Brano: [...]NAICO E LA STORIOGRAFIA COLONIALE
In una recente nota polemica un esponente della storiografia coloniale piú legata ai temi e miti del passato, Enrico De Leone, ha vivacemente attaccato un mío articolo di vari anni fa sulla repressione italiana della resistenza delle popolazioni cirenaiche culminata nel 193031, prendendo in particolare di mira l'espressione di genocidio che avevo usato per definire la politica di Mussolini e De Bono, Badoglio e Graziani I. Purtroppo il De Leone, invece di discutere i risultati di
t ENRICO DE LEONE, Il genocidio delle genti cirenaiche secondo G. Rochat, in « Intervento », 1979, tm. 3839, pp. 12 dell'estratto, che polemizza con La repressione della resistenza araba in Cirenaica nel 193031 nei documenti dell'archivio Graziani, in « Il movimento di liberazione in Italia », 1973, n. 110, pp. 339.
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questo e di altri miei studi paralleli 2, indulge in una polemica soltanto negativa che si limita a criticare le mie affermazioni con abbondanza di distorsioni, falsificazioni e diffamazioni personali, senza mai entrare nel merito dei problemi, ossia la natura ed i costi della repressione della resistenza cirenaica. Una replica non sarebbe perciò necessaria; ma l'occasione è opportuna per una puntualizzazione della questione, condotta sulla base di una piú ampia documentazione 3, e incidentalmente [...]
[...]taliane in Cirenaica si limitava ai centri costieri, mentre l'interno era controllato dall'organizzazione politicoreligiosa della Senussia. Dal 1923 al 1929 la ripresa offensiva italiana, condotta con grande superiorità di armi e di mezzi tecnici, portò alla conquista di tutte le regioni desertiche e semidesertiche, ma si infranse sull'altipiano del Gebel contro la guerriglia senussita diretta da Omar alMukhtar. Nel 193031 le forze di Badoglio e Graziani (rispettivamente governatore della Libia e vicegovernatore della Cirenaica) riuscirono a venire a capo della resistenza senussita sul Gebel grazie ad una serie di misure repressive eccezionali, tra cui spicca la deportazione delle popolazioni seminomadi che avevano alimentato la guerriglia. La storiografia coloniale ha sempre sorvolato sul prezzo di questa politica, mentre a me sembra che la lucida determinazione delle autorità italiane nella condotta della repressione e le cifre disponibili sul drammatico calo della popolazione cirenaica nei primi anni Trenta autorizzino a parlare di genocid[...]
[...]taliano, Torino, Loescher, 1973; PIERO PIERIG. R., Pietro Badoglio, Torino, Utet, 1974; G. R., Colonialismo, in AA.VV., Il mondo contemporaneo, a cura di Nicola Tranfaglia, vol. I, Storia d'Italia, tomo I, Firenze, La Nuova Italia, 1978, pp. 10720. Rinvio a quest'ultimo studio per una rassegna organica della produzione sulla conquista italiana della Cirenaica.
3 Il mio articolo 1973 era basato esclusivamente sulle fonti edite e sull'archivio di Graziani; successivamente mi sono stati aperti l'archivio del ministero delle colonie e quello dell'esercito. Questa nuova base documentaria è stata utilizzata nella mia relazione su La repressione della resistenza in Cirenaica 192731, presentata nel novembre 1979 al convegno di Bengasi sulla grande figura di combattente di Omar alMukhtar. Questa relazione è attualmente in corso di stampa in un volume collettaneo su Omar alMukhtar curato da Romain Rainero per l'editore Marzorati, cui rinvio per un quadro articolato della politica italiana di repressione.
4 Cfr. ELIO MIGLIORINI, Il territorio, in AA.V[...]
[...] Trenta i censimenti italiani danno totali assai piú bassi per la popolazione araba della Cirenaica, intorno ai 140.000. Queste cifre vanno prese con qualche cautela; in particolare il censimento del 21 aprile 1931, che dà un totale di 142.000 arabi 6, non è attendibile perché non tiene conto della deportazione in corso della popolazione, ma continua a dare come dimoranti nelle regioni di origine gli 80.000 seminomadi che, secondo una lettera di Graziani al ministro De Bono, alla stessa data erano rinchiusi nei campi di concentramento tra Bengasi e la Sirtica 7. Dovrebbe invece essere utilizzabile il censimento del 1936, quando ormai la Cirenaica era pacificata, i campi di concentramento disciolti e iniziato il rientro dei profughi dall'Egitto: ebbene, questo censimento dà una popolazione araba di 142.500 anime (E. Migliorini, Il territorio, cit., p. 98).
