→ modalità contesto
modalità contenuto
INVENTARICATALOGHIMULTIMEDIALIANALITICITHESAURIMULTI
guida generale
CERCA

Modal. in atto: CORPUS OGGETTOdisattiva filtro SMOG

Legenda
Nodo superiore Corpus autorizzato

NB: le impostazioni di visualizzazione modificabili nel pannello di preferenze utente hanno determinato un albero che comprende esclusivamente i nodi direttamente ascendenti ed eventuali nodi discendenti più prossimi. Click su + per l'intero contenuto di un nodo.

ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale Dài è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 18Analitici , di cui in selezione 2 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Massimo Mila, L'antico e il progresso nel carteggio tra Verdi e Boito in KBD-Periodici: Belfagor 1984 - 3 - 31 - numero 2

Brano: [...]uel po’ di fantastico, riesca piccolo con tutti quei piccoli pezzi Canzoni Ariette et. et. » (Lettera 118). E così è rimasto, malgrado l’ingegnosa giustificazione di Boito che invocava il diverso regime teatrale di comico e tragico (« Nella commedia quando il nodo sta per sciogliersi l’interesse diminuisce sempre perché il fine è lieto», Lettera 119, scritta a Milano il giorno dopo di quella di Verdi da Montecatini!), e malgrado gli sforzi spesi dai due artisti per rimediare al difetto. L’occhio di lince di quell’infallibile uomo di teatro ch’era il vecchio Verdi aveva visto giusto.

Ma è vero che nel Falstaff sono meno frequenti i suoi interventi per chiedere correzioni e ritocchi. Genova, 17 marzo 1890: « Il primo Atto è finito senza nissun cambiamento nella poesia; tale e quale me l’avete dato Voi. Credo che lo stesso avverrà del second’Atto, a meno di qualche taglioL’ANTICO E IL PROGRESSO NEL CARTEGGIO TRA VERDI E BOITO

163

nel concertato come Voi stesso diceste. Non parliamo ora del Terzo » (Lettera 142).

Ma da questo a [...]

[...]one estetica o intellettuale nei riguardi del venerato maestro, ma al contrario come abbiam già visto una lucida volontà d’immedesimazione nel suo modus operandi drammatico, fino al totale autoannientamento. «Ora Lei riconosce nell’opera delle mie mani » scriveva a Verdi il 18 ottobre 1880, proprio ai primi passi del lavoro per Otello « il pensiero che Ella mi ha dettato e che io ho trascritto senza lasciarmi turbare da nessun dubbio, neanche dai dubbij che Lei stesso accampava » (Lettera 4). Ed ancor prima, a Giuseppina Verdi, in una lettera finora inedita: « Oggi ho ricevuto una interessantissima lettera del Maestro e l’ho già letta e riletta dieci volte e meditata; non avrò pace con me medesimo finché non avrò realizzato il concetto di quello scritto (...). Mi riservo a rispondergli quando potrò presentargli il frutto dei germi ch’egli seminò nel mio pensiero » (note alla Lettera 2).

Altro che sopraffazione di Boito su Verdi! Tra l’altro, si badi, tutte le discussioni, proposte, soppesamenti, battono solo sul versante drammaturg[...]

[...] saputo aderire alla verità del dramma e del declamato con una abnegazione di se stesso così coerente e meravigliosa, potrei dire patetica » (note alla Lettera 98). È l’impressione volgare che ebbero i contemporanei quando non ritrovarono nell’Otello le cabalette del Trovatore ed è l’origine di tutti i malintesi che ancora si perpetuano anzi, presentemente si ravvivano sulle ultime due opere di Verdi.

