Brano: LA CRISI DELLA PARROCCHIA IN ITALIA .
L'affermazione clamorosa e, si può ben dire, imprevista delle forze cattoliche nelle competizioni elettorali del '46 e del '48 — affermazione che, per la prima volta nella storia d'Italia, le portò a imporre al paese un governo confessionale — ha sollecitato un fervore di ricerche e di studi di carattere storicoreligioso di cui le opere d'un Jemolo e d'un Jacini, d'uno Spadolini e d'un De Rosa rappresentano soltanto l'avanguardia. Tutti questi notevoli contributi vertono però prevalentemente sull'azione politica svolta dalla S. Sede o sull'organizzazione delle fo[...]
[...]orosa vitalità della giovane iniziativa. E nonostante l'accusa di parrochismo gettata da alcuni autonomisti, l'A.C.I, non si staccò più dal sistema delle cellule ecclesiastiche: anzi oggi più che mai (lo si vedrà più avanti) é dalla cura
(1) G. DE ROSA, L'Azione Cattolica. Storia politica dal 1894 al 1904, Bari, Laterza, 1953, pp. 98,135, 155.
(2) « I Congressi e l'organizzazione dei cattolici in Italia », in Nuova Antologia, 16 ott. 1897.
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parrocchiale che muove il suo nuovo movimento di conquista religiosa del paese.
Effettivamente la parrocchia è così essenziale alla Chiesa come la cellula al corpo. La Chiesa potrebbe perdere in un sol istante tutti i suoi ordini religiosi senza subirne un contraccolpo fatale. La dissoluzione dell'istituto parrocchiale — nei suoi elementi costitutivi, s'intende, non solo in qualche modalità accessoria — equivarrebbe, invece, alla sua morte. La Chiesa stessa, del resto, non è forse l'ingrandimento di quella prima comunità parrocchiale inauguratasi nel Cenacolo d[...]
[...]arrocchia, divenne un'insegna di battaglia e il nucleo della fanteria cittadina. Creazione spontanea o meno e centro propulsore della stessa vita civica o no, la parrocchia ebbe il merito, anche nei secoli più ferrigni, d'aprire scuole gratuite, di raccogliere vecchi e ammalati, di organizzare la carità (come nelle matricole, che erano vere e proprie corporazioni di poveri), ecc.
Più tardi, al tempo della diffusione degli Ordini mendicanti,
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l'Italia conobbe un curioso episodio di parrocchismo. Per reagire all'invadenza dei nuovi venuti, il clero secolare si armò d'una « costituzione parrocchiale» per cui ogni fedele non solo era obbligato a ricevere nella propria parrocchia il battesimo, la comunione pasquale, il matrimonio e la sepoltura, ma doveva anche assistervi alla messa festiva e richiedervi la confessione annuale a Pasqua. Bonifacio VIII e il Concilio di Vienna, sotto Clemente V, spezza rono la rigidità della u costituzione », ma anche per la parrocchia fu soprattutto il concilio di Trento [...]
[...] avrebbe costituito patrono di tutti i parroci) egli sembrò voler raccogliere dal predecessore Pio X la bandiera di combattimento. E quello ch'egli fece, anche solo in Italia, per lo sviluppo e la dotazione delle parrocchie, dimostra la concretezza dei suoi propositi. Sin dai primi anni del suo pontificato, infatti, egli organizzò per il meridione la costituzione di case parrocchiali che risolvessero una volta per sempre la piaga del u prete
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in famiglia» che affliggeva quelle regioni. Poi nel 1930 fondò l'Opera per la Preservazione della Fede e la provvista di nuove Chiese in Roma che nei soli sei primi anni di vita creò 33 nuove parrocchie con chiese proprie e oltre 60 opere ausiliarie stabili (scuole di catechismo, asili d'infanzia, case del giovane, ecc.), senza contare le cappelle sussidiarie sparse nella periferia e nell'Agro Romano. L'impostazione decisamente parrocchiale dell'A.C. é inoltre da rivendicarsi a lui, che dell'A.C. ufficiale fu del resto il riconosciuto fondatore. Negli ultimi ann[...]
