Brano: P . î'hriLtaZ
Ill
11 L'iVZL
SAGGI E STUDI
GIACINTA NEL PAESE DEGLI UOMINI:
INTERPRETAZIONE DELLE « VILLEGGIATURE »
Non sarà un caso che le interpretazioni piú penetranti delle tre Villeggiature di Goldoni siano venute da lettori che non sono critici di professione: un uomo di teatro come Giorgio Strehler, una scrittrice come Anna Banti; o ancora da studiosi non italiani, esperti di tradizioni teatrali piú ricche e varie della nostra, come Jacques Joly. Le tre commedie del 1761 rappresentano probabilmente il maggiore sforzo compiuto da Goldoni per esporre sulla scena le contraddizioni di quella società veneziana che egli era sul punto di abbandonare. Proprio l'ambizione di tale progetto e la complessità della sua esecuzione sembrano aver dissuaso i goldonisti italiani da un lavoro esegetico sulla trilogia paragonabile per estensione e qualità a quello compiuto sugli altri capolavori del veneziano, dalla Locandiera e dagli Innamorati ai Rusteghi, Sior Todero, La casa nova, Le baruffe chiozzotte.
Anche fra le commedie appena ricordate ce ne sono di profondamente nuove nella struttura e nella concezione dei personaggi, come Le baruffe: ma a una lettura, se non altro, in chiave festosa e « corale » delle Baruffe poteva preparare il filone popolare e carnevalesco delle tabernariae (Il campiello!); mentre, nonostante il tema familiare a Goldoni e ai[...]
[...]ziano, dalla Locandiera e dagli Innamorati ai Rusteghi, Sior Todero, La casa nova, Le baruffe chiozzotte.
Anche fra le commedie appena ricordate ce ne sono di profondamente nuove nella struttura e nella concezione dei personaggi, come Le baruffe: ma a una lettura, se non altro, in chiave festosa e « corale » delle Baruffe poteva preparare il filone popolare e carnevalesco delle tabernariae (Il campiello!); mentre, nonostante il tema familiare a Goldoni e ai suoi spettatori, niente prepara veramente alle Villeggiature. È significativo che si sia fatto talvolta a proposito della trilogia il nome di Cecov (Banti 1961, pp. 25, 37): confronto con un moderno tanto legittimo quanto altri che si potrebbero ugualmente proporre, con Ibsen o con Brecht, come metafore critiche di una tensione problematica verso il futuro piú che verso il passato.
Niente, dicevo, ci prepara alle Villeggiature, o meglio nessuna singola commedia importante di Goldoni: bensí una serie di elementi sparsi in
* Gli scritti di Goldoni si citano da Tutte le opere, a cura di G[...]
[...] veramente alle Villeggiature. È significativo che si sia fatto talvolta a proposito della trilogia il nome di Cecov (Banti 1961, pp. 25, 37): confronto con un moderno tanto legittimo quanto altri che si potrebbero ugualmente proporre, con Ibsen o con Brecht, come metafore critiche di una tensione problematica verso il futuro piú che verso il passato.
Niente, dicevo, ci prepara alle Villeggiature, o meglio nessuna singola commedia importante di Goldoni: bensí una serie di elementi sparsi in
* Gli scritti di Goldoni si citano da Tutte le opere, a cura di GIUSEPPE ORTOLANI, Milano, Mondadori, 193556, voll. 14, dando fra parentesi il volume e la pagina. La bibliografia finale è strettamente funzionale, cioè esclude titoli anche importanti la cui u presenza » non sia dichiarata o implicita nel mio discorso. Nel caso di lavori stampati piú volte in sedi diverse, si indica di preferenza l'ultima pubblicazione.
374 FRANCO FIDO
testi diversi, che acquistano rilievo solo se passati in rassegna e valutati in funzione della trilogia. Cosí una percezione adeguata della straordinaria novità delle Smanie, delle Avv[...]
[...]sia dichiarata o implicita nel mio discorso. Nel caso di lavori stampati piú volte in sedi diverse, si indica di preferenza l'ultima pubblicazione.
374 FRANCO FIDO
testi diversi, che acquistano rilievo solo se passati in rassegna e valutati in funzione della trilogia. Cosí una percezione adeguata della straordinaria novità delle Smanie, delle Avventure e del Ritorno richiede un esame preliminare dei loro molteplici legami con la « tradizione » goldoniana anche piú minuto di quanto sia necessario alla comprensione delle altre commedie.
1. Il primo contesto nel quale vanno considerate le tre Villeggiature è quello della stagione creativa 17591762, anzi del momento esatto in cui cade la loro composizione, tra I rusteghi e La casa nova da una parte, Sior Todero e Le baruffe dall'altra.
L'accostamento che si impone subito è quello agli Innamorati del 1759; sia, in termini piú generali e ovvi, per l'intrecciarsi delle passioni — amore, gelosia, rabbia — e del raziocinio che cerca di canalizzarle; sia per analogie piú specifiche: padroni che « [...]
[...] delle passioni — amore, gelosia, rabbia — e del raziocinio che cerca di canalizzarle; sia per analogie piú specifiche: padroni che « recitano » a piena voce il loro patema e servi che li osservano, li compatiscono o li criticano; clima di angustie economiche e di piccole umiliazioni che si riflette sui rapporti personali e sugli affetti'. C'è il fatto infine che, quasi a salvaguardare l'organismo comico dalla pressione anarchica dei sentimenti, Goldoni adotta in entrambi i casi una distribuzione dei ruoli e una griglia di relazioni derivate da quelle consunte ma sempre buone della Commedia dell'arte 2: due vecchi (Innamorati: Fabrizio e Ridolfo; trilogia: Filippo e Fulgenzio), un paio di cameriericonfidenti (Inn.: Lisetta e Tognino; tril.: Brigida e Paolo), due coppie di giovani (Eugenia e Fulgenzio, Clorinda e Roberto negli Innamorati; Giacinta e Leonardo, Vittoria e Guglielmo nella trilogia). E si osservi di passaggio come in quest'ultimo caso l'anagrafe dei personaggi ne predetermini il destino scenico: Vittoria essendo sorella di Leonar[...]
