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Il segmento testuale Feuerbach è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 180Analitici , di cui in selezione 12 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] L. Gruppi, I rapporti tra pensiero ed essere nella concezione di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: Luciano Gruppi
I RAPPORTI TRA PENSIERO ED ESSERE
NELLA CONCEZIONE DI A. GRAMSCI
Bene è affermato nel riassunto della relazione del prof. Luporini che, se « i punti di riferimento essenziali, le costanti, del pensiero di Gramsci rispetto ai classici del marxismo, sono da trovarsi nelle Tesi su Feuerbach
e nella Prefazione a Per la critica dell'economia politica,... il concetto leniniano di " egemonia "... segna la via di svolgimento attuale di questi punti di partenza ».
Gramsci, infatti, trova, il primo termine di distinzione tra quella che egli chiama filosofia della prassi (il marxismo) e le altre filosofie, prima ancora che nell'esame teoretico delle loro proposizioni, della loro coerenza logica e delle loro conseguenze speculative, nel modo in cui esse operano politicamente e sviluppano la loro funzione nella lotta per l'egemonia. Sicché, nelle analisi di Gramsci, si accompagna sempre[...]

[...]'egemonia e faccia consistere, dall'altro, il valore filosofico dell'egemonia nell'unità che essa deve reali77are tra essere e pensiero, teoria e pratica.
Distaccata dal problema dell'egemonia, la questione dei rapporti tra essere e pensiero diventa per Gramsci, come per tutti i marxisti — ma con una consapevolezza che è in lui estremamente nitida — una questione che si isola dalla pratica, « una questione puramente scolastica » (Marx, Glosse a Feuerbach, glossa II). In Gramsci l'espressione ben nota « i filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta però di mu tarlo », si porta con lucida consapevolezza sul solo terreno su cui può diventare realtà: sul terreno della lotta per l'egemonia e dell'organizzazione delle forze politiche necessarie per la sua conquista e il suo esercizio.
Nell'affrontare il problema del rapporto del pensiero con l'essere, « il grande problema fondamentale di tutta la filosofia, e specialmente della filosofia moderna » 2, Gramsci ha di fronte e deve battere le concezioni dualistiche della metaf[...]

[...]ioni dualistiche della metafisica tradizionale e l'idealismo. Su quest'ultimo egli concentra soprattutto la critica, perché esso rappresenta il « punto cui è giunto il pensiero mondiale piú progredito » 3, sotto la direzione della classe antagonista al proletariato.
Ma ha anche bisogno di sviluppare l'altro lato della propria critica: quello contro il determinismo economico. Infatti, poiché il concetto di
1 M. S., p. 39.
2 E. ENGELS, Ludovico Feuerbach e il punto di approdo della filosofia classica tedesca, Mosca, Ed. in lingue estere, 1947, p. 18.
3 M. S., p. 4.
12.
168 I documenti del convegno
egemonia si ricollega a quello dell'unità tra essere e pensiero, questa stessa unità non può che essere concepita in polemica, da un lato, con l'idealismo, e, dall'altro, con il materialismo volgare.
Su questo aspetto della polemica gramsciana contro il materialismo volgare vorremmo soprattutto fermarci, prima di tutto perché la critica all'idealismo ci appare piú scontata e assimilata; in secondo luogo perché la polemica tra marxismo e materia[...]

[...]gli " oggetti in sé " ossia fuori dell'intelletto; le idee e le sensazioni sono copie o riflessi di questi oggetti » 1.
Vi è da chiedersi se Lenin, nella sua polemica antidealista, e di questa soprattutto preoccupato, non rinunzi qui ad uno sviluppo conseguente, sul piano strettamente filosofico, della sua concezione dell'egemonia, non attenui e non rinunzi al carattere creativo della conoscenza cosí chiaramente affermato da Marx (cfr. Glosse a Feuerbach). A nostro parere, concependo la conoscenza come riflesso dell'oggetto nella coscienza, Lenin pone, da un lato, l'oggetto al di fuori del conoscere — vale a dire ai di fuori della storia — e dimentica, dall'altro, la natura creatrice del conoscere che il marxismo ha assunto consapevolmente e criticamente dall'idealismo. Si riproduce cosí il dualismo tra oggetto e soggetto che ca ratterizza il realismo ingenuo ed ogni metafisica.
Estremamente rivelativo è quest'altro passo: « Il " realismo ingenuo" di ogni persona sana di mente, che non è mai stata in manicomio o a scuola dai filosofi idealis[...]

[...]gi... è che l'oggetto, reale, il sensibile è concepito solo sotto la forma di oggetto o di intuizione; ma non come attività sensibile umana, come attività pratica, non soggettivamente » ? 2.
Concepito il conoscere come riflesso dell'oggetto, il carattere creativo del conoscere viene meno, l'oggetto, il reale ritornano ad essere concepiti solo « sotto la forma di oggetto » e « non come attività sensibile umana », proprio come Marx rimproverava a Feuerbach. Cosí l'affermazione, pure ripresa con insistenza da Lenin: « È nell'attività pratica che l'uomo deve dimostrare la verità, cioè la realtà e il potere, il carattere terreno del suo pensiero » 3, viene ad essere sostanzialmente abbandonata poiché il concepire la conoscenza come riflesso riporta alla vecchia concezione della verità corne « adaequatio rei et intellectus », e non alla concezione secondo cui la verità si dimostra nella pratica.
La stessa affermazione conclusiva delle Glosse a Feuerbach: « I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta però di mutarlo » per[...]

