Brano: Osoppo, Formazioni
to era diviso: da una parte il P.C.I., voce della « Garibaldi »; dall'altra il P.d’A. e la D.C., voci del Btg. G.L. e degli altri gruppi. Il P.S.I.U.P. faceva da mediatore.
Dopo lunghe e ripetute sedute si giunse aH’accettazione del pluralismo di modalità e di comando. In seduta congiunta del C.L.N. e del suo E.M., tenutasi il 24.12.43, preso atto della situazione il C.L.N. autorizzò il costituirsi di formazioni armate di due tipi, entrambe facenti capo al C.L.N., l'una tramite il P.C.I., l’altra tramite il P.d’A. e la D.C.. Tutti erano d’accordo sulla necessità di riparare alle enormi ingiustizie subite da sloveni e croati a causa deH’irredentismo (v.), poi molto aggravate dal fascismo, ma ci si augurava che i nodi non venissero tagliati « manu militari » bensì risolti per decisione della popolazione interessata.
Il Comando della « Garibaldi », conscio di tale esigenza, trattò con le forze slovene [...]
[...] subite da sloveni e croati a causa deH’irredentismo (v.), poi molto aggravate dal fascismo, ma ci si augurava che i nodi non venissero tagliati « manu militari » bensì risolti per decisione della popolazione interessata.
Il Comando della « Garibaldi », conscio di tale esigenza, trattò con le forze slovene qui operanti e in due accordi (l’uno del 13.11.1943, l’altro del 7.5.1944) ottenne che anche gli sloveni s’impegnassero a rimandare i problemi delle terre da annettere alla Slovenia a guerra finita (v. Diplomazia partigiana). Ma il comportamento di molti partigiani sloveni continuerà a diffondere in Friuli apprensioni e diffidenze, e la reazione dei friulani sarà diversa: indulgente quella degli aderenti al P.C.I., che inviterà sempre a comprendere e a confidare; diffidente quella dei molti che, pur senza rendersene conto, saranno impregnati di nazionalismo venato di sciovinismo. L’internazionalismo, che per gli uni era un bene da auspicare, per gli altri era una trappola da evitare.
La situazione locale che abbiamo descritto indubbiamente favorì il nascere e il rafforzarsi della « Osoppo ». Questa non fu pertanto una formazione « apolitica » e ciecamente patriottica: voleva anch’essa un diverso futuro politico, ma nel quale a dir la sua parola fosse la democrazia del dopoguerra, non la prepotenza della guerra.
La[...]
[...]conto, saranno impregnati di nazionalismo venato di sciovinismo. L’internazionalismo, che per gli uni era un bene da auspicare, per gli altri era una trappola da evitare.
La situazione locale che abbiamo descritto indubbiamente favorì il nascere e il rafforzarsi della « Osoppo ». Questa non fu pertanto una formazione « apolitica » e ciecamente patriottica: voleva anch’essa un diverso futuro politico, ma nel quale a dir la sua parola fosse la democrazia del dopoguerra, non la prepotenza della guerra.
La « Osoppo » di montagna nel 1944
I gruppi autonomi sorti nel 1943 ad Attimis, Gemona, Treppo Grande, Udine, Casarsa e in altre località della zona diedero vita alla « Osoppo » confluendovi. Nel gennaiofebbraio 1944 si svolse una febbrile attività cospirativa, non rallentata neppure dall’arresto di Giuseppe Talamo. Il 14 febbraio \ capi di tutti i settori si riunirono
e decisero di salire in montagna: il primo nucleo si stabilì nella vai d’Arzino (25.3.1944) e il 14 aprile esso ricevette il battesimo di fuoco; il 25 aprile, in un attentato contro una caserma di Tolmezzo, perse il suo capo Renato Del Din (v.), alla cui memoria sarà conferita la medaglia d’oro.
Nell’est[...]
[...]fluendovi. Nel gennaiofebbraio 1944 si svolse una febbrile attività cospirativa, non rallentata neppure dall’arresto di Giuseppe Talamo. Il 14 febbraio \ capi di tutti i settori si riunirono
e decisero di salire in montagna: il primo nucleo si stabilì nella vai d’Arzino (25.3.1944) e il 14 aprile esso ricevette il battesimo di fuoco; il 25 aprile, in un attentato contro una caserma di Tolmezzo, perse il suo capo Renato Del Din (v.), alla cui memoria sarà conferita la medaglia d’oro.
