Brano: L'AZIONE CATTOLICA
Pio XI é stato chiamato il Papa dell'Azione cattolica, ch'egli diceva « pupilla dei suoi occhi ». Acquista, dunque, un valore particolare la definizione che di essa egli ebbe a dare: «la partecipazione dei laici all'apostolato gerarchico della Chiesa » Questa definizione il pontefice riteneva di averla formulata «non senza divina ispirazione»; e precisò di essersi ispirato «ai testi della Sacra Scrittura », cioè a un passo dell'epistola di San Paolo ai Filippesi (IV, 3): «aiuta quelle che lavorano con me nel Vangelo ». Come si vede, San Paolo parlava di donne. La partecipazione dei laici all'apostolato si estende adunque ad ambo i sessi: come, infatti, risulta dalla struttura dell'Azione Cattolica italiana. Tutto ciò si accorda con l'altro richiamo, fatto per essa da Pio XI, al « sacerdozio universale » dei cristiani. Richiamo che forse s[...]
[...]viduale, svolto prevalentemente dal Veronese, fu associato quello della spiritualità sociale da monsignor Cardijn, il fondatore della J.O.C. (« Jeunesse ouvrière chrétienne »), istituita nel Belgio ed estesasi felicemente alla Francia: organizzazione fondata sul principio della cristianizzazione del mondo operaio a mezzo degli operai. Mons. Cardijn, con frase suggestiva, definì il momento storico attuale «l'ora più missionaria della storia della Chiesa D. La trasformazione sociale, irresistibile e necessaria, crea problemi che non possono esser risolti senza una forza spirituale capace di assicurare, attraverso lo sviluppo della coscienza e della responsbialità, la dignità e la libertà dell'uomo. Questa forza spirituale è il cristianesimo. Occorrono cristiani che vivano intensamente il loro cristianesimo in tutta la loro vita personale, e rechino la testimonianza di Cristo e il messaggio della Chiesa in tutti i settori del mondo moderno.
L'arcivescovo di Bombay, mons. Gracias, introdusse addirittura il tema dell'unità mistica della Chiesa,[...]
[...]D. La trasformazione sociale, irresistibile e necessaria, crea problemi che non possono esser risolti senza una forza spirituale capace di assicurare, attraverso lo sviluppo della coscienza e della responsbialità, la dignità e la libertà dell'uomo. Questa forza spirituale è il cristianesimo. Occorrono cristiani che vivano intensamente il loro cristianesimo in tutta la loro vita personale, e rechino la testimonianza di Cristo e il messaggio della Chiesa in tutti i settori del mondo moderno.
L'arcivescovo di Bombay, mons. Gracias, introdusse addirittura il tema dell'unità mistica della Chiesa, come fondamento, impulso e regola dell'apostolato laico nel quadro dell'obbedienza alle gerarchie. Tutti gli individui battezzati formanti la Chiesa sono uniti in un organismo solo, in cui Cristo è il capo ed essi le membra; vi è quindi fra loro una azione reciproca, nutrita di vita soprannaturale, che riesce a pro dell'intero corpo.
Motivi spirituali analoghi a quelli fin qui accennati furono svolti da vari altri relatori e oratori. Così, mons. Siri, arcivescovo di Genova, e il sig. Rommerskirschen, presidente della Gioventù cat
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tolica tedesca, insistettero sulla necessità della formazione individuale del cattolico militante attraverso una vita cristiana integrale. Occorre formare, disse il secondo, non una ma[...]
[...]li di vita cristiana; occorre rendere inquieti gli uomini per il regno di Dio, incitandoli sempre più all'amore di Cristo che tende a comunicarsi agli altri. L'ultima vittoria sarà quella della verità, della giustizia, dell'amore.
Affermazioni particolarmente importanti furono fatte dal cardinal Caggiano, vescovo di Rosario (Argentina), circa le relazioni fra Azione cattolica e società civile. Egli ricordò che i cattolici, oltreché membri della Chiesa, sono cittadini della città terrena, entro la quale debbono dare la loro collaborazione al bene comune temporale che é il fine della società civile. Questo non é più il campo dell'Azione cattolica, ma dell'azione « dei cattolici », disposti — e qui citò parole di Pio XII del 1945 — ad innestare nel campo sociale, economico, giuridico, il vero spirito cristiano, e a salvaguardare con l'azione civica e politica gli interessi religiosi. Quindi, precisando il punto di vista teorico, l'Eminentissimo Caggiano concluse che l'oggetto dell'Azione cattolica é essenzialmente soprannaturale, e pertanto n[...]