[...]tenza da Lenin: « È nell'attività pratica che l'uomo deve dimostrare la verità, cioè la realtà e il potere, il carattere terreno del suo pensiero » 3, viene ad essere sostanzialmente abbandonata poiché il concepire la conoscenza come riflesso riporta alla vecchia concezione della verità corne « adaequatio rei et intellectus », e non alla concezione secondo cui la verità si dimostra nella pratica.
La stessa affermazione conclusiva delle Glosse a Feuerbach: « I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta però di mutarlo » perde gran parte del suo significato poiché la conoscenza che riflette, ma non crea, ritorna a distaccarsi dalla pratica e ci riporta cosí al vecchio dualismo metafisico tra essere e pensiero, pratica e teoria, politica e filosofia. Ancora una volta si ritorna alla vecchia contrapposizione del politico al filosofo.
1 M. S., p. 5.
2 K. MARX, Glosse a Feuerbach, glossa n. 1.
3 Ibidem, glossa n. 2.
Luciano Gruppi 173
A parer nostro la ragione di questo indebolimento di alcuni principi fondamentali della filosofia marxista va trovata nel fatto che, prevalendo in Lenin la concezione della conoscenza come riflesso, della idea come .copia, si attenua il principio secondo cui l'obiettività del conoscere è dimostrata dalla pratica.
Il contributo decisivo che Lenin ha dato al pensiero marxista con la sua concezione dell'egemonia e di cui Gramsci sottolinea il significato e la portata filosofica, pare interrompersi quando, dall'elaborazione del concetto [...]

[...]della storia. In questa linea è da scavare il filone della nuova concezione del mondo » 1.
Si obietterà che Marx ha chiaramente affermata la priorità dell'essere sulla coscienza e che nella concezione che noi difendiamo tale priorità pare ad un certo punto distruggersi nell'unità dell'uno e dell'altra.
Noi aggiungiamo che, nel tener presente la prefazione a Per la critica dell'economia politica, mai dobbiamo dimenticare la terza delle Glosse a Feuerbach, che afferma: « La dottrina materialistica che gli uomini sono prodotti dall'ambiente e dall'educazione... dimentica che sono proprio gli uomini che modificano l'ambiente e che l'educatore stesso deve essere educato ».
Inoltre deve essere chiaro che l'essere di cui Marx parla è una realtà ben precisa e non piú l'« Essere » della metafisica: sono cioè i rapporti di produzione e di scambio. Sono cioè il risultato dell'opera dell'uomo
1 M. S., p. 159.
Luciano Gruppi 179
medesimo, sono storia; rapporti in cui l'uomo entra, è vero, senza consapevolezza, ma che tuttavia non esisterebbero senza [...]

[...]e dal materialismo meccanico proprio mentre conduce la sua polemica contro l'idealismo, per sviluppare nel modo piú conseguente la concezione marxista della creatività del conoscere.
Pare a noi che Gramsci si ricolleghi all'elevata temperie filosofica del momento in cui il marxismo ruppe il cordone ombelicale con l'idealismo e con ogni forma di metafisica comunque mascherata. Gramsci si ricollega direttamente al momento altissimo delle Glosse a Feuerbach, la cui validità Marx ed Engels tennero sempre a confermare. Ritorna nella concezione di Gramsci la ricchezza, che pare inesauribile, della prima tesi e che cosí chiaramente afferma che l'oggetto deve essere concepito non solo come tale, ma « come attività sensibile umana, come attività pratica » . L'©g
1 M. S., p. 160.
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getto deve essere concepito anche « soggettivamente ». Qui all'idealismo viene chiaramente rivendicato il merito — di fronte al materialismo di Feuerbach — di aver sviluppato il lato attivo del conoscere (mentre si critica naturalmente il carattere astrat[...]

[...]o sempre a confermare. Ritorna nella concezione di Gramsci la ricchezza, che pare inesauribile, della prima tesi e che cosí chiaramente afferma che l'oggetto deve essere concepito non solo come tale, ma « come attività sensibile umana, come attività pratica » . L'©g
1 M. S., p. 160.
Luciano Gruppi 181
getto deve essere concepito anche « soggettivamente ». Qui all'idealismo viene chiaramente rivendicato il merito — di fronte al materialismo di Feuerbach — di aver sviluppato il lato attivo del conoscere (mentre si critica naturalmente il carattere astratto che il conoscere mantiene nell'idealismo). Qui Feuerbach viene criticato perché non concepisce la attività umana medesima come « oggettiva ».
Nel fatto che Gramsci si mantenga al livello di questo filone del pensiero marxista va ricercata la sostanza leninista della sua concezione, il suo conseguente leninismo. Esso risiede nella capacità di comprendere — aI di là e grazie anche alla sua polemica con una serie di proposizioni filosofiche di Lenin — come il concetto leninista di egemonia consenta di superare radicalmente ogni determinismo economico, in filosofia, come ogni massimalismo, che in politica impacci la funzione egemone della classe opera[...]



