i rivoluzionari è quello di non perdere tempo con le fantasticherie revisionistiche e le divagazioni interessate dei filosofi e giornalisti della borghesia.
Ma bisogna notare del pari la rivendicazione, dichiarata davanti ai protagonisti della rivoluzione d'Ottobre, di uno spazio autonomo per i singoli partiti comunisti all'interno della tradizione e dell'esperienza del bolscevismo, di una non conformistica né addomesticabile loro presenza nell'Internazionale. Al II Congresso del Komintern Bordiga insiste sugli elementi differenzianti della situazione russa e sulla non trasferibilità di quel modello rivoluzionario ai paesi democratici dell'Europa occidentale e dell'America:
Ma le condizioni storiche nelle quali la rivoluzione russa si è sviluppata non rassomigliano alle condizioni nelle quali la rivoluzione proletaria si svilupperà nei paesi democratici dell'Europa occidentale e dell'America. La situazione russa ricorda piuttosto quella della Germania nel 1848, poiché vi si sono svolte due rivoluzioni, una dopo l'altra, la rivoluzione democratica[...]

[...]to gli occhi davanti alle difficoltà e si cerca soltanto di disfarsene con le parole ». Obiezione che, tradotta in termini generali, permette di scorgere il ritardo nell'educazione marxista di chi, appagato dall'estremismo, non vuole prendere atto che il comunismo « deve introdurre (e non vi riuscirà senza un lavoro lungo, perseverante, ostinato) quanto vi è di nuovo sul terreno dei principi, ciò che rompe radicalmente con le tradizioni della ii Internazionale (conservando e sviluppando al tempo stesso ciò che la ii Internazionale ha dato di buono) » II. Vale il sospetto che gli astensionisti e gli antiparlamentaristi, nel loro attaccamento alla ripetizione di pregiudiziali e schemi rivoluzionari, non avvertano che puntare sempre e unicamente sul fine dell'abbattimento della borghesia e della conquista del potere politico da parte del proletariato sposta solo in avanti il problema di fare i conti con le influenze borghesi diffuse nel movimento operaio, poiché le medesime difficoltà della lotta per sradicarle, in seguito si presenteranno aggravate in misura mag giore.
Ai rilievi leniniani, che centrano il cuore del dis[...]

[...]ul fine dell'abbattimento della borghesia e della conquista del potere politico da parte del proletariato sposta solo in avanti il problema di fare i conti con le influenze borghesi diffuse nel movimento operaio, poiché le medesime difficoltà della lotta per sradicarle, in seguito si presenteranno aggravate in misura mag giore.
Ai rilievi leniniani, che centrano il cuore del dissidio con Bordiga, si deve aggiungere la critica del Presidium dell'Internazionale alle tesi sulla tattica redatte da Bordiga e Terracini per il ii Congresso del PCD'I. Lungi dal determinare gli obiettivi transitori in vista dei quali i comunisti conducono
« fin d'ora le masse alla lotta: ora che non si tratta, purtroppo, d'impadronirsi del potere ma di conquistare una minoranza della classe operaia », le tesi di Roma
diminuiscono, banalizzano la necessità della lotta per la conquista della maggioranza della classe operaia, cioè relegano in secondo piano il compito piú impor'
II V. I. LENIN, Opere complete, vol. xxxi, Roma, Editori Riuniti, 1967, pp. 1045.
PARTITO E PRO[...]

[...] ad un partito giovane come il Pcd'I. Invece di dire al partito: lotta per ogni singolo operaio, tentativo di conquistarlo, tentativo di conquistare la maggioranza della classe operaia, le tesi forniscono pretesti dottrinali intesi a provare che il problema non è cosí urgente. Vi è in questo un grave pericolo, di cui l'Esecutivo, senza indietreggiare davanti ad alcun mezzo, avvertirà il partito 12.
La natura della divergenza dall'indirizzo dell'Internazionale non potrebbe essere espressa piú nettamente, anche se i ragionamenti sopra riferiti rendono solo in parte l'originalità della posizione bordighiana davanti al bolscevismo. Un episodio rivelatore, per fare il punto sul rapporto con l'opera di Lenin e con il leninismo, è costituito dalla conferenza Lenin nel cammino della rivoluzione, pronunciata da Bordiga per mandato del partito comunista il 24 febbraio 1924 alla Casa del popolo di Roma. Essa segna, per la sua impostazione generale e per taluni giudizi che vi sono contenuti sulla figura e le tesi di Trotsky, un avvicinamento all'Opposizione r[...]