[...]allocuzione pronunciata, la domenica 14 ottobre 1951, subito dopo la chiusura del congresso, dal Santo Padre, nell'udienza solenne data ai membri del congresso medesimo. Questo discorso (in francese) di Pio XII é uno dei suoi migliori, per limpidità e vivacità di esposizione.
V'é, naturalmente, una consonanza generale (talora anche di formule e di parole) con affermazioni fondamentali fatte al congresso: unità mistica in Cristo dei membri della Chiesa; distinzione, collaborazione e subordinazione fra laicato e clero. Non vi
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troviamo invece quell'insistenza, che abbiamo riscontrato al Congresso, sulla formazione individuale, sulla vita spirituale personale, anche se accenni non mancano. L'accento é portato sulle relazioni fra l'apostolato laico e la società, insieme con una distinzione di grande interesse fra detto apostolato in senso generico, e la più specifica Azione cattolica.
Il pontefice incominciò con uno schizzo storico dell'apostolato laico nei tempi moderni. In esso egli prese posizione contro l'idea
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[...]nche se accenni non mancano. L'accento é portato sulle relazioni fra l'apostolato laico e la società, insieme con una distinzione di grande interesse fra detto apostolato in senso generico, e la più specifica Azione cattolica.
Il pontefice incominciò con uno schizzo storico dell'apostolato laico nei tempi moderni. In esso egli prese posizione contro l'idea
assai diffusa che negli ultimi quattro secoli diciamo, dalla Con
troriforma in poi — la Chiesa sarebbe divenuta estremamente o clericale ». Al contrario: «é dal Concilio di Trento in poi che il laicato ha preso rango ed ha progredito nell'attività apostolica ». Constatazione esatta, e tuttavia non completamente confutatrice della tesi tc laica » impugnata dal Pontefice: in quanto che precisamente quel «prender rango» del laicato successe a un'attività più varia, più disordinata se si vuole, ma anche più libera, del popolo cristiano nelle età anteriori.
Ma dove il pontefice entrò nel vivo dell'argomento, e individuò efficacemente uno svolgimento fondamentale per il cattalicismá, fu nel[...]
[...]della tesi tc laica » impugnata dal Pontefice: in quanto che precisamente quel «prender rango» del laicato successe a un'attività più varia, più disordinata se si vuole, ma anche più libera, del popolo cristiano nelle età anteriori.
Ma dove il pontefice entrò nel vivo dell'argomento, e individuò efficacemente uno svolgimento fondamentale per il cattalicismá, fu nel tratto seguente. Prima della rivoluzione francese — disse Pio XII — esisteva fra Chiesa e Stato una stretta unione, sul terreno comune della vita pubblica. Grazie a ciò, e alla generale atmosfera cristiana risultante, non occorreva allora tutto il lavoro odierno del clero e dei laici per la salvaguardia e il valore pratico della fede. Alla fine del secolo XVIII, la costituzione degli Stati Uniti d'America e la rivoluzione francese concorsero, per vie diverse, a porre fra Chiesa e Stato un distacco che — anche quando non ha portato a un regime istituzionalmente separatistico —, ha posto la Chiesa nella necessità di «provvedere con mezzi propri ad assicurare la sua azione, l'adempimento della sua missione, la difesa dei suoi diritti e della sua libertà ». Questa fu l'origine di quelli che si chiamano i movimenti cattolici, i quali, sotto la condotta di preti e di laici, trascinano, con la forza dei loro effettivi compatti e della loro fedeltà sincera, la gran massa dei credenti al combattimento e alla vittoria.
Il tracciato storico é esatto: la prospettiva ricavatane dal Pon
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tefice per l'« apostolato laico » é alquanto differente da quella dominante al Congress[...]