da Giovanni Mari, Ritratti critici contemporanei. Louis Althusser in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4

Brano: [...]lessione sulla ideologia in generale, ed in particolare sulla struttura di quella borghese sorretta dalla « filosofia classica » su cui dovremo ritornare, approdano a due ordini di risultati specifici, di carattere storiografico e teorico, di grande importanza: 1) la periodizzazione dell'evoluzione del giovane Marx e la spiegazione del significato teorico della fondamentale tappa di questa evoluzione rappresentata dagli scritti del 1845 (Tesi su Feuerbach e Ideologia tedesca) mediante la categoria filosofica di « rottura epistemologica »; 2) la definizione della deviazione staliniana come « recrudescenza » e « vendetta postuma » della tendenza fondamentale della ii Internazionale, l'economicismo, affermatasi nuovamente nel movimento operaio a partire dagli anni Trenta sotto la « copertura obbligata » dell'umanesimo. Lo stalinismo cioè come espressione nel movimento operaio della « coppia economicismo/umanesimo » che caratterizza nella sua intima essenza l'ideologia borghese dominante.
A questo punto si possono fare due osservazioni. La prima [...]

[...]na come economicismo coperto dall'umanismo è conquistata da Althusser solamente nel secondo periodo della propria ricerca, precisamente nel 1972 (Réponse à J. Lewis). Mi soffermerò soltanto sulla prima questione. Althusser mantiene ferme nei due periodi della propria ricerca, sia la periodizzazione dell'itinerario politico teorico del giovane Marx (momento liberale e razionalistico hegeliano fino al 1842; momento umanistico comunitario di stampo feuerbachiano fino al 1845; passaggio al comunismo ed al materialismo rivoluzionario a partire dal 1845). Sia il concetto di
« rottura epistemologica », per designare un fatto interno a tale itinerario (la discontinuità teorica tra la scienza marxista della storia e la sua preistoria hegeliana e, soprattutto, feuerbachiana) ed insieme per sottolineare tutta la « specificità » e « novità » della fondazione del materialismo storico (Marx apre il « continenteStoria », precedentemente occupato dalle ideologie e dalla filosofia della storia, alla scienza: un evento teorico e politico
« irreversibile » e « senza precedenti nella storia umana »). Sia infine la tesi dell'antiumanesimo teorico di Marx. Tuttavia egli dà due interpretazioni della « rottura epistemologica » e quindi della storia e della periodizzazione di Marx. Nel primo periodo (non solo negli scritti compresi nel Per Marx: 196065, ma anche in Lenin [...]

[...]istemologica », individuandole essenzialmente nel « cambiamento di posizione teorica di classe dell"individuo' storico MarxEngels » (EA, p. 42). In questi
416 GIOVANNI MARI
scritti la « rottura epistemologica » è quindi preceduta e « comandata » dal passaggio di Marx (e di Engels) a posizioni politiche e ideologiche di classe proletarie e dal connesso mutamento filosofico rappresentato dal distacco nei confronti dell'antropologia filosofica di Feuerbach. Questo passaggio determina una rottura (rupture) ideologica nei confronti dell'ideologia e della filosofia borghese ed una richiesta, da parte di questa « rivoluzione filosofica », della « `rottura' (coupure e, in italiano, tra virgolette) epistemologica », dopo la quale soltanto è possibile il non ritorno alla filosofia della storia. « Dicendo: `la rottura epistemologica' è la prima, ed essa è nello stesso tempo `rottura' filosofica, commettevo dunque due errori. Perché, nel caso di Marx, la prima è la rivoluzione filosofica — e questa non è una 'rottura' » (RJL, p. 78). Non è piú la scienz[...]

[...]losofia. Ma è sufficiente definire questo tipo di « centralità » perché la filosofia sia messa realmente in grado di assolvere a questa funzione? Perché questa « centralità », che può apparire un privilegio ed una eccezionalità (la filosofia è partecipe sia del pratico sia del teorico, e dei loro rispettivi oggetti), di fatto è anche assenza e debolezza. La filosofia non ha un proprio oggetto, né una vera
e propria autonoma proposta: le Tesi su Feuerbach si limitano ad « annunciare » una nuova posizione filosofica che gli scritti successivi non elaboreranno. Essa è essenzialmente criticità. È attraverso la critica filosofica dell'ideologia e della filosofia dell'uomo e della storia borghese che secondo Althusser si rendono « visibili » alla riflessione scientifica di Marx (ed Engels) i « meccanismi di dominio e di sfruttamento borghesi » (il nuovo oggetto) precedentemente « ricopertimascheratimistificati » (SEJM, p. 52). Le forme `forti' di questo oggetto (che la scienza borghese costituisce nell'Economia politica) per le posizioni di classe [...]

