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Il segmento testuale Goethe è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 144Analitici , di cui in selezione 3 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Enzo Collotti, Noterelle e schermaglie. Lo straordinario Goethe-Institut di Lisbona 1969-1976 in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...]ità che si intravedono, che la magari caparbia fiducia nella forza della propria parola che è presente in tanti poeti meritino di essere indirizzate a mete forse piú ardue ma certo meno illusorie. Altrimenti, per tornare ai termini del discorso di Antonielli, si avrà davvero piú una « corporazione » che una « società di poesia », e sarà ancora lecito parlare della nuova Arcadia nel vecchio senso desanctisiano.
EDOARDO ESPOSITO
LO STRAORDINARIO GOETHEINSTITUT DI LISBONA, 19691976
Un libro straordinario, un grande scrittore, un letterato colto e raffinato, esperto di letteratura e della civiltà lusitana, con alle spalle una lunga esperienza brasiliana, traduttore e mediatore di culture. Cosí si rivela nei suoi Diari portoghesi Curt MeyerClason, che dal settembre del 1969 alla fine del 1976 ebbe la ventura di dirigere il GoetheInstitut di Lisbona [Portugiesische Tagebücher (19691976), Königstein/Ts. Verlag Autoren Edition im Athenäum Verlag, 1979, pp. 417]. Un capitolo quindi della politica culturale all'estero della Repubblica federale tedesca. E bisognerebbe aggiungere un capitolo assai felice, se il GoetheInstitut non avesse ritenuto opportuno, allo spirare del contratto, privarsi della collaborazione di un uomo che nel panorama della politica culturale esterna della Bundesrepublik ha rappresentato certamente un'eccezione. Errore del GoetheInstitut? Esperimento? Calcolo? Forse tutti questi elementi insieme portarono alla nomina di MeyerClason, insieme probabilmente alla sottovalutazione della personalità dell'interessato, refrattario a farsi ridurre al rango della gestione burocratica e soprattutto ad assimilare gli stereotipi della concezione dell'ordine e della politica culturale come pura gestione dell'esistente iscritti nei regolamenti e nelle istruzioni della casamadre, costruite sull'esercizio costante di censura e autocensura, appena coperte dall'ipocrisia (dopotutto, si trattava di gestire fondi del contribuente tedesco.[...]

[...]prattutto ad assimilare gli stereotipi della concezione dell'ordine e della politica culturale come pura gestione dell'esistente iscritti nei regolamenti e nelle istruzioni della casamadre, costruite sull'esercizio costante di censura e autocensura, appena coperte dall'ipocrisia (dopotutto, si trattava di gestire fondi del contribuente tedesco...) del servizio pubblico e del rispetto per la collettività.
Non fosse servito ad altro, l'errore del GoetheInstitut ha dato a MeyerClason la possibilità di offrirci con questo libro una testimonianza di grande civiltà e di grande umanità, di uno spirito di indipendenza e di libertà che certo non rifletteva i valori e le istruzioni che un direttore del Goethe avrebbe dovuto
I
NOTERELLE E SCHERMAGLIE 729
rappresentare a Lisbona. Un valore di testimonianza doppiamente significativo in quanto MeyerClason si è trovato a dirigere l'istituto di cultura di un paese della Comunità economica europea nel Portogallo a cavallo tra la dittatura e la rivoluzione dei garofani del 25 aprile del 1974. È singolare come attraverso le pagine di questo libro la frattura tra MeyerClason e i suoi superiori, anziché ricomporsi, dopo il 25 aprile finisca per allargarsi: non ultimo motivo d'interesse della sua testimonianza e motivo per riflettere anche sul modo in cui [...]

[...]i trattare la gente ».
Si può vedere il libro di MeyerClason appunto come la testimonianza di un democratico, ma anche come il documento di ciò che non deve essere una politica culturale, prima ancora di quello che essa può essere. Tutte le istruzioni che egli riceve parlano il catalogo delle cose proibite: la censura e l'autocensura, che nel caso specifico regnano nel Portogallo di Salazar e di Caetano, sono anche la legge della burocrazia del GoetheInstitut. Non cercare rischi, non correre pericoli, non sfidare nessuno, non cercare cattive compagnie, non esportare autori tedeschi non conformisti (ma perché proprio Mitscherlich?), non fare tante altre cose, non dare nell'occhio, farsi i fatti propri tra tedeschi, siamo un istituto tedesco e programmiamo solo iniziative in lingua tedesca. Il congedo dal vecchio direttore: « Quando nel villaggio arriva un nuovo parroco, se è saggio per due anni lascia tutto come prima ». « Per favore, niente Spiegel, niente letteratura progressista, niente edizioni Suhrkamp, in particolare poi niente letter[...]