[...]iature) 3. $ stato anzi notato che la trilogia non fa che articolare in tre successive azioni i tre atti della Casa nova: 1) sogno di un trasferimento « altrove » per scimmiottare la nobiltà; 2) vita
1 Per questa osservazione sugli Innamorati v. BARATTO 1964, pp. 21316.
2 Per il riconoscimento di un canovaccio dell'Arte negli Innamorati seguo (con una lieve modifica: Clorinda al posto di Flamminia) ZORZI 1972, pp. 1015.
3 Cfr. BARATTO 1964: « Goldoni è costretto via via a mutare i criteri del giudizio ... Appare innovatore nelle vecchie famiglie, conservatore nelle nuove » (p. 222).
GIACINTA NEL PAESE DEGLI UOMINI: INTERPRETAZIONE DELLE « VILLEGGIATURE » 375
dissipata nella nuova residenza; 3) intervento risanatore di un personaggio « buono » e ritorno alla saggezza (Joly 1978, p. 216).
A parer mio la differenza tra il lieto fine della Casa nova e la malinconica conclusione della trilogia è assai piú significativa delle loro somiglianze. Resta comunque il fatto che in tutte queste commedie il malessere di un ceto culturalmente immaturo[...]
[...]rdine » in tre commedie, e di conseguenza la « continuazione di caratteri sostenuti in tre differenti azioni »5.
Questo ci porta al secondo contesto in cui è opportuno inquadrare le Villeggiature, e cioè a quella struttura ciclica di cui l'autore sottolinea la peculiarità fin dalla prefazione delle Smanie (« Ho concepita nel medesimo tempo l'idea di tre commedie consecutive... » Opere, vii 1007), ma che non è unica nella storia del suo teatro.
Goldoni lavorava in fretta, e spesso dopo aver svolto uno spunto teatrale in una prima commedia si accorgeva di non averne sfruttato appieno tutte le possibilità comiche, e lo riprendeva in composizioni successive. La sua opera presenta cosí, a differenza di quella di Molière, vari « cicli » piú o meno involontari, cioè dei gruppi di commedie perfettamente indipendenti quanto alla trama e ai personaggi, ma di argomento e di ambiente affine. Si pensi alle tragicommedie sull'innocenza primitiva (La bella selvaggia e La peruviana), alle commedie sulla guerra e sui militari (L'amante militare, L'impostor[...]
[...]ona moglie, 174849), la Pamela del 1750 e Pamela maritata del 175960, le tre Ircane (La sposa persiana, 1753, Ircana in Julfa, 1755, e Ircana in Ispaan, 1756), le Villeggiature del 1761, e infine la trilogia ricavata nel 1764 dagli scenari scritti a Parigi per l'Arlecchino Bertinazzi e la Camilla Veronese degli Italiens: Gli amori di Zelinda e Lindoro, La gelosia di Lindoro, Le inquietudini di Zelinda.
Da una parte, nella prefazione al Ritorno, Goldoni insiste sulla differenza delle Villeggiature dalle altre pièces « serializzate », cioè sul fatto « che le altre le ha immaginate una dopo l'altra, e queste tutte e tre in una volta » (Opere, vii 1147). Dall'altra, come ha ben visto Jacques Joly, tutti questi cicli senza eccezione hanno in comune il tema principale, l'amore o meglio l'analisi della passione 6: talché il prolungamento della fabula in sei o nove atti corrisponde alla necessità di render plausibile « une évolution psychologique du personnage en rapport avec les exigences de la passion », e il « genere » che ne risulta, a metà str[...]
[...]en visto Jacques Joly, tutti questi cicli senza eccezione hanno in comune il tema principale, l'amore o meglio l'analisi della passione 6: talché il prolungamento della fabula in sei o nove atti corrisponde alla necessità di render plausibile « une évolution psychologique du personnage en rapport avec les exigences de la passion », e il « genere » che ne risulta, a metà strada fra il teatro comico tradizionale e il romanzo, è la precoce versione goldoniana di quel genre sérieux che avrà in Diderot, Mercier e Beaumarchais i suoi maggiori teorici (Joly 1978, pp. 19798 e Petronio 1962). In questo quadro il caso piú considerevole e (tranne che dal Joly) sottovalutato è quello delle tragicommedie « persiane ». La sposa persiana, scritta per reagire alla concorrenza del Chiari e alla caduta delle due prime commedie prodotte al teatro San Luca (Il geloso avaro e La donna di testa debole), riportò nell'autunno del 1753 uno straordinario successo, « e fu replicata per trentaquattro sere, segnando cosí il piú grande trionfo del settecento sui teatri d[...]
[...]ccoglienze piuttosto tepide riscosse dalla seconda commedia, Ircana in Jul/a, un grande successo nel 1756 ebbe pure la terza, Ircana in Ispaan, che della Sposa persiana è la vera continuazione.
Spiegare la fortuna delle Ircane semplicemente coll'entusiasmo di allora per le turcherie e le mascherate orientali mi sembra un modo di ignorare il problema dall'alto del nostro « buon gusto », o se si vuole di estendere anche a questo filone del teatro goldoniano la condiscendente sopportazione che la
6 Cfr. la prefazione alla Sposa persiana: «Questa è una Commedia fondata sulla passione... » (Opere, ix, 522), e la lettera da Parigi al Vendramin dell'11 ottobre 1763 sugli Amori di Zelinda e Lindoro: «La commedia è di grande intreccio, di gran passione... » (Opere, xiv, 299).
7 Cosí ORTOLANI, in Opere, Ix, 1333.
GIACINTA NEL PAESE DEGLI UOMINI: INTERPRETAZIONE DELLE « VILLEGGIATURE » 377
critica ha sempre riservato ai romanzi del Chiari, anche quando si tratta di opere ricche di trovate narrative e di idee.
Di Fatima, la fanciulla ancora innamo[...]
[...]a Venezia l'8 febbraio 1804 8) per il personaggio di Ermengarda: « Caddi qual fior sul campo, colto dai rai del sole... » (iv, 10). Ma non fu Fatima, bensí la sua appassionata rivale Ircana, interpretata dalla seconda donna Caterina Bresciani, a sedurre il pubblico veneziano e a indurre quindi l'autore a seguirne le vicende in altre due commedie.
