Brano: [...]ta al giornale pubblicata il 9 agosto 1919, e ne diventerà assiduo collaboratore quando il settimanale si trasformerà in quotidiano 2. L'unico contributo di Calosso alle riviste gobettiane è un articolo
1 Questo riferimento a Gramsci trova un riscontro nella nota del carcere che Gramsci dedicò allo stesso argomento, a proposito del libretto di V. MORELLO, Dante, Farinata, Cavalcante, Milano, Mondadori, 1927, ora in Quaderni del carcere, Torino, Einaudi, 1975, pp. 522526. La nota manoscritta di Calosso continua cosí: « È il canto dell'"amicizia stellare" dt cui parla Nietzsche a proposito della sua rottura con l'amico Wagner. È il canto di una lontananza da un caro amico da cui la sorte ci ha fatto divergere irrimediabilmente. Dante, che aveva disponibile un altro mondo, ha detto questo in un modo incomparabile. Io devo spiegar tutto questo attraverso la mia esperienza, senza gli svolazzi letterari infantili e cianurici e senza le note "erudite" del mio saggio infantile ». Inutile precisare che l'aggettivo « cianurici » è una scherzosa allus[...]
[...]bea »6.
A chi sfogli l'annata del giornale il contrasto fra l'ilare e scanzonato Calosso
3 Nel centenario dei Promessi Sposi, in « Il Baretti », iv, 1927, n. 4, p. 19.
4 Sarmati era il nome di famiglia della madre. Sapegno ricorda che Calosso lo aveva adottato anche perché la Sarmazia richiamava la Russia patria della rivoluzione.
5 Ed ora si può leggere nel volume gobettiano degli Scritti di critica teatrale, curato da G. Guazzotti, Torino, Einaudi, 1974, pp. 429430.
6 Scritti di critica teatrale, cit., pp. 428430. Sul teatro di Niccodemi Gobetti tornò altre volte e ne trasse un saggio che comparve nell'Opera critica, Torino, edizioni del Baretti, 1927, parte II, pp. 92105, ora anche in Scritti di critica teatrale, cit., pp. 601605.
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e il serioso Gobetti che si alternano nelle cronache teatrali appare evidentissimo. I giudizi di Calosso sono generalmente benevoli anche per le commedie che si capisce benissimo egli considera delle sciocchezze. Se s'impunta lo fa quando gli pare ne valga la pena. Si leggano le co[...]
[...]ietto pubblicitario intestato alla rivista in cui annuncia una serie di conferenze, anzi di
8 Mi riferisco alla nota di Togliatti, I parassiti della cultura, in « l'Ordine Nuovo » del 15.5.1919, in cui Gobetti era accusato di essere gentiliano, che è accusa che ritorna anche negli scritti di Calosso. Alla nota di Togliatti Gobetti rispose con una nota, Polemica con l'Ordine nuovo, in « Energie nove », 20.5.1919 (ora in Scritti politici, Torino, Einaudi, 1960, pp. 113114).
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« letture », volte a « integrare l'opera di libera cultura promossa dalla nostra rivista La rivoluzione liberale ed effettuare il nostro proposito di severo e preciso lavoro per la formazione di una rinnovata coscienza politica ». Nel primo elenco di conferenzieri compaiono Salvemini con una conferenza sul partito popolare, Burzio su Giolitti, e Mario Sarmati, appunto Calosso, su « comunismo e intelligenza ». Da quel che si può capire il tema proposto da Calosso era una risposta al tentativo gobettiano di far rivivere attraverso la nuova rivista i[...]
[...]tta delle lotte operaie torinesi. A distanza di piú di vent'anni lo stesso Calosso riprende il tema nella prefazione del 1945, anzi ne fa il nucleo centrale della sua rievocazione. Prima del contatto con la classe operaia la cultura di Gobetti era prezzoliniana, gentiliana, missiroliana (« Prezzolini, Gentile, Missiroli: tre uomini senza carattere, interpretati da un giovane di carattere »). Croce venne piú tardi, ma c'erano poi anche Salvemini, Einaudi, Mosca, e i libri del giorno. Se non ci fosse stato l'incontro con « l'Ordine Nuovo » e la classe operaia torinese, tutte queste influenze avrebbero potuto generare « una farandola d'idee senza un centro, una riforma e un liberalismo missiroliano capace dei piú strani funambolismi dialettici, un moralismo prezzoliniano puramente librario ». Non accettò il socialismo ma fu a fianco degli operai. Cosí riuscí a inserire le lotte del lavoro in un liberalismo « di timbro religioso », e ne fece un esempio di « quella riforma morale » che il Risorgimento aveva tentato invano. (Poco prima lo aveva de[...]
[...]va definito « religioso laico » 9.)
Questo ritratto può sembrare oggi un po' di maniera dopoché sul pensiero di Gobetti e sulle sue fonti sono state scritte centinaia di pagine. Ma può sembrare di maniera proprio perché è stato ripetuto da allora infinite volte, e non si può dire che gli studi successivi l'abbiano cambiato tanto da renderlo irriconoscibile. Personalmente credo che il nucleo resistente del pensiero gobettiano sia salveminiano ed einaudiano, ed alla fin fine piú einaudiano che salveminiano, e alla lunga di ascendenza cattaneana con un di piú di giovanile ribollimento che gli veniva dalla consuetudine con Alfieri. Occorre dire che sui rapporti fra Gobetti e « l'Ordine Nuovo » Calosso era già intervenuto una volta e piú a lungo, prima
9 'Piú tardi lo stesso Calosso si definirà « cristiano mazziniano » (dalla relazione di Mariangiola Reineri al convegno su menzionato).
