Brano: [...]pe, del 1927, servo pastore sempre sotto il controllo dei proprietari, i Podda Chiolu, lo arrestano: 2 anni di confino. Ad Ustica.
Che colpa ci hanno? Il sangue! Che siamo una famiglia.
Pasquale: bandito.
Pietro: é morto.
E non basta. Tutta la roba della famiglia ridotta in cenere, distrutta. Il bestiame perduto, andato morto, venduto a forza.
La casa è chiusa. Non ci sta nessuno.
La famiglia non ha fatto niente. Per Pasquale é stata una ingiustizia, all'inizio. Lavorava, aveva le pecore. Tranquillo. Mangiava della resa delle pecore e non dava fastidio a nessuno. Ricercato lui ed il fratello Pietro, accusato non si sa da chi. E perché? 'Per non restare all'ingiustizia del confino sono spariti, sperando che durasse poco. Da allora gli hanno ammucchiato tutto quello che succede. Tutti i reati e tanti che uno solo non li pub fare.
All'inizio c'é stata una ingiustizia.
E a noi, innocenti, ci tocca di stare sotto il terrore. Non diciamo quello che soffriamo! Da qualche tempo la Giustizia non ci viene piú a cercare: non c'é piú nessuno da arrestare in famiglia.
Questo è il vero.
2
RUBANO MARIA ANTONIA, di anni 21:
u Ero la fidanzata di Pietro Tanteddu, latitante e fratello di Pasquale. Ho avuto con lui una bambina: Antonia, nata il 9 di luglio 1951. Ora Pietro è morto, latitante. E non voglio parlare di lui.
Potete immaginare quante volte la nostra casa la hanno pestata i carabinieri!
INCHIESTA SLY ORGOSOLO 181
Dal 1950, 17 settembre, data della latitanza, hanno fatto una grande battuta contro Pietro e Pasquale. Hanno perquisito, buttato tutto in aria. E basta. Dal 1° d[...]
[...]lie le ho date,' ma ho chiesto pure di firmarle perché non fossero cambiate con falsità. Si sono rifiutati. E le mille lire non le ho più viste in casa. Hanno lasciato tutto a terra, biancheria e grano. Il 19 dicembre 1949 arrestano Raffaele e Santino, rilasciano Raffaele e il 4 gennaio 1952 arrestano Nicola. Ripigliano Raffaele. E Francesco stesso, dietro promessa dei carabinieri, si costituisce il gennaio del 1953.
Stanno in carcere e si farà giustizia : per quanto della giustizia, stando a quello che ho visto nella mia lunga vita, tante volte bisogna temere. Mio figlio Raffaele non si è ancora costituito, ma se vi racconto quello che gli é successo l'altro arresto (e lo sa tutto il paese) potete capire perché ci pensa. Il 13 di giugno 1928 — come saprete — ad Orgosolo avevano ucciso un maresciallo dei carabinieri, certo Colomo Antonio, con un colpo solo mentre andava a cavallo. Per ingiustizia hanno accusato proprio a quel mio figlio. Nella battuta abbattevano le porte con le spranghe, arrestavano nudi una ventina. Ed altre cose. Lo hanno arrestato.
O, che dolore, che dolore solo a raccontare! Era il 1928. C'erano certi uomini col capitano, che non si può dire che erano uomini. Lo portano alla caserma di Manemuddas. « Parla ». « Non parlo ». « Parla ». « Non ci ho che dire ». Gli prendono le unghie e glie le hanno strappate due. Da il mese di giugno a tutto il mese di ottobre, sempre lo colpivano con sacchetti di sabbia alla pancia. Magari per farlo morire. Era una tortura, povero[...]
[...]uasi abbandonato, a chi lo vuole. Dovevamo mandare un fratello, ma ci abbiamo man
184 FRANCO CAGNETTA
dato un manovale, intanto. Sanno tutti che sono ragazzi onesti. Li guardava uno zio di Siniscola! E i miei figli non erano piú orgolesi. Meschini! Si erario dovuti fare estranei, stranieri.
Una situazione come questa di Orgosolo non esiste in tutto il mondo. Dentro li buttano. Non gli fanno male magari: ma non si sa quando li fanno uscire. La Giustizia sta bene : siamo noi che bene non stiamo. Mandano una famiglia all'elemosina, poi fanno un inchino, fanno uscire i figli, e senza dire: scusa. Questa non è una Giustizia, è una giustizia maledetta!
Dite al Ministro che c'è un'indagine falsa qui. Va sempre peggio. Fate per bene nostro una volta tanto! C'è qui in galera tanta gente innocente! ».
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Mi chiamo CORSEDou MARIA di Giuseppe e di Corrias Maria nata il 9 di dicembre 1905, sposa a Muscau Giuseppe, di anni 73, pastore. Ho quattro figli. Sono Ammonita! Adesso racconto le persecuzioni della mia famiglia.
