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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale Gli Stati Uniti è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 225Analitici , di cui in selezione 3 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Romano Ledda (a cura di), Dossier NATO in KBD-Periodici: Rinascita 1969 - 5 - 9 - numero 19

Brano: [...] vogliamo dimostrare ai lettori di Rinascita con questa ricerca.
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di Romano Ledda
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e basi militari americane nel bacino del Mediterraneo
p. 12 Rinascita n. 19 9 maggio 1969 Dossier NATO
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« Gli Stati Uniti sono troppo ricchi per accettare uno scacco politico senza cercare un altro modo per imporre la loro volontà. Essi possono, se vogliono, trasformare il problema politico in un problema economico o, come ultima risorsa, in un problema militare » : è su questa base che nasce l'impegno mondiale degli USA
Il primo atto che sancisce formalmente la nascita della Alleanza atlantica è la risoluzione Vandenberg votata dal Senato degli Stati Uniti d'America l'11 giugno 1948. Con essa si auspica « il progressivo sviluppo di accordi regionali » .e si autorizza il Presidente ad « associare l'America all'Europa occidentale in accordi di mutua difesa che contribuiscano alla sicurezza nazionale ». Ma è noto che la sua radice politica è da ricercarsi un po' più indietro nel tempo, in quella inversione di tendenza della politica estera americana che iniziò sul finire stesso della seconda guerra mondiale, e su cui influirono fattori di varia natura, tra cui il monopolio dell'arma atomica. La percezione delle profonde trasformazioni nate dallo s[...]

[...]ire stesso della seconda guerra mondiale, e su cui influirono fattori di varia natura, tra cui il monopolio dell'arma atomica. La percezione delle profonde trasformazioni nate dallo sconvolgimento bellico, e la volontà di congelarle, il senso di una profonda crisi che sconvolgeva l'ordinamento capitalistico e la decisione di bloccarla con ogni mezzo: queste le radici politiche della guerra fredda.
Nota lo storico americano Theodore Draper che « gli Stati Uniti sono troppo ricchi per accettare uno scacco politico senza cercare un altro modo per imporre la loro volontà. Essi possono, se vogliono, trasformare il problema politico in un problema economico o, come ultima risorsa, in un problema militare ».
Nell'immediato dopoguerra gli Stati Unit. si presentavano, in un mondo sconvolto, favolosamente ricchi al punto che Henry R. Luce poteva baldanzosamente affermare che « popolo americano deve accettare con entusiasmo i doveri e la missione della nazione più potente e vitale del mondo e perciò fargli sentire tutto il peso della nostra influenza per gli[...]

[...]iarda compattezza vi era in realtà il primo germe della crisi sociale e politica che sarebbe esplosa in questi anni.
« A coloro il cui senso di sicurezza era stato distrutto dall'estrema mobilità della vita americana — scrive lo Steel — che si sentivano minacciati dalle richieste di
l'ultima iii' ordine di tempo presa dalla NATO, nella riunione tenuta nel novembre scorso a Reykjavik. Il nuovo comando di Malta è stato assunto dall'ammiraglio degli Stati Uniti, Edward C. Autlaw, nel quadro del comando delle Forze alleate della Europa meridionale .di cui è capo un ammiraglio italiano eguaglianza da parte delle minoranze razziali e che erano umiliati dalla mancanza di personalità di una società sempre più burocratizzata, lo anticomunismo ideologico serviva come punto focale di scontento. Esso non poteva sedare quelle ansie, ma poteva spiegarle in una forma accettabile a chi vedeva altrettanti nemici all'interno di quanti ne scorgeva all'estero. L'assunzione di una responsabilità mondiale fu un atto di autoesorcismo da parte di un popolo tormentato da[...]

[...]e ACLI Azione sociale in una inchiesta sulla NATO — solo un meccanismo militare precostituito » può dare « un contenuto e una certezza di garanzia » a quegli articoli.
Non si può certo negare che alcuni fautori dell'Alleanza avessero in mente qualche cosa di più di un patto militare. Sta di fatto però che l'Alleanza si è concretizzata « tutta e soltanto in una struttura militare », ed è attraverso di essa che si è stabilito il vero rapporto tra gli Stati Uniti e l'Europa sul terreno politico ed economico: un rapporto di subordinazione dell'Europa agli, USA.
In uno studio sui problemi della NATO apparso su Lo Spettatore internazionale (numero 1, 1967) si riconosce che « spesso le scelte e gli indirizzi assunti in sede NATO hanno contrastato e contrastano con la prospettiva di distensione, e che l'organizzaatone in quanto tale può costituire un elemento di ritardo sul processo. Ma questo è dovuto non tanto alla influenza di Washington sugli europei, quanto alla egemonia dei militari (americani ed europei) sui civili ». Anche se così fosse, non bisog[...]

