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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale Comunità è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 126Analitici , di cui in selezione 6 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Francesco Cataluccio, Il Congo Belga nel nazionalismo africano in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: [...]unitaria dei. problemi della loro civiltà. Al termine dell'incontro però essi riescono a trarre fuori taluni elementi positivi d'azione suggeriti dall'urto stesso di tendenze e di valutazioni che ha dominato le discussioni. La risoluzione finale suggerisce di: ristudiare scientificamente la storia dell'Africa; formare gruppi di storici; istituire archivi e biblioteche; riprendere in esame i sistemi associativi di base e soprattutto la democrazia comunitaria per elaborare forme nuove di vita comune; orientarsi nel grande intreccio di oltre seicento lingue e dialetti dell'Africa, scegliendo per i suoi elementi
IL CONGO BELGA NEL NAZIONALISMO AFRICANO 119
comuni quella lingua (swaili, bambara, ulof, malgascio, senegalese) che possa diventare in breve lingua continentale attraverso l'insegnamento obbligatorio in tutte le scuole africane; curare il passaggio dalla forma orale a quella scritta delle opere letterarie; sviluppare il dialogo ai fini d'una comprensione reciproca tra le religioni cattolica, protestante, musulmana e animista prevalenti[...]

[...]della breve parentesi coloniale dell'Etiopia dal 1936 al 1941, nell'ultimo decennio sono usciti dal mondo .coloniale Libia, Sudan, Eritrea, Costa d'Oro (Ghana), Guinea francese; mentre sono alla soglia dell'indipendenza la Somalia sotto amministrazione fiduciaria italiana, íl Camerun sotto amministrazione fiduciaria in parte francese e in parte britannica, il Togo sotto amministrazione fiduciaria francese, la Nigeria britannica. In seno poi alla Comunità francoafricana, promossa alla fine del 1958 dal governo De Gaulle per evitare un radicale movimento centrifugo, i territori dell'Africa occidentale francese (Senegal, Sudan, Mauritania, Niger, Alto Volta, Costa d'Avorio, Dahomey) e dell'Africa equatoriale francese (Gabon, MedioCongo, UbanghiSciari, Ciad) e il Madagascar si sono affrancati, se non completamente, in misura tale da presentare netti lineamenti di individualità statale autonoma.
Altro dato caratterizzatore dell'evoluzione politica africana é la tendenza al raggruppamento, o su basi federali o per annessione di territori nazionalm[...]

[...] quei casi di federazione che sono determinati da un evidente sottofondo coloniale. La si vede già attuarsi per la Federazione della Rhodesia e del Niassa, imposta dalla minoranza bianca ed ora scossa — sanguinosi incidenti del marzo 1959 nel Niassa e nella Rhodesia settentrionale — dalla avversione delle popolazioni indigene che la considerano appunto uno strumento di perpetuazione del vincolo coloniale. È probabile che la stessa sorte abbia la Comunità francoafricana, forse in atmosfera meno violenta per la clausola che Parigi ha opportunamente inserito nella costituzione, relativa al diritto di ogni stato della comunità a uscirne quando lo creda conveniente.
Ma anche dove non esiste la spinta anticoloniale, sono frequenti i segni di movimento centrifugo, che investe del resto le stesse federazioni per così dire « primarie », sorte cioè come tali e non costituitesi in fase posteriore all'indipendenza. Fenomeno opposto al raggruppamento è infatti, in alcuni settori africani, quello della secessione, dovuto in gran parte alla innaturale divisione territoriale del continente africano al momento della sua spartizione nel sec. XIX, eseguita con la sola preoccupazone dell'equilibrio di potenza tra gli stati che vi[...]

[...]e evoluzione politica del continente africano: la posizione delle potenze occiden tali, oscillante tra la volontà di non perdere le residue posizioni di governo coloniale, sia pure adattandole alle nuove situazioni di fatto, e la esigenza, alla quale sono più sensibili i governi come lo statunitense che non hanno in Africa posizioni coloniali da difendere, di non compromettere i futuri rapporti di collaborazione
126 FRANCESCO CATALUCCIO
con la comunità di stati africani, e di non lasciare che si convoglino vieppiù verso i governi comunisti interessi e simpatie del nazionalismo africano già fortemente influenzato dall'aperta solidarietà comunista alle sue aspirazioni e dalla dottrina marxista circa la lotta nazionale dei popoli oppressi dall'imperialismo. Della volontà conservatrice, adattata alla mutata situazione dell'equilibrio delle forze, sono manifestazioni, oltre all'impegno di riforme delle singole potenze coloniali — che ha negli accennati programmi federativi e nella recente creazione della Comunità francoafricana esempi di rilievo[...]

