Brano: [...]a delle anime umane, cosí tra i corridoi delle scuole sperimentali s'aggirano fantasmi mitologici padroni delle anime professionali della categoria docente, e ne decretano il processo.
Una programmazione scolastica degli anni '80 non può non iniziare con una premessa polemica contro le nuove mitologie didattiche che hanno invaso la scuola media dell'obbligo, e in particolare le scuole sperimentali. Dieci anni fa, tanto per ricordare, l'editoria didattica cattolica sfornava i primi obiettivi e le prime verifiche sotto forma di quiz rudimentali e di definizioni implumi (il senso morale, il senso dell'amicizia ecc.) sui massimi sistemi etici e dottrinali debitamente volgarizzati. Dall'altra parte stavano il contenutismo selvaggio, l'insegnan
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te di sinistra come un orco dalla bocca mostruosa, questa funzione somatica ipersviluppat t da un apparato vocale spropositato rispetto al resto delle funzioni didattiche: e attorno al mostro vociante in un altro comizio sul Vietnam, il gran casino della classe.
Oggi imperano le[...]
[...]emi etici e dottrinali debitamente volgarizzati. Dall'altra parte stavano il contenutismo selvaggio, l'insegnan
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te di sinistra come un orco dalla bocca mostruosa, questa funzione somatica ipersviluppat t da un apparato vocale spropositato rispetto al resto delle funzioni didattiche: e attorno al mostro vociante in un altro comizio sul Vietnam, il gran casino della classe.
Oggi imperano le proposte « ordinate » della didattica cattolica ammodernata. Ammodernati e ammodo, civili, disinvolti, i giovani redattori delle ditte editoriali cattoliche civettano con grafiche accattivanti, divulgano e smerciano a tappeto le metodologie del modello anglosassone purché si salvino i contenuti ortodossi sotto il segno della programmazione. Nell'area laica e marxista il contenutismo, in quanto selvaggio, è stato rimosso, non ripensato: a scuola e fuori vige il principio generale dell'austerità nelle sue componenti tecniciste, efficientismo e produttivismo delle competenze quantitative di adulti e allievi. Ma nel frattempo si è di[...]
[...]lum triennale. Ne conosciamo le seduzioni linguistiche, gli eufemismi della sindrome autoritaria: la « necessaria omogeneità », la « unitarietà di intenti ».
Ma chi ci rimette, in realtà, in questa speculazione della ragione che si autodivora, sono il confronto tra ragioni diverse e la ragione stessa. Il master mind può continuare per l'eternità e girare sopra il pianeta con risultati atroci. Bontà
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sua, « Scuola e didattica » (gennaio '80, n. 9, p. 8) ammette che questo bisogno di misurare la millenaria riflessione sugli scopi dell'esistenza e del pensiero umano fa trasparire « divergenze », richiede « nei prossimi anni chiarificazione, integrazione, coordinamento » tra gli obiettivi di carattere intellettivo delle diverse tassonomie. Sicché, per rimediarvi, la rivista cattolica piú diffusa preannuncia già, in vista del decennio venturo, una nuova esplorazione « di maggiore rigore » e senza confini in mezzo agli obiettivi « di carattere affettivo », anche se (lo si concede) « questi sfuggono quasi sempre ad una [...]
[...] già, in vista del decennio venturo, una nuova esplorazione « di maggiore rigore » e senza confini in mezzo agli obiettivi « di carattere affettivo », anche se (lo si concede) « questi sfuggono quasi sempre ad una misura rigorosa ». Chissà, forse un giorno potremo giungere al commercio export degli obiettivi dalla provincia periferica al centro dell'impero universitario americano. In fondo anche da noi, mediterranei, in linguistica, in una unità didattica sulla comunicazione, è possibile rintracciare senza sforzo nove obiettivi (multipli), ma l'indagine resta aperta. Cosí l'obiettivo 1) potrebbe essere la « capacità di incarnarsi in emittente », il 2) la « capacità di oggettivarsi in ricevente », il 3) la « capacità di classificare i codici », il 4) la « capacità di utilizzare i codici », il 5) la « capacità di decodifi care i codici », il 6) la « capacità di individuare e classificare i decodificatori dei codici », il 7) la « capacità di decodificare i decodificatori dei codici », l'8) la « controcapacità di resistere alla decodificazione con[...]
[...]utte le sue variabili circolari, fantasia, ilarità, creatività, gestualità, immaginazione, affettività, emozioni, inventività, e tutto l'immaginario e il caldo corporeo e il sensitivo impalpabile trasversali ai processi logici e mentali, e il quotidiano sperimentalismo esistenziale che ci serve a dire insomma che il buon pedagogo deve anche sapere giocare e litigare e comunicare come un piccolo istrione nel giardino dell'infanzia estetizzando la didattica in mezzo alle competenze e alla ragion critica che rendano il vissuto infantile meno gramo di consapevolezza. Tra mille pagine, in cento libri, non esiste per esempio l'uso funzionale del linguaggio ironico, anche se l'ironia, variante intelligente dell'allegria (e anche l'allegria è un obiettivo ludico generale escluso dagli austeri testi tassonomici), contiene in sé tanti processi mentali che solo una mente impazzita può pretendere di classificare nei cosiddetti schemi chiari, scientifici.
E inoltre la capacità di inventare, di inventare ciò che né l'insegnante né
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[...]tore », anche se è il concetto antropologico marxiano piú rivoluzionario. Eppure, in un solo momento, una critica o una proposta piú intelligente di un allievo può essere accolta, come stimolo educativo vincente, dal resto della classe, e fare crollare un nostro obiettivo chiaro lungamente meditato o una sistematica organicità pazientemente costruita sui libri dalla scientificità suggestionante. La stessa ricerca trasformativa — che è la tecnica didattica per eccellenza per dare agli allievi i mezzi egualitari e la coscienza di potere colmare il divario (di cultura e di potere) dal mondo separato degli adulti — oggi è relegata in un angolo remoto della didattica, confusa e indistinta nella memoria insieme al sociologismo immacolato della ricerca operativa e conoscitiva (americane pur queste), consumata nello spazio di una stagione senza nostalgie come una delle innumerevoli tecniche proposte, bruciata anche nelle sue potenzialità trasformative della realtà territoriale.
La quale realtà è, come sempre, piena di contraddizioni che vanno indagate e sottoposte a esame: per non dimenticare mai, se si vogliono mantenere i nervi saldi anche di questi tempi, che c'è un regime che non ha mai smesso di occupare l'etica e la società politica e civile e, tra gl[...]
[...]ive della realtà territoriale.
La quale realtà è, come sempre, piena di contraddizioni che vanno indagate e sottoposte a esame: per non dimenticare mai, se si vogliono mantenere i nervi saldi anche di questi tempi, che c'è un regime che non ha mai smesso di occupare l'etica e la società politica e civile e, tra gli avamposti diffusi del dominio, anche la scuola. Nonostante ciò, nessun testo di pedagogia teorica, nessuna « attivizzante » tecnica didattica promuove la capacità di riconoscere e cogliere il senso delle contraddizioni che attraversano le radici dell'intero vissuto dei bambini. Che si vive nella contraddizione, che il senso della contraddizione è la regola aurea della conoscenza e della dialettica l'aveva detto ragionevolmente il Presidente per ora demodée. E la prima contraddizione fondamentale resta quella tra capitale e lavoro, l'obiettivo piú urgente da insegnare e apprendere con l'uso di categorie d'indagine di base, piaccia o meno alla cupa cultura della crisi, o della lagna. Le altre grandi vecchie novità che
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