Brano: [...]preparazione. Che si provenga, infatti, dalla via Gorki e dalla piazza della Rivoluzione, che si giunga dalla piazza Manejnaïa, ad essa si sale. (Una fatalità da leggenda? Anche Mosca è costruita su sette colline). L'immensa spianata si apre allora all'occhio, con la grandezza di una cosa conquistata.
Sulla fiumana dell'asfalto, risorge improvviso ciel che da secoli sta: le mura merlate, le torri e le guglie, le chiese e i bulbi sfavillanti del Cremlino. A Sud, le zucche che si bilicano sulle torri della chiesa del Beato Basilio, a girotondo, esasperandone i lobi, gli occhi, le verruche di maiolica splendente, distaccano il cielo dal dorso della piazza. Dietro quelle cupole tortili, il pesante cielo moscovita dirada e sprofonda. Le nuvole galleggiano, portate al largo e lontane.
La prima acutissima sensazione che l'esserci nella Piazza Rossa, dà, è di respirare un tempo remoto.
Sopra la cintura merlata, le torri del Cremlino si avvicendano, le cuspidi a scudo di sé, scagliate di bronzo. Richiamano con forza irresistibile altre battaglie, a[...]
[...] bilicano sulle torri della chiesa del Beato Basilio, a girotondo, esasperandone i lobi, gli occhi, le verruche di maiolica splendente, distaccano il cielo dal dorso della piazza. Dietro quelle cupole tortili, il pesante cielo moscovita dirada e sprofonda. Le nuvole galleggiano, portate al largo e lontane.
La prima acutissima sensazione che l'esserci nella Piazza Rossa, dà, è di respirare un tempo remoto.
Sopra la cintura merlata, le torri del Cremlino si avvicendano, le cuspidi a scudo di sé, scagliate di bronzo. Richiamano con forza irresistibile altre battaglie, altre paure, altre minacce, quelle dei nomadi polòvcy gettati all'assalto, delle orde tartare. Terrore, saccheggio, desolazione e difesa, il mondo impressionato dalle antiche cronache, dal Canto delle schiere di Igor, il mondo dell'infanzia selvaggia della vetusta 'Rus.
Il colore del sangue e del ramarro sono rappresi per l'intera piazza. Il chiarore del cielo li esalta, un falò che brucia da secoli. In lontananza, ardono mitemente i bulbi metallici delle tre chiese più antiche [...]
[...] nomadi polòvcy gettati all'assalto, delle orde tartare. Terrore, saccheggio, desolazione e difesa, il mondo impressionato dalle antiche cronache, dal Canto delle schiere di Igor, il mondo dell'infanzia selvaggia della vetusta 'Rus.
Il colore del sangue e del ramarro sono rappresi per l'intera piazza. Il chiarore del cielo li esalta, un falò che brucia da secoli. In lontananza, ardono mitemente i bulbi metallici delle tre chiese più antiche del Cremlino. La luce ne cava uno sfavillio di miele, il sole dischi e aureole.
58 ARMANDA .GUIDUCCI
Fra fortezze e chiese, l'ibrida potenza del medioevo russo può ancora scatenare il fiato vivente dei suoi spazi, intatto e robusto.
Ma ecco che dall'ammattonato delle mura di cinta del Cremlino distinguete la scalea di granito rossastro che squadra il Mausoleo di Lenin. L'intera parete che lo fronteggia dal lato opposto della spianata, e che aguzza suoi tetti dietro un filare di platani, dà nel liberty,
un grande magazzino. L'edificio di un mattone cupo, a torrette e pinnacoli, che vi sta alle spalle, a spartiacqua fra il traffico delle piazze Manejnaïa e della Rivoluzione é, vi rendete conto, non meno recente, il Museo di Storia. Là hanno imbalsamato il sonno mortale di Lenin. Là, giacciono nelle teche delle vetrine pesci e aringhe disseccati e affumicati e s'accatasta, a piramidi[...]
[...] più ti sembra irreale. Il Grande Palazzo é sotto i tuoi occhi. Guardalo, da tutte le parti; arriva fin sul ponte che attraversa la Moskva, dietro il Beato Basilio, per scoprirne la lunga ordinata facciata giallina che affaccia al fiume; osservane tutti i particolari — é vertiginosamente lontano. Qui Stalin si adirava contro i suoi « gattini ». Qui, si raduna il Soviet Supremo delle repubbliche socialiste sovietiche.
Dentro le mura di cinta del Cremlino sono state calcinate le ceneri dei grandi comunisti caduti per la Rivoluzione. Nonostante il loro carico umano, intorno al Gran Palazzo le mura si drizzano aggressive, ritornano ad essere quello che sono sempre state: la cinta difensiva e minacciante d'una cittadella del potere.
In un punto delle mura, verso Sud, sì apre un passaggio. È la porta del Salvatore, vi passavano gli Zar. La custodiscono una sentinella dell'Armata Rossa, e un semaforo. Quando il rosso accende quel semaforo, il traffico sull'immensa piazza si congela. Chi si trova a pas
(1) Questi versi, e i seguenti citad nel test[...]
[...]ini, kazakistani, usbechi, armeni, cittadini d'ogni repubblica, contadini, operai e militari, sovietici e cinesi, stranieri. Molti cinesi nel corteo, militari e intere famigliole, le donne con in collo i loro bimbi dagli occhi di mandorla immensi.
62 ARMANDA GUIDUCCI
A passi brevi e in silenzio, in un funerale eterno, finalmente si raggiunge la facciata del Mausoleo.
Quasi sotto la torre Spasskaïa, la più grande e la più bella sulla cinta del Cremlino, il Mausoleo discende per forti gradienti di granito rosa intenso dal tempietto, che lo corona, fino al livello della piazza. Benché opera dello Schoussev, un professore d'accademia, le sue proporzioni rifuggono dalla statura retorica. Certamente, gli giova il rapporto con l'alto muro del Cremlino che lo sovrasta alle spalle. Allorché Lenin vi fu ospitato, nel 1924, era di legno. (Lo Schoussev si era ispirato ai monumenti funerari dell'età preistorica). Cinque anni dopo, fu tradotto nella fastosità regale del marmo.
La rigida angolatura della scalea che balza verso il basso per blocchi parallelepipedi, impone l'idea della discesa sotterranea, della camera riposta della morte.
Con la sua mole tranquilla, con il suo orologio rotondo, con la stella librata sulla punta, la torre Spasskaïa domina quest'idea, impassibilmente.
(« Come scattano / folli / le lancette sulla Spasskaïa, / dall'[...]
[...]campi di seppellimento urbani? O li rende sufficientemente tranquilli l'idea che all'intero costo del funerale civile provvederà senz'altro lo Stato?
Della morte sovietica non ne sappiamo nulla. In tutti i libri che abbiamo interrogato sull'Urss, la morte é citata solo come « mortalità »: « coefficiente di », o « diminuzione della v. Gli uomini non amano parlarne.
Allorché il tardo pomeriggio spegne gli ultimi fuochi d'oro sulle cattedrali del Cremlino, il Mausoleo chiude i suoi battenti. La sera, sopra di esso, splendono verticali le stelle elettriche accese nelle guglie delle torri. Nella piazza quasi silenziosa, l'anacronismo fra la grande giornata umana dell'Urss, che naturalmente finisce, e la mole che si squadra granitica, si accentua. Prosegue, piú in ombra, il baratto fra la potenza della morte e la potenza dello Stato.
ARMANDA GUIDUCCI