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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale Hegel è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 342Analitici , di cui in selezione 17 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] F. Alderisio, Riflessioni di A. Gramsci sul concetto della finalità nella filosofia della prassi in Studi gramsciani

Brano: [...] del convegno
spunti di idee, che cosí furono abbozzati nei quaderni del carcere, donde fu tratta la materia per il suddetto volume.
Gramsci ha affermato che la « filosofia della prassi è una concezione nuova, indipendente, originale », e che la sua indipendenza e originalità è quella « di una nuova cultura in incubazione, che si svilupperà con lo svilupparsi dei rapporti sociali »; ha scritto inoltre che « la filosofia della prassi è uguale a Hegel piú Davide Ricardo » 1, in quanto i nuovi canoni metodologici introdotti da Ricardo in economia « hanno avuto un significato d'innovazione filosofica » (cosicché, ad es., il principio della legge di tendenza nell'homo oeconomicus e nel mercato determinato « è stata una scoperta di valore anche gnoseologico », ed « implica appunto una nuova concezione della necessità e della libertà» 2); e infine — ancora piú determinatamente — ha scritto che « la filosofia della prassi è una riforma e uno 'sviluppo dello hegelismo, è una filosofia liberata (o che cerca di liberarsi) da ogni elemento ideologic[...]

[...]i introdotti da Ricardo in economia « hanno avuto un significato d'innovazione filosofica » (cosicché, ad es., il principio della legge di tendenza nell'homo oeconomicus e nel mercato determinato « è stata una scoperta di valore anche gnoseologico », ed « implica appunto una nuova concezione della necessità e della libertà» 2); e infine — ancora piú determinatamente — ha scritto che « la filosofia della prassi è una riforma e uno 'sviluppo dello hegelismo, è una filosofia liberata (o che cerca di liberarsi) da ogni elemento ideologico unilaterale e fanatico ». In altri termini, ritenendo egli che la proposizione di Engels del « passaggio dal regno della necessità al regno della libertà » debba essere analizzata ed elaborata « con molta finezza e delicatezza », è quindi — ciò che è ancora piú significativo — pervenuto alla franca ammissione di un'etica o moralità del materialismo storico, cosí scrivendo:
1 M. S., p. 90.E da aggiungere che G. ha anche rilevato la diffusa opinione che la filosofia della prassi è una pura filosofia, cioè « la[...]

[...]llo storicismo moderno » , « contiene in sé un principio di superamento di questo storicismo». È anche accaduto, nella storia della cultura, che ogni volta che è affiorata la cultura popolare, e dalla « ganga popolare » — in una fase di rivolgimento — « si selezionava il metallo di una nuova classe», si è avuta una fioritura di « materialismo »; e che viceversa « nello stesso momento le classi tradizionali si aggrappavano allo spiritualismo».. « Hegel, a cavallo della Rivoluzione francese e della Restaurazione, ha dialettizzato i due momenti della vita del pensiero, materialismo e spiritualismo, ma la sintesi fu " un uomo che cammina sulla testa ". I continuatori di Hegel hanno distrutto quest'unità, e si è ritornati ai sistemi materialistici da una parte e a quelli spiritualistici dell'altra. La filosofia della prassi, nel suo fondatore, ha rivissuto tutta questa esperienza, di hegelismo, feueibacchismo, materialismo francese, per ricostruire la sintesi della unità dialettica: " l'uomo che cammina sulle gambe ". Il laceramento avvenuto per l'hegelismo si è ripetuto per la filosofia della prassi, cioè dall'unità dialettica si è ritornati da una parte al materialismo filosofico, mentre l'alta cultura moderna idealistica, ha cercato d'incorporare ciò che della filosofia della prassi le era indispensabile per trovare qualche nuovo elisir» 1 (di lunga vita per la classe di. cui la cultura idealistica è stata ed è l'esponente).
È facile qui rilevare che Gramsci intuiva nella concezione hegeliana — a parte la cattiva riuscita di essa in una sorta di uomo capovolto, che cammini sulla testa delle idee, e non sulle gambe dei bisogni e delle forze reali — una sintesi di due momenti della vita e del pensiero, e vedeva pure, in corrispondenza o analogia col laceramento avvenute nella scuola hegeliana, anche un laceramento avvenuto nella filosofia. della prassi, spesso degenerata in pregiudizio o superstizione materialistica e deterministica. Onde egli avvertiva che se la filosofia della prassi aveva
1 M. S., pp. 867.
Felice Alderisio 57
ragione di affermare che ogni « verità » creduta eterna ed assoluta « ha avuto origini pratiche e ha rappresentato un valore provvisorio (storicità di ogni concezione del mondo e della vita) », bisognasse ancora ammettere — per quanto la cosa fosse difficile farla comprendere « praticamente » — che una tale interpretazione storicista delle verità su[...]

[...] sulla dialettica naturale, sulla finalità nella natura, sui rapporti tra la natura e l'uomo, e sui rapporti in genere tra la scienza, la filosofia, la storia naturale e la storia umana. E cosí egli vi avrebbe certamente rilevato, e con pieno assentimento, questo giudizio storico di Engels sulla scienza naturale e sulla filosofia, da questi formulato specialmente nei confronti di Moleschott, di Vogt, di Büchner e di Haeckel e con riferimento all'hegelismo, al darwinismo ed alla scienza positivistica: «La filosofia compie una vendetta postuma contro la scienza per il fatto che la scienza l'ha abbandonata, e tuttavia gli scienziati avrebbero potuto vedere, già dai successi scientifici della filosofia, che in tutta questa filosofia c'era qualcosa di superiore a loro anche per quel che concerne il terreno loro proprio, specifico (Leibniz, fondatore della matematica dell'infinito, di fronte al quale Newton, schiacciato daI
1 Opera postuma di Engels, da lui lasciata incompiuta e in gran parte allo stato frammentario (qui citata nella trad. ital[...]

[...]
1 Opera postuma di Engels, da lui lasciata incompiuta e in gran parte allo stato frammentario (qui citata nella trad. ital. La dialettica della natura, Roma, Ed. Rinascita, 1950, 2' ed.).
2 ENGELS, oli. cit., p. 198.
Felice Alderisio 63
metodo induttivo come un asino dalla soma, fa la figura del plagiario e del guastatore; Kant, teoria delle origini cosmiche prima di Laplace; Oken, il primo in Germania ad accettare la teoria dell'evoluzione; Hegel: la sintesi e i1 raggruppamento razionale delle scienze naturali da lui fatti sono un'impresa molto piú grande di tutti gli assurdi materialistici messi insieme)... Gli scienziati credono di liberarsi dalla filosofia ignorandola o insultandola; ma poiché senza pensiero non vanno avanti e per pensare hanno bisogno di determinazioni di pensiero e accolgono però queste categorie, senza accorgersene, dal senso comune delle cosí dette persone colte dominato dai residui di una filosofia da gran tempo tramontata, non sono affatto meno schiavi della filosofia, ma lo sono il piú delle volte purtroppo [...]

[...]o il problema se essi vogliono essere dominati da una cattiva filosofia corrente, o da una forma di pensiero teorico che riposa sulla conoscenza della storia del pensiero e sui suoi risultati » 1. $ vero, e non si può omettere di parlarne, che Engels, distinguendo l'indirizzo filosofico basato su « categorie fisse » da quello dialettico basato su « categorie fluide » (e per questo indirizzo egli si contentava di fare solo i nomi di Aristotele ed Hegel), e giudicando insostenibile la rigida opposizione di premessa e conseguenza, di causa ed effetto, di identità e differenza, di realtà ed apparenza ecc., in quanto « l'un polo è già contenuto in nuce nell'altro, e ad un certo momento si muta nell'altro, e tutta la logica si sviluppa proprio dallo svolgersi di questi contrasti », tuttavia non mancò di ripetere anche in questi manoscritti inediti, che però « tutto ciò, nello stesso Hegel, è mistico, perché la categoria in Hegel appare come preesistente, e la dialettica del mondo reale appare solo come un suo riflesso »; e che quindi « in realtà la cosa va capovolta »; ed è piuttosto e solo « la dialettica del cervello... un riflesso delle forme di movimento del mondo reale, della natura cosí come della storia » 2. Ma si è trattato ancora e non di piú che di una ripetizione del famoso « capovolgimento» feuetibacchiano e piú ancora marxistico, cioè soltanto di una inversione del rapporto tra
1 ENGELS, op. cit., pp. 198, 2034.
2 ENGELS, op. cit., p. 197.
64 1 documenti del convegno
i momenti dialettici, e non della[...]

[...]a soppressione di uno di essi (cioè del momento ideale, a vantaggio di un monismo realistico o materialistico). E infatti Engels si spinge quasi a dare — ad es., rispetto al morfologo Richard Owen, che aveva scritto di una « idea archetipa » che si sarebbe manifestata in organismi animali in diversi aspetti sulla terra, già « moho tempo prima dell'esistenza di quegli animali che attualmente la esemplificano » — un po' piú di ragione proprio allo Hegel, per avere questi concepito « la natura come manifestazione dell'idea eterna nella sua estrinsecazione », con queste parole forse piú pensose che sarcastiche: « Se lo dice uno scienziato mistico, che dicendo cosí non ha in mente nulla, tutto va liscio; se la stessa cosa la dice un filosofo, che cosí dicendo ha qualcosa in mente (e anzi al fondo la verità, anche se in forma capovolta), allora egli è un mistico, e il suo è un delitto inaudito » 1.
1 ENGELS, op. cit., p. 200. Mi par utile riportare qui dall'opera postuma di Engels alcuni riferimenti relativi all'idea della finalità. A p. 202 è [...]

[...]lativi all'idea della finalità. A p. 202 è criticata la netta contrapposizione delle causae finales e delle causae efficientes compiuta da Haeckel (nella sua Antropogenia), il quale rifiutò semplicisticamente le prime, in quanto per lui la causa finalis senz'altro è = Dio, mentre Engels ammette la conciliabilità delle due forme di causalità, ed osserva ad Haeckel che « ciò che egli dice qui della Critica del giudizio di Kant non è in accordo con Hegel » (il quale aveva lodato altamente Kant per le sue riflessioni sulla finalità interna della natura). Pure contro Haeckel è l'altra osservazione di Engels, che non è vero che il vitalismo o la teleologia sia dualismo: « già in Kant e in Hegel la finalità interna è una protesta contro il dualismo; il meccanicismo applicato alla vita » — al modo di Haeckel — « è una categoria inerme » (e qui Engels rimanda alla trattazione della finalità nella Logica di Hegel, ne riproduce alcuni passi relativi al meccanismo ed alla teleologia, e inoltre non trova né esagerato, né paradossale o inammissibile (pas trop fort) ciò che Hegel dice dell'istinto (o tendenza : Trieb), e conclude con questa battuta che non mi sembra un fin de non recevoir: « Nell'organismo la finalità interna si manifesta attraverso l'istinto », che mette « piú o meno in armonia il singolo vivente con la sua idea »; e « da ciò vien fuori quanto tutta la finalità interna sia pur essa un determinismo ideologico. E tuttavia Lamarck è contenuto in essa ». Un altro luogo, in cui Engels adoperò il concetto della finalità è quello (nell'Antidühring), in cui egli considera il rapporto sociale determinatosi tra Robinson e Venerdì non come un mero rapporto di f[...]

[...]to, di fronte al lato politico ». Per le considerazioni a me parse necessarie su tale riflessione critica di Engels, la quale ha un notevole motivo di vero, e per il superamento del concetto di Stato come mera economicità e politicità in senso deteriore, rimando a1 mio recente studio Ripresa spaventiana, pp. 345 (ed. Gheroni, Torino, 1956).
Felice Alderisio 65
Ci è accaduto di scorgere che per Engels il noto « capovolgimento » della dialettica hegeliana non significava affatto il travolgimento, la soppressione vera e propria del momento ideale e la sostituzione integrale
e monistica del momento opposto, cioè di quello reale, estrinseco e materiale, bensí significava solo un'inversione del rapporto tra i due momenti dialettici, qual era stato inteso da Hegel; e certo la significava con la precedenza e preminenza, in agni senso, del reale, estrinseco e materiale rispetto al suo opposto. Non si trattava dunque di una decapitazione dell'uomo perché potesse camminare sulle proprie gambe, anziché sulla propria testa, come secondo una notissima immagine Marx aveva criticamente raffigurato il movimento della dialettica — secondo lui — astratta
e mistificatrice di Hegel. E poiché questa inversione del rapporto tra l'ideale e il reale, anche nell'immagine della testa stante all'ingiú, anziché eretta sulle spalle e sulle gambe (con la forza delle quali soltanto é possibile portare il proprio corpo e camminare), riguarda — nel concetto
e nell'immagine — direttamente il rapporto tra il fine e la causa, o il fine e il mezzo (o i mezzi), e può quindi bene sviluppare ed arricchire l'esposizione del pensiero di Gramsci in rapporto al tema propostomi, importa che io esamini anche ciò che egli ha scritto sul detto motivo critico della filosofia d'ella prassi contro l[...]

[...] direttamente il rapporto tra il fine e la causa, o il fine e il mezzo (o i mezzi), e può quindi bene sviluppare ed arricchire l'esposizione del pensiero di Gramsci in rapporto al tema propostomi, importa che io esamini anche ciò che egli ha scritto sul detto motivo critico della filosofia d'ella prassi contro la concezione del mondo storico ponente l'uomo « con la testa all'ingiú » . Gramsci dunque, in una lunga riflessione filologica su Marx e Hegel j, comincia con l'avvertire che « nello studio dello hegelismo di Marx » occorre ricordare che questi (il quale ebbe « carattere » — e Gramsci fece pur bene a rilevarlo —« eminentemente praticocritico ») aveva partecipato alla vita universitaria di Berlino pochi anni dopo la morte di Hegel (1831), cioè quando doveva essere ancora vivissimo « il ricordo dell'insegnamento orale di Hegel e delle discussioni appassionate » da esso già suscitate, e soprattutto in riferimento alla storia concreta. E in tali discussioni certamente « la concretezza storica del pensiero di Hegel doveva risultare molto piú evidente » di quanto in avvenire possa essere risultato dallo studio degli « scritti sistematici » del filosofo. Cosicché Gramsci espresse l'avviso che « alcune affermazioni » di Marx dovettero essere legate proprio a quella « vivacità conversativa: per es., l'affermazione che Hegel fa camminare gli uomini
1 M. S., pp. 701, in fine al frammento « Marx ed Hegel » .
66 1 documenti del convegno
con la testa in gin » . E qui è importante riferire che lo stesso Gramsci tentò di ricondurre in qualche modo alla fonte hegeliana questa plastica e notissima immagine critica di Marx (e che fu poi anche di Engels), raffigurante un uomo capovolto, che stando con la testa in basso e con le gambe per aria si sforzi tuttavia di camminare (come sanno fare i saltimbanchi), e diretta quindi a riprodurre — con immediato e irresistibile effetto di comicità — la strana posizione che all'uomo sarebbe stata data dalla concezione hegeliana della filosofia della storia e, anzitutto, da quella del diritto e dell'eticità. Difatti Gramsci osservò che l'immagine degli « uomini con la testa in giú » dové derivare dallo stesso Hegel, poiché questi se ne era servito « parlando della Rivoluzione francese » , e scrivendo che « in un certo momento della Rivoluzione francese (quando fu organizzata la nuova struttura statale) pareva che il mondo camminasse sulla testa, o qualcosa di simile ». Egli inoltre (affidandosi ancora ad un suo vago ricordo, per l'impossibilità in cui si trovava di riscontrare le fonti) aggiunse anche che il Croce si sarebbe una volta domandato « di dove i1 Marx abbia preso questa immagine » ; ed in conclusione della sua notazione filologica tornò a scrivere che quella immagine si trovava « certamente i[...]

[...]la nuova struttura statale) pareva che il mondo camminasse sulla testa, o qualcosa di simile ». Egli inoltre (affidandosi ancora ad un suo vago ricordo, per l'impossibilità in cui si trovava di riscontrare le fonti) aggiunse anche che il Croce si sarebbe una volta domandato « di dove i1 Marx abbia preso questa immagine » ; ed in conclusione della sua notazione filologica tornò a scrivere che quella immagine si trovava « certamente in un libro di Hegel (forse la Filosofia del diritto: non ricordo) »; o che piú veramente gli appariva « scaturita da una conversazione tanto è fresca, spontanea, poco " libresca " » . E in una breve nota a questo punto si legge — a proposito sempre della suddetta immagine — che A. Labriola aveva scritto: «Gli è proprio quel codino di Hegel che disse come quegli uomini (della Convenzione) avessero pei primi, dopo Anassagora, tentato di capovolgere la nozione del mondo, poggiando questo su la ragione» ~.
Gramsci dunque aveva colto nel vero ritenendo che proprio Hegel era stato il primo ad usare l'immagine della « testa » dell'uomo (ossia del suo « pensiero ») come reggente e movente sopra di sé il mondo umano; quindi prima che la stessa immagine venisse poi usata ed abusata nelle conversazioni, discussioni e anche polemiche di scuola, tanto a sostegno dell'idealismo storicopolitico di Hegel, quanto per la critica realistica — anzi la satira — di tale idealismo. Da una tale critica perd
1 A. LABRIOLA, Da un secolo all'altro, ed. Dal Pane, p. 43.
Felice Alderisio 67
quell'immagine veniva rovesciata e integrata (per l'effetto umoristico) a rappresentare non piú il mondo della storia e realtà umana, prodotto si ed obbiettivato e separato dall'uomo, che ne è l'autore, ma pur sempre poggiante « sulla testa » di lui, che — in posizione eretta e non capovolta — è il reale sostegno, anzi il produttore e portatore di esso (come il gigante Atlante nella mitologia greca reggeva sulle sue[...]