[...] e militanza politica, l'idea di un lavoro filosofico relativamente autonomo che è anche intervento politico, e quella di una militanza politica che non può esaurirsi nell'attivismo pratico. Il problema della filosofia di Marx è anche il problema di come essere comunisti in filosofia.
Althusser pone con chiarezza i termini generali del problema della filosofia marxista sin dallo scritto con cui si apre il Per Marx, « I `manifesti filosofici' di Feuerbach » (1960): Marx non ha mai esplicitamente formulato la sua « filosofia », che tuttavia è presente ed operante « dentro » i suoi scritti. Il problema è allora quello di scoprire e sviluppare la filosofia « celata » nella « pratica teorica » (e politica) di Marx applicando a Marx (« un circolo »), sviluppandoli, i non molti elementi espliciti che egli stesso fornisce (a cominciare da quelli contenuti nel suo scritto filosofico piú importante, l'Introduzione del '57 a Per la critica dell'economia politica). Lo scritto in cui Althusser ritiene che si debba piú che in ogni altro ricercare la filoso[...]

[...] Note sur le matérialisme dialectique, ivi, III, 1953, n. 5, pp. 11
17. 4. Sur l'objectivité de l'histoire (Lettre à Paul Ricoeur), ivi, v, 1955, n. 4,
pp. 315. 5. Despote et monarque chez Montesquieu, « Esprit », xxvi, 1958,
n. 11, pp. 595614 (poi riprodotto nel n. 6). 6. Montesquieu. La politique et
l'histoire, Paris, P.U.F., 1959, 127 pp. (tr. it. a cura di B. Menato, Roma, Samonà e
Savelli, 1969). 7. Note du traducteur (1958), in LUDWIG FEUERBACH, Manifestes
philosophiques. Textes choisis (18391845), a cura di L.A., Paris, P.U.F., 1960, pp.
19. 8. Les « Manifestes philosophiques » de Feuerbach, « La Nouvelle Criti
que » 1960, n. 121, pp. 3238 (tr. it. in n. 21). 9. « Sur le jeune Marx » (Que
stions de théorie), « La Pensée », 1961, n. 96, pp. 326 (tr. it. in n. 21). 10. Re
censione a RAYMOND PoLIN, La politique morale de John Locke, Paris 1960, in « Revue
d'histoire moderne et contemporaine », Ix, 1962, n. 2, pp. 150155. 11. Con
tradiction et surdétermination (Notes pour une recherche), « La Pensée », 1962, n. 106,
pp. 322 (tr. it. in n. 21). 12. Le «Piccolo », Bertolazzi et Brecht (Notes sur un
théâtre matérialiste), « Esprit », xxx, 1962, n. 12, pp. 946965 (tr. it in n. 21[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] M. Tronti, Alcune questioni intorno al marxismo di Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]ntale che comporta, sul piano teorico, la rivalutazione deH’elemento soggettivo, anzi creativo, nei confronti della morta oggettività delle condizioni sociali stratificate e inerti; e la rivalutazione del lato attivo all’interno del rapporto storicosociale, e quindi dell’attività sensibile umana come attività pratica che finisce per coinvolgere anche l’oggetto, il reale, il sensibile, secondo l’espressione usata da Marx nella prima delle Tesi su Feuerbach. È il momento in cui Gramsci esclama : « No, le forze meccaniche non prevalgono mai nella storia: sono gli uomini, sono le coscienze, è lo spirito che plasma l’esteriore apparenza, e finisce sempre col trionfare » 1. È avvenuto quindi un processo di « interiorizzamento ». SÌ è trasportato dall’esterno all’interno il fattore della storia. « Alla legge naturale, al fatale andare delle cose degli pseudoscienziati è stata sostituita: la volontà tenace dell’uomo » 2.

1 Rinascita, 1957, n. 4, p. 149.

2 Ivi, p. 158. « Oggi il massimalismo riafferma, contro la previsione oggettiva, il fine volo[...]

[...]ione. Certo che oggi chi dice « filosofia della prassi » o non intende precisamente il marxismo, oppure propone una certa interpretazione del marxismo. O è la crociana Filosofia della pratica, oppure quei non meglio precisato « realismo storicocritico » che fa capo a Rodolfo Mondolfo. Ambedue i concetti, credo, di origine gentiliana, del Gentile dei saggi sul marxismo.

Nella letteratura marxista il concetto di praxis assume una strana origine feuerbachiana. Marx accusa Feuerbach di considerare come schiettamente umano solo il modo di procedere teoretico; e di concepire e fissare la pratica soltanto nella sua raffigurazione sordidamente giudaica. Ed in effetti Feuerbach nel l’Essenza del Cristianesimo distingue l'atteggiamento dei greci che considerano la natura con mente teoretica e trovano quindi l’armonia dell’uomo col mondo, dall’atteggiamento degli ebrei che considerano il mondo solo dal punto di vista pratico e si trovano in disaccordo con la natura, perché « fanno della natura la serva umilissima del proprio interesse, del proprio pratico egoismo» 2. La correzione di questo concetto dà a Marx la possibilità di innalzare anche l’elemento pratico su di un piano teoretico, di rivendicare anche nell’elemento pratico un contenuto teoretico.