[...]in incarna la negazione di tutto questo: « non è la classe operaia — osserva Bordiga — che servirà per la rivoluzione dei borghesi: ma è la rivoluzione che sarà fatta in Russia dalla classe operaia, e per se stessa »14. In tale prospettiva la guida dell'Ottobre « non rimane il simbolo della accidentalità pratica dell'opportu
12 Cfr. il Contributo del Presidium del Komintern al progetto di programma del PCD'I (marzo 1922), in A. AGOSTI, La Terza Internazionale. Storia documentaria, prefazione di E. Ragionieri, vol. I. 19191923, 2, Roma, Editori Riuniti, 1974, pp. 5601.
13 Cfr. « La Lutte de Classe », Paris, n. 4, 1928, pp. 98107; e n. 5, pp. 131139.
14 A. BORDIGA, Lenin nel cammino della rivoluzione, Napoli, Edizioni Prometeo, 1924; ora col titolo: Lenin, presentazione di Alfonso Leonetti, Roma, Partisan, 1970, p. 28 (in appendice l'art. di A. GRAMSCI, « Capo »).
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nismo, ma quello della ferrea unità della forza e della storia della rivoluzione ».
Pur apprezzando il valore della lotta teoretica che verso il 1900 si accende [...]

[...]: Lenin, presentazione di Alfonso Leonetti, Roma, Partisan, 1970, p. 28 (in appendice l'art. di A. GRAMSCI, « Capo »).
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nismo, ma quello della ferrea unità della forza e della storia della rivoluzione ».
Pur apprezzando il valore della lotta teoretica che verso il 1900 si accende nel Partito operaio socialdemocratico russo — nel corso della quale si riflette il contenuto della campagna contro il revisionismo bernsteiniano internazionale anteriore alla prima guerra mondiale, l'opportunismo socialnazionalista degli anni di guerra, il menscevismo del dopoguerra —, e che culmina nella scissione del 1903, Bordiga prende le distanze dall'insieme dell'esperienza bolscevica intesa quale corpo chiuso di indicazioni tattiche e di insegnamenti validi in assoluto per i partiti aderenti all'Internazionale comunista. Egli rilutta a vedere nel leninismo una dottrina a sé, che consista nell'ideologia rivoluzionaria del proletariato in alleanza coi contadini, in quanto potrebbe prestarsi ad essere adoperata dai controrivoluzionari mascherati da fautori di un ripiegamento storico della portata della rivoluzione russa. E contro il presidente del Komintern, Zinoviev — ma anche contro Gramsci, che riconosce nei contadini una delle forze motrici nell'alleanza organica che dovrà portare alla vittoria la rivoluzione italiana —, reputa che l'intuizione con cui i bolscevichi hanno tenuto testa alla pressio[...]

[...]o, che è primordiale, ma unire gli operai con i loro alleati naturali e cioè i contadini e i popoli dei paesi oppressi e infine non disdegna affatto gli intellettuali » (in A. Bordiga, Lenin, cit., p. 9).
Ï limiti nella comprensione del ruolo di Lenin non inficiano il merito bordighiano di denunciare con prontezza e lucidità l'involuzione staliniana e i pericoli della bolscevizzazione zinovievista, intesa quale subordinazione delle sezioni dell'Internazionale alla logica e agli interessi dello stato sovietico, con la conseguente paralisi di qualsiasi alternativa rivoluzionaria al burocratismo. Quella bordighiana si qualificherà sempre meglio come una battaglia per la rigenerazione dell'Internazionale, presentando, a paragone con le incertezze e l'atteggiamento talvolta ambiguo e contraddittorio dello stesso Trotsky, connotati di maggiore coerenza, sia per i contenuti e il terreno di scontro prescelto, sia per la rivendicazione all'indisciplina. Ciò non impediva di realizzare un collegamento con le tesi trotskyste nel giudizio sulla genesi della crisi attuale del Komintern. Bordiga individua nei vizi di fondo inerenti ai metodi di direzione del comunismo mondiale, e nelle incrinature interne al partito russo, i motivi della propria indisponibilità a scorgere nel bolscevismo la via maestra [...]