[...]almente anche qualche altro peso. Ed è ovvio che se non si sta sui piedi, e non si hanno buone gambe, non si può portare in giro il proprio corpo, né si può portare alcunché sulle proprie spalle o sulla propria testa. Ma oltre la vaga indagine filologica, indicata
piuttosto che eseguita — da Gramsci, sull'origine dell'immagine degli « uomini con la testa all'ingiù », e oltre la riferita citazione del Labriola (risalente esattamente .a una fonte hegeliana 1), nulla è possibile trovare, nella filologia marxistica, che di quella immagine in essa pur tanto ripetuta nel senso critico datole da Marx e da Engels valga a scoprirne l'origine e la fonte vera, e forse anche a precisarne storicamente l'esatto senso e valore, tanto positivo nell'uso fattone dallo Hegel, quanto negativo nell'uso a controsenso e a distorsione critica, a cui ben presto quell'immagine della testa (resa, da eretta, rovesciata) era stata comicamente ridotta da qualche spiritoso antihegeliano, o piú verisimilmente da un riformatore di sinistra del sistema di Hegel. Ed io confesso di aver provato un certo disappunto per non aver trovato alcuna soddisfazione ad una
1 Cioè alla Filosofia della storia di Hegel (cap. ultimo: p. 552 dell'ed. tedesca Reclam, Leipzig, 1924). Il passo a cui Labriola si riferiva (esprimendo soprattutto un consenso, e non una critica, e per il pensiero di Hegel e per la opera dei giacobini, in quanto essa intendeva porre il mondo della storia sulla testa dell'uomo, cioè basarlo sulla ragione) è questo: « Da quando il sole sta fisso nel firmamento ed i pianeti gli girano intorno, non si era ancora visto che l'uomo si pone sulla testa, cioè sul pensiero, e secondo questo costruisce la realtà — sich auf den Kopf, das ist, auf den Gedanken stellt, und die Wirklichkeit nach diesem erbaut. — Anassagora aveva per primo detto che il nous governa il mondo, ma soltanto ora l'uomo era giunto a conoscere che il pensiero debba regolare la realtà spirituale. E co[...]

[...]he il pensiero debba regolare la realtà spirituale. E con ciò si ebbe una splendida levata di sole, e tutti gli uomini pensanti hanno celebrato questa epoca ».
68 1 documenti del convegno
siffatta curiosità filologica (che non è però solo filologica), nella vasta
e ricca ricerca filologicofilosofica intrapresa dal Lukàcs in una sua pregevole opera 1, in cui con grande diligenza e discernimento ha indagato
e ripresentato le fonti del pensiero hegeliano e di quello marxistico, ed ha adoperato assai di frequente, ed a scopo critico, la frase auf den Kopf quasi come un trito ritornello o uno scongiuro.
però un fatto che il nostro A. Labriola, la cui illuminata e profonda ortodossia marxistica è fuori discussione anche rispetto alla revisione critica della filosofia della storia di Hegel, si astenne tuttavia dall'usare — a scopo di critica — quell'immagine della testa umana rovesciata, cosí com'era stata, se non foggiata, adoperata anche da Marx. Né si può supporre che il Labriola l'avesse ignorata, o non l'avesse rilevata, ma piuttosto che egli, piú avveduto e moderato critico della posizione hegeliana in materia di filosofia della storia e di etica e politica, non intendesse di spingere la sua critica fino al segno di un totale rovesciamento o capovolgimento di quella. Ed io non ritengo qui fuori luogo di richiamare una chiara allusione al senso astrattamente realistico o materialistico, cioè troppo unilaterale, che quell'immagine aveva assunto contro l'idealismo hegeliano, cioè l'allusione che ad essa fu fatta dallo Spaventa in un luogo della sua Logica e Metafisica, dove essa è accompagnata dalla dovuta critica. Premessa da lui l'esplicita ammissione che sia impossi
1 È l'opera di G. LUKÀcs, Der ¡unge Hegel Ueber die Beziehungen von Dialektik und Oekonomie, Zürich Wien, 1948. Lukàcs, mentre omette « la ricerca dell'originalità filosofica di Hegel » in ordine alla finalità della natura, poiché per essa occorrerebbero delle « ricerche specifiche», e carica alquanto l'opposizione che Engels (in Dialektik in der Natur, pp. 6545) avrebbe visto tra Hegel e Kant circa la «finalità interna », inoltre a me sembra che avrebbe potuto un po' meglio intendere la posizione di Engels sul nostro problema, e non avrebbe dcvuto troppo facilmente ritenere che Kant avesse dimostrato scarsa lungimiranza
e non molta intelligenza del vero col suo motto sul « filo d'erba » (in Critica del giudizio: « $ cosa sciocca per gli uomini anche il solo sperare che possa un giorno nascere un Newton, il quale renderebbe concepibile anche la sola produzione di un filo d'erba secondo leggi naturali, che nessuna veduta finalistica abbia. ordinata »), poiché mezzo secolo do[...]

[...]sa un giorno nascere un Newton, il quale renderebbe concepibile anche la sola produzione di un filo d'erba secondo leggi naturali, che nessuna veduta finalistica abbia. ordinata »), poiché mezzo secolo dopo, nella persona di Darwin, sarebbe sorto questo « Newton dei fili d'erba » (p. 436). Lukàcs ignora certamente il lavoro di approfondimento occorso a B. Spaventa per congiungere insieme l'evoluzione del Darwin col dialettismo idealistico dello Hegel (lavoro che Spaventa « cornpié da sé » nel 1864, e cioè appena un quinquennio dopo l'apparizione del capolavoro di Darwin; e del felice congiungimento dell'evoluzione naturalistica con la dialettica del pensiero Antonio Labriola altamente lodò il suo antico maestro in una lettera a Engels del 14 marzo 1894).
Felice Alderisio 69
bile trattare la filosofia della storia « sulle nude tre dita dell'Idea in sé, Idea fuori di sé e Idea in sé e per sé, senz'altro » (o, in altri termini, soltanto « sulla testa delle Idee, o dello Spirito », come suonava il ritornello critico dei marxisti), cosí Spav[...]

[...]e trattare la filosofia della storia « sulle nude tre dita dell'Idea in sé, Idea fuori di sé e Idea in sé e per sé, senz'altro » (o, in altri termini, soltanto « sulla testa delle Idee, o dello Spirito », come suonava il ritornello critico dei marxisti), cosí Spaventa proseguiva: «Quel che non posso ammettere è il dommatico autaut del realismo e dell'idealismo, dell'a posteriori e dell'a priori; o con buone gambe, ma cieco; o veggente, ma zoppo. Hegel stesso ha sempre protestato contro questa mutilazione dell'integrità dello spirito scientifico. E pure ci ha di quei che annunziano di aver superato Hegel, sacrificando la luce , degli occhi al facile uso delle gambe » 1.
Mi sembra infine un'opportuna conclusione di questo lavoro di ricerca sul concetto della finalità in un indirizzo teoreticopratico, che sempre piú consapevolmente e con un senso critico fatto di giustizia storica si ricollega alla concezione filosofica dello Hegel, il dare proprio a lui l'ultima parola. Il luogo filosoficamente piú importante e significativo in cui Hegel usò l'immagine auf dem Kop f e gehen sta nella « Prefazione » della Fenomenologia 0806), e, sebbene non potesse allora pensare di offrire egli stesso, e proprio con un suo concetto e una sua immagine assai felice ed espressiva, un argomento critico di facile uso e di grande effetto ai suoi futuri contraddittori o riformatori, è però da riflettere che l'averlo egli stesso escogitato e formulato, ed anzi indicato come un momento naturale e necessario della coscienza fenomenologica, costituisce una posizione di forza per il suo scopritore, che poté segnarne anche il limite di validità e di uso, [...]

[...]tire che non era legittimo né sicuro l'uso di un'arma non di loro costruzione, e proprio contro chi ne era stato l'inventore e il neutralizzatore. Con siffatta arma di critica una apparenza, ovvero un riflesso della coscienza fenomenologica, veniva adoperato contro la reale sostanza o il soggetto della coscienza.
1 B. SPAVENTA, Logica e Metafisica, Bari, 1911, p. 303.
70 I documenti del convegno
elevatasi a scienza (l'organismo del sistema di Hegel), cioè contro la sorgente luminosa di quell'apparenza o riflesso, il quale certo ne è una necessaria presupposizione, ma è come una scala che permetta di salire ad una sommità. Ed ecco il luogo di Hegel nella sua quasi letterale espressione, e con qualche lieve sfrondamento: « Il pur o conoscere sé stesso nell'assoluto essere altro, questo etere come tale, è il fondamento e il corpo della scienza, ovvero il sapere in generaie. I1 cominciamento della filosofia ha per presupposto ed esigenza che la coscienza venga a trovarsi in questo elemento, il quale però ottiene il suo compimento e la sua trasparenza [ossia l'interna conoscenza, quella data dalla Logica di Hegel) mediante il movimento del suo proprio divenire... La scienza richiede da parte sua all'autocoscienza che questa si sia elevata i[...]

[...]i letterale espressione, e con qualche lieve sfrondamento: « Il pur o conoscere sé stesso nell'assoluto essere altro, questo etere come tale, è il fondamento e il corpo della scienza, ovvero il sapere in generaie. I1 cominciamento della filosofia ha per presupposto ed esigenza che la coscienza venga a trovarsi in questo elemento, il quale però ottiene il suo compimento e la sua trasparenza [ossia l'interna conoscenza, quella data dalla Logica di Hegel) mediante il movimento del suo proprio divenire... La scienza richiede da parte sua all'autocoscienza che questa si sia elevata in questo etere affinché possa vivere con lei ed in lei, e affinché viva; e all'opposto l'individuo ha diritto di esigere che la scienza gli fornisca almeno la guida per elevarsi al detto punto di vista, e che gli mostri lo stesso in lui stesso... Mentre la posizione della coscienza vale come sapere le cose oggettive in opposizione a sé stessa e sé stessa in opposizione ad esse, per scienza essa vale come ciò che è 'l' altro — come ciò che si sa solo presso di sé, ed[...]

[...]tessa ha nella certezza di sé stessa il principio della sua realtà, la scienza porta con sé, in quanto l'autocoscienza è fuori di lei, la forma della irrealtà ».
Con un po' di spirito, si potrebbe forse anche concludere, dopo
1 Anziché camminare poggiando sui piedi (il testo tedesco è: ist ein Versuch den es... macht, auch einmal auf dem Kopfe zu gehen).
Felice Alrlerisio 71
l'attenta lettura e comprensione di questo importantissimo passo di Hegel, che qui si abbia innanzi il reo che si confessa; ma poiché non è da credere che con una cosí arguta e lucida esposizione dei due opposti punti di vista, — quello della coscienza naturale e fenomenologia, e quello della coscienza scientifica, logica o assoluta, — Hegel avesse proprio scelto per sé di camminare sulla propria testa, a me sembra piú esatto giudizio che egli abbia, in questa pagina della Fenomenologia, fatto ad un tempo la previsione di una futura critica alla sua dottrina della scienza filosofica (la quale è un monismo, cioè una identità di reale .e d'ideale non immediata, ma provata dialetticamente) e la correzione anticipata dell'opposta dottrina, che si arresta al dualismo di esistenza e coscienza, e considera questa come un mero riflesso di quella, e non come il coronamento e l'autoriflessione della stessa realtà o esistenza nel suo sapers[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] L. Sichirollo, Hegel, Gramsci e il marxismo in Studi gramsciani

Brano: Livio Sichirollo
HEGEL, GRAMSCI E IL MARXISMO
L'incontro di Gramsci con Hegel — e facciamo qui astrazione dalla determinazione, alla quale si dovrà pure pervenire, dei testi hegeliani che furono accessibili a Gramsci, direttamente o indirettamente — non appare nella sua discontinua continuità un fatto gratuito e, ciò che vorremmo dimostrare, neppure marginale. Emergono subito agli occhi del lettore i due momenti opposti dell'accettazione e del rifiuto, che dovremo considerare sempre operanti come libere componenti della meditazione gramsciana. « Hegel rappresenta, nella storia del pensiero filosofico, una parte a sé, poiché, nel suo sistema, in un modo o nell'altro, pur nella forma di " romanzo filosofico ", si riesce a comprendere cos'è la realtà, cioè si ha, in un solo sistema e in un solo filosofo, quella coscienza delle contraddizioni che prima risultava dall'insieme dei sistemi, dall'insieme dei filosofi, in polemica tra loro, in contraddizione tra loro » J.
Ma d'altra parte: « elementi di spinozismo, di feuerbachismo, di
hegelismo, di materialismo francese ecc., non sono per nulla parti essenziali della filosofia della prassi né qu[...]

[...]o filosofico, una parte a sé, poiché, nel suo sistema, in un modo o nell'altro, pur nella forma di " romanzo filosofico ", si riesce a comprendere cos'è la realtà, cioè si ha, in un solo sistema e in un solo filosofo, quella coscienza delle contraddizioni che prima risultava dall'insieme dei sistemi, dall'insieme dei filosofi, in polemica tra loro, in contraddizione tra loro » J.
Ma d'altra parte: « elementi di spinozismo, di feuerbachismo, di
hegelismo, di materialismo francese ecc., non sono per nulla parti essenziali della filosofia della prassi né questa si riduce a quelli, ma ciò che piú interessa è appunto il superamento delle vecchie filosofie, la nuova sintesi o gli elementi di una nuova sintesi, il nuovo modo di concepire la filosofia... È certo che l'hegelismo è il piú importante (relativamente) dei motivi al filosofare del nostro autore... » 2.
1 M. S., p. 93.
2 M. S., pp. 1589.
270 I documenti del convegno
Ritenere tali posizioni libere articolazioni di una meditazione che non ha altro oggetto del proprio esercizio che la pagina sulla quale procede esercitandosi, significa non solo assolutizzarle ma imporsi come compito la determinazione e la ricostruzione della loro mediazione. La quale è subito evidente come ricerca di una tradizione possibile della filosofia della prassi, di un intero storicoideologico che abbia costituito e costituisc[...]

[...]e. La quale è subito evidente come ricerca di una tradizione possibile della filosofia della prassi, di un intero storicoideologico che abbia costituito e costituisca il presupposto, il .tempo di quella filosofia, e insieme esprima la ragione di una comprensione, storica e speculativa. Ci accompagnerà sempre — ma ci indichi ad un tempo il cammino — il contrappunto: « La filosofia della prassi è stata un momento della cultura moderna... »1 e « {l'hegelismo] ebbe certo una importanza eccezionale e rappresenta un momento storicomondiale della ricerca filosofica » 2; nel modo della determinazione di una filosofia, nell'uso esplicito di una particolare categoria, troviamo già qui la prima giustificazione non esterna del nostro interesse.
« La filosofia della prassi presuppone tutto questo passato culturale, la Rinascita e la Riforma, la filosofia tedesca e la Rivoluzione francese, iI calvinismo e l'economia classica inglese, il liberalismo laico e lo storicismo che è alla base di tutta la concezione moderna della vita. La filosofia della prass[...]

[...]sofia della prassi: « Corrisponde al nesso Riforma protestante piú Rivoluzione francese: è una filosofia che è anche una politica e una politica che è anche una filosofia » 6. Segue subito una determinazione ulteriore, un passaggio dal rilievo socio
1 M. S., p. 81.
2 M. S., p. 159.
3 M. S., p. 86.
4 M. S., p. 105.
5 M. S., p. 159.
6 M. S., p. 87.
Livio Sichirollo 271.
logico alla configurazione storica, quasi una oggettivazione (in senso hegeliano) della filosofia della prassi per ciò che è posta come oggetto della coscienza del filosofo: « Attraversa ancora la sua fase popolaresca: suscitare un gruppo di intellettuali indipendenti non è cosa facile, domanda un lungo processo, con azioni e reazioni... è la concezione di un gruppo sociale subalterno, senza iniziativa storica, che si amplia continuamente, ma disorganicamente, e senza poter oltrepassare un certo grado qualitativo che è sempre al di qua del possesso dello Stato, dell'esercizio reale dell'egemonia su l'intera società che solo permette, un certo equilibrio organico nello[...]

[...]enza iniziativa storica, che si amplia continuamente, ma disorganicamente, e senza poter oltrepassare un certo grado qualitativo che è sempre al di qua del possesso dello Stato, dell'esercizio reale dell'egemonia su l'intera società che solo permette, un certo equilibrio organico nello sviluppo del gruppo intellettuale » 1. Questo punto, autenticamente e tematicamente gramsciano, sembra pure il risultato (o la condizione?) di un fattivo incontro hegeliano. Cosí infatti egli si esprimerà piú tardi: e ...enorme importanza la posizione assegnata da Hegel agli intellettuali, la quale deve essere accuratamente studiata. Con Hegel si incomincia a non pensare piú secondo le caste o gli " stati ", ma secondo lo " Stato ", la cui " aristocrazia " sono appunto gli intellettuali. La concezione " patrimoniale " dello Stato (che è il modo di pensare per "caste ") è immediatamente la concezione che Hegel deve distruggere (polemiche sprezzanti e sarcastiche contro von Haller). Senza questa " valorizzazione" degli intellettuali fatta da Hegel non si comprende nulla (storicamente) dell'idealismo moderno e delle sue radici sociali » 2. Qui, quell'avverbio: storicamente rende ragione degli strati successivi che abbiamo ritenuto di dover individuare precedentemente, nell'esame della pagina che stiamo leggendo, come passaggio da un piano sociologico ad un piano storico.
Proseguiamo: « La filosofia della prassi è diventata anch'essa " pregiudizio " e " superstizione": cosí come è, è l'aspetto popolare dello storicismo moderno ma contiene in sé un principio di superamento di questo storicismo » 3. La formulazione è ora diversa, i due st[...]