Propone quin[...]

[...]sta pratico e si trovano in disaccordo con la natura, perché « fanno della natura la serva umilissima del proprio interesse, del proprio pratico egoismo» 2. La correzione di questo concetto dà a Marx la possibilità di innalzare anche l’elemento pratico su di un piano teoretico, di rivendicare anche nell’elemento pratico un contenuto teoretico.

Propone quindi una concezione dell’oggetto, del reale, del sensibile

1 M. S., p. 201.

2 Ludwig Feuerbach, L'essenza del Cristianesimo, Milano, 1949, voi. I, p. 99.314

I documenti del convegno

non più soltanto sotto la forma di oggetto e di intuizione, ma come attività sensibile umana, come attività pratica. Il che vuol dire che da un Iato l’oggetto va concepito soggettivamente, per cui la conoscenza stessa diventa un atto di natura criticopratica; ma vuol dire anche l’inverso: cioè anche il soggetto va visto oggettivamente, cioè il soggetto diventa una parte dell’oggetto, è già esso un oggetto; e cosi anche la pratica intanto è un’attività pratica in quanto si presenta con una concreta re[...]

[...]ca. Il che vuol dire che da un Iato l’oggetto va concepito soggettivamente, per cui la conoscenza stessa diventa un atto di natura criticopratica; ma vuol dire anche l’inverso: cioè anche il soggetto va visto oggettivamente, cioè il soggetto diventa una parte dell’oggetto, è già esso un oggetto; e cosi anche la pratica intanto è un’attività pratica in quanto si presenta con una concreta realtà, una corposa oggettività. E infatti Marx aggiunge: « Feuerbach vuole oggetti sensibili realmente distinti dagli oggetti del pensiero; ma egli non concepisce l’attività umana stessa come attività oggettiva ». Cioè qui tanto poco assistiamo ad una sparizione della materialità o corporeità dell’oggetto che perfino il soggetto tradizionale viene coinvolto in una oggettività, unitaria e distinta nel medesimo tempo.

Ma è problema questo di cosi grande importanza e di cosi profonda difficoltà, da richiedere un ben diverso approfondimento, che non siano queste facili frasi1.

Nell’ambito di questo problema dobbiamo riconoscere a Gramsci un grande merito: qu[...]

[...]iale della storia, in quanto condizionano l’azione e, pertanto, lo stesso processo storico. Il materialismo metafisico non può dunque racchiudere nei suoi quadri il realismo storico e il principio della lotta di classe, ma ne risulta superato: un’altra concezione filosofica si rende necessaria. E certamente la concezione filosofica più consentanea appare quella dell’idealismo volontaristico. Non per nulla Marx ed Engels movevano dal volontarismo feuerbachiano e dalla filosofia della prassi » 5.

Occorre vedere se in Gramsci non sia passata almeno una parte di questa concezione6.

1 M. Sp. 39.

2 M. S., p. 44.

3 M. S., p. 35.

4 M. S., p. 49.

5 Rodolfo Mondolfo, op. cit., II ed., p. 24.

6 « La coincidenza (con Gramsci) in questo caso consiste appunto in un eie316

I documenti del convegno

Molto note sono le formulazioni gramsciane riguardo al problema di un oggettività materiale, intorno alla « cosi detta realtà del mondo esterno ». Quasi ogni volta che usa il termine « materialismo », sente il bisogno di metterci dietro [...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] A. Zanardo, Il «manuale» di Bukharin visto dai comunisti tedeschi e da Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]Occorre intenderla come un circolo storico ormai chiuso, in cui l’assorbimento della parte vitale dell’hegelismo è già definitivamente compiuta, una volta per tutte; o si può intendere come un processo storico ancora in movimento, per cui si riproduce una necessità nuova di sintesi culturale e filosofica? A me pare giusta questa seconda risposta: in realtà si riproduce ancora la posizione reciprocamente unilaterale, criticata nella prima tesi su Feuerbach, tra materialismo e idealismo e come allora, sebbene in un momento superiore, è necessaria la sintesi in un momento di superiore sviluppo della filosofia della prassi » 2.

È incontestabile, in questa traccia di sviluppo del marxismo filosofico, la presenza della cultura storica e umanistica europea, della contrapposizione fra dialettica, storicità, criticismo da una parte e metafisica, materialismo, positivismo, realismo ingenuo, dall’altra. Estranea all’impostazione di Gramsci è la distinzione di origine gnoseologica, fra idealismo soggettivo e oggettivo, ripresa da Bukharin3; estranee so[...]

[...]smo soggettivo e oggettivo, ripresa da Bukharin3; estranee sono le conseguenze che essa ha comportato per il marxismo nella periodizzazione della storia della filosofia. Manca il periodo moderno, di lotta contro l’idealismo soggettivo, elaborato in connessione con lo sviluppo delle scienze fisiche, che ha trovato la sua definizione classica in Materialismo ed empiriocriticismo. Lenin scrive che Marx ed Engels, che si erano formati alla scuola di Feuerbach, « rivolsero naturalmente la maggiore atten
1 M. S., p. 139.

