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Il segmento testuale Governo Nitti è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 9Analitici , di cui in selezione 1 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Paolo Alatri, Il Governo Nitti e la questione adriatica in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: IL GOVERNO NITTI E LA QUESTIONE ADRIATICA (*)
Nelle sue Rivelazioni, Nitti scrisse molti anni piú tardi che quando il suo Ministero fu rovesciato, i delegati jugoslavi stavano per riprendere contatto con quelli italiani per riallacciare le trattative, interrotte esattamente un mese prima dalla crisi ministeriale italiana (1). Non pare che ciò sia de tutto esatto: il nuovo incontro non era stato ancora fissato; tuttavia é certo che se nel giugno 1920 Nitti avesse superato la crisi e fosse restato al goveron, i negoziati diretti per la soluzione della questione adriatica sarebbero stati ripresi entro breve tem[...]

[...]HTCARRIÉ, Italy at Me Peace Conference, New York, Columbia University Press, 1938, p. 289, che scrive: « C'è ogni ragione di ritenere che la lunga disputa [italojugoslava] sarebbe stata portata a conclusione a Pallanza, e che, se così fosse stato, gli jugoslavi si sarebbero asicurate condizioni migliori di quelle che avrebbero ottenute di lì a qualche mese in condizioni che, sotto qualche aspetto, poterono sembrare meno favorevoli ad essi s.
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della conclusione dell'accordo con la Jugoslavia per essere in grado di dare rapida attuazione al programma di smobilitazione militare, politica e psicologica del Paese, in vista di una politica di riduzione delle spese, di concentrazione interna, di ricostruzione economica, mentre Giolitti, tornato al potere con l'appoggio di una maggioranza assai più vasta di quella che appoggiava il Governo Nitti, poteva permettersi di temporeggiare; e dall'altra parte che Giolitti poté trattare in condizioni più favorevoli, per alcune congiunture internazionali determinatesi nel frattempo: infatti la posizione della Jugoslavia fu gravemente indebolita, tra il giugno e il novembre 1920, sia dall'esito del plebiscito di Klagenfurt (3), sia dal definitivo tramonto di Wilson, che aveva costituito, per tutto il tempo in cui Nitti era rimasto al potere, il maggiore appoggio di Belgrado e il più forte ostacolo a una soluzione positiva del problema fiumano; inoltre le intensificate mène francesi nell'Europa[...]

[...]Lord Curzon consegnata il 4 ottobre da Lord Hardinge al nostro ambasciatore per deplorare la presunta inerzia del Governo italiano di fronte
(4) Cfr. il rapporto dell'ambasciatore britannico a Roma Buchanan al ministro degii Esteri Lord Curzon, 30 ottobre 1919, in Documents on British Foreign Policy, 19191939, edited by E. L. WOODWARD and ROHAN BUTLER, London, 1947 sgg., First Series, vol. IV, p. 143.
(5) Presse de Paris, 12 novembre 1919.
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alla situazione fiumana in regime di occupazione da parte degli irregolari di D'Annunzio.
Col nuovo anno, la situazione diplomatica si capovolge. In Francia a Clemenceau succede Millerand, che si orienta più decisamente verso una politica di forza verso la Germania e la Russia sovietica, politica che Nitti, insieme con Lloyd George, è deciso a respingere. Anche la notizia di una convenzione militare francoserba, per quanto smentita, contribuisce a rendere nuovamente tesi i rapporti tra i Governi di Roma e di Parigi. Lo scontro avviene a San Remo, e da quel momen[...]