La fine del lavoro ad Otello fu sentita dai due artisti con « la tristezza che segue l’opera compiuta », come dice Boito (Lettera 89), facendo eco alla malinconia di Verdi: « Povero Otello, Non tornerà più qui!! » (Lettera 88). Ancora due anni dopo sentivano quel gran vuoto. « Basta », scriveva Boito dalla villeggiatura canavesana di San Giuseppe, il 9 ottobre 1888, « Vorrei che ritornasse quel tempo quando ogni nostra lettera aveva per tema lo studio d’una grande opera d’arte » (Lettera 107). Verdi si baloccava con la scala enigmatica d’un’Ave Maria, e Boito quasi lo prendeva in giro: « Molte Ave Maria ci vogliono perché Lei possa far[...]

[...]annunzianesimo avanti lettera. Non per niente aveva preceduto l’immaginifico nel letto, diciamo nei favori di Eleonora Duse. E chi dubitasse della sua venerazione per Verdi e della sincerità delle attestazioni dirette che gliene faceva, dovrebbe considerare le dichiarazioni a terze persone, in particolare all’attrice cui lo legava allora una passione ciclonica, dichiarazioni opportunamente riferite in alcune delle note apposte a questo carteggio dai curatori. Recandosi a conferire con Verdi a Sant’Agata il 4 novembre 1889 (« Arriverò lunedi venturo e se il second’Atto non sarà ancora finito

lo finirò durante la settimana che starò a Sant’Agata », Lettera 130) quasi si scusava con l’amica per l’assenza (i loro incontri erano rari e difficili per la professione errabonda dell’attrice), e lei gli dava il suo benestare. « Andate dal vostro Galantuomo di Sant’Agata. Di quello mi fido. È il solo dei vostri amici che non giudica, né in bene né in male, i fatti degli altri ». (Curioso che Boito, scrivendo alla Duse, le dava del tu, chiamandol[...]

[...]2 giugno 1891. «Vi sono dei giorni che non si muove, dorme ed è di cattivo umore; altre volte grida, corre salta, fà il diavolo a quattro... » (Lettera 173). E Boito di rimando: « Evviva! Lo lasci fare, lo lasci correre, romperà tutti i vetri e tutti i mobili della sua camera, poco importa, Lei ne comprerà degli altri, sfracellerà il pianoforte, poco importa, Lei ne comprerà un altro, vada tutto a soqquadro! ma la gran scena sarà fatta! Evviva! “Dài! Dài! Dài! Dài! / Che pandemonio!!”» (Lettera 174).

Sarebbe stato difficile immaginare questa ebbrezza, questa vera e propria intossicazione falstaffiana dalle interviste contegnose e riservate che Verdi rilasciava in pubblico in quegli stessi giorni. « No... Falstaff non è compiuto (...). Lavoro per mio divertimento (...). Potrò condurre a compimento Falstaff?... chi lo sa? Tanto meno posso dire se lo farò rappresentare: temo che l’ambiente della Scala sia troppo vasto per una commedia nella quale la rapidità del dialogo ed i giuochi di fisionomia sono la parte principale » (« Gazzetta Musicale di Milan[...]

[...]ovulgo.) « Cosa vogliono questi avveniristi, questi i... », insorse Verdi (Lettera 214).

E perché in un’opera comica non si potrà fare una cosa leggera e brillante? In che offende l’estetica quel piccolo squarcio? Lascio da parte il motivo musicale, ma è in situazione. Falstaff deriso per la grossa pancia dice quando ero paggio ero sottile... È scritto bene per la voce; è istromentato leggermente; lascia sentire tutte le parole non disturbate dai soliti contrappunti (mal educati) che interrompono il discorso principale: armonizzato correttamente... Che male c’è dumque [sic] s’è riuscito popolare?!!... E così si fa la critica! Poco male per me che ho finito, e poi io non ci bado come non vi ho badato mai: Ma è un male per i giovani che si possono facilmente trascinare a fare quello che non sentono di fare. Difatti tutta la musica che si fà ora sia da Noi, come in tutti gli altri paesi manca di naturalezza e non è sincera.