[...]iamo: « La filosofia della prassi è diventata anch'essa " pregiudizio " e " superstizione": cosí come è, è l'aspetto popolare dello storicismo moderno ma contiene in sé un principio di superamento di questo storicismo » 3. La formulazione è ora diversa, i due strani sono avvicinati e ne risulta un concetto della filosofia della prassi come di una filosofia della storia: infatti si parla subito dopo, e Gramsci fa propria la filosofia della storia hegeliana, dell'antitesi materialismo e spi
M. S., p. 87.
2 L, pp. 467.
3 M. S., p. 87.
272 I documenti del convegno
ritualismo come antitesi di classe popolare e classi tradizionali che si genera ad ogni fase di rivolgimento. a Hegel, a cavallo della Rivoluzione francese e della Restaurazione, ha dialettizzato i due momenti della vita del pensiero, materialismo e spiritualismo, ma la sintesi fu " un uomo che cammina sulla testa "» 1. Questa immagine hegeliana ritorna in Gramsci ancora, e non sembra mediata da Marx ma frutto di un'attenta lettura delle ultime pagine delle Vorlesungen über die Philosophie der Weltgeschichte (cfr. infatti ancora M. S., pp. 7071, dove c'è un simpatico apprezzamento dell'insegnamento orale di Hegel, del sollecitato riferimento alla storia concreta, della concretezza storica del pensiero di Hegel, il che sembra stranamente anticipare un nuovo giudizio sullo Hegel berlinese al quale si è da piú parti impegnati, per esempio Weil).
E, per finire con il nostro testo, Gramsci istituisce un non comune parallelismo fra la filosofia della prassi e la filosofia hegeliana: a I continuatori di Hegel hanno distrutto quest'unità e si è ritornati ai sistemi materialistici da una parte e a quelli spiritualistici dall'altra. La filosofia della prassi, nel suo fondatore, ha rivissuto tutta questa esperienza, di hegelismo, feuerbachismo, materialismo francese, per ricostruire la sintesi dell'unità dialettica: " l'uomo che cammina sulle gambe ". Il laceramento avvenuto per l'hegelismo si è ripetuto per la filosofia della prassi, cioè dall'unità dialettica si è ritornati da una parte al materialismo filosofico, mentre l'alta cultura moderna idealistica, ha cercato di incorporare cid che della filosofia della prassi le era indispensabile per trovare qualche nuovo elisir » 2. Si badi: la pagina è del massimo interesse per il senso stesso de'l nostro tema, né è casuale, come vedremo 3. Hegel è qui pienamente restituito alla storia, e non parlo di quanto siamo lontani da certi toni di sufficienza talvolta assunti nei confronti del cosiddetto idealismo speculativo tedesco che non hanno ragione storicamente di sussistere. Basterebbe lo Hegel di Marx per far crollare il mito dell'idealista alle prese con il mondo come una palla (Schiller a Goethe, 28 ottobre 1794). Ma non si tratta soltanto di restituzione alla storia: bensí di riconoscimento
1 M. S., p. 87.
2 M. S., p. 87.
3 Per ora dr. M. S., pp. 104105, appunti su Egemonia della cultura occidentale...
Livio Sichirollo 273
nella storia della filosofia della prassi delle ragioni del cosiddetto idealismo tedesco o speculativo (torneremo subito su una variazione di quest'ultimo termine), della sua lenta ma continua e decisa evoluzione in Hegel nella coscienza della filosofia c[...]

[...]ottobre 1794). Ma non si tratta soltanto di restituzione alla storia: bensí di riconoscimento
1 M. S., p. 87.
2 M. S., p. 87.
3 Per ora dr. M. S., pp. 104105, appunti su Egemonia della cultura occidentale...
Livio Sichirollo 273
nella storia della filosofia della prassi delle ragioni del cosiddetto idealismo tedesco o speculativo (torneremo subito su una variazione di quest'ultimo termine), della sua lenta ma continua e decisa evoluzione in Hegel nella coscienza della filosofia come ideologia.
Se teniamo presente il brano riportato all'inizio, e che abbiamo chiamato dell'accettazione (« Hegel rappresenta, nella storia del pensiero filosofico, una parte a sé... nel suo sistema... si riesce a comprendere cos'è la realtà...
»), e le righe che immediatamente lo precedono, cioè la determi nazione del radicarsi della filosofia nelle contraddizioni della società, ma come antitesi alla non coscienza nel sistema di queste contraddizioni, per cui però «Ogni filosofo è e non può non essere convinto di esprimere l'unità dello spirito umano, cioè l'unità della storia e della natura; infatti, se una tale convinzione non fosse... le filosofie non potrebbero diventare " ideologie " » 1, non deve[...]

[...]sofia nelle contraddizioni della società, ma come antitesi alla non coscienza nel sistema di queste contraddizioni, per cui però «Ogni filosofo è e non può non essere convinto di esprimere l'unità dello spirito umano, cioè l'unità della storia e della natura; infatti, se una tale convinzione non fosse... le filosofie non potrebbero diventare " ideologie " » 1, non deve apparire violenza o sollecitazione l'individuata comprensione della filosofia hegeliana e il riferimento qui ad un testo ben preciso, a quella « Vorrede » alla Filosofia del diritto dove il compito della filosofia come « comprensione del presente e del reale » è visto assolutamente in una contingenza, dacché non è possibile alla filosofia « ringiovanire le figure della vita » ma soltanto « riconoscerle » : per questo, Hegel può dire altrove « la filosofia non è conforto, è qualcosa di piú... » . Anche questa non può che essere fra quelle pagine nelle quali Marx aveva trovato quegli elementi della critica « che sorpassano di molto il punto di vista hegeliano » .
La restituzione del passato della filosofia della prassi come tradizione, il riconoscimento " del peso della presenza di Hegel nella tradizione della filosofia come ideologia riappare indirettamente attraverso un tema marxengelsiano molto caro a Gramsci (a giudicare dall'insistenza con la quale si manifesta). « Può disgiungersi l'idea di progresso da quella di divenire? Non pare. Esse sono nate insieme, come politica (in Francia), come filosofia (in Germania, poi sviluppata in Italia) » 2. Siamo qui ad un nodo della filosofia della prassi in Gramsci, al concetto di blocco storico, del condizionarsi in esso di struttura e ideologia, all'interno dunque del rapporto fra il politico (storico in generale) e lo speculativo[...]

[...]unto è questa formulazione per Gramsci problematica? Egli si pone, è vero, una domanda: « l'elemento " speculativo " è proprio di ogni filosofia, è la forma stessa, che deve assumere ogni costruzione teorica in quanto tale, cioè " speculazione " è sinonimo di filosofia e di teoria? » 2, ma d'altra parte dimostra (indirettamente e a partire da un problema diverso) come fosse esatto il nostro primo rilievo (positivo) della presenza della filosofia hegeliana in Gramsci: « Occorre dimostrare che la concezione " soggettivistica", dopo aver servito a criticare la filosofia della trascendenza da una parte e la metafisica ingenua del senso comune e del materialismo filosofico, può trovare il suo inveramento e la sua interpretazione storicistica solo nella concezione delle superstrutture mentre nella sua forma speculativa non è altro che un mero romanzo filosofico » 3. Il tema ora accennato diventa problema nei brani sulla cosiddetta « Traducibilità dei linguaggi scientifici e filosofici » 4 come rapporto fra il linguaggio politico francese e il li[...]

[...] materialismo filosofico, può trovare il suo inveramento e la sua interpretazione storicistica solo nella concezione delle superstrutture mentre nella sua forma speculativa non è altro che un mero romanzo filosofico » 3. Il tema ora accennato diventa problema nei brani sulla cosiddetta « Traducibilità dei linguaggi scientifici e filosofici » 4 come rapporto fra il linguaggio politico francese e il linguaggio della filosofia classica tedesca, fra Hegel e la Rivoluzione francese ecc., che ci riconduce alle nostre mosse iniziali (c'è qui un appunto filologico sulla fonte del famoso verso carducciano « Decapitaro Emmanuel Kant, iddio... », che è molto indicativo, poi cfr. ancora P., p. 58 e M. S., p. 145, dove si rinvia a quella molto elaborata interpretazione engelsiana della proposizione di Hegel sull'identità di reale e razionale in genere fraintesa).
E la nostra ricerca potrebbe ripetere lo stesso circolo a partire da un altro testo, dall'esame per esempio di quegli appunti schematici raccolti sotto il titolo « Egemonia della cultura occidentale su tutta la cultura mondiale » : è sempre centrale il motivo cultura europea e il suo processo di unificazione in Hegel, decomposizione dell'hegelismo, filosofia della prassi come risultato storico, ed ora possiamo aggiungere storiografico. Ché sto
1 M. S., p. 43.
2 Ivi, ma qd. XVIII.
3 M. S., p. 141.
4 M. S., p. 63 sgg.
Livio Sichirollo 275
ricità deve poter significare intelligibilità nella storia della storia, dare a se stessi la possibilità di configurare un passato che abbia senso per gli uomini. Di questo passato della filosofia che con Gramsci oggi facciamo nostra abbiamo tracciato una direzione, un momenta.
***
Per il senso di questa ricerca si devono tener presenti alcune ragioni, che si potevano anche esporre come intr[...]

[...]ria, dare a se stessi la possibilità di configurare un passato che abbia senso per gli uomini. Di questo passato della filosofia che con Gramsci oggi facciamo nostra abbiamo tracciato una direzione, un momenta.
***
Per il senso di questa ricerca si devono tener presenti alcune ragioni, che si potevano anche esporre come introduzione. Ma la libertà (non soggettiva) con la quale abbiamo percorso il testo gramsciano e la meditazione di Gramsci su Hegel ci consente di ridurre le nostre presupposizioni a questa nota. C'è una premessa di carattere metodico, esposta nella relazione di Luporini, necessaria: « ... l'importanza filosofica del pensiero di Gramsci... è piuttosto da ricercarsi nel livello in cui le diverse questioni si incontrano e tendono ad articolarsi, nell'indirizzo e contenuto d'insieme e nel metodo del suo pensiero ». Tale premessa va intesa all'interno dello schema che ha proposto Garin quando nota nell'introduzione alla sua relazione: « Non a caso Gramsci si proponeva proprio il problema di chi voglia ricostruire la genesi e [...]

[...]a che non può che essere lasciata in tutta la sua apertura, con tutta la varietà di direzioni e sollecitazioni che essa rende possibili. C'è una premessa poi di carattere piú interno, che deve giustificare il nostro tema, sicché questo non sembri subito evitare quella raccomandazione gramsciana che abbiamo sopra ricordato. E noto che la nostra storiografia filosofica ha manifestato e manifesta in alcune sue figure una determinazione del rapporto HegelMarx, idealismo classico tedescomarxismo, del tutto originale (non ha qui importanza che certe sue radici possano riconoscersi in alcune interpretazioni francesi o nello He
m. S., pp. 1045.
276 I documenti del convegno
gel di Lukàcs), storicamente giustificata dall'evoluzione marxiana e riconducibile in alcuni suoi nessi alle individuazioni positivonegative che di Hegel si leggono nel Nachlass di Lenin. Non ha interesse fare nomi, ma vorrei soltanto ricordare il giudizio di uno di questi interpreti sull'evoluzione di un maestro, che oggi non è piú tra noi. Massolo ha potuto dire recentemente di Banfi: « Egli manifesta la coscienza piena che il marxismo viene da lontano » . Questo giudizio è un omaggio a Gramsci. Ora, una libera esplorazione degli incontri di Gramsci con Hegel può aver portato un po' di luce nella direzione indicata, può costituire una motivazione di come Hegel all'interno del suo storico rapporto con Marx sia veramente la grande ragione speculativa del nostro tempo e di come le filosofie che in quel rapporto non si riconoscono nient'altro sono che linguaggi speculativamente non significanti per ciò che negano il reale e se stesse.



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] M. Tronti, Alcune questioni intorno al marxismo di Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]doscienziati è stata sostituita: la volontà tenace dell’uomo » 2.

1 Rinascita, 1957, n. 4, p. 149.

2 Ivi, p. 158. « Oggi il massimalismo riafferma, contro la previsione oggettiva, il fine volontario dell’azione. Ma costretto nei limiti dell’antitesi astratta

che disgiungeva gli opposti (condizione oggettiva e volontà soggettiva) come se

l’affermazione dell’uno esigesse la negazione dell’altro, seguendo cioè ancora l’abito mentale che Hegel ed Engels avrebbero chiamato metafisico, essi credono che asMario Tronti

307

Non è certo formula episodica come non è facile slogan >la efficace e puntuale espressione gramsciana della « Rivoluzione contro il Capitale ». Quando egli dice : « I bolsceviki rinnegano Carlo Marx », pone un problema fondamentale. Le soluzioni teoriche della II Internazionale avevano prodotto l’opportunismo politico e il tradimento totale, al momento dello scontro decisivo, di fronte alla guerra. La lotta contro quelle soluzioni, la negazione di esse, aveva prodotto il grande fuoco liberatore della Rivoluzio[...]

[...]edesca, la filosofia fu concepita come attività ricettiva o al massimo ordinatrice, cioè fu concepita come conoscenza di un meccanismo obbiettivamente funzionante all’infuori dell uomo. La filosofia classica tedesca introdusse il concetto di “ creatività ” del pensiero, ma in senso idealistico e speculativo. Pare che solo la filosofia della prassi abbia fatto fare un passo avanti al pensiero, sulla base della filosofia classica tedesca... » \

Hegel dialettizza i due momenti della vita del pensiero, materialismo e spiritualismo : la sintesi è un uomo che cammina sulla testa. I continuatori di Hegel distruggono questa unità: si ritorna ai sistemi materialistici da una parte, a quelli spiritualistici dall’altra. La filosofia della prassi rivive complessivamente tutta questa esperienza e finisce per ricostruire la sintesi dell’unità dialettica : l’uomo che cammina sulle gambe. Ma ecco che il laceramento avvenuto per l’hegelismo si ripete per la filosofia della prassi: da un lato il materialismo filosofico, dall’altro la moderna cultura idealistica che incorpora in sé elementi importanti della filosofia della prassi. Quindi esigenza di una nuova sintesi dialettica.

Scissione dell’unità e ricomposizione di essa ad un livello superiore: lo schema della dialettica hegeliana applicato al corso generale della storia del pensiero. La filosofia della prassi traduce l’hegelismo in linguaggio storicistico. Croce ritraduce in linguaggio speculativo lo storicismo realistico della filosofia della prassi. Occorre quindi rifare nei confronti del

Croce la stessa riduzione che la filosofia della prassi ha fatto per la filo
sofia hegeliana 2. E infatti la filosofia del Croce « rappresenta il momento mondiale odierno della filosofia classica tedesca» 3.

Dunque l’idea di un AntiCroce non è un compito occasionale, con
tingente, dettato da particolari sviluppi culturali, nazionali; esso rappresenta il momento mondiale odierno del marxismo, è il compito storico del marxismo della nostra epoca. Se noi consideriamo oggi « in gran parte esaurite le ragioni di quell’AntiCroce » (riassunto della relazione Luporini), dobbiamo concludere che ne risulta « in gran parte » esaurita la problematica gramsciana intorno al marxismo. La « [...]

[...] punto ne risulti favorita o inficiata la natura stessa della ricerca teorica. Il pensiero di Marx viene tutto immerso in una particolare atmosfera culturale; e già il problema dell’unità negli « elementi costitutivi dei marxismo » oscilla tra una ricerca filologica e un tentativo di mediazione logica tra concetti per natura diversi, se presi isolatamente (il valore nell’economia, la prassi nella filosofia, lo Stato nella politica).

Accanto a Hegel troviamo a un certo punto David Ricardo. E Gramsci si domanda se la scoperta del principio logico formale della legge di tendenza che porta a definire scientificamente i concetti di « homo oeconomicm » e di « mercato determinato » non abbia valore anche gnoseologico, se non implichi appunto una nuova « immanenza », una nuova concezione della « necessità » e della libertà. E afferma : « Questa traduzione mi pare appunto abbia fatto la filosofia della prassi, che ha universalizzato le scoperte di Ricardo estendendole adeguatamente a tutta la storia, quindi ricavandone originalmente una nuova co[...]

[...]e ha teso prima di tutto a determinare, cioè a storicizzare le categorie universali, cosi dette naturali deH’economia classica; ad usarle come strumento di comprensione e quindi di conoscenza di quel determinato tipo di società da cui erano state prodotte; a ricavarne quindi un indirizzo metodologico in cui è implicita, in prospettiva, la possibilità di una considerazione scientifica della storia in generale, cioè di una scienza della storia.

Hegel+Ricardo+Robespierre : sono le fonti tradizionali per la filosofia della prassi. E con Robespierre abbiamo da intendere evidentemente310

I documenti del convegno

il pensiero politico francese. Eppure non troviamo nei Quaderni una consapevolezza precisa di questo problema; senza dubbio perché manca in essi una conoscenza diretta di quella giovanile critica interna allo Stato borghese che conduce Marx ad una resa di conti decisiva con i principi dell’89 e alla scoperta di tutte le implicazioni teoriche e pratiche che vengono prodotte dalla distinzione e dal rapporto, storicamente costituì[...]

[...]ad una resa di conti decisiva con i principi dell’89 e alla scoperta di tutte le implicazioni teoriche e pratiche che vengono prodotte dalla distinzione e dal rapporto, storicamente costituìtosi, di società civile e società politica.