[...]ccede Millerand, che si orienta più decisamente verso una politica di forza verso la Germania e la Russia sovietica, politica che Nitti, insieme con Lloyd George, è deciso a respingere. Anche la notizia di una convenzione militare francoserba, per quanto smentita, contribuisce a rendere nuovamente tesi i rapporti tra i Governi di Roma e di Parigi. Lo scontro avviene a San Remo, e da quel momento s'intensificano anche le mène di Barrère contro il Governo Nitti che arriverà a chiedere, senza peraltro ottenerlo, il richiamo dell'ambasciatore francese a Roma. Su questa base avviene il riavvicinamento sempre più stretto tra la politica inglese e quella italiana.
Contrari sempre a una soluzione della questione adriatica che, con il riconoscimento dell'italianità di Fiume, sembrava ledere e sopraffare i diritti della Jugoslavia, gli Stati Uniti. Si possono mettere in rilievo — e lo abbiamo fatto altrove — le ragioni non spregevoli dell'atteggiamento americano. Rimane da notare, tuttavia, che nella querela Wilson portò uno spirito d'intransigenza e una r[...]

[...]Fiume non avesse le sue radici in ben individuabili interessi costituiti. Vivo era in particolare l'interesse degli armatori triestini a monopolizzare il corn
(7) Cfr. per es. ALCESTE DE AMBRIS, La questione di Fiume, Roma, La Fionda. 1920, pp. 3536.
(8) GIULIO BENEDETTI, La pace di Fiume. Dalla Conferenza di Parigi al Trattato di Rapallo, Bologna, 1924, p. 113.
(9) II Messaggero, 24 febbraio 1920.
(10) L'Idea Nazionale, 7 novembre 1919.
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mercio dell'Alto Adriatico, controllando Fiume. Non a caso l'irredentismo fiumanodannunziano ebbe il suo quartier generale a Trieste, dove gli armatori, in mancanza di stipulazioni adeguate da parte del Governo italiano prima dell'intervento in guerra, puntavano sulla soluzione integrale del problema di Fiume — l'annessione — allo scopo di eliminare il pericolo di una concorrenza portuale (11). In tal senso, certamente, si adoperavano uomini come Cosulich e Sinigaglia. Wilson non mancò di scorgere questo elemento, e nella seduta del Consiglio Supremo del 13 maggi[...]

[...]ditions du Centre National de la Recherche Scientifique, 1955, vol. II, pp. 5455.
(13) Cfr. la recensione di ATTILIO DEPOLI al Mussolini diplomatico di G. Salvemini in Fiume, a. I, n. 2 (aprilegiugno 1952), p. 154.
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definì a il tristo agente bancario di Muro Lucano » e affermò che <c aveva venduto Fiume allo straniero » (14).
L'iniziativa di D'Annunzio creò una situazione che condizionò le trattative diplomatiche condotte dal Governo Nitti. Un quesito che è giusto porsi, ma al quale non é possibile dare una risposta netta e univoca, é il seguente: l'impresa dannunziana costituì un elemento positivo o negativo per la soluzione del problema adriatico? Se ci limitiamo all'aspetto strettamente fiumano di quel problema, possiamo affermare che D'Annunzio, inserendo nella situazione un fatto compiuto sul quale si articolò la vasta mobilitazione psicologica organizzata dai nazionalisti, impedì ai negoziatori una soluzione che non implicasse il rispetto e la difesa dell'italianità di Fiume. E lecito tuttavia presumere che anche senza qu[...]

[...]ro quadro delle trattative di pace, e non soltanto la questione adriatica, l'episodio di Fiume fu enormemente dannoso agli interessi nazionali italiani. Conseguenza e a sua volta causa del concentrarsi dell'attenzione sul solo ristretto problema fiumano, l'impresa di D'Annunzio confluì in quello che
(14) Nel'introduzione al volume di A. DE AMSROS, La questione di Fiume cit.
(15) Cfr. per esempio D. LLOYD GEORGE, op. cit., vol.. Il, p. 809.
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fu il più grave tra gli errori del Ministero OrlandoSonnino, vale a dire lo scarso interesse riposto per tutte le questioni ben più importanti della sistemazione del bacino del Mediterraneo in generale e delle riparazioni; e le nefaste conseguenze di questo errore Nitti ereditò. Il suo sforzo per sdrammatizzare il problema fiumano e tutta intera la questione adriatica rientrava certamente in una visione più ampia e lungimirante, nella quale aveva gran parte anche la concezione europeistica, cioè di una sostanziale solidarietà tra le nazioni europee. Ciò spiega si[...]

