→ modalità contesto
modalità contenuto
INVENTARICATALOGHIMULTIMEDIALIANALITICITHESAURIMULTI
guida generale
CERCA

Modal. in atto: CORPUS OGGETTOdisattiva filtro SMOG

Legenda
Nodo superiore Corpus autorizzato

NB: le impostazioni di visualizzazione modificabili nel pannello di preferenze utente hanno determinato un albero che comprende esclusivamente i nodi direttamente ascendenti ed eventuali nodi discendenti più prossimi. Click su + per l'intero contenuto di un nodo.

ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale Fuori è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 189Analitici , di cui in selezione 6 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Franco Lucentini, La porta in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: LA PORTA
I.
Quando ebbe finito con me, mia madre se la prese con Adriana.
« E digli a tua sorella » disse, « che finché resterà a casa mia, l'America se la può pure scordare, e la notte deve dormire qui. Qui, hai capito? E i due o tre giorni fuori con l'amica, il viaggetto di dieci giorni a Napoli, il viaggetto a Genova, é finito, basta! Già che non é più figlia mia da un pezzo, ma se vuole stare qui, qui ha da stare e qui deve dormire, e deve aiutare a casa. Va bene? E degli americani, qui, non si deve sentire la puzza. Va bene? I viaggetti, eh? Brutta maledetta impunita! ».
Quello che a mia madre gli scocciava di piú, di tutta la faccenda di Adriana, erano i viaggetti, specialmente per il fatto che quando la figlia stava fuori lei si doveva sfogare da sola. Inoltre sospettava, con fondamento, che da questi viaggetti mia sorella ci r[...]

[...]iorni a Napoli, il viaggetto a Genova, é finito, basta! Già che non é più figlia mia da un pezzo, ma se vuole stare qui, qui ha da stare e qui deve dormire, e deve aiutare a casa. Va bene? E degli americani, qui, non si deve sentire la puzza. Va bene? I viaggetti, eh? Brutta maledetta impunita! ».
Quello che a mia madre gli scocciava di piú, di tutta la faccenda di Adriana, erano i viaggetti, specialmente per il fatto che quando la figlia stava fuori lei si doveva sfogare da sola. Inoltre sospettava, con fondamento, che da questi viaggetti mia sorella ci ricavasse parecchio, e non si dava pace che a casa non si fosse mai visto un soldo.
«Insomma si può sapere dove sei stata tutto questo mese? » urlò attraverso il tramezzo a mia sorella, che s'era alzata e si sentiva muovere dall'altra parte.
Secondo i calcoli di mia madre, contando tre o quattro mila lire a notte, l'ultimo viaggetto di Adriana doveva avere fruttato sopra centomila lire. Invece non aveva fruttato niente, perché questa volta lei era finita subito a San Gallicano. Ma mia m[...]

[...]uo dei tre anni là dentro, non so se sia buono e nemmeno l'ho capito bene; ma se ci hai penato tanto per metterlo su è meglio che lo fai come hai deciso, oppure( cambialo e stacci dieci anni, stacci un anno solo, non ci stare per niente, ma io non ti voglio levare niente. Io poi mi posso sempre arrangiare magnificamente, una che mi mantiene la trovo sempre, senza che devo venirti a levare la roba a te ».
Non avevo pensato che lei avrebbe tirato fuori quell'altro argomento, ma mi accorsi subito, dalla faccia, che stava per farlo.
« Ha spiovuto » dissi in fretta, « vogliamo andare? ».
« Aspetta » disse. « Senti ».
« Sento » dissi scocciato.
Senti » disse. «Quando devi fare il mantenuto di una di quelle vecchie... Dico, quando ti devi mettere con una cafona di quel tipo, magari piú impestata di me, allora... non é che io ti stia a fare ancora delle proposte, delle dichiarazioni... ma allora il mantenuto mio non lo potresti fare? A te che ti costa? Di, non lo potresti fare? ».
Quando lei ricominciava con quella faccenda io non ci avevo a[...]

[...]» dissi, «puoi sempre uscire prima. A un certo punto, se non ti va più, non ti sforzare ».
Mia sorella rise, poi diventò seria. Poi rise ancora.
« Senti » disse, « se mi ammazzavo, non l'avrei fatto col permanganato. Lo sai come succede. Dopo uno s'affaccia alla finestra, strilla: "Ho preso il permanganato, la varecchina", gli fanno la lavanda gastrica. Mica decoroso. Così, qui é lo stesso. Non é che dopo una settimana, un mese, posso riuscire fuori, tornare tra quelli di sopra: "Rieccomi qua". Qui se ci sto é perché ci devo stare, perché mi tocca starci, perché non potrò uscire. Capisci? ».
« Non tanto » dissi. « Perché non potrai uscire? ».
Cominciò a sfilarsi l'altra calza.
« Perché là in fondo, vedi? » disse indicando il vano della scala, dall'altra parte della cantina. « Là c'é un'altra porta, come quella che dà sul cortile, e chiude la scala in basso. Si pub chiudere a chiave anche quella. Quando saranno chiuse tutte e due potrò pure urlare, nessuno sentirà ».
Mi alzai e sollevai il lume, guardando verso la scala. Si vedevano i[...]

[...]anni circa. Poi vieni .e mi apri. Non ti pare combinato bene? ».
86 FRANCO LUCENTINI
« Ah, benone » dissi. « Solo che, mettiamo, se io domani mi rimettessero dentro, e se invece di tre anni circa mi dessero cinque anni circa, sei anni circa, sette anni e tre mesi, senza condizionale, circa? Tu ci avresti tutto il tempo di stirare le gambe, non ti pare? ».
« Che c'entra » disse. « Puoi sempre mandare qualcuno, avvertire che mi vengano a tirare fuori ».
« Ma non ti mischiare in cose pericolose » disse pure. « Non ti fare più mettere dentro! Ti tocca di stare insieme con quelli che stanno dentro, che non puzzano meno di quelli che stanno fiori, e poi con i questurini, che puzzano ancora di più. Che gusto? Stai attenta! ».
« Va bene » dissi, « ma se per esempio le gambe le stirassi io, prima di potere avvertire qualcuno? Se una di quelle vecchie un giorno gli gira male, mi fa la festa? Sono cose che possono succedere. Uno può sempre crepare all'improvviso. Oppure ti può succedere qualche cosa a te, ti puoi sentire male, qui, senza nessuno[...]

[...] qualcuno? Se una di quelle vecchie un giorno gli gira male, mi fa la festa? Sono cose che possono succedere. Uno può sempre crepare all'improvviso. Oppure ti può succedere qualche cosa a te, ti puoi sentire male, qui, senza nessuno. E vorresti crepare qua dentro, vuoi che io ti lascio crepare qua dentro? ».
Stette ad aggiustarsi le giarrettiere, guardando in terra.
« Senti » disse, « se crepo qui a te non ti deve importare; sarò crepata bene. Fuori della... Fuori... Insomma fuori. Se crepi tu... Questo è un affare mio, tu non c'entri, non te lo dico per fare una scena... Ma se crepi tu, voglio crepare pure io. Va bene? Almeno questo lo posso fare, senza che ti dò fastidio? Ci hai qualche cosa da dire? ».
Io non ci avevo niente da dire, ma tutta la faccenda mi cominciava a scocciare forte. Dietro a tutti quei discorsi ci cominciavo a sentire una cosa falsa, per niente pulita. Ci avevo esperienza di donne isteriche, no?
« Credo che mi stai cominciando a scocciare » dissi. « Se tutta questa gran cosa la fai per me, senti bene, ti potevi risparmiare la montatura. Questa[...]

[...]enza che ti dò fastidio? Ci hai qualche cosa da dire? ».
Io non ci avevo niente da dire, ma tutta la faccenda mi cominciava a scocciare forte. Dietro a tutti quei discorsi ci cominciavo a sentire una cosa falsa, per niente pulita. Ci avevo esperienza di donne isteriche, no?
« Credo che mi stai cominciando a scocciare » dissi. « Se tutta questa gran cosa la fai per me, senti bene, ti potevi risparmiare la montatura. Questa storia che vuoi stare fuori dal mondo, solo per stare fuori dal mondo, più sta e meno mi convince. Perché proprio tre anni? Che aspetti che succeda, in. tre anni? Se lo fai per me, non ti credere che succeda niente. Se è tutta una scena che fai per me, ti devo dire che è una scena pietosa, e in tre anni diventerebbe solo più pietosa. Non ti crederai mica che io apprezzo lo spirito di sacrificio, eh? Non ti crederai di fare con me la scena madre, il finale spettacoloso, con me che arrivo in capo a tre anni, con la chiave in mano, innamorato pazzo? Non ti crederai di mettermi a me in una fesseria simile? La chiave,
LA PORTA 87
cara Adriana, te la tien[...]

[...] ad
alzarsi.
« Come sono stanca! » disse, cominciando a spogliarsi. Sistemò la
giacca e la camicetta sulla sedia, con cura. La sottana e le calze le mise
ripiegate sulla spalliera del letto.
« Mi dài la camicia? » disse. « Sta nell'armadio, in basso ».
Stava per togliersi la biancheria, poi mi guardò. Prese la camicia e
andò dietro la tenda.
92 FRANCO LUCENTINI
La sentivo muovere i barattoli della cipria, della crema per la notte.
Mise fuori un braccio perché le dessi un asciugamano, che stava nell'ar
madio. Poi volle il pettine, che stava nella borsa.
Mi sedetti sul tavolo, aspettando.
« Ah! » strillò. « Lo sapevo che m'ero scordata qualche cosa! ».
« Lo spazzolino da denti » dissi. « No? ».
« SI» rise.
« Te lo posso andare a comprare » dissi, « ma a quest'ora dovrebbe
essere chiuso ».
Venne fuori dalla tenda.
« Puoi prenderlo alla farmacia notturna » disse. « Io intanto vado
a letto. Tu puoi stare fuori, mentre io dormo, puoi andare a un caffè.
Dormirò un paio d'ore ».
« Oppure...» disse. « Se vuoi che t'aspetto alzata... Tu torni subito
e ci salutiamo, non ne parliamo piú... Ne riparleremo quando tornerai,
tra.., tre anni ».
« Ma tu sei scema» dissi. « Mettiti a letto. Torno tra un quarto
d'ora, tu vedi di dormire subito ».
« Comprane dieci » disse.
« Come dieci? ».
«Eh...! ».
« Ah » dissi.
Si infilò sotto le coperte, con la faccia verso il muro.
« Ciao » dissi carezzandola. « Dormi ».
« Ciao ».
Per la scala mi accorsi di avere finito i fiammiferi. Tornai indietro
e cercai di[...]

