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Il segmento testuale I.G. è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 21Entità Multimediali , di cui in selezione 5 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 268

Brano: 

Ferbenindustrie, LG.

taneo orientamento delia produzione a scopi eminentemente bellici voluto dal nuovo regime le aprì un campo vastissimo di attività e stabilì l’intimo intreccio tra i suoi di, rigenti e i massimi personaggi del nazismo.

Nel luglio 1933 Bosch fu designato membro del Consiglio generale dell'economia del Reich, cioè dell’organismo nel quale erano presenti i maggiori esponenti del capitalismo germanico, da von Thyssen a Krupp al latifondista Herbert Backe al banchiere Schroeder e che aveva la funzione di coordinare per conto del regime i piani dell’economia di guerra. Nel volgere di un quinquennio il processo di concentrazione attuato nell’industria e nella finanza tedesche all’ombra dei piani nazisti portò la I.G.F. alle dimensioni di un autentico colosso monopolistico che nel 1938 (nel quadro del « piano quadriennale » elaborato per preparare il Paese ai suoi impegni bellici) dominava interamente la produzione di materie sintetiche e di prodotti farmaceutici. È stato calcolato che, per sostenere con gli opportuni favori politici il processo che doveva portarla al controllo del settore in soli due anni, la direzione centrale dell’azienda (senza contare le dipendenze) abbia messo a disposizione dei capi nazisti una somma pari a 84 milioni di marchi.

Nel 1943, al culmine della sua espansione, fra prod[...]

[...]a produzione di materie sintetiche e di prodotti farmaceutici. È stato calcolato che, per sostenere con gli opportuni favori politici il processo che doveva portarla al controllo del settore in soli due anni, la direzione centrale dell’azienda (senza contare le dipendenze) abbia messo a disposizione dei capi nazisti una somma pari a 84 milioni di marchi.

Nel 1943, al culmine della sua espansione, fra produzione diretta e aziende controllate l’I.G.F. avrebbe totalizzato il 100% dell’intera produzione tedesca nei settori della gomma sintetica, dei detersivi, delle cere, del metano e del cellophane; più del 90% nei settori del nichel, dei gas tossici (95%), delle materie plastiche e dei coloranti; il 90% nei settori deH’alluminio, del magnesio e degli esplosivi in genere; il 75% in quello dell’azoto; il 55% nel settore dei prodotti farmaceutici; il 70% in quello della polvere pirica; il 46% nell’acido cloridrico; il 35% in quello solforico; il 38% nella soda e potassa caustica e il 35% nei carburanti sintetici. Profitti mastodontici veniv[...]

[...]ri deH’alluminio, del magnesio e degli esplosivi in genere; il 75% in quello dell’azoto; il 55% nel settore dei prodotti farmaceutici; il 70% in quello della polvere pirica; il 46% nell’acido cloridrico; il 35% in quello solforico; il 38% nella soda e potassa caustica e il 35% nei carburanti sintetici. Profitti mastodontici venivano naturalmente ricavati da queste multiformi attività.

Per sfruttare appieno le possibilità offerte dal regime, l’I.G.F. ottenne che alcuni suoi dirigenti rivestissero incarichi di primo piano nell’apparato economico statale: Cari Krauch, presidente del Consiglio d’amministrazione della società, fu nominato così membro del Consiglio economico presso l’Alto Comando della Wehrmacht, col compito di sovraintendere a tutti gli aspetti

generali della produzione chimica; egli ebbe inoltre la carica di direttore del Servizio del Reich per lo sviluppo economico. Otto Ambros, membro del Consiglio d’amministrazione della I.G.F., fu designato a dirigere la Commissione speciale per le « sostanze chimiche di guerra >r, e divenne poi commissario per il « piano quadriennale », ottenendo infine anche la direzione della « Commissione centrale delle polveri ed esplosivi » presso il ministero della Guerra.

Dal 1935 in poi la I.G.F. ebbe un proprio « ufficio speciale » di collegamento con la Wehrmacht. Subito dopo la capitolazione della Francia (giugno 1940) il monopolio tedesco cominciò a predisporre i propri piani per assorbire tutte le industrie europee del settore chimico e, a tale fine, presentò al governo nazista gli elenchi delle fabbriche francesi, inglesi e sovietiche che lo interessavano in particolare. In previsione del sistematico saccheggio dei territori invasi fondò apposite società, vere e proprie associazioni tecnicamente predisposte per la depredazione, come YAEG Ostlandwerk GmbH, per i territori dell’[...]

[...]del sistematico saccheggio dei territori invasi fondò apposite società, vere e proprie associazioni tecnicamente predisposte per la depredazione, come YAEG Ostlandwerk GmbH, per i territori dell’Est. Con altre imprese e banche tedesche, si fece inoltre promotore del cosiddetto « Circolo degli amici del fìeichsfuhrer S.S. Himmler », al quale i grandi industriali e finanzieri tedeschi decisero di passare 1 milione di marchi all’anno per le sue « esigenze particolari ».

