Brano: [...].10.1982 erano i socialisti del P.S.O.E. a conquistare la maggioranza assoluta. AH’interno dell’esercito continuavano però ad albergare desideri golpisti e nostalgie di un passato, nel quale i generali avevano gestito un potere senza condizionamenti: il 23.2.1981 il tenente colonnello Tejero entrava teatralmente con la pistola in pugno nell’emiciclo delle Cortes, ma il giovane sovrano non sembrò disposto a seguire i golpisti su quella strada, preferendo percorrere quella della democratizzazione del paese. Il 23 febbraio era, forse, finita la “transizione” e iniziava la democrazia... (v. Spagna, Fascismo in).
Bibliografia: L. Longo, Le Brigate Internazionali in Spagna, Roma 1956; G. Jackson, The Spanish Republic and thè Civil War 19311939, Princeton 1965 (Milano 1967): M. Tunón de Lara, Storia della Repubblica e della guerra civile in Spagna, Roma 1966; G. Brenan, Storia della Spagna 18741936, Torino 1970; E. Malefakis, Agrarian Reform and Peasant Revolution in Spain, New York 1970; D. Puccini, Romancero della resistenza spagnola, Bari 1970; H.M. Enzensberger, Der kurze Sommer der Anarchie, Frankfurt[...]
[...]in Crisis: thè Evolution and Decline of thè Franco Regime, Hassoks (Sussex) 1976 (Torino 1978); M. Tunón de Lara, Storia del movimento operaio spagnolo, Roma 1976; M. Plana, La Spagna franchista, Firenze 1977; J.A. Biescas M. Tunón de Lara, Espana baio la dictadura franquista. 19371975, Barcellona 1980; P. Broué E. Tèmi me, La rivoluzione e la guerra di Spagna, Milano 1980; R. Tamames, La Republica. La Era de Franco, Madrid 1980 (Vili ed.); V. Fernàndez Vargas, La resistencia interior en la Espana de Franco, Madrid 1981; A. Tàpies, Autobiografia, Venezia 1982; R. Vinyes i Ribes, La Catalunya internacional, Barcellona 1983; A. Vinas, Guerra, dinero, dictadura, Barcellona 1984; J.P. Fusi, Franco. Autoritarismo y poder personal, Madrid 1985; H.R. Southworth, El mito de la cruzada de Franco, Barcellona 1986; P. Vilar, Historia de Espana, Barcellona 1986 (XXII ed.).
L.Ca.
Spagna, Fascismo in
Trattando del fascismo in Spagna (v.) è necessario fare almeno due riferimenti: uno, ai partiti fascisti e alla loro evoluzione; l'altro, all[...]
[...]. Tàpies, Autobiografia, Venezia 1982; R. Vinyes i Ribes, La Catalunya internacional, Barcellona 1983; A. Vinas, Guerra, dinero, dictadura, Barcellona 1984; J.P. Fusi, Franco. Autoritarismo y poder personal, Madrid 1985; H.R. Southworth, El mito de la cruzada de Franco, Barcellona 1986; P. Vilar, Historia de Espana, Barcellona 1986 (XXII ed.).
L.Ca.
Spagna, Fascismo in
Trattando del fascismo in Spagna (v.) è necessario fare almeno due riferimenti: uno, ai partiti fascisti e alla loro evoluzione; l'altro, all'organizzazione dello Stato spagnolo a partire dall'1.4.1939. Per entrambi i casi ci si deve poi riferire alla Falange (v.). Questo partito (ma i falangisti hanno sempre rifiutato tale denominazione, preferendo attribuirsi quella di “movimento”) ebbe il suo congresso di fondazione (so
lo come Falange Espanda, F.E.) il 29.10.1933 nel Teatro de la Comedia di Madrid; alla riunione, presieduta da Narciso Martinez Cabezas (1865
1941), intervennero l'ufficiale d'aviazione Julio Ruiz de Alda (18971936), il medico Alfonso Garcia Valdecasas (1904) e l'avvocato José Antonio Primo de Rivera (v.). Quest’ultimo, nato nel 1903 e figlio del dittatore Miguel Primo de Rivera (v.), fu l'autentico fondatore e leader indiscusso della Falange.
Interpretazioni del fascismo spagnolo
La personalità di José Antonio (poiché è con il solo nome che è passato alla storia) è stata molto discussa. Lo storico S.G. Payne, nel[...]
[...]le di José Antonio, giunge a dire che sembrava « un presidente della lega internazionale antifascista » (Payne, op. cit., p. 38).
In realtà, tutta la discussione sulla reale personalità politica di José Antonio riflette la disputa se la Falange sia da considerarsi un partito fascista o no, una polemica alimentata dai falangisti stessi che, in alcuni casi, sono arrivati a negare che la Falange posteriore al 1937 sia quella iniziale. Da qui i riferimenti alla “Falange tradita” e la comparsa di gruppuscoli autodenominatisi “Falange autentica”. Questi atteggiamenti corrispondono a due linee interpretative: secondo la prima, di carattere teorico e corrispondente a una concezione alquanto meccanicistica, i fatti sociali tenderebbero ad adattarsi esattamente a quelli che, per determinate circostanze, sono stati dichiarati “modello”; l’altra linea interpretativa, di carattere marcatamente politico, può essere invece suddivisa a sua volta in due tendenze, secondo che si riferisca alla personalità di José Antonio e alla Falange, oppure al l’or[...]
[...]alange autentica”. Questi atteggiamenti corrispondono a due linee interpretative: secondo la prima, di carattere teorico e corrispondente a una concezione alquanto meccanicistica, i fatti sociali tenderebbero ad adattarsi esattamente a quelli che, per determinate circostanze, sono stati dichiarati “modello”; l’altra linea interpretativa, di carattere marcatamente politico, può essere invece suddivisa a sua volta in due tendenze, secondo che si riferisca alla personalità di José Antonio e alla Falange, oppure al l’organizzazione dello Stato spagnolo come tale. Nel primo caso, quando cioè si tratta di giudizi sulla personalità di José Antonio espressi dai suoi stessi camerati, si può pensare a una critica proveniente da posizioni più radicali. Ma quando si afferma che la Falange non sarebbe fascista o che non sarebbe tale lo Stato spagnolo nato dalla guerra civile, o che a partire da determinate epoche non si può parlare di un fascismo spagnolo ufficiale, è presumibile che ci si trovi di fronte a falangisti “puri” o radicali,
se non a interpretazioni tendenziose che tentano soltanto di mascherare una realtà storica o di riabilitare un passato nel quale bene o male sono implicati.
Da quanto detto, si deduce che per parlare del fascismo spagnolo, correttamente identificabile con José Antonio e con la Falange, occorre vedere ciò che esso ha avuto[...]
[...]a dal trionfo della Rivoluzione sovietica e dalla forza dei partiti operai; dall’altra si ritiene invece che il fascismo sarebbe stato la risposta delle “classi medie”, disorientate di fronte alla propria proletarizzazione e al potere di un proletariato con il quale non si identificavano. Tutto questo, nel quadro della grande crisi economica (v.), sociale e ideologica vissuta dall'Europa negli anni tra le due guerre.
Ma tenendo presente che i fenomeni sociali hanno di solito una lunga gestazione sotterranea e origini molteplici, così come cause ed effetti interagiscono dialetticamente, nel caso della Spagna, per vedere come si sia giunti al raggrupparsi degli interessi capitalistici, alla rinuncia da parte dei ceti medi del loro possibile potenziale rivoluzionario, infine a una crisi economica e di valori generalizzata, occorre qualche riferimento alla situazione anteriore.
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