Come agli inizi della sua carriera 9, e come piú tardi nei testi parigini per Arlecchino e Camilla, Goldoni si abbandona dunque alle sollecitazioni di un forte temperamento drammatico, le asseconda, e contemporaneamente se ne giova per costruire un personaggio nuovo: la donna che lotta ferocemente contro tutti gli ostacoli per assicurarsi l'affetto esclusivo del suo amante e, qui, padrone.
Per la IrcanaBresciani, specialmente nella seconda e terza commedia, Goldoni scriverà i suoi piú sonanti martelliani: « Taccio le smanie estreme del mio schernito amore / [ ... ] Sul momento confusa, smanio, peno, m'adiro, / Per parlar non ho voce. Parto con un sospiro » (Ircana in Julfa, i, 5). « Morir da te lontana è il mio solo tormento. / E in tempo, oh Dio! morire, che mi parea vicino / Il mio sposo, il mio bene, il mio dolce destino! » (ibid., Iv, 11). Ma dentro la declamazione patetica, da grande melodramma ottocentesco, già si profilano i riflessi psicologici che resteranno caratteristici di tutte le eroine concepite per la stessa attrice, fino alla Giacinta d[...]
[...]sa persiana, in Opere complete, Venezia, Ed. del Municipio, 190760, xxiv, 215; e FERRANTE, 1961, p. 82. Come è noto, Manzoni fu a Venezia dall'ottobre 1803 al marzo 1804.
9 Mi riferisco naturalmente ai ruoli scritti alla fine degli anni 30 per il « Pantalone » Francesco Golinetti, dal Momolo cortesan in poi: v. Mémoires, I, 40 (Opere, I, 185 sgg.). In vista dello stimolo che la Bresciani e poi a Parigi la Veronese esercitarono sulla fantasia di Goldoni, andrebbe riformulata meno recisamente l'osservazione in sostanza giusta che « il rapporto personaggioattore va certamente diminuendo di importanza a mano a mano che il personaggio vive entro un piú organico rapporto con altri personaggi e attinge una verità sempre piú singolare e universale » (BINNI 1963, p. 296).
378 FRANCO FIDO
tentami in ciò solo » (Ircana in Ispaan, iii, 12); al tempo stesso, matura consapevolezza di sé: « Sfogar vorrei col pianto il mio dolore estremo, / Ma piangere non so, quando mi dolgo, io fremo » (La sposa persiana, iii, 1), della propria irragionevolezza e dei p[...]
[...]'armi, ma morirò tua sposa.
TAMAs: Non cimentarti, Ircana, non incontrar ruine.
Sei coraggiosa e forte; ma sei femmina alfine.
IRCANA: Femmina sono, è vero, mancar mi può il valore,
Ma tal son io che in petto piú di te forte ha il cuore
(Ircana in Ispaan, II, 9).
Personaggio nuovo, dicevo, non solo per la sua carica passionale, ma anche per la nota polemica che risuona in versi come gli ultimi riportati. Non dobbiamo dimenticare che quando Goldoni comincia a lavorare per i Vendramin al teatro San Luca il suo posto presso i Medebach al teatro Sant'Angelo è preso dal Chiari, e l'abate bresciano andava affermandosi come il piú deciso campione, a Venezia, dei diritti delle donne. Si leggano, tra i numerosi esempi che potrei citare, questi versi della Pastorella fedele, composta nel 1754, cioè precisamente fra La sposa persiana e 1'Ircana in Jul/a:
TURPINo: Guarda in Città, in campagna: guarda per ogni banda, La femmina ubbidisce, e l'uom sempre comanda.
CEFISA : Perché le prime donne diedero all'altre il crollo, Lasciandosi dagli uomini [...]
[...]ccido... » (Iv, 4).
GIACINTA NEL PAESE DEGLI UOMINI: INTERPRETAZIONE DELLE « VILLEGGIATURE » 379
Per tenerci soggette, come piú ad esso aggrada,
Diede a noi donne il fuso, l'uomo impugnò la spada.
Ci mandino alla scuola, mettanci un ferro a lato:
Arrossirà un Dottore, arrossirà un soldato.
Oppresse ed avvilite, sta il valor nostro accolto
Nell'arti d'un bel core, nell'armi d'un bel volto [...] (II, 1)II
Non che nelle commedie borghesi di Goldoni manchino confronti fra i due sessi e vittorie dei personaggi femminili — da quella di Mirandolina sul Cavaliere e quelle di Felice e Marcolina sui rusteghi e Todero. Ma all'interno di una struttura piú ampia (la trilogia), e di un genere meno vincolato alla misura del quotidiano (la tragicommedia) sia la passione che l'antagonismo crescono in proporzione, e salgono a un diapason mai toccato prima. Conseguentemente, le armi « femminili » tradizionali, civetteria, pazienza, astuzia, sono abbandonate come altrettanti segni di debolezza e di compromesso, o meglio come vestigia d'una ancestrale co[...]
[...]cipia ora a pretendere, a comandare, se gli riesce ora d'avvilirmi, di mettermi in soggezione, è finita: sarò schiava perpetuamente » (del futuro marito: Smanie, i, 11); « non sono nata una schiava, e non voglio essere schiava... » (Smanie, ir, 11); « Non ha ... da trattarmi villanamente, e da tenermi in conto di schiava » (Ritorno, i, 5).
In questa prospettiva, il percorso dalla trilogia esotica del 175356 a quella « nazionale » del 1761 porta Goldoni e la sua nobilmente smaniosa interprete dall'enfatica semplificazione della schiavitú letterale patita da Ircana, alle sorprendenti e inquietanti conseguenze della schiavitú metaforica paventata da Giacinta.
Nel primo caso, preoccupato di rispondere subito al rivale Chiari e di apparire con tutte le carte in regola sul terreno del « femminismo » Goldoni fa di Ircana la vittima di un sistema totalmente ed esemplarmente fallocratico (mi si passi per questa sola volta un'abusata espressione) come quello mussulmano e persiano: e perciò stesso, date le leggi immanenti al genere tragicomico (trionfo dell'innocenza perseguitata, ecc.) ne assicura la felicità. Nel secondo caso, alle prese con la resistenza elastica di un referente ben altrimenti concreto come quello della società « livornese », cioè veneziana, poco egli potrà fare per la sua eroina.