[...]n Europa non integrate nella NATO (EUCOM). Se si considera che nell'arsenale della NATO le forze più importanti sono i bombardieri del SAC e la VI flotta americana nel Mediterra neo, e che essi non sono integrati nella NATO, si capisce subito quale sia il reale rapporto di dipendenza dagli USA.
Dobbiamo insistere brevemente su questo punto. Si tratta infatti di un potenziale militare atomico e missilistico dipendente unicamente dal presidente degli Stati Uniti. Esso viene utilizzato come mezzo di pressione sugli stessi alleati, ma soprattutto è la base di pronto intervento americano in ogni parte del. l'occidente e del Medio Oriente (nel 1958, ad esempio, in Libano). Ebbene, la questione è: fino a che punto questo intreccio di poteri coinvolge la NATO, e quindi la trascina automaticamente in conflitti esterni alla sua regione? Ancora. Giustamente Filippo Frassati osserva su Critica Marxista (n. 2, 1968): « Il co
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[...]L'integrazione militare li ha messi fatalmente a tacere, essendo per sua natura « da una parte uno strumento di indirizzi strategici del tutto autonomi, quelli del Pentagono» scrive il generale Beaufre su Politique étrangère (n. 3, 1965) — « dall'altra lo strumento attraverso il quale si subordinano a quegli indirizzi gli obiettivi e le scelte militari dei governi europei». Appare quindi assai chiaro che l'integrazione militare è il perno su cui gli Stati Uniti hanno stabilito il loro dominio e il loro controllo sulla politica europea.
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Due strategie
di sterminio
nucleare
Le gravissime implicazioni della teoria di Foster Dulles basata sul sostegno atomico della politica del « rischio calcolato ». Le forze di pace danno scacco alla NATO e la capacità militare del Patto di Varsavia impone la revisione strategica culminata con la « teoria » di Mac Namara: nascono i piani dell'escalation
ti », essi « sarebbero stati, comunque schiacciati ».
L'equilibrio militare, in cui si era cercata l[...]

[...]inato a imbottire la NATO di rampe missilistiche e di depositi atomici — venisse accettato proprio nel momento in cui si aprivano alcuni spiragli nel buio della guerra fredda. Grazie a esso, ogni possibilità di negoziato si arenb.
Ma altrettanto significativo è che la NATO divenisse un avamposto della « rappresaglia massiccia », caricatasi nel frattempo della politica di roll back nei confronti dei paesi socialisti, proprio nel momento in cui negli Stati Uniti si iniziava quella profonda revisione strategica in campo militare che culminò nella «Dottrina McNamara ». Non ricorderemo qui il complesso dibattito di quegli anni. Basterà ricordare che il lancio del primo Sputnik privò gli USA della loro invul nerabilità e li costrinse quindi a rivedere le dimensioni stesse del conflitto nucleare, che stava alla base della « rappresaglia massiccia ». E' qui interessante rilevare che, nel corso della revisione, nessun « alleato » venne consultato o semplicemente informato di mutamenti che riguardavano i destini del mondo, e in modo ancor più diretto gli all[...]

[...]» venne consultato o semplicemente informato di mutamenti che riguardavano i destini del mondo, e in modo ancor più diretto gli alleati militari degli USA. « Il senso di insicurezza — ha scritto una volta Henry Kissinger, attuale consigliere di Nixon — della maggior parte dei nostri alleati è stato aumentato dai rapporti unilaterali che si sono stabiliti all'interno dell'Alleanza in campo militare. In nessun altro settore la dipendenza europea dagli Stati Uniti è stata maggiore e così prolungata. La politica americana ha avuto un solo pensiero, quello di rendere più sopportabile la nostra tutela ». Gli alleati vennero semplicemente informati, a cose fatte, della svolta strategica USA: risposta flessibile, guerra limitata, escalation.
Non ricorderemo tutto il complesso sviluppo politico che sottese alla nuova strategia militare. Basterà ricordare che il punto di partenza fu — una volta considerato che l'uso dell'atomica avrebbe toccato anche l'America — una più acuta coscienza della sterilità della « rappresaglia massiccia », del carattere catastrof[...]

[...]antico » e della capacità dell'Europa di stabilire nuovi rapporti con i paesi di nuova indipendenza
della distensione) « la natura eminentemente politica delle scelte possibili nella strategia della dissuasione porta a rafforzare anzichè ad attenuare la supremazia politicomilitare esercitata dagli USA »,
Con l'accettazione della nuova strategia americana, la NATO diviene definitivamente
e semplicemente un « braccio militare » del presidente degli Stati Uniti. In secondo luogo, si è caratterizzato meglio lo impegno della NATO nell'ambito extraeuropeo. Mentre con la « rappresaglia massiccia » la NATO era solo automaticamente travolta da un conflitto mondiale, qui il suo impegno diventa più diretto, non automatico ma volontario, in quella che Walt Rostow chiama la « continuità territoriale della difesa ». Con molta chiarezza del resto il 6 marzo 1965, in un importante discorso tenuto a Cleveland, il segretario di Stato americano Dean Rusk affermava: « La Europa e la comunità nordatlantica non possono preservare la loro sicurezza semplicemente vigila[...]