Mio figlio Fedele, 25 anni, la prima volta fu cercato il 15 di febbraio 1954 dicendo che era appoggiatore di banditi solo perché vicino di casa a Tanteddu, senza che si conoscevano. Il 26 non si era presentato. Allora i[...]
[...]fare i confidenti se non vogliamo male. Confidenti di che? Fedele gli ha risposto: « Siamo gente onesta. Siamo più capaci di affrontare il confino, uno ad uno, tutti insieme, che a dire bugie ed infamità. Sono ingiustizie queste. Scrivetele ».
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FLORIS MARIA in Menneas, di anni 52:
Ho due figli, Menneas Giuseppe, 1927, e Menneas Domenico, 1929. Per colpa dei carabinieri li ho come persi tutti e due. Almeno sino a che non mi sarà tolta tanta ingiustizia.
186 FRANCO CAGNETTA
Dunque, Giuseppe il 26 novembre 1953, giorno della morte dell'ingegner Capra, era in campagna in località « Costa 'e turris » a pascolare. All'alba, due ore prima di succedere il conflitto vanno i carabinieri, lo prendono e lo legano. « Perché stai qui e non te ne sei andato prima? ». « Non ne ho nessun motivo ». Esce il conflitto. Il padre stava in « Viriddi » a guidare i maiali con l'altro bambino, del 1934, Onorato. Passano i carabinieri e arrestano a tutti. Il padre ha saputo che il nostro Giuseppe era stato il primo e innocente. Li mandano a Nuoro e gli fanno fare [...]
[...]a perquisizione, gli avevano preso solo una foto e una lettera per vedere la calligrafia. Il giorno stesso fanno i verbali. « Aspettate. Non avrà niente. È di buona condotta ». Si fa la Commissione.
Che è, e non è? In verbale c'erano i binocoli. «È un errore, è un errore, state tranquilla ». Gli hanno dato 3 anni di confino ad Ustica.
È un'impostura. Si hanno dimenticato di cancellare.
Domenico lo avverte invece la pubblica sicurezza. Va alla Giustizia. Era il 28 di febbraio 1954. Due giorni prima avevano ammazzato a Buscarino, l'industriale. Va, e gli dicono: « Sei fratello di un delinquente. Ti daremo due anni di ammonizione ». Lo portano alla commissione. Qui gli danno un anno di confino. Senza nessuna colpa. Fratello di un delinquente? Chi ci aveva a dire? Hanno scaricato sulle nostre spalle, senza averci nessuna colpa. Le cose sono mal fatte ad Orgosolo, non c'è da dire che sono fatte bene. Ma deve pagarle chi non le fa?
INCHIESTA SU ORGOSOLO 187
Che succede? Menneas Giuseppe lo arrestano perché si stancano a cancellare e Menneas Dom[...]
[...]immaginarlo. Questa donna, che sono io, malata, con i bambini (uno fa il barbiere) e mio marito confinato e malato.
Il nostro « banditismo » è che vogliamo lavoro, tranquillità, e pace in paese. Chi ci ha a vedere coi banditi? Loro. Come poliziotti, carabinieri. Ma anche il confino, la miseria non ci scoraggiano. Uno ne pigliano e, ingiustamente lo condannano, dieci capiscono come stantio le cose. Lavorano per noi. Perché noi stiamo con la vera giustizia, lottiamo e lotteremo. Sparendo l'ingiustizia spariranno i delitti, il banditismo ».
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SORIGHE PIETRO fu Giuseppe, di anni 72:
« Di tre miei figli vi racconto il calvario.
Antonio, pastore, di anni 33, il 1947 è imputato per una rapina che non ha fatto contro uno di Mamojada da un proprietario di Lanusei. Lo arrestano, lo processano e gli danno sei anni di carcere. Si fa tutti i carceri di Lanusei, Cagliari, Civitavecchia, Asinara. Rilasciato, il 26 dicembre 1953, torna in paese e se ne va in campagna. Per il solo fatto
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della condanna precedente, gli dicono subito, infamemente, che é appoggiatore di bandit[...]
[...]Poveretto, é un po' non fermo di mente. E un poco insulso, insomma. Un giorno sta in campagna e, il primo d'anno, lo pigliano e lo arrestano. Non gli fanno nemmeno la visita medica che ne aveva bisogno, poverino. Lo tengono 20 giorni nel carcere. È tornato nel paese come matto. E la terza croce.
Siamo al punto che non possiamo più andare in campagna a lavorare: solo per andare c'è la paura dell'arresto. Diteci quando verrà la salvezza da questa giustizia ingiusta, dai diavoli che ci opprimono ».
