Brano: I.R.I.
a riacquistare partecipazioni e aziende soltanto quando la congiuntura promette smercio assicurato e lauti profitti. Dalla fondazione al
1954 imi. ha rivenduto a privati partecipazioni azionarie per la somma complessiva di circa 470 miliardi di lire (a valori del 1953). Inutile dire che tali cessioni furono sempre fatte a condizioni ultrafavorevoli per i gruppi privati.
« Tutto si tradusse — rileva Lanzarone — in un inconsiderato realizzo di azioni, che erano state rilevate dall’I.R.I. a prezzi altissimi, a condizioni che il mercato giustamente giudicava di svendita e di liquidazione[...]
[...]soltanto quando la congiuntura promette smercio assicurato e lauti profitti. Dalla fondazione al
1954 imi. ha rivenduto a privati partecipazioni azionarie per la somma complessiva di circa 470 miliardi di lire (a valori del 1953). Inutile dire che tali cessioni furono sempre fatte a condizioni ultrafavorevoli per i gruppi privati.
« Tutto si tradusse — rileva Lanzarone — in un inconsiderato realizzo di azioni, che erano state rilevate dall’I.R.I. a prezzi altissimi, a condizioni che il mercato giustamente giudicava di svendita e di liquidazione ».
Da notare che tra le imprese cedute a privati a prezzi di favore erano Yltalgas, le distributrici di energia UNESS e SESO, la Chatillon, il Cotonificio Triestino, le Cartiere Burgo e altre ancora, fra cui perfino la finanziaria Strade Ferrate Meridionali!
Con l’inizio del ciclo postbellico nel 1952 e del cosiddetto « miracolo italiano » ha inizio in Italia un particolare periodo storico, in cui imi. è destinato ad assumere altre funzioni e caratteristiche, mentre anche sul piano organi[...]
[...]e del cosiddetto « miracolo italiano » ha inizio in Italia un particolare periodo storico, in cui imi. è destinato ad assumere altre funzioni e caratteristiche, mentre anche sul piano organizzativo si accompagnano fenomeni nuovi, quali la creazione del Ministero delle Partecipazioni statali. Mantenendo sempre come punto di riferimento
il valore della lira del 1953, è possibile abbozzare un bilancio complessivo dei risultati della gestione deU'I.R.I. dal 1931 al 1954.
Risultati gestione I.R.I. dal 1933 al 1954 Miliardi di lire (1953)
Azioni acquistate dai monopoli
privati 1.179 Azioni rivendute ai monopoli
privati 470
Differenza 709 Denaro fresco investito dal
l’I.R.I. nelle aziende (Saraceno) 702
Investimento totale 1.411
Portafoglio azionario deU'I.R.I.
nel 1954 318
Debito obbligazionario deU'I.R.I.
nel 1954 219
Saldo attivo totale 99
Investimento totale (193354) 1.411
Saldo attivo totale (1954) 99
Perdita totale (19331954) 1.312
In un ventennio l’I.R.I. ha permesso di trasferire dalle tasche degli italiani alle capaci casseforti dei gruppi monopolistici un patrimonio di ben 1.312 miliardi di lire (1953), cifra che si avvicina ai due terzi dell’intero bilancio statale del 1953. Tali risultati di gestione sono dovuti alle due principali caratteristiche della gestione I.R.I.: la prima
consiste nel fatto di aver ceduto a bassi prezzi a privati, una volta « risanate », aziende che erano state acquistate in totale rovina e a prezzi altissimi; la seconda è costituita dalle particolarità di gestione delle aziende rimaste definitivamente allo Stato, particolarità sulle qua
li è opportuno soffermarsi.
Aziende di Stato
In generale, i grandi gruppi monopolistici privati hanno preferito abbandonare allo Stato quelle aziende che, dopo la grande crisi del 192933, avrebbero richiesto ripetuti investimenti di nuovi ingenti mezzi senza garantire sovrapprofitti di mo[...]
[...]iende rimaste definitivamente allo Stato, particolarità sulle qua
li è opportuno soffermarsi.
Aziende di Stato
In generale, i grandi gruppi monopolistici privati hanno preferito abbandonare allo Stato quelle aziende che, dopo la grande crisi del 192933, avrebbero richiesto ripetuti investimenti di nuovi ingenti mezzi senza garantire sovrapprofitti di monopolio proporzionali alla mole di tale spesa.