[...] » della Alleanza. Ma non si tratta, invece, della natura stessa degli attuali rapporti tra USA ed Europa? non si tratta della scelta storica compiuta dall'imperialismo americano di fronte ai processi del nostro tempo? Prima di analizzare, quindi, le caratteristiche di quelle crisi e la impossibilità o velleità del « revisionismo » atlantico, converrà vedere più da vicino il prezzo che l'Europa (e il mondo) hanno pagato alla politica atlantica degli Stati Uniti.
Nel 1949, al momento del voto sul Patto Atlantico l'onorevole Ugo La Malf a, con una divinazione di cui possiamo apprezzare tutto l'acume, ebbe a dire: « Oggi sta nascendo l'Europa e l'America non c'entra ». A distanza di vent'anni quale è il bilancio che l'Europa può trarre dalla nascita della NATO e dalla appartenenza a essa dei paesi occidentali? Il prezzo pagato, come si vedrà, è stato altissimo: attraverso la NATO l'Europa è stata l'epicentro della guerra fredda, ha subito una spaccatura profonda dettata dalla logica dei blocchi, ed è pervenuta a una condizione subalterna agli USA sul [...]

[...]ndo un peso determinante e decisivo per la storia di questi ultimi venti anni. Infatti con la NATO si ebbe quel riarmo tedesco che avrebbe sancito la politica dei blocchi: fu — è bene ricordarlo ancora una volta — dopo l'ingresso della Germania federale nella NATO che i paesi socialisti diedero vita al Patto di Varsavia (14 maggio 1955).
Nel 1950, adottando la « strategia in avanti » che portava la politica di contenimento sulle rive dell'Elba, gli Stati Uniti avevano già posto il problema dell'inserimento della Germania nella Alleanza. Acheson aveva detto: la difesa europea « implica la partecipazione di unità tedesche e l'utilizzazione delle risorse industriali tedesche per i suoi rifornimenti ». Il rinrmo tedesco, è noto, era chiaramente escluso dagli accordi di Potsdam. Meno noto è invece il fatto ch'esso era escluso anche dagli alleati atlantici europei. Quando il 6 aprile 1949 un autorevolissimo editoriale di Le Monde disse che íl riarmo tedesco era contenuto nel Patto Atlantico come « un germe nell'uovo », lo occidente europeo reagì con una [...]

[...]i. Quando il 6 aprile 1949 un autorevolissimo editoriale di Le Monde disse che íl riarmo tedesco era contenuto nel Patto Atlantico come « un germe nell'uovo », lo occidente europeo reagì con una certa indignazione, e il governo francese precisò ufficialmente: « Il mondo deve sapere che la Francia non po trebbe restare membro di! un sistema di sicurezza che autorizzi la Germania a riarmarsi ». Attraverso la NATO la partita fu, ovviamente, vinta dagli Stati Uniti, i quali minacciarono subito una « revisione lacerante » della loro politica, ottenendo una non del tutto rassegnata ubbidienza. E fu questa la sanzione della rinascita, non della Germania, ma di quelle forze economiche, politiche e militari, che nel segno dell'anticomunismo costituirono il nucleo principale del neorevanchismo tedesco, ostacolando con questa soluzione del problema tedesco stesso, non soltanto un diverso assetto europeo, ma anche una effettiva distensione nel cuore dell'Europa.
Non descriveremo qui le diverse tappe attraverso le quali l'obiettivo americano venne pienamente re[...]

[...]«le contraddizioni e gli equivoci che l'Alleanza accumulò sulla questione tedesca furono tali .e tanti che finirono per costituire un ostacolo al
la definizione di una ef f etti
va politica distensiva ». In realtà non vi furono equivoci. Il taglio dato fu uno e univoco: l'identificazione degli interessi della NATO, e quindi quelli dell'Europa occidentale, con gli interessi e le rivendicazioni della Repubblica federale tedesca. Ciò era voluto dagli Stati Uniti ed era nella logica naturale della politica di contenimento, costruita su quelle che George Kennan chiamava le « situazioni di forza » per imporre, « dispiegando tutta la potenza militare », all'URSS e ai paesi socialisti determinate soluzioni.
Non vi fu perciò rivendicazione revanchista della Germania federale che non fosse fatta propria dalla NATO, e posta alla base di tutta la sua strategia politica e militare verso i paesi socialisti. Questi avvertivano in profondità, e con fondati motivi, il nodo della questione tedesca, e su questa base avanzarono una serie di proposte assai significat[...]

[...] densi di tragiché conseguenze per la
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Europa. Nota acutamente lo storico Enzo Collotti che la ambizione di Adenauer di fare della RFT « la potenza destinata ad assumere la leadership di una Europa irrevocabilmente legata alla politica statunitense » e nel contempo l'avamposto « dell'Europa cristiana contro il bolscevismo... non avrebbe potuto procedere se non si fosse incontrata con la volontà degli Stati Uniti di rivalutare il potenziale europeo e soprattutto tedesco in funzione antisovietica. Senza la politica di Truman e di Foster Dulles, senza la conquista economica (da parte degli USA) dell'Europa, senza il Piano Marshall
e il Patto Atlantico, senza la politica di forza, il roll back
e la teoria della liberazione dei paesi dell'Europa orientale, il fanatismo anticomunista
e antisovietico di Adenauer sarebbe rimasto isolato ». Ne venne invece l'esaltazione di un ruolo primario e preminente della Germania federale. Al punto che quando si delinearono — alla luce della potenza atomica dell'URSS [...]