Come nella prefazione al Ritorno l'autore accosta la trilogia ai suoi pre
11 Commedie in versi dell[...]
[...]eguitata, ecc.) ne assicura la felicità. Nel secondo caso, alle prese con la resistenza elastica di un referente ben altrimenti concreto come quello della società « livornese », cioè veneziana, poco egli potrà fare per la sua eroina.
Come nella prefazione al Ritorno l'autore accosta la trilogia ai suoi pre
11 Commedie in versi dell'abate PIETRO CHIARI, Venezia, Bettinelli, 1756, I, 156. Che nella trilogia persiana sia da vedere una risposta di Goldoni alla sfida « femminista » di Chiari sembra suggerito anche dal fatto che nell'edizione Pitteri le dedicatarie sono dame di cultura: Vittoria Serbelloni Ottoboni della Sposa persiana, Marina Savorgnan Canal dell'Ircana in Julia, Metilde Erizzo Bentivoglio dell'Ircana in Ispaan.
380 FRANCO FIDO
cedenti lavori di analoga struttura ciclica, cosí già nella prefazione alle Smanie Goldoni aveva provveduto a ricordare ai lettori la sua abbondante produzione sullo stesso tema, lo sperpero e la confusione del villeggiare: « argomento ... sí fecondo di ridicolo e di stravaganze, che mi ha fornito materia per comporre cinque commedie, le quali sono fondate tutte sulla verità: eppure non si somigliano... » (Opere, vii 1007).
Piú precisamente, il tema delle « smanie » dei cittadini in partenza per la villa è affrontato una prima volta, con indubbio impegno ma con esito poco felice, in una commedia del 1755, I malcontenti, mentre la vita in campagna, « intorbidata » da « gelosie » e [...]
[...]to allusiva di un altro, e per i borghesi ben piú arduo dilemma, fra intimità e promiscuità, fra « privato » e « pubblico ». Per il momento mi preme osservare come nella Villeggiatura l'assenza di personaggi borghesi coi loro complessi e i loro tabú, e le continue frizioni prodotte da una stretta convivenza consentano all'autore un trattamento dei caratteri assai piú tagliente e crudele di quanto potrebbe aspettarsi chi crede ancora al buon papà Goldoni.
Questa « cattiveria » — non infrequente nelle commedie di questi anni 175559: cfr. Fido 1977, pp. 12135 — si manifesta già nel linguaggio, ricco di insinuazioni malevole e di sarcasmi, appesantito da iterazioni, anzi rappreso in parole tematiche che tradiscono con martellata insistenza le nevrosi dei personaggi. Si prenda per esempio l'episodio dell'ingordo don Ciccio schernito dalle contadine:
Crccro: Lasciatemi sedere, che la pancia mi pesa.
MEMCHINA: Che cosa ha mangiato di buono?
Ciccio: Ho mangiato due piatti di minestra, un pezzo di manzo che poteva essere una libbra e mezza, un po[...]
[...]
In campagna i nobili, se non altro, riescono talvolta a risparmiare: « Non vi è altra differenza, se non che in città vi vogliono dei zecchini, e qui con pochi paoli si fa figura », nota don Eustacchio nella Villeggiatura (III, 3). Tanto piú si aggraverà invece il malessere di donna Lavinia nei borghesi veri, per i quali la mutanza autunnale si dimostra anche economicamente un cattivo affare, fin dai Malcontenti del 1755.
Di questa commedia i goldonisti si sono spesso occupati per ragioni esterne: la notevole critica delle unità di tempo e di luogo e l'omaggio a Shakespeare nella dedica al Murray; e la caricatura dell'abate Chiari nello strampalato personaggio del poeta teatrale Grisologo (cfr. Ortolani 1962 e Sommi Picenardi 1902). Piú interessanti per noi sono gli spunti di satira del costume che anticipano Le smanie per la villeggiatura di sei anni dopo: rivalità fra due fanciulle che cercano di vestirsi ciascuna piú elegantemente dell'altra, servi che tentano di rallentare la rovina dei padroni, debiti che si fanno per « comparire » c[...]
[...]errazione di voler sacrificare l'autosufficienza e la privacy borghese « all'eccesso del lusso, del dispendio e dell'incomoda soggezione », come scrive l'autore nella prefazione alla commedia (Opere, y 1021).
Dunque l'imitazione del villeggiare patrizio è dannosa non tanto economicamente, quanto perché espone l'intimità dell'« interno » borghese a una prova a lungo andare non evitabile, ma evidentemente prematura e pericolosa per un ceto su cui Goldoni sta perdendo le sue illusioni. Nella grisaglia autunnale di una natura assente il privato, che in altre commedie sta ai borghesi goldoniani come un vestito stretto, minaccia di scoppiare e di lasciarli nella imbarazzante nudità dei loro sentimenti. Sarà questo uno dei grandi temi della trilogia.
2. Una delle ragioni che resero memorabile l'adattamento teatrale delle Villeggiature ad opera di Giorgio Strehler fu la piena consapevolezza da parte del regista del carattere unitario della vicenda, cioè dell'indissolubilità delle tre commedie: mentre ancor oggi parecchi critici le leggono una per una e — grazie soprattutto alla vivacità di Giacinta nelle Smanie — giudicano questa « la commedia piú valida dell'intera trilogia », pri[...]
[...]a di Giorgio Strehler fu la piena consapevolezza da parte del regista del carattere unitario della vicenda, cioè dell'indissolubilità delle tre commedie: mentre ancor oggi parecchi critici le leggono una per una e — grazie soprattutto alla vivacità di Giacinta nelle Smanie — giudicano questa « la commedia piú valida dell'intera trilogia », privilegiandone « la structure parfaite, le langage naturel » (Mangini 1959, p. xxx e 1969, p. 123). Eppure Goldoni non risparmia i segnali destinati a guidare lettori e spettatori, sia nelle prefazioni: « Ho concepito nel medesimo tempo l'idea di tre commedie ... ho piacere di dar unito un quadro, che piacerà davantaggio » (alle Smanie: Opere, vii 1007); « Quelle che tu ora doni al Pub
FRANCO FIDO
r
386
blico, non formano che una sola Commedia, in nove atti divisa » (al Ritorno: ivi, p. 1147); sia nella struttura stessa delle tre pièces, moltiplicando i richiami tematici e le simmetrie.