[...](La quistione Trotzki, «l'Unità», Milano, u, n. 153, 4 luglio 1925, p. 3; l'articolo era stato scritto il 18 febbraio 1925).
Egli al y Congresso mondiale (giugno 1924) respinge, per il PCD'I e per se stesso, la funzione di « grammofono » o di « marionetta » cui spetti adattarsi ai mutamenti di rotta e alla disciplina arbitraria del Komintern, mentre registra come nel corso del dibattito congressuale non si fosse detto alcunché di autenticamente internazionale. Né il fondatore del PCD'I accetta il metodo, tipico della bolscevizzazione in atto, di linciare moralmente o diminuire gli avversari per illudersi di averne ragione. Nel ribattere alle osservazioni polemiche di N. Bucharin, che accusava la sinistra italiana di fare il gioco della destra e tacciava i « sinistri » italiani di antimarxisti, piccoloborghesi, pseudomarxisti, pseudoanarchici, e altrettali epiteti, Bordiga ri
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leva che tale maniera di discutere non è degna d'una Internazionale rivoluzionaria IS
4. La genesi del bordighismo e l'opposizione della sinistra ital[...]

[...]o della bolscevizzazione in atto, di linciare moralmente o diminuire gli avversari per illudersi di averne ragione. Nel ribattere alle osservazioni polemiche di N. Bucharin, che accusava la sinistra italiana di fare il gioco della destra e tacciava i « sinistri » italiani di antimarxisti, piccoloborghesi, pseudomarxisti, pseudoanarchici, e altrettali epiteti, Bordiga ri
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leva che tale maniera di discutere non è degna d'una Internazionale rivoluzionaria IS
4. La genesi del bordighismo e l'opposizione della sinistra italiana alla bolscevizzazione. — È coniato in questo periodo il termine di bordighismo riguardato quale deviazione di sinistra dalla linea teorica ufficiale e dalle scelte praticate nel Komintern, e come tale destinato a calamitare accuse violente quanto prive di fondamento. Nell'agosto del 1925, quando lo scontro con la sinistra italiana è entrato in una fase acuta, A. Chiarini (alias Cain Haller) pubblica nell'organo del Comitato esecutivo dell'Internazionale una dura requisitoria contro il bordighismo, rilevand[...]

[...]aliana alla bolscevizzazione. — È coniato in questo periodo il termine di bordighismo riguardato quale deviazione di sinistra dalla linea teorica ufficiale e dalle scelte praticate nel Komintern, e come tale destinato a calamitare accuse violente quanto prive di fondamento. Nell'agosto del 1925, quando lo scontro con la sinistra italiana è entrato in una fase acuta, A. Chiarini (alias Cain Haller) pubblica nell'organo del Comitato esecutivo dell'Internazionale una dura requisitoria contro il bordighismo, rilevando come dopo il v Congresso mondiale, malgrado le dichiarazioni sulla disciplina e sul centralismo, Bordiga si discosti piú marcatamente dalla tattica dell'Internazionale. Per il dirigente comunista italiano, anzi, è l'intera tattica dell'Internazionale a divenire errata; ed egli accentua la propria posizione critica e di rifiuto:
All'interno del partito comunista, egli si rafforza sempre piú nella sua posizione « astensionista » e rifiuta di applicare le direttive dell'Ic. Quando il partito gli affida un mandato di deputato al Parlamento, lo respinge; cosí quando il partito gli rivolge l'invito a collaborare col Comitato centrale, egli parimenti rifiuta, dimenticando quanto aveva affermato al iv Congresso (A. Chiarini, Le « Bordiguisme », « L'Internationale Communiste », Paris, n. 2, août 1925, p. 120).
A. Leonetti dal canto suo denuncia [...]

