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Il segmento testuale Gasparo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 9Analitici , di cui in selezione 1 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Franco Fido, Saggi e studi. Giacinta nel paese degli uomini: interpretazioni delle «villeggiature» in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4

Brano: [...]o un processo opposto a quello vagheggiato poi dall'ingenuo Filippo: « al giorno d'oggi non vi è malizia. Pare che l'innocenza della campagna si comunichi ai cittadini » (Smanie, i, 10).
Ancora come la trilogia, La villeggiatura del 1756 è la storia di una signora sensibile ed esigente che torna dalla campagna sofferente e sconfitta. In villa la protagonista donna Lavinia ha cercato a lungo di ridestare l'affetto o almeno i sensi del marito don Gasparo, gran cacciatore di selvaggina e di giovani contadine, e al tempo stesso di ricondurre al suo onesto servizio don Paoluccio, il cicisbeo al quale si è mantenuta fedele durante i due anni trascorsi dal Cavaliere viaggiando per l'Europa. Alla fine, frustrata sia da Imene che da Amore, per impiegare una dicotomia pariniana del tutto pertinente, la signora deve incoraggiare la candidatura a suo cicisbeo dell'introverso don Mauro, servente appena licenziato dalla vivace donna Florida, se non vuole tornare sola in città.
Non meno evidenti e importanti sono le differenze tra La villeggiatura e le t[...]

[...]tra La villeggiatura e le tre commedie di cinque anni dopo, riconducibili alla classe sociale cui appartengono i personaggi della prima, tutti nobili (il che spiega tra l'altro l'indulgenza dell'autore per la pratica del cicisbeismo), con l'opportuno contorno di due procaci contadine per stuzzicarli, e di un malizioso paggio, degno veramente di Beaumarchais, per commentare le loro debolezze.
Per tali personaggi titolati e blasés la villa di don Gasparo e donna La
12 Sono espressioni di Lavinia nell'ultima scena della Villeggiatura.
GIACINTA NEL PAESE DEGLI UOMINI: INTERPRETAZIONE DELLE « VILLEGGIATURE » 381
vinia è come un'isola nel mare deserto della campagna. Ed è significativo che gli unici agganci col mondo di fuori, la caccia del padrone di casa e i viaggi all'estero dell'excicisbeo di sua moglie don Paoluccio, valgano soprattutto come spunti per due felici e bizzarre invenzioni comiche: le beccacce e le pernici che — emblemi di una natura degradata e rifiutata — don Gasparo regala alle contadine sue amiche per non doverle spartire [...]

[...]GIACINTA NEL PAESE DEGLI UOMINI: INTERPRETAZIONE DELLE « VILLEGGIATURE » 381
vinia è come un'isola nel mare deserto della campagna. Ed è significativo che gli unici agganci col mondo di fuori, la caccia del padrone di casa e i viaggi all'estero dell'excicisbeo di sua moglie don Paoluccio, valgano soprattutto come spunti per due felici e bizzarre invenzioni comiche: le beccacce e le pernici che — emblemi di una natura degradata e rifiutata — don Gasparo regala alle contadine sue amiche per non doverle spartire con gli invitati della moglie, le contadine ai loro corteggiatori don Eustacchio
e don Riminaldo, e questi, ignorandone la provenienza, di nuovo a don Gasparo che le ha ammazzate; e l'ossessivo ticchio turisticoanalogico di Paoluccio, che è letteralmente incapace di capire quanto man mano gli passa davanti se non citando casi, personaggi, detti in cui si è imbattuto durante l'esaltante esperienza del suo Grand tour: « Anche a Parigi si suol dire... » (ii, 6); « una burla simile ho veduto fare a Marsiglia » (ir, 15);
« anche a Versaglies si trovano di queste bellezze... » (III, 5); « cosí si fa in Inghilterra » (III, 8); « mi parete uno di quei superbi villani di Castiglia » (III, 17), ecc. ecc.
Come un'isola, dicevo, la villa di don Gasparo e don[...]