[...] l'ultima, in cui si parla de « il lavoro pratico che l'apostolato dei laici ha compiuto e compie attraverso il mondo intero in tutti i domini della vita umana individuale e sociale D. A proposito di tale lavoro, delle cui specie diverse è fatta una lunga enumerazione, Pio XII credeva di potersi felicitare con i congressisti «della vostra resistenza a quella tendenza nefasta, regnante anche presso taluni cattolici, la quale vorrebbe confinare la Chiesa nelle questioni puramente religiose, lasciando al di fuori l'umanità dibattersi nelle sue angustie D. (( Necessariamente e continuatamente », seguitò il papa, ((la vita umana privata e sociale si trova in contatto con la legge e lo spirito del Cristo; ne risulta, per la forza delle cose, una compenetrazione reciproca dell'apostolato religioso e dell'azione politica... Sul terreno politico si dibattono e si dettano le leggi di più alta portata, come quelle riguardanti il matrimonio, la famiglia, il fan ciullo, la scuola... Possono esse lasciare indifferente, apatico, un apostolo? ». E qui, ric[...]
[...]e nel corso di otto mesi, Pio XII aveva manifestato la stessa preoccupazione. Parlando il 22 gennaio 1947 ad alcune centinaia di signore e signorine aderenti ai gruppi di « rinascita cristiana» — un movimento o una organizzazione cattolica italiana di cui non ci é accaduto in seguito di sentir menzione — egli aveva affermato risolutamente che «il voler tirare una netta linea di separazione tra religione e vita, tra soprannaturale e naturale, tra Chiesa e mondo, come se non avessero nulla a che fare tra loro, come se i diritti di Dio non avessero valore in tutta la multiforme realtà della vita quotidiana, umana e sociale, é completamente alieno dal pensiero cattolico, é apertamente anticristiano ». Aveva soggiunto che quanta più « oscure potenze » osi sforzano di bandire la Chiesa e la religione dal mondo e dalla vita, tanto più é necessaria da parte della Chiesa stessa un'azione tenace, perseverante, per riconquistare e sottomettere tutti i campi del vivere umano al soavissimo impero di Cristo, affinché il suo spirito vi aliti piú largamente, la sua legge più sovranamente vi regni, vi trionfi più vittoriosamente il suo amore. Ecco ciò che si deve intendere per Regno di Cristo ». E subito dopo aveva bruscamente denunziato come «disertori in coscienti o illusi coloro i quali, in omaggio a un malinteso supernaturalismo, vorrebbero ridurre la Chiesa nel campo `puramente religioso', come essi dicono, mentre con ciò non fanno che favorire il giuoco dei suo[...]
[...]e, per riconquistare e sottomettere tutti i campi del vivere umano al soavissimo impero di Cristo, affinché il suo spirito vi aliti piú largamente, la sua legge più sovranamente vi regni, vi trionfi più vittoriosamente il suo amore. Ecco ciò che si deve intendere per Regno di Cristo ». E subito dopo aveva bruscamente denunziato come «disertori in coscienti o illusi coloro i quali, in omaggio a un malinteso supernaturalismo, vorrebbero ridurre la Chiesa nel campo `puramente religioso', come essi dicono, mentre con ciò non fanno che favorire il giuoco dei suoi avversari». E I'll settembre 1947, alle delegate della o Unione internazionale delle Leghe femminili cattoliche », aveva insistito (traduciamo qui di nuovo dal francese):
Sotto colore di difendere la Chiesa contro il rischio di smarrirsi nella sfera del `temporale', una parola d'ordine, lanciata da qualche diecina d'anni, continua ad accreditarsi nel mondo: quella del ritorno allo `spirituale puro'. E con ciò s'intende di confinarla rigorosamente sul terreno strettamente dommatico: l'offerta del Santo Sacrificio, l'amministrazione dei sacramenti, interdicendole ogni incursione, e perfino ogni diritto di esame, sul dominio della vita pubblica, qualsiasi intervento nell'ordine civile e sociale... Pareille vivisection est tout simplement anticatholique ».
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Occorre appena spie[...]