Si ha quindi la scomparsa di circa 60.000 persone tra le valutazioni ufficiali degli anni Venti ed i censimenti degli anni Trenta. In piccola parte si tratta di un'emigrazione forzata verso[...]
[...]uire a me cifre e giudizi di EvansPritchard regolarmente citato.
6 Il De Leone rettifica questa cifra in 136.200 (Il genocidio cit., p. 4) perché dimentica la popolazione delle zone desertiche, che porta appunto la popolazione araba della Cirenaica a 142.000. Un altro grossolano errore del De Leone a p. 11, dove Omar alMukhtar diventa « successore » del senusso Mohammed Idris, anziché suo rappresentante generale sul Gebel.
7 Il vicegovernatore Graziani al ministro De Bono, 2 maggio 1931, in ASMAI (archivio storico del ministero dell'Africa italiana), posizione 150, cartella 22, fascicolo 98. Nella preparazione della sua opera La colonizzazione dell'Africa del nord (Padova, Cedam, 1960) il De Leone aveva visto questo archivio e questo stesso fascicolo, senza però utilizzare i documenti che avrebbero offuscato il quadro idilliaco da lui fornito della « pacificazione » della Cirenaica.
8 Graziani ed EvansPritchard, con valutazioni separate, fanno ascendere a 20.000 anime l'emigrazione forzata in Egitto negli anni della repressione. Secondo il « Bollettino informazioni del comando delle truppe della Cirenaica », parte di questi fuggitivi morirono di fame e malattie; alla fine del 1934 ne erano rimpatriati circa 2.250, mentre altri 12.000 restavano in Egitto. Rinvio al mio articolo 1973 ed alla mia relazione in corso di stampa per l'indicazione delle fonti d'archivio. La cifra di 6.500 fuorusciti data in E. DE LEONE, La colonizzazione cit., vol. it, p. 561, è priva di qualsiasi base.
4[...]
[...]i come Migliorini e De Agostini, in cui le valutazioni della popolazione degli anni 191128 ed i censimenti degli anni Trenta sono allineati senza alcuna riserva sulla loro validità e senza alcun commento su quanto documentato; ed anche il De Leone, nella sua storia della colonizzazione dell'Africa settentrionale, non fornisce alcuna cifra sui costi umani della conquista italiana, ma si preoccupa soltanto di minimizzarli fino a smentire lo stesso Graziani, che, forte della protezione della dittatura fascista, poteva permettersi una certa brutale sincerità 9. Non potendo poi controbattere le mie conclusioni sul prezzo della conquista italiana sul piano della documentazione scientifica, il De Leone avanza dubbi indiscriminati su tutte le valutazioni italiane della popolazione cirenaica negli anni Venti, che pure furono accettate dalle autorità coloniali e dagli studiosi piú autorevoli, e tenta di ovviare alla mancanza di argomenti e pezze d'appoggio con attacchi personali, secondo le tradizioni della storiografia nazionalfascista 10. Il problema[...]
[...]ore e capre salivano ancora a 1.100.000 secondo il Ciasca, il piú autorevole storico colonialista italiano 12; ma due anni piú tardi le popolazioni deportate ne poterono condurre con
9 Cfr. E. DE LEONE, La colonizzazione cit., vol. II, p. 558, secondo cui « ad elAqaylah fu costituito un vero e proprio campo di concentramento per 3.500 persone considerate piú indiziate ». Frasi come questa presuppongono lettori cosí inesperti da non rilevare che Graziani, in due libri pubblicati da Mondadori negli anni Trenta e largamente diffusi, parla esplicitamente di campi di concentramento per diecine di migliaia di persone nell'estate 1931 e di un campo di punizione di elAgheila con 7.000 deportati, accusati soltanto di legami di parentela con guerriglieri riconosciuti (gli indiziati di complicità con la resistenza venivano passati per le armi sul campo), cfr. RODOLFO GRAZIANI, Cirenaica pacificata, Milano, 1932, p. 104, ripreso testualmente nel successivo Pace romana in Libia, Milano, 1937.
10 Secondo il De Leone, soltanto « un personaggio che si direbbe non italiano » può scrivere pagine come le mie di denuncia dei crimini del colonialismo fascista in Cirenaica (Il genocidio cit., p. 8). Nel 1980 questi schemi cari alla propaganda del regime fascista sembrano decisamente fuori posto e servono soltanto a celare la mancanza di validi argomenti scientifici.