[...]taliana, alla quale ricorda il compito assorbente del partito rivoluzionario della classe operaia: intervenire in ogni situazione per spostare i rapporti di forza esistenti in vista del rovesciamento del potere borghese:
Ciò spiega la distinzione leninista di tattica e di strategia, distinzione che non si trova in nessun passo delle tesi della estrema sinistra e per la cui incomprensione l'estrema sinistra è condotta a muovere il rimprovero all'Internazionale di non avere una linea tattica precisa e di subire troppo le suggestioni delle situazioni (I dissensi con l'Internazionale ovvero i feticci dell'estrema sinistra italiana, « l'Unità », Milano, zr, n. 213, 13 settembre 1925, p. 3).
Is Cfr. l'intervento di Bordiga in « La Correspondance Internationale », Vienne, 4e a., n. 53, 5 août 1924, p. 553. Nel medesimo spirito Karl Radek aveva affermato, concludendo il proprio discorso alla sesta seduta (21 giugno 1924) del v Congresso mondiale: « Se, all'interno dell'Internazionale, noi ci limitiamo a osservare unicamente la disciplina ufficiale, diventeremo uno scheletro ufficiale, non una Internazionale vivente » (cfr. « La Correspondance Internationale », Vienne, 4e a., n. 40, 3 juillet 1924, p. 420).
PARTITO E PROSPETTIVA DELLA RIVOLUZIONE COMUNISTA IN BORDIGA 277
La polemica vede schierati in prima fila i dirigenti comunisti italiani fino al 1924 vicini a Bordiga. Ercoli approfondisce con acribía il tema delle « basi idealistiche » del bordighismo, giudicato incapace di fare propria la concezione di un vero partito di massa. Bordiga, secondo Togliatti, difetta d'una visione integrale della realtà e si muove al di fuori del campo della dialettica marxista, mentre della concretezza e dell[...]

[...]fondamento del marxismo; è imprigionato nelle sue concezioni filosofiche idealistiche, e si sperde in speculazioni e ragionamenti astratti completamente estranei allo spirito del marxismo ».".
Bordiga riprende, intanto, le sue argomentazioni nello scontro con Stalin avvenuto al vi Plenum dell'Esecutivo allargato (Mosca, febbraio 1926), in cui senza rispettare la richiesta ufficiale del Comitato centrale del partito russo alle varie sezioni dell'Internazionale (richiesta avanzata in seguito al xiv Congresso del PCR) di non occuparsi della questione russa egli entra in medias res, interrogando: « Dove va la Russia? Quali sono i caratteri e gli sviluppi della sua economia? » l'. Il 22 febbraio 1926 Bordiga ha modo di domandare al « compagno Stalin » se ritenga che nel determinare la politica del partito russo sia necessaria la collaborazione degli altri partiti comunisti; e che « se si voleva non discutere delle questioni russe a questo Allargato, doveva essere l'Allargato stesso a decidere in questo senso ». Stalin invita, nella risposta, a badare a[...]