[...]ni diritto di esame, sul dominio della vita pubblica, qualsiasi intervento nell'ordine civile e sociale... Pareille vivisection est tout simplement anticatholique ».
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Occorre appena spiegare, per chi ha una qualche conoscenza di storia ecclesiastica, che simili affermazioni di papa Pacelli sono sulla linea tradizionale del cattolicismo romano (per quello grecoortodosso é un altro affare: e ciò spiega la facilità con cui la Chiesa russa ha fatto pace e alleanza col governo sovietico). All'indomani dei patti lateranensi io ebbi ad avvertire (cito da La Chiesa e il Mondo, Roma, 1948, p. 163 s.) « i termini errati nei quali é posto generalmente il problema delle relazioni fra la Chiesa (Cattolica) e lo Stato. Quasi tutti (comprendendo in questi «tutti» anche gli specialisti) sono ipnotizzati dalla visione di due entità di natura non soltanto diversa, ma opposta. La coppia Chiesa Stato viene identificata con quelle religionepolitica, coscienza intima e legge, spirito e materia. Ma la Chiesa cattolica romana ha ricusato sempre, e continua oggi a ricusare più energicamente che mai, di essere considerata come spirito puro; essa crede che questa condizione angelica convenga al mondo celeste, ma non a quello di quaggiù; essa vuol essere un'organizzazione materiale, giuridica, né più né meno dello Stato, mentre al tempo stesso si presenta come l'unica depositaria autorizzata del così eroicamente antigiu ridico Discorso della Montagna ».
Abbiamo inteso Pio XII ricollegare l'Azione cattolica al Regno di Cristo. In ciò egli continuava direttamente Pio XI, il quale precisamente aveva con[...]
[...]a, né più né meno dello Stato, mentre al tempo stesso si presenta come l'unica depositaria autorizzata del così eroicamente antigiu ridico Discorso della Montagna ».
Abbiamo inteso Pio XII ricollegare l'Azione cattolica al Regno di Cristo. In ciò egli continuava direttamente Pio XI, il quale precisamente aveva concepito l'Azione cattolica, da lui riorganizzata, come lo strumento di attuazione della regalità di Cristo e del supremo governo della Chiesa sulla società cristiana. La «regalità di Cristo» é stata una delle iniziative più caratteristiche di papa Ratti: non già ch'egli inventasse l'idea, ma fu lui a trarla in luce — alla ribalta, se così é permesso esprimersi — dall'oscurità e dalla dimenticanza delle «riserve» ecclesiastiche. Istituendo la festa di Cristo Re con l'enciclica Quas primas datata 11 dicembre 1925 (cioè pochi giorni avanti la chiusura dell'Anno Santo), egli precisò che a CristoUomo si doveva rivendicare il nome e il potere di re nel vero senso della parola, con la triplice potestà legislativa, giudiziaria, esecutiva, [...]
[...] Cristo essi trarranno la consacrazione della loro autorità esercitata per mandato del re divino. Con questo riconoscimento della rega
lità di Cristo tutto il genere umano sarà affratellato e regnerà la pace fra i popoli. L'istituzione di una festa particolare per celebrare la regalità di Cristo servirà da antidoto a o la peste dell'età nostra, il laicismo ». Questo incominciò col negare l'impero di Cristo su tutte le genti; si negò quindi alla Chiesa il diritto — che scaturisce da quello stesso di Cristo — di ammaestrare il genere umano, dar leggi, governare i popoli per condurli alla beatitudine eterna. Dalla nuova festa di Cristo re il pontefice si riprometteva che gli uomini si rammenterebbero essere la Chiesa società perfetta, richiedente piena libertà e indipendenza dal potere civile nell'esercizio del suo ministero di insegnare, governare e condurre alla felicità eterna tutti gli appartenenti al regno di Cristo. La celebrazione della festa ammonirebbe altresì che il dovere di venerare pubblicamente Cristo e di prestargli obbedienza non riguarda solo i privati, ma i magistrati e i governi.
All'ammonimento, si può giurare, governi e popoli non prestarono nessuna attenzione; e la quasi totalità dei fedeli, per primi, non comprese il significato della nuova festa, anche perché non lesse l'enciclica[...]