2 M. S., p. 91.

3 Op. cit., p. 54.Aldo Zanardo

367

zione al completamento della filosofia del materialismo in alto, cioè non alla gnoseologia materialistica, ma alla concezione materialistica della storia. È per questo che Marx ed Engels nelle loro opere mettono l’accento sul materialismo dialettico più che sul materialismo dialettico ». Oggi invece, « in un periodo storico del tutto diverso », si tratta di mettere l’accento sul materialismo dialettico \ Gramsci invece scrive : « Si è dimenticato in un’espressione molt[...]

[...]questo controllo, di questa correzione, potevano avere sviluppo anche quei motivi di superamento dei limiti umanistici che già ci sono.

L’essenziale sembra essere questo spregiudicato, critico, inserimento del marxismo nella grande cultura europea, questa nozione di un marxismo che ha da completarsi a contatto della parte più progressiva della cultura mondiale. Si pensi a ciò che è accaduto al marxismo della Terza Internazionale. La critica a Feuerbach, il ritorno a Hegel, la dialettica, che avevano caratterizzato il suo slancio iniziale, persero terreno davanti alla necessità di criticare l’espandentesi neohegelismo e le sue complicità politiche. L’argomentazione filosofica della lotta su due fronti, i due episodi filosofici che si indicano coi nomi di Bukharin e Deborin e la loro fine, sembrano poi essere stati i motivi di ordine intellettuale che introdussero l’idea della raggiunta perfezione, della classicità del marxismo. In una elaborazione sistematica in cui erano rappresentati gli elementi intellettuali più diversi, si pensò di aver[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] C. Luporini, La metodologia filosofica del marxismo nel pensiero di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]tutto, dal procedimento effettivo con cui egli elabora i problemi. L'espressione «filosofia della prassi », usata da Gramsci per ragioni carcerarie in luogo di « marxismo » (tuttavia non sempre), non è una scelta arbitraria o convenzionale, essa è significativa dell'orientamento fondamentale del suo pensiero.
I punti di riferimento essenziali, le costanti, del pensiero di Gramsci rispetto ai classici del marxismo, sono da trovarsi nelle Tesi su Feuerbach (specialmente, per il suo carattere conclusivo, nella XI) e nella Prefazione al Per la critica dell'economia politica. Ossia, nella concezione di una filosofia « per mutare il mondo » (fondata sulla prassi umana sensibile) e nel nesso strutturasovrastrutture. Il concetto leniniano di « egemonia » (direzione politica e culturale; Stato) segna la via di svolgimento attuale di questi punti di partenza. Esso porta in primo piano il problema della situazione di coscienza delle grandi masse, in seno alla lotta economica e politica, il problema della loro unificazione culturale e, in un orizzonte pi[...]

[...]ici), ma si riflette sul corso storico passato della società, approfondendo e allargando le categorie storiografiche del marxismo. Per es., nella critica alla concezione volgare o tendenziosa delle sovrastrutture come « apparenze », concezione inverata nel concetto della loro specifica storicità all'interno del « blocco storico » reale, ossia del sistema strutturasovrastruttura. Per es., nell'implicita applicazione che Gramsci fa dell'XI Tesi su Feuerbach (fondamento della sua identificazione di filosofia e politica), onde essa, mediatamente, diviene criterio di giudizio storico anche delle filosofie del passato, attraverso l'allargata nozione (o nozione reale) di quella che è la « filosofia di un'epoca » (non riducibile all'insieme delle filosofie dei filosofi individuali, sistematici, ecc.). Concezione quest'ultima che contiene in nuce la soluzione delle odierne aporie relative al nesso storia della filosofiastoria della cultura (della scienza, delle idee ecc.).
4. La concezione marxista della storia (nella doppia accezione di storia agita[...]

[...]i identificare i problemi reali non ubbidisce a nessun astratto o estrinseco criterio di « realtà », si presenta bensí sempre come possibilità storicamente data nella prassi sociale. Sorge cioè come giudizio storico inserito e operante nell'azione storicosocialepolitica consapevole. Qui ha la sua radice ultima la complessa, articolata, identificazione gramsciana, a cui si è piú volte fatto cenno, di filosofia e politica. Il
1 Cfr. la II Tesi su Feuerbach, e Lenin, Materialismo e empiriocriticismo, ed. it., pp. 130131.
44 I documenti dei convegno
metodo di Gramsci è il metodo di tale giudicare storico connesso alla azione, quindi alla lotta, che richiede sempre di porsi in condizioni di comprendere (storicamente) le ragioni d'essere, le radici nella realtà (passatopresente), delle posizioni combattute (e in ciò manifesta la propria superiorità). Tale metodo di storicismo integrale (radicalmente opposto allo storicismo speculativo idealistico, fondato genericamente sulla nozione metafisica di divenire, e tendente a sovrapporre la sintesi idea[...]