[...]e del nazionalismo africano già fortemente influenzato dall'aperta solidarietà comunista alle sue aspirazioni e dalla dottrina marxista circa la lotta nazionale dei popoli oppressi dall'imperialismo. Della volontà conservatrice, adattata alla mutata situazione dell'equilibrio delle forze, sono manifestazioni, oltre all'impegno di riforme delle singole potenze coloniali — che ha negli accennati programmi federativi e nella recente creazione della Comunità francoafricana esempi di rilievo — gli sforzi per affrontare con piani concordati i problemi difensivi ed economicosociali riguardanti il continente nero. In campo difensivo, le due conferenze di Nairobi (1951) e di Dakar (1954) hanno deciso la costruzione di una rete di comunicazioni, comprese le rotte aeree, tra i vari possedimenti, e il diritto di passaggio e di stazionamento in caso di guerra alle truppe di una potenza nel territorio delle altre; da alcuni anni, inoltre, il governo sudafricano insiste nel sollecitare una comunità di difesa tra i territori africani a sud del Sahara sulla f[...]

[...] i problemi difensivi ed economicosociali riguardanti il continente nero. In campo difensivo, le due conferenze di Nairobi (1951) e di Dakar (1954) hanno deciso la costruzione di una rete di comunicazioni, comprese le rotte aeree, tra i vari possedimenti, e il diritto di passaggio e di stazionamento in caso di guerra alle truppe di una potenza nel territorio delle altre; da alcuni anni, inoltre, il governo sudafricano insiste nel sollecitare una comunità di difesa tra i territori africani a sud del Sahara sulla falsariga di altri patti regionali (NATO, OAS, SEATO, patto di Baghdad). In campo economicosociale, fanno spicco la creazione, nel gennaio 1954, di una Commissione per la collaborazione tecnica nell'Africa a sud del Sahara tra Belgio Francia Gran Bretagna Portogallo Federazione dell'Africa Centrale e Unione Sudafricana, la costruzione di varie centrali elettriche fornitrici di energia alle industrie di più territori vicini e, ultimamente, la decisione di inserire i territori d'oltremare nel Mercato comune europeo (MEC).
Molto problema[...]

[...]no centrale del Congo; i poteri legislativo ed esecutivo sono nelle mani del re, rappresentato nella capitale congolese Leopoldville dal governatore generale e assistito da un Consiglio di governo con funzioni consultive. I quattro quinti della popolazione indigena sono organizzati in centres coutumiers, retti ciascuno da capi sotto il controllo d'un amministratore territoriale belga; il resto vive in centres extracoutumiers, aggregato cioè alle comunità bianche e amministrato anch'esso da capi nativi ma sotto la legge belga. Gli indigeni partecipano anche ai Consigli di ciascuna delle sei province (Leopoldville, Equatore, Provincia orientale, Kivu, Katanga e Ksai), a carattere consultivo, con membri di nomina governativa. A un piccolo gruppo di africani — nel 1955 non superavano i cento —, man mano che raggiungono un particolare livello culturale, viene riconosciuta la qualifica di matriculés cioè uguaglianza di diritti con gli europei. Tutto qui, per diversi decenni.
Fino al 1° gennaio 1958, con la concessione dello statuto comunale alle c[...]

