Brano: Luciano Gruppi
I RAPPORTI TRA PENSIERO ED ESSERE
NELLA CONCEZIONE DI A. GRAMSCI
Bene è affermato nel riassunto della relazione del prof. Luporini che, se « i punti di riferimento essenziali, le costanti, del pensiero di Gramsci rispetto ai classici del marxismo, sono da trovarsi nelle Tesi su Feuerbach
e nella Prefazione a Per la critica dell'economia politica,... il concetto leniniano di " egemonia "... segna la via di svolgimento attuale di questi punti di partenza ».
Gramsci, infatti, trova, il primo termine di distinzione tra quella che egli chiama filosofia della prassi (il marxismo) e le altre filosofie, prima ancora che nell'esame teoretico delle loro proposizioni, della loro coerenza logica e delle loro conseguenze speculative, nel modo in cui esse operano politicamente e sviluppano la loro funzione nella lotta per l'egemonia. Sicché, nelle analisi di Gramsci, si accompagna sempre[...]
[...]'egemonia e faccia consistere, dall'altro, il valore filosofico dell'egemonia nell'unità che essa deve reali77are tra essere e pensiero, teoria e pratica.
Distaccata dal problema dell'egemonia, la questione dei rapporti tra essere e pensiero diventa per Gramsci, come per tutti i marxisti — ma con una consapevolezza che è in lui estremamente nitida — una questione che si isola dalla pratica, « una questione puramente scolastica » (Marx, Glosse a Feuerbach, glossa II). In Gramsci l'espressione ben nota « i filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta però di mu tarlo », si porta con lucida consapevolezza sul solo terreno su cui può diventare realtà: sul terreno della lotta per l'egemonia e dell'organizzazione delle forze politiche necessarie per la sua conquista e il suo esercizio.
Nell'affrontare il problema del rapporto del pensiero con l'essere, « il grande problema fondamentale di tutta la filosofia, e specialmente della filosofia moderna » 2, Gramsci ha di fronte e deve battere le concezioni dualistiche della metaf[...]
[...]ioni dualistiche della metafisica tradizionale e l'idealismo. Su quest'ultimo egli concentra soprattutto la critica, perché esso rappresenta il « punto cui è giunto il pensiero mondiale piú progredito » 3, sotto la direzione della classe antagonista al proletariato.
Ma ha anche bisogno di sviluppare l'altro lato della propria critica: quello contro il determinismo economico. Infatti, poiché il concetto di
1 M. S., p. 39.
2 E. ENGELS, Ludovico Feuerbach e il punto di approdo della filosofia classica tedesca, Mosca, Ed. in lingue estere, 1947, p. 18.
3 M. S., p. 4.
12.
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egemonia si ricollega a quello dell'unità tra essere e pensiero, questa stessa unità non può che essere concepita in polemica, da un lato, con l'idealismo, e, dall'altro, con il materialismo volgare.
Su questo aspetto della polemica gramsciana contro il materialismo volgare vorremmo soprattutto fermarci, prima di tutto perché la critica all'idealismo ci appare piú scontata e assimilata; in secondo luogo perché la polemica tra marxismo e materia[...]
[...]gli " oggetti in sé " ossia fuori dell'intelletto; le idee e le sensazioni sono copie o riflessi di questi oggetti » 1.
Vi è da chiedersi se Lenin, nella sua polemica antidealista, e di questa soprattutto preoccupato, non rinunzi qui ad uno sviluppo conseguente, sul piano strettamente filosofico, della sua concezione dell'egemonia, non attenui e non rinunzi al carattere creativo della conoscenza cosí chiaramente affermato da Marx (cfr. Glosse a Feuerbach). A nostro parere, concependo la conoscenza come riflesso dell'oggetto nella coscienza, Lenin pone, da un lato, l'oggetto al di fuori del conoscere — vale a dire ai di fuori della storia — e dimentica, dall'altro, la natura creatrice del conoscere che il marxismo ha assunto consapevolmente e criticamente dall'idealismo. Si riproduce cosí il dualismo tra oggetto e soggetto che ca ratterizza il realismo ingenuo ed ogni metafisica.
Estremamente rivelativo è quest'altro passo: « Il " realismo ingenuo" di ogni persona sana di mente, che non è mai stata in manicomio o a scuola dai filosofi idealis[...]
[...]gi... è che l'oggetto, reale, il sensibile è concepito solo sotto la forma di oggetto o di intuizione; ma non come attività sensibile umana, come attività pratica, non soggettivamente » ? 2.
Concepito il conoscere come riflesso dell'oggetto, il carattere creativo del conoscere viene meno, l'oggetto, il reale ritornano ad essere concepiti solo « sotto la forma di oggetto » e « non come attività sensibile umana », proprio come Marx rimproverava a Feuerbach. Cosí l'affermazione, pure ripresa con insistenza da Lenin: « È nell'attività pratica che l'uomo deve dimostrare la verità, cioè la realtà e il potere, il carattere terreno del suo pensiero » 3, viene ad essere sostanzialmente abbandonata poiché il concepire la conoscenza come riflesso riporta alla vecchia concezione della verità corne « adaequatio rei et intellectus », e non alla concezione secondo cui la verità si dimostra nella pratica.