[...]iodico democristiano Politica si chiedeva se non esiste « una inconciliabilità reale tra europeismo
e atlantismo ». E la rivista delle ACLI, Relazioni sociali (n. 10, 1968) si domandava a sua volta se la prospettiva europeistica « non sia stata bloccata in gran parte dalla prospettiva atlantica » (oltre che dalla scelta capitalistica,
e su questo ritorneremo subito: ma le due scelte atlantica
e capitalistica erano nel 1949 intimamente fuse).
Gli Stati Uniti, del resto erano interessati a una solu zione effettivamente unitaria dell'Europa, sia pure della sola Europa occidentale? A seguire tutta la vicenda « europeistica » si possono cogliere con grande chiarezza due elementi chiave della posizione statunitense su questo problema: 1) in tutta una prima fase l'unità europea li interessa unicamente in funzione della integrazione tedesca; 2) sempre, fino a oggi, l'unità politica dell'Europa li interessa in funzione del loro riconoscimento come forza egemone che tratta bipolarmente a nome di tutto il blocco. In altri termini, i problemi della unità e[...]

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Dossier NATO 9 maggio 1969 n. 19 Rinascita p, 17
Peretrazione
del capitale
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Le posizioni degli Stati Uniti nell'economia europea sono tali da condizionare la stessa competitività mondiale dell' industria del vecchio continente. Quale costo ha dovuto pagare l' Europa in conseguenza dell'asservimento alla politica USA
Gli organi civili NATO dipen di Bruxelles
denti dal Consiglio atlantico
Produzione
del missile
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Produzione
del missile
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trifrastrilture
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della difesa aerea
(NAOGE). Parigi
Produzlone
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Centro Europa.
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e manutenzione
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[...]te, quella del « mercato militare » europeo, che per il peso assunto dall'industria bellica nel meccanismo produttivo statunitense, diveniva uno dei pilastri degli orientamenti dell'economia americana dei dopoguerra. Nel n. 2/1968 di Critica marxista si possono leggere utilmente alcuni saggi su questo problema. La funzione della NATO fu inizialmente, ma questo aspetto perdura ancor oggi, quella « di perpetuare un alto livello di spese militari negli Stati Uniti, attraverso commesse per il riarmo degli eserciti europei e la istituzione di un sistema di basi militari, il cui costo divenne uno stimolo costante alla domanda interna USA, un incentivo alla ricerca scientifica e tecnologica e alla competitività internazionale ».
Ma l'obiettivo era di più lungo respiro. Restaurare il capitalismo europeo non voleva infatti essere soltanto la ricostruzione di un mercato bellico e la garanzia politica di un sistema sociale omogeneo agli Stati Uniti, voleva dire — e questo è il fenomeno che è venuto delineandosi con grande chiarezza nel corso del ventennio — r[...]

[...]per il riarmo degli eserciti europei e la istituzione di un sistema di basi militari, il cui costo divenne uno stimolo costante alla domanda interna USA, un incentivo alla ricerca scientifica e tecnologica e alla competitività internazionale ».
Ma l'obiettivo era di più lungo respiro. Restaurare il capitalismo europeo non voleva infatti essere soltanto la ricostruzione di un mercato bellico e la garanzia politica di un sistema sociale omogeneo agli Stati Uniti, voleva dire — e questo è il fenomeno che è venuto delineandosi con grande chiarezza nel corso del ventennio — rimettere in piedi un capitalismo nettamente subordinato alla divisione internazionale del lavoro predisposta dall'imperialismo statunitense. Intorno al 1950 venne imposta, attraverso la NATO, una vera e propria rete di vincoli e di veti economici e commerciali all'intiera Europa occidentale (basti ricordare il commercio con l'Est) che assicurarono da un lato il pieno controllo americano sulla destinazione degli « aiuti » e quindi su tutte le tendenze e le scelte della restaurazione [...]

[...] venne imposta, attraverso la NATO, una vera e propria rete di vincoli e di veti economici e commerciali all'intiera Europa occidentale (basti ricordare il commercio con l'Est) che assicurarono da un lato il pieno controllo americano sulla destinazione degli « aiuti » e quindi su tutte le tendenze e le scelte della restaurazione capitalistica, e dall'altro lato aprirono le porte della Europa all'invasione commerciale, di prodotti bellici e no, degli Stati Uniti E' su questa base che è venuta costruendosi l'espansione in Europa — una volta rimesso in piedi il sistema capitalistico — del capitale americano. Nel numero citato di Critica marxista si scrive che « le conquiste di posizioni di predominio da parte dei grandi gruppi monopolistici americani in setto ri economici fondamentali, la subordinazione tecnologica, la penetrazione americana nei mercati dei capitali europei sono tutti fatti che poterono realizzarsi e cominciare a imporsi già negli anni '50, proprio per le condizioni create dall'esistenza della NATO e dalla posizione che in essa occupan[...]