11 Cfr. E. E. EVANSPRITCHARD, op. cit., p. 37; J. L. MIELE, L'imperialisme colonial italien de 1870 à nos jo[...]
[...]la propaganda del regime fascista sembrano decisamente fuori posto e servono soltanto a celare la mancanza di validi argomenti scientifici.
11 Cfr. E. E. EVANSPRITCHARD, op. cit., p. 37; J. L. MIELE, L'imperialisme colonial italien de 1870 à nos jours, Paris, Cedes, 1968, p. 180.
12 RAFFAELE CIAscA, Storia coloniale dell'Italia contemporanea, Milano, Hoepli, 19402, p. 551.
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sé solo 600.000 13. Nel 1931, secondo dati di Graziani, pecore e capre erano ridotte a 67.000, perché la loro sopravvivenza si era rivelata incompatibile con la chiusura delle popolazioni in duri campi di concentramento in regioni povere di acqua e di pascoli 14. Una curva analoga seguono i dati sul massacro di cammelli, cavalli e bovini, che passano dalle diecine di migliaia alle migliaia, con un calo oscillante tra 1'80 e il 90% 15. Solo a pacificazione avvenuta le autorità italiane si preoccuparono di favorire la ricostituzione parziale del patrimonio zootecnico cirenaico. Tutto ciò la storiografia nazionalfascista lo ha sempre taciuto, rinunc[...]
[...]Mussolini del R. De Felice, che tace sulle operazioni di riconquista e pacificazione della Libia (come poi sulla repressione della resistenza abissina) e sulle responsabilità personali del dittatore, sempre minutamente informato e spesso incitatore a nuovi massacri 16
E allora ribadiamolo chiaramente, senza badare alle proteste dei colonialisti nostalgici: per schiacciare la disperata resistenza delle popolazioni del Gebel cirenaico, Badoglio e Graziani (subito coperti da De Bono e Mussolini) non esitarono a pianificare un autentico genocidio, che coinvolse approssimativamente 120130.000 seminomadi, in pratica tutti gli abitanti del Gebel e delle regioni predesertiche. Scriveva Badoglio dando il via alle operazioni di deportazione: « Bisogna anzitutto creare un distacco territoriale largo e ben preciso tra formazioni ribelli e popolazione sottomessa. Non mi nascondo la portata e la gravità di questo provvedimento, che vorrà dire la rovina della popolazione cosiddetta sottomessa. Ma ormai la via ci è stata tracciata e noi dobbiamo perseguirla[...]
[...]no disoccupazione, miseria e molti di essi la morte; da ottanta a centomila furono invece deportati in cinque grandi campi di concentramento e in una diecina di minori, situati tra Bengasi e elAgheila, cioè in una regione povera di acqua e di risorse 18. Il loro bestiame fu massacrato
13 E. E. EVANSPRITCHARD, op. cit., p. 189; CARLO GIGLIO, La confraternita senussita dalle sue origini ad oggi, Padova, Cedam, 1932, p. 144.
14 Il vicegovernatore Graziani a Balbo, Badoglio e De Bono, 26 aprile 1934, in ACSFG (archivio centrale dello stato, fondo Graziani) busta 5, fascicolo 9, sottofascicolo 6.
15 Anche J. L. MIEGE, pur dando cifre lievemente diverse, arriva alle stesse conclusioni: « La `pacification' avait, entre 1926 et 1932, entraîné la disparition de près de 9/10° du cheptel (réduit de 898.000 à 106.000 têtes) » (op. cit., p. 180).
16 Rinvio alla mia recensione Il quarto volume della biografia di Mussolini di Renzo De Felice, in « Italia contemporanea », 1976, n. 122, pp. 89102.
17 Il governatore Badoglio al vicegovernatore Graziani, 20 giugno 1930, in ACSFG, b.1, f2, sf.2. Anche Graziani scrisse e pubblicò che « il governo [era] fred[...]
[...] 6.
15 Anche J. L. MIEGE, pur dando cifre lievemente diverse, arriva alle stesse conclusioni: « La `pacification' avait, entre 1926 et 1932, entraîné la disparition de près de 9/10° du cheptel (réduit de 898.000 à 106.000 têtes) » (op. cit., p. 180).
16 Rinvio alla mia recensione Il quarto volume della biografia di Mussolini di Renzo De Felice, in « Italia contemporanea », 1976, n. 122, pp. 89102.