[...] non ha riscontri in nessun altra organizzazione laica similare Oltre all'Azione Cattolica con tutte le sue sezioni e sottosezioni (e basterebbe da sola a riempire la vita d'un parroco e dei suoi coadiutori) ricorderemo i Terz'Ordini (premonstratese, domenicano, francescano, carmelitano, degli. Eremitani di S. Agostino, dei Minimi, dei Servi di Maria, dei Trinitari), le Confraternite (sodalizi eretti per l'incremento del culto pubblico: ogni
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parrocchia deve avere almeno quelle del SS. Sacramento e della Dottrina Cristiana), le Pie Unioni (Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli, Opere della Propagazione della Fede, Leghe di Perseveranza, Apostolato della Preghiera, Opera della Regalità di N.S.G.C., Buona Stampa, Congregazione delle Figlie di Maria, Amici dell'Università del S. Cuore, ecc. ecc.). E tra le Opere Parrocchiali, cui va ben altro che un'assistenza periodica: l'Asilo Infantile, gli Oratori maschile e femminile (con saloni per il cine e il teatro), le Scuole Serali, la Biblioteca Parrocchiale, [...]
[...]sso é sempre tale da riempire ad usura la giornata d'un curatore d'anime e dei suoi collaboratori ecclesiastici e laici, e aiuta a comprendere non solo la potenza di cui dispone la Chiesa nei suoi organi periferici qualora un pericolo la spinga a stringere in fascia tutte le sue forze, ma anche il perché del reiterato allarme lanciato in questi ultimi anni da molti vescovi e recentemente dallo stesso Pontefice (5) per salvare la parrocchia dalla crisi insorta a minacciarla proprio nel momento della sua massima espansione ed efficienza. E forse il dramma interno più appassionato che la Chiesa stia oggi vivendo. Val quindi la pena di analizzarlo puntualmente.
LA CRISI NELLE SUE CAUSE E NELLE SUE PROPORZIONI
Non possiamo per?, evidentemente, diffonderci qui sulle insufficienze religiose vere e proprie della parrocchia: sul dramma, cioè, del suo culto e dei suoi riti sempre più incomprensibili e impopolari,
o su . quello dell'evangelizzazione mediante l'istruzione catechistica sempre più abbandonata e la predicazione sempre più ipertrofica,
o sull'altro della preparazione, troppo borghese, dei sacerdoti al ministero parrocchiale. Sono problemi eccessivamente vasti e corn
, (5) v. i discorsi ai Quaresinialtisti e ai Parfoci di Rama del 1951 e 1952.
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[...]chia, fuorescono però dal vero e proprio problema della sua funzionalità come organismo specifico, e gli debbono quindi essere presupposti.
Altra cosa invece é riconoscere che il diritto canonico attuale tutela inadeguatamente la parrocchia dalle interferenze di altri organismi ecclesiastici svolgenti la loro attività nel suo ambito. Non aveva difficoltà a riconoscerlo lo stesso card. Piazza., patriarca di Venezia, in un articolo del 1948 sulla crisi appunto della parrocchia: «Oggi molte nuove vite non rinascono al fonte battesimale della parrocchia, ma nelle cliniche e nei brefotrofi; oggi la comunione pasquale si può fare dovunque, perfino ad altari improvvisati in locali di lavoro, e lo stesso primo incontro eucaristico, che ha tanto peso nella educazione del fanciullo, avviene per molti, anziché alla mensa parrocchiale, in collegi e luoghi di educazione talvolta solo di circostanza; oggi si esige non di rado che il rito matrimoniale, da cui s'inizia una nuova famiglia, venga celebrato lontano dalla famiglia parrocchiale, in cappelle p[...]
[...]elle pratiche del culto quelle persone che altrimenti non andrebbero nella parrocchia. Rappresentano un rimedio ad un male veramente esistente. Ecco quindi perché la Chiesa le loda, le favorisce, le promuove, come per gli infermi si aprono le buone case di salute. Resta però fermo che in linea normale, come la vita dell'individuo si svolge nella famiglia, così quella del cristiano si sviluppa soprattutto nella rispettiva Parrocchia » (8).
(6) « Crisi della Parrocchia moderna », in L'Ass. Eccl. 1948, VI.
(7) « La Comunità Parrocchiale », ivi, 1948, IV.
(8) Dalla Pastorale per la Quaresima del 1948 sulla « missione della P. ».
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La crisi della parrocchia tuttavia non coincide con le deprecate interferenze, ma si allarga ai difetti per eccesso o per difetto delle sue delimitazioni topografiche e giunge sino all'incapacità o alla difficoltà di reazione di fronte alle mutate condizioni sociali e religiose del paese.