Per fare solo qualche esempio, si veda il motivo della visita, in cui una pioggia di complimenti maschera una dura [...]
[...]bondanza e l'importanza dei monologhi: non perché l'autore non riesca a tradurre in dialogo e azione 1'animus dei personaggi, ma perché — di nuovo accade di pensare a Cecov — questi borghesi parlano di sé, « si dicono » e si ascoltano molto piú di quanto non ascoltino gli altri. Vedremo meglio tale aspetto della trilogia quando ci occuperemo di Giacinta, personaggio monologante per eccellenza.
Parlando delle sue tre commedie sulla villeggiatura Goldoni scrive: « nella prima si vedono i pazzi preparativi; nella seconda la folle condotta; nella terza le conseguenze dolorose che ne provengono. I personaggi principali sono di quell'ordine di persone che ho voluto prendere precisamente di mira, cioè di un rango civile, non nobile e non ricco » (Opere, VII 1007). Nelle Smanie la partenza di Leonardo per la villeggiatura è amareggiata dai
14 Può essere o non essere un caso che l'unico « esterno » dell'intera trilogia, il boschetto di Avventure, in, 14, sia riservato alla sobria dichiarazione di Paolino a Brigida, e alla lunghissima confessionerip[...]
[...]ria, le scuffle, gli abiti, il mio mariage » (III, 4);
« abiti, guarnizioni, gioje, pizzi di Fiandra, pizzi d'aria, fornimenti di bionda, scarpe, cuffie, ventagli » (Ritorno, r, 5): secondo uno stilema scenico a cui si uniformano il controcanto di Filippo (« Vitello prezioso, capponi stupendi, tordi, beccafichi, quaglie, starne, pernici »: Ritorno, III, 2), e la
16 Su questo libro non si hanno notizie (cfr. ORTOLANI in Opere, VII, 1417). Forse Goldoni aveva in mente qualche pubblicazione francese, come le Consolations pour les personnes valétudinaires di JEANHENRISAMUEL FORMAY, Berlin, Lange, 1758; un libro dal titolo analogo usci piú tardi: ANTOINEJOSEPH PERNETY, O.s.B., Observations sur les maladies de l'âme, Berlin, Decker, 1777.
17 Per es. Bienséance de la conversation entre les hommes, anonimo, PontaMousson, 1617, e J. B. DE LA SALLE, Les règles de la bienséance..., Paris, 1713: cfr. ARIES 1960, pp. 12026, 42961. Per i molti manuali settecenteschi cfr. la bibliografia di MAUZI 1960, pp. 66483.
390 FRANCO FIDO
stessa autocritica di [...]
[...] dunque la piena responsabilità delle sue scelte. Al tempo stesso, la palese inadeguatezza del padre e dei due innamorati lascia sgombro il campo, per cosí dire, all'unico contrasto profondo delle Villeggiature, che determina come vedremo la condotta di Giacinta, fra la ragazza e il vecchio amico di casa Fulgenzio.
3. Giacinta, che si definisce esattamente una « fanciulla saggia e civile » (Avventure, in, 3), appartiene al gruppo delle borghesi goldoniane piú evolute, come Giannina, la spigliata e studiosa olandese dei Mercatanti (1753); d'altra parte l'autore poteva contare sul « temperamento » della Bresciani, l'attrice destinata a interpretarla sulla scena, perché una plausibile emotività venisse a insidiarne la canonica e lodevole flemma. Cosí si potrebbe dire che la protagonista della trilogia è una GianninaIrcana mise en situation, cioè immersa in una realtà equidistante dagli estremi ugualmente f avolosi della schiavitú persiana e dell'emancipazione nordica.
L'arma principale di Giacinta è l'intelligenza, un'intelligenza che gli ese[...]
[...]rincipale di Giacinta è l'intelligenza, un'intelligenza che gli esegeti delle Villeggiature hanno rilevato specialmente nelle scene delle Smanie in cui mortifica maliziosamente Vittoria (iI, 12), o convince il padre a fare il contrario di ciò che aveva deciso, lasciandolo per di piú pieno di ammirazione per la logica e il buon senso della figliola (n, 10). Ma il tratto veramente distintivo di questa intelligenza, rispetto a quella di altre donne goldoniane, è la lucidità introspettiva: per cui, ad esempio, quando Brigida cui Giacinta si è confidata osserva che la colpa è di Filippo, che ha invitato Guglielmo a villeggiare con loro, la padroncina risponde: « Sí, è vero, vo studiando anch'io di dar la colpa a mio padre », ma insiste che se si è esposta alla tentazione la colpa è sua, per « la maledetta ambizione di non voler dipendere » (Avventure, ii, 1).
Di fatto, la storia di Giacinta è un tessuto di comprensibili errori e di riflessioni autocritiche, in cui l'eroina si fa di volta in volta storica severa del proprio dramma: « Ho avuto fre[...]
[...]re che a una fanciulla civile basti sempre un matrimonio civile, segue l'altro dell'invito a Guglielmo per « educare » Leonardo alla fiducia. Una volta innamorata dell'ospite, la ragazza teme di perdere
« il decoro, la reputazione, e l'onore », e precipita le cose, forzando praticamente Guglielmo a dichiararsi per l'ignara Vittoria.
In questa situazione si è visto spesso un conflitto di tipo cornelliano fra amore e dovere, e anzi un autorevole goldonista si è rammaricato che la conclusione accomodante del Ritorno spezzi « la forza di questo motivo drammatico ». Ma per prendere sul serio il dilemma di Giacinta fra fedeltà
e passione lo stesso critico si lascia tentare dalla congettura che il fidanzamento con Leonardo celi « un effettivo stato coniugale » (Binni 1978, p. 13637). Ora, chi ha avuto la pazienza di leggermi fin qui avrà già capito che queste pagine nascono proprio dall'insoddisfazione per il cliché di una Giacinta adultera mancata ed eroina romantica rimasta a metà strada.
Per difendere la conclusione della trilogia si potrebb[...]