[...]onirebbe altresì che il dovere di venerare pubblicamente Cristo e di prestargli obbedienza non riguarda solo i privati, ma i magistrati e i governi.
All'ammonimento, si può giurare, governi e popoli non prestarono nessuna attenzione; e la quasi totalità dei fedeli, per primi, non comprese il significato della nuova festa, anche perché non lesse l'enciclica. Dicendo che Cristo era il reggitore dell'umanità non solo spirituale, ma temporale, e la Chiesa l'organo di questo suo reggimento, il pontefice faceva della regalità di Cristo il titolo giuridico per il governo della Chiesa sul mondo, e riprendeva in altri termini l'Unam Sanctam di Bonifacio VIII.
Pio XII, come si é detto, continua logicamente, coerentemente, Pio XI; e le dichiarazioni di lui che abbiamo esaminato testé ne sono la prova. In quanta all'attuazione pratica, però, passa una differenza notevole fra i due pontificati. Qui occorre rifarsi indie
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tro, tentando un breve schizzo di storia politicoecclesiastica del cinquantennio.
La successione, nel 1903, di Pio X a Leone XIII — il cui pontificato aveva raggiunto e superato i leggendari «annos Petri» — é forse il caso più favorevol[...]
[...]ciali umani, e in particolar modo dato il carattere del pontificato romano. Significa invece, quella distinzione, che il papa religioso si comporterà, toccando il terreno dei rapporti con l'autorità civile, in modo diverso dal papa o politico ». La diversità potrà anche sboccare in una maggiore decisione, in una più spiccata intransigenza, in una «totalitarietà ». Ci potrà essere, sotto il papa «religioso », maggiore probabilità di conflitto fra Chiesa e Stato; e, ove i conflitti manchino, una preparazione bellicosa per i conflitti futuri. Con il pontificato di Pio X ci fu l'uno e l'altro: i contrasti con la. Francia, con la Spagna, con la Germania: ,e l'affermazione più risoluta che mai, in fatto e in diritto, del potere assoluto papale, così da potersi parlare di rinnovate impostazioni teocratiche. Ricordiamo le parole rivolte ai pellegrini francesi nel 1909: «Chi si ribella all'autorità della Chiesa, sotto l'ingiusto pretesto che essa invade i termini dello Stato, impone dei termini alla verità. La Chiesa domina il mondo perché é la spos[...]
[...]Stato; e, ove i conflitti manchino, una preparazione bellicosa per i conflitti futuri. Con il pontificato di Pio X ci fu l'uno e l'altro: i contrasti con la. Francia, con la Spagna, con la Germania: ,e l'affermazione più risoluta che mai, in fatto e in diritto, del potere assoluto papale, così da potersi parlare di rinnovate impostazioni teocratiche. Ricordiamo le parole rivolte ai pellegrini francesi nel 1909: «Chi si ribella all'autorità della Chiesa, sotto l'ingiusto pretesto che essa invade i termini dello Stato, impone dei termini alla verità. La Chiesa domina il mondo perché é la sposa di Gesù Cristo ». Come si vede, Pio X anticipa qui la dottrina di Pio XI sulla regalità di Cristo esercitantesi attraverso la Chiesa.
Pio X è una figura estremamente interessante, e l'opera sua di pontefice fu di grande importanza, non soltanto per la Chiesa. La figura attende ancora chi la ritragga «in piedi », come l'opera non ha ancora avuto il suo storico. Leone XIII aveva mirato a
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rimettere in contatto la Chiesa col mondo mediante un'opera paziente e pieghevole di adattamento; aveva voluto far riprendere
al papato la partecipazione — egli, anzi, aveva sognato: la dire zione — nella vita internazionale. Pio X fece opera tutta contraria: lavorò a concentrare, a raccogliere in se stesso, ad isolare (potremmo dire) il cattolicesimo. Concentration et défense catholiques: con queste parole fu esattamente definita l'opera sua.
A Leone XIII non meno che a Pio XI spetterebbe il titolo di papa dell'Azione Cattolica. Potremmo dire che il primo é stato il fondatore, il secondo il restauratore (e il terzo, papa[...]