[...]ratom — un aspetto decisivo del problema: quello del possesso americano di tutte le industrie tecnologicamente più avanzate (elettronica, leghe metalliche, aeronautica, trasporti, petrolchimica, prodotti alimentari conservati, ecc.), e quindi della chiave di ogni ulteriore sviluppo economico.
Non è cosí affat' o casuale, ma logico e conseguente, che l'Europa sia stata chiamata di recente a pagare le conseguenze dei processi inflattivi in atto negli Stati Uniti, che hanno tra le loro cause l'avventura vietnamita. Anzi vi è qualcosa di più e di più grave. Di fatto, e la cosa è assolutamente paradossale nell'illustrare la politica delle classi dominanti europee, la Europa ha pagato direttamente una serie di costi, che hanno pesato sul suo sviluppo, alla politica americana, anche quando essa contrastava con gli interessi dello stesso capitalismo europeo. In un
Gli investimenti USA in Europa a seguito della costituzione dell'alleanza atlantica dossier sull'imperialismo americano in Europa, pubblicato da Problemi del socialismo (n. 38, 1969) si costata [...]

[...]o capitali europei negli USA e finanziando con capitali propri gli investimenti USA in Europa, hanno consentito all'economia americana di mettere insieme tre politiche, che senza l'aiuto europeo sarebbero state tra loro incompatibili: le guerre del Vietnam, un forte tasso di espansione interna, una crescita senza precedenti degli investimenti in Europa ».
Il problema che quindi si pone, in questo quadro, non è soltanto quello di una resistenza agli Stati Uniti d'America, ma ha dei contorni più profondi e precisi. E' possibile, in altri termini, proseguendo dalla via dell'attuale integrazione monopolistica che caratterizza lo sviluppo economico dell'Europa, ottenere una reale indipendenza dagli Stati Uniti? E' possibile costruire su questa Europa occidentale una scelta compiutamente autonoma? Oppure essa non deve passare attraverso profonde riforme del le strutture attuali a livello comunitario e a livello nazionale? Come atlantismo e restaurazione capitalistica hanno proceduto di pari passo, così oggi l'autonomia nazionale ed europea sono legate intimamente, intrecciate dialetticamente, a un processo di avanzata democratica e antimonopolistica in tutta l'Europa occidentale. Il nesso tra la lotta politica e sociale, interno a ogni paese e a livello europeo, appare evidente anche in virtù di alc[...]

[...]NATO sia stata colpita da una profonda crisi politica. Le sue cause sono varie. La sua vecchiaia in una situazione mondiale assai diversa, che ha visto scomparire la credibilità di un immaginario pericolo di un'aggressione sovietica all'occidente, che fu uno dei punti di saldatura degli interessi americani e di quelli delle classi dominanti europee. La pesantezza dei suo meccanismo, l'aumento e non la diminuzione dei rischi per i paesi alleati degli Stati Uniti nella tnrhinosa vipenria internazionale di questi ultimi anni. Ma la sua radice principale è nella subalternità
e diseguaglianza in cui si
è trovata l'Europa rispetto agli Stati Uniti. L'urto e il uu.seaiso sono divenuti nnevitabili nel momento in cui la politica di Washington, lungi dall'esercitare una mediazione in nome degli interessi di tutto l'occidente capitalistico, si è rivelata pienamente come corrispondente a specifiche scelte dell'imperialismo USA, cercando di coinvolgervi l'Europa. La crisi di Cuba nel 1962, e soprattutto l'aggressione al Vietnam, furono i campanelli d'allarme di una situazione che era venuta già incancrenendosi fin dai primi anni di vita dell'Alleanza.
Gli interessi degli Stati Uniti coincidono sempre con quelli dei loro alleati europei? ques[...]

[...]itica di Washington, lungi dall'esercitare una mediazione in nome degli interessi di tutto l'occidente capitalistico, si è rivelata pienamente come corrispondente a specifiche scelte dell'imperialismo USA, cercando di coinvolgervi l'Europa. La crisi di Cuba nel 1962, e soprattutto l'aggressione al Vietnam, furono i campanelli d'allarme di una situazione che era venuta già incancrenendosi fin dai primi anni di vita dell'Alleanza.
Gli interessi degli Stati Uniti coincidono sempre con quelli dei loro alleati europei? questo l'interrogativo che ha cominciato a dilagare in Europa, anche in settori non trascurabili della borghesia europea... Di qui una serie di spinte di varia natura e anche di segno opposto. Il ripiegamento nazionale gollista, espressione di un insorgente conflitto interirnperialista, oltre che di una diver nte veduta sui problemi mondiali, ha costituito la spinta principale. Ma a essa se ne sono aggiunte altre, per esempio nella destra della Germania occidentale, determinate dal risentimento e dalla paura che gli impegni globali degli [...]