L’industria della morte

La I.G.F. fu inoltre la più importante beneficiaria dell’« industria della morte » attuata dai nazisti nei campi di deportazione (v.). Fin dall’inizio l’azienda impiegò i deportati co

L’ingegnere capo della I.G. Farbenindustrie Max Faust discute con Himmler durante un'ispezione al campo di Auschwitz (1941)

me mano d’opera schiavistica, sottoponendoli a un regime di sfruttamento fisico che annientava i più forti nel giro di pochi mesi. Ad Auschwitz (v.) essa impiantò fabbriche di gomma sintetica nelle quali furono costretti a lavorare decine di migliaia di deportati di ogni nazione d’Europa e di cui solo una esigua minoranza riuscì a sopravvivere. j

Il nome jdi questo monopolio è tristamente consegnato alla stpria anche per ^ver brevettato lo Zyklon B, ossia i cristalli di cianuro da introdurre ideile apposite apparecchiature dell fi « camere a gas » costruite nei cafnpi di sterminio per l’eliminazionè in massa degli ebrei e dei detenuti politici. Il brevetto fu poi sfruttato attraverso le società Tesch und Stabenov di Amburgo e Degesch di Dessau, le quali vendettero rispettivamente una media di 2 e 0,75 tonnellate di questo prodotto al mese.

Stime ufficiali attestano che dal 1932 al 1943 la I.G[...]

[...]ssia i cristalli di cianuro da introdurre ideile apposite apparecchiature dell fi « camere a gas » costruite nei cafnpi di sterminio per l’eliminazionè in massa degli ebrei e dei detenuti politici. Il brevetto fu poi sfruttato attraverso le società Tesch und Stabenov di Amburgo e Degesch di Dessau, le quali vendettero rispettivamente una media di 2 e 0,75 tonnellate di questo prodotto al mese.

Stime ufficiali attestano che dal 1932 al 1943 la I.G.F. ebbe profitti crescenti così distribuiti: 1932, 48 milioni di marchi; 1937, 231 milioni di marchi; 1939, 363 milioni di marchi; 1943, 822 milioni di marchi. Dal 1938 al 1942 il capitale azionario passò da 720 a 1.400 milioni di marchi; le riserve ufficiali di bilancio aumentarono da 292,3 milioni a 440,2 milioni di marchi.

La ripresa del dopoguerra

Dopo la sconfitta del Terzo Reich e malgrado gli impegni contratti nell’ambito dell’alleanza antinazista, gli angloamericani finanziarono la ripresa dell’industria tedesca, rinsaldando i legami con essa. La I.G.F. si trasformò in Farbenfabr[...]

[...]ni di marchi; 1943, 822 milioni di marchi. Dal 1938 al 1942 il capitale azionario passò da 720 a 1.400 milioni di marchi; le riserve ufficiali di bilancio aumentarono da 292,3 milioni a 440,2 milioni di marchi.

La ripresa del dopoguerra

Dopo la sconfitta del Terzo Reich e malgrado gli impegni contratti nell’ambito dell’alleanza antinazista, gli angloamericani finanziarono la ripresa dell’industria tedesca, rinsaldando i legami con essa. La I.G.F. si trasformò in Farbenfabriken Bayer AG Leverkusen, articolata nei tre complessi Bas F., Bayer e Hoechst. Nel 1963 quest’ultima società, da sola, dichiarò un attivo di 144 milioni di marchi e distribuì agli azionisti un dividendo del 18%. Gli antichi dirigenti della I.G.F. tornarono ai loro posti di responsabilità, sia aH’interno dell’azienda che negli organi direttivi delle grandi associazioni economiche della Germania di Bonn. Il monopolio ha riattivato anche la sua produzione di materiali bellici: a parte i carburanti per reattori e missili, oggi produce gas tossici per conto dell’esercito degli Stati Uniti (attraverso la filiale americana Chemagro Corporation di Kansas City) e altri ritrovati, da impiegare in una eventuale guerra batteriologica. Queste attività fanno capo a esponenti della ex I.G.F. già condannati per le loro responsabilità come nazisti. [...]

[...]ani direttivi delle grandi associazioni economiche della Germania di Bonn. Il monopolio ha riattivato anche la sua produzione di materiali bellici: a parte i carburanti per reattori e missili, oggi produce gas tossici per conto dell’esercito degli Stati Uniti (attraverso la filiale americana Chemagro Corporation di Kansas City) e altri ritrovati, da impiegare in una eventuale guerra batteriologica. Queste attività fanno capo a esponenti della ex I.G.F. già condannati per le loro responsabilità come nazisti. Fra i più noti

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 267

Brano: 

ordinato il ripiegamento al II Battaglione ancora impegnato a contrastare l’avanzata dei rinforzi nazifascisti tra Briona e Fara, e dopo aver informato il Comandante di divisione Albino Calletti del successo riportato, dispose il trasporto dei caduti fascisti al cimitero di Fara, l’avvio dei prigionieri e dei feriti fascisti trasportabili all’ospedale da campo partigiano, presso la cascina Bergamina di Sizzano. Dopo aver fatto saltare le opere fortificate del presidio, i partigiani abbandonarono il centro abitato per disporsi a difesa lungo la provinciale tra Fara e Sizzano.