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della prefazione del 1945, in un articolo di ricordi gramsciani pubblicato sui
« Quaderni di Giustizia e Libertà » nel 1933 lo. Lontani ormai i tempi della sua collabo[...]
[...]a, in « Quaderni di Giustizia e Libertà », n. 9, novembre 1933, pp. 9495, firmato « ExFabrizi »).
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piú vivo d'Italia ». (Nell'articolo del 1933 aveva detto de « l'Ordine Nuovo » che era stato « uno dei fogli piú originali che l'Italia abbia avuto », ibidem.)
Tralascio riferimenti minori 11. L'ultimo articolo di Calosso dedicato a Gobetti apparve su « Il Mondo » nel n. del 14 maggio 1949, intitolato Gobetti tra Gramsci e Einaudi. Non sarebbe da ricordare perché in gran parte ripete cose dette nella prefazione del 1945, se non fosse per il riconoscimento dell'importanza che ebbe Einaudi nella formazione del giovane idealista, ideatore di una rivoluzione liberale in un'età in cui era avvenuta la prima rivoluzione socialista della storia. Un riconoscimento tardivo? A dire il vero, Calosso aveva pubblicato in appendice alla raccolta degli scritti gobettiani del 1945 le pagine che Einaudi aveva scritte in memoria di Piero, pubblicate su « Il Baretti » un mese dopo la morte (nel n. del 16 marzo 1926), segno che l'incontro fra maestro e discepolo che Einaudi rappresenta mirabilmente in quelle pagine lo aveva colpito. Giacomo Noventa, gobettiano a suo modo, recensendo gli Scritti attuali in quel giornale personale che era la « Gazzetta del nord », disse che la raccolta, preceduta da « un discorso molto superficiale » di Calosso, era riscattata dalla pubblicazione dei ricordi einaudiani « in tutto degni del geniale economista che tutti conoscono; e del moralista e del filosofo, che troppo pochi hanno saputo finora riconoscere nell'economista piemontese » 12. Un rimprovero che non si può estendere a Calosso, di Einaudi grande ammiratore, come dimostra l'episodio della lettera che egli scrisse al « Corriere della sera » del 13 aprile 1948 per lamentare che, eletto presidente, Einaudi non scrivesse piú su quel giornale gli articoli di cui era sempre stato un « assiduo lettore ». A questa lettera il neopresidente rispose sullo stesso giornale del 22 agosto con l'articolo Il fantoccio liberistico, pubblicato insieme con la lettera che l'aveva provocata in Lo scrittoio del presidente col malizioso titolo Sullo scrivere per il pubblico del presidente della Repubblica (Torino, Einaudi, 1956, pp. 511). Nella lettera Calosso ricorda di essere stato allievo di Einaudi insieme con Gobetti « mio condiscepolo » (ivi, p. 6), dove « condiscepolo » deve essere inteso in senso molto generale perché l'uno era studente di lettere, l'altro di giurisprudenza. Il significato dell'articolo del « Mondo » è già nel titolo: Gobetti fra Gramsci ed Einaudi, ed è reso esplicito nella frase seguente: « Se Gramsci e la classe operaia torinese rappresentano il punto duro di Gobetti, Einaudi ne rappresenta il punto chiaro, di cui egli aveva bisogno ». Il punto duro e il punto chiaro, il pensiero rivoluzionario e il pensiero liberale, la cui sintesi sarebbe stata la rivoluzione liberale. Ma Calosso non trae una conclusione. Dopo aver detto che la discussione tra Einaudi e Gobetti « ci lascia tutti pensosi » conclude non con una risposta ma con una domanda. Chi dei due avrà ragione?
11 Dei quali ho avuto notizia attraverso le schede della bibliografia gobettiana, apprestata con grande diligenza da Bergami, di prossima pubblicazione come quarto volume delle Opere complete di Piero Gobetti presso l'editore Einaudi. Si tratta di riferimenti o allusioni alla personalità e all'opera di Gobetti nei numerosi articoli che Calosso venne scrivendo prima in esilio e poi dopo la liberazione, nonché di recensioni alla raccolta Scritti attuali, da cui questa mia comunicazione ha preso le mosse.
12 Segnalazione anonima degli Scritti attuali, in « Gazzetta del Nord », I, n. 6, 24 giugno 1946, p. 1.
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Ho toccato aspetti meno noti dei rapporti fra Gobetti e Calosso. Non ho trattato di proposito il tema alfieriano. Entrambi si erano laureati con una tesi sull'Alfieri, il primo nel 1920, il seco[...]
[...]tti traccia nel secondo capitolo di Risorgimento senza eroi: « Il violento rilievo della personalità alfieriana fa pensare piuttosto alle tragiche figure della rivoluzione che alla pacifica calma dell'illusionismo riformatore. I suoi accenti libertari ricordano Stirner e Nietzsche » 15
13 L'anarchia di Vittorio Alfieri, Bari, Laterza, 1924, p. 48.
14 La filosofia politica di Vittorio Alfieri, in Scritti storici, letterari e filosofici, Torino, Einaudi, 1969, p. 118.
15 Risorgimento senza eroi, in Scritti storici, letterari e filosofici, cit., p. 74.
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Non meno artificiosa anche l'altra contrapposizione, fra un Alfieri iniziatore del Risorgimento, quello di Gobetti, e un Alfieri cosmopolita, la cua patria è il mondo, quello di Calosso. Artificiosa, perché la interpretazione di Gobetti non ha niente a che vedere con la tesi di un Alfieri patriottico, tanto da respingere come grossolana l'interpretazione di Gentile che esamina l'Alfieri « solo in relazione alle sue conseguenze patriottiche » (ivi, p. 91). Il proposito[...]