Eppure non era sempre così passatista. Subito dopo la prima rappresentazione volle apportare due varianti, sulle[...]



da Franco Lucentini, La porta in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...]i scendere dopo, da sola? Che... Ma che ti credi di trovare? Che credi... Di un po', perché, prima, non m'hai fatto portare il lume? Non ridere, stupida! Che c'é, là sotto? ».
« Non lo so » disse. « Non ci voglio scendere e non lo voglio sapere. Non ci voglio nemmeno guardare col lume e non voglio che ci guardi tu ».
Mi cominciai a impaurire. Non credevo che fosse proprio matta, ma pensavo per forza che ci avesse qualche brutta intenzione. Guardai il coltello che teneva in mano.
Lei si mise a ridere.
« Quanto sei stupido! Che, hai paura che ti voglio ammazzare? » rise.
Non pareva isterica, ma non mi sentivo per niente sicuro. «Perché m'hai fatto levare le tavole? » dissi.
Seguitò a ridere, però non era più un riso allegro.
«Perché m'hai fatto levare le tavole?» dissi ancora.
« Vieni qui » disse, « mettiamoci a sedere ».
Tornammo verso il tavolo. Lei ripose coltello e apriscatole, poi si mise a sedere sul letto. Io la guardavo continuamente. Sapevo che se ne sarebbe accorta, ma le tenni lo stesso gli occhi sulle mani, attento a t[...]

[...]nterei un pazzo. Una volta... ».
Mi fermai di colpo, sbalordito.
« Ah...» dissi.
« Ah, questo » dissi.
Mia sorella mi guardava, aspettava che dicessi qualche cosa, che protestassi.
Mi alzai e cominciai a camminare per la cantina, guardando le scritte sulle casse dei viveri: «Army Ration C »; « Evaporated Milk »; « Safety Matches »; « Cocoa »; « Army Ration C »; « Army Ration C ».
LA PORTA 91

Due volte mi fermai davanti alla porta e guardai in basso. Non si
vedeva niente, veniva un odore di muffa e fango.
Tornai da lei, mi sedetti sul letto.
« Così la grande passione era questa? » dissi. « La paura? Quello
che deve spazzare via tutto, ripulire tutto, é la paura? ».
« Non ho trovato altro » disse. « Io non ho saputo trovare altro ».
Mi prese una mano e la carezzava, poi la lasciò.
«Non credi che ce ne sia abbastanza di sopra, di paura? » dissi.
« Ma é sporca » disse. « È diversa. Quella che aspetto qui é un'altra ».
Lei aspettava la paura bianca, assoluta. Ce l'aveva già sulla pelle.
«Non so che dire » dissi. « Per il g[...]

[...]sapere niente. Mettiti
a letto e dormi. Ci abbiamo tutto il tempo per discorrere dopo. Va be
ne? Ti metti a letto? ».
«Va bene» sorrise, sollevandosi sui gomiti. «Mi fai alzare? ».
Mi tolsi dal letto perché potesse mettere giù le gambe, l'aiutai ad
alzarsi.
« Come sono stanca! » disse, cominciando a spogliarsi. Sistemò la
giacca e la camicetta sulla sedia, con cura. La sottana e le calze le mise
ripiegate sulla spalliera del letto.
« Mi dài la camicia? » disse. « Sta nell'armadio, in basso ».
Stava per togliersi la biancheria, poi mi guardò. Prese la camicia e
andò dietro la tenda.
92 FRANCO LUCENTINI
La sentivo muovere i barattoli della cipria, della crema per la notte.
Mise fuori un braccio perché le dessi un asciugamano, che stava nell'ar
madio. Poi volle il pettine, che stava nella borsa.
Mi sedetti sul tavolo, aspettando.
« Ah! » strillò. « Lo sapevo che m'ero scordata qualche cosa! ».
« Lo spazzolino da denti » dissi. « No? ».
« SI» rise.
« Te lo posso andare a comprare » dissi, « ma a quest'ora dovrebbe
essere[...]