[...]assa davanti se non citando casi, personaggi, detti in cui si è imbattuto durante l'esaltante esperienza del suo Grand tour: « Anche a Parigi si suol dire... » (ii, 6); « una burla simile ho veduto fare a Marsiglia » (ir, 15);
« anche a Versaglies si trovano di queste bellezze... » (III, 5); « cosí si fa in Inghilterra » (III, 8); « mi parete uno di quei superbi villani di Castiglia » (III, 17), ecc. ecc.
Come un'isola, dicevo, la villa di don Gasparo e donna Lavinia rappresenta per i suoi numerosi abitanti una provvisoria salvezza (qui, dalla noia,
o per uno scroccone senza mezzi come don Ciccio, dalla miseria), ma anche uno spazio coatto, in cui essi continuano a scontrarsi e a provocarsi. Vedremo tra poco quale forza metaforica stia per assumere l'alternativa città/campagna in quanto allusiva di un altro, e per i borghesi ben piú arduo dilemma, fra intimità e promiscuità, fra « privato » e « pubblico ». Per il momento mi preme osservare come nella Villeggiatura l'assenza di personaggi borghesi coi loro complessi e i loro tabú, e le con[...]

[...]e dice di lei donna Florida (ii, 7, e lei stessa piú tardi all'incostante Paoluccio: « Lasciatemi sfogare almeno la mia passione »: III, 8). Ma il paggio Zerbino, commentando le rimostranze della padrona al marito che era partito per la caccia senza salutarla offre del suo paterna una spiegazione terra terra (« Poverina! la compatisco. Vorrebbe ora l'addio che non le ha dato questa mattina »: i, 4), che sembra confermata da quanto dice Lavinia a Gasparo nella scena seguente: « Fareste molto meglio a starvene a letto la mattina, come fanno gli altri mariti colle loro mogli ».
Nei dialoghi di Lavinia con Zerbino e don Gasparo (I, 45) la parola letto torna 11 volte, ma il marito è deciso a non capire le allusioni della moglie, cosí come nel III atto, quando Lavinia finge un'indisposizione quale « pretesto ragionevole » per « sciogliere la compagnia, troncar le scene per tempo, finir la villeggiatura » (9), don Gasparo si trincera dietro l'ironia di un'interpretazione letterale: « Voi altre donne avete sempre qualche cosa che duole ... Andate a letto, e domani si farà venire il chirurgo, e vi caverà sangue » (III, 10; e fra sé: « Queste donne si fanno venir male quando vogliono ... Don Paoluccio le avrà fatto venire le pulsazioni »: in, 11).
Il fatto è che i sintomi accusati da Lavinia (« Marito mio, ho del gran male intorno, mi sento una pulsazione interna, un'agitazione negli spiriti, una lassitudine universale con giramenti di capo ») sono l'involontaria con
GIACINTA NEL PAESE DEGLI UOMINI: INTERPRETAZ[...]

[...]o, o « alla parigina », professate da don Paoluccio. Come un diplomatico che decida di mentire al suo interlocutore perché questi, scartata l'ipotesi troppo ovvia della menzogna, si aspetta da lui la verità, cosí i discreti amanti della Villeggiatura dovrebbero scambiarsi studiate attenzioni solo per evitare che la loro pubblica indifferenza sia interpretata come « occulta parzialità » (III, 13).
Tra la brutale franchezza di don Ciccio e di don Gasparo da un lato, gli allusivi ed elusivi silenzi di don Paoluccio dall'altro, il linguaggio della passione che Lavinia vorrebbe ascoltare e impiegare non ha piú corso. Troppo borghese in fondo per l'atmosfera di edonistica disponibilità in cui sono perfettamente a loro agio gli altri nobili e le contadine, la dama riparte per la città senza aver conseguito i suoi fini, e senza aver convinto il pubblico di meritare miglior successo.
In campagna i nobili, se non altro, riescono talvolta a risparmiare: « Non vi è altra differenza, se non che in città vi vogliono dei zecchini, e qui con pochi paoli s[...]