Tutto un nesso di problemi che permettono al giovane Marx di raggiungere un primo fondamentale risultato: cogliere le aporie fondamentali e il vizio di fondo, contemporaneamente, nella struttura logica del metodo hegeliano, nel pensiero politico del moderno giusnaturalismo, e nell’analisi economica di tutta la scuola classica. Un identico procedimento logico che appare come il procedimento specifico della società borghese moderna, il carattere particolare del suo sviluppo storico. Le contraddizioni logiche interne alle sovrastrutture, il contrasto storico di struttura e sovrastruttura, intanto è possibile in quanto viene scoperta la contraddizione logica e il contrasto storico all’interno della struttura stessa.

In Marx dunque Hegel, Ricardo e Robespierre non sono presi a sé, come momenti di una pura sto[...]

[...]economica di tutta la scuola classica. Un identico procedimento logico che appare come il procedimento specifico della società borghese moderna, il carattere particolare del suo sviluppo storico. Le contraddizioni logiche interne alle sovrastrutture, il contrasto storico di struttura e sovrastruttura, intanto è possibile in quanto viene scoperta la contraddizione logica e il contrasto storico all’interno della struttura stessa.

In Marx dunque Hegel, Ricardo e Robespierre non sono presi a sé, come momenti di una pura storia delle idee; essi sono tre aspetti, tra loro complementari, di una medesima realtà, cioè di un tipo specifico di società, sono già parte di questa società, sono una parte quindi dell’oggetto. Ecco perché l’analisi del loro pensiero è già, e non può non essere già, l’analisi della società borghese. Perché la società borghese è anche Hegel, Ricardo e Robespierre, cioè è anche il pensiero della società borghese. Anche il pensiero dunque è riguardato come un oggetto.

Ma qui bisogna stare attenti, perché si pone un problema di estrema delicatezza: di come riuscire a salvare la pur necessaria distinzione all’interno di una organica unità. Perché se è vero che il pensiero della società borghese è già la società borghese, è anche vero che non è tutta la società borghese. Cioè se anche il pensiero viene riguardato come un oggetto, questo non vuol dire che il pensiero è tutto l’oggetto, che il pensiero esaurisce l’oggetto. Se quest’[...]

[...]nsapevolezza di questo problema; e il tentativo di soluzione che egli abbozza è certamente coerente con l’impostazione del suo pensiero filosofico. Ciò non toglie che egli finisca per cadere nella prima di queste due soluzioni. Può considerarsi questo come la « conseguenza » di un determinato orizzonte teorico in cui egli ha calato il pensiero di Marx? Per rispondere, dobbiamo accostarci di nuovo, per un momento, alla considerazione del pensiero hegeliano. Qui troviamo subito, in campo marxista, un tradizionale filone d’interpretazione.

Lukàcs, in quel saggio del ’19 che sopra abbiamo ricordato, cosi si esprimeva : « La critica marxiana a Hegel è dunque la continuazione e la prosecuzione diretta della critica che Hegel stesso ha esercitato nei confronti di Kant e Fichte. Cosi è nato il metodo dialettico di Marx come prosecuzione conseguente di ciò cui Hegel aveva aspirato, ma che (Hegel) non aveva concretamente raggiunto... ». C’è qui, in sintesi, la base ultima del pensiero teorico di Lukàcs, che credo rimarrà coerente in tutto il corso della sua opera. Marx è la prosecuzione conseguente di Hegel; il marxismo è la conclusione dello hegelismo, l’inveramento di esso, è il vero hegelismo.

Quasi negli stessi termini si esprimerà Gramsci : « Hegel rappresenta, nella storia del pensiero filosofico, una parte a sé, poiché, nel suo sistema, in un modo o nell’altro, pur nella forma di romanzo filosofico, si riesce a comprendere cos’è la realtà, cioè si ha, in un solo sistema e in un solo filosofo, quella coscienza delle contraddizioni che prima risultava dall’insieme dei sistemi, dall’insieme dei filosofi, in polemica tra loro, in contraddizione tra loro. In un certo senso, pertanto, la filosofia della prassi è una riforma e uno sviluppo dell’hegelismo... » \ Qui lo stesso pensiero di Lukàcs è espresso in un linguaggio che tiene conto di u[...]

[...]una parte a sé, poiché, nel suo sistema, in un modo o nell’altro, pur nella forma di romanzo filosofico, si riesce a comprendere cos’è la realtà, cioè si ha, in un solo sistema e in un solo filosofo, quella coscienza delle contraddizioni che prima risultava dall’insieme dei sistemi, dall’insieme dei filosofi, in polemica tra loro, in contraddizione tra loro. In un certo senso, pertanto, la filosofia della prassi è una riforma e uno sviluppo dell’hegelismo... » \ Qui lo stesso pensiero di Lukàcs è espresso in un linguaggio che tiene conto di un momento « nazionale » della cultura. Il marxismo è la riforma della dialettica hegeliana; è la conclusione finalmente positiva dei vari tentativi che l’idea
i M. S.f p. 93.

21.312

I documenti del convegno

lismo italiano ha fatto per rivedere e aggiornare lo strumento logico del metodo hegeliano. Croce e Gentile hanno compiuto una riforma « reazionaria » ; rappresentano quindi un. passo indietro rispetto a Hegel1; in ciò sono stati aiutati da quell’anello intermedio VicoSpaventa(Gioberti). Ecco il difetto dunque di una certa tradizione culturale italiana: essa è troppo poco hegeliana; non è stata capace di tirare le somme da tutto di travaglio della filosofia classica tedesca, non è riuscita a concludere, a completare Hegel; a questa conclusione è arrivato o deve arrivare il marxismo.

Non credo di avere con ciò forzato il pensiero di Gramsci. Gran parte di queste, sono sue esplicite affermazioni. Si tratta di vedere fino a che punto esse siano determinanti per l’indirizzo del suo pensiero; certo è che affermazioni analoghe sono state decisive per l’indirizzo del pensiero marxista in generale.

£ difficile accettare questa che è, del resto, l’interpretazione tradizionale dei rapporti tra Marx e Hegel, per chi, come noi, ha preso coscienza di questi rapporti sulla base di quella giovanile « resa dei conti » c[...]

[...] deve arrivare il marxismo.

Non credo di avere con ciò forzato il pensiero di Gramsci. Gran parte di queste, sono sue esplicite affermazioni. Si tratta di vedere fino a che punto esse siano determinanti per l’indirizzo del suo pensiero; certo è che affermazioni analoghe sono state decisive per l’indirizzo del pensiero marxista in generale.

£ difficile accettare questa che è, del resto, l’interpretazione tradizionale dei rapporti tra Marx e Hegel, per chi, come noi, ha preso coscienza di questi rapporti sulla base di quella giovanile « resa dei conti » che Marx intraprende con la filosofia hegeliana; per chi proprio in questa resa dei conti ha colto per la prima volta « il segreto di Hegel », come si esprimeva già Della Volpe nel ’47; che proprio dal Della Volpe, qui in Italia, ha imparato a definire la dialettica hegeliana, come una dialettica platonicohegeliana, tutta immersa in quel vizio aprioristico, che gli assegna « un’incapacità organica di mediazione » ed una « organica impotenza assiologica e criticovalutativa ». « Marx ha, nella sua ricerca positiva, scientifica, veramente solo civettato con le formule della dialettica* usandole come innocenti metafore per riassumere icasticamente, secondo l’immaginoso linguaggio intellettuale, colto, del tempo, i processi storici di cui ha scoperto le leggi scientifiche... La dialettica che solo interessa Marx e il marxismo autentico è la dialettica determinata, cioè coincidente con la legge scientific[...]

[...]a positiva, scientifica, veramente solo civettato con le formule della dialettica* usandole come innocenti metafore per riassumere icasticamente, secondo l’immaginoso linguaggio intellettuale, colto, del tempo, i processi storici di cui ha scoperto le leggi scientifiche... La dialettica che solo interessa Marx e il marxismo autentico è la dialettica determinata, cioè coincidente con la legge scientifica » 2.

La mistificazione della dialettica hegeliana è essa la conclusione complessiva di tutto l’idealismo, di tutta la filosofia speculativa. Hegel non

1 M. S., pp. 2401.

2 Galvano Della Volpe, Marx e lo Stato moderno rappresentativo, Bologna, 1947, p. 12.Mario Tronti

313

ha bisogno di essere concluso; Hegel è già la conclusione. È proprio la conclusione che Marx rifiuta. E allora non si può dire che la filosofia della prassi ha incorporato in sé alcuni valori « strumentali » dello stesso metodo speculativo (ad es. la dialettica) \ Perché la dialettica hegeliana è già tutto il metodo speculativo; e proprio questo metodo, in Hegel, giustifica, rende possibile, anzi rende « necessario », il sistema della filosofia speculativa.

Questi concetti ci serviranno in seguito. Affrontiamo invece un problema preciso; uno di quei problemi che sotto una veste apparentemente filologica nascondono un serio contenuto di pensiero. Gramsci dice, per lo più, « filosofia della prassi », quando deve dire marxismo. E credo che siamo d’accordo nel ritenere non casuale la scelta di questa espressione. Certo che oggi chi dice « filosofia della prassi » o non intende precisamente il marxismo, oppure propone una certa interpretazione del marx[...]

[...]ità per il socialismo... » : R. MONDOLFO, Intorno a Gramsci e alla filosofia della prassi, in Critica sociale, 1955, nn. 678.

1 M. S., p. 159.

2 Ai. S., p. 54.

3 Ai. S., p. 142.

4 Ai. S., p. 143.

5 M: S.t p. 92.Mario Tronti

317

idealistica, immanentistica, storicistica del pensiero di Marx. Conseguenza inevitabile se non si è passati attraverso quella distruttiva critica marxiana al procedimento mistificato della dialettica hegeliana, e quindi al metodo del pensiero hegeliano che fa tutt’uno per Marx con il sistema definitivo della filosofia hegeliana; se non si è analizzata e smontata dall’interno l’unica metafisica che Marx temeva, e che era la metafisica dell’idealismo, culminata, coronata e conclusa nel pensiero di Hegel.

Grossi equivoci possono sorgere intorno a questo aspetto della problematica gramsciana. Prendiamo la teoria delle sovrastrutture. « Il materialismo sporico... — dice Gramsci — nella teoria delle superstrutture pone in linguaggio realistico e storicistico ciò che la filosofia tradizionale esprimeva in forma speculativa » 1; « la concezione 66 soggettivistica ”... può trovare il suo inveramento e la sua interpretazione storicistica solo nella concezione delle superstrutture » 2. Che mi pare si possa capire in questo modo : per salvare la concezione soggettivistica occorre darle un’interpret[...]

[...] e storicistico ciò che la filosofia tradizionale esprimeva in forma speculativa » 1; « la concezione 66 soggettivistica ”... può trovare il suo inveramento e la sua interpretazione storicistica solo nella concezione delle superstrutture » 2. Che mi pare si possa capire in questo modo : per salvare la concezione soggettivistica occorre darle un’interpretazione storicistica; e questa si ha con la teoria delle sovrastrutture. In questo senso Videa hegeliana diventa l'ideologia; cioè l’idea hegeliana cambia di posto, viene trasferita nella sovrastruttura, viene immersa in un divenire storico, viene storicizzata; o meglio viene risolta sia nelle strutture sia nelle sovrastrutture, in quanto entrambe si presentano come parvenze di un concreto divenire storico. Dunque Videa, nella sua natura, nella struttura del suo movimento, rimane identica: è l’idea hegeliana, che, solamente, viene storicizzata. Il marxismo risulta cosi come la interpretazione storicistica della concezione soggettivistica; come lo storicizzarsi dell’idealismo.

Non possiamo dire che Gramsci arrivi a questa conclusione esplicita. C’è in lui la consapevolezza di altri problemi, c’è in lui una ben determinata gerarchia di problemi, in cui il primo posto spetta sempre al concreto, al particolare, allo « storicamente determinato », che giustamente gli impedisce di giungere ad una simile conclusione. C’è in lui soprattutto una giusta soluzione al problema del rapporto di « teoria [...]

[...]ltra filosofia consiste nel non porsi più come filosofia; la sua originalità conMario Tronti

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siste nell’opporr e alla filosofia la scienza, anzi nel concepire la propria filosofia soltanto come scienza, come « concezione specifica di un oggetto specifico » ; la sua autonomia consiste nel concepire il proprio metodo d’indagine autonomo, in generale da tutta la vecchia filosofia speculativa, <e in particolare dalla filosofia speculativa hegeliana che aveva concluso e inverato tutta la vecchia filosofia, in virtù di quel suo « logico » procedimento che ripeteva « l’oggettivo » procedimento, cioè il concreto metodo storico, economico, politico, giuridico della formazione economicosociale capitalistica, della società borghese moderna.

Queste sono soltanto alcune delle questioni che mi sembrava importante di trattare, e che occorreva trattare, mi rendo conto, con ben più serio approfondimento. Comunque è bene presentare tutte le considerazioni qui fatte, come un’interpretazione tendenziosa del pensiero teorico di Gramsci. Un’interp[...]



da Giovanni Mari, Ritratti critici contemporanei. Louis Althusser in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4

Brano: [...] crisi attuale (« Non possiamo infatti contentarci di risolvere tutto con la responsabilità di Stalin », Finalmente, p. 225).
Nel 1978 i punti di maggior debolezza del pensiero di Marx gli appaiono i seguenti: la sopravvivenza in esso dell'« idea di una filosofia della storia » che, come l'« unità fittizia » imposta al Capitale dall'esigenza di dover partire dall'« astrazione del valore », rileva un'insufficiente resa dei conti filosofica con l'hegelismo; le ben scarse indicazioni circa la natura e la funzione della « sovrastruttura » (« il diritto, lo Stato, le forme ideologiche »); l'assenza di una riflessione teorica sul problema dell'organizzazione (mo, pp. 113120). L'idea di una crisi del marxismo permette infine una nuova consapevolezza storica: questa crisi non può essere considerata un mero fatto recente ed improvviso, essa appare piuttosto come qualcosa di cui lo stalinismo aveva « bloccato » l'esplosione mediante una sorta di suo congelamento dogmatico e difensivo (« Era, dunque, una crisi che veniva bloccata sotto l'abito dell'[...]

[...]he la definizione della
LOUIS ALTHUSSER 415
deviazione staliniana come economicismo coperto dall'umanismo è conquistata da Althusser solamente nel secondo periodo della propria ricerca, precisamente nel 1972 (Réponse à J. Lewis). Mi soffermerò soltanto sulla prima questione. Althusser mantiene ferme nei due periodi della propria ricerca, sia la periodizzazione dell'itinerario politico teorico del giovane Marx (momento liberale e razionalistico hegeliano fino al 1842; momento umanistico comunitario di stampo feuerbachiano fino al 1845; passaggio al comunismo ed al materialismo rivoluzionario a partire dal 1845). Sia il concetto di
« rottura epistemologica », per designare un fatto interno a tale itinerario (la discontinuità teorica tra la scienza marxista della storia e la sua preistoria hegeliana e, soprattutto, feuerbachiana) ed insieme per sottolineare tutta la « specificità » e « novità » della fondazione del materialismo storico (Marx apre il « continenteStoria », precedentemente occupato dalle ideologie e dalla filosofia della storia, alla scienza: un evento teorico e politico
« irreversibile » e « senza precedenti nella storia umana »). Sia infine la tesi dell'antiumanesimo teorico di Marx. Tuttavia egli dà due interpretazioni della « rottura epistemologica » e quindi della storia e della periodizzazione di Marx. Nel primo periodo (non solo negli scritti compresi nel Per Ma[...]

[...] del '57 a Per la critica dell'economia politica). Lo scritto in cui Althusser ritiene che si debba piú che in ogni altro ricercare la filosofia di Marx è il Capitale, la sua opera scientifica piú importante. La filosofia marxista è infatti l'insieme dei concetti indispensabile a pensare 1'« immensa rivoluzione teorica » che le scoperte scientifiche di Marx hanno determinate nel « teorico esistente », rappresentato essenzialmente dalla filosofia hegeliana. Il fatto che Marx non abbia sufficientemente « pensato »
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il significato filosofico delle proprie scoperte scientifiche, questa sua lacuna, determina, come vedremo, non pochi problemi e difficoltà di ordine teorico.
Per Althusser comunque soltanto la ricerca e lo sviluppo della filosofia di Marx permettono di « rispondere alla domanda sul posto occupato dal Capitale nella storia del sapere » (Lc, p. 15), risposta indispensabile, questo l'obiettivo politico e teorico di fondo del filosofo francese, per una effettiva « intelligenza » dell'opera marxiana e della sua «[...]

[...]nnesso ad una pratica (sociale o intellettuale), è una trasformazione (che possiede una propria dialettica) prodotta da una pratica, egli eredita ugualmente, a suo modo, l'enorme ed irraggiungibile obiettivo politico e teorico del marxismo della III Internazionale, consistente nella ricerca razionale delle leggi del divenire in generale. Nel « materialismo dialettico » le leggi della dialettica erano l'ontologia ed il metodo di tutti i processi (hegelianamente. il metodo era lo schema ontologico della realtà), le quali permettevano di inserire i processi politici in una visione universale ed unitaria di tutti i processi sociali, naturali ed umani: una sorta di fondazione metafisica della politica con le note ed inevitabili conseguenze di dogmatismo e di concezione non partecipata della direzione politica di stato e di partito. È chiaro che in Althusser scompaiono tutti gli elementi ontologici, non però la sostanza degli obiettivi metodologici. Althusser non concepisce la « Teoria » del « `divenire' delle cose in generale » né come riflesso[...]