Il nuovo schieramento era stato concordato con il comandante Calletti per arginare l’eventuale avanzata nazifascista su Romagnano Se^sià, dove era ancora in pieno svolgimento una cruenta battaglia. Il Comando di brigata decise così di attuare una difesa elastica sino al limite dell’abitato di Ghemme, oltre il quale i reparti non avrebbero più dovuto consentire l’avanzata nemica, eventualmente arroccandosi nell’abitato in caso di necessità.

Nel frattempo si era perduto i| contatto con la colonna nemica avanzante da Novara. Alle 16 il commissario politico di brigata Santino Campora, per raccogliere notizie e conferire con un esponente del C.L.N. di Fara, nonostante ne venisse sconsigliato dal comandante militare decise di tornare in paese con la sola scorta di 2 partigiani. Salito su un calesse e avviatosi, sulla provinciale, verso il teatro della recente battaglia, giunto in prossimità dell’abitato si scontrò con una pattuglia motorizzata fascista che, senza por tempo di mezzo, aprì il fuoco su di lui. I tre partigiani risposero con i mitra, cercando di mettersi in salvo in collina, ma quando i fascisti cominciarono a usare i mortai, un proiettile colpì a morte il commissario e ferì uno dei suoi compagni.

Da quel momento, tra i partigiani dislocati lungo la provinciale fino all’abitato di Sizzano e la colonna nemica avanzante, ebbe inizio un combattimento che si protrasse fino alle 18, allorché anche il presidio fascista di Romagnano Sesia si arrese agli uomini di Calletti. Si concludeva così, con il successo su due dei tre fronti previsti dal piano, l’offensiva partigiana dell'Alto Novarese e Vercellese e, nell’ambito più ristretto, la battaglia della 81a Brigata volante Loss, per l’eliminazione del presidio fascista di Fara Novarese.

A.Gr.

Faralli, Vannuccio

N. a Cortona (Arezzo) il 15.1.1891, m. a Genova il 31.12.1968; industriale.

Militante nel Partito socialista italiano dal 1907, con Adelchi Baratono fu per lunghi anni direttore dell’edizione ligure dell 'Avanti. Combattente nella prima guerra mondiale, tenente di artiglieria decorato di medaglia d’argento al valor militare, venne degradato per aver svolto propaganda socialista a favore della pace. Attivo antifascista, perseguitato e più volte arrestato, dopo la promulgazione delle leggi eccezionali fasciste (1926) fu relegato per 2 anni al confino di polizia.

Alla caduta del regime, con Pietro Nenni, Bruno Buozzi, Giuseppe Romita e Vernocchi iniziò la riorganizzazione del Partito socialista a Roma. Dopo I’8.9.1943 partecipò alla Resistenza armata e varcò le linee del fronte per portarsi al Nord. Arrestato nel dicembre 1944, venne liberato il 24.4.1945.
[...]

[...]ttosegretario all’industria nel terzo governo De Gasperi (1947).

Faravelli, Giuseppe

Joseph. N. a Broni (Pavia) il 29.5. 1896; laureato in legge. Militante fin dalla giovinezza nel Partito socialista, impiegato al Comune di Milano, fu attivo antifascista e continuò la lotta anche negli anni della dittatura. Avvalendosi delle possibilità offerte dal suo impiego, fornì in varie occasioni documenti di identità di copertura ad antifascisti obbligati a vivere clandestinamente per sfuggire alla polizia del regime.

Nel 1931, da Lugano, raggiunse Parigi con il fermo proposito di sollecitare un’intesa tra Partito socialista e Movimento di « Giustizia e Libertà » per rafforzare la lotta antifascista in Italia. Con tenace insistenza riuscì nell’intento, contribuendo alla conclusione dell’accordo stipulato il 31 luglio di quell’anno, Rappresentò quindi il suo partito nel comitato direttivo interpartitico tra P.S.I. e « Giustizia e Libertà ». Nel 1933 si stabilì a Lugano, assicurando da qui i contatti con i gruppi socialisti e giellisti operanti clandestinamente in Italia e adoperandosi inoltre per dar vita a un centro interno del Partito social[...]

[...] stipulato il 31 luglio di quell’anno, Rappresentò quindi il suo partito nel comitato direttivo interpartitico tra P.S.I. e « Giustizia e Libertà ». Nel 1933 si stabilì a Lugano, assicurando da qui i contatti con i gruppi socialisti e giellisti operanti clandestinamente in Italia e adoperandosi inoltre per dar vita a un centro interno del Partito socialista. Allo scoppio della seconda guerra mondiale si trovava in Francia. Do

Farbenindustrie, I.G.

po l’invasione tedesca, nel giugno 1942 fu arrestato dal governo collaborazionista di Vichy, consegnato alla polizia italiana e tradotto in patria, quindi deferito al Tribunale speciale.