[...] dell'Africa equatoriale francese, che giunge all'epilogo vittorioso con la nuova costituzione francese dell'ottobre 1958. È proprio alle porte di Leopoldville, a Brazzaville, che il gen. de Gaulle annunzia solennemente la sua politica di rottura radicale con il vecchio colonialismo in Africa. Alla testa dei due territori del Congo e dell'UbanghiSciari, divenuti stati indipendenti — il secondo col nome di Repubblica centroafricana — membri della Comunità francoafricana, vi sono due personalità, rispettivamente l'abate Youlou e B. Boganda (perito poi in un incidente aereo il 30 marzo 1959), di vivacissima fantasia panafricanista, assai sensibili ai problemi del Congo belga. Il primo é infatti il capo dei Lari, il gruppo etnico che abbiamo visto dislocato in parte nella colonia belga, e l'altro, fondatore del Movimento per l'evoluzione sociale dell'Africa nera (Mésan), insiste sul fatto che le due rive del fiume Ubangui (la riva sinistra fa parte del Congo Belga) sono abitate dalle stesse tribù M'baka e Banziai, e lancia l'idea d'un raggruppame[...]

[...]ta, il 13 gennaio, da un programma esposto in un messaggio di re Baldovino e in una dichiarazione alla Camera del primo ministro Eyskens. È un programma sufficientemente chiaro nella sostanza ma espresso in forme « interlocutorie », tali da permettere successivi accomodamenti. Due sono gli obiettivi generali da esso
IL CONGO BELGA NEL NAZIONALISMO AFRICANO 147
espressi: evoluzione politica degli indigeni verso l'autogoverno, e creazione di una comunità belgocongolese che assicuri la presenza duratura del Belgio nella vita del Congo e tuteli permanentemente gli interessi economici belgi nel Congo. Il messaggio del sovrano afferma: « È nostra ferma risoluzione di condurre, senza indugi dannosi ma senza precipitazioni sconsiderate, le popolazioni congolesi all'indipendenza, nella prosperità e nella pace... Pur non esitando ad approvare e assecondare le aspirazioni dei nostri fratelli neri, non possiamo tuttavia dimenticare che il Belgio, con 80 anni di servizi e di sforzi ha acquisito diritti incontestabili alla loro simpatia e alla loro leale[...]



da Giovanni Testo, Ritratti critici di contemporanei. Lalla Romano in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - novembre - 30 - numero 6

Brano: [...] « grande misteriosa città » (p. 73) autunnale, che sta come una favola dal fascino intenso, come un amore doloroso e senza futuro: che anzi con quest'amore fatalmente coincide. La Torino di una tardiva belle époque vibra di una sua doppiezza ed è il luogo emblematico dei fatti memorabili. La vita della ragazza si snoda per frammenti tra le pareti protettive di un pensionato (molto esclusivo) di suore, e le ciance, le alleanze, i ripicchi di una comunità di giovani curiose e anche petulanti, tra le lezioni all'Università e le sedute di pittura, tra zie e compagni, tra affabulazioni epistolari e incontri divisi, fatti un po' di audacia e un po' di perplessità, tra presunzioni intellettuali e pene d'incompiuto amore. Eccone un esempio estremo:
Quest'anno, che lui era piú gentile — e io definitivamente delusa — scelsi un altro simbolo. In una vetrina vidi un piccolo libro su Dürer, con la stampa
9 Da un'intervista rilasciata a chi scrive e apparsa su « Nuovasocietà », vni, n. 171, 31 maggio 1980, p. 47.
LALLA ROMANO 681
della Malinconia sull[...]

[...]nnaio 1958; G. Bartolucci, « Avanti! », 11 gennaio 1958; G. Manacorda, « Il Contemporaneo », 11 gennaio 1958; P. Milano, « L'Espresso », 12 gennaio 1958; A. Paoluzi, « Sicilia del Popolo », 24 gennaio 1958; E. Croce, « Il Punto », 1 febbraio 1958; G. Gramigna, « Settimo Giorno », 13 febbraio 1958; G. Vigorelli, « Rotosei », 21 febbraio 1958; G. C. Ferretti, « L'Unità », 24 febbraio 1958; G. De Robertis, « Tempo », 27 febbraio 1958; G. Pullini, « Comunità », III, 1958; A. Paolini, « Situazione », marzo 1958;
E. Montale, « Corriere della Sera », 20 maggio 1960; P. Dallamano, « Paese Sera », 21 aprile 1961; G. Manacorda, « Il Contemporaneo », aprilemaggio 1961; P. Milano, « L'Espresso », 19 giugno 1961; L. Baldacci, « Letteratura », VIIVIII, 1961; C. Bo, « Corriere della Sera », 21 giugno 1964; F. Antonicelli, « La Stampa »,
1 luglio 1964; L. Baldacci, « Epoca », 12 luglio 1964; L. Lamberti, « Corriere del Giorno », 22 luglio 1964; G. M. Biovi, « Paese Sera », 24 luglio 1964; T. Fiore, « Gazzetta del Mezzogiorno », 26 luglio 1964; P. Milano, «[...]