[...]ore, il secondo il restauratore (e il terzo, papa Pacelli, il trasformatore). L'« Opera dei Congressi e dei Comitati Cattolici rappresenta la prima organizzazione dell'Azione cattolica: si può in proposito consultare con profitto il libro del De Rosa, presso Laterza, L'Azione cattolica. Storia politica dal 1874 al 1904. L'a Opera dei Congressi » rispondeva piuttosto al principio, vigorosamente riaffermato adesso da Pio XII, dell'espansione della Chiesa dal santuario nel mondo civile, che non a quello dell'« apostolato laico» quale abbiamo visto predominare nel congresso omonimo. L'a Opera» — il cui titolo burocratico trovò censure nel campo dell'integralismo cattolico italiano — agiva principalmente nel campo economicosociale e in quello amministrativo, permessi e anzi additati ai cattolici dallo stesso pontefice che teneva in piedi rigorosamente il « non expedit» per le elezioni politiche.
Alla fine del pontificato di Leone XIII intervenne a compli care le cose la democrazia cristiana, alla cui avanguardia era Don Romolo Murri. Partendo d[...]
[...] italiano — agiva principalmente nel campo economicosociale e in quello amministrativo, permessi e anzi additati ai cattolici dallo stesso pontefice che teneva in piedi rigorosamente il « non expedit» per le elezioni politiche.
Alla fine del pontificato di Leone XIII intervenne a compli care le cose la democrazia cristiana, alla cui avanguardia era Don Romolo Murri. Partendo da principi teocratici, Murri arrivava alla democrazia sociale, che la Chiesa avrebbe dovuto far sua rivolgendola contro lo stato liberalelaico. L'urto con la direzione (Paganuzzi) della vecchia « Opera » fu fortissimo; ma Leone XIII riuscì ancora a cavarsela, prima di scomparire, con il suo metodo di dare o un colpo al cerchio e uno alla botte ». Un metodo simile era inconcepibile per Papa Sarto, e per il suo alto consigliere ed esecutore, Merry del Val. Di fronte alla penetrazione democristiana nell'o Opera », largamente effettuatasi sotto il successore di Paganuzzi, il Grosoli, Papa e Segretario di Stato impugnarono la
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spada recidente i nodi [...]
[...]tematicamente nel 1913 (Patto Gentiloni). Altrove, in Francia, l'alleanza si spinse fino a un quasiconnubio con l'Action Française, il cui campione Maurras fu protetto da Pio X con la non pubblicazione della condanna da parte della Congregazione dell'Indice (gennaio 1914) di sette opere sue, nonché del quindicinale « L'Action française ».
L'avvento di Benedetto XV segnò una reazione all'« integrali
»: in quanto all'Azione cattolica, papa Della Chiesa lasciò formalmente le cose come stavano, e l'« Unione popolare» seguitò a vivacchiare; ma le altre due organizzazioni piane cessarono di
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fatto di esistere, data la nuova presenza della Confederazione italiana dei lavoratori (Confederazione « bianca ») — fondata formalmente nel 1918, ma avviata da molti anni prima dalle Leghe del lavoro cattoliche —, e del Partito popolare italiano, fondato nel gennaio 1919. Quest'ultimo raccolse sotto D. Sturzo, coi debiti adattamenti, l'eredità della democrazia cristiana murriana.
Il manifesto di fondazione del P.P.I. è del 18 gennai[...]
[...]rizzo del prostrato liberalismo, il saluto all'uomo tc che la Provvidenza Ci ha fatto incontrare D. L'art. 1 dello Statuto, riesumato e incluso nel Trattato, le trasformazioni cattoliche in certi istituti statali, anche fondamentali, e — last not least, davvero — la libertà e protezione legale assicurata all'Azione Cattolica gli parvero arra sicura per l'applicazione almeno in Italia del suo programma di riconquista della società a Cristo e alla Chiesa.