Avutolo finalmente nelle loro mani dopo ben quattro successivi rinvìi a giudizio (tutti e quattro stralciati per la sua latitanza) i giudici fascisti lo condannarono a 30 anni di carcere contestandogli, oltre ai lunghi anni di lotta antifascista, di aver fatto propaganda in lingua italiana dalla radio di Parigi durante l’aggressione subita dal popolo francese. Nell’aula del tribunale Faravelli tenne fie[...]

[...]ato dal governo collaborazionista di Vichy, consegnato alla polizia italiana e tradotto in patria, quindi deferito al Tribunale speciale.

Avutolo finalmente nelle loro mani dopo ben quattro successivi rinvìi a giudizio (tutti e quattro stralciati per la sua latitanza) i giudici fascisti lo condannarono a 30 anni di carcere contestandogli, oltre ai lunghi anni di lotta antifascista, di aver fatto propaganda in lingua italiana dalla radio di Parigi durante l’aggressione subita dal popolo francese. Nell’aula del tribunale Faravelli tenne fieramente testa ai suoi accusatori, riconfermando la propria opposizione alla dittatura. AH’indomani del 25.7.1943, nonostante la caduta del fascismo, fu trattenuto in carcere dal governo Badoglio e potè riacquistare la libertà soltanto grazie all’evasione dal reclusorio di Castelfranco Emilia, che gli venne facilitata da un bombardamento aereo.

Dopo la Liberazione è stato membro della Direzione del Partito socialdemocratico, direttore dell’organo del partito Umanità e condirettore di Critica social[...]

[...]ismo, fu trattenuto in carcere dal governo Badoglio e potè riacquistare la libertà soltanto grazie all’evasione dal reclusorio di Castelfranco Emilia, che gli venne facilitata da un bombardamento aereo.

Dopo la Liberazione è stato membro della Direzione del Partito socialdemocratico, direttore dell’organo del partito Umanità e condirettore di Critica sociale. Ha successivamente lasciato il P.S.D.I. per ritornare al P.S.I..

Farbenindustrie, I.G.

I.G.F.. Grande complesso industriale chimico tedesco che, principalmente sotto l’impulso del suo proprietario, Karl Bosch, e fruendo dell'appoggio del regime nazionalsocialista, a partire dagli anni Trenta s’impose come uno dei maggiori monopoli europei e mondiali del settore. Assieme a Gustav Krupp, Vògler, von Schnitzler e altri magnati tedeschi dell’industria e della finanza, nel febbraio 1933 Karl Bosch partecipò alla riunione preparata da Gòring con Hitler per concordare i termini dell’alleanza fra il grande padronato e il partito nazista che s’apprestava a dare la scalata al potere. In quell[...]

[...]e i termini dell’alleanza fra il grande padronato e il partito nazista che s’apprestava a dare la scalata al potere. In quell’occasione i « baroni » dell’economia tedesca si impegnarono a sostenere la campagna elettorale nazista con un versamento di 3 milioni di marchi.

Pieno appoggio al nazismo

Strettamente col legata ai grandi monopoli internazionali e in modo precipuo a quelli statunitensi, coi quali conservò sempre i suoi legami, la

I.G.F. trasse dal trionfo nazista immediati e concreti vantaggi, soprattutto derivanti dal fatto che l’istan

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 789

Brano: Monowitz

dante della VII Divisione Garibaldi); Giovanni Calligaris [Esule), nominato in Spagna capitano (nella Guerra di liberazione sarà commissario di Brigata) ; Giovanni Cagno, caduto tra i primi sul fronte di Madrid; Adriano Zanotti e Minetto, ambedue mutilati di un braccio nel conflitto; Lorenzo Calligaris, Bruno Rossetti e Carlo Siletti.

Guerra di liberazione

Dopo T8.9.1943 il mongrandese Bruno Salza (Mastrilli) diede vita al Distaccamento « Nino Bixio », dal quale ebbero successivamente origine la 75a Brigata Garibaldi e la VII Divisione, da lui comandate. Numerosi giovani e antifascisti della zona, uomini e donne, presero parte attiva alla Resistenza. Si ebbero anche diversi scioperi nelle locali aziende cotoniere, tra cui uno particolarmente importante il 21.12.

1943 e durante il quale, sotto la protezione del Distaccamento « Nino Bixio », furono bruciati i ruoli delle imposte all’Esattoria comunale e distrutte le liste di leva nel Municipio.

Il territorio di Mongrando fu poi teatro di numerosi scontri tra formazioni partigiane e nazifascisti.

La «■ battaglia » di Mongrando

Un con[...]

[...]della zona, uomini e donne, presero parte attiva alla Resistenza. Si ebbero anche diversi scioperi nelle locali aziende cotoniere, tra cui uno particolarmente importante il 21.12.

1943 e durante il quale, sotto la protezione del Distaccamento « Nino Bixio », furono bruciati i ruoli delle imposte all’Esattoria comunale e distrutte le liste di leva nel Municipio.

Il territorio di Mongrando fu poi teatro di numerosi scontri tra formazioni partigiane e nazifascisti.