[...]aio 1926 Bordiga ha modo di domandare al « compagno Stalin » se ritenga che nel determinare la politica del partito russo sia necessaria la collaborazione degli altri partiti comunisti; e che « se si voleva non discutere delle questioni russe a questo Allargato, doveva essere l'Allargato stesso a decidere in questo senso ». Stalin invita, nella risposta, a badare alla sostanza delle cose e alla posizione privilegiata che il partito russo ha nell'Internazionale, posizione tale che « non si può pensare sia possibile risolvere con la procedura i problemi che toccano i rapporti fra il Partito russo stesso e la Internazionale e gli altri Partiti »18.
Intervenendo il 25 febbraio 1926 alla 9a seduta dell'Esecutivo allargato, ove si discute delle lotte all'interno del partito russo dominato ora dal bloc
16 ERCOLI [P. TOGLIATTI], Les bases idéalistes du bordiguisme, « L'Internationale Communiste », Paris, n. 10, avril 1926, p. 321; poi in P. TOGLIATTI, Opere, a cura di E. Ragionieri, II. 19261929, Roma, Editori Riuniti, 1972, p. 26 e p. 27.
v Cfr. il verbale della riunione del 21 febbraio 1926 della delegazione italiana al vi Plenum dell'Esecutivo Allargato dell'Internazionale comunista, in APC 1926, 272/6; citaz. [...]

[...]to, ove si discute delle lotte all'interno del partito russo dominato ora dal bloc
16 ERCOLI [P. TOGLIATTI], Les bases idéalistes du bordiguisme, « L'Internationale Communiste », Paris, n. 10, avril 1926, p. 321; poi in P. TOGLIATTI, Opere, a cura di E. Ragionieri, II. 19261929, Roma, Editori Riuniti, 1972, p. 26 e p. 27.
v Cfr. il verbale della riunione del 21 febbraio 1926 della delegazione italiana al vi Plenum dell'Esecutivo Allargato dell'Internazionale comunista, in APC 1926, 272/6; citaz. in F. ORMEA, Le origini dello Stalinismo nel PCI. Storia della « svolta » comunista degli anni Trenta, Milano, Feltrinelli, 1978, p. 86.
18 Cfr. il verbale della riunione del 22 febbraio 1926 della delegazione italiana — con gli interventi di Stalin —, in « Annali », VIII, 1966, Istituto Giangiacomo Feltrinelli di Milano, Milano, Feltrinelli, 1966, pp. 26370.
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co StalinBucharin, Bordiga è colpito dallo spettacolo di ortodossia forzata, e dall'umiliazione che viene riservata agli oppositori:
Io penso che la caccia al frazionismo co[...]

[...]ontro compagni che non solo avevano dietro di sé un grande passato, ma che restavano preziosi per il futuro della rivoluzione. Ritengo che la maggioranza che offre prova della propria ortodossia è probabilmente formata di antichi oppositori già una volta umiliati. Questa mania di demolirci a vicenda deve cessare, se veramente vogliamo porre la nostra candidatura alla direzione della lotta rivoluzionaria del proletariato (cfr. « La Correspondance Internazionale », Vienne, 6ea., n. 36, 19 mars 1926, p. 343, e in « Annali », viii, cit., p. 517).
Risaltano la correttezza e l'onestà bordighiane nel tentativo di ridare respiro alla dialettica politica necessaria e vitale in un partito comunista rivoluzionario, insieme alla constatata impossibilità di mantenere quel minimo spazio che consenta a ogni opposizione di svolgere un ruolo appena significativo di stimolo e di confronto. Le critiche esplicite mosse alla pratica della bolscevizzazione — zinovievista prima, stalinista poi — e alla leadership del partito russo nel Komintern, nel momento in cui tali [...]

[...]cialista napoletano e non si riesamini il tipo di azione e di strumenti propagandistici e organizzativi con cui Bordiga diffonde principi di rigore classista e di netta differenziazione rispetto alle demagogiche enunciazioni del socialismo tradeunionista. Si tratta ora di verificare alla luce di questo approccio il significato e i limiti dell'esperienza bordighiana, al confronto con le contemporanee vicende del movimento rivoluzionario comunista internazionale e con l'elaborazione bolscevica leniniana.
GIANCARLO BERGAMI