[...] dalle « difficoltà » e dai « punti di fragilità teorica » del ragionamento di Marx. Come Althusser indica in E facile essere marxisti in filosofia? questi risultati possono essere raggruppati attorno a due grandi temi: quello della « determinazione in ultima istanza » (della sovrastruttura da parte dell'economia) e quello del « processo di conoscenza ». La prima questione, che Althusser affronta in relazione al problema del rapporto tra Marx ed Hegel, è trattata in particolare nei saggi Contraddizione e surdeterminazione (1962) e Sulla dialettica materialistica (1963), entrambi compresi nel Per Marx, oltreché nella seconda parte del saggio L'oggetto del « Capitale » (1965), compreso in Leggere « Il Capitale ».
Il ragionamento di Althusser, in Per Marx, inizia con la constatazione dell'« equivocità » della « formula del `rovesciamento' » contenuta nel Po
LOUIS ALTHUSSER 423

scritto alla seconda edizione del primo libro del Capitale (« La dialettica, in Hegel, è capovolta. Bisogna rovesciarla per scoprire il nocciolo razionale den[...]

[...] (1962) e Sulla dialettica materialistica (1963), entrambi compresi nel Per Marx, oltreché nella seconda parte del saggio L'oggetto del « Capitale » (1965), compreso in Leggere « Il Capitale ».
Il ragionamento di Althusser, in Per Marx, inizia con la constatazione dell'« equivocità » della « formula del `rovesciamento' » contenuta nel Po
LOUIS ALTHUSSER 423

scritto alla seconda edizione del primo libro del Capitale (« La dialettica, in Hegel, è capovolta. Bisogna rovesciarla per scoprire il nocciolo razionale dentro il guscio mistico »): questa formula ad Althusser appare solo « indicativa, anzi metaforica » e tale da porre « piú problemi di quanti ne risolva ». E con la costatazione che in Marx la concezione dei « rapporti specifici tra struttura e sovrastruttura meritino ancora di essere teoricamente elaborati e indagati ». L'obiettivo è duplice: dimostrare la totale diversità e specificità della dialettica marxista rispetto a quella hegeliana, e combattere le interpretazioni economicistiche (evoluzioniste e meccaniciste) della[...]

[...]iolo razionale dentro il guscio mistico »): questa formula ad Althusser appare solo « indicativa, anzi metaforica » e tale da porre « piú problemi di quanti ne risolva ». E con la costatazione che in Marx la concezione dei « rapporti specifici tra struttura e sovrastruttura meritino ancora di essere teoricamente elaborati e indagati ». L'obiettivo è duplice: dimostrare la totale diversità e specificità della dialettica marxista rispetto a quella hegeliana, e combattere le interpretazioni economicistiche (evoluzioniste e meccaniciste) della tesi materialisticostorica della determinazione in ultima istanza dell'economia (cioè della contraddizione tra forze produttive e rapporti sociali di produzione) del corso della storia. A questo scopo egli elabora, a partire dalla pratica teorica e politica marxista, due nozioni, quella di « surdeterminazione », cioè di « contraddizione surdeterminata » (PM, p. 82), e quella di « tutto complesso strutturato a dominante » (PM, p. 178). Le quali sono proposte in sostituzione dei concetti hegeliani di « con[...]

[...]azione in ultima istanza dell'economia (cioè della contraddizione tra forze produttive e rapporti sociali di produzione) del corso della storia. A questo scopo egli elabora, a partire dalla pratica teorica e politica marxista, due nozioni, quella di « surdeterminazione », cioè di « contraddizione surdeterminata » (PM, p. 82), e quella di « tutto complesso strutturato a dominante » (PM, p. 178). Le quali sono proposte in sostituzione dei concetti hegeliani di « contraddizione » e di « totalità ». La contraddizione hegeliana infatti non ammette alcuna reale surdeterminazione, non ammettendo mai una vera determinazione ad essa esterna. Essa cioè è « semplice », presentandosi sempre come « fenomeno » di un'unica semplicità intrinseca (essenza, principio, ecc.). A sua volta la totalità hegeliana, essendo lo « sviluppo alienato di un'unità semplice », non ammette che differenze e contraddizioni apparenti e quindi, né una contraddizione dominante, né una struttura a dominante: la sua « unità è di tipo `spirituale' », non strutturale. Insomma Marx non ha in alcun modo « conservato, neppure `capovolti' », né il concetto hegeliano di contraddizione, né quello di società.
Piú complessi i termini della polemica antieconomicistica. Si tratta di risolvere in maniera diversa dall'economicismo una reale difficoltà teorica del pensiero di Marx, il quale, se da un lato sostiene ciò che Engels definisce la « determinazione in ultima istanza dell'economia » (« Con il cambiamento della base economica si sconvolge piú o meno rapidamente tutta la gigantesca sovrastruttura », Marx, Prefazione a Per la critica dell'economia politica), dall'altro afferma che la « lotta di classe è il motore della storia ». A questo proposito Alth[...]

[...]e tratto dalla psicanalisi), come una « causalità assente », ovvero presente solo nei suoi effetti. Infine sottolinea che in questo concetto si deve ricercare la grande novità teorica di Marx rispetto alla « filosofia classica », la quale in base ad una riflessione sulle conquiste scientifiche era pervenuta a due concetti di causalità: quella « transitiva » di Descartes (legata alla scienza di Galilei) e quella « espressiva » di Leibniz e poi di Hegel (legata al calcolo infinitesimale). In Elementi di autocritica Althusser rileva nella propria nozione di « causalità strutturale » un eccesso di « civetteria » nei confronti della terminologia strutturalistica, ed un'effettiva influenza della filosofia di Spinoza e non dell'ideologia strutturalista, e propone di esprimere lo stesso concetto, d'accordo con la « tradizione marxista », mediante quello di « causalità dialettica materialistica ». A me comunque sembra che su questo tema della determinazione in ultima istanza, a parte le differenze terminologiche e le precisazioni concettuali, la so[...]

[...]rio »: la « pratica teorica è criterio di se stessa, contiene in sé i principi definiti di convalida della qualità del suo prodotto » (Lc, p. 62).
Si pone a questo punto il problema di come questa interpretazione del pensiero di Marx possa ammettere il materialismo, secondo il quale non è il pensiero a produrre la realtà, ma piuttosto questa, nella sua preesistenza ed autonomia nei confronti del pensiero, a permettere anche la conoscenza (« Per Hegel... il reale non è che il fenomeno esterno del processo del pensiero. Per me, viceversa, l'elemento ideale non è altro che l'elemento materiale trasferito e tradotto nel cervello degli uomini », Marx, Poscritto alla seconda edizione del r libro del Capitale). Come interpretare questa priorità dell'astrazione ed insieme del materiale, del reale ed insieme dell'ideale? La novità della riflessione di Althusser consiste nel suo rifiuto della soluzione storicista, cioè di quella posizione che pensa di risolvere questa difficoltà mediante una dottrina delle « astrazioni reali » o delle « astrazioni [...]

[...]gorie delle qualità reali in qualche modo in esse « riflesse ». Lo storicismo marxista si ispira ad alcuni passi di Marx, e ad altri di Engels,
I
LOUIS ALTHUSSER 427
soprattutto dove questi interpreta il significato dell'opera scientifica di Marx (L'oggetto del « Capitale », y e vi). La presenza in Marx di elementi empiristi è spiegata da Althusser mediante l'inadeguatezza filosofica di Marx che ricorre in alcuni casi al teorico esistente (Hegel) per pensare i problemi che le sue scoperte scientifiche ponevano in sede filosofica.
A sua volta, per l'interpretazione antistoricista (e antiumanista) del marxismo Althusser si avvale soprattutto dell'Introduzione del '57, in base alla quale avanza due tesi, quella della « conoscenza come produzione » e quella della « distinzione tra oggetto reale e oggetto di conoscenza ». Il processo di conoscenza scientifica è un lavoro di trasformazione, compiuto da una Generalità ii (l'insieme dei concetti e delle tecniche esistenti ad un dato momento della storia di una scienza), su una Generalità i [...]

[...]a, fonda la sezione della Jeunesse Etudiante Chrétienne du Lycée du Parc. Due anni piú tardi è promosso al concorso dell'Ecole Normale Supérieure, Lettere. Nel 1940 è fatto prigioniero a Vannes in Bretagna; tradotto in Germania vi rimane prigioniero fino al maggio 1945. Durante gli anni 194548 è allievo all'E.N.s., rue d'Ulm a Parigi. Si diploma, sotto la direzione di Gaston Bachelard, con un lavoro sulla Notion de contenu dans la philosophie de Hegel. Nel 1948 è agrégé di filosofia. Nello stesso anno si iscrive al Partito Comunista Francese, a cui tuttora aderisce. Nel 1950 è agrégé répétiteur e segretario dell'E.N.s., nel 1962 Maîtreassistant e segretario dell'E.N.S.
OPERE DI L. ALTHUSSER (19511978)
1. Contributo nella discussione sulla sessione Journées nationales d'études pedagogiques des professeurs de philosophie (1950), « Revue de l'enseignement philoso
phique », I, 1951, n. 1/2, p. 12. 2. A propos du marxisme, ivi, III, 1953, n. 4,
pp. 1519. 3. Note sur le matérialisme dialectique, ivi, III, 1953, n. 5, pp. 11
17. 4. Sur l'obj[...]

[...]1. A propos de l'article de Michel Verret sur « Mai
Etudiant », « La Pensée », 1969, n. 145, pp. 314 (affronta gli stessi temi della lettera
del 15 marzo 1969, in n. 40, pp. 338361).. 42. Idéologie et appareils idéologi
ques d'Etat (Notes pour une recherche), « La Pensée », 1970, n. 151, pp. 338 (tr. it., « Critica Marxista », vin, n. 5, 1970; « Il piccolo Hans », n. 67, 1975; Sull'ideologia,
Bari, Dedalo, 1976). 43. Sur le rapport de Marx à Hegel (1968), in JACQUES
D'HONDT (a cura di), Hegel et la pensée moderne, Paris, n.u.F., 1970, pp. 85111 (tr.
it. in n. 49). 44. Lenin devant Hegel (1969), in W. R. BEYER (a cura di), Hegel
Jahrbuch 19681969, Meisenheim a. Glan, 1970, pp. 4558 (tr. it. in n. 49). 45.
Lettera al traduttore del 19. Gennaio 1970, in L. A./E. BALIBAR, Reading Capital,
LOUIS ALTHUSSER 441
London, New Left Book, 1970, pp. 323324. 46. Foreword (1970), in L.A.,
Lenin and Philosophy and other Essays, London, New Left Book, 1971, pp. 79 (tr. it.
in S. Karsz, op. cit., pp. 344347). 47. Lettera al traduttore (di Freud et Lacan)
del 21 febbraio 1969, in n. 46, pp. 177178. 48. Presentación (1971) alla nuova
edizione di MARTA HARNECKER, Los conceptos elementales del materialismo histórico,
Mexico, Sig[...]

[...]sophy and other Essays, London, New Left Book, 1971, pp. 79 (tr. it.
in S. Karsz, op. cit., pp. 344347). 47. Lettera al traduttore (di Freud et Lacan)
del 21 febbraio 1969, in n. 46, pp. 177178. 48. Presentación (1971) alla nuova
edizione di MARTA HARNECKER, Los conceptos elementales del materialismo histórico,
Mexico, Siglo xxl, 19794°, pp. xixvi (tr. it. in S. Karsz, pp. 348354). 49. Lénine
et la philosophie suivi de Marx et Lénine devant Hegel, Paris, Maspero, 1972, 91 pp. Raccoglie i nn. 36, 44, 43 (tr. it. di F. Madonia, L.A., Lenin e la filosofia. Seguito da: Sul rapporto fra Marx e Hegel. Lenin di fronte a Hegel, Milano, Jaca Book,
1972). 50. Sur une erreur politique. Les maîtres auxiliaires, les étudiants tra
vailleurs et l'aggrégation de philosophie, « France Nouvelle », 1972, nn. 1393 e 1394,
pp. 912 e 1013. 51. Reply to John Lewis (Self Criticism), « Marxism Today »,
xvi, 1972, nn. 10 e 11, pp. 310318 e 343349 (tr. it. in n. 53). 52. The con
ditions of Marx's Scientific Discovery. On the New Definition of Philosophy (1970),
« Theoretical Practice », 1973, n. 7/8, pp. 411 (tr. it. in n. 60). 53. Réponse à
John Lewis, Paris, Maspero, 1973, pp. 99, che oltre al n. 51 comprende un Avertissemen[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] P. Salvucci, Sul concetto gramasciano di storia della filosofia in Studi gramsciani

Brano: [...]oblema del significato e della direzione del lavoro dello storico. Ciò non accade, ovviamente, soltanto nelle note che sono esplicitamente dedicate al problema, ma es senzialmente là dove il Gramsci verifica in concreto — sempre, però, nei limiti consentitigli dal carattere necessariamente frammentario delle sue messe a punto — la validità dei criteri metodologici della filosofia della prassi da lui originalmente rielaborati. Quando si occupa di Hegel, Gramsci rivela in modo impressionante quale finissimo storico della filosofia sa rebbe stato, se avesse voluto o potuto esserlo. Ma di questo piú oltre.
Che il lavoro dello storico ubbidisca alla propria intuizione del mondo
1 Cfr. A. MASSOLO, La storia della filosofia come problema, Firenze, 1955; M. GuERouLT, «La légitimité de l'histoire de la philosophie », in La filosofia della storia della filosofia, pp. 3963 (Archivio di Filosofia, 1954).
254 I documenti del convegno
e dell'uomo è, nel Gramsci, un punto fermo. Il Garin ha ricordato alcune espressioni in questo senso indicative 1. L[...]

[...]ofia è coscienza di un mutamento reale avvenuto nella realtà e in che senso cooperi a modificare la vecchia filosofia, il precedente modo di pensare, nella consapevolezza che questa vecchia filosofia (dalla quale si muove, magari in continuità piú o meno critica) è incapace, ormai, di comprendere (con cettualizzare) la nuova realtà.
Di questo modo di storicizzare le filosofie, il Gramsci ci offre una eloquente testimonianza nella sua lettura di Hegel. I suoi incontri con Hegel sono molti, ma tutti, ovviamente, occasionali. Quando il Gramsci interpreta la celebre espressione engelsiana nel senso che l'assorbimento della parte vitale dell'hegelismo, da parte del marxismo, non si è ancora esaurito, ma è un processo storico in movimento 2, penso che si tratti di una osservazione che si possa sostanzialmente condividere ancora oggi. Il compito è, semmai, quello di continuare a liberare Hegel dall'immagine neohegeliana, di quella filosofia, quindi, che di Hegel « ha tagliato via la parte piú realistica, piú storicistica » 3.
A questo compito lo stesso Gramsci ha offerto contributi indubbiamente notevoli. La filosofia della prassi eredita il nucleo piú storicistico di Hegel, perché non vede nel suo sistema il panlogismo, ma la teorizzazione di una ben definita realtà. Nel sistema di Hegel « ... si riesce a comprendere che cosa è la realtà» 4. Questa illuminazione gramsciana precede di molto alcuni recenti studi che hanno presentato Hegel come «filosofo della realtà » (Hippolyte, Weil, ma soprattutto Lukàcs). Il
M. S., p. 151 : il corsivo è mio.
2 M. S., p. 91.
3 M. S., p. 241.
4 M. S., p. 93.
Pasquale Salvucci 257
recupero storicistico di Hegel, da parte della filosofia della prassi, è anche nel significato che questa ha dato alla tesi hegeliana « che la filosofia si converte nella storia della filosofia » 1.
Per intendere il sensodi questo recupero, si deve ricordare che, in Regel, sono reperibili due sollecitazioni che si risolvono con la vittoria della seconda. Da una parte, le filosofie, nel loro storico presentarsi, sono considerate come pensiero del mondo, come il proprio tempo nella forma del pensiero (« il piú bel fiore »). Dall'altra, esse sono proiettate in una storia ideale, di cui sono momenti, per ciò che la filosofia (assoluta) si realizza mediante i sistemi che, per tanto, diventano momenti eterni (logici) del suo[...]

[...]ia della seconda. Da una parte, le filosofie, nel loro storico presentarsi, sono considerate come pensiero del mondo, come il proprio tempo nella forma del pensiero (« il piú bel fiore »). Dall'altra, esse sono proiettate in una storia ideale, di cui sono momenti, per ciò che la filosofia (assoluta) si realizza mediante i sistemi che, per tanto, diventano momenti eterni (logici) del suo realizzarsi. La storicità, pur cosí fortemente avvertita da Hegel, in questo violento coincidere con l'eternità, è di fatto annientata e la storia della filosofia si risolve, in ultima istanza, nella sistemazione hegeliana, in una filosofia delle filosofie, volta a liberare le filosofie da ciò che le lega al tempo, alla situazione da cui sorgono. Quando lo storico marxista procede a storicizzare le filosofie, che cosa è questo se non il recupero della prima e piú valida sollecitazione hegeliana? La tesi, allora, di Hegel, secondo cui la filosofia coincide con la storia della filosofia, viene liberata dall'impalcatura sistematica che, in Hegel, ne distruggeva il piú profondo significato. La tesi è interpretata nel senso «che occorre negare la "filosofia assoluta" o astratta e speculativa, cioè la filosofia che nasce dalla precedente filosofia e ne eredita " i problemi supremi " cosí detti, o anche solo il " problema filosofico ", che diventa, pertanto, un problema di storia, di come nascono e si sviluppano i determinati problemi della filosofia » 2.
La storia della filosofia è possibile come atto di storicizzazione che lo storico compie, di volta in volta, in vista della determinazione del modo come le singole filosofie sono cosci[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] N. Bobbio, Nota sulla dialettica in Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...] per la dialettica si presenta lo stesso problema; essa è un nuovo modo di pensare, una nuova filosofia, ma è anche perciò una nuova tecnica » 1. Non ci interessa qui la questione della tecnica; ci interessa l'affermazione che per Gramsci la dialettica è un nuovo modo di pensare, anzi una nuova filosofia. In questo senso egli si riallaccia alla nota tesi marxiana ed engelsiana, secondo cui il metodo dialettico era stato il lato rivoluzionario di Hegel, e aveva segnato una svolta nella storia della filosofia. Il legame tra dialettica e rivoluzione filosofica compiuta dal marxismo, è ribadito ancor piú esplicitamente in un passo, anch'esso di origine engelsiana, nella polemica con Bukharin: « La funzione e il significato della dialettica possono essere concepiti in tutta la loro f ondamentalitd, solo se la filosofia della prassi è concepita come una filosofia integrale e originale che inizia una nuova fase nella storia e nello sviluppo mondiale del pensiero in quanto supera (e superando ne include in sé gli elementi vitali) sia l'idealismo c[...]