[...] considerata una provocazione; quando gli chiedono un parere per l'esecuzione a Lisbona di una messa di Bach espone i pro e i contra, ma l'ambasciatore fa sapere che al ministero degli esteri si trasmette solo il positivo, il negativo deve essere sfumato; quando il rettore dell'università, per punire gli studenti proibisce un concerto beethoveniano che doveva svolgersi nell'Aula magna, aderisce alla richiesta degli organizzatori di ospitarlo nel Goethe, che si affolla di centinaia di studenti: segue la protesta del rettore. Questa è la politica della « porta aperta » con la quale ci si confronta direttamente con la realtà portoghese: si offrono espressioni culturali che attraverso la produzione tedesca permettono di leggere la realtà portoghese. Brecht, Peter Weiss — l'autore del Mostro lusitano, particolarmente inviso al regime al punto che il suo nome circola tra l'opposizione come Pedro Branco —, Hochhuth, Kipphardt, l'intellighenzia critica tedesca (contro Böll l'ambasciatore e l'addetto militare si esprimono come si sarebbero espressi [...]

[...]to militare si esprimono come si sarebbero espressi i nazisti: « Fäkaliensprache ») aiuterà i portoghesi a scrollarsi di dosso la dittatura piú delle conferenze di Otto d'Asburgo nei clubs ufficiali. L'ambasciatore protesta contro l'intervento di Werner Herzog a un seminario sul cinema tedesco; risposta di Herzog: « il mio nuovo film si chiama Ciascuno per sé e Dio contro noi tutti ». MeyerClason deve lottare contro la dittatura, ai cui occhi il Goethe appare ora una « cellula segreta del partito comunista portoghese illegale », ma piú ancora contro i rappresentanti della Bundesrepublik. « Perché vedere sempre tutto in chiave cosí critica? » si domanda l'ambasciatore e forse è anche sincero nel suo tranquillo conformismo.
732 NOTERELLE E SCHERMAGLIE
Che cosa cambia la rivoluzione del 25 aprile? Accresce la sintonia di MeyerClason con l'ambiente locale, la sua volontà di prestare gli strumenti dei quali dispone al servizio dell'emancipazione di un popolo da un incubo cinquantennale, registra acutamente stati d'animo e attese, risponde posi[...]

[...]emici. Nell'ottobre del 1974, Willy Brandt, non piú cancelliere ma pur sempre presidente della SPD, è a Lisbona circondato dalle insidie di un ambiente interessato a denigrare la rivoluzione: « Chissà se W. Brandt avverte in quale inadatto ambiente è costretto a parlare? ». MeyerClason registra con sensibilità assai pronta il processo attraverso il quale la rivoluzione ristagna mentre la minoranza silenziosa diventa mag
gioranza. L'attività del GoetheInstitut diventa un barometro sensibile del rapporto tra lo sviluppo della rivoluzione e quello dei suoi appoggi esterni: pochi
mesi prima della rivoluzione l'unità dell'opposizione portoghese si era misurata intorno alla presenza di Tankred Dorst, ora la sua divisione è dimostrata dalle reazioni all'esecuzione del Mockinpott di Peter Weiss ad opera di attori portoghesi cui si rimprovera di fare gratuita pubblicità all'istituto di cultura di un paese che si presenta contro la rivoluzione, con uno dei tanti volti (la socialdemocrazia) della società capitalistica. Paradossalmente, quello che fa[...]

[...]ne, con uno dei tanti volti (la socialdemocrazia) della società capitalistica. Paradossalmente, quello che faceva scandalo prima della rivoluzione diventava dopo anche piú scandaloso. Portare in Portogallo il meglio della cultura impegnata tedesca — da Schlöndorff a P. Weiss, a Böll, a Franz Xaver Kroetz — era piú pericoloso di prima. Ancora un dialogo brechtiano: « Crede davvero che Le possa servire invitare Martin Walser... Da un impiegato del Goethe ci si attende un atteggiamento positivo nei confronti della Bundesrepublik... Acriticamente o criticamente positivo? ». Né sorte migliore procura la presenza nell'Alentejo di Günter Wallraff, impegnato nella cooperativa agricola promossa con fondi raccolti nella Bundesrepublik: Wallraff, proprio lui, un agitatore indesiderato, un « autore sotto processo in Germania ». E poi « la riforma agraria è in contrasto con le idee del governo portoghese ». Un esempio sopraffino di mistificazione e insieme del modo in cui viene trasmesso il messaggio conservatore delle potenze della NATO, non interessat[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] F. Alderisio, Riflessioni di A. Gramsci sul concetto della finalità nella filosofia della prassi in Studi gramsciani

Brano: [...]estamente naturali e razionali, per cui iniziò il suo ragionamento con questa ferma battuta: « Il parait qu'il faut être forcené pour nier que les estomacs soient faits pour digérer, les yeux pour voire, les oreilles pour entendre».
Felice Alderisio 61
dalla scienza naturale, e di essere accortamente adottata dalla filosofia della prassi), Gramsci prese posizione a questo punto in una lunga e concettosa nota, valendosi del pensiero di Kant, di Goethe e di Croce. In tale nota Gramsci comincia col citare dalle Xenie del Goethe (nella traduzione del Croce)' l'esortazione satirica contro il finalismo volgare: «Il Teleologo: — II Creatore buono adoriamo del mondo, che, quando — il sughero creò, inventò insieme il tappo » ; poi riporta questa breve ed importante chiosa del Croce stesso: « Contro il finalismo estrinseco, generalmente accolto nel secolo decimottavo, e che il Kant aveva di recente criticato surrogandolo con un piú profondo concetto della finalità »; poi egli si attacca di nuovo al Goethe, scrivendo che questi « altrove e in altra forma » aveva ripetuto « questo stesso motivo », e infine ne dichiara la der[...]