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T1 primo fattore la disfunzione delle divisioni territoriali —
é evidente soprattutto in due fenomenilimite: la sopravvivenza di trappe « parrocchie onorarie > (o nei centri di città fitti soltanto di banche, aziende, uffici, rappresentanze, ecc. e quasi completamente sprovvisti di popolazione stabile — o tra[...]
[...]ar le chiese e le cappelle secondarie del centro, la differenza tra il numero degli edifici di culto situati entro la vecchia cerchia e quelli esterni é di una sproporzione impressionante. E, si sa, la ra
(9) La Spezia, Pola e Taranto, porti militari; Savona, Bari, Brindisi e Fiume, porti commerciali; Sesto San Giovanni, Legnano, Lecco e Varese, centri industriali; Merano, stazione climatica; e Torre Del Greco, limitrofa d'una grande città.
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rità delle chiese (ossia delle parrocchie) è direttamente proporzionale al numero dei fedeli che vi sono aggregati. Nei casi migliori,
il rimedio segue sempre il male, non lo previene; più spesso poi la mancanza di mezzi convince a soluzioni provvisorie o a compromessi che, invece di ritardare, finiscono per precipitare la crisi anzidetta.
Per esemplificare, il caso di Roma non è il meno significativo. Nel 1823 — è inutile spingersi troppo indietro nel tempo, nel
sec. XIV ad es., quando Roma aveva non meno di 261 parrocchie, che nel sec.. XVI erano ancora 132 —, nel 1823 la città toccava appena i 138.000 abitanti ed essi erano distribuiti in 81 parrocchie, con la media di 1680 anime per parrocchia. Una media anche troppo confortevole all'apparenza, ma che, in realtà, nascondeva delle sperequazioni molto sensibili. Infatti, 10 parrocchie *avevano meno di 500 anime,, 19 non arrivavano a mille, 43 oscillavano tra le m[...]
[...]XII perciò venne nella determinazione, che attuò nel 1824, di ridistribuire la città in 44 sole parrocchie, elevando bensì la media d'anime a 3147 per parrocchia, ma senza piú sperequazioni e assicurando da 3 a 5 sacerdoti per ciascuna. In queste condizioni la cura d'anime tornava ad essere ideale. La situazione rimase press'a poco stazionaria per mezzo secolo. Con l'occupazione italiana del '70 e l'elevazione della città a capitale d'Italia, la crisi di crescenza scoppiò, come é noto, tragicamente. Per quel che ci riguarda, basterà dire che, sul principio del novecento, quando la popolazione toccava già il mezzo milione d'abitanti, si davano parrocchie (salite nel frattempo a 58) con 40.000 anime, come S. Maria Maggiore, e con 30.000 come S. Giovanni in Laterano, SS. Vincenzo e Aurelio, ecc. (10). Pio X corse ai ripari con opportuni smembramenti. Ma toccò a Pio XI, subito dopo la prima guerra mondiale, ten
(10) Abbiamo ricavato queste notizie dal volume La cura d'anime nelle grandi città di H. Swoboda (prof. di teol. past. all'Univ. di V[...]
[...] nelle altre nazioni europee) al periodo classico del laicismo che ha secolarizzato negli ultimi cento anni la civiltà del nostro continente. Il trionfo della tecnica e del libero pensiero, anzi, ha celebrato i suoi fasti proprio nelle città che in qualche modo sono assurte a simbolo del nuovo umanesimo. L'eteronomia religiosa é stata gravemente ferita nelle élites dalle rivendicazioni del libero pensiero e della morale autonoma; mentre l'in
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dustrialismo, con la diffusione di agi e di strumenti di piacere prima insospettati, ha materializzato soprattutto le masse distogliendole dalle severe meditazioni sull'al di là e sui destini dell'anima che caratterizzano le popolazioni rigidamente cristiane. Il primo treno del regno di Napoli (Napoli Caserta) nel 1830 sostava ancora davanti alle cappelle ed evitava le gallerie per non offrir occasione di peccato ai viaggiatori. Ma ben presto la civiltà della macchina preferì sciogliersi da tutti gli scrupoli sino a proporsi come l'antitesi più completa possibi[...]
[...]Le funzioni vespertine domenicali invece raccoglievano soltanto il 6% della popolazione (« per lo più l'assemblea é costituita da donne [e da donne attempate] »). La stessa percentuale valeva per gli iscritti all'A.C., con netta prevalenza degli elementi giovani sugli adulti.
(12) «La Sociologia religiosa in Italia », in Scuola Cattolica, 1952, IIIII.
