Brano: LA RINASCITA 3
Premesse della unità del movimento sindacale
Per valutare esattamente la portata politica
e storica dell'unità sindacale raggiunta in Italia, sulla base del Patto di Roma, mediante la costituzione dell'unica Confederazione Generale Italiana del Lavoro, è neeessario ricordare la situazione sindacale preesistente al fascismo
e che non era, naturalmente, che uno dei riflessi della situazione politica generale del paese, nella quale fu possibile al faseismo la conquista del potere, malgrado l'opposizione decisa della classe operaia e della grande maggioranza del popolo. Bisogna richiamarsi alla situazione prefascista perchè è certo ehe essa, nelle sue grandi linee, si sarebbe riprodotta quasi automaticamente, nel campo sindacale, se non ci fosse stato il Patto unitario di Roma; come lo ha confermato ciò ehe è avve[...]
[...]del pe
riodo prefascista, non teniamo eonto delle scis
sioni secondarie che si verificarono nell'ambito
del movimento sindacale che possiamo generi
camente definire rosso, come la scissione anar
cosindacalista, l'autonomismo del Sindacato
Ferrovieri e di altre Federazioni e Camere del
Lavoro. Queste scissioni, secondarie nello stesso
campo classista, avevano il carattere d'opposizione all'indirizzo riformista e accentratore della vecchia Confederazione Generale del Lavoro: opposizione che avrebbe potuto (e dovuto) esercitarsi all'interno della stessa Confederazione, attorno alla quale tutti i Sindaeati elassisti, secessionisti od autonomi, non cessavano di gravitare. Del resto, queste scissioni erano, sotto certi aspetti, una espressione della crisi di sviluppo del movimento operaio e socialista moderno ed erano tutte in corso di superamento, giacchè la vecchia Confederazione Generale del Lavoro, tra il 1921 e il 1923, andava gradualmente riassorbendo tutti i Sindacati e parti di essi che se n'erano staeeati in precedenza.
La vera e profonda divisione sindacale, quella che ebbe le più gravi conseguenze per tutti i lavoratori — e che avrebbe potuto averne ancora, e di più gravi — era quella ehe divideva i lavoratori organizzati in due campi distinti e perciò inevitabilmente in lotta tra loro: il campo dei Sindacati rossi (fondamentalmente delle correnti comunista e socialista) e il campo bianco dei Sindacati cattoliei. Era questa, dunque, la divisione fondamentale[...]
[...]e che il fascismo volle esordire, nel campo sindacale, con la creazione di « Corporazioni miste ». composte di padroni e di lavoratori, appunto per realizzare la piena collaborazione di classe, ch'era il nucleo centrale del'e sue «teorie» sociali. Ma poi dovette anch'esso rinunciarvi e creare dei Sindacati separati di padroni e di lavoratori, che i fascisti, per pudore collaborazionista, chiamavano « dirimpettai ».
popolare italiano, sorgeva la Confederazione Italiana dei Lavoratori, che si componeva di 10 Sindacati Nazionali di categoria e di 25 Uffici del Lavoro (questi ultimi corrispondevano alle Camere del Lavoro). Fu questo il periodo aureo anche del sindacalismo cattolico. Fu il periodo in cui i Sindacati cattolici non si limitavano più a predieare la collaborazione di classe, non raeeomandavano più ai propri aderenti di continuare a lavorare durante gli scioperi proclamati dagli altri sindacati. Fu, invece, il periodo in cui anche i Sindacati cattoliei organizzarono e promossero degli scioperi per far trionfare le legittime rivendicazioni d[...]
[...] eoi Sindacati: rossi. In altri termini, i Sindacati cattolici ebbero un notevole sviluppo quando e dove dimostrarono di essere anch'essi arditi ed energici difensori degli interessi dei lavoratori. Questa esperienza è ricca d'insegnamenti!
Il 1921 segna l'apice dello sviluppo di tutti i sindacati liberi italiani. Ecco i dati numerici relativi alle due Confederazioni antagoniste di allora: Confederazone Generale del Lavoro, iscritti: 2.200.000; Confederazione Italiana dei lavoratori, iscritti: 1.178.00, in maggioranza contadini.
Per una esatta valutazione dei rapporti di forza in quell'epoca fra le due Confederazioni, bisogna tener conto di numerose organizzazioni che, pur muovendosi nella grande scia della Confederazione Generale del Lavoro, (quali: l'Unione Sindacale Italiana, il Sindacato Ferrovieri Italiani, la Federazione Nazionale dei Lavoratori dei Porti, la Camera del Lavoro di Genova e provincia e numerose altre Camere del Lavoro autonome), non erano iscritte alla Confederazione stessa. Il Sindacato Ferrovieri vi aderì più tardi nel 1923. Computando gli aderenti alle citate organizzazioni, si può calcolare che il numero degli iscritti al comnlesso dei Sindacati rossi che facevano capo alla Confederazione Generale del Lavoro, nel 1921, slinerasse largamente i tre milioni. Comunque, i dati riportati dimostrano che la divisione nel campo del lavoro era ormai un fatto tutt'altro che trascurabile.
La scissione sindacale cattolica ebbe una presa relativamente debole sulla classe operaia propriamente detta dei grandi centri industriali, ma aveva assunto vaste proporzioni fra le masse contadine, specialmente in alcune regioni del Nord: per cui la scissione stessa aveva' soprattutto il carattere d'una profonda divisione fra la classe operaia ed i contadini, fra le città e la campagna. Il che non ne d[...]
[...]o peggiori nemici; è la realizzazione concreta della loro volontà di lottare uniti per difendere i propri interessi, per conquistare nuovi diritti, per concorrere con la loro unione a mantenere unite tutte le forze democratiche e progressive del paese, e contribuire con esse a formare "un nuovo Stato democratico e popolare, una nuova Italia più giusta, più libera, più umana, basata principalmente sulle forze del lavoro unito. rappresentato dalla Confederazione Generale Italiana del Lavoro. Questa unità è un fatto positivo di grande portata; è, per tutti i lavoratori, una conquista ch'essi non si lasceranno sfuggire.
E' per questo che l'unità sindacale ha trionfato di tutti gli ostacoli, ha liquidato tutti i tentativi scissionisti, è diventata una realtà viva
tutte le province liberate, da Messina ad Ancona, da Lecce a Firenze. E lo sarà maggior
mente domani, nei grandi centri industriali del Nord, dove il fiore della classe operaia italiana lotta con le armi in pugno contro l'invasore tedesco, per affrettare quella liberazione nazionale che cond[...]