[...]; P. Dallamano, « Paese Sera », 11 maggio 1969; A. Bevilacqua, « Oggi », 14 maggio 1969; M. Rago, « L'Unità », 16 maggio 1969; L. Gigli, « La Gazzetta del Popolo », 21 maggio 1969; E. Falqui, « Il Tempo », 29 maggio 1969; G. Vigorelli, « Tempo », 31 maggio 1969; C. Marabini, « Il Resto del Carlino », 4 giugno 1969; O. Nemi, « Il Messaggero », 17 giugno 1969; C. Bo, « L'Europeo », 19 giugno 1969; A. Banti, « Paragone », giugno 1969; G. Pullini, « Comunità », giugno 1969; C. Salinari, « Vie Nuove », 3 luglio 1969; D. Straniero, « La Notte », 7 luglio 1969; A. Paolini, « Il Giorno », 9 luglio 1969; G. Gramigna, « Corriere d'Informazione », 12 luglio 1969; M. Visani, « Il Giornale d'Italia », 26 luglio 1969; A. Borlenghi, « L'Approdo Letterario », luglio 1969; M. Di Cagno, « La Rocca », luglio 1969; G. Giordanengo, « Cuneo Provincia Grande », agosto 1969; A. Cambria, « Noi donne », 16 agosto 1969; G. Arpino, « La Stampa », 29 ottobre 1969;
I. A. Chiusano, « Settanta », V, 1970; M. Forti, « Il Bimestre », gennaiofebbraio 1970; W. Pedullà, « Avant[...]



da Carlo Falconi, La crisi della Parrocchia in Italia in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 7 - 1 - numero 3

Brano: [...]del paese.
Effettivamente la parrocchia è così essenziale alla Chiesa come la cellula al corpo. La Chiesa potrebbe perdere in un sol istante tutti i suoi ordini religiosi senza subirne un contraccolpo fatale. La dissoluzione dell'istituto parrocchiale — nei suoi elementi costitutivi, s'intende, non solo in qualche modalità accessoria — equivarrebbe, invece, alla sua morte. La Chiesa stessa, del resto, non è forse l'ingrandimento di quella prima comunità parrocchiale inauguratasi nel Cenacolo di Gerusalemme all'indomani della morte di Cristo e riprodottasi in breve un po' ovunque nell'impero romano da parte degli apostoli? Quella stessa comunità cioè caratterizzata da un'autorità monarchica (il vescovo o parroco) responsabile dell'insegnamento religiosomorale, della direzione del culto e delle opere caritative, e da un'associazione di fedeli concordi nello stesso credo, partecipanti agli stessi riti (liturgie) e legati tra loro da impegni di mutua assistenza? Una religione è un vincolo associa tivo, o non e. Il Cristianesimo in specie si è sempre manifestato con tendenze piccolocomunitarie, favorenti un intenso rapporto sociale tra i membri, rapporto fondato sulla reciproca conoscenza c attuato come una collaborazione concreta anche al di fuori del campo strettamente religioso.
LA PARROCCHIA NELLA STORIA
Durante i primi secoli fino al IVV — esso non conobbe che comunità (diocesi o parrocchie, come allora le si chiamava promiscuamente) urbane. Ogni città evangelizzata, ogni municipio romano cioè, radunava i suoi fedeli attorno al vescovo e al collegio dei sacerdoti, diaconi ecc. in un'unica circoscrizione ecclesiastica. Eccetto che per Roma e per Alessandria d'Egitto, bisogna attendere il sec. X e XI per vedere costituirsi le prime parrocchie nelle città (oltre a quella s'intende, della cattedrale). Dal IV sec. in poi, invece, (panda, dopo la vittoria politica con Costantino, il Cristianesimo incominciò a diffondersi anche nelle campagne (divenute e rimaste p[...]