La «■ battaglia » di Mongrando

Un confronto di forze assai impegnativo, anche se non molto cruento, si ebbe pochi giorni prima della Liberazione: il 19.4.1945, nell'intento di reperire e distruggere la trasmittente « Radio Libertà » operante a Sala Biellese, formazioni nazifasciste mossero su Mongrando, il cui territorio era presidiato dai Battaglioni partigiani « Leslie Parker » e « Cruki » della 75a Brigata Garibaldi. Contemporaneamente altri reparti nemici, provenienti da Ivrea, sferrarono un attacco a occidente del paese, dove il crinale della Serra, da Croceserra a Scalveis e fino a Torazzo, era difeso dal Battaglione « Ulisse » della 76a Brigata e dalla 183a Brigata, entrambe della VII Divisione Garibaldi. Ai garibaldini della 75a Brigata si aggiunsero infine 30 partigiani della 182a Brigata.

Il confronto si protrasse per l’intera giornata, senza che gli attaccanti riuscissero ad avanzare oltre MongrandoSan Michele e, a ovest, oltre Torrazza. Infine, a sera, i partigiani decisero di ritirarsi. Nel corso della manovra di sganciamento fu colpito mortalmente il comandante garibaldino Giuseppe Boggiano (Alpino). Durante la giornata i tedeschi avevano fucilato nell'abitato

di Mongrando un ragazzo combattente nelle S.A.P., Giuseppe Cabrino. Negli scontri i garibaldini ebbero altri due caduti; notevoli, ma imprecisate, le perdite dei nazifascisti.

All'indomani i tedeschi raggiunsero Sala, dove riuscirono a scoprire e a distruggere la radio trasmittente e la casa che l’ospitava.

A.Po.

Monowitz

Località della Polonia meridionale, sede di un campo di[...]

[...]uogo scelto dai tecnici fu Neudachs, un villaggio ad alcuni chilometri dal lager, dove c’erano acqua abbondante per la confluenza di tre fiumi, calcare, carbone delle vicine miniere di Fursten, e miniere di salgemma. Direttamente responsabili della costruzione del nuovo complesso industriale furono nominati gli ingegneri Otto Ambros, Heinrich Buetefisch e Walther Duerrfeld, appartenenti al monopolio chimico.

Il 29.3.1941 una delegazione di dirigenti della LG. Farben guidata dall’ingegner Faust si riunì con il comandante del campo Rudolf Hòss e con gli altri dirigenti di Auschwitz per definire concretamente l'entità della mano d'opera che occorreva fornire alla fabbrica in costruzione e le modalità d’impiego della stessa. Fu così stipulato un accordo, in base al quale nel 1941 il lager avrebbe fornito 1.000 tra operai specializzati e manovali, e altri 2.000 nel 1942.

Tra i maggiori problemi che si presentavano ai dirigenti del complesso vi erano quello del reperimento del ferro necessario alle costruzioni e quello della scelta dei « kapò » per sorvegliare i deportati durante il lavoro. Questo secondo problema fu poi risolto trasferendo da altri lager un certo numero di criminali comuni tedeschi (« triangoli verdi»). Non fu fissato alcun limite all’orario di lavoro dello stabilimento, ma fu deciso che la Farben avrebbe versato alle casse delle S.S. 3 marchi al giorno per ogni manovale e 4 marchi per ogni ope

II complesso chimico Bunawerk a Monowitz

raio specializzato. Fu così messa in atto una stretta [...]

[...]di»). Non fu fissato alcun limite all’orario di lavoro dello stabilimento, ma fu deciso che la Farben avrebbe versato alle casse delle S.S. 3 marchi al giorno per ogni manovale e 4 marchi per ogni ope

II complesso chimico Bunawerk a Monowitz

raio specializzato. Fu così messa in atto una stretta collaborazione tra il grande complesso industriale e il Comando del lager.

In una successiva conferenza tecnica, svoltasi il 16.11.1941 tra i dirigenti della I.G. e i funzionari delle S.S. addetti alle costruzioni, fu deciso di creare a Monowitz, cioè nelle immediate vicinanze della fabbrica, un apposito lager. Questo avrebbe permesso di evitare la perdita di molte ore di lavoro che si sarebbe avuta spostando quotidianamente i deportati da Auschwitz. A tale scopo Himmler ordinò a Rudolf Hòss di costruire il nuovo Jàger, detto di Birkenau. Furono impiegati nell’impresa circa 12.000 prigionieri di guerra sovietici che furono poi per la maggior parte uccisi durante i lavori.

I deportati destinati alla Bunawerk non ebbero, d'altra parte, sorte migliore, in quanto dopo un periodo più o meno lungo di « lavoro » decedevano, distrutti dall’inedia e dalle fatiche.

Nel suo diario il comandante di Auschwitz Rudolf Hòss ebbe a scrivere, a questo proposito: « I Kommando di lavoro divennero consapevolmente luoghi di sterminio di masse enormi di individui [...]. Da Auschwitz erano stati fatti partire decine di migliaia di ebrei per le nuove industrie belliche. Per essi fu come cadere dalla padella nella brace. Le nuove squallide costruzioni messe insieme in tutta fretta offrivano uno spettacolo davvero desolante. A ciò si aggiungeva il lavoro durissimo e inconsueto e le razioni di viveri in costante diminuzione. Se questi prigionieri fossero stati mandati subito nelle camere a gas di Auschwitz si sarebbero risparmiati lóro molti tormenti. Morirono in brevissimo tempo, senza aver apportato un contributo essenziale allo sforzo bellico, anzi, spesso, senza averne apportato alcuno ».