[...]Sansoni, 1915, pp. 40810, 41517. « L'Osservatore veneto », Discorso sulla scelta di una donna degna di essere amata, nell'ed. a cura di Emilio Spagni, Firenze, Barbera, 1914, pp. 11720; Discorso dell'educazione delle donne, ivi, pp. 14144. Il primo di questi due discorsi, in cui un corrispondente narra d'aver perduto il favore di una prude per aver mantenuto la promessa fattale di non importunarla con profferte amorose, potrebbe aver suggerito a Goldoni la prima idea per Les inquiétudes de Camille (quindi di Zelinda).
22 Scritti scelti, cit., pp. 22126.
396 FRANCO FIDO
misogina come quella italiana, piú da vicino l'inappagata nostalgia per una sorte diversa da quella che gli era capitata, fra due donne intelligenti e formidabili come la madre contessa Tiepolo e la moglie Irminda Partenide.
Al polo opposto rispetto alle creature vaporose e femminili sognate dal conte Gasparo stanno le eroine coraggiose e riflessive dell'abate Chiari, che scrivendo la loro storia in prima persona osano confessarsi brutte, come la protagonista della Frances[...]
[...]i, perocché ordinariamente si attribuiscono a lode dell'umana prudenza anche le favorevoli stravaganze del caso ... non volli, che mancasse né d'oriuolo, né di tabacchiera, né d'anelli di non poco valore; cose necessarie oggidí piú d'ogni umano talento presso il volgo ignorante, per conciliarsi la venerazione, e l'onore »26.
La stantia e « sfiduciata visione della donna » del Gozzi (Berengo 1962, p. xxxiii), il piú autorevole e acuto critico di Goldoni a Venezia, e le audacie « filosofiche » del suo rivale Chiari costituiscono come dicevo le posizioni estreme di un dibattito che l'autore delle Villeggiature non poteva certo
23 La bella pellegrina, Venezia, Molinari, 1819, II, 116.
24 La Francese in Italia, Venezia, A. Rosa, 1806, i, 28, 42, 52.
25 La bella pellegrina, ii, 1012.
26 La Francese in Italia, i, 156, 175.
GIACINTA NEL PAESE DEGLI UOMINI: INTERPRETAZIONE DELLE « VILLEGGIATURE » 397
ignorare, sullo sfondo del quale vanno considerate le riflessioni e le reazioni dei suoi personaggi femminili.
Pieno di simpatia per l'aspirazio[...]
[...]42, 52.
25 La bella pellegrina, ii, 1012.
26 La Francese in Italia, i, 156, 175.
GIACINTA NEL PAESE DEGLI UOMINI: INTERPRETAZIONE DELLE « VILLEGGIATURE » 397
ignorare, sullo sfondo del quale vanno considerate le riflessioni e le reazioni dei suoi personaggi femminili.
Pieno di simpatia per l'aspirazione delle fanciulle alla cultura e alla libertà, ma anche di rispetto per i prudenti valori e le strutture difensive della borghesia veneziana, Goldoni s'era dapprima limitato a celebrare in commedie diverse l'educazione liberale delle straniere (come nei Mercatanti già ricordati) e la vocazione casalinga delle sue concittadine, come nella Buona famiglia del 1755:
ISABELLA: Perché non fa insegnare anche a me, signor padre, che imparerei tanto volentieri le lettere?
FABRIZIO: Figliuola mia, le lettere non sono per voi. Non dico già che non aveste ingegno atto ad apprenderle, che so benissimo altre valenti donne averle egregiamente apprese; ma le cure devono essere distribuite. La briga della casa non è poca briga, sapete? e le donne vi si a[...]
[...]che a voi si destina, e piú del talento fate conto della bontà di cuore. Imitate la madre vostra e sarete certa di riuscir bene (I, 9).
La paternalistica unzione di un discorso come questo sembra fatta apposta per suscitare le ire e le denunce delle femministe del Chiari (si ricordi la tirata della pecoraia Cefisa nella Pastorella fedele), o delle stesse eroine, Ircana, La Dalmatina, La bella Giorgiana, con cui dopo la metà degli anni Cinquanta Goldoni parava le iniziative del concorrente n. Ma nel 1761 tale meccanica giustapposizione non basta piú: Giacinta rappresenta appunto una ponderata risposta alle coriacee filosofesse della letteratura alla moda, la dimostrazione che carriere libere e dall'esito felice come quelle della Francese e della Pellegrina — cosí come, fuori d'Italia, di Pamela e di Marianne — sono possibili solo al prezzo di un distacco iniziale del personaggio dal proprio ambiente, e della sua successiva immersione in quell'universo di avventure, pericoli e piaceri che costituiva allora la condizione del romanzo picaresco,[...]
[...]arianne — sono possibili solo al prezzo di un distacco iniziale del personaggio dal proprio ambiente, e della sua successiva immersione in quell'universo di avventure, pericoli e piaceri che costituiva allora la condizione del romanzo picaresco, e costituirà piú tardi, opportunamente intellettualizzato, quella del Bildungsroman '.
n Per La pastorella fedele v. qui sopra, p. 378: e cfr. per esempio la protesta di Ottiana nella Bella Giorgiana di Goldoni: « O ingratissimo sposo! o indegno abuso / Di viril libertà! Non siam noi donne / Metà dell'uom che ci calpesta e opprime? » (n, 5).
zs Entrambi i generi erano e resteranno « piante esotiche sul nostro suolo », per estrapolare da De Sanctis. Al posto dell'individuo che cresce nell'attrito col « mondo » fino a conseguire un successo proporzionato alla maturità raggiunta, noi abbiamo il tessitore che diventa piccolo imprenditore con l'aiuto della Provvidenza, ma non ha
398 FRANCO FIDO
La scelta della borghese italiana dentro gli orizzonti chiusi, quasi tribali della sua famiglia e della sua [...]
[...]rappresentano, non fuori e contro di esso, sperando di forzare Fulgenzio al rispetto invece che alla condanna. « Ringrazio il signor Fulgenzio del bene che dall'opera sua riconosco, e vi assicuro, signore, che non me ne scorderò fin ch'io viva », gli dirà nel commiato, un commiato in cui tutte le espressioni di tenerezza rivolte mentalmente a Guglielmo sono invece indirizzate al padre.