da [Gli interventi] Alberto Caracciolo in Studi gramsciani

Brano: [...]n forme assolutamente analoghe in tutto il discorso del gruppo dirigente bolscevico nell’epoea della Rivoluzione. Sarebbe troppo ovvio e troppo lungo andare in cerca dei punti in cui Lenin si esprime in questo senso, specialmente nel suo scritto contro il rinnegato Kautsky. Mi limiterò ad osservare come questa concezione dei Soviet come struttura democratica ed eminentemente caratteristica del nuovo Stato, era anche la direttiva essenziale della Internazionale Comunista nei suoi primi anni. Scriveva Radek, uno dei segretari dell’Internazionale comunista, in un suo opuscolo 'intitolato L’evoluzione del socialismo dalla scienza all’azione che fu tradotto in una rivista socialista italiana : « Quale forma avrà il dominio dittatoriale del proletariato in Europa? sono i Consigli, cioè la rappresentanza della classe operaia nella fabbrica, nella città e nella nazione; il governo dai Consigli operai non è una forma di governo democratica, ma è la forma del governo operaio, la forma del governo dei Consigli e dei delegati operai che possono essere sempre rieletti, che ritornano sempre al materno terreno, alla fabbrica, questa forma sarà qu[...]

[...]ai Consigli operai non è una forma di governo democratica, ma è la forma del governo operaio, la forma del governo dei Consigli e dei delegati operai che possono essere sempre rieletti, che ritornano sempre al materno terreno, alla fabbrica, questa forma sarà quella nella quale il proletariato del mondo vincerà il capitalismo e sarà capace di realizzare e di eseguire il socialismo».566

Gli interventi

Nelle tesi al I Congresso mondiale deirinternazionale Comunista, che furono dettate da Lenin, si legge che in sostanza « la forma della dittatura del proletariato che è stata prontamente elaborata in concreto, si chiama: potere dei Soviet in Russia, sistema dei Consigli in Germania ed altre analoghe istituzioni consigliati in altri Paesi, che tutte ne sono le realizzazioni per la maggioranza della popolazione », ecc.

Lo stesso concetto si trova ribadito in più punti nella successiva risoluzione sulla tattica della I Internazionale al primo Congresso, che fu la direttiva per tutti i partiti comunisti, laddove si diceva, per esempio, che « Il s[...]

[...] dettate da Lenin, si legge che in sostanza « la forma della dittatura del proletariato che è stata prontamente elaborata in concreto, si chiama: potere dei Soviet in Russia, sistema dei Consigli in Germania ed altre analoghe istituzioni consigliati in altri Paesi, che tutte ne sono le realizzazioni per la maggioranza della popolazione », ecc.

Lo stesso concetto si trova ribadito in più punti nella successiva risoluzione sulla tattica della I Internazionale al primo Congresso, che fu la direttiva per tutti i partiti comunisti, laddove si diceva, per esempio, che « Il sistema dei Consigli realizza ila vera democrazia proletaria,, la democrazia per e del proletariato contro ila borghesia; il proletariato industriale viene, in questo sistema, portato avanti come la classe dirigente più organizzata », ecc. E nel « manifesto » di quello stesso Congresso trovo quest altra chiarissima frase : « Senza un sistema dei consigli niente dittatura proletaria, niente potere socialista. In tutti i Paesi dove le masse si sano risvegliate alila icoscienza vengono[...]

[...] operaio, alla quale dappertutto noi andiamo «incontro, è 1) il Partito; 2) i Consigli operai, Soviet; 3) le associazioni di ;produttori sindacali».

L’importante è di osservare come Gramsci ed il gruppo dellYOrdine Nuovo e quindi successivamente il Partito comunista fossero decisamente >i più strenui difensori della tattica proposta dairinternaziomale Comunista in Italia e quindi non potessero che partecipare a questa concezione. « Aderire aliinternazionale comunista — scriveva Gramsci fin dal 1919 — significa ingranare le proprie istituzioni con quelle degli Stati proletari di Russia e di Ungheria. La Internazionale comunista deve essere una rete di istituzioni proletarie che dal loro seno stesso esprimono una gerarchia complessa e bene articolata ».Alberto Caracciolo

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Ed ancora in queirarticolo in polemica con Mondolfo, già citato da Togliatti, si dice che « ... l’essenziale fatto della Rivoluzione russa è l'instaurazione di un tipo nuovo di Stato, lo Stato dei Consigli, ed a esso deve rivolgersi la critica storica. Tutto il resto è contingenza ».