Nell’estate 1944 la Brigata « OsoppoFriuli », come la « Garibaldi », registrò una crescita impetuosa, grazie ai giovani che, per sfuggire all’arruolamento nell’esercito fascista, raggiunsero i partigiani la cui causa andava ormai largamente accreditandosi in ogni ceto sociale. Dal 21 agosto, alla vigilia dei grandi rastrellamenti autunnali, essa venne riconosciuta come
I Divisione d’assalto « OsoppoFriuli », strutturata in 5 Brigate su complessivi 15 battaglioni che, in novembre, diventeranno 28. Le sue forze si stendevano dalla pedemontana a est de[...]
[...]soppoFriuli », come la « Garibaldi », registrò una crescita impetuosa, grazie ai giovani che, per sfuggire all’arruolamento nell’esercito fascista, raggiunsero i partigiani la cui causa andava ormai largamente accreditandosi in ogni ceto sociale. Dal 21 agosto, alla vigilia dei grandi rastrellamenti autunnali, essa venne riconosciuta come
I Divisione d’assalto « OsoppoFriuli », strutturata in 5 Brigate su complessivi 15 battaglioni che, in novembre, diventeranno 28. Le sue forze si stendevano dalla pedemontana a est del Torre fino alla vai Cel lina, Carnia compresa.
Intensa fu l’attività militare della I Divisione « OsoppoFriuli », come provato dalla documentazione del tempo. Frutto dell’azione congiunta della « Garibaldi » e della « Osoppo » fu, in quell’estate 1944, la « Zona libera » della Carnia (v.) che per tre mesi attuò forme di governo democratiche in 40 comuni comprendenti una superficie di 2.500 kmq. delle Alpi e Prealpi carniche. Fu creata a fine agosto anche la « Zona libera » del Friuli (v.) (più propriamente, del Friuli nordorientale) comprendente 6 comuni: Torreano, Faedis, Attimis, Nimis, Lusevera, Tarpana, nonché frazioni dei comuni di Tarcento e Povo letto.
II radiomessaggio n. 23, inviato il 9.10.1944 da Nicholson, capo della Missione alleata, così descrive
Cavalleria cosacca a Tarcento nel l'agosto 1944
le forze partigiane della « Zona libera » della Carnia (con esclusione dunque del Friuli Nord Orientale),[...]
[...]ale 2.010 uomini, un mortaio, 5 piat, 42 mitragliatrici pesanti, 42 beretta, 202 sten e 839 fucili. La Garibaldi ha 2.542 uomini, 62 mitragliere pesanti, 1 piat, 1 cannone 47/32, 320 sten
0 shmeiser e 1.307 fucili. Entrambe le formazioni hanno un gran numero di uomini senz’armi e la forza potrebbe essere raddoppiata se si trovassero armi ».
Contro queste forze, agguerrite unità naziste, fasciste e cosacche attuarono, in ottobre e a fine novembre, un doppio rastrellamento. Questo non poteva non aver successo, ma non debellò i partigiani; li costrinse a rifugiarsi in pianura o in alta montagna, per prepararsi a tornare in quella primavera che avrebbe finalmente portato all’insurrezione finale.
La « Zona libera » del Friuli nordorientale fu presidiata da garibaldini e osovani, appoggiati a Nordest da partigiani sloveni. I garibaldini erano inquadrati nella « Natisene » (v.) su 2 Brigate che in ottobre divennero 3, di cui la terza dislocata nel Collio goriziano, cioè fuori zona. Secondo Ferdinando Mautino [Carlino), gli 11 battagli[...]
[...]do Ferdinando Mautino [Carlino), gli 11 battaglioni avevano complessivamente 1.200 uomini circa.
Gli osovani, da parte loro, disponevano di 1 Brigata su 6 (poi 7) battaglioni comprendenti in tutto 600700 uomini o non molto oltre. Anche questa « Zona libera » era sotto il pieno ed esclusivo control
lo dei partigiani che, da lì, potevano controllare a distanza ravvicinata la linea ferroviaria pontebbana e centri nevralgici importanti per il nemico. La loro presenza era quindi estremamente molesta e Kesserling diede l’ordine di intervenire in grande stile contro tutte le forze partigiane del Nord. Quest’ordine fu eseguito in Friuli cominciando proprio da queste parti: il primo paese incendiato fu Torlano di Nimis (20 luglio), dove fu perpetrata anche una strage di 34 civili più 1 partigiano. Il rastrellamento continuò dal 26 al 30 settembre con altre stragi, deportazioni e nuovi incendi.
Grandi furono le sofferenze della popolazione e ancor maggiori le perdite tra i partigiani: 58 furono
1 civili vittime dei nazifascisti e dei cosacchi, mentre 155 partigiani pagarono con la vita quei due mesi di « Zona libera » del Friuli nordorientale.
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