[...]farmacia notturna qui vicino? » chiesi a un tizio.
« A piazza San Silvestro » disse. « Non credo che ce ne sia una più
vicino ».
«Sa che or'è?» dissi.
« Le tre ».
LA PORTA 93
A San Silvestro, quando chiesi gli spazzolini, il farmacista mi guardò strano. Lo sentii parlare piano con la cassiera, mentre uscivo. Presi per il Tritone e arrivai al Caffè Notturno, chiesi un caffè
doppio.
«Corretto? » disse. «Mistrà? ».
In quel momento mi ricordai che mia sorella aveva detto di aspettare qualcuno, e poi aveva detto un'altra cosa. « Perché vedi » aveva detto, « credo che là sotto... ».
« Lasci stare » dissi, « ripasso dopo ».
Tornai correndo verso il Pantheon; girai un pezzo, di corsa, prima di ritrovare la strada, il portone. Per la scala per poco non mi rovinavo. Il lume brillava sempre sul tavolo. Adriana dormiva tranquilla, voltata verso il muro.
Stetti un po' a guardarla dormire, incerta. Volevo prendere il lume ma pensai che si sarebbe svegliata, avrebbe avuto paura. Tornai alla cassa dei fiammiferi, ne presi quattro o cinque s[...]

[...] « ripasso dopo ».
Tornai correndo verso il Pantheon; girai un pezzo, di corsa, prima di ritrovare la strada, il portone. Per la scala per poco non mi rovinavo. Il lume brillava sempre sul tavolo. Adriana dormiva tranquilla, voltata verso il muro.
Stetti un po' a guardarla dormire, incerta. Volevo prendere il lume ma pensai che si sarebbe svegliata, avrebbe avuto paura. Tornai alla cassa dei fiammiferi, ne presi quattro o cinque scatole. Poi andai diretto alla porta; tenendomi con una mano al pavimento cominciai a scendere.
La scala pareva abbastanza solida e non scricchiolava nemmeno. Dopo il quarto scalino dovetti lasciare la presa, in alto, e continuai tenendomi forte ai lati. A un certo punto il piede che spingevo in basso trovò il vuoto, lo scalino era rotto; cercando piú sotto, per trovare l'altro scalino, toccai terra. Sopra la testa, a qualche metro, vedevo il riquadro illuminato della porta.
Aspettai un minuto o due, nel buio, senza muovermi. Non si sentiva nessun rumore, l'umidità era grandissima. Alla fine accesi un fiammi[...]

[...]ccesi un fiammifero, e lo tenni alto sopra la testa, finché non si fu consumato. Poi ne accesi un altro. Poi ne accesi un mucchietto insieme e mi girai intorno, senza muovermi dal posto dove stavo. Pensai di risalire subito, perché non c'era altro da vedere: era un pozzo quadrato, con si e no tre metri di lato, completamente vuoto. Le pareti erano senza rientranze né aperture, il fondo era di fango e pietre coperte di muffa.
Per urlo scrupolo andai attorno lungo le pareti, accendendo altri fiammiferi; guardai un'altra volta per terra e negli angoli. Poi risalii, badando a non fare rumore. Rientrando chiamai: «Adriana! », perché non s'impaurisse.
94 FRANCO LUCENTINI
Non rispose. Quando fui vicino vidi che dormiva sempre come prima, col respiro appena più pesante. Mi sedetti accanto al letto, aspettando che si svegliasse; poi mi alzai un'altra volta e andai a guardare dietro la tenda, girai un po' per la cantina, guardando i pacchi e le casse. Una cassa era aperta e mezza piena di riviste americane e romanzi; presi una rivista e tornai a sedermi accanto al letto. In quel momento Adriana aprì gli occhi, mi guardò, fece un grande urlo. Saltai sul letto, prendendola per le braccia.
« Adriana » strillai, « amore mio, che c'é, che é stato? Che hai? Tesoro, che hai? Sono io! Di che hai avuto paura? Che hai visto? Non avere paura. Ci sto qui io ».
Lei stette un momento a guardarmi, esterrefatta, con gli occhi spalancati e la bocca aperta. Poi chiuse [...]