[...]nizia una nuova famiglia, venga celebrato lontano dalla famiglia parrocchiale, in cappelle private o in santuari di devozione personale; e pure le esequie e il cristiano addio alla salma avvengono molto spesso nella chiesa dell'ospedale. Tutto ciò si risolve evidentemente a pregiudizio della vita ,parrocchiale» (6).
Lo stesso mons. Urbani, assistente generale dell'A.C.I., lanciando i Convegni del Clero per l'estate del 1948 sull'argomento <c la Comunità parrocchiale» si muoveva la domanda:'— E finita la parrocchia ? —, ma poi rispondeva (7) con le parole del card. Schuster: « Le varie istituzioni, distinte dalla parrocchia, valgono soprattutto a trattenere nella religione e nelle pratiche del culto quelle persone che altrimenti non andrebbero nella parrocchia. Rappresentano un rimedio ad un male veramente esistente. Ecco quindi perché la Chiesa le loda, le favorisce, le promuove, come per gli infermi si aprono le buone case di salute. Resta però fermo che in linea normale, come la vita dell'individuo si svolge nella famiglia, così quella del[...]

[...]ella parrocchia. Rappresentano un rimedio ad un male veramente esistente. Ecco quindi perché la Chiesa le loda, le favorisce, le promuove, come per gli infermi si aprono le buone case di salute. Resta però fermo che in linea normale, come la vita dell'individuo si svolge nella famiglia, così quella del cristiano si sviluppa soprattutto nella rispettiva Parrocchia » (8).
(6) « Crisi della Parrocchia moderna », in L'Ass. Eccl. 1948, VI.
(7) « La Comunità Parrocchiale », ivi, 1948, IV.
(8) Dalla Pastorale per la Quaresima del 1948 sulla « missione della P. ».
LA CRISI DELLA PARROCCHIA IN ITALIA 53
La crisi della parrocchia tuttavia non coincide con le deprecate interferenze, ma si allarga ai difetti per eccesso o per difetto delle sue delimitazioni topografiche e giunge sino all'incapacità o alla difficoltà di reazione di fronte alle mutate condizioni sociali e religiose del paese.
***
T1 primo fattore la disfunzione delle divisioni territoriali —
é evidente soprattutto in due fenomenilimite: la sopravvivenza di trappe « parrocchie onora[...]

[...] semplice lavoro apostolico). S'è già detto del cambiamento notevole tra la parrocchia di 50 anni fa e quella attuale: notevole nei quadri e nell'impostazione del lavoro. Ma anche negli effetti raggiunti ? In proporzione, certo, no. Non di rado, anzi, i quadri d'una parrocchia finiscono per essere l'attestazione della sua impotenza anziché della sua vitaHa. Sta al senso pratico e alla giusta intuizione del parroco dotare adeguatamente la propria comunità parrocchiale degli organismi più essenziali e opportuni. Il volere ad ogni costa e subito — come spesso accade — l'impianto di tutti, significa né più "né mena che il ristagnamento della vita parrocchiale. Meglio, evidentemente, po che attività operanti che il loro cc completo » inerte. Troppe parrocchie poi mancano ancora d'uno schedario statistico e la maggior
74 CARIA FALCONI
parte non si cura di tenerlo aggiornato. Molte iniziative, anche ottime, solo per questo fatto son poi condannate al fallimento. Per un piano d'azione veramente efficace lo schedario statistico é indispensabile.
Og[...]