[...]roce)' l'esortazione satirica contro il finalismo volgare: «Il Teleologo: — II Creatore buono adoriamo del mondo, che, quando — il sughero creò, inventò insieme il tappo » ; poi riporta questa breve ed importante chiosa del Croce stesso: « Contro il finalismo estrinseco, generalmente accolto nel secolo decimottavo, e che il Kant aveva di recente criticato surrogandolo con un piú profondo concetto della finalità »; poi egli si attacca di nuovo al Goethe, scrivendo che questi « altrove e in altra forma » aveva ripetuto « questo stesso motivo », e infine ne dichiara la derivazione dal Kant riportando questi giudizi del Goethe: « Il Kant è il
più eminente dei moderni filosofi, quello le cui dottrine hanno maggiormente influito sulla mia cultura; la distinzione del soggetto dall'oggetto
e il principio scientifico che ogni cosa esiste e si svolge per ragion sua propria ed intrinseca (che il sughero, a dirla proverbialmente, non nasce per servir di turacciolo alle nostre bottiglie) ebb'io comune col Kant, ed io in seguito applicai molto studio alla sua filosofia». Da ultimo Gramsci trae il succo di tali anteriori motivi di pensiero, e conclude la sua interessantissima nota con questa franca dichiarazione di teleolog[...]



da Georg Lukacs, Inchiesta sull'arte e il comunismo. Introduzione agli scritti di estetica di Marx ed Engels in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...]icato e quindi ap arentemente o ettivo ogii vero artista o scrittore
è un avv r rio is' o mazions del principio uma
nistico, indipendentemente dal grado di consapevolezza con cui si rende conto di tutto cid.
Ripetiamo che è ovviamente impossibile discutere ampiamente il problema in questo luogo. Marx mette in evidenza questa azione antiumana del denaro, tale da alterare e deformare l'essenza dell'uomo, partendo dall'analisi di alcuni passi di Goethe e di Shakespeare.
« Shakespeare pone in evidenza soprattutto due proprietà del denaro:
1. esso è la divinità visibile, la trasformazione di tutte le qualità umane e naturali nel loro contrario, lo scambio e l'inversione universale delle cose; esso affratella gli inconciliabili;
2. esso è la meretrice universale, il mezzano universale degli uomini e dei popoli.
V
40 INCHIESTA SULL'ARTE E IL COMUNISMO

L'inversione e lo scambio di tutte le qualità umane e naturali, l'affratellamento degli impossibili — il potere divino — del denaro, provengono dalla sua essenza di essere generico degli [...]

[...]critto seguendo, istintivamente o più o meno consapevolmente, la teoria del rispecchiamento, e che i loro sforzi di render chiari a se stessi i principi della creazione artistica sono stati orientati in questo senso. La meta di pressoché tutti i grandi scrittori fu la riproduzione artistica della realtà; la fedeltà alla realtà, l'appassionato sforzo di restituirla nella sua totalità e integrità, denotarono per ogni grande scrittore (Shakespeare, Goethe, Balzac, Tolstoi) il .vero criterio della grandezza letteraria.




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G. LUIti1CS INTRODUZIONE AGLI SCRITTI DI MARX ED ENGELS 45
Che l'estetica marxista affronti questa questione fondamentale senza rivendicare un'innovazione radicale risulta sorprendente per coloro i quali, senza alcun motivo serio e senza vera conoscenza di causa, accoppiano l'ideologia del proletariato a qualche cosa di assolutamente nuovo, a un « avanguardismo» artistico, e credono che l'emancipazione del proletariato comporti nel campo della letteratura una completa rinuncia al passato. I classici e 1) f[...]

[...]e ogni grande scrittore debba avere una concezione progressista del mon do in filosofia, sociologia e politica; sembra che — per formulare nettamente questa contraddizione apparente — ogni grande scrittore debba essere orientato politicamente e socialmente a sinistra. Eppure non pochi grandi realisti che si incontrano nella storia della letteratura, proprio gli autori prediletti di Marx ed Engels, sono una prova del contrario. Né Shakespeare, né Goethe, né Walter Scott, né Balzac ebbero una posizione politica di sinistra.
Marx ed Engels non solo non evitarono tale questione, ma anzi la sottoposero a una profonda analisi. In una famosa lettera a Margaret Harkness, Engels si diffonde sul problema costituito dal fatto che Balzac, in quanta uomo politico di sentimenti realisti e legittimisti, era un grande ammiratore dell'aristocrazia decadente, mentre nelle sue opere si esprime in ultima istanza proprio la concezione opposta a questa: cc Certo, Balzac era legittimista in politica; l'intera sua opera é un'elegia sull'inevitabile decadenza dell[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Goethe, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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