da Bruno Bongiovanni, Ritratti critici contemporanei. Maximilien Rubel in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]ana ed antistatale in nome della società concreta, protesta che secondo Rubel è in sintonia con l'antihegelismo proclamato da Kierkegaard in nome del l'individuo concreto. Rubel mette in luce l'influenza dell'etica di Spinoza su Marx 3B, il suo passaggio dal liberalismo al comunismo, la critica della burocrazia intesa come élite del sapere esoterico, il passaggio dall'analisi della religione all'analisi della politica attraverso la mediazione di Feuerbach e la critica dell'emancipazione politica in nome dell'emancipazione umana: in Marx, secondo Rubel, la critica diventa lo strumento teorico per eccellenza, atto ad articolare sul piano della coscienza e della conoscenza il progetto etico e rivoluzionario di farsi disertore del vecchio mondo. Con la concezione materialistica della storia, successiva alla critica della politica, Marx approda ad un metodo di indagine che Rubel definisce — con un'espressione a nostro avviso non eccessivamente felice e che forse intende sottolineare il debito contratto da Marx nei confronti di SaintSimon — sociolog[...]

[...] vista storico identificabile all'insegna della continuità. Marx non è un magico spartiacque che segna in modo irreversibile la storia, il suo avvento non è l'epifania misteriosa di un miracolo foriero di futuri, inevitabili prodigi. Rubel lo inserisce
304 BRUNO BONGIOVANNI
in quel lungo processo di Au f klärung critica che percorre la storia dell'autoemancipazione dell'uomo, ne mostra i debiti contratti nei confronti di Spinoza e di Hegel, di Feuerbach e dei materialisti del Settecento, nei confronti di SaintSimon, Owen, Fourier, Flora Tristan, Proudhon e moltissimi altri: nulla viene respinto da Marx, se non la società di oppressione, ma tutto ricompreso e vagliato, talvolta con animo iracondo, ma sempre senza pregiudizi ideologici e senza limiti disciplinari. Questo vuole essere anche il metodo della ricerca marxologica, qualunque sia il giudizio che se ne dia. La MarxForschung, cosí come è concepita da Rubel, lavora in piena indipendenza ideologica: tra gli autori utilizzati e citati troviamo riformisti e rivoluzionari, revisionisti ed o[...]



da [Le relazioni] C. Luporini, La metodologia del marxismo nel pensiero di Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]i cui ogni singolo entra a far parte ». In queste parole troviamo presentata nella sua forma, se vogliamo, più brusca ed elementare (ma che ce ne fa comprendere, proprio perciò, con grande immediatezza, tutta la portata realistica) quella identificazione di filosofia e politica che in altri passi è da Gramsci ben altrimenti elaborata e arricchita di anelli e processi di mediazione; e in cui si trae la più conseguente conclusione della XI tesi su Feuerbach: «I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta però di mutarlo ».

Gramsci poneva in relazione questa tesi col detto famoso del « prole
1 M. S., p. 29.452

Le relazioni

tariate tedesco erede della filosofia classica tedesca », detto che, natijfalmente, ha assunto un significato estensivo, generale, per il proletariato rivoluzionario. Gramsci si guarda bene dal prendere questo motto quasi un emblema, un blasone, come spesso superficialmente e retoricamente è stato fatto, ma cerca di comprenderne ed elaborarne il significato. Ed uno dei significati fondamental[...]

[...]a la centralità del materialismo storico nella filosofia marxista. Ossia, la centralità della considerazione dell’uomo nel suo nesso permanente e attivo con la natura (dal cui svolgersi e complicarsi storico si sviluppa tutta la storia sociale umana), come dell’unico punto di partenza concreto che possediamo per ogni altra considerazione sul reale. È il punto di partenza teorizzato riassuntivamente, ma incisivamente, da Marx nelle undici Tesi su Feuerbach (testo capitale per Gramsci) e il cui principio gnoseologico fu espresso da Lenin come « criterio della prassi». Ma qui conviene essere molto chiari, perché quanto stiamo dicendo contiene un preciso elemento polemico. Non sembrano conciliabili con questa posizione a cui Gramsci è fedele (e la riteniamo Tunica rigorosamente critica, oltreché corrispondente alla stessa genesi storica della dottrina) quelle forme di esposizione del marxismo, ancorché compiute a scopi didascalici, nelle quali il « materialismo storico » appare, secondo una implicita logica classificatoria e non dialettica, come c[...]



da Cesare Luporini, La metodologia del marxismo nel pensiero di Antonio Gramsci in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 1 - 1 - numero 30

Brano: [...]i cui ogni singolo entra a far parte ». In queste parole troviamo presentata nella sua forma, se vogliamo, più brusca ed elementare (ma che ce ne fa comprendere, proprio perciò, con grande immediatezza, tutta la portata realistica) quella identificazione di filosofia e politica che in altri passi è da Gramsci ben altrimenti elaborata e arricchita di anelli e processi di mediazione; e in cui si trae la più conseguente conclusione della XI tesi su Feuerbach: « I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta però di mutarlo ».
Gramsci poneva in relazione questa tesi col detto famoso del « proletariato tedesco erede della filosofia classica tedesca », detto che, naturalmente, ha assunto un significato estensivo, generale, per il proletariato rivoluzionario. Gramsci si guarda bene dal prendere questo motto quasi un emblema, un blasone, come spesso superficialmente e retoricamente è stato fatto, ma cerca di comprenderne ed elaborarne il significato. Ed uno dei significati f ondamentali è questo: che il marxismo, proprio in qu[...]