[...] fumare.
Disse che con quelli come me ci volevano le nerbate.
La mattina appresso mi riportarono in Questura per gli accertamen
LA PORTA 101
ti, poi un'altra vota due giorni dopo, poi per una settimana di seguito, tutti i giorni. Alla fine si calmarono, cominciarono a cercare da un'altra parte. A me mi lasciarono in aspettativa, sempre « isolato».
Dopo quattro mesi dovettero fare posto a un'infornata di politici, mi tolsero l'isolamento.
« Dài una pulita » disse la guardia. « Fai bene la branda e metti la roba tua da una parte. Arrivano due. Sta attento che sono persone per bene, non sono delinquentoni come te. Sta attenta che te ne puoi pentire ».
Arrivò un tizio distinto, bene in carne, con un giovanottello mezzo deficiente, dall'aria feroce.
Quello distinto era pure molto gioviale.
« Anche lei politico, naturalmente! » disse appena entrato, stendendomi la mano.
« Ho rubato » dissi.
Rimase sconcertato, con la mano per aria.
«Ma... politicamente? » disse.
« No » dissi. « Non credo. Ho rubato a una banca ».
Quello si incazz[...]

[...]l principio. Adesso me la sognavo, la notte, che ci stavo a letto. Il giorno ci ripensavo. Tutto il giorno e la notte, alla fine, ci stavo a pensare. Ma c'erano di mezzo quelle due porte chiuse. Poi, non sapevo nemmeno se lei stesse ancora là dentro. Poteva essere che se ne fosse andata, senza tornare .a casa. Poteva essere capitata qualche altra cosa.
Non aspettai che la febbre mi fosse passata. Mi alzai una sera verso
LA PORTA 105
le sei, andai in cucina a farmi la barba. Ci avevo le gambe deboli, ma la testa non mi faceva male, anzi mi sentivo leggero.
« Che, mi dái una stirata ai calzoni? » dissi a mia madre.
« Che, stai meglio? Esci? ».
« Vado a fare due passi » dissi.
Per la strada non ci avevo fretta, mi fermavo a guardare le vetrine. Al Pantheon mi misi a sedere sul muretto e guardavo i gatti, di sotto. Non faceva freddo. Mi sarebbe piaciuto di andare ancora un po' a spasso per le strade, aspettare ancora un po', ma oramai ci avevo impazienza. Entrai in un caffè e presi un cognac, poi andai difilato alla casa, entrai nel secondo cortile, davanti alla porta mi fermai senza sapere che fare. La porta era chiusa, come l'avevo lasciata l'anno prima; non c'era nessun segno per capire se Adriana era uscita o no. Tornai sulla strada e mi fermai sul portone a pensare, mi accesi una sigaretta. Dopo tornai e bussai forte con un pezzo di mattone, tre volte. Poi bussai ancora, ma più forte non potevo bussare, sarebbe venuta gente. Aspettai una mezz'ora, con l'orecchio alla porta, ma non si senti nessun rumore. Cercavo di ricordarmi la lunghezza della scala, della cantina, per capire se lei a[...]

[...]oi bussai ancora, ma più forte non potevo bussare, sarebbe venuta gente. Aspettai una mezz'ora, con l'orecchio alla porta, ma non si senti nessun rumore. Cercavo di ricordarmi la lunghezza della scala, della cantina, per capire se lei avrebbe potuto sentire o no. Poi ricominciai a bussare ogni tanto, più forte, approfittando del rumore di qualche camion, delle saracinesche che si chiudevano, nella strada. Prima che chiudessero il portone me ne andai. Tornai a casa e mi rimisi a letto.
Due sere dopo stavo un'altra volta appoggiato al portone di quella casa. Pioveva. M'ero portato delle vecchie chiavi, del filo di ferro, per vedere se mi riusciva dì aprire, ma non s'era aperto. Avevo bussato ancora, ma nessuno aveva risposto. Poi ero andato girando un po' per le strade finché non aveva cominciato a piovere. Adesso stavo riparato sotto il portone e guardavo il selciato bagnato, la gente che passava con gli ombrelli. Di fronte al portone c'era una macelleria, si vedevano i manzi appesi, la segatura per terra, una che stava alla cassa e ogni[...]