[...]pe fesserie » (DANIELE VARL IZ diplomatico sorridente, ediz. inglese, citato da GORDON A. CRAIG and FELIX GORDON, The Diplomats. 19191939, Princeton University Press, 1953, p. 212). Cfr. anche ARTURO CARLO JEMOLO, Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni, Torino, Einaudi, 1948, p. 653.
(18) CARLO SFORZA, L'Italia dal 1914 al 1944 quale io la vidi, Milano, Mondadori, 1946, p. 89.`
(19) F. S. NITTI, Rivelazioni cit., pp. 5, 53 e 340.
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a Salata (20) — tanto che più tardi molti di essi dovevano passare armi e bagagli alla collaborazione col fascismo. Bisogna pur sottolineare il fatto che a contatto con la situazione qual era, specialmente quando si trattava di misurarsi con gli Alleati nelle trattative diplomatiche, quegli uomini erano costretti ad acquistare un realismo che era il naturale nemico di ogni atteggiamento nazionalistico. Uno di essi, Salvatore Barzilai, parlando al Senato il 15 dicembre 1920 sul Trattato di Rapallo, diede un riconoscimento prezioso di questo stato di cose: «Chi ebb[...]

[...]duri rimbrotti dopo che si era compromesso con l'impegno preso di non consentire l'evacuazione della Dalmazia. Nitti scrisse piú tardi che se D'Annunzio aveva potuto preparare e compiere la sua impresa prendendo di sorpresa il Governo, si dové al fatto che Diaz e Aibricci, ai quali il presidente del Consiglio aveva affidato l'in
(21) C. SFORZA, op. cit., p. 87.
(22) GIOVANNI GIOLITTI, Memorie della mia vita, Milano, Garzanti, 1945, p. 554.
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carico di ispezionare la Venezia Giulia, erano stati a loro volta ingannati e riferirono tranquillizzandolo. Questo elemento, senza dubbio, entrò nella complessa situazione; ma non la esauriva. Nitti aveva a sua disposizione molte altre fonti d'informazione, comprese quelle che gli fornivano le notizie eloquenti e sintomatiche pubblicate dai giornali sulla preparazione di un'insurrezione nazionalista. Il fatto è che egli tendeva ad acquietarsi delle assicurazioni ricevute e a prospettare in termini ottimistici la situazione; e soprattutto riteneva che il suo comp[...]

[...]uori di Zara non più di ventimila italiani dispersi in un mare slavo. Minoranze nazionali annesse contro voglia non costituiscono guadagno per nessun paese. Avesse occupato la Dalmazia, l'Italia avrebbe dovuto mantenervi una parte notevole del suo esercito in permanente attrezzatura di guerra per tenere soggiogata la popolazione slava ostile. Nel caso di altra guerra europea, in cui fosse implicata l'Italia, questa sarebbe stata obbligata ad
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reva raggiungere un accordo che sgombrasse il campo da una pericolosa tensione internazionale e al tempo stesso togliesse di mezzo il principale focolaio insurrezionale a Fiume.
Nitti, come Bissolati, vedeva il pericolo molto più a destra che a sinistra (25). La sua uscita dal Ministero Orlando dopo che la stessa decisione era stata presa da Bissolati aveva definitivamente chiarito la sua fisionomia di K rinunciatario » (26). Ciò servi di
immobilizzare importanti forze militari in quella provincia per proteggere le sue 350 miglia di frontiera contro un attacco [...]