[...] 150.
4 M. S., p. 59.
Norberto Bobbio 77
oppongo a chi ponesse il problema con questa alternativa: « $ l'uomo che agisce sulla natura, o è la natura che agisce sull'uomo? ». Quando, invece, parlo dello sviluppo dialettico dalla società feudale alla società borghese, cadrei in errore se intendessi che la società feudale agisce sulla società borghese e, viceversa, la società borghese agisce sulla società feudale: il senso esatto, del linguaggio hegelianomarxistico di quella espressione, è che la società borghese è l'antitesi, è la negazione, della società feudale, e, cosí dicendo, mi contrappongo a chi sostenesse essere la società borghese il prodotto di un'evoluzione della società feudale. A questi due significati Engels, nella Dialettica della natura, ne aggiunge un altro. Per Engels le leggi della dialettica sono tre, vale a dire, oltre alle leggi della compenetrazione degli opposti (azione reciproca) e della negazione della negazione, anche quella « della conversione della quantità in qualità e viceversa » J.
In Gramsci si trovano tu[...]

[...]quel composto o sintesi ch'egli chiama
blocco storico ». 'Si può dire che per « blocco storico » Gramsci intenda il risultato, in una certa situazione storica, del rapporto dialettico di struttura e di superstruttura. In im celebre passo, dove egli dice che « la struttura e le superstrutture formano " un blocco storico " » , e spiega quali sono le condizioni storiche necessarie perché l'ideologia trasformi la realtà, ciò che esprime, in termini hegeliani, dicendo che il razionale si fa reale, conclude: < Il ragionamento si basa sulla reciprocità necessaria tra struttura e superstrutture (reciprocità che è appunto il processo dialettico reale) » 2.
L'uso di gran lunga piú frequente e indubbiamente anche piú importante del termine « dialettica » nel linguaggio gramsciano è quello corrispondente al significato di « processo tesiantitesisintesi ». Aggiungiamo che è anche il significato piú genuinamente hegelianomarxistico; basti pensare che confluisce nel concetto di « divenire » . Proprio a proposito del divenire, della distinzione fra prog[...]

[...]endo che il razionale si fa reale, conclude: < Il ragionamento si basa sulla reciprocità necessaria tra struttura e superstrutture (reciprocità che è appunto il processo dialettico reale) » 2.
L'uso di gran lunga piú frequente e indubbiamente anche piú importante del termine « dialettica » nel linguaggio gramsciano è quello corrispondente al significato di « processo tesiantitesisintesi ». Aggiungiamo che è anche il significato piú genuinamente hegelianomarxistico; basti pensare che confluisce nel concetto di « divenire » . Proprio a proposito del divenire, della distinzione fra progresso e divenire, ci si imbatte in quest'uso del termine: « Nel " divenire " si è cercato di salvare ciò che di piú concreto è nel " progresso ", il movimento e anzi il movimento dialettico (quindi anche un approfondimento, perché il progresso è legato alla concezione volgare dell'evoluzione) » 3. È chiaro che qui con « movimento dialettico » si vuole indicare, in contrapposizione alla concezione evolutiva del corso storico, una concezione per cui il corso sto[...]

[...]all'idea che la realtà storica (e, secondo le interpretazioni del marxismo, anche quella naturale) sia contraddittoria,
e che la dialettica sia lo strumento adeguato per comprenderla, e, cornprendendola, superarne le contraddizioni. Ora, il rapporto fra filosofia
e consapevolezza delle contraddizioni è sempre presente nel pensiero di Gramsci, nel quale il marxismo è, in quanto filosofia, superiore alle filosofie precedenti, e quindi anche allo hegelismo, solo nella misura in cui ha acquistato piú piena consapevolezza delle contraddizioni, e si pone, anzi, da se stesso came un elemento della contraddittorietà della storia. « In un certo senso, pertanto, la filosofia della prassi è una riforma
e uno sviluppo dello hegelismo, è una filosofia liberata (o che cerca liberarsi) da ogni elemento ideologico unilaterale e fanatico, è la coscienza piena delle contraddizioni, in cui lo stesso filosofo, inteso individualmente
o inteso come intiero gruppo sociale, non solo comprende le contraddizioni ma pone se stesso come elemento della contraddizione, eleva questo elemento a principio di conoscenze e quindi di azione » 1.
Non manca, infine, in Gramsci il riferimento del termine « dialettica » al principio o legge del passaggio dalla quantità alla qualità. Ne parla ripetutamente nella critica al materialismo volgare [...]

[...]esto elemento a principio di conoscenze e quindi di azione » 1.
Non manca, infine, in Gramsci il riferimento del termine « dialettica » al principio o legge del passaggio dalla quantità alla qualità. Ne parla ripetutamente nella critica al materialismo volgare di Bukharin. In un passo, lamenta che il Saggio popolare non sciolga uno dei nodi teorici del marxismo, vale a dire, appunto « come la filosofia della prassi abbia " concretato " la legge hegeliana della quantità che diventa qualità » 2. Altrove si vale del principio in funzione polemica contro l'evoluzionismo volgare « che non può conoscere il principio dialettico col passaggio della quantità alla qualità » 3; altrove, ancora, contro la teoria della previsione nella storia, che parte dal presupposto che le forze contrastanti siano riducibili a quantità fisse, mentre cid non accade perché « la quantità diventa continuamente qualità » 4.
1 M. S., pp. 9394. Il corsivo è mio.
2 M. S., p. 163.
3M.S.,p.125.
4 M. S., p. 135.
80 I documenti del convegno
4. La funzione del concetto di[...]

[...]ze contrastanti siano riducibili a quantità fisse, mentre cid non accade perché « la quantità diventa continuamente qualità » 4.
1 M. S., pp. 9394. Il corsivo è mio.
2 M. S., p. 163.
3M.S.,p.125.
4 M. S., p. 135.
80 I documenti del convegno
4. La funzione del concetto di dialettica nel pensiero gramsciano è centralissima, ed è legata quasi esclusivamente al secondo significato sopra illustrato che è, come si è detto, il significato genuino hegelianomarxistico. Il concetto di dialettica serve a Gramsci per caratterizzare il marxismo come filosofia nuova, e a dare battaglia, secondo l'interpretazione di Marx piú volte ripetuta da Engels, su due fronti: contro l'idealismo hegeliano, che è dialettico, sí, ma fa un uso speculativo della dialettica, e contro il materialismo volgare che è, sí, antidealistico, ma non è dialettico. Hegel, per Gramsci, ha avuto il merito di presentare tutte in una volta, seppure in un romanzo filosofico, le contraddizioni che prima risultavano soltanto dall'insieme dei sistemi. Ha dialettizzato i due momenti della vita del pensiero, materialismo e spiritualismo, ma in modo speculativo, onde è risultato il famoso uomo che cammina sulla testa.
I continuatori di Hegel hanno distrutto l'unità dialettica, ed è toccato alla filosofia della prassi di ricostruirla, ma questa volta ponendo l'uomo sulle gambe 1. Quanto al materialismo tradizionale, il suo vizio fondamentale è di essere evoluzionistico, cioè, appunto, di non essere dialettico. Nel passo già ricordato, in cui il concetto di divenire vien distinto da quello di progresso, è proprio il concetto di dialettica che offre il criterio di discriminazione. Poiché anche alla filosofia della prassi è toccato lo stesso destino della filosofia di Hegel, cioè di scindersi, e « dall'unità dialettica si è ritornati[...]

[...]ostruirla, ma questa volta ponendo l'uomo sulle gambe 1. Quanto al materialismo tradizionale, il suo vizio fondamentale è di essere evoluzionistico, cioè, appunto, di non essere dialettico. Nel passo già ricordato, in cui il concetto di divenire vien distinto da quello di progresso, è proprio il concetto di dialettica che offre il criterio di discriminazione. Poiché anche alla filosofia della prassi è toccato lo stesso destino della filosofia di Hegel, cioè di scindersi, e « dall'unità dialettica si è ritornati da una parte al materialismo filosofico, mentre l'alta cultura moderna idealistica ha cercato di incorporare ciò che della filosofia della prassi le era indispensabile per trovare qualche nuovo elisir » 2, la battaglia su due fronti continua, e spetta ad una ripresa genuina della filosofia della prassi (è il compito che Gramsci si pone) di ricostruire l'unità dialettica perduta.
Com'è noto, nei frammenti gramsciani il fronte materialistico è rappresentato da Bukharin, quello idealistico da Croce. Nei rispetti di Bukharin e di Croce[...]

[...] su due fronti continua, e spetta ad una ripresa genuina della filosofia della prassi (è il compito che Gramsci si pone) di ricostruire l'unità dialettica perduta.
Com'è noto, nei frammenti gramsciani il fronte materialistico è rappresentato da Bukharin, quello idealistico da Croce. Nei rispetti di Bukharin e di Croce, Gramsci rinnova le critiche che Marx ed Engels avevano mosso rispettivamente al materialismo meccanicistico e alla filosofia di Hegel. Quale rimprovero muove, fra gli altri, Gramsci a Bukharin? Uno dei rimproveri è proprio di aver trascurato la dialettica:
1 M. S., pp. 9394 e 87.
2 M. S., p. 87.
Norberto Bobbio 81
« Nel Saggio manca una trattazione qualsiasi della dialettica. La dialettica viene presupposta, molto superficialmente, non esposta, cosa assurda in un manuale che dovrebbe contenere gli elementi essenziali della dottrina trattata... » 1. Questa mancanza si può spiegare, secondo Gramsci, con due motivi, uno di carattere teorico, l'incomprensione da parte di Bukharin della funzione della dialettica, e l'altro d[...]

[...] come passive e non consapevoli, come un elemento non dissimile dalle cose materiali, e il concetto di evoluzione volgare, nel senso naturalistico, viene sostituito al concetto di svolgimento e di sviluppo » '2.
Per quel che riguarda l'atteggiamento di Gramsci verso Croce, è noto che per lui fare i conti colla filosofia crociana voleva dire compiere la stessa opera distruttivacostruttiva, di critica e di inveramento, che Marx aveva compiuto con Hegel, anche se talora il novello Hegel gli si presenta piuttosto nelle vesti di un nuovo signor Dühring 3. Chi abbia presenti le pagine che il giovane Marx dedica alla critica della filosofia speculativa di Hegel (pagine che peraltro Gramsci non poteva conoscere), troverà frequenti analogie in alcune pagine che Gramsci dedica a Croce. Il vizio fondamentale della filosofia di Croce è per Gramsci di essere ancora una filosofia speculativa, e in tal modo egli ritorce l'accusa che Croce aveva mosso al marxismo di essere una filosofia teologizzante per
1 M. S., p. 132. Il corsivo è mio.
2 P., p. 190.
3 Si veda, ad esempio, M. S., pp. 44, 200.
82 I documenti del convegno
aver ripresentato nella struttura il principio di un dio ascoso 4. Basterà ricordare un passo fra i molti che si potrebbero scegliere[...]

[...]Con altre parole: la storia del Croce è una storia delle idee, e di conseguenza dei portatori e creatori delle idee che sono gli intellettuali; ovvero è una storia in cui le contraddizioni reali sono percepite attraverso le teorie che rispecchiano queste contraddizioni, ancora una volta una storia dell'uomo che cammina colla testa e non coi piedi. L'analogia con alcuni passi dei Manoscritti del '44 di Marx è sorprendente: Marx aveva rimproverato Hegel di aver trasferito il movimento della storia reale nella coscienza e di aver descritto un movimento storico che non era quello dell'uomo reale, ma della coscienza con se stessa.
5. La polemica di Gramsci con Croce ha molti aspetti. Quello che abbiamo sinora toccato è uno degli assalti ch'egli muove alla roccaforte crociana. E da notare ora che il concetto di dialettica è impegnato anche in un'altra critica, che per essere piú volte ripetuta e per il fatto di involgere insieme con Croce una piú ampia tradizione di pensiero,
1 M. S., pp. 190, 230.
2 M. S., pp. 190191.
3 M. S., p. 191.
4 M.[...]

[...]ne crociana in un vasto disegno storico che dovrebbe risalire sino al neoguelfismo del Gioberti e valersi, come categoria di comprensione storica, dei concetti di rivoluzione passiva del Cuoco e di rivoluzionerestaurazione del Quinet. Ebbene, Gramsci ritiene di poter spiegare l'atteggiamento del Croce mostrando che questi aveva frainteso la dialettica; per Gramsci, il concetto che Croce ha della dialettica non corrisponde alla conoezione genuina hegelianomarxistica, anzi rappresenta « una... mutilazione dell'hegelismo e della dialettica » J. È lo stesso errore che Marx rimprovera a Proudhon in un celebre passo della Miseria della filosofia, cosí spesso citato da Gramsci nei momenti cruciali da farcelo annoverare fra le fonti piú importanti della sua riflessione sul marxismo 2. Marx accusava Proudhon di aver frainteso il significato della dialettica, che è movimento di opposti o passaggio dall'affermazione alla negazione e alla negazione della negazione, dal momento che aveva preteso di distinguere in ogni evento storico il lato buono e il lato cattivo, e conservare il primo eliminando il secondo. E spi[...]



da George Lukacs, La mia via al marxismo [traduzione di Ugo Gimelli] in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 7 - 1 - numero 33

Brano: [...]mi condusse a una crisi filosofica, non interessano il lettore. Ma questa crisi — invero a mia insaputa — era
LA MIA VIA AL MARXISMO 3
determinata_ oggettivamente da un più intenso manifestarsi dei contrasti imperialistici e fu accelerata dallo scoppio della guerra mc ñdiale Certamente questa crisi si manifestò dapprima solo nel passaggio dall'idealismo soggettivo all'idealismo oggettivo (Teoria del romanzò, scritta nel 191215), e naturalmente Hegel venne ad acquistare per me un'importanza sempre crescente, in particolare la Fenomenologia dello spirito. Col carattere imperialistico della guerra che mi diveniva sempre più chiaro, con l'approfondimento dei miei studi hegeliani, nel corso dei quali mi accostai anche e Feuerbach — comunque allora solo dalla parte dell'antropologismo — comincia il mió secondo intenso studio di Marx. Questa volta stavano per me in prima piano gli scritti filosofici del periodo giovanile, sebbene studiassi anche con passione la grande Introduzione alla critica dell'economia politica. Questa volta però si trattava di un Marx non più guardato attraverso la lente di Simmel ma attraverso quella hegeliana. Non più Marx come « eminente specialista », come « economista e sociologo »; mi si cominciava già a delineare il filosofo dal largo p[...]

[...]nel corso dei quali mi accostai anche e Feuerbach — comunque allora solo dalla parte dell'antropologismo — comincia il mió secondo intenso studio di Marx. Questa volta stavano per me in prima piano gli scritti filosofici del periodo giovanile, sebbene studiassi anche con passione la grande Introduzione alla critica dell'economia politica. Questa volta però si trattava di un Marx non più guardato attraverso la lente di Simmel ma attraverso quella hegeliana. Non più Marx come « eminente specialista », come « economista e sociologo »; mi si cominciava già a delineare il filosofo dal largo pensiero, il grande dialettico. Tuttavia neanche allora vedevo il significato del materialismo per la con" cretizzazione e l'unificazione, per l'impostazione coerente dei problemi dialettici. Arrivai solo fino a una priorità — hegeliana — del contenuto rispetto alla forma e cercai di sintetizzare, su base essenzialmente hegeliana, Hegel e Marx in una «filosofia della storia ». Questo tentativo acquistò una particolare sfumatura dal fatto che nel mio paese, in Ungheria, l'ideologia del « socialismo di sinistra » più influente era il sindacalismo di Erwin Szabos. I suoi scritti sindacalisti dettero ai miei « tentativi di filosofia della storia », accanto a più di un elemento positivo (ad esempio la conoscenza, fatta attraverso lui, della Critica del programma di Gotha), una nota accentuata di astratto soggettivismo e pertanto eticizzante. Tagliato fuori, in quanto intellettuale universitario, dal movimento operaio illegale, no[...]

[...]sopravvissuto in me ancora a lungo (posizione nel dibattito sul parlamentarismo, 1920; atteggiamento nell'azione del marzo 1921). Questo mi impediva soprattutto di intendere veramente ed esattamente il lato materialistico della dialettica nel suo significato filosofico più comprensivo. Il mio libro Storia e coscienza di classe (1923) mostra molto chiaramente questo passaggio. Nonostante il tentativo, già consapevole, di superare ed « eliminare » Hegel con Marx, ,Rrpb1emi_ decisivi_.di dialettica venivano risolti idealisticamente (dialettica della natura, teoria del rispecchiamento ecc.). La teoria della Luxemburg sull'accumulazione, ancora da me mantenuta, si mescolava in modo non organico con un attivismo soggettivistico ultrasinistro.
Soltanto l'intima adesione al movimento operaio, dovuta ad una attività di molti anni, e la possibilità di studiare le opere di Lenin e di corn prenderne, poco a poco, la fondamentale importanza, avviarono il terzo periodo del mio interessamento per Marx. Solo ora, dopo quasi un decennio di lavoro pratico[...]