[...] la centralità del materialismo storico nella filosofia marxista. Ossia, la centralità della considerazione dell'uomo nel suo nesso permanente e attivo con la natura (dal cui svolgersi e complicarsi storico si sviluppa tutta la storia sociale umana), come dell'unico punto di partenza concreto che possediamo per ogni altra considerazione sul reale. E' il punto di partenza teorizzato riassuntivamente, ma incisivamente, da Marx nelle undici tesi su Feuerbach (testo capitale per Gramsci) e il cui principio gnoseologico fu espresso da Lenin come « criterio della prassi ». Ma qui conviene essere molto chiari, perché quanto stiamo dicendo contiene un preciso elemento polemico. Non sembrano conciliabili con questa posizione a cui Gramsci é fedele (e la riteniamo l'unica rigorosamente critica, oltreché corrispondente alla stessa genesi storica della dottrina) quelle forme di esposizione del marxismo, ancorché compiute a scopi didascalici, nelle quali il « materialismo storico » appare, secondo una implicita logica classificatoria e non dialettica, come[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] G. Petronio, Gramsci e la critica letteraria in Studi gramsciani

Brano: [...] di Gramsci è
invece quello di giungere ad una fase ulteriore e nuova storicamente
aggiornata — del marxismo, che riassotira in sé, in una sintesi superiore, il neoidealismo. In una pagina di Estremo interesse egli si chiese una volta quale dovesse essere l'atteggiamento della filosofia della prassi di fronte a Croce e a Gentile, e concluse: « in realtà si riproduce ancora la posizione reciprocamente unilaterale e criticata nella prima tesi su Feuerbach, tra materialismo e idealismo e come allora, sebbene in un momento superiore, è necessaria la sintesi in un momento di superiore sviluppo della filosofia della prassi » 1. E la critica letteraria alla quale Gramsci aspira, quella di cui tratteggia le linee ideali e che qualche volta consegue, è una critica in cui, nello spirito e nella metodologia di un marxismo evolutosi coi tempi, siano sussunte e riassorbite le parti vitali della critica crociana; vitali, perd, veramente, solo se cosí riassorbite e sussunte.
Deriva da tutto quanto si è detto almeno un'altra differenza di fondo. L'estetica[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] N. Bobbio, Nota sulla dialettica in Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]e il movimento dialettico è la coesistenza dei due lati contraddittori, la loro lotta e la loro confusione in una nuova categoria. Basta in realtà porsi il problema di eliminare il lato cattivo, per liquidare di colpo il
1 M. S., p. 185.
2 M. S., pp. 104, 185, 221; Mach., p. 31, n. 71. «La Miseria della filosofia è un momento essenziale della formazione della filosofia della prassi; essa può essere considerata come lo svolgimento delle Tesi su Feuerbach, mentre la Sacra famiglia è una fase intermedia indistinta di origine occasionale » (Mach.; p. 31, n.).
84 I documenti del convegno
movimento dialettico »1. Altro che eliminare il lato cattivo: « È il lato cattivo — ribadiva Marx — a produrre il movimento che fa la storia, determinando la lotta » 2. Qui Marx metteva in rilievo ciò che è il nucleo del pensiero dialettico, cioè la forza della negatività nella storia. Ed ecco come Gramsci, in polemica con Croce, rileva la stessa difficoltà: « L'errore filosofico (di origine pratica!) di tale concezione consiste in ciò che nel processo dialetti[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Feuerbach, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Filosofia <---Storia <---marxista <---materialismo <---Dialettica <---Logica <---marxismo <---Ciò <---Engels <---Gramsci <---Marx <---gramsciana <---idealismo <---ideologico <---italiano <---storicismo <---Pratica <---ideologia <---ideologie <---italiana <---Metafisica <---Scienze <---ideologica <---marxisti <---metodologia <---siano <---Scienze naturali <---Sociologia <---gnoseologico <---gramsciano <---hegeliana <---ideologici <---realismo <---socialista <---sociologia <---Storiografia <---comunista <---psicologico <---socialismo <---umanesimo <---Antonio Labriola <---Del resto <---Hegel <---Labriola <---Lenin <---Stato <---gnoseologica <---hegelismo <---idealisti <---leninismo <---leninista <---metodologici <---naturalismo <---riformismo <---teologico <---Bernstein <---Dinamica <---Diritto <---Dogmatica <---Ecco <---Psicologia <---capitalismo <---cristianesimo <---crocianesimo <---determinismo <---dogmatismo <---filologica <---gramsciane <---hegeliano <---ideologiche 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