(13) Sociologia e Geografia religiosa di una Diocesi, Roma, Pont, Univ. Gregoriana, 1951.
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Queste poche statistiche, anche se scarse, non mancano d'essere eloquenti. Ma é forse migliore la situazione nelle campagne? Un tempo era senz'altro così. Nel 1874 eran solo zelo e preveggenza che ispiravano al segretario generale del I Congresso Cattolico Italiano, Alfonso Rulliani, il proposito di proteggere le zone rurali dall'aggressione dei «rivoluzionari governativi» e che gli dettavano questa pagina pittoresca ed enfatica:
Nella genesi della città noi troviamo il rimorso dell'uomo peccatore che trema allo stormire delle fronde, impallidisce allo spettaco[...]
[...]ci dei grossi centri. Dispersi in mezzo alle campagne, legati alla propria famiglia e fermi agli insegnamenti che ricevono nella loro parrocchia, centro della loro vita profondamente informata a religione, i contadini si sono serbati fin qui quasi immuni dal contagio scettico, irreligioso e antisociale... »; e tali idee lasciava che si ripubblicassero senza aggiornamenti restrittivi nel 1910. Anche prima della guerra del '15, però, i germi della crisi attuale incominciarono a fermentare nel contadino italiano e se ne videro i primi frutti a conflitto concluso. Poi il fascismo sembrò averli completamente disseccati; invece non contribuì che a incubarli sinché la seconda guerra mondiale non li condusse all'incredibile esplosione di cui tutti siamo oggi, in molte plaghe, gli spettatori.
A darne atto basterebbe l'allarme dato dalle autorità ecclesiastiche. Non é esagerazione dire che dalla XXI Settimana Sociale dei cattolici italiani del 1947 al I Congresso Mondiale sui problemi della vita rurale (1951), al Corso di aggiornamento sui problemi[...]
[...]lli per la salvezza della parrocchia nelle zone rurali, che non accenna affatto a diminuire. G. Martinetti scriveva ad es. recentemente (gennaio 1952 e sgg.) sull'autorevole Perfice Munus:
«L'acqua continua a scendere e ora è la volta dei contadini.
«Le campagne si stanno letteralmente scristianizzando. Ecco perché
ho detto: Attenti ai contadini!
(14) citato dal DE ROSA, op. cit., pp. 8788.
(15) Questioni sociali del giorno, Roma, 1910.
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«In Umbria, in Toscana, nelle Marche, in Piemonte, in Romagna e nell'Abruzzo la strage è in piena azione. Vengono a ruota la Lombardia, l'Abruzzo [sic!], la Calabria, e la Sicilia. Ultima verrà la Sardegna. Più resistente il Veneto.
«I parroci che assistono al diradarsi delle masse nelle chiese si illudono pensando che quello debba essere un fenomeno transitorio dovuto al dopoguerra, ai giornali anticlericali, alla politica, ecc.
«No, purtroppo no, è un fenomeno che sarà duraturo e che aumenterà man mano che la tradizione crollerà sotto i colpi della vita mode[...]
[...]a già molto diverso, presentando, tra le malte zone di ancor viva osservanza, parecchie altre zone di indifferenza religiosa, persino nelle campagne. Il qua
(16) in Problèmes missionnaires de la France rurale, Paris, 1945, ridotto in it. Nelle parrocchie di campagna a cura. di G. Barra, Brescia, 1948. — Un'altra divisione é stata proposta da N. Bussi (« Il problema rurale » ne L'Ass. Eccl., 1947, V), ma solo ap parentemente diversa.
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dro odierno é pure diverso dai precedenti: la diocesi non presenta ormai quasi affatto zone di unanime osservanza, ma solo zone di forte o tutt'al più fortissima osservanza, miste a tante altre di in differenza, anche nelle campagne, e ovunque profonde differenze fra i sessi, i gruppi di eta, le classi sociali. Insomma, l'osservanza, un tempo normale, é divenuta il fatto d'una parte della popolazione» (17).
Le statistiche specifiche attestano tra l'altro come nel 1948 su 4922 nati, 30, pari al 6% [sic!], non erano stati battezzati; come su 2506 matrimoni; 15 (0,6[...]
[...]i in gran parte rispettivamente al Medio M., di media pratica religiosa, e al Basso M., di scarsa pratica religiosa. Tale coincidenza sarà meramente causale o non indicherà un'influenza della diversa natura del suolo sulle varietà delle attitudini religiose? Propendiamo per la risposta affermativa, giacché a diverse strutture del
(20) op. cit., p. 138.