In questo senso, « Giacinta c'est moi » avrebbe potuto dire Goldoni, che leggeva e collezionava romanzi ma non ne scriveva ~, come la ragazza è innamorata di Guglielmo ma non lo sposa. Dobbiamo subito aggiungere che, ancora come in Flaubert, la complessità e verità del personaggio è direttamente proporzionale alla scarsa indulgenza, anzi all'antagonismo dell'autore, al tempo stesso « fraterno » e « spietato » nei suoi riguardi, come ha scritto felicemente Anna Banti (1961, p. 37).
L'eccesso di intellettualismo che Goldoni presta a Giacinta si tinge di sfumature narcisistiche, per cui le si addice in fondo quanto Madame Ro
diritto d'aver imparato altro che l[...]
[...]e leggeva e collezionava romanzi ma non ne scriveva ~, come la ragazza è innamorata di Guglielmo ma non lo sposa. Dobbiamo subito aggiungere che, ancora come in Flaubert, la complessità e verità del personaggio è direttamente proporzionale alla scarsa indulgenza, anzi all'antagonismo dell'autore, al tempo stesso « fraterno » e « spietato » nei suoi riguardi, come ha scritto felicemente Anna Banti (1961, p. 37).
L'eccesso di intellettualismo che Goldoni presta a Giacinta si tinge di sfumature narcisistiche, per cui le si addice in fondo quanto Madame Ro
diritto d'aver imparato altro che la rassegnazione, o la metamorfosi, mista di malinconia e di malizia, del burattino in bambino buono. Mentre chi cerca di capire, come Ntoni Malavoglia, è giustamente punito con la prigione e l'esilio.
29 Oltre agli elogi della Bibliothèque des romans e ai giudizi su Rétif de la Bretonne e Sébastien Mercier nei Mémoires, in, 33 (Opere, I, 567 e 579), cfr. la lettera del 5 maggio 1780 a Vittore Gradenigo, con l'offerta di vendita della sua biblioteca: « Ho .[...]
[...]toni Malavoglia, è giustamente punito con la prigione e l'esilio.
29 Oltre agli elogi della Bibliothèque des romans e ai giudizi su Rétif de la Bretonne e Sébastien Mercier nei Mémoires, in, 33 (Opere, I, 567 e 579), cfr. la lettera del 5 maggio 1780 a Vittore Gradenigo, con l'offerta di vendita della sua biblioteca: « Ho ... un'altra raccolta di romanzi francesi in numero di 135 volumi... » (Opere, xiv, 389). Per contro, cosí s'era espresso il Goldoni sulle commedie del Chiari in una lettera del 1751 all'Arconati Visconti: « novità che fanno bene al teatro, ma non molto all'autore. Romanzi e poi romanzi... » (Opere, xxv, 177). Nel 1791, come è noto, Goldoni pubblicherà una sua traduzione dell'Histoire de Miss Jenny di Mme Riccoboni.
GIACINTA NEL PAESE DEGLI UOMINI: INTERPRETAZIONE DELLE « VILLEGGIATURE » 399
land scriverà di sé, in attesa di esser condannata a morte: « dans des situations périlleuses, je suis restée sage par volupté, lorsque la séduction m'aurait entraînée à oublier la raison ou les principes » 30. « Io non la prenderei, se avesse centomila scudi di dote », osserva Fulgenzio in controscena dopo la grande « arringa » della ragazza alla fine delle Smanie; e Goldoni nella prefazione alle Avventure: « La baldanza di Giacinta è mor[...]
[...]
GIACINTA NEL PAESE DEGLI UOMINI: INTERPRETAZIONE DELLE « VILLEGGIATURE » 399
land scriverà di sé, in attesa di esser condannata a morte: « dans des situations périlleuses, je suis restée sage par volupté, lorsque la séduction m'aurait entraînée à oublier la raison ou les principes » 30. « Io non la prenderei, se avesse centomila scudi di dote », osserva Fulgenzio in controscena dopo la grande « arringa » della ragazza alla fine delle Smanie; e Goldoni nella prefazione alle Avventure: « La baldanza di Giacinta è mortificata, ... I pronostici di Fulgenzio verificati ... » (Opere, VII 1079).
In un unhappy ending raro per lui, e tanto piú eccezionale in quanto preparato da ben nove atti, l'autore guarda impassibile la sua creatura avviarsi al sacrificio (« Si ha da penare, si ha da morire... »), pietosa vittima in mariage e spolverina di un superego cui per ragioni diverse entrambi obbediscono. Ma proprio nel clima rilassato delle Avventure, quando il balletto dei convenevoli si fa piú rapido e la voce del calcolo e del pettegolezzo piú strid[...]
[...] ending raro per lui, e tanto piú eccezionale in quanto preparato da ben nove atti, l'autore guarda impassibile la sua creatura avviarsi al sacrificio (« Si ha da penare, si ha da morire... »), pietosa vittima in mariage e spolverina di un superego cui per ragioni diverse entrambi obbediscono. Ma proprio nel clima rilassato delle Avventure, quando il balletto dei convenevoli si fa piú rapido e la voce del calcolo e del pettegolezzo piú stridula, Goldoni concede alla sua protagonista una momentanea rivalsa: « Lode al cielo, son sola. Posso liberamente sfogare la mia passione, e confessando la mia debolezza... Signori miei gentilissimi, qui il poeta con tutto lo sforzo della fantasia aveva preparata una lunga disperazione, un combattimento di affetti, un misto d'eroismo e di tenerezza. Ho creduto bene di ometterla ... » (sc. ultima). Giacinta reagisce al distacco dell'autore rifiutandosi di collaborare: il che vuol dire, fuor di metafora metateatrale, che lo sfogo (e il ricupero pateticoedonistico della situazione) in chiave melodrammatica è s[...]
[...]777 all'Académie de Besançon sulla questione « Comment l'éducation des femmes pourrait contribuer à rendre les hommes meilleurs » (lo svolgimento non è meno convenzionale del tema): vedilo in MADAME ROLAND, Une éducation bourgeoise au XVIIIeme siècle, Paris, Union générale d'éditions, 1964, pp. 15981.