[...]lio, evidentemente, po che attività operanti che il loro cc completo » inerte. Troppe parrocchie poi mancano ancora d'uno schedario statistico e la maggior
74 CARIA FALCONI
parte non si cura di tenerlo aggiornato. Molte iniziative, anche ottime, solo per questo fatto son poi condannate al fallimento. Per un piano d'azione veramente efficace lo schedario statistico é indispensabile.
Oggi si va diffondendo discretamente l'idea della «parrocchia comunità». Che é, del resto, il concetto di parrocchia quale risulta dall'analisi storica della sua configurazione primitiva e dei suoi sviluppi posteriori. La storia poi insegna che la parrocchia é stata efficiente solo quando ha saputo mantenersi una comunità aperta e vitale, una comunità (com'è caro oggi definirla in Francia) missionaria. Perché l'equivoco dell'equazione `parrocchiacomunità' è facilissimo se non si specifica immediatamente la caratteristica fondamentale della comunità parrocchiale: e cioè la sua permanente apertura e tensione all'esterno, sino ad abbracciare tutti i credenti del territorio. Le parrocchiecomunità nel senso d'ovile e di rifugio non sono infrequenti in Italia: ma la loro sorte è appunto quella dell'inerzia. Le vere parrocchie dinamiche e conquistatrici sono invece una minoranza assoluta.
Una rinascita in senso missionario della parrocchia è stata promossa comunque negli ultimi decenni dall'A.C. Dove e finché, s'intende, non è stata anch'essa domata dalla burocrazia e ridotta alla stregua delle altre superflue e sonnolente associazioni o confraternite. Lo scopo originario dell'A.C. era (e sarebbe), infatti, di ottenere per mezzo dei laici la ripenetrazione nelle masse dei principi crist[...]

[...] non possono assumersi le responsabilità direttive. Oltre a queste opere strettamente parrocchiali, non é raro il caso di parrocchie ospitanti l'ONARMO, i nuclei aziendali delle ACLI, ecc. (45).
Non sappiamo quale consistenza abbia assunto il F.A.C. (Fraterno Aiuto Cristiano) propagandato, dal '50, un po' per tutta Italia dal suo ideatore, don Paolo Arnaboldi. Esso é stato definito (46) ((lo strumento per fare della Parrocchia una famiglia, una comunità d'amore, una comunità missionaria per restituire alla Chiesa la parrocchia diventata cellula viva e operante del Corpo Mistico )). E lo stesso presentatore continuava: «Non si tratta di fare un'opera o delle opere a puro titolo di santificazione personale che aiutino il povero nella stretta misura nella quale le possibilità di un individuo lo consentano; si tratta di esigere una collaborazione organica e solidale di tutti, a cominciare da quelli che non possono far niente, i malati, i sofferenti... alle anime oranti nei conventi di clausura... per finire alla collaborazione di tutto il popolo della parrocchia nell[...]

[...]iamo appena accennato sopra, decisi a non trattarne, tra
le cause della crisi della parrocchia, l'aridità dell'azione religiosa vera e propria che vi si attua: e specialmente l'aridità del culto liturgico che ne é al cuore. Ma non possiamo rinunciare a questo punto di dirne qualcosa, al ricordo soprattutto degli esperimenti francesi che, proprio sul riaccostamento del popolo alla preghiera liturgica, fanno leva per una più vitale riforma della comunità parrocchiale. Naturalmente non si tratta di aumentare il decoro e il fasto delle funzioni: le statistiche fatte in Francia hanno dimostrato che esse non tediano meno di quelle manomesse l'uomo moderno, e specialmente l'operaio. Ma di rendere comprensibili e graditi i riti così da renderne ragionevole e giustificata la partecipazione. Il movimento liturgico in Italia non é stato così organico, originale e fecondo come oltralpe; ma, specialmente per mezzo dell' cc Opera della Regalità », promanata dal Gemelli e dall'Università Cattolica, ha attinto una risonanza che non va sottovalutata. Il Mes[...]

[...]chia in Italia ci sembra che si chiuda in netto vantaggio della prima. La redistribuzione territoriale e logistica delle parrocchie é, infatti, da noi, un'intrappresa ancor troppo morosa; la loro vita
(47) cfr. F. TONOLo, Parrocchia e Liturgia, Roma, 1949; e, come es. di qualche realizzazione pratica, G. BEVILACQUA, «La Vigilia Pasquale in un centro periferico», ale L'Ast. Eccl., 1952, III, pp. 174 segg.
LA CRISI DELLA PARROCCHIA IN ITALIA 81
comunitaria, nella maggior parte dei casi, introflessa e chiusa, rivelando solo nel campo sociale una notevole facoltà di ripresa; la vita religiosa propriamente detta, infine, è proprio quella che accusa i deficit più gravi. Con questo non si vuol minimamente disconoscere gli sforzi compiuti dall'alto e dal basso clero per una riforma .adeguata dell'istituto parrocchiale. Le buone volontà non sono davvero mancate, ma i risultati sono stati piuttosto mediocri sia per lo sproporzionato aumento dei nuovi bisogni e per le reMore frapposte dai vecchi metodi e mezzi, sia, e soprattutto, per gli infausti co[...]



