Brano: Cultura e fascismo
dopo: non solo come bilancio e testimonianza di una esperienza intensamente vissuta, ma anche come continuazione dei motivi ideali della Resistenza nella società, rinnovata dalla liberazione. Dal martirio e dalla lotta di tutto un popolo dovevano sorgere ahche nuovi artisti e scrittori, che solo dopo aver combattuto nella Resistenza potevano infine, per continuarla, impegnarsi ad esprimerla in termini di cultura. Una valutazione delle loro opere e della misura in cui questo loro compito sia riuscito, rientra quindi nel quadro di un giudizio sul periodo posteriore alla Liberazione. V.Ge.
Bibliografia essenziale: E. Garin, Cronache di filosofia italiana (19001943), 2* Ediz., Bari, 1966; id. La cultura italiana tra '800 e '900, Bari, 1962; E.R. Papa, Storia di duemanifesti (il fascismo e la cultura italiana), Milano, 1958; A. Abbate, La filosofia di B. Croce e la crisi della società italiana, 2a ediz. Torino, 1966; R. Zangrandi, Il lungo viaggio attraverso il fascismo, 4a Ediz., M4lano, 1963; G. Luti, Cronache letterarie ■tra le due guerre (19201940), Bari, 1966.
Cumar, Umberto
N. a Trieste il 9.4.1901; macchinista navale. Aderì al Partito comunista nel 1921, quando più virulento era, a Trieste e in tutta la regione, il terrore fascista, e partecipò attivamente alla lotta armata contro lo squadrismo, in difesa delle istituzioni operaie. Successivamente navigò per quasi tre anni, continuando a svolgere propaganda antifascista a bordo delle navi e nei porti toccati, sino a quando decise di fermarsi a New York, dove lavorò dal 1924 al 1926. Ritornato a Trieste nel
1927, entrò subito nell’attività clandestina antifascista. Scoperto e arrestato, dopo un anno di carcere fu inviato al confino, dove vimase fino al 1930. Riacquistata la libert? riprese la lotta; nuovamente arrestato nel 1932 e inviato ancora al confino, a Tremiti e a Ponza, dovette rimanervi fino alla caduta dei fascismo.
Dopo I'8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione in provincia dell’Aquila, diede vita al locale Comitato di liberazione e partecipò alla lotta armata nelle file partigiane. Dopo la Liberazione diresse la Federazione comunista dell'Aquila. Dal 1946, trasferitosi a Roma, è tra i dirigènti della Confederterra e dell’Alleanza italiana cooperative agricole.
C.U.M.E.R.
Comando Unificato Militare Emilia
Romagna. Costituito nell’aprile 1944 a Bologna (v.), presiedeva a tutte le forze partigiane di pianura e di montagna dell/Emilia e della Romagna. Esso era composto dal comandante Ilio Barontini (Dario), del P.C.\.‘, dal commissario politico Gian Guido Borghese (Ferrerò), del P.S. L; dal vicecomandante Leonildo Cavazzuti (Sigismondo), della D.C.; dal capo di stato maggiore Giuseppe Scarani (Carega), del P. d’A.; dal responsabile del servizio informazioni Cipriano Tinti (Farbis) del P. d’A.; dal capo del servizio sanitario Giuseppe Beltrame; dal capo dell[...]
[...]disposizione del comando alcuni ispettori, tra i quali l’azionista Mario Jacchia (che in seguito divenne comandante delle forze partigiane del NordEmilia) e il comunista Sante Vincenzi, entrambi torturati e uccisi dai tedeschi, entrambi decorati di medaglia d’oro al valor militare alla memoria. Data l’ampiezza del territorio affidato al suo controllo e la difficoltà di farvi tempestivamente giungere in ogni circostanza le direttive, il C.U.M.
E.R. aveva anche istituito a Piacenza una « Delegazione Comando» che lo rappresentava nel NordEmilia.
Quello emilianoromagnolo era senza dubbio uno dei Comandi regionali più efficienti, meglio organizzati, composto com’era di dirigenti politici e di ufficiali capaci, pienamente affiatati tra di loro, il cui accordo non venne mai turbato da
BANDO Al RIBELLI FASCISTI
L» patena «felle nostre «rum h ftnneu de! uortn taMaelasim;
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Un bando del C.U.M.E.R. rivolto ai fascisti
contrasti politici. « Non affiorarono mai questioni di partito — testimonia il vicecomandante Cavazzuti —.
Il nostro era un vero e proprio comando militare e mai io ho dubitato che Dario, Ferrerò, Carega, Farbis, ecc. anteponessero agli interessi della causa per cui si combatteva, quelli, allora secondari, dei rispettivi programmi dei partiti che ognuno rappresentava ».
Il C.U.M.E.R. ebbe per qualche tempo sede nel convento di San Domenico, ma poi ragioni di prudenza consigliarono un’organizzazione diversa e decentrata degli uffici, delle basi, dei luoghi di incontro per riunioni. L’ufficio stampa ebbe sede in una casa di via Pastrengo, ìiel retro della caserma Castelfidardo, sotto la copertura di un ufficio di rappresentanza di medicinali. Giornali periodici del Comando furono, oltre al bollettino operativo: Il Combattente, organo regionale del C. V.L.; l'Ardimento, foglio della 7a Brigata G.A.P. « Gianni »; l’Attacco, organo delle S.A.P..
Il servizio sanitario
Gra[...]
[...]a Pastrengo, ìiel retro della caserma Castelfidardo, sotto la copertura di un ufficio di rappresentanza di medicinali. Giornali periodici del Comando furono, oltre al bollettino operativo: Il Combattente, organo regionale del C. V.L.; l'Ardimento, foglio della 7a Brigata G.A.P. « Gianni »; l’Attacco, organo delle S.A.P..
Il servizio sanitario
Grazie al medico Oscar Scaglietti, dirigente del Centro ortopedico militare « V. Putti », il C.U.M.E.R. disponeva anche di un ospedale partigiano sito sul colle di Sàn Michele in Bosco, nella residenza estiva del seminario vescovile. L’8.9.1943 nel Centro suddetto si trovavano degenti 600 militari italiani che il dottor Scaglietti continuò a curare. Dopo l’occupazione tedesca i degenti aumentarono: vi furono ricoverati tedeschi, fascisti e partigiani. Questi ultimi venivano trasportati al « Putti » clandestinamente, con vari mezzi, ad esempio con gli autocarri del servizio dS protezione antiaèrea. Forniti di documenti falsi, i partigiani venivano registrati come civili vittime di bombardamenti [...]