« La linea di condotta seguita dall’I.R.I. è stata generalmente quella di liberarsi [...] delle partecipazioni in aziende sane, conservando o assumendo interessenze in aziende aleatorie, che producono a costi difficilmente sostenibili in regime di concorrenza
0 di scambi internazionali » (G. Lanzarone,
Il sistema bancario italiano, p. 285).
La maggior parte di queste imprese apparteneva a settori ben definiti, di cui rappresentava le aziende maggiori: industria cantieristica, siderurgica, cantieri navali, meccanica pesante, industria estrattiva, produzione di energia elettrica, navigazione marittima. Si trattava cioè di alcun[...]
[...]lauti profitti che avevano fornito in precedenza. Le « vecchie, branche » passarono così allo Stato e, a partire dalla grande crisi, vennero a formare un nuovo settore monopolistico statale, affiancato al settore monopolistico privato, col compito di integrarlo e di porsi al suo servizio.
Per gestire tali aziende, nel 1937 l’I.R.I fu trasformato da struttura di salvataggio in ente di gestione permanente e, nel suo ambito, vennero create, per dirigere il nuovo « settore pubblico » dell’economia fascista, cinque grandi holding: la Finsider, la Finmeccanica, la Finelettrica, la Finmare, la S.T.E.T. (settore telefonico). Nel 1938 la produzione di minerali di ferro delle aziende I.R.I. rappresentava il 67% del totale nazionale, quella di ghisa il 77% e quella dell’acciaio il 45%, mentre
1 cantieri navali rappresentavano il 79% del potenziale produttivo ita
liano. Negli anni immediatamente prebellici il nuovo ente diventava uno dei principali strumenti di preparazione alla guerra: già nel 1938 le aziende deU'I.R.I. concorrevano per il 42% alla produzione meccanica di interesse militare e questo rappresentava il 58% della loro produzione complessiva [B. Caizzi). L'I.R.I. rappresentava così, oltre che uno strumento per favorire il continuo sviluppo e consolidamento dei grandi gruppi monopolistici privati, uno dei principali fattori della politica bellica del fascismo.
Struttura e organizzazione
Le aziende del gruppo I.R.I. sono costituite in forma di società per azioni, cioè come enti di diritto privato, nelle quali lo Stato, tramite apposite società finanziarie, detiene la maggioranza azionaria. Poiché le altre azioni permangono in mani private, ciò significa che lo Stato, dopo aver abbondantemente rimborsato il capitale precedentemente investito dai gruppi monopolistici, deve ora modernizzarle, riorganizzarle e potenziarle. Per contro, il permanere di partecipazioni di minoranza in mani private permette ai gruppi monopolistici di controllare attraverso i loro diretti rappresentanti nei Consigli d’amministrazione tutta la politica commerciale e di gestione dell'azienda « irizzata[...]
[...]n mani private, ciò significa che lo Stato, dopo aver abbondantemente rimborsato il capitale precedentemente investito dai gruppi monopolistici, deve ora modernizzarle, riorganizzarle e potenziarle. Per contro, il permanere di partecipazioni di minoranza in mani private permette ai gruppi monopolistici di controllare attraverso i loro diretti rappresentanti nei Consigli d’amministrazione tutta la politica commerciale e di gestione dell'azienda « irizzata ». Non solo, ma è regola che a dirigere le aziende I.R.I. vengano chiamati esponenti del capitale privato dello stesso ramo, in omaggio alla loro riconosciuta « competenza tecnica ». Ne deriva che, in molti casi, l'azienda I.R.I. è diretta da uomini strettamente legati a imprese concorrenti o ad altre imprese private che, comunque, si trovano in rapporti daffari con l’azienda stessa, come fornitori o come acquirenti. Non c’è quindi da stupirsi se il più delle volte la gestione delle aziende I.R.I. è caratterizzata da acquisti di macchinari e materie prime presso gruppi privati a prezzi elevati, da vendite ai medesimi a prezzi bassi, da corresponsione di interessi e dividendi stabili ed elevati ai privati possessori di azioni e di obbligazioni, dalla mancanza di utili o da utili talmente ridotti, in rapporto ai mezzi profusi dallo Stato, da configurare un saggio di rendimento assolutamente ridicolo. Per di più, mentre le perdite sono sempre a carico del bilancio statale (cioè del contribuente), gli eventuali utili sono regolarmente « reinvestiti » nel gruppo, quindi destinati a perfezio[...]