400 FRANCO FIDO
NOTA BIBLIOGRAFICA
PHILIPPE ARIÈS 1960 = L'enfant et la vie familiale sous l'ancien régime, Paris, Plon; ANNA BANTI 1961 = Goldoniana e Goldoni e la commedia borghese, in Opinioni, Milano, Il Saggiatore, pp. 2437; MARIO BARATTO 1964 = « Mondo » e «Teatro » nella poetica del Goldoni, in Tre studi sul teatro, Venezia, Neri Pozza, pp. 159227; 1970 = Il sistema dei « Rusteghi », « Rassegna lucchese », 50, pp. 12837; 1974 = Per una rilettura degli « Innamorati », in AA.VV., Studi in memoria di Luigi Russo, Pisa, Nistri Lischi, pp. 7599; 1977 = Lettura del «Todero », « Rivista italiana di drammaturgia », 3/4, pp. 331 dell'estratto; MARINO BERENGO 1962 = Introduzione a Giornali veneziani del Settecento da lui curati, Milano, Feltrinelli, pp. IXLXV; WALTER BINNI 1963 = Interventi goldoniani (al Congresso di Venezia, 1957) in Classicismo e Neoclassicismo nella letteratura del Se[...]
[...] 159227; 1970 = Il sistema dei « Rusteghi », « Rassegna lucchese », 50, pp. 12837; 1974 = Per una rilettura degli « Innamorati », in AA.VV., Studi in memoria di Luigi Russo, Pisa, Nistri Lischi, pp. 7599; 1977 = Lettura del «Todero », « Rivista italiana di drammaturgia », 3/4, pp. 331 dell'estratto; MARINO BERENGO 1962 = Introduzione a Giornali veneziani del Settecento da lui curati, Milano, Feltrinelli, pp. IXLXV; WALTER BINNI 1963 = Interventi goldoniani (al Congresso di Venezia, 1957) in Classicismo e Neoclassicismo nella letteratura del Settecento, Firenze, La Nuova Italia, pp. 293300; 1978 = Settecento maggiore: Goldoni, Parini, Alfieri, Milano, Garzanti; LUIGI FERRANTE 1961 = I comici goldoniani (17211960), Bologna, Cappelli; FRANCO FIDO 1977 = Guida a Goldoni. Teatro e società nel Settecento, Torino, Einaudi; Illuministi italiani 1962 = Tomo v: Riformatori napoletani, a cura di Franco Venturi, MilanoNapoli, Ricciardi; 1975 = Tomo vI: Opere di Ferdinando Galiani, a cura di Furio Diaz e Luciano Guerci, ivi; JACQUES JOLY 1978 = Le désir et l'utopie. Etudes sur le théâtre d'Alfieri et de Goldoni, ClermontFerrand, Faculté des Lettres et Sciences humaines; NORBERT JONARD 1976 = I rapporti familiari nel teatro borghese di Goldoni, « Studi goldoniani », 4, pp. 4865; LUIGI LUNARI 1976 = Le regie goldoniane di Giorgio Strehler, « Studi goldoniani », 4, pp. 12333; NICOLA MANGINI 1959 = Introduzione e commento a C. G., Le smanie per la villeggiatura, Roma, Barjes; 1965 = Il tema della villeggiatura nel teatro goldoniano, in La fortuna di Carlo Goldoni e altri saggi goldoniani, Firenze, Le Monnier, pp. 89135; 1969 = Goldoni, Paris, Seghers; ROBERT MAUZI 1960 = L'idée du bonheur dans la littérature et la pensée française au XVIIIe siècle, Paris, Colin; POMPEO MOLMENTI 1926 = La storia di Venezia nella vita privata, Bergamo, Ist. d'arti grafiche, vi edizione. Parte terza: Il decadimento; SERGIO MORANDO 1960 = Rappresentazioni goldoniane al «Piccolo Teatro della città di Milano », in Studi goldoniani, pp. 81315; GIULIO NATALI 1955 = Il Settecento, Milano, Vallardi, iv edizione; ACHILLE NERI 1899 = Giuseppe Baretti e i Gesuiti, « Giornale storico della letteratura italiana », Supplemento n. 2, pp. 10629; GUIDO NICASTRO 1974 = Goldoni e il teatro del secondo Settecento, Bari, Laterza; GIUSEPPE ORTOLANI 1962 = Goldoni e Shakespeare. Appunti e note, in La riforma del teatro nel Settecento e altri scritti, a cura di Gino Damerini, VeneziaRoma, Ist. per la collaborazione culturale, pp. 11940; MARIO PETRINI 1976 = Le commedie popolari del Goldoni, Padova, Liviana Editrice; GIUSEPPE PETRONIO 1962 = Introduzione a Goldoni, in Dall'Illuminismo al Verismo. Saggi e proposte, Palermo, Manfredi, pp. 540; KURT RINGGER 1965 = Ambienti ed intrecci nelle commedie di Carlo Goldoni, Berna, A. Francke; 1970 = Riflessi della drammaturgia goldoniana nella « Casa nova », « Studi goldoniani », 2, pp. 16879; GIANFRANCESCO SOMMI PICENARDI 1902 = Un rivale del Goldoni. L'abate Chiari e il suo teatro comico, Milano, Di Mondami; GIORGIO STREHLER 1974 = La «Trilogia della villeggiatura », in Per un teatro umano. Pensieri scritti, parlati e attuati, a cura di Sinah Kessler, Milano, Feltrinelli, pp. 23639; Studi goldoniani 1960 = Atti del Convegno internazionale di Studi goldoniani (Venezia 1957), a cura di Vittore Branca e Nicola Mangini, VeneziaRoma, Ist. per la collaborazione culturale; « Studi goldoniani », Quaderni nrr. 14, a cura di Nicola Mangini, Venezia, 1968, 1970, 1973, 1976; ALBERTO VECCHI 1960 = La vita spirituale, in AA.VV. La civiltà veneziana del Settecento, Firenze, Sansoni, pp. 13352; LUDOVICO ZORZI 1972 = Sul tema degli «Innamorati », Introduzione a C. G., Gl'Innamorati, Torino, Einaudi, pp. 526, poi anche in « Studi goldoniani », 3, pp. 85105.