[...] vera eredità di Lenin contra Trozki, Zinoviev ecc., e ho veduto che con essa furono salvate e rese adatte a ulteriore sviluppo proprio quelle conquiste che Lenin ci ha trasmesso. (A questo giudizio sul periodo dal '24 al '30 gli anni frattanto trascorsi e le esperienze che li accompagnarono non hanno mutato nulla di essenziale). A questo si aggiunge che la discussione filosofica dal '29 al '30 mi dette la speranza che il chiarimento di rapporti HegelMarx, FeuerbachMarx, MarxLenin e la liberazione da una cosiddetta ortodossia plechanovista avrebbero dischiuso nuovi orizzonti alla ricerca filosofica. Inoltre lo scioglimento della Rapp (1932), alla quale io sempre mi ero opposto, apri a, me e a molti altri una vasta prospettiva, quella di una ripresa, non ostacolata da alcun burocratismo, della letteratura socialista, della metodologia e della critica letteraria marxista; in questa speranza occorre sottolineare con pari rilievo le due componenti, l'assenza di limiti imposti da una burocrazia e il carattere marxista leninista. Se aggiungo che[...]

[...]ie di guerriglia partigiana per le mie idee scientifiche, cioè a render possibile la pubblicazione dei miei lavori per mezzo di citazioni da Stalin ecc. e di esprimere in essi con la necessaria cautela la mia opinione dissidente tanto apertamente quanto lo permetteva il margine di respiro dato di volta in volta dal momento storico. Ne conseguiva talora l'imperativo di tacere. E' noto per esempio, come durante la guerra fosse deciso di dichiarare Hegel ideologo della reazione feudale contro la rivoluzione francese; perciò io non potei allora naturalmente pubblicare il mio libro sul giovane Hegel. Si può certamente vincere la guerra, pensavo, anche senza ricorrere a simili sciocchezze senza basi scientifiche ma, una volta che la propaganda antihitleriana è andata a occuparsi proprio di questo, è più importante per il momento vincere la guerra che questionare sulla giusta concezione di Hegel. E' noto che questa tesi errata si è mantenuta a lungo anche dopo la guerra, ma è altrettanto noto che io ho poi pubblicato il libro su Hegel senza cambiarvi una riga.
Si trattava tuttavia anche di problemi sociali assai più gravi di questo, i quali mettevano allora sempre più in evidenza l'aspetto negativo dei metodi staliniani. Mi riferisco naturalmente ai grandi processi, la cui legalità io fin da principio giudicai con scetticismo, non molto diversamente per esempio da quella dei processi contro i girondini, i dantoniani ecc. nella grande rivolu zione francese, cioè io riconoscevo la loro necessità storica senza preoccuparmi troppo della questione della loro legalità. (Oggi ritengo che Krusciov abbia ragione quando ne rileva e[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] A. Zanardo, Il «manuale» di Bukharin visto dai comunisti tedeschi e da Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...](Lukàcs zum siebzigsten Geburtstag, Berlin, 1955).350

I documenti del convegno

Che esistesse la possibilità di uscire sia pure lentamente da questo intellettualismo è dimostrato dall’attività di Lukàcs degli anni '2224. Nei suoi articoli fin verso il ’20, sia in quelli inclusi in Geschichte und Klassenbewusstsein sia in quelli che ritenne opportuno escludere (usciti in Kommunismus e in altri periodici) sono visibilissimi il semplicismo, l’hegelismo, il settarismo. Meccanicisticamente sono svolti per esempio i rapporti fra materialismo delle scienze della natura e capitalismo, fra materialismo storico e proletariato. Si confronti l’astrattezza deU’articolo « Klassenbewusstsein » 1 dove tenta di stabilire i rapporti fra classi e concezioni ideali, con la sensibilità storica con cui Gramsci analizza lo sviluppo e i nessi reali delle ideologie. Del marxismo si vedono solo gli aspetti fondamentali e si interpretano come assoluti. È attraverso lo sforzo di capire la concreta realtà politica che questo mondo intellettuale si complica, si r[...]

[...]rxismo della Terza Internazionale.

Queste posizioni verso la sociologia, il materialismo volgare, le scienze della natura, si trovano riflesse e chiarite nel quadro che Gramsci ha dello sviluppo passato del marxismo filosofico e nella prospettiva che traccia per il futuro.

Il punto da cui dipende, per Gramsci, lo svolgimento generale di questi problemi è la rivoluzione teorica rappresentata dalla filosofia classica tedesca e soprattutto da Hegel, è il momento in cui sono stati immessi nella storia del pensiero i concetti di creatività e di dialettica. « È certo che la concezione soggettivistica è propria della filosofia moderna nella sua forma più compiuta ed avanzata, se da essa e come superamento di essa è nato il materialismo storico » 4, ed è certo ancora che di questa

1 M. S., p. 81.

2 M. S., pp. 8284.

3 Marxismo e revisionismo.

4 AL S., p. 139.364

I documenti del convegno

concezione « lo hegelismo... rappresenta la forma più compiuta e più geniale » \

Il pensiero di Marx, storicamente e idealmente legato a[...]

[...]stati immessi nella storia del pensiero i concetti di creatività e di dialettica. « È certo che la concezione soggettivistica è propria della filosofia moderna nella sua forma più compiuta ed avanzata, se da essa e come superamento di essa è nato il materialismo storico » 4, ed è certo ancora che di questa

1 M. S., p. 81.

2 M. S., pp. 8284.

3 Marxismo e revisionismo.

4 AL S., p. 139.364

I documenti del convegno

concezione « lo hegelismo... rappresenta la forma più compiuta e più geniale » \

Il pensiero di Marx, storicamente e idealmente legato a Hegel, si è sviluppato, nel movimento socialista, in tutt’altro senso. Momento essenziale, per Gramsci, di questa deviazione è la « quistione del valore delle scienze cosi dette esatte o fisiche » e la « posizione che esse sono venute assumendo nel quadro della filosofia della prassi di un quasi feticismo, anzi della sola e vera filosofia o conoscenza del mondo » 2. Questa deviazione non è altro che la forma positivistica, scientistica, materialistica in senso tradizionale, del marxismo. Da questo angolo visuale Kautsky e Bukharin sembrano trovarsi sullo stesso terreno, rappresentare lo stesso mome[...]

[...]ormò il pensiero di Marx. « È da porre [la ricerca] riguardante l’atteggiamento della filosofia della prassi verso l’attuale continuazione della filosofia classica tedesca rappresentata dalla moderna filosofia idealistica italiana di Croce e Gentile. Come occorre intendere la proposizione di Engels sull’eredità della filosofia classica tedesca? Occorre intenderla come un circolo storico ormai chiuso, in cui l’assorbimento della parte vitale dell’hegelismo è già definitivamente compiuta, una volta per tutte; o si può intendere come un processo storico ancora in movimento, per cui si riproduce una necessità nuova di sintesi culturale e filosofica? A me pare giusta questa seconda risposta: in realtà si riproduce ancora la posizione reciprocamente unilaterale, criticata nella prima tesi su Feuerbach, tra materialismo e idealismo e come allora, sebbene in un momento superiore, è necessaria la sintesi in un momento di superiore sviluppo della filosofia della prassi » 2.

È incontestabile, in questa traccia di sviluppo del marxismo filosofico, [...]

[...] da rifare la sintesi fra idealismo e materialismo, ha da entrare nella lotta contro la metafisica e il positivismo condotta dal pensiero europeo più avanzato, portare il marxismo filosofico alla completezza e all’egemonia culturale.

Se si ripensa ai motivi che abbiamo messo in luce, il concetto del partito educatore, la critica alla sociologia e al materialismo metafisico, la fase infantile del marxismo, la sua incompiutezza, l’importanza di Hegel e del neohegelismo, non pare possano sussistere dubbi sull’ambiente intellettuale che Gramsci respira.

È anche certo che da questa cultura storicistica e umanistica dipendono alcune deficienze, la sottovalutazione della tradizione illuministica, la concezione per lo più negativa delle scienze naturali, la considerazione scarsa, benché contenente spunti di grande rilievo, della logica, della metodologia, della problematica del materialismo. Sembra tuttavia che una ricerca orientata a illuminare queste manchevolezze dovrebbe trovare contrappeso nella ricerca degli atteggiamenti polemici che Gramsci ha anch[...]

[...]75.368

I documenti del convegno

e lo storicismo, per es., di un Croce o di un Vierkandt. Noi abbiamo mostrato in alcuni punti come l’enunciazione di posizioni storicistiche si accompagni all’assimilazione dei valori materialistici del marxismo.

Pare difficile che nella Germania' e nell’Italia di allora si potesse formare un marxismo più attuale, più complesso di quello di Gramsci. Il punto di mediazione, di controllo delle posizioni neohegeliane a cui il marxismo di Gramsci è arrivato è incomparabilmente superiore a quello dei comunisti tedeschi che noi abbiamo visto. Nel quadro di questo controllo, di questa correzione, potevano avere sviluppo anche quei motivi di superamento dei limiti umanistici che già ci sono.

L’essenziale sembra essere questo spregiudicato, critico, inserimento del marxismo nella grande cultura europea, questa nozione di un marxismo che ha da completarsi a contatto della parte più progressiva della cultura mondiale. Si pensi a ciò che è accaduto al marxismo della Terza Internazionale. La critica a Feuerb[...]

[...]sta correzione, potevano avere sviluppo anche quei motivi di superamento dei limiti umanistici che già ci sono.

L’essenziale sembra essere questo spregiudicato, critico, inserimento del marxismo nella grande cultura europea, questa nozione di un marxismo che ha da completarsi a contatto della parte più progressiva della cultura mondiale. Si pensi a ciò che è accaduto al marxismo della Terza Internazionale. La critica a Feuerbach, il ritorno a Hegel, la dialettica, che avevano caratterizzato il suo slancio iniziale, persero terreno davanti alla necessità di criticare l’espandentesi neohegelismo e le sue complicità politiche. L’argomentazione filosofica della lotta su due fronti, i due episodi filosofici che si indicano coi nomi di Bukharin e Deborin e la loro fine, sembrano poi essere stati i motivi di ordine intellettuale che introdussero l’idea della raggiunta perfezione, della classicità del marxismo. In una elaborazione sistematica in cui erano rappresentati gli elementi intellettuali più diversi, si pensò di avere qualcosa che. fosse l’eredità, l’assorbimento adeguato di tutto il pensiero umano.

In Gramsci i concetti di eredità, di sviluppo del marxismo, di epoca cultura[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] G. Martano, Il problema della autonomia della filosofia della prassi nel pensiero di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]irà i termini nuovi entro i quali il problema viene oggi riproposto.
La nascita della filosofia della prassi ebbe luogo quando il mondo culturale dell'ottocento viveva nel conflitto tra idealismo e positivismo. La filosofia della prassi storicamente si inseriva tra i due fronti della contesa, battendo in breccia da un lato i1 rinnovato teologismo in cui ii nucleo romantico della cultura tedesca era andato classicamente collocandosi per opera di Hegel (e l'arma strappata dalla Sinistra alla scuola fu proprio lo spirito critico ed inimanentistico ispiratore dell'idealismo), dall'altro il dogmatismo della filosofia positiva, della quale però gli he
190 I documenti del convegno
geliani di sinistra apprezzavano il carattere di concretezza che vanta ogni forma di « scientismo » .
Questa posizione iniziale della filosofia della prassi, mentre diventava storicamente operante sul piano degli eventi, speculativamente si prestava a diventare preda del conflitto ideologico che si combatteva sul piano della cultura: sicché la dottrina visse, per di[...]

[...]azioni. In un prima momento il trionfo positivistico rese agevole che si attribuisse al marxismo, per il suo rigido economicismo e per quella chiara determinazione (scientifica rispetto all'utopismo filantropico) dei mezzi di lotta, l'etichetta di « materialismo » divenuta via via quasi l'esclusivo segnatalo dell'ortodossia; in un secondo momento l'idealismo fece il suo tentativo di riscatto e di rivendicazione, con una tendenza correttiva dello hegelismo e cioè in direzione antimetafisica ed antiteologizzante. L'acuta analisi gramsciana considerò anzi «combinazione piú rilevante » tra le due quella idealistica per « intellettuali puri », mentre la combinazione ortodossa si rivelava piú conforme all'aspettativa di uomini legati all'attività pratica.
La spiegazione del fenomeno è ovviamente intuitiva, se si consideri l'imprescindibilità del legame che col mondo culturale avverte l'intellettuale, e il bisogno che avverte invece l'uomo politico di uno stimolo all'azione: e s'intende facilmente come la filosofia della prassi abbia avvertito l[...]

[...]soddisfare l'intransigente esigenza tecnicistica dei filosofi (di tipo tradizionale) di un orientamento ideale saldo e di un sistema: cosa che, del resto, sarebbe stata in contraddizione col fondamento attivistico della filosofia della prassi, che è dottrina del movimento. In verità sempre la caratterizzazione delle dottrine dei grandi pensatori che ope
Giuseppe Martano 191
rano sforzi di sintesi diventa difficile: fu difficile per il bifronte Hegel — insieme tanto romantico e classico, tanto antimetafisico e tanto teologo, — e perciò non sorprende che sia difficile per Marx, che si rivela ora hegeliano, ora feuerbacchiano, ora materialista.
La filosofia della prassi nasce priva di un nucleo speculativo iniziale autonomo; a prima vista pare che la sua dottrina giustapponga spunti di dottrine diverse, e la caratterizzazione piú semplice di essa si pub ottenere definendola una ancora non composta sintesi di idealismo — per il senso dialettico della storia —, di illuminismo — per la nota fondamentale dell'esaltazione dell'individuo in luogo di un astratto Logo agente nella storia —, e di liberalismo economico — per il fondamentale teorema del meccanicismo e dell'automatismo regolatore dell[...]

[...]zionale, si deve prima insistere in una chiarificazione storica concreta dei germi impliciti nell'ideologia, poi dimostrare, e 10 faremo da un nostro punto di vista, che recenti orientamenti del pensiero rampollati — sia pure polemicamente — sul tronco del marxismo e respiranti nella nuova atmosfera sembrano dare risposta al problema dell'autonomia speculativa, proprio nel senso prospettato dall'acuta intuizione gramsciana.
Abbiamo detto che lo hegelismo rappresenta solo un passo verso l'immanentismo: ed è vero perché risolve l'antico rapporto tra Dio e natura, tra pensiero e mondo oggettivo, stabilendo l'immanenza del reale nel pensiero, anzi l'identità assoluta. Ma poiché il pensiero, per Hegel, è astratto Logo universale, la trascendenza di esso rispetto alla concretezza dell'autocoscienza, ossia dell'uomo storico, non è chi non veda. E né Spaventa, né Croce, né Gentile, hanno eliminato dalle loro dottrine a programma antiteologizzante un residuo di metafisica e di trascendenza sussistente perfino nell'immediatezza dell'Atto gentiliano.
Di fronte a siffatto fallimento di ogni sforzo critico proteso verso l'immanentismo radicale, il marxismo presentò la sua istanza di costituirsi come dottrina storicistica, ma di tipo umanistico in senso stretto. La sua pretesa debolezza speculativ[...]

[...]evano élimi
1 M. S., pp. 132133.
I documenti del convegno
nato il trascendente rispetto alla natura, ma avevano ricollocato la trascendenza dell'Essere totale nei riguardi dell'uomo. Insomma nell'idealismo l'Assolutooggetto è diventato Assolutosoggetto, sicché nel panlogismo come nel panteismo l'uomo storico è giuoco, maniifestazione, strumento dell'Assoluto.
Contro le due metafisiche combatte, secondo il Gramsci, l'umanesimo della sinistra hegeliana. Ma una fondazione di una teoria dell'uomo come « primum » di ogni filosofare, l'idea di uomoprotagonista della storia, principio dell'azione e dell'essere, non ha avuto un'adeguata sistemazione dottrinaria, e il rapporto uomonatura è rimasto vago ed incerto, essendo mancata alla filosofia della prassi una noncontraddittoria postulazione teorica: anzi rimanendo per essa condannata la nozione dell'uomo ad essere contesa culturalmente dall'idealismo e dal materialismo, e perciò a persistere, in sostanza, problematica ed ambigua.
Difesa, nel senso di cui sopra, la dialettica, i1 Gramsci int[...]