Più cerco di 'esaminare questa questione e meno riesco a capire come un simile aspetto del leninismo di Gramsci, e direi, del leninismo tout cour[...]

[...]razione di un tipo nuovo di Stato, lo Stato dei Consigli, ed a esso deve rivolgersi la critica storica. Tutto il resto è contingenza ».

Più cerco di 'esaminare questa questione e meno riesco a capire come un simile aspetto del leninismo di Gramsci, e direi, del leninismo tout court, possa essere dimenticato. La questione era allora di cosi grande importanza che rappresentava una vera e propria condizione per partecipare al movimento comunista internazionale, e una decisiya discriminante rispetto ad ogni sorta di posizione socialdemocratica.

E si pensi che sia pure a parole e sia pure confusamente e senza nessun principio di applicazione reale l’intero movimento socialista italiano ripeteva allora con maggiore o minore consapevolezza queste cose, ad eccezione appunto dell’ala riformista. Si potrebbero prendere, anche su questo punto, numerosi documenti. Per esempio il programma della frazione massimalistaelezioìnista nel settembre 1919, dove si dice, dopo aver respinto la possibilità di qualunque compromesso nel nuovo Stato con forme parlament[...]

[...]ssibilità di qualunque compromesso nel nuovo Stato con forme parlamentari, che «... il potere dovrà essere affidato interamente ed esclusivamente ai Consigli degli operai e dei contadini, Consigli che avranno nello stesso tempo funzione legislativa ed esecutiva. Sarà realizzata cosi la dittatura proletaria con la formula Tutto il potere ai Consigli dei lavoratori ». Ed in questa stessa risoluzione si dice che « è necessario seguire le tesi del'l’Internazionale sulla questione di organizzare i Consigli dei lavoratori in tutti i domini deirindustria, fra gli operai ed i contadini, addestrarili ad essere oggi strumenti di propaganda e preparazione, di lotta, domani organi del potere proletario ».