(21) op. cit., p. 139.
(22) op. cit., cfr. i dettagli specifici a pp. 52, 79, 91 e 137.
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suolo corrispondono di fatto diversi generi di economia, diversi tenori di vita, che certamente incidono sulla struttura sociale e quindi anche sul fatto religioso» (23).
Il declinante movimento demografico e la crisi dell'istituto familiare sono — sempre secondo il Leoni — conseguenze del diminuito senso religioso. La diminuzione di fecondità nel mantovano è un dato incontestabile (nel quinquennio 19251929: 9565 nati vivi, pari al 24%; nel quinquennio 193034: 8607, pari al 21,6%; nel quinquennio 193539: 8074, pari al 19,9%); e altrettanto quella delle nascite illegittime, dovuta al maltusianesimo e alle pratiche abortive: ((la contrazione dell'indice delle nascite illegittime forse più della denatalità ci sospinge verso la stessa conclusione, che l'allontanamento della pratica religiosa incide negativamen[...]
[...]rgica spinta, anche la vita delle popolazioni rurali. Un mondo nuovo s'é venuto formando, ma alla sua formazione il Cattolicesimo, in quanto forza vitale e plasmatrice della società, é rimasto pressoché estraneo» (25): che non é poco.
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Ma forse le osservazioni piú ghiotte si riferiscono ai rapporti tra la situazione sociale e politica da una parte e la religiosità delle popolazioni rurali dall'altra. Ed entriamo così nel terza aspetto della crisi della parrocchia: quello provocato dall'evoluzione sociale.
Non possiamo qui esporre tutti i dati raccolti dal Leoni a proposito della pratica religiosa nel mantovano secondo le varie classi sociali. Ci limiteremo a quelli relativi all'osservanza del precetto festivo e pasquale ricordando ch'egli suddivide le categorie sociali in sei gruppi: 1) proprietari terrieri, 2) affittuali diretti e mezzadri, 3) salariad e braccianti, 4) industriali e artigiani, 5) operai e 6) impiegati statali, ecc. Per il primo precetto l'osservanza raggiunge rispettivamente la media diocesana del 57, 54, 28, 37, 34[...]
[...]o quella del 66, 55, 35, 43, 35, 66. E cioè: la categoria dei proprietari terrieri si afferma su tutte le altre, seguita immediatamente dagli impiegati, dopo i quali si classificano gli affittuali e mezzadri. Notevolmente distanziati sono gli appartenenti alla quarta categoria (industriali e artigiani), la prevalenza dei quali supera tuttavia quella degli operai, mentre i braccianti e salariati
(24) op. cit., p. 149.
(25) op. cit., p. 150.
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segnano la cifra minima. « In una terra ad economia prevalente
mente agricola commenta il nostro a. — ove gli addetti all'agri
coltura rappresentano i 2/3 della popolazione attiva, il fatto che 1/2 di essi (braccianti e salariati) siano assai poco praticanti, mentre gli appartenenti ad altre condizioni sociali (proprietari e fittavoli) sono del doppio più osservanti, non pue) lasciar dubbi sull'incidenza del fattore `condizione sociale' sul fenomeno religioso. Si sa infatti che nessuna professione, in genere, è più favorevole alla pratica religiosa di quella d[...]
[...] che li il Fronte raggiunse almeno i '2/3 e spesso i 3/4 dei suffragi, mentre nella zona sudorientale é chiaro che il Fronte raggiunse e per lo più superò 1/2 dei voti. Tra l'una e l'altra zona opposte tra loro, si stende il M. M., che raccoglie elementi dell'una e dell'altra, senza confondersi con nessuna delle due. Se proprio si vuol trovargli una rassomiglianza, diremo che la sua situazione politica s'avvicina a quella della sezione orien
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tale dell'oltrePo M.» (28). «Ancora una volta ci troviamo quindi di fronte a solidarietà umane, i partiti politici, che, come le condizioni e le classi sociali, denunciano profondi contrasti, quasi perfettamente corrispondenti per la misura, il modo e la localizzazione ai contrasti riscontrati nella pratica religiosa. Il parallelismo é troppo lampante, le coincidenze troppo numerose e precise perché si possano spiegare senza ricorrere all'interdipendenza dei fenomeni e in modo particolare all'influsso esercitato dalle condizioni politi che che al pari di quelle [...]