[...]o capace di descrivere altri io (ancora l'insidia del vecchio pluralismo monadistico!) allora si perde l'occasione di salutare l'avvento di una nuova era speculativa con la davvero piú « rilevante combinazione » possibile tra personalismo husserliano e umanesimo marxista.
Né il concetto scheleriano di persona riesce a sfuggire alla ricaduta nel trascendente.
L'attacco kierkegaardiano non solo alla tradizionale logica astratta ma anche a quella hegeliana del concreto, nella quale l'individuo viene in ghiottito nell'infinito abisso dell'eternità, rivendica l'individualità esistenziale, rovesciando i termini del movimento eternotemporale, e, ponendo come prius ònnicondizionante l'individuali à (temporalità), vi include, in una dialettica senza superamento e destinata ad un perenne angoscioso scacco, l'invocazione all'eterno. Non ci pare felice per lo sforzo di salvare il valore della persona questa tesi che pone l'accento sulla individualità invocante. Tale originaria prospettiva inficia tutti gli sforzi in senso personalistico che ha intes[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] E. Garin, Antonio Gramsci nella cultura italiana in Studi gramsciani

Brano: [...]mitata attenzione rivolta, per esempio, all'opera degli scienziati, di nuovo l'analisi dei suoi giudizi dovrà farsi molto attenta per quel che riguarda 1'800. Dalle considerazioni su Manzoni (Manzoni di fronte a Tolstoi nel rapporto col popolo) e su Gioberti, al peso attribuito a De Sanctis e alla sua opera, è tutta una serie di nette prese di posizione su argomenti centrali della cultura italiana. Finché ritroviamo il punto nodale costituito da Hegel in Italia, ossia delle posizioni di Spaventa e Labriola, di Croce e Gentile.
E proprio qui si colloca l'originalità della gramsciana filosofia della prassi, col suo giudizio rapido, ma chiaro e indicativo, sul valore di Labriola: («,i1 Labriola, affermando che la filosofia della prassi è indipendente da ogni altra corrente filosofica, è autosufficiente, è il solo che abbia cercato di costruire scientificamente la filosofia della prassi » 1), e la sua polemica condotta su due fronti: da un lato contro la « rinascita » idealistica, e dall'altro contro il positivismo del primo Novecento. E
1 M[...]

[...]cercato di costruire scientificamente la filosofia della prassi » 1), e la sua polemica condotta su due fronti: da un lato contro la « rinascita » idealistica, e dall'altro contro il positivismo del primo Novecento. E
1 M. S., p. 79.
Eugenio Garin 13
se contro quest'ultimo, contro il suo modo di fraintendere Marx e contro tutti gli atteggiamenti di deteriore « economismo » e « meccanicismo fatalista », Gramsci si vale spesso delle armi dei neohegeliani, contro il loro « revisionismo » e le loro nostalgie teologiche e speculative (« Lo storicismo idealistico crociano rimane ancora nella fase teologicospeculativa » 1) riprende le armi di Hegel (di un Hegel non « teologo » o non solo « teologo » — « la filosofia della prassi è una riforma e uno sviluppo dello hegelismo ») e di Marx, e in questo senso elabora il suo umanismo integrale (« il comunismo è umanismo integrale: studia, nella storia, tanto le forze economiche che le forze spirituali ecc. » 2), il suo integrale storicismo r(« la storia riguarda gli uomini viventi », è la realtà di « tutti gli uomini del mondo in quanto si uniscono tra loro in società e lavorano e lottano e migliorano se stessi » 3; « la natura dell'uomo è la " storia "... » 4), la sua filosofia della prassi (« la filosofia della prassi deriva certamente dalla concezione immanentistica della realtà, ma da essa depurata da ogni ar[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Hegel, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Filosofia <---Storia <---Dialettica <---ideologia <---marxismo <---materialismo <---idealismo <---marxista <---storicismo <---Ciò <---Gramsci <---Marx <---Pratica <---hegeliana <---hegelismo <---siano <---ideologie <---italiana <---socialismo <---Engels <---Logica <---Metafisica <---gramsciana <---ideologico <---Scienze <---Storiografia <---italiano <---umanesimo <---Meccanica <---Pensiero filosofico <---Sistematica <---abbiano <---hegeliano <---marxisti <---realismo <---umanismo <---Diritto <---Filosofia della storia <---Lenin <---Perché <---Sociologia <---crociana <---gramsciane <---gramsciano <---metodologici <---positivismo <---socialista <---sociologia <---teologico <---Così <---Del resto <---Dogmatica <---Estetica <---Feuerbach <---Labriola <---Retorica <---Scienza politica <---Teologia <---capitalismo <---d'Europa <---filologico <---gnoseologico <---idealisti <---ideologiche <---italiani <---liberalismo <---marxiana <---meccanicismo <---metodologia <---parallelismo <---teologia <---Bernstein <---Cosa <---Dio <---M.S. <--- <---Psicologia <---Scienze naturali <---Sulla <---comunismo <---comunisti <---crociano <---determinismo <---dogmatismo <---engelsiana <---fascismo <---gentiliana <---gramsciani <---hegeliani <---ideologici <---italiane <---leninismo <---psicologia <---psicologico <---revisionismo <---riformismo <---socialisti <---spiritualismo <---Basta <---Benedetto Croce <---Bukharin <---De Sanctis <---Dei <---Discipline <---Ecco <---Etica <---Filologia <---Fisica <---Gnoseologia <---Gobetti <---Il lavoro <---La guerra <---La lotta <---Lukàcs <---Machiavelli <---Matematica <---Presso <---Principe-Discorsi <---Salvemini <---Scienze sociali <---Stalin <---Stato <---Stilistica <---apriorismo <---artigiano <---attivismo <---calvinismo <---capitalista <---comunista <---cristianesimo <---crociani <---dinamismo <---economismo <---economista <---economisti <---esperantismo <---fascista <---fatalismo <---filologia <---gentiliano <---gnoseologia <---idealista <---ideologica <---immanentismo <---imperialismo <---kantiano <---leninista <---lista <---machiavellismo <---marxiste <---materialista <---mitologica <---monismo <---nismo <---razionalismo <---relativismo <---riformista <---sindacalismo <---sociologico <---soggettivismo <---umanista <---Antonio Gramsci <---Antonio Labriola <---Basterà <---Berlino <---Bibliografia <---Capitale <---Carlo Bini <---Cattaneo <---Che Gramsci <---Claudio Treves <---Come <---Cosmo <---Croce Gramsci <---Croce-Erasmo <---Del Croce <---Editori Riuniti <---Energie Nuove <---Enrico Ferri <---Fenomenologia <---Filosofia del diritto <---Filosofia tedesca <---Fondazione <---Francesco De Sanctis <---Francia <---Gedanken <---Geschichte <---Già <---Goethe <---Gramsci-Machiavelli <---Hegel-Marx <---Il Principe <---Infine <---Kant <---Karl Marx <---Klassenbewusstsein <---La Critica <---La critica critica <---Limpido <---Machiavelli-Rousseau <---Marx-Lenin <---Montesquieu <---Né Gramsci <---Ordine Nuovo <---Ottica <---Pedagogia <---Plekhanov <---Poetica <---Quale <---Renato Serra <---Rinascita <---Risorgimento <---Romagnosi <---Romagnosi-Cattaneo <---Rosa Luxemburg <---Rousseau <---Ruggiero a Omodeo <---Russia <---Saggio <---Savonarola-Machiavelli <---Sessanta <---Simmel <---Statica <---Storia universale <---Tarozzi <---Teoretica <---Teoria della conoscenza <---Treves <---Umberto Cosmo <---Ungheria <---Zinoviev <---Zulù <---anarchismo <---antigentiliana <---antistoricismo <---antropologia <---artigiani <---astrattismo <---astrattisti <---cista <---cristiana <---d'Italia <---dell'Avanti <---dell'Idea <---dell'Istituto <---dell'Ottocento <---economicismo <---egoismo <---einaudiano <---erasmismo <---evoluzionismo <---fenomenologica <---feticismo <---feuerbachiana <---feuerbachiano <---filologica <---goethiano <---illuminismo <---illuministi <---individualismo <---infantilismo <---kantiana <---kantiani <---laicismo <---metodologica <---metodologico <---misticismo <---modernismo <---modernisti <---moralisti <---naturalismo <---nell'Europa <---nell'Unione <---oggettivismo <---ontologico <---ottimismo <---panlogismo <---pluralismo <---positivista <---positivisti <---psicologica <---riconquista <---rigorismo <---scetticismo <---sciana <---scientismo <---semplicismo <---sindacalisti <---siste <---socialiste <---sociologica <---storicista <---teleologia <---terminologica <---toffaniniano <---trattatista <---vociano <---Adolph Weber <---Agli <---Akakievié <---Alessandro Magno <---Alexander Schifrin <---Alfa <---Allweisheit <---Alphonses <---Althusser <---Ambrogio Lorenzetti <---Ammesso <---Anassagora <---Anche <---Andere Zeitung <---André Daspre <---Angriff <---Anime <---Anmerkung <---Annexe <---Antropogenia <---Apollon Grigor <---Apologetica <---Appare <---Appendice <---Arbeiterbewegung <---Arbeiterliteratur <---Arezzo <---Arne Benary <---Atlante <---Attraversa <---Aufbau <---Aujourd <---Aut-Aut <---Avenarius <---Avertissement <---Avvenne <---Axelrod <---Bachelard <---Bachelard Althusser <---Bachtin <---Baldassarre Labanca <---Balibar <---Balzac <---Barcelona <---Bareta <---Baudelaire <---Bebel <---Bebel-Bolschewiki-Socidismus <---Bellagio <---Bellori <---Bergson <---Berlino Est <---Bernstein in Germania <---Beziehungen <---Biedermeier <---Bildung <---Bildungsroman <---Biologia <---Bisogna <---Boasto <---Bogdanov <---Bonald <---Boris Ejchenbaum <---Boschini <---Braque <---Brecht <---Bruno Datini <---Bruno Henschel <---Brìefwechsel <---Budapest <---Bulletin <---Buon <---Cahiers <---Capital <---Cappotto <---Caravaggio <---Carissima Tania <---Carlo Cattaneo <---Cartas <---Casa <---Casa Penale <---Castrazione <---Caylus <---Cechov <---Cennini <---Cercherò <---Cercle <---Cernysevskij <---Certo <---Certo in Lukàcs <---Cesare Cases <---Cesare Luporini <---Cette <---Charles Renòuvier <---Che Althusser <---Chiesa <---Chimica <---Churchill <---Ciampa <---Ciascuno <---Cina di Voltaire <---Cito da Ruth <---Città Futura <---Classi <---Claudia Mancina 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<---Dostoevskij Osservazioni <---Dottor Henry <---Dresda <---Duca di Mantova <---Duménil <---Dynamic So <---Démocratie Nouvelle <---E in Rozanov <---Economique Appliquée <---Edmund Husserl <---Edoardo Bernstein <---Eine <---Einheit <---Ejchenbaum <---Elleinstein <---Elstir <---Eléments <---Engels a Paul <---Ente <---Entro <---Epistemologia <---Epistémologie <---Erganzung <---Erkenntnis <---Ernst Bloch di Lipsia <---Erwin Szabos <---Esquisse <---Establet <---Eugenio Garin <---Eugenio Sue <---Europa-Russia <---F.D.J. <---Facoltà di Filosofia <---Falconet <---Farò <---Fayard <---Felice Alderisio <---Felice Alrlerisio <---Fenghi <---Feuerbach-Marx <---Fielding <---Figlia <---Filosofia della natura <---Filosofia della pratica <---Filosofia e storia <---Filosofia francese <---Fistetti <---Focillon <---Fogarasi <---Fondazione Rockfeller <---Fontibus <---For Marx <---Foreword <---Forum <---Fourier <---France Nouvelle <---Francisco Rebello <---Freud <---Friedrich Adler <---Fritz Behrens <---Fritz Riickert <---Fss <---Félibien <---Félix Fénéon <---Fénélon <---Galvano Della Volpe <---Garnier <---Garnier-Flammarion <---Gaston Bachelard <---Geburtstag <---Gemeinverstàndliches Lehrbuch <---Gendai Schiso <---Genealogia <---Georges Canguilhem <---Gerini <---Germania Occidentale <---Germania Orientale <---Gerolamo Bosch <---Geschichtsauffassung <---Geschichtswissenschaft <---Geschkhte <---Gete <---Giappone <---Gioacchino Volpe <---Giorgione <---Giottino <---Gioventù Comunista <---Girls <---Giulia Ramelli <---Giuseppe Martano <---Già Bachelard <---Già a Ginevra Jean R de Salis <---Gladkov <---Gliederung <---Gogol <---Gonearov <---Gorot <---Gourmont <---Gramsci Il <---Grillenzoni <---Grunbergs Arcbiv <---Gruppi <---Guicciardini <---Gustave Moreau <---Hachette <---Haeckel <---Hamburg <---Hans Thalmann <---Harkness <---Hegel di Marx <---Hegel in Italia <---Helmholtz <---Hennecker <---Henri Michaux <---Herder <---Hermann Duncker <---Herzen <---Historical Materialism <---Hitler 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<---O.N. <---Oblomov <---Oekonomie <---Ogni <---Oken <---Olesa <---Onegin <---Oskian <---Otto Bauer <--- <---P.A. <---P.C.I. <---P.U.F. <---PCI <---PCUS <---Paese <---Paolo Silenziario <---Parte <---Partito <---Partito Comunista Francese <---Partito Comunista Ungherese <---Partito da Hegel <---Pasquale Salvucci <---Passent <---Passeri <---Pasternak <---Paul Eluard <---Paul Ernst <---Paul Ricoeur <---Pcc <---Per Hegel <---Per Marx <---Perchè <---Però <---Philosophie <---Philosophy <---Pieck <---Pietro Gerini <---Pietro Martire <---Pietroburgo <---Pietrogrado <---Più <---Pjatakov <---Place Bianche <---Platonov <---Pogliani <---Poichè <---Positions <---Posta <---Pour Marx <---Poussin <---Pratiche Editrice <---Prefazione a Per <---Presse Korre <---Principio Speranza <---Problemi <---Propuesta <---Proudhon <---Proudhon-Croce <---Proust <---Préface <---Présentation <---Psicanalisi <---Psicoanalisi <---Pur <---Pure <---Purpureusque <---Puskin a Gogol <---Puti <---Qjui <---Qtliì <---Qua 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<---Secondo F Behrens <---Semantica <---Serie M <---Serra <---Seuil <---Seurat <---Shakespeare <---Sickingen <---Siegfried Marck <---Slova <---Società <---Societé <---Sociology <---Société <---Sofia in Paolo Silenziario <---Sombart <---Sontag <---Sopprimer <---Sorbona <---Sorel <---Soziologie <---Spaventa <---Spinoza <---Spontanée <---Staatsapparate <---Stalinismus <---Stendhal <---Stolz <---Storia e coscienza di classe <---Storia mondiale <---Storiografia italiana <---Streisand <---Structuralisme <---Structuralist <---Studi Gramsciani <---Suhrkamp Verlag <---Sujet <---Sulla contraddizione <---Sur <---Surgi <---System <---Taccei <---Tagesfrage <---Tecnica industriale <---Teleologo <---Teoria <---Teoricismo <---Tesi su Feuerbach <---Textes <---Thaelmann <---Thalheimer <---The Common Reader <---The Russian Point <---Theoretical Practice <---Thibaudet <---Théophile Gautier <---Théorie <---Tocqueville <---Tolstoj <---Topica <---Trenta <---Trieb <---Trois <---Trotzki <---Trozki <---Tubinga 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<---desanctisiana <---dialettismo <---dilettantismo <---direttorialismo <---dispotismo <---dostoevskiano <---dottrinarismo <---dualismo <---echeggiano <---economicista <---empiriocriticismo <---empirismo <---empiristi <---engelsiane <---engelsiano <---epistemologia <---epistemologica <---epistemologici <---epistemologico <---esistenzialismo <---estetismo <---estremismi <---evoluzioniste <---fanatismo <---fatalista <---fenomenologia <---feueibacchismo <---feuerbacchiano <---feuerbachismo <---feuetibacchiano <---filologiche <---filosofismo <---finalismo <---fisiologici <---flaubertiana <---freudiana <---fronteggiano <---geliani <---genealogia <---geologica <---ghibertiana <---giusnaturalismo <---gnoseologica <---gobettiana <---gocthiana <---goethiana <---gradualismo <---husserliano <---ideálogia <---idéologie <---impressionismo <---intellettualismo <---intrecciano <---intuizionismo <---kantismo <---kierkegaardiano <---lanciano <---lasciano <---legittimismo <---legittimista <---legittimisti <---leniniste <---lermontoviano <---lirismo <---lismo <---logismo <---lultrasoggettivismo <---manierismo <---marxiano <---massimalismo <---materialisti <---matérialiste <---mazziniano <---meccaniciste <---meteorologico <---metodologiche <---mineralogica <---mitologia <---mitologiche <---monadologica <---naturalisti <---nazismo <---neirempiriocriticismo <---nell'America <---nell'Antiduhring <---nell'Avvertenza <---nell'Economia <---nell'Italia <---neoclassicismo <---neocriticiste <---neoguelfismo <---neohegeliana <---neohegeliane <---neohegeliani <---neohegelismo <---neokantiana <---neokantiani <---neutralista <---nichilismo <---nologica <---nomenologica <---nominalismo <---ontologia <---ontologica <---ontologiche <---ontologici <---operaismo <---operaista <---opportunismo <---panteismo <---parlamentarismo <---parnassismo <---persiane <---personalismo <---picarismo <---plechanovista <---poggiano <---populismo <---populista <---populisti <---pragmatista <---progressista <---protestantesimo <---protestantismo <---proustiano <---prussiano <---pseudomarxisti <---psicologiche <---psicologici <---psicologismo <---psiconeurologico <---razionalista <---realista <---realisti <---renouvieriana <---rettorialismo <---revisionismi <---revisionista <---revisionisti <---riano <---ricista <---rispecchiano <---ritualismo <---romanticismo <---satanismo <---scheleriano <---schilleriano <---sciano <---scolasticismi <---secentista <---sensismo <---sensisti <---settarismo <---siana <---slavofilismo <---smiano <---sociologie <---sociologismo <---spartachisti <---spaventiana <---speculativismo <---spinoziana <---spinozismo <---staliniana <---staliniani <---staliniano <---stalinismo <---stalinista <---stalinisti <---storiciste <---storirismo <---strutturalismo <---strutturalista <---sull'Avanti <---sull'Equilibrio <---sull'Europa <---sull'Ordine <---surrealisti <---tautologica <---tecnologico <---teleologica <---teleologismo <---teologiche <---teologismo <---teoricismo 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