Si vide ben presto l'incertezza di questa situazione ecclesiastica, riposante in sostanza su una carta «octroyée », cioè sul beneplacito di un regime discrezionale. E l'incertezza sboccò nel conflitto aperto, precisamente per l'Azione cattolica. Era questa l'unica forza sociale, organizzata indipendente che rimanesse in Italia fuori dell'ambito del fascismo. Appena essa accennò ad uscire, dalle chiese, dalle sagrestie, dai circoli edificanti e ricreativi, per agire nel mondo secondo le esigenze costituenti, all'occhio del pontefice, la sua stessa ragion d'essere, il fascismo reagì, secondo [...]
[...]efice le obbiezioni contro il giuramento delle organizzazioni giovanili. Rimaneva per il pontificato il vantaggio di aver mantenuto sostanzialmente i quadri dell'A.C., che a suo tempo avrebbero giovato per la ripresa in pieno non solo di questa, ma della D.C. Negli anni di buone relazioni che seguirono fin quasi alla vigilia della guerra — fra i due poteri, quel vantaggio fu bilanciato, e probabilmente superato, dal pregiudizio proveniente alla Chiesa per fatto dell'ambiente «clericofascista» creatosi in Italia: commistione di ortodossia religiosa e di conformismo politico, rievocante i tempi di «Trono e Altare », ma senza il fondamento morale su cui aveva riposato quella antica associazione.
Negli ultimi anni di Pia XI tornò a manifestarsi un distacco fra la Chiesa o meglio, il pontefice personalmente — e il regime, distacco proveniente sostanzialmente dall'aver fatto il fascismo causa comune con il nazismo. Pio XI riaffermò l'opposizione di massima già formulata più volte contra i totalitarismi statali, ma adesso con aderenza assai più efficace alla situazione concreta. Rinacquero contrasti tra fascismo e A.C.
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Questi contrasti rimasero lontani dalla gravita del conflitto del 1931: e a soffocarli contribuì la successione a papa Ratti di papa Pacelli, il quale desiderava vivamente la buona armonia col regime; e l'avrebbe desiderata anche con quell[...]
[...] gennaio '46 una commissione episcopale, con a capo il patriarca di Venezia, card. Piazza, viene nominata dal Santo Padre per una nuova revisione degli statuti, che possiamo dire in senso inverso di quella del '39. Una circolare della Direzione generale del 14 aprile 1946 indica una serie di postulati dell'A.C. in rapporto con la preannunciata nuova co stituzione dello stato italiano: la posizione del cattolicismo nella nazione, le relazioni fra Chiesa e Stato, la famiglia e la scuola, la politica sociale, quella internazionale, formano la materia di questi postulati. E alla fine si avverte che nella gara dei program
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mi politici «é doveroso dare la preferenza alla corrente che per il contenuto del suo programma e per le persone che lo sostengono offre le migliori garanzie di attuare una costituzione coerente con i principi cattolici ». Era con ciò stabilito il rapporto di appoggio e di controllo fra A.C. e D.C.
Il 12 ottobre 1946 — istituita già la repubblica, eletta ed entrata in funzione la Costituente — Pio XII [...]
[...]loro formulazione termineremo, avvertendo che si tratta di questioni permanenti, là dove il cattolicismo é la religione predominante: e cioè, non solubili in maniera definitiva, e che a nulla servirebbe affrontare con semplici espedienti, giuridici, o esaminare con disposizioni di spirito iconoclastiche, anche se di fronte a una di esse la società civile non possa adottare la politica dello struzzo.
La prima è quella delle relazioni fra Stato e Chiesa, in, regime di democrazia; e cioè, la questione dell'equilibrio fra i principi di libertà e indipendenza civile — a cui la società moderna, nell'interesse stesso della normale vita religiosa, non può rinunziare — e l'azione sociale nel più ampio senso (e cioè anche politico) della parola, che la Chiesa cattolica ha sempre esercitato ed intende continuare ad esercitare.
La seconda è quella di un altro equilibrio, fra cc Marta e Maria », cioè fra l'azione esterna, sociale, pubblica, del cattolico credente, e la sua vita personale, intima, spirituale: rischiando la prima, col suo sempre più crescente sviluppo, di deviare e soffocare la seconda. E una questione riguardante direttamente la società religiosa, una questione interna della Chiesa cattolica; ma indirettamente, e tuttavia fondamentalmente, interessa la società umana, che di una vita religiosa non può fare a meno.
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