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« Sentite e scrivete. Io sono GIUSEPPE MUSCAU fu Andrea, pastore, di anni 45. La mia famiglia esiste da quando é esistito il paese. Per la nostra gloria non abbiamo che un ergastolano in famiglia, un errore della giustizia.
Gli agenti di P. S. e carabinieri scappano quando mi vedono perché io voglio parlare con loro e non accettano che voglio contraddirli. Dicono che siamo ignoranti, che siamo troppo indietro e non possiamo parlare. Ma io pure ho sangue, ho sentimenti. Io pure, se un uomo moderno conduce uno sterzo ne porto cento io, cento pecore, e non tutte di volontà uguale, ubbidienti, come un motore. Io parlo qui per conto mio, ma dico quello che pensa tutto il paese. E non si dice in pubblico per paura poi di persecuzioni e di vendetta, per troppa paura.
Ad Orgosolo le cose non vanno come vanno. E non s[...]
[...]solo e voi stesso la avete scritta. Dal 1927 a qui questa storia è finita ed il male qui continua per omicidi, vendette, paura continua di morte. I fatti stanno come dico e tenetelo in mente. La prima causa di tutti questi mali è il modo di comportarsi di molti carabinieri e polizia.
Qui, come altrove, succedono sempre piccole cose : furti di pecore,. litigi, sequestri di proprietari. Il vero male comincia quando, per fare presto la zelante, la giustizia comincia a pagare spie ed a fare forza.
Il primo male che sta qui ad Orgosolo dal " 1927 sono le lettere anonime e confidenti di polizia. Tante volte, se c'è una antipatia ed a motivo di litigio, qui si imbucano tante lettere senza firma. E succede che uno è indicato tante volte alla polizia come malfattore, senza fare niente, e viene arrestato, ammonito, confinato, carcerato.
Anche quegli infami, per lo più pregiudicati e corrotti, che si fanno deboli e pagare dalla polizia, per una antipatia o un litigio, fanno gli infamoni, i delinquenti sotto al mantello, e uno viene arrestato, ammonito[...]
[...] ammazzato ingiustamente. Allora viene un amico, due amici del morto, e, preso un fucile, mi vengono ad uccidere.
Queste cose ho detto molte volte a un poliziotto, a un carabiniere, a un giudice. Ma non mi hanno sentito. Il poliziotto e il carabiniere pagano. Il giudice condanna. Ci hanno la loro carriera. E mai in Orgosolo per questo si è ammazzato un carabiniere o un poliziotto, un giudice.
Non possiamo però contare su di loro, ricorrere per giustizia. Sentite e scrivete. Qui c'è troppa forza, troppa violenza per davvero. Tutto il paese vi dirà come ci pedinano, ci perquisiscono in casa, ci tormen
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tano in campagna, ci ammoniscono per ingiustizia, ci arrestano per ingiustizia, ci confinano per ingiustizia. Il confino é come l'aria qui: si respira di giorno, e notte. Ci mettono in condizione che se uno non è anche un ladro, un assassino, perché non può stare in casa ed in campagna non può lavorare, deve scappare e si dovrebbe far bandito.
E poi si lamentano se si han preso loro il brevetto della fabbrica dei banditi!
Non parliamo allora di lettere anonime, di confidenti per la taglia. Maledetta taglia! Ci vorrebbero vedere spariti tutti, di morte in morte. Ed ora .racconto il mio corricolo di incensurato rovinato.
1) Il 1937, il 9 novembre, vengo arrestato 4 mesi per provvedimento di polizia[...]
[...] ». « In casa sua ». « Andiamo, andiamo a cercarlo ». Vengono in casa e chiamano: « Sei tu Garippa ? ». « Si ». Allora mi ha dato uno schiaffo. Io gli ho detto: « Scusa, brigadiere, fermo, io lo ho offeso a lei? ». Mi ha detto: « Stai zitto cretino. Sei un orgolese e così un delinquente » — la solita parola di un brigadiere — « ed io che ti ho pagato pure da bere! ». Io sono incensurato, un onesto lavoratore. E non ho mai avuto a che fare con la giustizia. Siamo andati per la strada sino alla bettola di Canavedda io sempre dicendo: « Ma scusa, lo ho offeso io? » e lui: « Stai zitto cretino. Ed io che ti ho pagato pure per bere. Sei un orgolese e così un delinquente ». Allora, sentito questo tre o quattro carabinieri mi hanno circondato sulla strada, e stavano per battermi. Me la sono vista brutta. Ma sono riuscito a scappare.
Vado in questura per denunciare il fatto e lo ho detto al commissario. Mi ha fatto. « Quel brigadiere era ubriaco. Adesso lo arrangio io ». Non gli ha fatto niente. Non ha fatto neanche il verbale ».
194 FRANCO CAGNETTA[...]
[...]sulle mani e sui piedi. Ho confessato la mattina e, allora, mi hanno bastonato proprio forte.