Cosi ancora la risoluzione del successivo Congresso di Bologna (mozione Serrati) : « A tallii organismi parlamentari dovranno essere opposti organi nuovi proletari, Consigli di lavoratori, contadini, soldati, Consigli della economia pubblica, ecc. i quali divengano organismi di trasformazione sociale ed economica, di ricostruzione del nuovo ordine comunist[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Internazionale, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Partito <---Pratica <---Russia <---Storia <---capitalismo <---comunista <---comunisti <---italiana <---italiano <---riformista <---siano <---socialismo <---socialista <---Agraria <---Bologna <---Ciò <---Giappone <---Gramsci <---La lotta <---Lenin <---Ordine Nuovo <---Quale <---abbiano <---centristi <---comunismo <---dell'Europa <---dell'Internazionale <---gramsciano <---ideologia <---italiani <---leninismo <---leninista <---marxismo <---massimalisti <---nazionalista <---nell'Internazionale <---nismo <---opportunismo <---opportunisti <---riformismo <---riformiste <---riformisti <---socialisti <---Aderire <---Al C E <---Al II <---Alfonso Leonetti <---Allargato <---Amsterdam <---Ancona <---Andrea Viglongo <---Angelo Tasca <---Annali <---Antonio Gramsci <---Appare <---Aragno <---Asia Minore <---Bagole <---Balcani <---Balcania <---Ber Gramsci <---Bordiga <---Bordiguisme <---Bukarin <---Bulgaria <---C.C. <---C.E. <---Cain Haller <---Capo <---Cattive <---Ceco-Slovacchia <---Che Gramsci <---Classe <---Comune di Parigi <---Comunista in Italia <---Confederazione Generale del Lavoro <---Congresso del Komintern <---Congresso del Komintern Bordiga <---Congresso di Baku <---Congresso di Bologna <---Congresso di Mosca <---Congresso di Roma <---Contributo del Presidium del Komintern <---Copenaghen <---Correspondance <---Crispien <---Czeco-Slovacchia <---D'Aragona <---Davanti <---De Clementi <---Dialettica <---Diritto <---Dittmann <---Débats <---Ecco <---Editori Riuniti <---Edizioni Prometeo <---Engels <---Enver Pascià <---Ercoli <---Federazione dei Partiti <---Filosofia <---Fisica <---Francia <---Giuseppe Berti <---Governi <---Haase <---I.C. <---Il Congresso <---Il Lavoratore <---Il Partito <---Il Partito Comunista <---Il bolscevismo <---Inghilterra <---Internazionale Comunista <---Internazionale di Amsterdam <---Is Cfr <---Ispagna <---Istituto Giangiacomo Feltri <---Ive Congrès <---Kabaktceff <---Kabaktcefl <---Karl Radek <---Kautsky <---Kienthal <---La Bulgaria <---La C G <---La Rivoluzione <---La Rivoluzione Liberale <---La Russia <---La Seconda <---La Terza <---La guerra <---Lo Stato <---Logica <---Lungi <---Lénine <---Marx <---Mi pare <---Mosca <---Niente <---Noi in Svizzera <---Non voglio <---Noske <---Noske di Germania <---P.C.I. <---P.S.I. <---Padmiro Togliatti <---Palmiro Togliatti <---Partito Comunista <---Partito Socialista <---Pastukoff <---Pcd <---Perché <---Pierre Naville <---Più <---Presidente del Congresso <---Presidenza <---Questa Congresso <---Rapport de Bordiga <---Rassegna Comunista <---Reggio Emilia <---Renan di Svizzera <---Repubblica <---Rumania <---Russia dei Soviety <---Saluto <---Sarò <---Sasikoff in Bulgaria <---Scheidemann <---Serrati <---Sistematica <---Stalin <---Stalin-Bucharin <---Stato <---Stato Operaio <---Stato dei Consigli <---Svizzera <---Teoretica <---Togliatti <---Torino <---Trotsky <---Trotzki <---Turchia <---Venizelos <---Violenti <---Weimar <---Zambianchi <---Zimmerwald <---Zinoviev <---Zinowieff <---antagonismi <---antimarxisti <---antimilitarismo <---apriorismi <---astensionista <---astensionisti <---bergsoniane <---bernsteiniano <---bolscevismo <---bordighiana <---bordighiane <---bordighiano <---bordighismo <---burghiani <---burocratismo <---capitalista <---capitalisti <---centralismo <---centrismo <---classista <---collaborazionismo <---corporativismo <---d'Italia <---d'Ottobre <---danubiani <---dell'America <---dell'Archivio <---dell'Asia <---dell'Austria <---dell'Esecutivo <---dell'Inghilterra <---dell'Intesa <---dell'Italia <---dell'Oceano <---dell'Ordine <---dell'Oriente <---dell'Ottobre <---dell'Ufficio <---dell'Ungheria <---economismo <---elezioìnista <---eroismo <---espansionista <---estremismo <---estremisti <---fanatismo <---fascismo <---fascista <---fascisti <---federalismo <---fraseologia <---frazionismo <---gramsciane <---idealismo <---ideologiche <---imperialismo <---imperialista <---imperialisti <---incrociano <---individualisti <---inficiano <---internazionalismo <---interventisti <---lasciano <---leniniana <---leniniani <---marxiana <---marxista <---massimalismo <---massimalista <---materialista <---menscevismo <---metodologiche <---minacciano <---minoritarismo <---nazionalisti <---nell'Asia <---nell'Europa <---niano <---niniana <---noskismo <---opportunista <---pacifiste <---particolarismi <---politicantismo <---pseudomarxisti <---rassomigliano <---revisionismo <---rialismo <---rivendicazionismo <---secessionisti <---sindacalista <---sindacaliste <---sindacalisti <---sionisti <---soreliane <---sovietista <---sovietisti <---soviettista <---staliniana <---stalinista <---sull'Avanti <---taristi <---tradeunionista <---vietista <---zarista <---zinovievista



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