[...]e ti serve che sia uno spettro, un mostro? Non ne puoi trovare uno che non é mostro, senza stare a girare tanto? Senza..., senza stare a... aspettare tanto? ».
Seguitò a ridere e risi io pure, ma ridevo stonato. Lei . se ne accorse e non rise piú. Voltò piano la faccia in sú, con gli occhi azzurri spalancati, guardandomi senza espressione. Respirava appena, con la bocca sotto la mia.
Bestemmiai e mi volli alzare, ma non mi potevo muovere.
H.
Fuori doveva essere giorno, a momenti. Il lume s'era quasi spento.
«Franco, dormi? » disse.
Guardavo il soffito, che non si vedeva quasi piú, le ombre radu
nate agli angoli. Lo specchio dell'armadio luccicava come gli specchi
delle camere mobiliate, la sera, tra gli ultimi sospiri e le lenzuola spie
gazzate, col sudore addosso freddato.
« No » dissi.
« Non avere paura » disse.
« No. Di che? ».
« Che io adesso mi credo... pretendo... ».
« Non ho paura » dissi.
« Vuoi andare via subito? ».
« Non lo so ».
S'era aspettata quella risposta, ma incassò male lo stesso. La sentii
che s'aggrapp[...]

[...] subito » disse. « Adesso ci avrò questo da pensare. Per parecchio tempo. Dopo comincerò a stare sveglia, a guardare la porta, il buio dietro la porta, aspettando. Ma non é come t'ho detto. Forse non è come t'ho detto. Non so che cosa aspetto. Ma aspetto che tutto questo si rompa. Qualunque cosa. Un urlo, una crepa, qualche cosa. Qualcuno. Una crepa, alla fine una crepa della terra, lá sotto. È tutta la vita, tutti questi anni, che l'aspetto. Ma fuori non c'è tempo di starci a pensare, no? Fuori ci abbiamo il tempo di farci delle speranze, alte speranze, e allora si ricomincia, non succede niente. Non si arriva mai avanti abbastanza, fuori... Ci abbiamo sempre qualche bella pensata, qualche bella consolazione, e allora non ci abbiamo piú voglia abbastanza di uscire, eh? La porta resta chiusa ».
« Resta chiusa » ripeté. « Se c'è qualcuno, di lá, non entra ».
«Tu credi che c'é qualcuno, di lá? ».
« Credo... Non lo so » disse. « Ci può essere. Ci dovrebbe essere. Mi sento che ci dovrebbe essere. Un'uscita... ci dovrebbe essere. Se no... ». «Perché, se no? ».
« Ah, dio » disse, « se no... ».
«Se no? ».
« Ma é perché nessuno ci ha coraggio » strillò. « Perché nessuno... nemmeno tu. Se credete che non c'è nessuno, perché non ci[...]

[...]ompere... Ma se si rompe... se qualche cosa succede... allora questo basta, allora é finito, no? ».
«Perché? » dissi.
Ma non capisci... ».
« No » dissi.
La sentivo inghiottire, nel buio.
«Mi vuoi bene?» disse.
Il tempo non passava mai.
« Accendi il lume » disse. « Mi devo vestire ».
Stette a vestirsi tremando, perché faceva freddo e umido. Si rimise
98 FRANCO LUCENTINI
l'abito grigio, le scarpe. Andò dietro la tenda a truccarsi. Riuscì fuori e accese il fornello.
Vuoi che ti preparo qualche cosa, un po' di caffè? » disse.
« No » dissi, « non importa lo prendo fuori ».
Scaldò una tazza di latte per sé, ne bevve meta.
« Andiamo » disse. « Ti accompagno ».
In mezzo alla cantina si fermò, prese di tasca qualche cosa.
« Le chiavi » disse. « Non me le vuoi tenere? ».
Non le risposi. Guardavo il muro, di sbieco. Dovevo averci una faccia astiosa, invelenita per la noia e il sonno.
Senza più guardarmi si avvicinò alla porta del sotterraneo, fece per buttare le chiavi la in fondo.
« Aspetta! » strillai. « E io come esco? ».
Rimase ferma, col braccio piegato. Lentamente, con una smorfia avvilita, arrossi. Fino al collo e ai capelli.
« Che stupida! » disse[...]



da Giovanni Testori, Il Fabbricone in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1960 - 9 - 1 - numero 46

Brano: [...]ffondava come in un inferno; quindi, stringendo la carne, si riavvicinò al tavolo; in quello stesso momento un razzo esplose sulla sua testa con più fragore degli altri e fece tremar i vetri.
« Spaccate, spaccate su tutto che poi almeno non ci si pensa
Deve piovere? Niente: l'interesse é che non piova. Le stagioni? L'estate, la primavera, l'autunno? E chi le vede? A rovescio; a rovescio anche quelle; come la gente; come la vita; come tutto! »
Fuori, intanto, le poche gocce cui i razzi avevan permesso di cadere venivan giù grosse, lente e sfiatate.
Per esse che si schiacciavano, parte sul davanzale, parte sui vetri, più che pietà, la. Redenta provava una specie di rabbioso rancore; insomma, adesso, nemmeno il cielo, nemmeno quello, era più in grado di ribellarsi! Ma allora meglio il diluvio, meglio la fine del mondo. Perché vista la strada su cui s'era messa, dove poteva finire l'umanità se non in una casa di cura? Una « Villa Fiorita » grande quanto bastava per farci star dentro il mondo intero; e loro, quelli dei governi, dei razzi, d[...]

[...]e del Pero, un grumo di nuvolaglie, più cupo e più minaccioso degli altri.
Allora la Redenta strinse le labbra tra i denti. Perché già, a sentir certi consigli lei, davanti a quei colpi, avrebbe dovuto pensar a tutto tranne a quell'altra macelleria che era stata la guerra e a ciò che in quella macelleria lei aveva visto, passato e provato; a tutto, tranne alla scarica con cui, fronte albanese, ventitrè novembre, il suo Andrea gliel'avevan fatto fuori senza preavvisi, né niente: un povero corpo crivellato (almeno per quel che era riuscita a immaginare); e dappertutto sangue, sangue che veniva giù sulle braccia, sul ventre; in mezzo alla neve che quel giorno i padroni del mondo avevan lasciato cadere, forse perché di pensar a quelle cose non avevan avuto né la calma, né il tempo; neanche si fosse trattato d'un cane. E da allora, naturalmente, per lei, il capitolo uomini s'era chiuso e chiuso per sempre. Figurarsi, col carattere con cui era venuta al mondo, poi!
72 GIOVANNI TESTORI
Si e no un respiro, ed ecco un lampo più lungo degli altri[...]

[...]ieppati — Enrico? Cosa c'è?»
« E' venuto giù un pezzo di casa! » — fece dal basso l'Enrico, preso dal terrore.
«Cosa? »
Dalla sua porta era uscita intanto anche l'Enrica e, sporgendosi dalla ringhiera, chiedeva anche lei, con voce eccitata, cosa mai fosse successo.
« E' venuto giù un pezzo di casa! »
cc Un pezzo di casa? E come? E da che parte? »
« No! Niente paura! — intervenne a quel punto il Tino, che aveva trovato il coraggio di tornar fuori a veder quel che era successo. — E' stata una persiana. S'è tutta sfasciata... »
Così, mentre altre inquiline, gli occhi fuor dalla testa, si sporgevan dalla scala o s'affacciavan alle porte, il vento continuò a tur
IL FABBRICONE 79
binare tutt'intorno al casone e l'acqua a scrosciare senza trasformarsi però mai in tempesta, come invece, dalla cucina, la Redentat aveva continuato a desiderare e come il tonfo della persiana l'aveva indotta a più vivamente sperare.
Quando quei segni e altri che s'accavallarono subito dopo, furon sul punto di convincerla che, finalmente, quella volta i suoi [...]

[...]decise finalmente a guardare anche lei oltre la finestra per veder cosa succedeva e fu così che vide aprirsi, nel grigio plumbeo del cielo, il primo sfolgorio di luce.
Due piani sotto, la Schieppati che, al riaccendersi delle lampadine, aveva cercato di riprendere a stirare e che, convintasi del guasto occorso al ferro, s'affannava a rigettar nella cesta la pigna di biancheria che aveva sul tavolo, s'arrestò un attimo, colpita dai raggi che, da fuori, eran penetrati nella casa e che avevan dato al miserando squallore della sua cucina uno strano aspetto di festa,
IL FABBRICONE 81
ma presa com'era dai suoi pensieri non riuscii a goderne minimamente.
Sull'ingresso invece i bambini, cui da ultimo s'eran aggregati il Remigio e l'Aldino, avevan cominciato a prender atto, pezzo per pezzo, delle devastazioni che il temporale aveva provocato; piante di fiori, cespi d'insalata, pianticine di pomodori, pianticine di patate e file di carote, tutto era stato spiaccicato, divelto, e fin portato lontano; e su tutto si vedevan frammenti di giornali, d[...]