[...] per la misura, il modo e la localizzazione ai contrasti riscontrati nella pratica religiosa. Il parallelismo é troppo lampante, le coincidenze troppo numerose e precise perché si possano spiegare senza ricorrere all'interdipendenza dei fenomeni e in modo particolare all'influsso esercitato dalle condizioni politi che che al pari di quelle religiose, subiscono le influenze dell'ambiente esterno... » (29).
Ha scritto il De Rosa a proposito della crisi economica della campagna italiana negli ultimi decenni dell'800: «Nel Medio Evo l'anello di congiunzione tra le due parti, tra il dominio del signore ed il lavoro del contadino, era costituito dall'autorità religiosa, dal vescovo che svolgeva una funzione mediatrice tra i due e proteggeva il contadino dagli arbitrii del signore. Si trattava di una mediazione corporativa tra due classi economiche che vivevano unificate in una stessa concezione teocratica e religiosa della vita. La divisione del lavoro e la separazione dei due poteri, civile e religioso, introdotti dalla «rivoluzione », hanno t[...]
[...], gli indifferenti e i dissidenti della campagna restavano ai margini della vita parrocchiale: non ne uscivano quasi mai completamente e soprattutto non si organizzavano mai contro di essa. Oggi per la prima volta in Italia, il parroco è divenuto pastore d'una sola porzione del suo gregge, da (( uomo di tutti » è stato ridotto a «uomo di parte ».
LE CONTROMISURE
Naturalmente la Chiesa non s'è accontentata di gettare l'allarme a proposito della crisi della parrocchia, ma ha tentato e tenta di fermarla e di vincerla. In Italia, però, questo non è avvenuto con esperimenti tosi vistosi, come ad es. in Francia (dove, d'altra parte, la situazione era assai più grave), bensì con una più ligia conformità alle tradizioni, modernizzando cautamente i metodi sia dell'organizzazione che dell'azione. Invano perciò si cercherebbero da noi o delle originali teologie della parrocchia o dei coraggiosi manuali di pastorale per i parroci. Quanto alle prime, l'unico abbozzo (dovuto al domenicano Spiazzi) è un riecheggiamento d'una tesi di laurea di Adam Jose[...]
[...]nti la tesi del J. dal titolo A modern parish as modelled in the life of the Cenarle, edita a Friburgo (Svizzera) nel 1951.
(32) Noi Parroci, Milano, 1941.
(33) Pratica Pastorale, Vicenza, 1942, e ed.i successive.
(34) Il buon Pastore, Torino, 1944, — Si veda anche Ros. PERENNA, Innovazioni o rinnovamento della Parrocchia?, Como, 1950.
(35) Autori, il Godin, il Loew, il Boulard, ecc.
(36) La Parrocchia e la vita cristiana, Torino, 1936.
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ci (37), e il Chiesa (38), per citarne qualcuno. E Tito Casini, il o poeta parrocchiano `» come lo ha definito Giuliotti, ha scritto sulla Parrocchia un fluido libretto (39). Ma hanno certo giovato molto di più le campagne di studio promosse sull'argomento dall' A. C. in tutte le sue associazioni (40).
Il senso della parrocchia, rialimentato così nel clero e nel laicato credente, ha dato una certo eco al problema e favorito una discreta rinascita della vita parrocchiale. Esso tuttavia non poteva costituire che un'atmosfera propizia all'azione riformatrice: la v[...]
[...]rgomento dall' A. C. in tutte le sue associazioni (40).
Il senso della parrocchia, rialimentato così nel clero e nel laicato credente, ha dato una certo eco al problema e favorito una discreta rinascita della vita parrocchiale. Esso tuttavia non poteva costituire che un'atmosfera propizia all'azione riformatrice: la vera e propria riforma avrebbe invece dovuto estrinsecarsi attraverso l'eliminazione puntuale e metodica delle singole cause della crisi.
Che cosa sia stato fatto a proposito della disfunzione territoriale di molte : parrocchie s'è in parte accennato riferendo, ad es. sull'operosità della Pontificia Opera per la preservazione della fede in Roma. E si potrebbe facilmente sviluppare coi dati relativi alla moltiplicazione delle parrocchie realizzata nei vari centri urbani da Milano a Napoli, da Genova a Bari. Ma che il problema dell'elefantiasi delle parrocchie cittadine, specie periferiche, sia tutt'altro che risolto lo attestano i recentissimi discorsi di Pio XII. Il problema é spesso complicato dalla scarsezza numerica del cl[...]