17 Il governatore Badoglio al vicegovernatore Graziani, 20 giugno 1930, in ACSFG, b.1, f2, sf.2. Anche Graziani scrisse e pubblicò che « il governo [era] freddamente disposto a ridurre le popolazioni alla piú squallida fame » (R. GRAZIANI, Cirenaica pacificata, cit., p. 105).
18.11 totale di 80.000 deportati è attestato da diverse fonti italiane (Giglio, una relazione parlamentare, Graziani) e da EvansPritchard (cfr, il mio articolo 1973). Sulla scorta della citata lettera di Graziani del 2 maggio 1931, che dà appunto un totale di oltre ottantamila internati a quella data, cui bisogna aggiungere i morti nelle dure marce di trasferimento e nei primi dieci mesi di prigionia, ritengo che furono deportate centomila persone o poco meno. Va da sé che tutte queste cifre sono approssimative, anche se sorrette da testimonianze di prima mano.
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o lasciato morire, il Gebel ridotto a terra bruciata; gli indomabili guerriglieri di Omar alMukhtar, privati dell'appoggio della popolazione e di ogni possibilità di rifornimenti, dopo 15 mesi di disperata resistenz[...]
[...]a di autocensura collettiva, non sappiamo quanto spontanea, fa sí che gli archivi conservino pochi documenti sui campi di concentramento 2D. Quelli esistenti sono però eloquenti e ci dicono, ad esempio, che il campo di Soluch nella primavera 1933 aveva solo piú 13.000 dei 20.000 internati di due anni prima, praticamente privi di risorse ed afflitti da un'epidemia di tifo petecchiale dinanzi alla quale l'organizzazione sanitaria (tanto vantata da Graziani e dai suoi incensatori) era completamente disarmata 21.
Secondo Badoglio e Graziani, i campi di concentramento tra Bengasi e elAgheila dovevano diventare sede permanente dei seminomadi, trasformati progressivamente in agricoltori e pescatori. Questo programma dovette però essere abbandonato perché le grandi opere in corso di realizzazione sul Gebel (strade militari e infrastrutture per la colonizzazione e l'immigrazione italiana) richiedevano molte braccia a buon mercato. Alla fine del 1933 i resti delle fiere tribú furono ricondotti sul Gebel e, sotto lo stretto controllo delle forze di polizia coloniale, stanziati nella parte piú povera delle loro terre tradizionali, da cu[...]
[...]o quindi costretti a lavorare nei cantieri stradali, con un salario inferiore a un terzo di quello degli operai italiani, mentre i loro figli venivano educati nei « campi ragazzi », che preparavano gli ascari per i battaglioni coloniali libici.
19 A quanti mostrano di credere che la deportazione fosse un provvedimento sopportabile per popolazioni seminomadi, consigliamo di guardare le fotografie dei campi di concentramento incluse nei volumi di Graziani e nello splendido catalogo della mostra organizzata in occasione del citato convegno di Bengasi 1979 su Omar alMukhtar, Si veda anche il recente lavoro giornalistico di ERIC SALERNO, Genocidio in Libia, Milano, Sugarco, 1979.
m Dobbiamo però ricordare che la documentazione conservata dall'AsMAI è stata scremata dei pezzi piú compromettenti dal ministeriale « comitato per la documentazione dell'opera dell'Italia in Africa », che, senza il minimo riguardo per le regole scientifiche della conservazione dei fondi documentari, provvide negli anni Cinquanta a prelevare una parte della documentazio[...]
[...]nvolta nella repressione (le perdite furono percentualmente piú elevate per le tribú del Gebel); ma i superstiti non poterono riprendere le loro occupazioni tradizionali, perché furono rinchiusi in « riserve indiane » e sfruttati come manodopera non qualificata (come meravigliarsi perciò del loro profondo odio verso la « civilizzazione » italiana che per loro rappresentava solo miseria, morte e spoliazione?). La repressione attuata da Badoglio e Graziani, in conclusione, si propose la distruzione di una società secolare, attraverso l'eliminazione fisica di buona parte dei seminomadi, lo sconvolgimento della loro vita tradizionale e la sottrazione dei loro mezzi di sussistenza (il bestiame). Nella storia della nostra civiltà abbiamo altri esempi di genocidio, anche su scala maggiore (basti pensare ai fasti del colonialismo inglese, francese o statunitense), se questo può consolare qualcuno. A noi spetta però denunciare le responsabilità del colonialismo e del fascismo italiano verso le genti del Gebel cirenaico, a infamia dei protagonisti e de[...]