[...]; un'altra volta, un altro manifesto. E' vero che è cosí? Un altro manifesto che proclami a tutti quel che loro han fatto; un altro manifesto dove, a un certo punto, dovrebbe esserci scritto merda e merda invece, la nostra democrazia, non ci permette di scriverlo. E', o non è così? »
« Ma, nonno, cerca di capire... ».
« Il vero guaio, cari miei, è che io non posso più muovermi perché, se potessi saltar giù, vi farei veder io come si fa a farla fuori
IL FABBRICONE 87
con quei porci. I pugni, ci vogliono, altro che i manifesti! I pugni! — cosi dicendo il vecchio aveva sollevato da sotto le coperte la mano destra e stringendo il rosario l'andava mostrando al figlio e al nipote — Poi, con comodo, ma con comodo, il resto... » — concluse, lasciando ricader il braccio sulle coperte.
La rabbia e l'agitazione gli avevan fatto uscir sulle tempie, sotto le narici e tutt'attorno la testa ed il collo, un velo gialliccio di sudore.
« Calmati papà ».
« Te l'abbiamo detto fin da prima, che non é il caso di arrabbiarsi per quei mascalzoni... »; il L[...]

[...]vato e rannicchiato; neanche fosse stato a far il servizio in una casa d'esercizi spirituali! Cose sante e strasante, ma che non potevan rimpiazzar tutto! Col mondo come stava andando, poi! Un mondo in cui sarebbe stato necessario svuotarle tutte, 'ste case d'esercizi, venderle e prender ai loro posti, cinema, teatri e televisori. Le palestre, gli stadi del foutbaal, altro che le balaustre e i pulpiti! La gente non viene più in chiesa ? E allora fuori, fuori, in mezzo alle piazze, in mezzo ai bar, in mezzo alle strade! Fuori con le radio, i microfoni, gli altoparlanti e, se era necessario, le trombe e le forche!
Così quel che, nella sua malattia, l'aveva fatto soffrire, non eran stati i dolori, che lui aveva sempre saputo a chi offrire e che in un certo senso l'avevan sempre inorgoglito, ma l'esser stato assente dalle grandi battaglie, quelle elettorali; due sole era riuscito a vederne, poi più niente, se non quel poco che, avversari e amici, ave
IL FABBRICONE 89
van fatto li, nel cortile del fabbricone; dove, del resto, di cosa ci si poteva illudere? Tranne loro, anche quelli che magari non eran iscritti, al [...]

[...]orrei vedere che non si potesse stampar quel che si ha voglia. La bocca, 'sto governo di preti, ce la chiude già abbastanza... ».
« Dove ha interesse. Ma su queste cose qui, cosa credi che gli importi di lasciarcela aperta ? ».
« S'illude! Perché questo é un veleno che prima o poi smangerà tutto e tutti, e loro per primi. Ce le faccian vedere dalla mattina alla sera 'ste facce di rammolliti; ce le faccian vedere 'ste feste, 'sti scandali, 'ste fuoriserie! Va tutto bene, tutto benissimo! Così, panda non ne potremo piú, andremo a prenderli e gliele butteremo in faccia, una per una, 'ste loro porcate! — adesso il Carlo aveva in mano una forchetta e la fissava unta e sporca come era; quando poi l'ebbe rimessa sul tavolo, aggiunse — E a me, tanto per dir tutto, non é che faccia molto piacere che l'Antonio, con la scusa della box, ci giri in mezzo, a tutti quei delinquenti... ».
« Ma l'Antonio lo fa perché é necessario » — disse la madre.
« Sarà! Ma non vorrei che con le loro sirene lo rammollissero ancor più di quel che é. Non sembra neanch[...]

[...]nali e tutte le riviste, settimana per settimana, stavan facendo, era finita quasi subito nelle mani del Carlo il quale, oltre a dir in proposito la sua, aveva dimostrato fin dall'inizio d'aver bisogno di piegarla verso quel che, assente com'era l'Antonio, gli sembrava il caso di denunciar chiaramente alla famiglia; la piega, cioè, che il fratello stava prendendo.
«Adesso, sentite, intanto che lui non é qui, perché anche stassera poi, a mangiar fuori, chissà in mezzo a che gente sarà... Lo sfruttano per i muscoli! Muscoli che gli avete messo addosso tu e lei, prima facendolo venir al mondo, poi lavorando come cani per tirarlo grande... ».
« Ha ragione — disse la Liberata, intervenendo per la prima volta, con la sua voce dura e impietosa — Nella nostra famiglia cose del genere non dovrebbero succedere ».
« Ma cos'è che é successo, infine? — gridò la madre — E se per caso fosse in grado di sfruttarli? ».
« Sfruttarli, si, sfruttarli ».
« Oh per quello potete star certi; l'Antonio non é certo il tipo che si fa metter sotto... ».
« Pover[...]

[...] far tanta fatica... »; « e la Redenta? »; « la Redenta s'impicchi! » — ecco qual era stata, a quel punto, la risposta ferma e decisa della Margherita.
Non sapeva, la poveretta, che, in fondo, anche la Redenta non desiderava di meglio, e non solo per esser finalmente libera di far i comodi suoi come e quando voleva, uscire o restare, mangiare o digiunare; ma per delle ragioni ancor più profonde e segrete; e cioè che finalmente le sarebbe andato fuori dai piedi anche l'ultimo uomo che le restava da sopportare; e di quelle frigne li, poi, basta, neanche l'ombra, neanche l'odore! Soprattutto, quello; con la biancheria sporca di chissà cosa che doveva lavargli ogni settimana: «massi! Ma che impari a lavargliela la sua bella spasimante, perché dopotutto, a tirarselo a letto insieme, è lei, non io! ».
Tuttavia anche a considerar il caso obbiettivamente, un domani, che so, una malattia, una disgrazia... No, no, era meglio che si sposasse; meglio in tutti i casi; meglio, nonostante il vuoto e il freddo d'una solitudine ancor più completa, dura e[...]

[...]che volevo parlarti... ».
« Sentiamo, su, sentiamo. Ma non far troppo storie, mi raccomando — aggiunse la Redenta, quando vide che il fratello aveva tirato indietro una sedia e con gli occhi pareva bonariamente invitarla a sedersi — Basta che tu dica un mese, un giorno... Su, su; quand'è che avete deciso?... ».
« Come, quand'è che abbiamo deciso? Ma se non sai neanche cos'abbiamo deciso? ».
«Io? Ma io ho capito appena hai messo piede qua. Su, fuori 'sta data; perché, una volta o l'altra, dovrò pur cominciare a pensar ai fatti miei anch'io... ».
III
Finito il temporale, sulle case della città l'aria era tornata ben presto quella di prima, sporca, cioè, polverosa e pesante; sulla periferia, invece, essa aveva conservato il frizzo del dopopioggia, frizzo che sarebbe durato per tutta la notte, se dalle raffinerie del Pero non fosse cominciata, lenta ma inesorabile, l'infiltrazione degli odori.
Si trattava d'un tanfo che in poco riusciva a infettare e a corrompere tutta quanta I'aria. Cosi la fiamma che dalle finestre più alte del fabbric[...]

[...]amente il caso; a parte infatti l'umiliazione di riprender l'argomento, anche la Cornini non aveva nessuna convenienza che la notizia si diffondesse, e perciò avrebbe tenuto la bocca ben chiusa. Quanto al marito poi, tornò a dirsi che, almeno per il momento, era meglio aspettare; mentre, appena le fosse stato possibile, avrebbe preso il Sandrino, preferibilmente non li, in casa, o quando, li in casa, non ci fosse stato nessuno, e l'avrebbe fatta fuori; se lui poi avesse avuto qualcosa da dire, gli avrebbe indicato, senza né tanto, né quanto, la porta.
La Schieppati guardò ai piedi della seggiola la gran pigna di biancheria che aveva lasciato li da aggiustare e, secca e decisa come sempre, si sedette, infilò gli occhiali e cominciò a prender la prima maglietta, a farla passare di qua e di là per veder da che parte fosse meglio iniziarne il rammendo.
Benché, salvo la Redenta che a supporlo era arrivata assai presto, nessuno nel fabbricone osasse pensare che lei, madre dedita alle cure della famiglia, potesse farlo, in verità, di tanto in t[...]

[...]pena ebbe aperta la porta, il Carlo s'alzò infatti dal tavolo dove se ne stava seduto, l'ultimo numero di « Rinascita » aperto davanti, e disse: « Ah, finalmente! ».
«
Perché? » — ribatté l'Antonio, appoggiando sul tavolo la va
ligetta di metallo che lo seguiva d'allenamento in allenamento
ogni sera.
« Ho bisogno di parlarti ».
« E tu parla. Non son qui? Ma cerca di far in fretta, perché è
tardi ».
«Allora cominciamo. Dove sei stato: sù, fuori ».
«Dove son stato? In palestra ».
«Vero? ».
« Ecco qui » — rispose l'Antonio indicando sul tavolo la vali
getta di metallo.
« Be', sai, se é per quello potrebbe anche esser una scusa... ».
« Una scusa? E perché, una scusa ? ».
Dopo un breve silenzio, in cui due o tre pagine del mensile
girarono nervosamente, il Carlo riprese il suo interrogatorio, giusto
come se tra lui e il fratello l'ordine degli anni si fosse scambiato.
« E con chi sei tornato ? Si può sapere almeno quello? ».
« Col presidente » .
« Di pure, con quel maiale del Morini ».
« Ah, la metti così? — ribatté l'Anton[...]