Otto Ambros, dirigente della Farben, durante il processo che lo vide imputato, fece da parte sua le seguenti ammissioni: « Nei primi tempi l’impiego dei detenuti costituì

789



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 835

Brano: Quinto Reggimento

L’istituto salesiano di Calle Francos Rodrìguez a Madrid diventato sede del Quinto Reggimento

Struttura organizzativa

Ai membri della Comandancia vennero affidati i vari incarichi: organizzazione, informazione, operazioni, servizi, lavoro sociale.

Nella Sezione servizi erano compresi i problemi degli armamenti, dei trasporti e della sanità. Con l’aiuto di operai e tecnici furono create officine per la riparazione delle armi e altre per la riparazione delle automobili, nonché laboratori per fabbricare bombe. Furono organizzati ospedali, case di riposo per i convalescenti, asili infantili per i figli dei miliziani.

La Sezione [...]

[...]affidati i vari incarichi: organizzazione, informazione, operazioni, servizi, lavoro sociale.

Nella Sezione servizi erano compresi i problemi degli armamenti, dei trasporti e della sanità. Con l’aiuto di operai e tecnici furono create officine per la riparazione delle armi e altre per la riparazione delle automobili, nonché laboratori per fabbricare bombe. Furono organizzati ospedali, case di riposo per i convalescenti, asili infantili per i figli dei miliziani.

La Sezione per il lavoro sociale pubblicava il quotidiano Milicia popular (v.), che raggiunse le 80.000 copie di tiratura e veniva distribuito gratuitamente ' ogni mattina fra i soldati di tutti i fronti. La propaganda politica era rivolta, rispettivamente, sia al fronte che alle retrovie, repubblicane e nemiche. La stessa propaganda provvedeva a incrementare l'arruolamento di miliziani, produceva opuscoli di educazione civica e militare, dirigeva anche una radio emittente (quella chiamata appunto « V Reggimento »), manteneva il contatto con i delegati e i commissari polit[...]

[...]

La Sezione per il lavoro sociale pubblicava il quotidiano Milicia popular (v.), che raggiunse le 80.000 copie di tiratura e veniva distribuito gratuitamente ' ogni mattina fra i soldati di tutti i fronti. La propaganda politica era rivolta, rispettivamente, sia al fronte che alle retrovie, repubblicane e nemiche. La stessa propaganda provvedeva a incrementare l'arruolamento di miliziani, produceva opuscoli di educazione civica e militare, dirigeva anche una radio emittente (quella chiamata appunto « V Reggimento »), manteneva il contatto con i delegati e i commissari politici dei vari reparti del Quinto. Fu organizzata infine una banda musicale, composta da ottimi esecutori e compositori della Spagna repubblicana (la Banda Madrid che, dopo la sconfitta, diverrà famosa anche nell’America Latina).

Al Quinto era aggregata una scuola militare, la prima accademia miliziana.

Composizione

fi governo repubblicano spagnolo era partito con il programma di formare un battaglione di 500 uomini, ma gli organizzatori chiesero di costitui[...]

[...]nche nell’America Latina).

Al Quinto era aggregata una scuola militare, la prima accademia miliziana.

Composizione

fi governo repubblicano spagnolo era partito con il programma di formare un battaglione di 500 uomini, ma gli organizzatori chiesero di costituire un reggimento di 1.000 uomini. Dopo quattro mesi, i reclutati erano 70.000.

La base del Quinto Reggimento era costituita da operai metallurgici del sindacato El Baluarte, meravigliosi combattenti, che cadranno quasi tutti nelle battaglie di Madrid.

Fino alla metà d’agosto le formazioni di base furono rappresentate dalle Compagnie d'Acciaio; poi vennero costituiti i battaglioni (famoso il « Thaelmann ») comandato da I.G. Modesto (v.) e le brigate (prima fra queste la Brigata d’Acciaio, comandata da Marquez).

Il V Reggimento accolse uomini e donne (fu creato anche un battaglione femminile), militanti di tutti i partiti. Esso era un’organizzazione di Fronte popolare, nella quale il

50 per cento dei miliziani erano comunisti, il 25 per cento socialisti, il

15 per cento repubblicani, il 10 per cento senza partito. Sindacalmente,

i miliziani provenivano per il 65 per cento daWU.G.T. (Union General de Trabajadores), per il 20 per cento dalla C.N.T. (Confederación Nacional de Trabajadores, anarchica) e per il 10 per cento dai Sindacati Autonomi, mentre il[...]

[...]di vita del Quinto Reggimento, venne deciso di passare alla formazione di un vero e proprio Esercito popolare e gli oltre centomila uomini formatisi nelle sue file vennero utilizzati a tale scopo.