[...]li » disse Don Aldo rivolto a me, « é giornalista. E da buon giornalista vuole andare a fondo di ogni questione. E fa bene! Lo spirito del giornalismo é un po' come quello della religiosità, quando sia illuminato dalla 'fede ».
Il discorso non pareva molto chiaro, ma sembrò che il dottor Micheli lo apprezzasse e anche il sergente italiano annui con la testa. La ragazza col pettone s'era appoggiata coi gomiti sul tavolino per sentire meglio. Guardai Adriana, ma non pareva che ci trovasse niente di straordinario, anzi entrò pure lei nella conversazione.
« Anche mio... il mio amico, qui, ha lavorato in un giornale » disse. «Ah, un collega! » disse il dottor Micheli, ma non pareva molto convinto. Però si alzò e mi dette la mano.
« Permette? » disse. « Dottor Micheli ».
« Piacere » dissi.
Adriana » dissi, « io devo andare via, mi accompagni? ».
«Non prenda freddo, signorina » disse il dottor Micheli. « Si metta almeno qualcosa sulle spalle ».
«No, lo accompagno solo fino alla porta ».
Vidi l'americano che ci veniva appresso; voleva tr[...]

[...]ure stupido, ma era sempre meglio di adesso, di come sei ridotta adesso... tu ».
Ricominciai a salire e la lasciai in basso che rideva. Mano mano che saliva era una risata sempre più forte, quando fui in cima era un urlo che riempiva tutta la scala. Poi fini e sentii la porta che si richiuse.
Per la strada faceva freddo, tutti i negozi erano chiusi. Camminai un pezzo per le strade intorno al Pantheon, poi mi pare che voltai per l'Argentina e andai verso il fiume. Poi tornai indietro e non so dove
110 FRANCO LUCENTINI
andai, fino quasi alla mattina. Al primo caffè che trovai aperto entrai, chiesi un caffè doppio.
Mi accorsi che era il Caffè Notturno quando vidi quello appoggiato al banco che si alzava e mi veniva incontro.
« A questo, il caffè glie lo diamo noi » disse.
Quella notte non pare che avessero ammazzato nessuno, perché al carcere non ci restai nemmeno due mesi. Dopo però mi dovettero mettere all'ospedale per un altro po' di tempo e ci ebbi maniera di mandare avanti la domanda per la residenza, con certi soldi che m'aveva trovato mia madre.
Quando tornai da Adriana la cantina era piena di gente. St[...]

[...]ebbi maniera di mandare avanti la domanda per la residenza, con certi soldi che m'aveva trovato mia madre.
Quando tornai da Adriana la cantina era piena di gente. Stavano seduti sulle casse svuotate o per terra, appoggiati al muro. Il prete e il dottor Micheli, con altri due, stavano al tavolino e pareva che ci avessero fatto una specie di ufficio. Mia sorella stava seduta pure lei sopra una cassa, con due americani. La strappai dalla cassa e andai dritto dal prete, tenendola per un braccio.
« Che le avete fatto? » dissi.
Agguantai il prete pel collo e li scrollavo tutti e due, lei e il prete. Il dottor Micheli s'alzò e se ne voleva andare.
« Stai li » dissi. « T'ammazzo ».
Le lasciai il braccio e la presi per una mano.
« Che t'hanno fatto? » dissi. « Questo bagarozzo che ci ha fatto, qui sotto? La missione? La parrocchia? Tutti questi altri perché ce l'hanno chiamati? Per spartirsi meglio la roba? Per averci i testimoni a scarico? ».
Guardai il letto che pareva mezzo sfasciato.
«A te pure ti si sono spartita, eh? » dissi. «Tutti[...]