[...]ndendo la va
ligia e muovendosi per passar in camera, aggiunse con una voce
più stanca che irritata — Buonanotte ».
« Antonio — fece il Carlo — Senti, Antonio... ».
104 GIOVANNI TESTORI
« Cosa devo sentire ? Lo sai bene anche tu che da un po' di
tempo in qua non andiamo più d'accordo... ».
« Certo, fin che continui a frequentar della gente come i tuoi
compagni di palestra e i loro capi! Ma tu ti dimentichi chi sei,
da che famiglia vieni fuori e che idee hanno tuo padre, tua madre
e tua sorella ».
« Non mi dimentico di niente ».
« No ? E allora spiegami perché non ti fai più vedere al Cir
cola... ».
« Perché ho altro da fare ».
« Lo vedi? ».
« Ma cosa vuoi che veda! E poi, senti, la fai tu la vita che vuoi?
SI? E io faccio quella che voglio io. Non sarà anche la tua, una
libertà come quella dei preti ».
«
Antonio! » — fece il Carlo alzando di colpo la voce.
« Ascolta, va'; lasciamo dormire chi dorme e andiamocene a letto anche noi; che se proprio vuoi, di questa faccenda potremo parlar con più comodo un'altra volta... »[...]

[...]da potremo parlar con più comodo un'altra volta... » .
« No, ne parliamo adesso! ».
« E allora parla. Ma, se é possibile, senza gridare ».
« Ecco; senza gridare » — fece la madre, aprendo di colpo la porta e intervenendo inaspettata ma decisa nella conversazione.
« La vedi, la vedi chi è la tua protettrice ? — gridò il Carlo preso di contropiede da quell'improvviso intervento; poi, rivolgendosi alla madre — Non è per niente, certo, che vieni fuori da una famiglia di seminaristi... ».
« Guarda come fai a parlare, Carlo! Perché qualunque siano le tue idee, non ti permetterò mai d'insultar nostra madre... ».
L'Antonio s'era avvicinato al fratello e pareva sovrastarlo con tutto il peso della sua mole.
« Perché se quel che impari sui tuoi giornali, e sulle tue riviste é tutto qui, puoi anche far a meno di leggerle! — aggiunse, restando nella stessa posizione — E poi, faccio forse qualcosa contro te e contro le tue idee? E allora! ».
Il Carlo che per un attimo era sembrato sul punto di smarrirsi, si spostò verso la finestra e invece di r[...]

[...]sentiamo, sentiamo cos'è che hai saputo... »
« Ieri, uno dei tuoi zii... »
« Uno dei miei zii ? E cosa vuoi che m'importi, a me, dei
miei zii? »
« Uno dei tuoi zii, lo zio Mario, ecco, lui, ieri, verso sera... »
« Verso sera? »
« T'ha visto... »
« M'ha vista? E dove? »
« Ai Boschetti... »
« Ai Boschetti ?... »
« Si, ai Boschetti, intanto che combinavi con un tale... »
« Ma non farmi ridere! »
« Ah, ti faccio ridere! E allora ascolta: fuori dal coso lá...
Mi fa schifo a dirlo, schifo! Be', fuori di lá, sei poi salito con quel
delinquente sulla sua macchina... Ti basta? Era una macchina
targata Como. E' o non è la veritá? » — giunta a quel punto la
madre che, nel fare quella dichiarazione aveva sentito d'arrischiar,
forse per sempre, l'affetto del figlio, fissò a lungo il Sandrino come
per impedirgli ogni scappatoia.
« E se anche fosse la veritá, cosa vorresti dire? »
« Che mi fai schifo e che se non la pianti, la vedi li, la porta ?
Prendi, esci e qui, insieme a noi, non tornare piú, ma proprio piú.
Perché se tu vuoi andar alla rovina, va be', vacci; ma io ho gli altri
sei [...]



da Rocco Scotellaro, L'uva puttanella (con una nota introduttiva di Carlo Levi) in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1955 - 11 - 1 - numero 17

Brano: [...]o padelle, pane e fiammiferi.
21.
Fai male, male fai
fai bene, sempre male fai
dunque fai male.
22.
La ricerca del Sindaco da parte del Questore.
Il telefonista agente di P.S. licenziato perché non riesce a
trovare il sindaco all'altro capo del telefono.
16 ROCCO SCOTELLARO
23.
Fu dopo aver cantato le glorie delle donne nominate da tutti e di Giovannina — Quant'è bella la Giovannina, si mette in moto senza benzina!
Ella abitava a Fuori la Porta in una casa, l'ultima piantata lungo il viale, si vedeva il suo spigolo conficcato nella roccia e poi c'era la villa di quattro acacie e più distante la cabina elettrica, una cassapanca all'impiedi.
24.
Il serpente nero, steso nel 'muro, era mio padre che mi sbarrava il passo.
25.
Tutte queste malattie di oggi sono perché hanno spogliato i boschi perché prima rimanevano soffocate nelle chiome degli alberi.
26.
Il 1942, quando moristi, volevo sapere da te, dall'altro mondo, che dovevo fare: guerra non la feci. Matteotti. I mietitori, i calzolai, Innocenzo.
27.
— Certo che [...]

[...]2 anni, pastore. Si leva dal giaciglio di paglia quando ancora non è l'alba, ma gli uccelli nei pirastri vicini e sulle tegole della masseria fanno già il pandemonio: un altro pastore dorme ancora : il vano é occupato dai due giacigli, ottenuti da assi di legno che si irramano alle estremità da cui pendono secchi, fiscelli, le coppole, le giacche, i bastoni ricurvi.
Pancrazio sveglia il cane Schiappino, un cucciolo dal pelo rossiccio, che corre fuori, avanti la masseria, sullo spiazzo di terra battuta. Allora cominciano i galli a cantare dalla siepe in cui sono chiusi vicino alla stalla. Pancrazio si affaccia fuori, con il capo, mentre ancora si veste.
Che bella mattinata che comincia, questa é l'ultima di Pancrazio scapolo, e tu, ti alzi, stella mattutina? Carmela non ti chiami o stella vera, non l'avevo con te, ma con Carmela.
L'ultima stella scompare in cielo.
Pancrazio si rivolge all'altro che dorme scuotendolo:
Tu che dici, compagno di galera? Dove ti fece giorno il sabato di sposo?
L'UVA PUTTANELLA 19
L'altro, Innocenzo, fissa la vecchia coppola :
Quel giorno non fosse mai venuto,
stavo contento come te, come una Pasqua;
ero in paese, mi chiamavano:
Nocé, oggi ti piazzi! E io correvo
Av[...]

[...]no li leggeva.
26 ROCCO SCOTELLARO
5.
3 caffè, il più stretto, dai tavolini un po' umidi e seggiole di ferro è frequentato dagli operai, primi ci andarono i muratori, adesso la piccola folla è quella solita degli artigiani, dei braccianti, dei manovali e contadini e disoccupati. Sono le sette, due tavolini già occupati per giocare alla scopa una tazza di caffè a chi deve pagarla, gli altri sono attorno a guardare.
Altri, una quindicina, sono fuori, hanno fatto la ruota: c'è Pancrazio lo zoppo, Tre occhi, il Partigiano, l'extrainiere di Don Gaspare, è stato nell'ospedale, è debole, non ritrova posto, e Fuciletto che parlano di più.
Dice Tre occhi:
— E brutto se andiamo in alto e poi cadiamo che siamo afflitti.
— Adesso siamo tanto a terra che non ci perdiamo. Lo vedi, quelli che stanno bene s'impiccano e tremano, ma noi no.
Fuciletto è il più basso e fino, pare un ragazzo di dodici anni, invece ha i figli, porta i capelli bagnati stamattina per piegarli il più possibile, le mani le ha grosse e nere di mosto, dice:
— E noi quando sa[...]

[...]ivo l'impiantito del camerone liscio di cemento e avevo il capo all'aria. Mi alzai e ripresi, nemmeno il braccio degli amici mi serviva per sostegno, era un autobus, o era una barca ?
Quanti passi facevano i miei colleghi al giorno ? Dove andavano all'assalto? Ritornai alla branda, mi rialzai: — Rubagalline, e tu e voi perché non camminate più piano ? Proviamo, così.
Ma andando piano il camerone aperto alle finestre e al cancello, dove le cose fuori correvano, pareva sbandarsi, era una nave nel mare alto, un battello che raschia sotto e sta per insabbiarsi con urto.
10.
Io volevo di nuovo sedermi per raccontare meglio che cosa avevo fatto, dissero di no, che ci sarebbe stato tanto tempo; li pregai, volevo che sapessero come stavano le cose, mi facevano un piacere, dovevo ricordare io stesso e mettere insieme i particolari.
— No! — gridò un giované bruno alto e magro. — Lascia stare —. Era solo in un angolo, si fece largo tra noi, andò a mettersi al cancello.
— Che ci vuoi fare ? — disse uno della mia zona — Mettiti sulla mia branda f[...]

