Brano: [...]venirs d’un médecin déporté, Parigi, 1961; Deposizione del prof. Robert Levy al “processo dei medici” celebrato a Norimberga, udienza del 17.12.1946.
Meloni, Pietro
N. a Sestu (Cagliari) il 23.11.1899, m. a Gusen (Austria) nel marzo 1945; operaio.
Di famiglia sarda poverissima, Pietro Meloni cominciò a lavorare a 7 anni in campagna e, pur non avendo frequentato scuole, acquisì le nozioni che gli permisero di arruolarsi nella Guardia di finanza. Rimasto ferito per causa di servizio, a 24 anni fu posto in congedo con una piccola pensione temporanea. Per trovare un lavoro emigrò in Francia. Qui nel 1925 sposò Rosa Tosoni (n. a Sona di Verona il 14.5. 1901).
I due si stabilirono a Lione, dove Pietro Meloni lavorò in vari cantieri. Già membro dell’organizzazione comunista, fu segretario della Sezione del partito a Modane e, dopo l’occupazione tedesca, collaborò con la Resistenza francese. Rientrati in Italia nel 1940, i due coniugi si stabilirono a Verona, dove Pietro fu spedizioniere presso gli stabilimenti Mondadori e membro del[...]
[...] Meloni lavorò in vari cantieri. Già membro dell’organizzazione comunista, fu segretario della Sezione del partito a Modane e, dopo l’occupazione tedesca, collaborò con la Resistenza francese. Rientrati in Italia nel 1940, i due coniugi si stabilirono a Verona, dove Pietro fu spedizioniere presso gli stabilimenti Mondadori e membro del Comitato federale clandestino del P.C.I.. Durante la Guerra di liberazione fu organizzatore della lotta clandestina nei comuni della provincia, coadiuvato dalla moglie che aveva trovato lavoro presso l’Arsenale militare.
II 12.10.1944 vennero catturati entrambi dalle SS tedesche, rinchiusi
nelle celle del palazzo INA e torturati. Deportati insieme a Gries (Bolzano), a metà novembre Pietro fu tradotto nel lager di Gusen (Mauthausen), da dove non fece poi ritorno. Rosa, rimasta a Gries, potè sopravvivere e nel dopoguerra riprese il suo lavoro all’Arsenale, impegnandosi attivamente nelle organizzazioni democratiche della provincia fino ad età avanzata.
Nel 1955 il Comune di Verona ha conferito alla memoria di Pietro Meloni una medaglia d’oro per il contributo dato alla Resistenza.
Menotti, Clarenzo
N. a Suzzara (Mantova) il 30.6.1900, m. a Mantova il 19.8.1968; maestro elementare.
Figlio di conta[...]
[...]n da ragazzo all’attività politica e alle lotte contro la guerra, subendo a 15 anni il primo arresto. Nel corso del conflitto mondiale lavorò come operaio all’Ansaldo di Genova, venendo qui arrestato e condannato per propaganda antimilitarista a 2 anni di reclusione (poi non scontati per amnistia). Inizialmente anarchico, aderì alla Gioventù socialista e, chiamato alle armi nel 1920, subì una nuova condanna da scontare in una compagnia di disciplina per 13 mesi. Da Ponza, dove si tro wa, nel gennaio 1921 aderì al Partito comunista.
Al suo rientro a Suzzara (1922) diresse l’organizzazione giovanile comunista locale, poi a Mantova la segreteria provinciale del partito dal
1923 al 1925. Aggredito ripetutamente dagli squadristi e colpito da continui arresti, costretto ad allontanarsi dalla provincia, divenne funzionario di partito, incaricato di lavorare nell’Italia centromeridionale. Nell’aprile 1926 fu arrestato a Campobasso, condannato per le precedenti attività svolte, carcerato per
15 mesi a Roma e continato per 5 anni a Ustica[...]
[...]se l’organizzazione giovanile comunista locale, poi a Mantova la segreteria provinciale del partito dal
1923 al 1925. Aggredito ripetutamente dagli squadristi e colpito da continui arresti, costretto ad allontanarsi dalla provincia, divenne funzionario di partito, incaricato di lavorare nell’Italia centromeridionale. Nell’aprile 1926 fu arrestato a Campobasso, condannato per le precedenti attività svolte, carcerato per
15 mesi a Roma e continato per 5 anni a Ustica.
Nell'emigrazione
Riacquistata la libertà nel 1930, espatriò clandestinamente, seguito dalla moglie e compagna di lotta Maria Sissa con un figlio in tenera età. A Parigi fu incaricato di organizzare il Soccorso Rosso (v.) per l’Italia e ne diresse il bollettino, compiendo anche numerosi viaggi clandestini in patria.
Divenne uno dei maggiori dirigenti del Centro del partito, ma nel 1932 le compromesse condizioni di salute lo costrinsero a trasferirsi in Unione Sovietica per curarsi. Rimase poi a Mosca, lavorando per l’Internazionale comunista. Intanto la magistratura italiana lo aveva condannato, in contumacia, a 30 anni di reclusione. Lavorò tino al 1939 per il[...]
[...]aggi clandestini in patria.
Divenne uno dei maggiori dirigenti del Centro del partito, ma nel 1932 le compromesse condizioni di salute lo costrinsero a trasferirsi in Unione Sovietica per curarsi. Rimase poi a Mosca, lavorando per l’Internazionale comunista. Intanto la magistratura italiana lo aveva condannato, in contumacia, a 30 anni di reclusione. Lavorò tino al 1939 per il Soccorso Rosso internazionale, poi a Radio Mosca (v. Radio clandestina) come redattore e commentatore politico sotto il nome di Georgi Ivanov.
Rientrato in Italia nel 1947, riprese l’attività di partito a Mantova. Fu eletto senatore nel 1948 e segretario della Federazione comunista provinciale nel 19511952.
Lavorò poi ancora all’estero, per il Consiglio mondiale della pace, ma nel 1957 le condizioni di salute lo costrinsero a cessare questa attività. Tornò al Senato, ma dal 1960 un acutizzarsi della malattia lo rese invalido permanente.
Meschi, Alberto
N. a Borgo San Donnino (Parma) il 27.5.1879, m. a Carrara 1*11.12. 1958; muratore.
Anarchico e a[...]
[...]orò poi ancora all’estero, per il Consiglio mondiale della pace, ma nel 1957 le condizioni di salute lo costrinsero a cessare questa attività. Tornò al Senato, ma dal 1960 un acutizzarsi della malattia lo rese invalido permanente.
Meschi, Alberto
N. a Borgo San Donnino (Parma) il 27.5.1879, m. a Carrara 1*11.12. 1958; muratore.
Anarchico e autodidatta, dopo aver militato nelle organizzazioni operaie della Spezia nel 1905 emigrò in Argentina, dove divenne uno dei più noti dirigenti libertari e sindacali. Espulso nel 1909 dalle autorità argentine per la sua azione politica, rientrò in Italia e assunse la guida della Camera del lavoro di Carrara (v. Massa Carrara), dirigendo con successo le lotte dei cavatori apuani e dei lavoratori della Versilia. Mobilitato al fronte durante la Pri
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