[...]isimpegno » americano in Europa, che metterebbe in crisi il revanchismo.
Riflussi nazionalisti, esigenze di autonomia nazionale, spinte economiche oggettive, spunti revanchisti, preoccupazioni reazionarie si sono confusi insieme scuotendo le strutture politiche (me
no quelle militari) della NATO. Neanche gli avvenimen
ti cecoslovacchi — che pure
hanno avuto un peso nel « rilanciare » gli impegni milita
ri e far passare antiche ri
chieste degli Stati Uniti agli alleati europei — hanno potuto attenuare la portata di questa crisi nè sminuire le esigenze di una « modifica »
o « riforma » della NATO. Non vi è dubbio, in questo senso, che anche gli Stati Uniti av vertono la necessità di una revisione profonda dei rapporti euroamericani, la cui crisi può portare alla lunga anche a una separazione. La pubblicistica americana è assai ricca di spunti in questa direzione, con una sovrabbondanza di materiali, di studi, di progetti, di proposte che farebbero pensare a una svolta politca. In realtà ci sono elementi nuovi e diversi. Dopo il duro colpo ricevuto in Asia col Vietnam, gli Stati Uniti stanno riconsiderando l'importanza delle « retrovie europee », perche avvertono gli elementi di turbamento insorti e quindi una conseguente debolezza. Ma qual è la direzione in cui si muovono? e con quali obiettivi?
In tutta una prima fase del dibattito atlantico tra gli alleati, gli Stati Uniti considerarono ogni attacco al Patto Atlantico come un vero e proprio attacco ai loro interessi in cui identificavano tutto il mondo occidentale. La risposta alla crisi politica fu una risposta essenzialmente militare, fatta dell'aumento degli stanziamenti bellici, della crescita delle divisioni, della pro
Nella cartina sono indicati i probabili effetti di un bombardamento effettuato sull'Italia con un « lancio minimo » di bombe nucleari — da 25 a 30 ordigni — indirizzate sui principali obiettivi militari (cioè sulle basi aeree e navali della NATO e degli Stati Uniti nel nostro paese). Gli ef[...]

[...]ficavano tutto il mondo occidentale. La risposta alla crisi politica fu una risposta essenzialmente militare, fatta dell'aumento degli stanziamenti bellici, della crescita delle divisioni, della pro
Nella cartina sono indicati i probabili effetti di un bombardamento effettuato sull'Italia con un « lancio minimo » di bombe nucleari — da 25 a 30 ordigni — indirizzate sui principali obiettivi militari (cioè sulle basi aeree e navali della NATO e degli Stati Uniti nel nostro paese). Gli effetti illustrati sono quelli — ripetiamo — di un « lancio liferazione dei comandi. Questo aspetto non si è oggi attenuato, anzi in una certa misura appare rinvigorito. Quel che si delinea parallelamente
invece un nuovo discorso politico sulle funzioni della Alleanza.
I precedenti della storia non sono certo confortanti. Tutte le proposte e gli accorgimenti che gli europei hanno avanzato e adottato in questi venti anni, per avere un maggiore « peso » nell'Alleanza sono miseramente falliti. Dai « tre saggi » del 1956 al piano Duynster, dalla proposta del direttorio « [...]

[...]ropa occidentale a una integrazione più profonda nel terreno politico e economico.
Adesso, si dice, il quadro sarebbe cambiato molto e vi sarebbe un ripensamento profondo verso l'Europa da parte degli USA. E' vero? E se è vero, in che cosa consiste il mutamento? Nelle diverse varianti che appaiono in tutti coloro che hanno aperto questo discorso — da Alastair Buchan a Henry Kissinger — tre sono gli elementi che appaiono in maggiore evidenza: 1) gli Stati Uniti potrebbero essere anche disposti a rive dere il meccanismo interno dell'Alleanza, pronti a fare « realistiche » concessioni agli alleati europei, a condizione che non venga meno il loro sostanziale predominio sugli affari europei; 2) il blocco della NATO dovrebbe essere rinsaldato in funzione di un dialogo bipolare — Stati Uniti e URSS — su tutti gli affari mondiali; 3) l'Europa occidentale dovrebbe partecipare più attivamente alla politica repressiva degli Stati Uniti in tutte le altre aree del mondo.
Ciò che in realtà si vuole non è un'autonomia dell'Europa occidentale, ma una sua diretta [...]

[...]ro essere anche disposti a rive dere il meccanismo interno dell'Alleanza, pronti a fare « realistiche » concessioni agli alleati europei, a condizione che non venga meno il loro sostanziale predominio sugli affari europei; 2) il blocco della NATO dovrebbe essere rinsaldato in funzione di un dialogo bipolare — Stati Uniti e URSS — su tutti gli affari mondiali; 3) l'Europa occidentale dovrebbe partecipare più attivamente alla politica repressiva degli Stati Uniti in tutte le altre aree del mondo.
Ciò che in realtà si vuole non è un'autonomia dell'Europa occidentale, ma una sua diretta corresponsabilizzazione alla politica mondiale de gli USA. Nelle sue diverse sfumature, questa è la linea che emerge. Citiamo testualmente da uno dei testi più significativi di questi ultimi tempi espressi da un autorevole artefice della politica estera americana. Il punto da cui si parte è il seguente: « La collaborazione con l'Europa rimane un elemento centrale, una premessa della nostra po litica estera, perché i rapporti euroamericani sono interdipendenti. La logica[...]