da Emilio Franzina, Noterelle e schermaglie. Gli smarrimenti di Clio in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]sunzione di argomenti e di angoli di visuale inusitati prevede il rafforzamento meccanico della tendenza, un po' dannosa, a congestionare con lavori di discutibile fattura l'ambito di discorso relativo al '900 3.
Storia nazionale e storia locale a confronto. Il seminario degli Istituti, Intervento di Ignazio Masulli, in « Italia contemporanea », xxxi, lugliosettembre 1979, n. 136, p. 103.
2 E. J. HOBSBAWM, La funzione sociale del passato, in « Comunità » gennaio 1974, n. 171, pp. 1327.
3 Cfr. B. BERNARDI, C. IONI, A. TRIULZI (a cura di), Fonti orali. Antropologia e storia, Milano, Angeli, 1978, passim.
NOTERELLE E SCHERMAGLIE 347
Persino se considerata da un tale punto di vista, dunque, la « conversione » al sociale e al particolare di non pochi storici rispecchia qualcosa di piú di una semplice moda e mette a nudo la provvisorietà di certe affrettate riaffermazioni di « autonomia del politico » 4 o almeno la strumentalità di quelle che si portano addosso le stimmate di un parziale disegno restauratore 5.
Agli sbocchi finali della lunga[...]

[...]menti politicomilitari clamorosi, una storia sociale sensibile ai problemi dei generi di vita, dei comportamenti, dei condizionamenti materiali, degli atteggiamenti mentali ecc. e aperta agli influssi d'oltralpe; nel tentativo, si afferma, d'instaurare un rapporto proficuo coll'antropologia culturale, colla sociologia, col folklore. Al posto, quindi, della storia generale (la « grande » storia), una storia spazialmente sottodimensionata (piccole comunità, casi individuati e particolari...) o meglio una storia fondata sulle « microanalisi »; nella speranza, si pensa, che sia possibile ottenere maggiori informazioni dalla modificazione e dal restringimento degli oggetti d'indagine (e quindi rilancio della storia locale, nesso spontaneo colle tecniche e coi problemi della storia sociale suddetta, attenzione rilevata, in ambiti particolari, per le forme di protagonismo collettivo, per i soggetti sin qui emarginati, esclusi e via commiserando). Al posto infine dell'eccessivo impegno in direzione degli ultimi cinquanta, cento anni, un ritorno all'a[...]



da Norberto Bobbio, Umberto Calosso e Piero Gobetti in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...]Napoli, 1971, p. 214.
i~ L'anarchia di Vittorio Alfieri, cit., p. 24. Calosso si riferiva probabilmente all'articolo di N. SAPEGNO, Il Piemonte e le province, in « La rivoluzione liberale », i, n. 35, 30 novembre 1922, p. 131.
18 Su Alfieri poeta della libertà, vedi M. BONI, Sull'Alfieri politico, Modena, Soc. tip. editrice modenese, 1963, e autori ivi citati, p. 33 e ss. Ma vedi anche le osservazioni di A. GAROSCI, La critica di Calosso, in « Comunità », xlil, n. 75, dicembre 1959, pp. 97101. Da ultimo ancora W. BINNI, Settecento maggiore, Milano, Garzanti, 1978, p. 363 e ss.



da Mario Spinella, Sumner un conservatore americano. Credeva nella superiorità biologica del capitalismo. in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1963 - - maggio - 28