[...]ita di nero. Era sulla sua porta, in capo alla scalinata, giovane capelli di carbone. Le risposi che le avrei fatto sentire la sera la mia voce e difatti le portai una serenata. Gli amici della montagna portarono la fisarmonica, c'era il fratello sposato di lei in mezzo a noi. La mia giovane era vedova di un bracciante ucciso un anno prima, forse dal padrone, non si era saputo, una notte che il bracciante lo aveva calpestato vicino alla fontana, fuori paese, per avere la paga delle giornate. Ma quello si trovò la pistola nella tasca di dietro, appena poté, gli tirò dritto al cuore. Le mie canzoni erano quelle che tutti sanno a metà, o sanno solo la musica o solo le parole, io le cantavo intiere. Una sera, due, tre sere ecco che mi innammorai della vedova, presi tutti i soldi che avevo, vennero i compagni dalla città con le loro ragazze a farmi la festa. Furono
L'UVA PUTTANELLA 37
contenti della mia scelta, fecero lo sfoggio dei loro scialloni di seta bianca al collo, delle loro scarpine, Peppe portò a ballare la vecchia mia suocera. Luci[...]



da Angelo Muscetta, Memorie del cavaliere Angelo Muscetta in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1964 - 7 - 1 - numero 69

Brano: [...], operaio anche lui come mio padre. Debbo raccontare a questo proposito un episodio curioso.
Una domenica, come sempre, mia madre era tutta intenta a cucinare il rituale ragù, era specialista per questo ragù che emanava un odore meraviglioso, e su di un tavolinetto in cucina vi erano pronti i maccheroni di zita. La signora francese entrò per chiedere a mia madre una qualche cosa che non ricordo, sentendo quella fraganza che dalla pentola veniva fuori, domandò confidenzialmente a mia madre che cosa stava preparando, e mia madre rispose che stava preparando il ragù, ossia la salsa per condire i maccheroni. Ringraziò ed usci. Mia madre, orgogliosa per il complimento, al momento del pranzo, preparò un piatto di maccheroni, e lo portò alla francese vicina di casa. Non
(1) Il domicile indicato sul libretto di lavoro è Traverse des Moulins, 8
62 ANGELO MUSCETTA
l'avesse mai fatto. Questa francese avrebbe voluto quel piatto tutte le domeniche, anche perché la loro cucina è orribile.
La vita era gaia e felice, nella nostra miseria. Qualche vol[...]

[...]compagno a Marsiglia, ed una domenica girammo diverse case, non ci riuscí trovare un mazzo di carte italiane per farci una partita, e finimmo in un caffè dove vi era un ballo pubblico (e di questi ne abbondava Marsiglia) e si ballò fino a sera tardi.
Ai principii di luglio, sempre di quell'anno, mia madre fu presa di nuovo dalla nostalgia dell'Italia, ma non avevamo mezzi, il nostro padrone di casa, un Ebreo fino al midollo, minacciava metterci fuori di casa, e mia madre lo tacitava (perché mio padre non sarebbe stato capace) di aspettare qualche giorno, perché da un momento all'altro Cl doveva arrivare un vaglia dall'Italia: vaglia che non doveva arrivare, perché la vera intenzione, (confesso la verità) di mia madre, era quello
di non pagarlo, perché milionario, e si era rifiutato di farci un piccoloaccomodo in cucina.
Espressi al mio principale la decisione dei miei genitori, che volevano rimpatriare, e si rammaricò tanto. Volle vedere i miei genitori per disuaserli da tale decisione, ma non ci fu verso. Voleva per forza.
64 ANGELO M[...]

[...]cedeva il viaggio gratis, però senza vitto, naturalmente dopo le burocratiche pratiche di accertamento di famiglia povera. Intanto il tempo stringeva, il padrone di casa minacciava lo sfratto. Io conoscevo Marsiglia palmo per palmo, e tutte le mattine alle nove mi recavo al palazzo del console alla Rue Canebière per vede re se la pratica nostra era ultimata. L'usciere capo, un tipo nervoso, non mi dava neanche il tempo di domandare, e mi mandava fuori dalle scatole. A furia di andare, a furia d'insistere tutti i giorni, una mattina non vi era quell'usciere capo, che tanto aveva preso ad odiarmi, e con buoni modi cercai persuadere quello di servizio, perché mi avesse annunziato al Console Generale. Questo si mise a ridere e mi rispose: — Ma siete pazzo, volete essere ricevuto dal Console? Se mai, al suo segretario —. Fui contento lo stesso, e difatti fui introdotto al suo cospetto, narrando ogni cosa, e mi ascoltò col massimo interesse. Dopo di che, chiamò un impiegato per sapere a che punto stava la mia pratica, ma la mia domanda era sul t[...]

[...]'imbarco, e che la partenza era fissata per il 12 agosto, con una vapore francese. Vi era una sola difficoltà, che questo vapore impiegava cinque giorni, perché vapore misto, e che doveva fermarsi a Genova e Livorno per carico e scarico di merce, e che avrei dovuto provvedere per il cibo, per tutti questi cinque giorni.
Andai a casa tutto contento e ci preparammo ogni cosa. Ricevetti dal mio principale come premio un orologio d'argento, grande, fuori moda, con una chiavetta per dargli la corda, senza catena, e al posto di essa misi un cordoncino colorato, orologio che conservavo come ricordo, ma che poi dopo tanti anni, non trovai piú, e lire 100, che
MEMORIE DEL CAV. ANGELO MUSCETTA 65
consegnai a mia madre, che negli ultimi giorni preparò il necessario per alimentarci durante il viaggio. Salutai tutti gli amici, non escluso il maestro elementare, a cui esternai tutta la mia riconoscenza, e volle essere cantato per l'ultima volta una canzonetta napoletana a lui tanto cara (peccato che non ricordo il titolo). Mi diede il suo indirizzo, [...]

[...] introdotto mie parentesi.
MEMORIE DEL CAV. ANGELO MUSCETTA 67
Salutai con mio padre il Capitano ringraziandolo per quanto aveva fatto per noi, e lui accarezzandomi, mi propose di seguirlo, facendo la vita di bordo. Mio padre lo ringraziò, ma gli fece comprendere che cid era impossibile, e che io rappresentavo per lui l'unica spalla forte.
Alle ore dodici del 17 [6] agosto del [1891] dopo una breve visita. sbarcammo all'Immacolatella Vecchia, fuori vi era un carretto venuto insieme con un mio cugino avvisato a tempo e caricammo le poche masserizie e noi, partendo alla volta di Saviano. I parenti ci accolsero con gioia, ci istallammo in casa di due sorelle di mia madre, suore zia Peppa e zia Filomena, in attesa di stabilirci, forse ad Avellino. Ed infatti dopo quattrocinque giorni, partimmo io e mio padre alla volta di Avellino, pregando la sorella di mio padre, zia Angelarosa, il marito zio Sabino e zio Sabatino (che abitava alla casa del Notaio Titomanlio padre in via Beneventana) pregando questi parenti venirci in aiuto, anche a titol[...]

[...]a ferrovia. Fu pattuito lire 12 mensili, compreso una stalluccia che si accendeva dal portone vicino a Santomauro. Col nostro piccolo carretto facemmo tre viaggi, per portare i letti, materassi, un comò e una colonnetta, residui della mobilia di Benevento, perché il resto fu tutto venduto. Questa residua di mobilia la rimanemmo a Saviano, quando partimmo per Marsiglia,
e finalmente mia madre fu sodisfatta per questo trasloco e che tu l'ultimo.
Fuori i Platani, e propriamente di fronte al nuovo Ospedale, vi era una fabbrica di vetro soffiato, ossia vetro ordinario chiamato comunemente niretti e carrafoni. Questa fabrica [era] gestita da Luigi
68 ANGELO MUSCETTA
Masullo, vecchia conoscenza di mio padre, il quale ci accordò un credito che non doveva superare le lire 100, credito che veniva estinto appena venduta la merce, ripigliando l'altro. Il lavoro procedeva benino, e si arrivava fino alla provincia di Foggia. Io mi sentivo umiliato guidare quel carretto, ché quando era carico mi toccavo seguirlo a piedi. Non solo. Ma per le salite mi[...]

[...]a della fiera era la sera, ed in una diquelle sere, quando la folla sostava per ammirare non per comprare, perché compravano o di mattina o nel pomeriggio, ne feci una delle mie. Feci cucinare mezzo chilo di maccheroni, e mettendolo in un vaso da notte (nuovo però) gridavo ad alta voce: — La mia porcellana è perfetta, liscia, che si può utilizzare anche un vaso da notte usato —. (Ma il mio era nuovo).
I1 mio concorrente barese, che si era messo fuori del convento, credendo che la clientela a prima vista comprasse da lui, ma fece pochissimi affari. Prima di lasciare S. Egidio, volle farmi delle proposte per l'anno prossimo, fare una società. Avevo diciotto anni ed avevo una certa esperienza, e gli risposi che non avevo difficoltà a fare tale società, solamente gli articoli che rimanevano invenduti doveva ritirarli chi li aveva portati, (perché io ero sicuro di vendere gli articoli che acquistavo con gusto, e difficilmente ne rimanevano invenduti). Rimanemmo cosí d'accordo. A noi conveniva tale società, per due ragioni. La prima, non vi era[...]

[...]i era arrivato al punto che tutti i fornitori non volevano farci più credito, centinaia di ferrovieri mangiavano e non pagavano, cambiali che andavano iñ protesto, interessi che si accumulavano, le banche ci chiudevano i sportelli, perché [sul] l'unica casetta vicino a1 Ponte dell'acquedotto di Serino, era ipotecata la dote di mia moglie; ed io vedevo aprire un baratro innanzi a me spaventoso.
Una mattina nel buffet mio zio Sabino con gli occhi fuori dell'orbite e con una rivoltella spianata verso di me, pretendeva una mia firma ad una cambiale, che io non volevo mettere. Per fortuna mio zio fu chiamato dal Capo stazione, ché doveva pagare il canone del buffet scaduto da parecchio tempo. Spaventato presi mia moglie, e mia so rella Mariuccia e scappai in casa, col preciso proposito di non tornare mai più al buffet e piansi amaramente il mio destino. Scrissi allo zio
MEMORIE DEL CAV. ANGELO MUSCETTA 87
Francesco Bocchino a Montefusco mettendolo al corrente, pregandolo che mi facesse un prestito di 500 lire, cosa che fece subito, rilascian[...]