La stessa affermazione conclusiva delle Glosse a Feuerbach: « I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta però di mutarlo » per[...]
[...]tenza da Lenin: « È nell'attività pratica che l'uomo deve dimostrare la verità, cioè la realtà e il potere, il carattere terreno del suo pensiero » 3, viene ad essere sostanzialmente abbandonata poiché il concepire la conoscenza come riflesso riporta alla vecchia concezione della verità corne « adaequatio rei et intellectus », e non alla concezione secondo cui la verità si dimostra nella pratica.
La stessa affermazione conclusiva delle Glosse a Feuerbach: « I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta però di mutarlo » perde gran parte del suo significato poiché la conoscenza che riflette, ma non crea, ritorna a distaccarsi dalla pratica e ci riporta cosí al vecchio dualismo metafisico tra essere e pensiero, pratica e teoria, politica e filosofia. Ancora una volta si ritorna alla vecchia contrapposizione del politico al filosofo.
1 M. S., p. 5.
2 K. MARX, Glosse a Feuerbach, glossa n. 1.
3 Ibidem, glossa n. 2.
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A parer nostro la ragione di questo indebolimento di alcuni principi fondamentali della filosofia marxista va trovata nel fatto che, prevalendo in Lenin la concezione della conoscenza come riflesso, della idea come .copia, si attenua il principio secondo cui l'obiettività del conoscere è dimostrata dalla pratica.
Il contributo decisivo che Lenin ha dato al pensiero marxista con la sua concezione dell'egemonia e di cui Gramsci sottolinea il significato e la portata filosofica, pare interrompersi quando, dall'elaborazione del concetto [...]
[...]della storia. In questa linea è da scavare il filone della nuova concezione del mondo » 1.
Si obietterà che Marx ha chiaramente affermata la priorità dell'essere sulla coscienza e che nella concezione che noi difendiamo tale priorità pare ad un certo punto distruggersi nell'unità dell'uno e dell'altra.
Noi aggiungiamo che, nel tener presente la prefazione a Per la critica dell'economia politica, mai dobbiamo dimenticare la terza delle Glosse a Feuerbach, che afferma: « La dottrina materialistica che gli uomini sono prodotti dall'ambiente e dall'educazione... dimentica che sono proprio gli uomini che modificano l'ambiente e che l'educatore stesso deve essere educato ».
Inoltre deve essere chiaro che l'essere di cui Marx parla è una realtà ben precisa e non piú l'« Essere » della metafisica: sono cioè i rapporti di produzione e di scambio. Sono cioè il risultato dell'opera dell'uomo
1 M. S., p. 159.
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medesimo, sono storia; rapporti in cui l'uomo entra, è vero, senza consapevolezza, ma che tuttavia non esisterebbero senza [...]
[...]e dal materialismo meccanico proprio mentre conduce la sua polemica contro l'idealismo, per sviluppare nel modo piú conseguente la concezione marxista della creatività del conoscere.
Pare a noi che Gramsci si ricolleghi all'elevata temperie filosofica del momento in cui il marxismo ruppe il cordone ombelicale con l'idealismo e con ogni forma di metafisica comunque mascherata. Gramsci si ricollega direttamente al momento altissimo delle Glosse a Feuerbach, la cui validità Marx ed Engels tennero sempre a confermare. Ritorna nella concezione di Gramsci la ricchezza, che pare inesauribile, della prima tesi e che cosí chiaramente afferma che l'oggetto deve essere concepito non solo come tale, ma « come attività sensibile umana, come attività pratica » . L'©g
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getto deve essere concepito anche « soggettivamente ». Qui all'idealismo viene chiaramente rivendicato il merito — di fronte al materialismo di Feuerbach — di aver sviluppato il lato attivo del conoscere (mentre si critica naturalmente il carattere astrat[...]
[...]o sempre a confermare. Ritorna nella concezione di Gramsci la ricchezza, che pare inesauribile, della prima tesi e che cosí chiaramente afferma che l'oggetto deve essere concepito non solo come tale, ma « come attività sensibile umana, come attività pratica » . L'©g
1 M. S., p. 160.
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getto deve essere concepito anche « soggettivamente ». Qui all'idealismo viene chiaramente rivendicato il merito — di fronte al materialismo di Feuerbach — di aver sviluppato il lato attivo del conoscere (mentre si critica naturalmente il carattere astratto che il conoscere mantiene nell'idealismo). Qui Feuerbach viene criticato perché non concepisce la attività umana medesima come « oggettiva ».
Nel fatto che Gramsci si mantenga al livello di questo filone del pensiero marxista va ricercata la sostanza leninista della sua concezione, il suo conseguente leninismo. Esso risiede nella capacità di comprendere — aI di là e grazie anche alla sua polemica con una serie di proposizioni filosofiche di Lenin — come il concetto leninista di egemonia consenta di superare radicalmente ogni determinismo economico, in filosofia, come ogni massimalismo, che in politica impacci la funzione egemone della classe opera[...]