Lo scioglimento del Quinto avvenne ufficialmente il 27.1.1937 in una grande manifestazione al Cinema « Goya » di Madrid, ma in realtà le sue formazioni continuarono ancora a operare in vari fronti prima di essere totalmente assorbite in dozzine di brigate, la più famosa delle quali fu la I Brigata Mista dell’Eser

La cerimonia della consegna della bandiera del P.C.d’I. al Quinto Reggimento. A fianco dei miliziani si riconoscono Luigi Longo e Francesco Leone, delegati del partito (da l’Unità, n. 11 del 1936)

835



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 790

Brano: [...]concentramento e il posto di lavoro, e alla sera rifare

10 stesso percorso. Fu perciò rapidamente istituito un servizio di trasporto per i detenuti. La cosa più terribile erano i maltrattamenti dei detenuti da parte dei kapò. Erano disumani. Da Walther Duerrfeld e dall’ingegnere capo Faust mi fu riferito ad Auschwitz che detenuti in fuga erano stati uccisi.

L'impiego dei detenuti del campo nelle imprese edili si svolgeva in questo modo: la IG Auschwitz assegnava i detenuti alle imprese e stipulava un contratto con esse. Le ditte prendevano in forza, per un determinato periodo i detenuti con i relativi kapò (un kapò ogni 1012 detenuti).

Alla fine del 1944 Monowitz contava 8.500 occupanti, 500 dei quali erano sempre impegnati nel servizio d'ordine del campo.

11 contingente malati nelle infermerie era in genere del 10 per cento, corrispondente alla percentuale normale delle fabbriche. Nell’azienda erano impiegati 7.000 detenuti. In due anni e mezzo la somma totale per il lavoro di detenuti pagata alle SS ammontò a oltre venti m[...]

[...]panti, 500 dei quali erano sempre impegnati nel servizio d'ordine del campo.

11 contingente malati nelle infermerie era in genere del 10 per cento, corrispondente alla percentuale normale delle fabbriche. Nell’azienda erano impiegati 7.000 detenuti. In due anni e mezzo la somma totale per il lavoro di detenuti pagata alle SS ammontò a oltre venti milioni di marchi. Sapevo che i detenuti non venivano pagati. Intorno al 1943 fu introdotto dalla IG un sistema di premio per i detenuti, per offrire loro la possibilità di fare qualche acquisto allo spaccio e nello stesso tempo per aumentare il loro rendimento.

Ho osservato parecchie volte l’uscita dei detenuti dallo stabilimento IG di Auschwitz, ma non ho mai visto i detenuti riportare dei morti a Monowitz. Se un caso del genere mi fosse stato riferito, avrei indagato immediatamente sulle cause che l’avevano provocato ».

Nonostante le impudenti dichiarazioni di Ambros, si calcola che durante la costruzione del lager di Monowitz, nel montaggio del complesso Bunawerk e nel corso del successivo lavoro in fabbrica siano stati uccisi non meno di 30.000 deportati. A questi sono da aggiungere molti ebrei nominalmente destinati a Monowitz, ma in realtà passati subito alle camere a gas.

Si è trovata, per esempio, la docume[...]

[...]nati alla Bunawerk. Del primo convoglio, comprendente alla partenza 1.750 deportati, ne giunsero alla fabbrica solo 832, mentre gli altri (vecchi, donne e bambini) furono inviati direttamente nelle camere a gas. Del secondo convoglio, composto di 1.128 persone, solo 485 passarono la selezione per la. fabbrica; del terzo, composto di 964, ne arrivarono alla Bunawerk 365.

A fianco dei deportati di Monowitz furono impiegati nella Bunawerk molte migliaia di lavoratori coatti di varie nazionalità, in prevalenza polacchi, ucraini, italiani, francesi e belgi.

La Bunawerk cominciò a funzionare nel 1943 e fu abbandonata nel gennaio 1945, per l’arrivo deH’Armata Rossa. Ma la tragedia dei deportati non era finita: 10.000 di essi furono incolonnati e costretti a partire verso occidente, in una di quelle spaventose « marce della morte », alla quale solo 4.000 sopravvissero.

La marcia delia morte

Ecco il racconto che ne fa il deportato italiano Lazzaro Levi: « La sera del 18 gennaio 1945 una colonna di circa 10.000 persone si mise in marc[...]

[...]ia delia morte

Ecco il racconto che ne fa il deportato italiano Lazzaro Levi: « La sera del 18 gennaio 1945 una colonna di circa 10.000 persone si mise in marcia verso Gleiwitz; dopo 14 mesi di sofferenze, io, mio fratello e mio cugino partimmo, uno accanto all’ altro, per sostenerci a vicenda, avvolti in coperte poiché faceva un freddo tremendo. Del nostro gruppo di 70 non restavano che sei o sette uomini, in partenza di nuovo verso una meta ignota. Dopo 24 ore di marcia, durante la quale migliaia di disgraziati (tra cui persino 3 SS) si abbandonarono sulla neve privi di forze, arrivammo a Gleiwitz; avevamo fatto 72 km in un sol giorno! Affamati e stanchi come non si può immaginare, speravamo di trovare un campo composto di baracche nelle quali si potesse almeno dormire; invece dovemmo passare la notte avvolti nelle coperte sulla neve, poiché le baracche erano già strapiene di quelli arrivati prima di noi. Restammo ancora due giorni senza mangiare, poi ci diedero circa 200 grammi di pane con un pezzetto di salame, dopo di che ci caricarono su vagoni merci scoperti e sporchi di car[...]