[...]irittura con poteri sovranazionali come ha detto piacevolmente Nenni in sede di direzione del partito) è una non pia illusione data la sproporzione addirittura mostruosa delle forze, e tra l'altro raggiungerebbe il risultato opposto a quello proclamato: ribadirebbe, rendendola ferrea, la solidarietà degli alleati europei con la politica mondiale della potenza egemone e trasformerebbe la solidarietà in connivenza D.
Appare del resto evidente che gli Stati Uniti non possono rinunciare volontariamente alla difesa dei loro oramai vasti interessi economici e finanziari nel continente europeo. Per cui sono pronti a discutere i modi con cui la loro tutela si esercita e que sto naturalmente nel caso migliore, ma non certo un'alternativa a essa. Gli USA hanno ancora bisogno della NATO qualunque forma possa assumere, poichè in essa è lo strumento « di controllo e di unità », di condizionamento di ogni istanza realmente autonoma e di ogni forza centrifuga, ed è anche la « garanzia » di conservazione del sistema capitalistico nell'Europa occidentale. Da qualun[...]



da Tibor Mende, Riflessioni in margine agli avvenimenti indonesiani in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 7 - 1 - numero 33

Brano: [...]la penisola più orientale dell'Asia. Così, tutti gli smeraldi messi insieme fanno una superficie che è circa sessanta volte quella dell'Olanda, il paese che li governava.
Estendendosi da Singapore alle Filippine verso Nord, e fino ai margini dell'Australia verso Sud, questo arcipelago senza frontiere, immensamente vario, lungo 5000 chilometri, é il quinto tra i paesi più popolosi del mondo, con più di 80 milioni di abitanti. Fatta eccezione per gli Stati Uniti, il Canadà e forse il. Brasile, nessun altro paese é benedetto da una maggiore abbondanza di ricchezze naturali. Se la sua superficie fosse sovrapposta alla car
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ta geografica dell'Europa, Sumatra si stenderebbe dall'Irlanda a Marsiglia, la punta orientale di Giava raaggiungerebbe l'Albania; Borneo toccherebbe il Baltico; Celebe si troverebbe in Ucraina e la lunga coda delle isole minori continuerebbe al di là di Ankara.
Quando, nel 1947, questo arcipelago dichiarò la sua indipendenza — come quando, nel 1950, tale indipendenza fu ricono[...]

[...]ndenza fu riconosciuta — il complesso di isole vulcaniche che lo formano erano unite politicamente da poco più che una naturale reazione contro la dipendenza dall'uomo bianco e da una certa vaga, ma inconfondibile consapevolezza di un destino comune.
Dopo il crollo dell'occupazione Giapponese, gli Olandesi tornarono a stabilire la loro autorità. Gli Indonesiani resistettero per tre anni e tre mesi, finché alla fine, non senza 1 ef icace aiuto degli Stati Uniti, ottennero la loro indipendenza. Ma la— m .Ear parte della struttür3., cojnomica del paese rimase di„;prnpnieta.straniera. Le—piantagioni di canapa, tabacco, te, olio di cocco e gamma, le miniere di stagno e altri metalli, le coltivazioni di canna da zucchero, i giacimenti petroliferi, come pure le poche industrie esistenti erano di proprietà olandese e, per una parte minore, di proprietà Americana e Inglese. Nel complesso i beni olandesi in Indonesia si valutavano a più di un miliardo di dollari.
Ma accanto a questi investimenti produttivi, gli stranieri garantivano anche la coesione fisica[...]

[...]za una proposta che in vitava l'Indonesia e l'Olanda a trattare la futura condizione dell'Irian Occidentale con l'assistenza di Hammerskjold. Quando la proposta giunse all"Assemblea Generale ottenne di nuovo una maggioranza di 41 voti contro 29, ma per passare all'Assemblea aveva bisogno di una maggioranza dei due terzi. Così l'Indonesia non ebbe soddisfazione. L'Inghilterra e la maggior parte dell'Europa occidentale votarono contro la proposta. Gli Stati Uniti si astennero.
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Il dibattito fu preceduto e accompagnato in Indonesia da una violenta propaganda antiolandese, comprese minacce contro gli interessi olandesi, se 1' ONU non avesse sostenuto la richiesta, giuridicamente giustificata, dell'Indonesia. Quando l'insuccesso dell' ONU divenne noto, le passioni antiolandesi si scatenarono. A Giacarta e a Surabaya vi furono delle dimostrazioni di massa ben organizzate. Un'immagine che rappresentava l'imperialismo olandese fu bruciata davanti all'ufficio dell'Alto Commissario olandese. I cittadini olandesi furono molestati, alcune case o[...]

[...] Malaya — paese che, pur non essendo geograficamente vicino a Sumatra, ha con essa legami culturali, etnici e linguistici — e avrebbe potuto scuotere l'intenzione di collaborare coll'Impero britannico manifestata dallo Stato di Malaya di recente indipendenza. In secondo luogo, e questa fu la sorpresa maggiore, il Giappone prese energicamente posizione. Secondo ben informati servizi giornalistici, un messaggio giapponese avrebbe dichiarato che se gli Stati Uniti avessero mandato aiuti al governo ribelle di Sumatra, essi non avrebbero mancato di mandare armi al governo di Giacarta.
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Ci si ricorderà che il Giappone aveva già rifornito Giacarta di un. certo numero di navi quando, in seguito alle manifestazioni antiolandesi dello scorso anno, le navi olandesi che prestavano servizio tra le isole erano state ritirate. Privato delle sue antiche colonie, il Giappone vede nell'Indonesia la regione nella quale può trovare le materie prime (ed eventualmente anche i mercati) che prima gli erano fornite dal[...]