[...]affè » — 1765 — all'ode pariniana La laurea), o a quelli europei in genere, culminati in quell'Essai sur le caractère, les moeurs et l'esprit des femmes dans tous les siècles di AntoineLéonard Thomas che provocherà nel 1772 l'abate Galiani a buttar giú il suo breve e misogino Dialogue sur les f emmes 19.
Ma quel che colpisce a Venezia è la varietà e la veemenza delle opinioni, come se, per un effetto simile a quello notato fra gli ospiti di don Gasparo nella Villeggiatura, la stretta coabitazione nel centro lagunare attizzasse fra i letterati il gusto della replica e della contraddizione: talché per esempio Il filosofismo delle belle pubblicato nel 1753 dall'abate Giovanni De Cataneo « per distogliere le donne dal vano amore della filosofia » (Natali 1955, r 137) induce l'abate G. Melani a sostenere l'ottima disposizione delle fanciulle alle scienze nel suo Libro delle donne (parte r, 1757).
Nel tempo di cui ci stiamo occupando, a cavallo fra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, questa « guerra di abati » si fa piú fitta e piú seria, pe[...]

[...]ONE DELLE « VILLEGGIATURE » 395
Il moderato « femminismo » di un conservatore come Baretti, in cui le simpatie gesuitiche si combinano con il ricordo delle colte e disinvolte amiche londinesi, fa pensare che già allora (come oggi) una presa di posizione piú o meno avanzata sulla questione femminile non fosse sempre automaticamente riconducibile a un'ideologia « progressista » o reazionaria. Di tale impressione troviamo conferma negli scritti di Gasparo Gozzi, in genere tanto piú illuminato del Baretti e sposato a Luisa Bergalli, la piú attiva e pugnace scrittrice veneziana prima della giornalista Elisabetta Caminer Turra.
Mentre la moglie non si stanca di rivendicare la parità intellettuale delle donne (pubblicando tra l'altro nel 1773 una importante raccolta di Rime di Donne illustri che meriterebbe una ristampa), Gasparo rimane profondamente convinto di una disuguaglianza fra i sessi voluta dalla natura, la quale — come egli scrive in una Diceria fatta paradossalmente in difesa delle donne — « non potea, verbigrazia, metter nell'uomo forza virile e dilicata bellezza, ed ella compose un uomo forte e una donna bella ... ella fa un uomo che studia, ed una donna che danza con leggiadria »2°.
Lo stesso ideale femminile tutto debolezza e frivola grazia torna nelle pagine della « Gazzetta veneta » (176061) e dell'« Osservatore » (176162) 21: mentre nel sermone a Pietro Fabri sulle villeggiature la moglie borghese s[...]

[...]aver suggerito a Goldoni la prima idea per Les inquiétudes de Camille (quindi di Zelinda).
22 Scritti scelti, cit., pp. 22126.
396 FRANCO FIDO
misogina come quella italiana, piú da vicino l'inappagata nostalgia per una sorte diversa da quella che gli era capitata, fra due donne intelligenti e formidabili come la madre contessa Tiepolo e la moglie Irminda Partenide.
Al polo opposto rispetto alle creature vaporose e femminili sognate dal conte Gasparo stanno le eroine coraggiose e riflessive dell'abate Chiari, che scrivendo la loro storia in prima persona osano confessarsi brutte, come la protagonista della Francese in Italia (Venezia, 1759), o ammettere che « accendersi possa tra donna e donna una passione amorosa », come la Bella pellegrina nel romanzo omonimo dello stesso anno In questi romanzi — per limitarci a due fra i migliori e cronologicamente piú vicini alle Villeggiature — vediamo prender consistenza un tipo, sostanzialmente nuovo nella nostra letteratura, di donna indipendente e decisa, leale con gli amici ma scettica sui motiv[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Gasparo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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