Brano:
Sumner: un sociologo : conservatore americano
Credeva nella «superiorità
biologica del capitalismo
Le edizioni di Comunità hanno recentemente pubblicato. nella collana dei Classici della Sociologia, la traduzione : italiana (la prima in una lingua straniera) dell'opera del sociologo americano
illiam G r a h a m, Sumner. Folkways. Il volume (Milano, 1962, pp. LII, 752, L., 8000) reca una introduzione di Alberto M. Cirese, che inquadra felicemente quest'opera nell'attività complessiva di insegnante universitario e di pubblicista di Sumner e ne mette in luce il significato storico e i limiti metodologici che sono tutt'altro che irri
Ievanti.
Nei t i t or o, l'espressione Folkways. coniatà da . Sumner. è resa con[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Comunità, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Storia <---italiana <---fascismo <---siano <---socialismo <---Del resto <---Diritto <---Logica <---Più <---Sociologia <---abbiano <---d'Italia <---ideologico <---sociologia <---Basta <---Belfagor <---Bibliografia <---Dialettica <---Geografia <---Il Mondo <---Lovanio <---Pratica <---Statistica <---artigiani <---capitalismo <---capitalista <---comunismo <---comunista <---comunisti <---cristiano <---dell'Università <---egoista <---fascista <---italiani <---italiano <---marxista <---marxisti <---realismo <---socialista <---A.C. <---A.C.I. <---A.C.L.I. <---ACLI <---Abako <---Accra <---Adam Josefcyk <---Africa High <---Afrique <---Aggrey <---Agli <---Aiuto Cristiano <---Alberobello <---Alberto M <---Alberto M Cirese <---Aldo Leoni <---Alfonso Rulliani <---Alioune Diop <---Alto Mantovano <---Alto Volta <---Altoviti <---America Latina <---Angola <---Annales <---Antropologia <---Anversa <---Assistenti <---Associazione <---Associazioni <---Asti <---Attenti <---Aut <---Aut Aut <---Auto <---Avogadro <---Baccolo <---Baghdad <---Bakongo <---Bangala <---Banque de Bruxelles <---Banziai <---Baretti Giuseppe <---Bartolucci <---Basso Congo <---Basso M <---Basso Mantovano <---Basterà <---Basutoland Bechuanaland <---Battistini <---Belgio <---Belgio Francia <---Belgique <---Berlino <---Bersaglio <---Bezzola <---Biblioteca Parrocchiale <---Biovi <---Boganda <---Bollettino Parrocchiale <---Bolzoni <---Borgo Sottano <---Borlenghi <---Borutin <---Boulard <---Bozzolato <---Bramanti <---Brazzaville <---Brothers Ltd <---Bruxelles <---Bruxelles-Bru <---Bukavu <---Buona Stampa <---Burzio su Giolitti <---Bussi <---C.I.F. <---Cabinda <---Calabria <---Calosso <---Camerino <---Camerun <---Capii <---Capricorno Africa Society <---Capriotti di Roma <---Cara Lalla <---Carlo Ginzburg <---Carlo Goldoni <---Carolingi <---Caserta <---Casorati <---Casse Rurali <---Catalucci <---Cattolicesimo <---Cattolico Italiano <---Cavagna <---Cenacolo <---Cenarle <---Centopagine <---Centro Cattolico di Studi Sociali <---Challenge <---Chester Bowles <---Chiantore <---Chiesa <---Chiesa in Italia <---Chiese in Roma <---Ciad <---Circoli <---Citiamo <---Ciò <---Col <---Colletta <---Combray <---Cominière <---Comitato Parrocchiale <---Compagnia <---Concilio <---Concilio Vaticano <---Concilio di Vienna <---Congo <---Congo Belga <---Congo Van Hemelrijk <---Congresso Cattolico <---Conobbi Gobetti <---Conscience <---Contemporaneamente Bruxelles <---Convegni del Clero <---Convention People <---Coquilhatville <---Corpo Mistico <---Corriere <---Corriere del Giorno <---Corriere del Ticino <---Corriere della Sera <---Corriere della sera <---Corsi Agricoli <---Cosa <---Cosi <---Cosi in Maria <---Costermansville <---Cotonco <---Crisi <---Crispolti <---Cronologia <---Ctrese <---Cuneo <---Cuneo Provincia Grande <---Curia Romana <---D'Annunzio <---Da Queste <---Dahomey <---Dakar Modibo <---Dal IV <---Dalla Société <---De Felice <---De Lorenzi <---De Rosa <---Dei <---Del Carria <---Demonte <---Dendale <---Di 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