da Giancarlo Lannuti, Cipro: dai complotti allo sbarco turco [sopratitolo: L'ostinata volontà americana di liquidare Makarios ha messo in moto e alimentato la nuova crisi] [sottotitolo: Il conflitto fra le due comunità non basta da solo a spiegare come si è giunti alla fine dell'indipendenza dell'isola. Una lunga storia di interferenze imperialiste. Il ruolo della NATO e dei servizi segreti. L'internazionalizzazione nella proposta dell'URSS accettata dalla Grecia] in KBD-Periodici: Rinascita 1974 - 8 - 30 - numero 34

Brano: [...]sbarco turco
Il conflitto fra le due comunità non basta da solo a spiegare come si è giunti alla fine dell'indipendenza dell'isola. Una lunga storia di interferenze imperialiste. Il ruolo della Nato e dei servizi segreti. L'internazionalizzazione nella proposta dell'Urss accettata dalla Grecia
(dall'Express di Parigi)
di Giancarlo Lannuti
« Il segretario di Stato Kissinger è contrario ad una partecipazione sovietica al negoziato per Cipro... Gli Stati Uniti non terranno conto della decisione greca di accettare la proposta sovietica per una conferenza internazionale e continueranno a sostenere gli sforzi diplomatici della Gran Bretagna per la ripresa del negoziato tripartito a Ginevra ». In questa cinica dichiarazione rilasciata da un portavoce dei Dipartimento di Stato sabato 24 agosto, sono 'efficacemente sintetizzate la genesi e le implicazioni della crisi cipriota, non solo negli ultimi due mesi ma dai tempi della dominazione inglese fino ad oggi.
Invano si cercherebbe infatti di comprendere quanto è avvenuto e sta avvenendo a Cípro e di for[...]

[...]i ma dai tempi della dominazione inglese fino ad oggi.
Invano si cercherebbe infatti di comprendere quanto è avvenuto e sta avvenendo a Cípro e di formulare ipotesi attendibili sulle prospettive future se ci si limitasse a prendere in considerazione il conflitto fra le due comunità dell'isola e il contrasto fra Grecia e Turchia, ignorando quello che è stato il vero detonatore di tutte le ricorrenti crisi, vale a dire l'ostinata determinazione degli Stati Uniti di liquidare, in un modo o nell'altro, l'indipendenza di Cipro e di fare dell'isola una « portaerei inaffondabile » a disposizione della Nato.
Basta dare un'occhiata alla carta geografica per comprendere quale sia la po sta in gioco. Situata nel cuore di quel Mare di Levante che costituisce il bacino orientale del Mediterraneo, a poca distanza dalla Turchia e di fronte alla co sta sirolibanese, Cipro non è soltanto il « crocevia di tre continenti », come è stata definita fin dall'antichità, ma è anche un nodo di prim'ordine in un'area politicamente e militarmente nevralgica, teatro di gravi [...]

[...]lità e il risentimento fra i due popoli e, di riflesso, fra le due comunità cipriote.
Favorevoli fin dagli inizi degli anni cinquanta alla spartizione dell'isola, che sottoponendola a Grecia e Turchia la avrebbe automaticamente inclusa nella Nato, ma costretti (dalle circostanze o biettive della lotta di indipendenza cipriRta e dal margine di autonoma mano vra di cui ancora disponeva l'imperialismo britannico) a riconoscere la nuova repubblica, gli Stati Uniti hanno costantemente giocato sul contrasto grecoturco sia per legare sempre di più a sè ciascuno dei due alleati, sia per minare alle fondamenta il potere indipendente dell'arcivescovo Makarios.
La repubblica cipriota si è trovata così al centro di una rete di intrighi e di complotti praticamente senza fine, per tessere i quali la Cia ha agito, volta a volta, direttamente o per l'intermediario del Kyp greco, della casta militare insediata per tanti anni al potere in Turchia, della organizzazione fascista EokaB del generale Grivas (già capo dell'Eoka durante la lotta armata di indipendenza e p[...]

[...]o di Stato del 15 luglio scorso è stato l'ultimo anello di questa oscura catena; secondo i suoi autori (i fascisti di Atene) ed i suoi istigatori (i capi della Cia e i generali del Pentagono) esso avrebbe dovuto sfociare rispettivamente nella enosis con la Grecia o, come soluzione di ripiego, nella spartizione fra Grecia e Turchia con la mediazione di Washington. In entrambi i casi l'isola sarebbe finita dritta dritta nelle braccia della Nato, e gli Stati Uniti avrebbero riaffermato la loro funzione di arbitri dell'area mediterranea, compensando al tempo stesso con il « recupero » di Cipro l'indebolimento determinato nel « bastione israeliano » dalla guerra mediorientale dello scorso ottobre.
Sul ruolo di Washington nel vergognoso golpe di Nicosia (come già sette anni prima nel golpe di Atene) non ci sono ormai più dubbi. Sarebbe bastato già l'atteggiamento equivoco e dilatorio mantenuto dalla diplomazia americana nei primi giorni della crisi a darne la dimostrazione; ma a questo si sono aggiunte accuse e rivelazioni di fonte insospettabile. I1 6 a[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Gli Stati Uniti, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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