[...] disse segretamente tranello, che quell'amico a cui avevo pregato per la firma, mi aveva fatto. Non sapendo a chi Santo dovessi rivolgermi, presi di nascosto tutto l'oro di mia moglie (dico di nascosto, perché sapevo che lei era contrario a farlo pignorare) e lo pignorai ricavandone lire 350, giurando a me stesso che a qualunque costo prima che lei si fosse alzata, avrei messo a pasta il suo oro. Erano passati due mesi, e per fortuna era passata fuori pericolo, però era diventata uno scheletro perfetto. Ero felice che il pericolo era scomparso, quando venne a supporazione una iniezione fatta, e dovette avere un taglio, taglio che fu una fortuna (malgrado prorogasse di molto la sua convalescenza), perché da quel taglio usci tanta materia d'infezione da riempire due catinelle. Occorsero delle forti cure ricostituenti perché cinquanta giorni dovette alimentarsi di acqua del Serino e latte d'asina. Per i cibi a lei adatti durante la convalescenza non me ne mancarono al buffet.
Fortuna, nella sfortuna, sognai un sogno, e siccome non ero stato [...]

[...] convalescenza), perché da quel taglio usci tanta materia d'infezione da riempire due catinelle. Occorsero delle forti cure ricostituenti perché cinquanta giorni dovette alimentarsi di acqua del Serino e latte d'asina. Per i cibi a lei adatti durante la convalescenza non me ne mancarono al buffet.
Fortuna, nella sfortuna, sognai un sogno, e siccome non ero stato mai amante del giuoco del lotto, giuocai quattro numeri, che non ricordo, e ne usci fuori un terno, che data la modesta giocata di 30 cen
ANGELO MUSCETTA
90

tesimi presi lire 275. Fu la mia salvezza: raggranellai il resto della somma, e riscattai ii pegno mettendo a posto l'oro prezioso, che avevo come un ladro prudentemente trafugato. Credetemi, non esagero, vi sono stati momenti molto umiliativi nella mia vita, ma in compenso la Provvidenza, mi ha dato come contropartita, delle grandi soddisfazioni, mi sono sempre forzato a mantenere quel prestigio che ad ogni uomo onesto s'impone, sobbarcandomi ad ogni specie di lavoro, pur di avere l'orgoglio, che col mio sudore, do[...]

[...]r conto loro. Un figlio era barbiere, una figlia sarta, la quale si sposò un sarto di Pianodardine, e dopo poco tempo uno dopo l'altro emigrarono nell'America del Nord.
I1 1906 mio Zio Sabino ebbe un forte attacco di gotta, e i medici gli consigliarono la cura di bagni caldi e stufe a Casamicciola, e per la prima volta mio zio e mia zia affidarono a me casa, albergo, e buffet, partendo entrambi per Casamicciola [il...], restando ventidue giorni fuori.
Debbo la mia fortuna ad una circostanza. La stazione di Avellino e tutto il piazzale, era sfornito di luce elettrica (malgrado che la nostra città fosse stata la prima dopo Napoli avere la luce elettrica), e l'amministrazione ferroviaria venne nella determinazione mettere un impianto colossale di acetilene per la stazione e per tutto il piazzale, e fu stabilito il collaudo e l'inaugurazione il quarto giorno che i miei zii erano partiti per la cura. L'ingegnere capo della società degli impianti acetilene volle offrire un pranzo al Capo compartimento e a diversi pezzi grossi delle ferrovie: u[...]



da Leoncarlo Settimelli, Il Vicario rappresentato a Firenze in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1965 - - febbraio - 26

Brano: [...] l'onorevole Carlo Galluzzi, del PCI; il presidente dell'amministrazione provinciale, Elio Gabbuggiani; i critici e gli inviati dei giornali italiani e stranieri i quali, come noi, non poterono assistere alla recita nel teatrino di via Belsiana, essendone stati brutalmente cacciati; personalità del mondo universitario e della cultura — la porta del salone è stata chiusa e sorvegliata da ufficiali e sottoufficiali della polizia e dei carabinieri. Fuori è rimasto, per qualche minuto, un gruppetto di esclusi tra i quali si sono insinuati alcuni provocatori cercando di attizzare la scintilla di possibili incidenti. Non è durato a lungo e il Vicario è stato così rappresentato, nel mai interrotto silenzio degli spettatori. Domani la compagnia di Gian Maria Volonté sarà a Reggio emilia e sabato a Bologna per rappresentarvi il dramma. Dopo dovrebbe tornare a Firenze per riprendere le recite in Sant'Apollonia. 
Ci sono volute quasi due settimane perché anche in Italia il dramma di Hochhuth potesse andare in scena. Due settimane nel corso delle qual[...]



da Saverio Montalto, Memoriale dal carcere in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 7 - 1 - numero 3

Brano: [...]ndavo e venivo soffermandomi di quando in quando anche la notte a M... Io, è notorio, ho voluto sempre bene ai miei parenti facendo nei limiti del possibile non lievi sacrifici per loro, ma per questa mia sorella poi nutrivo, fin d’allora, un affetto speciale. Me la ricordavo piccina piccina di quando la mamma ci aveva abbandonati morendo e quel che contava di più era il fatto che vedevo che lei sapeva comprendermi bene anche nei discorsi un po* fuori del comune, sia perché aveva fatto la sesta elementare e letto abbastanza, sia perché come intelligenza di donna si elevava al disopra delle altre che io conoscevo. E, del resto, come può nascere un vero affetto ed una vera amicizia anche fra familiari senza una comprensione perfetta e reciproca? E qui non posso fare a meno a non ricordarmi di quando ultimamente i componenti la famiglia Armoni, ed in ispecie mia moglie e mio cognato Giacomo, non sapendo che cosa rispondere ad alcune parole di mia sorella, sentendosi punti sul vivo e che non potevano fare a meno a non riconoscere la loro mesch[...]

[...]a la prima volta che pensai al suicidio, ma avvicinatomi ad un certo punto al tiretto ove c’era l’arma, la stessa paura mi teneva legate le braccia. Pensavo con raccapriccio: «A che serve possedere la pistola quando non si ha la forza di adoperarla al momento opportuno? » e fui tentato di prenderla ed andarla a buttare in un pozzo vicino. Ma ancora la stessa paura non mi lasciava buttare neanche l’arma nel pozzo. Quando dopo diversi giorni uscii fuori perché non potevo fare più a meno, camminando per la via tenevo la testa bassa, giacché avevo la sensazione che la gente, già a parte dei fatti miei, mi sorridesse sardonicamente in faccia. Anzi, tutte le persone che mi passavano vicino, avevo l’impressione che mormorassero sordamente: «Vile, vile! Ah, ah! Che campi a fare ormai? Sì, sì; non solo vile, ma anche becco! Ah, ah! ». E ci volle molto tempo perché mi persuadessi in qualche modo che poi, in fondo, la gente si preoccupava dei casi miei tanto e non quanto. Mi rammento che in questo periodo un giorno incontrandomi col mio collega Giova[...]

[...]i incontrare da un momento all’altro con quell’individuo, mi atterriva anche sempre più. Infatti, quando alcuni mesi dopo andai a M... per prendermi i libri e le altre cose che mi occorre130

SAVERIO MONTALTO

vano, in modo di non avere occasione di ritornarci più, e m’incontrai nella mia casa coll’Armoni, e con un’altra faccia che neanche ebbi la forza di guardare, per poco non svenni dalFavvilimento e dalla paura ed entrai ed uscii muto e fuori di me e senza sapere ove ero e ove mi trovavo.

Dopo qualche tempo credei di aver trovato il rimedio di tutti i mali: avevo comprato da poco l’automobile e mi misi a scorazzare di qua e di là insieme agli amici in cerca di felicità attraverso ogni sorta di svago e divertimento colla speranza di far tacere il tormento che per partito preso tenevo celato in fondo al cuore. Qualcuno in quel tempo mi prese per pazzo, e credo che non aveva tutti i torti, perché sciupavo a destra e a manca non solo tutto quello che guadagnavo ma anche ciò che avevo potuto realizzare vendendo parte della mia poca [...]

[...]omeo non correvano buoni rapporti dopo uno sgarbo che alcuni mesi prima avevo ricevuto nel suo salone. Mia sorella trovò che il pretesto per non insospettire il marito era buono e così glie ne parlò. Ma né mio cognato, né sua madre vollero sentire ragione e specie la madre la quale intuì il vero motivo per cui bisognava allontanare

il Romeo e perciò inveì contro mia sorella e per poco non se la mangiò dicendole tutto quello che sapeva mettere fuori lei dalla sua bocca concludendo infine che nessuno doveva permettersi un’altra volta di muovere verbo sulla sua famiglia, perché la sua famiglia era la più onorata del paese di N... ecc. ecc. E perché mio cognato e famiglia non vollero allontanare il Romeo? Perché il Romeo passava per pezzo grosso dell’onorata società. E sia mio cognato che la sua famiglia avevano un sacro rispetto per tutti coloro che appartenevano all’onorata società e specie poi per i pezzi grossi. Loro se li guardavano i mali passi e come tutti i malvagi cercavano di prendersi la rivincita con i deboli, coi poveri diavoli[...]

[...]occhi e che la testa mi girava come un mulino. Arrivato a casa non ero capace di sopportare la presenza di mia moglie e senza ragione, si può dire, sfogai con lei la mia disperazione. Li trattai d’ingrati e di gente perfida e tutto quanto sapevo della sua famiglia di poco pulito glie lo scaraventai in faccia senza pietà. Lei sentendosi tocca sul vivo e che ciò che dicevo rispondeva a verità, si mise a piangere e poi fece per andarsene; ma giunta fuori la porta ritornò e si coricò. Io dopo sfogato capii che lei in fondo non c’entrava e ritornato in me subito cercai di riparare al mal fatto chiedendo scusa a mia moglie e rifacendomela amica. Ormai non ci pensavo più a ciò ch’era avvenuto, quando dopo alcuni giorni, nel pomeriggio ti vedo arrivare mia suocera cogli occhi del cane arrabbiato. Era questa la prima volta che veniva in casa mia dopo che mi ero sposato. Mi chiamò nello studio, chiuse la porta, mi fece sedere, sedè anche lei ed incominciò a dire :

« Sappiate che la mia famiglia è la prima di N... ed io sono figlia di chi sono fig[...]

