Brano: [...]nte impressionato da quella esperienza:
« La caserma — scriveva il 2.8.1920 ad Ada Prospero (sua futura moglie) — è l'antitesi del pensiero, la meccanicità pervade ogni forma di vita ».
Rivoluzione Liberale
Nel gennaio 1922 progettò la rivista Rivoluzione Liberale (v.), il cui primo numero uscì il 12 febbraio. Attorno alla rivista si raccolsero forze intellettuali di diverso e anche contrapposto orientamento. I collaboratori andavano da Giovanni Amendola a Vilfredo Pareto, da Epicarmo Corbino a Giustino Fortunato, da Luigi Einaudi ad Augusto Monti, da Novello Papafava a Carlo Rosselli, da Ernesto Rossi a Riccardo Bauer, Guido Dorso, Tommaso Fiore, Camillo Ber neri, Attilio Piccioni, Curzio Malaparte, Luigi Salvatorelli, Natalino Sapegno. Nei primi numeri, malgrado la vaghezza delle enunciazioni e la diversità delle concezioni politiche, « Rivoluzione Liberale » manifestava una volontà dazione e d’impegno politico rinnovatore che spiega la vastità dei consensi. Gli aderenti aumentarono rapidamente e formarono importanti nuclei a Firenze (attor[...]
[...]eria per una resistenza e una lotta antifascista. L’1.6.1924, in un telegramma spedito al prefetto di Torino, il capo del governo Benito Mussolini ordinava testualmente di « vigilare » per « rendere nuovamente difficile vita questo insulso oppositore governo e fascismo ». Il 9 giugno l’abitazione di Gobetti venne perquisita, senza alcun mandato, dagli agenti di polizia che gli sequestrarono vari documenti, lettere di Francesco Saverio Nitti e di Giovanni Amendola, appunti dei viaggi compiuti a Parigi e in Sicilia, e gli ritirarono il passaporto. Il 18 giugno, una settimana dopo l’assassinio di Matteotti, Gobetti presentò e fece approvare aH’unanimità dai partiti e da vari movimenti di opposizione torinesi appositamente riuniti, un ordine del giorno nel quale, constatando l’implicita e diretta responsabilità del governo fascista nel delitto, reclamava le dimissioni di Mussolini e invitava i « deputati della minoranza — i soli eletti legittimamente dalla volontà popolare — ad autoconvocarsi e provvedere all’ordine del paese e al nuovo governo ». Tale pr[...]
[...]timamente dalla volontà popolare — ad autoconvocarsi e provvedere all’ordine del paese e al nuovo governo ». Tale presa di posizione sosteneva la secessione dell'Aventino (v.), ma con un’accentuazione di sinistra rispetto ai socialisti massimalisti.
La contraddizione interna alla scelta antifascista di Gobetti stava nel fatto che, pur contando sulle energie rivoluzionarie della classe operaia, egli continuava a mantenere la propria fiducia in Giovanni Amendola, Francesco Saverio Nitti, Benedetto Croce, Luigi Sturzo e Carlo Sforza, uomini senza dubbio coraggiosi e moralmente intransigenti, ma prigionieri delle illusioni costituzionali. Egli non si avvide dell’incapacità delle classi medie e dei ceti intellettuali borghesi a guidare la classe operaia in un’opera di rinnovamento, e della paura che essi avevano delle masse. Alla base del suo errore di valutazione vi era d’altra parte un’interpretazione del
Piero Gobetti
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