[...]ro presenza e qualchedun'altro aveva persino osato la costituzione di autentici corpi di parroci o cappellani volanti (con motorizzazione autonoma o spostamenti dal centro diocesano con mezzi normali): ma, si sa, i precursori son sempre rari.
L'utilizzazione del clero insegnante o curiale nelle attività pastorali dei giorni festivi ha invece favorito qualche progresso nella preparazione dei seminaristi alla loro futura vita d'apostolato. Ma
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il problema di una formazione del genere é sempre particolarmente difficile durante il quadriennio dei regolari studi teologici. L'ideale sarebbe di trattenere in seminario, ancora un anno dopo l'ordinazione, i neosacerdoti per un vero e proprio addestramento apostolico. La scarsità del clero rende per() praticamente impossibile persino alle grandi diocesi l'attuazione di questa piano. Qualche seminario la domenica congeda i suoi alunni per la pratica del catechismo e dell'assistenza ai giovani nelle parrocchie cittadine o suburbane: ma la cosa non riesce priva [...]
[...] parrocchie cittadine, s'intende) è un altro problema tattico di molta importanza. Solo in tal modo, infatti, esso potrebbe realizzare quel lavoro organico e disciplinato che può veramente incidere sulla popolazione d'una parrocchia. Ma anche questa prospettiva é tutt'altro che facilmente raggiungibile. Per ora la collegialità si realizza soprattutto nella forma più larga di convivenza nella stessa canonica (in distinti appartamenti).
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Alla crisi di laicizzazione ambientale la parrocchia, sia citta dina che rurale, può opporre soprattutto la vivacità delle sue varie e molteplici .attività apostoliche. (Non esclusivamente, certo, perché le opere e attività profane — come le scuole, i cinematografi, i campi sportivi, ecc. — vanno oltre il puro e semplice lavoro apostolico). S'è già detto del cambiamento notevole tra la parrocchia di 50 anni fa e quella attuale: notevole nei quadri e nell'impostazione del lavoro. Ma anche negli effetti raggiunti ? In proporzione, certo, no. Non di rado, anzi, i quadri d'una parrocchia finiscono per esser[...]
[...]o. Ma la sua maggior modernità e vivacità la salvaguardano ancora dal finire come le altre associazioni. Se essa comunque ha dato e in parte ancor dà alla parrocchia, dalla parrocchia ha pur ricevuto. E non solo la solidità della sua organizza zione capillare, quanto e soprattutto il terreno sperimentale delle sue attuazioni. In questa luce mi sembrano particolarmente significativi alcuni criteri di cc Orientamento nell'Apostolato Parrocchia
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le» fissati dagli Assistenti centrali degli Uomini Cattolici nel 1948 (42), per l'attuazione di questo preciso programma: «l'Associazione sia lo specchio, la fotografia della Parrocchia e ne rifletta, per quanto possibile, la fisionomia. Ci() vale particolarmente in ordine all'età dei soci, alla loro cultura, alla loro posizione sociale, alla loro ubicazione nella parrocchia ». Quanta all'età, essi lamentano che «nel numero complessivo dei soci si nota una prevalenza in proporzione. — degli elementi anziani. Anzi, in una impressionante statistica, compilata alc[...]
[...]to è fratello; la Chiesa è una famiglia))!; una rievangelizzazione inoltre accompagnata ad una rivalorizzazione della liturgia fondamentale e integrata da una bonifica umanistica del rurale mediante scuole professionali, che ne aprano l'intelligenza, gli insegnino le condizioni igieniche del lavoro, gli parlino del problema della casa, ecc.
(43) « La Parrocchia del marciapiede », ivi, 1948, VI.
(44) «Umanesimo rurale », ivi, 1947, VIIVIII.
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Un programma, come si vede, ma anche quasi soltanto un programma. Tuttavia le avanguardie dell'A.C. si sono spinte anche nel mondo rurale. Nel solo settore femminile son state fondate dall'Unione Donne le Associazioni rurali nel cui seno lavorano le a Rurali Militanti» (le attiviste dell'apostolato capillare). Si sono poi organizzate squadre di volontarie del «catechismo» (che visitano periodicamente le frazioni, i casolari dispersi, ecc.). Ma i risultati migliori sono stati ottenuti, sul piano religioso, con le Missioni campestri e, su quello socialeculturale, [...]