A me e al mio compagno Crisantu Vincenzo ci hanno giudicati il 10 gennaio 1954 per furto di patate ci hanno condannato a due mesi di galera. I carabinieri, nel verbale, chiedevano che ci condannassero per rapina. Io non so proprio come io e il mio compagno potevamo rapinare alle patate ».
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MEREU LUIGI fu Carlo, pastore, di anni 41:
« Che cosa é la Giustizia? Una ingiustizia. Sono un piccolo commerciante di maiali. E ce ne ho, che ce ne ho da raccontare. Mi hanno ammonito in data 28 ottobre 1952, e vi racconto come è stato e quello che poi mi sta venendo.
Mi trovavo in zona di Tempio il 5 ottobhe 1952 per comprare qualche branco di maiali, passavo stanco da Ozieri e seguiva coi maiali mio fratello Giuseppe, quando a 60 km. da dove stavo; sulla strada PattadaOzieri, fermano delle corriere e gli hanno fatto una rapina. Un carabiniere ed un agente in borghese fermano mio fratello e gli domandano: « Che ne sai della rapina ? ». « Niente ». « Non é vero. Sei un orgol[...]
[...]na vendetta, forse di chi stava in caserma. Mi sono alzato dalla cucina, dove stavo, e vado in un'altra stanza, al piano sopra. Mio fratello poveretto, che ha fatto 6 anni di militare e 22 mesi di prigionia, dormiva. Guardo da una finestra e, senza farmi vedere, ho visto i carabinieri. Con i mitra spianati. Alzo appena la testa alla finestra e vedo l'esercito intero. Ecco perché ad Orgosolo viene male: che non si viene con la buona maniera, come Giustizia vuole. Se ero un altro potevo avere il fucile e sparare, come a Orgosolo é successo e pub succedere, se si fa troppo male. Quando li ho visti armati mi levo le scarpe e, piano piano, vado ad un terzo piano. Tiro fuori il naso dalla finestra e vedo il maresciallo di prima. Erano carabinieri ma mi ho pensato che potevano anche non essere carabinieri, orgolesi travestiti. E mi poteva per vendetta fare anche un trucco il maresciallo, imputarmi innocente per qualche fatto. Ho risposto allora da quella terza stanza: « Dite chi siete! ». « Siamo carabinieri » e hanno spianato i mitra alla finestra. [...]
[...]sto mio figlio. Sono morta come lui. Voglio che prendete chi ha ucciso. Ma io non voglio mettere in galera chi non lo ha ucciso, questo innocente ».
II 12 di aprile é venuto il giudice istruttore a interrogarmi. Ero dieci giorni alla cella e avevo solo un'ora e tre quarti di sole. Il giudice Garedda mi ha fatto dire tutto quello che é successo in parole, poi si mette a scrivere e a raccontare quanto ho detto. « Guardate, giudice, non fate una ingiustizia contro di me. Sono innocente! Lo sanno tutti a Orgosolo e lo ha detto la madre del Tessoni ». Il giudice mi ha detto: « Io non ti tiro in inganno » ed era serio, senza voce, non come il maresciallo che gridava, che dava in pugni. Ha letto quanto ha scritto e domandava: « Sei contento? ». « Si, sono contento ». E allora ha detto: « Pensateci su per firmare ». Era stanco e dopo un sonno poco dopo é tornato con altre due persone. « Lo volete rileggere? E se volete poi, firmate ». « No — ho detto — ho visto la vostra maniera e mi basta. Non mi ingannate certamente. E voi non siete come il maresci[...]
[...]Francesco lo prendono invece, senza ragione, e lo spediscono davanti alla commissione di confino. Gli danno tre anni e ora é a Ustica: rovinato lui ed io, il padre.
Se era colpevole dovevano punire pure me, come lui. Stavamo insieme in quel momento. Perché io non ho fatto niente e lui si?
Non si deve poter stare tranquilli nella propria casa; e non si deve andare onestamente a lavorare in campagna! Così, pare, che vogliono.
E questa si chiama giustizia a terra di Orgosolo! ».
18
« Mi chiamo PASQUALE MESINA di Antonio nato ad Orgosolo il 30 di gennaio 1939 e da sei anni faccio il pastorello al Supramonte. Perché devo guardare le pecore di famiglia non sono potuto andare a scuola che due o tre mesi e non so scrivere: per questo detto quello che mi é avvenuto ad Orgosolo il 1° di gennaio 1954. Partivamo in campagna di notte verso le 5 io ed il piccolo compagno Mancone Pasquale di Santino, quando arrivati alla periferia del paese, in località su 'unzaiddu i carabinieri ci hanno subito fermato. Faceva freddo e a terra stavano tre pastori a bra[...]