[...]Dati i termini del problema fiumano, e più in generale di quello adriatico, data cioè l'intricata struttura etnica dei territori in contestazione, la questione di Fiume era in qualche modo ideale per potercisi ac
quest'ultimo: cfr. l'appunto bissolatiano del 24 dicembre 1918 citato da R. COLAPIETRA, op. cit., pp. 26768.
(27) E. CAVIGLIA, op. cit., pp. 5658.
(28) Cfr. GIAMPIERO CARocci, Storia del fascismo, Milano, Garzanti, 1959, pp. 910.
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canire fra opposti nazionalismi: essa si prestava magnificamente a quella mobilitazione che gli estremisti di destra riuscirono a realizzare nel 1919. Certo, favorendo l'esaltazione patriottica che rendeva impossibile o almeno più difficile l'accordo, e quindi protraendo la contesa e con essa la mobilitazione, e di conseguenza ostacolando la ricostruzione economica su basi di normalità, i nazionalisti facevano gli interessi di cento grandi industriali contro quelli della grande maggioranza del Paese. Ma intanto diffondevano un veleno destinato a mettersi in circo[...]

[...]onistica non era quella perseguita dai piú; dal che
si ebbero conferme sempre più chiare nei tempi successivi. Le elezioni fiumane per la Costituente del 24 aprile 1921, tenute in con
dizioni di maggiore libertà rispetto al periodo della dominazione dannunziana, diedero una schiacciante vittoria agli autonomisti, nonostante il tentativo di incendiare le schede fatto dal sindaco Riccardo Gigante « a capo d'un manipolo di fascisti e legiona
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ri » (30). Pochi giorni dopo quegli stessi fascisti, guidati da Francesco Giunta, occupavano a mano armata il Municipio (31); « non riuscirono però, di fronte alla sfiducia della cittadinanza e del governo, a mantenere il potere per più di due giorni e lo cedettero quindi ad un Alto Commissario italiano (avv. Bellasich) che avrebbe dovuto instaurare una normalità accettabile dalle due parti in conflitto » (32;. Dopo nuovi conflitti (2627 giugno 1921), il 5 ottobre si riunì la Costituente eletta il 24 aprile, nella quale gli autonomisti di Zanellà erano in gran[...]

[...]della plutocrazia nazionalista.
Di questi interessi, di questi ambienti, di questa ideologia, Nitti é il più temibile avversario. Fornito di soda preparazione storica ed economica, conscio dei termini reali dei grandi problemi nazionali della ricostruzione, abituato a guardare più ai fatti che
(35) A. MARPICATI, op. cit., pp. 2425.
(36) ENZO TAGLIACOZZO, Gaetano Salvemini nel cinquantennio liberale, Firenze, La Nuova Italia, 1958, p. 220.
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alle parole, nemico della retorica (37), Nitti é l'uomo di una borghesia moderna che punta sulla liquidazione del militarismo e sullo sviluppo industriale e finanziario. Impresa ardua, la sua, di conciliare le tendenze antinazionaliste con i compiti di capo di un governo borghese nella torbida situazione del dopoguerra (38); del contrasto tra le opposte esigenze possono essere assunti ad esempio ed espressione i due discorsi parlamentari del 13 e del 16 settembre 1919, l'appello ai lavoratori e quello agli uomini d'ordine, ai gene rali, alle autorità costituite. [...]

[...]derazione e di equità fra gli Alleati. Avete con l'esempio predicato per una tregua allo spirito di conquista e di cupidigia territoriale in Oriente. Avete inteso che i popoli son sazi di territori ed hanno fame di giustizia e di pace. Avete, riconosco, avete rettamente agito per attirare la Russia e la Germania nella comunione economica dell'Europa, principio essenziale per la ricostruzione ». E Turati nel giugno 1920, subito dopo la caduta del Governo Nitti: « L'on. Nitti prese dai socialisti le principali direttive della sua politica estera; forse avrebbe preso da essi anche molte direttive della politica interna, se i socialisti gliele avessero offerte; più volte preluse all'inevitabile, all'augurabile avvento di un governo laburista in Italia, ma l'azione, soprattutto nella politica interna, fu impari, forse per acerbità di casi e di tempi, alla fede professata; e ne venne la sua fatale caduta ».
Sono voci di socialisti riformisti: e ben si comprende. Il socialismo aveva aperta davanti a sé, nella situazione italiana del dopoguerra, due stra[...]