[...] 11, il professionista di risolvere gli imbrogli della vita civile, e tutto questo non in una maniera frammentaria e saltuaria, ma organica, continua e fraterna. Che siano tutti a dare del loro tempo e del loro denaro perché la famiglia della parrocchia possa sentirsi veramente tale: che sia un'azione
(45) v. in proposito L. CivARn1, « La Parrocchia e l'azione sociale », ne L'Ass. Eccl., 1948, VI.
(46) C. ZUCCARO, in Vita Sociale, 1951, I.
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totale di tutti i suoi membri, che impegni per prima cosa ad eliminare la miseria nera dei fratelli. Il F.A.C. (insomma) non é una raccolta di soldi, non è un'altra opera o una delle tante opere, ma é la mobilitazione di tutta la parrocchia per la battaglia della rieducazione pratica ed organizzata della massa del papalo cristiano al precetto di Gesù ».
Un programma indubbiamente integralista e massimalista di grande interesse, ma che, al banco di prova della realtà, ci pare debba sollevare delle difficoltà quasi insormontabili. Una metodica esperimentazione, t[...]
[...]massimalista di grande interesse, ma che, al banco di prova della realtà, ci pare debba sollevare delle difficoltà quasi insormontabili. Una metodica esperimentazione, tuttavia, potrebbe tentare di renderlo mena utopistico e più accessibile. E farlo divenire, con l' A. C. nel campo dell'apostolato puro, il secondo motore fondamentale dell'istituzione parrocchiale.
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Abbiamo appena accennato sopra, decisi a non trattarne, tra
le cause della crisi della parrocchia, l'aridità dell'azione religiosa vera e propria che vi si attua: e specialmente l'aridità del culto liturgico che ne é al cuore. Ma non possiamo rinunciare a questo punto di dirne qualcosa, al ricordo soprattutto degli esperimenti francesi che, proprio sul riaccostamento del popolo alla preghiera liturgica, fanno leva per una più vitale riforma della comunità parrocchiale. Naturalmente non si tratta di aumentare il decoro e il fasto delle funzioni: le statistiche fatte in Francia hanno dimostrato che esse non tediano meno di quelle manomesse l'uomo moderno, e specialmente l'o[...]
[...]detto può bastare, se pure non è persino esuberante. Tanto più che il lettore sarà ormai soprattutto ansioso che si passi alle conclusioni. Ma su di esse non ci attarderemo, perché non sembri che si voglia imporre una valutazione soggettiva quando il vaglio obiettivo dei dati mette chiun que in grado di far benissimo da sé. Poiché tuttavia non ci par lecito sbrigarci col solito (( messo t'ho manzi », diremo che un raffronto tra il panorama della crisi e quell'o della restaurazione della parrocchia in Italia ci sembra che si chiuda in netto vantaggio della prima. La redistribuzione territoriale e logistica delle parrocchie é, infatti, da noi, un'intrappresa ancor troppo morosa; la loro vita
(47) cfr. F. TONOLo, Parrocchia e Liturgia, Roma, 1949; e, come es. di qualche realizzazione pratica, G. BEVILACQUA, «La Vigilia Pasquale in un centro periferico», ale L'Ast. Eccl., 1952, III, pp. 174 segg.
LA CRISI DELLA PARROCCHIA IN ITALIA 81
comunitaria, nella maggior parte dei casi, introflessa e chiusa, rivelando solo nel campo sociale una notev[...]
[...]ll'o della restaurazione della parrocchia in Italia ci sembra che si chiuda in netto vantaggio della prima. La redistribuzione territoriale e logistica delle parrocchie é, infatti, da noi, un'intrappresa ancor troppo morosa; la loro vita
(47) cfr. F. TONOLo, Parrocchia e Liturgia, Roma, 1949; e, come es. di qualche realizzazione pratica, G. BEVILACQUA, «La Vigilia Pasquale in un centro periferico», ale L'Ast. Eccl., 1952, III, pp. 174 segg.
LA CRISI DELLA PARROCCHIA IN ITALIA 81
comunitaria, nella maggior parte dei casi, introflessa e chiusa, rivelando solo nel campo sociale una notevole facoltà di ripresa; la vita religiosa propriamente detta, infine, è proprio quella che accusa i deficit più gravi. Con questo non si vuol minimamente disconoscere gli sforzi compiuti dall'alto e dal basso clero per una riforma .adeguata dell'istituto parrocchiale. Le buone volontà non sono davvero mancate, ma i risultati sono stati piuttosto mediocri sia per lo sproporzionato aumento dei nuovi bisogni e per le reMore frapposte dai vecchi metodi e mezzi,[...]