[...]a, il pavimento del vagone era disseminato di cadaveri e noi dovevamo star seduti sopra di essi. Quando scendemmo dal treno, sporchi e le facce segnate dai colpi, ci parve un miracolo; e finalmente bevemmo un po' di caffè caldo, una zuppa e un po' di pane! Su 10.000 persone partite da Buna, a Buchenwald eravamo giunti in 4.000! L'opera di elimina' zione dei più deboli era riuscita ».

Il processo alla LG. Far ben

Il processo a carico dei dirigenti della I.G. Farbenindustrie fu celebrato a Norimberga e durò quasi un anno, dal 14.8.1947 al 29.7.1948. Gli imputati erano 23 e i capi di accusa furono raccolti in quattro gruppi distinti: il ruolo avuto dalla Farben nel programma di lavoro coatto del Terzo Reich; l'uso di gas tossici

prodotti dalla Farben per lo sterminio dei deportati nei lager; la fabbricazione di vaccini e altri prodotti per criminali esperimenti medici sulle persone dei deportati; il trattamento inumano inflitto ai deportati nelle fabbriche della Farben ad Auschwitz. Altri capi di accusa riguardavano la spoliazione dei territori [...]

[...]no 23 e i capi di accusa furono raccolti in quattro gruppi distinti: il ruolo avuto dalla Farben nel programma di lavoro coatto del Terzo Reich; l'uso di gas tossici

prodotti dalla Farben per lo sterminio dei deportati nei lager; la fabbricazione di vaccini e altri prodotti per criminali esperimenti medici sulle persone dei deportati; il trattamento inumano inflitto ai deportati nelle fabbriche della Farben ad Auschwitz. Altri capi di accusa riguardavano la spoliazione dei territori occupati e l’impiego dei prigionieri di guerra nell’industria.

Le condanne furono irrisorie: 8 anni di detenzione a Otto Ambros e a Walther Duerrfeld, 6 anni a Heinrich Buetefisch e a Karl Krauch, presidente del Consiglio di amministrazione della Farben. Gli altri furono condannati a pene minori.

La Bunawerk e il lager di Monowitz sono un significativo esempio di ciò che sarebbe accaduto in Europa in caso di vittoria del nazismo, stretto alleato dei grandi industriali: la creazione di società parallele, una di « superuomini » e un’altra di schiavi, con un’industria fondata sullo sfruttamento di mano d’opera completamente schiavizzata. Di tale disegno rimane traccia anche in una lettera che il generale Oswald Pòhl, capo deU’Ufficio centrale economico ed amministrativo delle SS, scrisse a Himmler il 30.4.1942 e nella quale, fra l’altro, si afferma: « La custodia dei detenuti per puri motivi di sicurezza, educativi e preventivi, non [...]

[...] motivi di sicurezza, educativi e preventivi, non occupa più un posto di primo piano. L’aspetto più importante è diventato quello economico. La mobilitazione di tutte le forze dei detenuti, in un primo tempo per compiti bellici e in seguito per compiti di pace acquista sempre maggior rilievo ».

Bibliografia: Vincenzo Pappalettera: Tu passerai per il camino, Milano 1965; Vincenzo Pappalettera: Nei lager c’ero anch'io, Milano 1973; Vincenzo e Luigi Pappalettera: La parola agli aguzzini, Milano 1969; Reimund Schnabel: Il disonore dell’uomo, Milano 1961; Gerald Reitlinger: La soluzione finale, Milano 1962; Law fìeport of Trials of War Criminals, London 1949.

V.Pa.LPa.

Montagnana, Mario

N. a Torino il 22.6.1897, ivi m. l’8. 8.1960; operaio.

Giovanissimo incominciò a fare l’operaio meccanico. Nel 1913 entrò nelle file della Gioventù socialista e poi in quelle del P.S.I.. Nell’agosto 1917, durante la rivolta di Torino (v.) contro la guerra, venne arrestato e deferito al Tribunale militare. Dopo 18 mesi di carcere fu liberato per[...]

[...] file della Gioventù socialista e poi in quelle del P.S.I.. Nell’agosto 1917, durante la rivolta di Torino (v.) contro la guerra, venne arrestato e deferito al Tribunale militare. Dopo 18 mesi di carcere fu liberato per amnistia.

Con l’« Ordine Nuovo »

Nell'immediato dopoguerra divenne segretario della F.I.O.M. torinese e prese parte attiva al gruppo delYOrdine Nuovo, sorto all’interno del P.S.I., dedicando molta attività al lavoro dei Consigli di fabbrica. Attivo sostenitore della ne

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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine I.G., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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