[...]piacere, specie Giacomo, perché a te son sicura che ti voglionoMEMORIALE DAL CARCERE

161

bene ed anche per dimostrarti che ora che spendono loro ti desiderano più di prima ».

La sera di quel Natale dopo cena venne un certo mastro muratore Pierino Lombardia con la famiglia, il quale stava riadattando la casa degli Armoni e così ci mettemmo a giocare a nocciole tutti quanti, tranne dei fratelli maggiori di mia moglie che si trovavano già fuori per i fatti loro. Ad un certo punto mia sorella aveva perduto tutte le nocciole e disse di non volere giocare più. Mia suocera allora adirata se ne uscì con queste parole : « Giuoca, pezzentona scostumata! ». Io a queste parole rimasi interdetto anche perché c’era la famiglia del Lombardia ed alzandomi dissi di non volere giocare più neanche io. I Lombardia anche loro sconcertati si alzarono e se ne andarono. Come loro se ne furono allontanati, io dissi a mia moglie: «Andiamo! E questa è la prima e l’ultima volta che entro in questa casa! ». Successe un trambusto che non si capiva più niente.[...]

[...]mia faccia non doveva essere tanto chiara, giacché dopo un giorno o due, come Dio volle, se ne andarono.

Fi! verso febbraio mi sembra che un giorno mentre mia sorella si trovava nel negozio domandò all’Ottavio non so più che cosa per diverse volte senza che l’Ottavio avesse avuto l’educazione di rispondere o di guardarla almeno in faccia. Allora a mia: sorella le scappò detto: «Ma bisogna essere proprio villani! ». Il mio suocero stava seduto fuori ed intese. Entrò dentro, si avvicinò a mia sorella, le appuntò le dita negli occhi ed urlò : « I miei figli sono i primi di N... perché figli della migliore famiglia di N... e non come te che sei figlia di quello ubbriacone miserabile pezzente di tuo padre! Se parli ancora un’altra parola ti metto sotto i piedi e non ti metto ora, perché non ti metto! ». Mia sorella si mise a piangere e non so se accorsero tutti i vicini del negozio, ma se non accorsero sentirono assai bene. Dopo questo fatto feci sapere al mio suocero che avrei venduto l’orto, col frutto del quale lui si ubbriacava, per mezz[...]

[...] portone. La servetta andò ad aprire e dopo un po’ vidi entrare in cucina mio cognato Giacomo senza salutare e per giunta, alle mie parole piuttosto cordiali dato che lo sapevo assente rispose con semplici monosillabi. Mi disse invece andando difilato verso lo studio : «Sentite cognato, debbo dirvi una parola! ». Io lo seguii e giunti nello studio ci sedemmo l’uno di fronte all’altro. Senza tanti preamboli mi chiese gesticolando colla mano:

« Fuori la lettera! ».

Io intesi che la parola mi veniva meno come un tempo, ma mi dominai subito e risposi:

« Quale lettera? ».

«Andiamo! Voi mi conoscete chi sono io! Se non me la date colle buone me la darete colle cattive! ».

«Ma vi dico che non vi capisco? ».190

SAVERIO MONTALTO

« Voi mi capite anche bene! E vi dico che me la dovete dare, perché io per questa sorella ci tengo al suo onore».

A questa sua affermazione volevo sorridere, ma non fui capace. Poi risposi:

« Io non so di lettera, ma ammesso che sapessi, son cose che riguardano esclusivamente la mia onorabilità e[...]

[...]ro ebbi un momento di tregua e presi una tazza di caffè. Dopo il caffè mi affacciai al balcone per mirare il caseggiato ed il mare ed al loro posto vi trovai solamente una distesa oscura ed un cielo di un fosco porporino. In questo frattempo venne FOttavio e si portò via la Livia dicendo che doveva condurla dalle monache. Non avevo più pace ed andavo su e giù. Ad un certo punto vidi spuntare mia sorella e mi rallegrai perché ora da me si trovava fuori pericolo. Entrò nel salotto e mi disse : « Perché non gli dai la lettera? ».

« Perché no! Sai che vogliono mettere in campo ora? Che sei stata tu a scriverla d’accordo con Aurora ».192

SAVERIO MONTALTO

« Si? E come? ».

«Dicono che tempo fa, una sera è venuta da te l’Aurora, e così l’avete concertata! ».

«E come poteva venire da me Aurora se io sono carcerata? Io ancora non conosco il suo bambino. Se l’abbia scritta o meno l’Aurora io non lo so! E poi, dico io, andavo a menarmi la zappa nei piedi? Loro non possono che non possono vedermi ora; immaginiamo quando tu fossi diviso [...]