[...]ete fatto? » dissi.
Agguantai il prete pel collo e li scrollavo tutti e due, lei e il prete. Il dottor Micheli s'alzò e se ne voleva andare.
« Stai li » dissi. « T'ammazzo ».
Le lasciai il braccio e la presi per una mano.
« Che t'hanno fatto? » dissi. « Questo bagarozzo che ci ha fatto, qui sotto? La missione? La parrocchia? Tutti questi altri perché ce l'hanno chiamati? Per spartirsi meglio la roba? Per averci i testimoni a scarico? ».
Guardai il letto che pareva mezzo sfasciato.
«A te pure ti si sono spartita, eh? » dissi. «Tutti quanti o solo il comitato? E la roba tua se la sono spartita questi quattro, no? ».
Mia sorella non disse niente. Guardava da una parte e 'cercava di liberare la mano. Il prete, quando vide che lei stava zitta, con uno strattone si liberò e si alzò in piedi.
« Se lei crede di doverci rivolgere degli appunti per quel che riguarda la distribuzione » disse, « può esaminare il registro e parlare liberamente con tutti i nostri assistiti. La invito, in ogni modo, a valersi di modi più civili. Per ogni altra [...]

[...]ripetersi incidenti ».
«Non é un affare da nulla» continuò sorridendo rivolto al corn missario, «tenere a bada tutti questi figlioli! Ma sono tutti buoni figlioli, mi creda, anche i più discoli, in fondo in fondo. E poi c'è anche delle gran brave persone, sa ».
112 FRANCO LUCENTINI
« Ah, si » disse quello, intenerito. « Tu » disse a me, « adesso vatti a mettere in fila per il latte. Poi ci avremo tempo di discorrere ».
« Sergente », chiamò, «dài un gavettino pure a questo ».
Il sergente mi mise in mano una scatoletta di carne vuota, con una galletta.
« Stai qui in fila » disse.
« Allineàti! » disse.
« Anche le donne! » disse alla ragazza col pettone, che oramai stava pure lei coi proletari e cercava di passare avanti come se ci avesse avuto ancora qualche diritto.
Un'altra, che era . incinta, stava da una parte.
« Lei torni pure a sedersi, signora Bertozzi » disse il sergente. « Le farò portare là la sua razione ».
Intanto quelli che stavano al tavolo s'erano fatti apparecchiare e aspettavano che la donna al fornello avesse fi[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Dài, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Ahi <---Ecco <---Già <---Lei <---Perché <---Più <---Storia <---siano <---A San Silvestro <---Accendi <---Accettò <---Ahé <---Aldo Oberdorfer <---Alla <---Allegre <---Allineàti <---Allò <---Almeno <---Amore mio <---Andate <---Andiamo <---Appòggiati <---Army Ration <---Army Ration C <---Arrigo Boito <---Arrivabene <---Arriverò <---Arrivò <---Aspettiamo <---Aspetto <---Atto da Falstaff <---Atto del Simon Boccanegra <---Autobiografia <---Baraonda del Concertato <---Basta <---Batté <---Bellai <---Bellissimo <---Bertozzi <---Boito <---Borino <---Bruno Barilli <---Bumba <---Buscoletta <---Caffè Notturno <---Cantabile <---Canzoni Ariette <---Cara Adriana <---Carlo Graziosi <---Caro Boito <---Caro Maestro <---Carrara-Verdi <---Carteggio <---Caso <---Certe <---Certissimamente <---Certo <---Chiamò <---Ciao <---Cinque <---Cioccolatte Voi <---Cioé <---Ciò <---Cocoa <---Come <---Come Quickly <---Cominciò <---Comme Vous <---Comprane <---Corriere della Sera <---Corsaro <---Corsi da Adriana <---Cosa <---Cosi <---Così <---Credi <---Credo di Jago <---Da Shakespeare <---Davanti <---Del Duca di Norfolk <---Del resto <---Der Rosenkavalier <---Di Boito <---Dico <---Dietro <---Dirai a Giulio <---Diritto <---Don Aldo <---Don Pasquale <---Donazione Albertini <---Dormirò <---Dottor Micheli <---Duettino Fan <---Eccomi <---Eleonora Duse <---Estetica <---Evaporated Milk <---Fai <---Falstaff <---Falstaff Verdi <---Farmacia <---Fatene <---Fenton <---Finale <---Finale Terzo <---Finirò <---Fisica <---Forza del destino <---Francis Hueffer <---Franco Faccio <---Franco Venturi <---Frank Walker <---Fumò <---Fuori <---Gabriele Adorno <---Galantuomo di Sant <---Gazzetta Musicale <---Ghislanzoni <---Gianni Schicchi <---Giulio Ricordi <---Giuseppe Giacosa <---Giuseppina Pasqua <---Giuseppina Strepponi <---Giuseppina Verdi <---Giò <---Gran <---Gran Consiglio <---Grazie <---Guardandola <---Guerrina Fabbri <---Gàje <---Hai <---Ho lavorato poco ma qualche cosa ho fatto <---Ho rubato <---Ieri Boito <---Il disgelo <---In ogni modo <---Infine <---Insomma stai sistemata benino <---La Lettura <---La casa <---La notte <---La sera <---Lascio <---Le Ave Marie <---Lietissimo <---Logica <---Luigi Albertini <---Ma Giuseppina <---Ma mi <---Manzoni <---Marcello Conati <---Maria Piave <---Mario Medici <---Massimo Mila <---Medici nella Prefazione <---Mese <---Mi pare <---Mignottona <---Milanesi <---Misovulgo <---Mistrá <---Molte Ave Maria <---Montecatini <---Mugnone <---Musicologia <---Nannetta <---Nervi <---Nesso <---Niente <---Non avere paura <---Non lo so <---Non mi fare male <---Non parlare <---Non sei stupida <---Non so che dire <---Non sono scocciato <---Norfolk <---Noseda <---Nozze di Figaro <--- <--- <---Oddìo <---Paolo Albiani <---Pare <---Passano <---Permettetemi <---Però <---Pezzo <---Piave Verdi <---Pideale <---Pierluigi Petrobelli <---Piero Nardi <---Pii <---Pinsulto <---Povera <---Povero Otello <---Pratica <---Premi Mattioli <---Prendendole <---Prendimi <---Pria <---Prima Parte <---Pure <---Questo Falstaff <---Ration C <---Resta <---Restò <---Ricominciò <---Ricordi <---Ricordi a Verdi <---Riuscì <---Rizzerà Parte <---Safety Matches <---San Gallicano <---Sarà <---Scala I <---Scaldò <---Schake <---Schakespeare <---Schakspeare <---Se Verdi <---Seguitò <---Sei <---Senti <---Sergio Steve <---Shakespeare <---Shakspeare <---Sheaspeare <---Singolarissima <---Sistemò <---Soldi <---Solerà <---Sulla <---Tamagno <---Teatro Manzoni <---Times <---Tito Ricordi <---Todeschini <---Tornaghi <---Tornerò <---Torno <---Tornò <---Tu sei sempre acuto <---Turchi <---Uhà <---Va bene <---Vado <---Vaffarista <---Vatto <---Verdi <---Verdi Strepponi a Ricordi <---Verdi a Milano <---Verdi a Sant <---Verdi-Boito <---Verdi-Ricordi <---Viene <---Vindsor <---Voltò <---Windsor <---abbiano <---avvenirismo <---avveniristi <---barista <---boitiana <---boitiane <---dannunziana <---dannunzianesimo <---dell'Adriana <---dell'Eucaristia <---economista <---falstaffiana <---fascismo <---interviste <---italiana <---italiani <---italiano <---lista <---mecenatismo <---modernismo <---musicista <---musicologia <---operista <---ostracismo <---passatista <---psicologica <---rossiniana <---shaesperiano <---shakespeariana <---shakespeariani <---speariana <---verdiana <---verdiani <---verdiano



Modalità in atto filtro S.M.O.G+: CORPUS OGGETTO

visualizza mappa Entità, Analitici e Records di catalogo del corpus selezionato/autorizzato (+MAP)




Interfaccia kSQL

passa a modalità Interfaccia kSQL