[...]ito può passare ai ribelli, che tutto dipende dal saperlo conquistare (...). La lotta di classe è penetrata per opera dei borghesi, apertamente, nell'esercito. Noi ne siamo lietissimi. Mai era avvenuto nulla di più sovversivo fin qui nella storia politica del nostro paese a. È difficile immaginare più colossale e grossolana topica politica che questa di considerare interscambiabili il sovversivismo socialista e il sovversivismo nazionalista.
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votavano contro di lui; e nutriva la fiducia che questi non si sarebbero uniti ai primi nel tentativo di rovesciarlo (40). Quando ciò avvenne, fu la fine del suo esperimento radicale.
Si è molto insistito sulle agitazioni sociali che caratterizzarono l'anno 1919: in realtà potrebbe a più forte ragione applicarsi al Governo Nitti ciò che Frassati osservò a proposito del Governo Giolitti, che cioè reca meraviglia come il grande fatto storico del dopoguerra, l'immissione del quarto stato" nella vita pubblica italiana, abbia potuto compiersi con incidenti relativamente così trascurabili (41). Del resto le agitazioni sociali non furono un fatto solo italiano ma travagliarono, in misura maggiore o minore, tutti i Paesi che aveva partecipato alla guerra.
Nitti stesso vide chiaramente quali forze Io fecero cadere: « Furono i grandi banchieri della Banca Commerciale, i grandi arricchiti di guerra che più si agitarono per evi[...]

[...]materia erano rimaste le banche): Cfr. Louls HAUTECOUR, L'Italie sous le Ministère Orlando. 19171919, Paris, Bossard, 1919, pp. 207 e' 249. Un interessante accenno a legami tra L'Idea Nazionale e la Banca Commerciale, che inclinavano l'organo nazionalista a « una guerra ingiusta ed eccessiva ai jugoslavi », è in un appunto di Bissolati del 24 dicembre 1916, cit. da R. COLAPIETRA, op. cit., p. 241.
(43) F. S. NITT5, Rivelazioni cit., p. 539.
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di fare quel provvedimento con decretolegge. Era un aumento non solo facilmente tollerabile e che non avrebbe agito se non minimamente agli effetti del consumo. Il provvedimento era necessario. Quando io ritirai il decretolegge, dimettendomi, il governo che mi succedette dovette ripresentarlo come disegno di legge. Quelli che essendo favorevoli si erano eccitati contro, lo facevano per salvare la faccia dei loro amici d'estrema. Insomma un preteso ostruzionismo che faceva ridere e che non durò. Nulla di più ridicolo e disonorante. Ma lo scopo era uno solo: le mie[...]

[...]rrato ».
Un altro scrittore, che di quei tempi e di quegli eventi fu attento e acuto osservatore (47), giudica che le anticipate elezioni
(45) Cfr. in proposito il mio lavoro su Le origini del fascismo, Roma, Editori Riu niti, 1956.
(46) RAIMONDO LURAGHI, Giolitti e il fascismo, Lettera alla rivista Risorgimento di Torino, gennaio 1959, p. 28.
(47) SINIBALDO TINO, Il trentennio fascista. Rilievi ed appunti, Roma, Puccinelli, 1944, p. 62.
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del 1921 con l'alleanza demoliberalfascista fu dovuta alla volontà di evitare un nuovo esperimento di governo di Nitti, che sarebbe tornato al potere con i più preparati uomini del socialismo, realizzandone postulati e principi.
Certo, quando, dopo le elezioni del '21, più di una volta in breve spazio di tempo fu tentata da parte degli schieramenti e degli uomini politici della democrazia liberale la formazione di un fronte unico che non si pub definire antifascista, ma almeno di resistenza al fascismo nelle sue mire sovversive verso lo Stato costituzionale, il [...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Governo Nitti, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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