[...]la! ».MEMORIALE DAL CARCERE

193

A questo punto ci raggiunse mio cognato seguito da mia moglie. Si avvicinò inferocito e dandomi una schiaffo profferì, portando la mano alla tasca di dietro: «Se non mi dai la lettera, ti faccio saltare la testa in aria! ». Le donne lo afferrarono ma io ero già nel salotto. In un attimo mi trovai colla pistola in mano, sbucai nella stanza da pranzo e gridai per intimorirlo di gettare la rivoltella ed uscire fuori. Lui diede un urto più forte per divincolarsi dalle donne ed io allora lo puntai. Vidi un’ombra distaccarsi per venirmi incontro, ma il colpo era partito. Da questo momento divenni tutto spirito di conservazione e scaricai tutti gli otto colpi della pistola perché davanti a me non vedevo altro che ombre che mi volevano uccidere. Né so come son rimasto vivo. Dopo un certo tempo che non so precisare mi sembrava di girare insieme alla casa, ma senza sapere ancora dove mi trovassi. Poi ebbi come un barlume di coscienza e mi vidi nei pressi del balcone dello studio insieme a mia moglie e mio cogna[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Fuori, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Perché <---Diritto <---Storia <---Così <---La sera <---Però <---Basta <---Certo <---Del resto <---Dico <---Ecco <---Già <---La casa <---Ma mi <---Più <---Povera <---Sulla <---Voglio <---autista <---italiano <---siano <---Almeno <---Andate <---Andiamo <---Arrivò <---Aspettate <---Bologna <---Calmati <---Come <---Dei <---Dio <---Farmacia <---Francia <---Giustizia <---Il lavoro <---La notte <---Lascio <--- <---Niente <---Nocera Inferiore <---Non voglio <--- <---Parco <---Passò <---Quale <---Sarà <---Va bene <---abbiano <---eroismo <---grossista <---lista <---mangiano <---sappiano <---A San Silvestro <---A san Pancrazio <---Abriola <---Accendi <---Accettò <---Acone <---Acquistò <---Ad Avellino <---Adesso <---Ah <---Ahi <---Ahé <---Aix <---Albergo Wachinton <---Alberto Carocci Iscrizione <---Alburni <---Allineàti <---Allontanatosi <---Allò <---Amedeo Fontana di Brescia <---Amore mio <---Angela Chiaravalle <---Angelo Chiarenza <---Angelo Muscetta <---Angelo Saba <---Angelo Spurio <---Angelo Venezia <---Angiolillo <---Anguria <---Anticristi <---Antonio Gramasci <---Antonio Spaccamon <---Antonio Spataro <---Appòggiati <---Arciprete <---Armando Romeo <---Armoni <---Army Ration <---Army Ration C <---Artiglieria <---Arturo Calabrese <---Arturo Petracca <---Ascolta <---Aspettar <---Aspettare <---Aspettiamo <---Aspetto <---Atripalda <---Audino <---Audino Pasquale <---Autonomo <---Avellino-Napoli-Saviano <---Aver <---Avvocato <---Azione cattolica <---Baggina <---Ballo Escelsior <---Ballo Excielsior <---Balzani <---Barbaria Tedesca <---Basento <---Bastioni <---Battista Sassone <---Batté <---Beati <---Belsiana a Roma <---Beneventana <---Bertozzi <---Binda <---Bocchino di Montefusco <---Bon <---Bonne Mère <---Borgonuovo <---Borino <---Boulevard St <---Bruno Zito <---Buone <---Buoni <---Caffè Notturno <---Caiazzo <---Calciano <---Calvello <---Camaldolesi <---Cambiarlo <---Campagna <---Canonico Recine <---Capirai <---Capitale <---Capitano <---Capo <---Capo Stazione <---Capodanno <---Caporetto <---Caposelle <---Capotreno <---Capotreno Carlo Recine <---Capotreno Recine <---Capotreno Recine di Montefusco <---Cappadonna di Partici <---Cara Adriana <---Cariuccio <---Carlo Cecchi <---Carlo Galluzzi <---Carlo Levi <---Caro Angiolino <---Carrobbio <---Cartocci <---Casamicciola <---Caserta <---Caso <---Castagna <---Catuzzella <---Cercasi <---Certe <---Certificat <---Certissimamente <---Chaimin <---Che Dio <---Chiamatela <---Chiamò <---Chianti <---Chiese Monsignore <---Chiesi <---Chimica <---Ciaburri <---Ciaburri di Napoli <---Ciao <---Cinque <---Cioffi Gaetano <---Cioé <---Circolino <---Ciro Alvino <---Ciro Fusco <---Cocoa <---Codogno <---Col <---Comando di Zona Territoriale <---Come Dio <---Cominciò <---Compagnia Fraissinet <---Compare Fusco <---Comprane <---Concetto Valente <---Console <---Cornini <---Corsi da Adriana <---Cosa <---Cosi <---Costituzione <---Credetemi <---Credi <---Credito Irpino <---Cuccio Bocchino <---Cuomo <---Da Avellino <---Davanti <---De Gasperi <---De Vincenzo <---Denice <---Dentro <---Descrivervi <---Dietro <---Direzione di Milano <---Diteglielo <---Divina Sapienza <---Doctor Luis <---Domandaglielo <---Don Aldo <---Don Carlo <---Don Cesare <---Don Cesare Armoni <---Don Ciccio Bocchino <---Don Concetto <---Don Cuccio <---Don Gaspare <---Don Raffaele <---Donna Maria <---Donna Mariannina Bocchino <---Dormirò <---Dottor Bocchino <---Dottor Francesco Bocchino <---Dottor Micheli <---Dottore Alvino <---Dottore Alvino di Atripalda <---Dottore Aufieri <---Dottore Festa <---Dài <---Eboli <---Egidio a Mon <---Elena Pappacena <---Elio Gabbuggiani <---Elixir Coca <---Entrò <---Enzo Eriques Agnolett <---Epinal <---Erricuccio <---Espinasse <---Esposizione Coloniale <---Espérandieu <---Evaporated Milk <---F.F. <---FAI <---Fai <---Febbraio <---Fedone <---Festa di Avellino <---Feudo <---Filippo Giusti <---Filomena da Montefusco <---Fisica <---Fiumara Pietro <---Foemina <---Foggia <---Fonti <---Forza del Destino <---Fosse <---Franceschiello <---Francesco Bocchino a Montefusco <---Francesco Polichemi <---Francese di Napoli <---Franchino <---Francischiello <---Frà <---Fumò <---Gavino Martinetti di Iglesias <---Genio Civile <---Gennaro Grandi <---Genzano <---Giacomello <---Giacomino Recine <---Giacomo Armoni <---Giacomo Tavella <---Gian Maria Volonté <---Giappone <---Ginori <---Giorgio Cordopatre <---Giovanni Mollica <---Giovanni Spinoso <---Giovanni a Teduccio <---Giudice Istruttore <---Giugliano <---Giulio Armoni <---Giulio Castagna <---Giulio Sacerdote <---Giuoca <---Giuseppe Larussa <---Giuseppe Levantino <---Giuseppe Panetta <---Giò <---Giù <---Gli <---Gli Armoni <---Gragnano <---Gran Chai <---Grassanese <---Grazia Marina <---Grazie <---Grazietta Mo <---Grottaglie <---Grottole <---Guarda <---Guardandola <---Hai <---Ho rubato <---Hochhuth <---Iandiorio <---Iginio Milano <---Iglesias <---Iil <---Ijanno <---Il Capotreno <---Il Principe <---Il Vicario <---Il Vicario di Rolf Hochhuth <---In ogni modo <---Innamoratosi <---Insomma stai sistemata benino <---Istorie Fiorentine <---Jusqu <---Jusqua <---Kalmine <---La Forza <---La Giunta <---La Giustizia <---La Iva <---La Lucania <---La Provvidenza <---La Redenta <---Labruna <---Lanzara <---Lasciami <---Lasciateli <---Laurea Universitaria <---Lauretta Marengo <---Lecce <---Legno <---Lei <---Lisetta <---Livret No <---Logica <---Luciano Pappacena <---Lucrezic Caro <---Luigino Spagnuolo <---Luis Lecouvré <---Luisella Recine Bocchino <---Lìveri <---M.M.S.S. <---Made Englis <---Madre Superiora <---Magra <---Maioli <---Malcanale <---Malepasso <---Mambretti <---Marano <---Marano Luigi <---Marco Minghetti <---Maria Capua Vetere <---Maria a Parete <---Marseille <---Marsiglia <---Mastro Innocenzo <---Masullo <---Matera <---Matine <---Mazzarino <---Me Phan <---Medicina <---Melella Giordano <---Meroni <---Mese <---Mettetela <---Mi pare <---Miche Pannunzio <---Michele Pannunzio <---Mico Spezzano <---Miglionico <---Mignottona <---Mille <---Ministero <---Mirabella Eclano <---Mistrá <---Modena <---Modes <---Monforte <---Monteforte Irpino <---Montefredane <---Montefusco <---Montella <---Morini <---Muratore <---Muscoli <---Musocco <---Nervi <---Nev Jorch <---Nicola Magliaro <---Nicola Mazzone <---Ninuccio <---Nocé <---Noi <---Nolleggiammo <---Nome <---Non avere paura <---Non hai niente <---Non lo so <---Non mi fare male <---Non ne voglio sapere <---Non parlare <---Non sei stupida <---Non so che dire <---Non sono scocciato <---Notaio Titoman <---Notar Capriolo <---Oddìo <---Olivoso <---P.C. <---P.S. <---PCI <---Pacqtia <---Pancrazio di Fuciletto <---Panetta <---Panr <---Pantaleone Nicodemo <---Pantana <---Paolo Barile <---Paolo Canale <---Papalia <---Papalia Francesco <---Pappacena di Sarno <---Parlato <---Parliamone <---Patrizio Antonio <---Paura <---Peggio <---Pelemosina <---Perchè <---Però Giacomo <---Peut <---Pianodardine <---Piazza Francese <---Piazza Pantagone <---Piccola Velocità <---Piedimonte <---Pierino Lombardia <---Pietro Bonito di Montefusco <---Pietro Sorrentino <---Pirone <---Platani <---Podestà <---Poetica <---Popolo <---Porta Rufina <---Portogallo <---Posta Vecchia <---Prata <---Prata-Pratola <---Pratica <---Pratola <---Pregandolo <---Pregar <---Prendendole <---Prenderlo <---Prendimi <---Purgatorio <---Queste dice che non contano <---Questo Gramasci <---Questò <---Rabata <---Raffaele Petrillo <---Ration C <---Recine a Montefusco <---Redentat <---Resta <---Restelli <---Restò <---Riboldi <---Richard-Ginori <---Ricominciò <---Riehard <---Rinascita <---Ringraziò <---Ripensandoci <---Ripetendoli <---Ritornato <---Rittardo <---Riuscì <---Rivolto <---Rocco SCOTELLARO <---Rocco Scotellaro <---Rolf Hochhuth <---Roserio <---Rue Canebière <---Rue Pherafins <---Rummolo <---S.I.R.C.A. <---S.S. <---Sabatino <---Sabino Tammasetta <---Sabino Tom <---Sabino Venezia <---Sabino da Napoli <---Safety Matches <---Sahino <---Salerno <---San Gallicano <---San Michele <---San Pancrazio <---San Pasquale <---Sandrind <---Sannio <---Sant'Antonio <---Sant'Apollinare <---Sant'Apollonia <---Santa Apollonia <---Santa Filomena <---Santa Pasqua <---Santomauro <---Saracena <---Saridon <---Sassone Battista <---Saverio Attila <---Saverio Montalto <---Scaldò <---Scardillo <---Schiappino <---Schiep <---Schiepp <---Schieppati <---Scuola Enologica <---Se Dio <---Secchia <---Seguitò <---Sei <---Senti <---Sepral <---Serafico S <---Serino <---Serra Alata <---Sfruttar <---Sfruttarli <---Siani Vincenzo <---Sicignano <---Signor Giudice <---Signore <---Sistemò <---Soldi <---Solofra <---Spaccamon <---Spaccamonte <---Spataro <---Spesse <---Spezzano <---Spiegaglielo <---Spinoso <---Sposatela <---Stute <---Sua Eminenza <---Supplicandomi <---Svizzera <---Teatro Scelta <---Teduccio da Richard <---Tho <---Tiberio Spada <---Tiera <---Tirreni <---Toccandola <---Toglierlo <---Tornati <---Tornerò <---Torno <---Tornò <---Trattoria <---Traverse <---Tre Re <---Tredici <---Tu sei sempre acuto <---Tua <---Uhà <---Umberto Avagliano <---Uva <---V.E. <---Vado <---Vamero di Napoli <---Vaticano <---Velocità di Avellino <---Vengon <---Verso <---Vescovo <---Vesuvio <---Via Pretoria <---Via Umberto <---Via Zoagli <---Vialba <---Vicario <---Vico Carrozzieri <---Vien <---Viene <---Villa Fiorita <---Villapizzone <---Vincenzino Sofia <---Vinoenzina <---Voghera <---Vogue <---Volonté <---Volturara <---Voltò <---Zia Angelarosa <---Zia Filomena <---Zio Michele Tribunale <---Zio Sabino <---Zona Territoriale di Palermo <---affarista <---analfabetismo <---anticristi <---apprendista <---artigiani <---barista <---brasiliani <---camorristi <---canzonettista <---centesimi <---cinismo <---cominciano <---comunisti <---cristiani <---cristiano <---d'Aix <---d'Alife <---d'Aosta <---d'Italia <---d'Italiani <---dell'Adriana <---dell'Amilcare <---dell'Antonio <---dell'Autore <---dell'Azione <---dell'Eucaristia <---dell'Intesa <---dell'Italia <---dell'Oliva <---dell'Opera <---dell'Oratorio <---dell'Organismo <---dell'Unione <---dell'Uva <---diano <---economisti <---elettricisti <---facciano <---fascista <---fuochista <---guardiano <---ideologie <---incominciano <---indiana <---italiane <---italiani <---lasciano <---luculliani <---meridionalista <---moristi <---nell'America <---oculista <---odiano <---persiana <---persiane <---pigliano <---professionista <---propagandista <---puttanismo <---qualunquista <---ripiano <---salesiani <---seminaristi <---siciliano <---tagliano <---telefonista <---telegrafista <---tesimi <---tivismo <---viano <---vogliano <---zoologico <---È Tunica



Modalità in atto filtro S.M.O.G+: CORPUS OGGETTO

visualizza mappa Entità, Analitici e Records di catalogo del corpus selezionato/autorizzato (+MAP)




Interfaccia kSQL

passa a modalità Interfaccia kSQL