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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale Certo è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 171Analitici , di cui in selezione 9 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Giovanni Pirelli, Questione di Prati in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: QUESTIONE DI PRATI
I
César Borgne posò sul tavolo una bottiglia di grappa con il tappo ancora affondato nel collo. « Questa », disse, « per festeggiare ».
« Oh », disse Salomone Croux. « Compi gli anni? ». Sapeva, come tutti in paese, che Borgne aveva venduto un prato, il suo unico prato. Lo aveva venduto a un industriale di Biella, certo Marconi o Maltoni. Questo tale era capitato quassù una domenica e si era — come dicono i ricchi — innamorato del luogo. Sul prato di Borgne avrebbe costruito una villa. Una villa in cemento armato, più finestre che muri, con riscaldamento centrale, garage e relativa strada d'accesso. Tutto si sapeva, tutto fuorché una cosa: quanto Borgne avesse preso del prato. Il geometra del comune era stato chiamato solo per rilevare i confini. Il compromesso era stato stilato in città nello studio di un dottore commercialista. Un affare misterioso. Tanto più misterioso in quanto nessuno, non essendo quest[...]

[...]prendi uno, due bicchieri, perché due? siamo in tre, ne occorrono tre. Facciamo tre bicchieri. La grappa è andata un po' giù? Eh, ce n'è, ce n'è tanta! Bevi e non ci pensare. Bevi e versa. È andata giù un altro po'? Eh, ce n'è tanta ancora tanta! ». César e Attilio tenevano gli occhi sulla bottiglia. Loro malgrado, gli occhi scivolavano lungo la superficie
QUESTIONE DI PRATI 75
liscia del vetro. « Un altro bicchiere? », disse Salomone Croux. « Certo. Ce n'è tanta! Cosa volete che sia un altro bicchiere! Un altro bicchiere è niente. Un altro ancora è niente. Un altro ancora è ancora niente. Mon djeu me! Cosa è successo? Cosa è successo? ». Salomone Croux si piegò in avanti fino a che i suoi occhi strabici non furono a un palmo dalla bottiglia. « È vuota! ». Sollevò la bottiglia contro l'orecchio, la scosse. « Vuota », confermò. « Com'è come non è, poco fa era piena sino al collo e adesso non ce n'è nemmeno una goccia per inumidire le labbra. Così, signori, è il danaro. Esattamente così ». Con una smorfia di sprezzo depose la bottiglia sul[...]

[...] fidare ».
Salomone staccò la mano da sopra il bicchiere, ma solo per un momento, solo per agitare un dito nell'aria. « No, non ci credo. Un uomo parla di affari solo con un altro uomo ».
Era un'aperta provocazione. « Infatti », ribatté Attilio, « a te non. dice niente. Non vedi che non ti dice niente? Lo sai, tu, quanto ha preso del prato? Io lo so. So che ha preso tanti, tanti quattrini, che adesso si comprerà... un'automobile ». Era stato incerto se dire toro o automobile. Appena detto automobile, la cosa gli parve perfettamente verosimile.
« Un'automobile? Per farne? », disse Salomone simulando credulità e meraviglia.
« Si, un'automobile rossa. E il giorno in cui lo vedrete arrivare in paese sull'automobile rossa, creperete tutti d'invidia ».
César Borgne immaginò se stesso che arriva in paese su un'automobile rossa e senti un singulto montargli dal ventre alla gola. Si con tenne. « Il ragazzo ha ragione », disse. « Solo le automobili rosse sono
80 GIOVANNI PIRELLI
da uomo. Quelle nere, gialle, verdine, sono tutte automobili da [...]

[...]pa di pura vinaccia, brucia alle prime sorsate. Bevine un altro poco. Non brucia più. Bevine ancora. Più ne bevi, più ti sembra di bere acqua fresca. « Puoi aver preso molto, puoi aver preso poco; la cosa non cambia ».
« Cambia si », disse César.
« Non cambia », disse Salomone. « Uno che vive in una grande.
QUESTIONE DI PRATI 83
città, o ha il conto in banca o è un disgraziato. Uno di noi, o è padrone sulla sua terra o è un disgraziato ».
« Certo », scattò sù il ragazzo Attilio. « Certo. È un disgraziato ». « Tu sta zitto », disse César.
« Mettiamo che hai preso mezzo milione », disse Salomone. Fece una pausa e scrutò in viso César. César non reagì. Ce l'aveva con Attilio. Quel moccioso si permetteva di dare del disgraziato a uno che poteva essere suo padre. « Mezzo milione », ripeté Salomone dopo aver preso un'altra sorsata di grappa. « È poco? È molto? Nessuno potrebbe rispondere. Cos'è mezzo milione? È un numero ».
« Sono soldoni », disse César battendosi una mano sul petto.
Salomone si accorse che in quel punto la giacca di César era gonfia. « Facciamo un esempio », d[...]

[...] prato ce lo avrei », disse Salomone, « come quello che César ha dato via. Quanto sarà stato il prato di César? Se non sbaglio (é difficile che sbagli) milletrecento metri quadri. Il mio é milledue e rotti. Poca differenza. Per il resto é identico, prende lo stesso sole, prende acqua dallo stesso canale. È proprio di fianco al prato che César ha dato via ».
« Credevo », disse il ragazzo Attilio, « che non ci fossero mai due prati identici ».
« Certo che non ci sono. Di proprio identici non ce ne sono mai. Forse che ci sono due bicchieri proprio identici? Forse che questi due bicchieri sono identici? Se guardi bene, uno ha sempre qualcosa
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di diverso dall'altro. Però è un bel caso che ci siano due prati quasi
identici come due bicchieri ».
« E tu glielo daresti? », disse il ragazzo Attilio.
« Farei così. Gli direi: non voglio sapere quanto hai preso del tuo
prato. Non mi interessa. Tanto hai preso, tanto mi dai ».
« Oh », disse il ragazzo Attilio. « Gli daresti il prato senza sapere
se ha preso poco o molto? ». [...]

[...] Se guardi bene, uno ha sempre qualcosa
88 GIOVANNI PIRELLI
di diverso dall'altro. Però è un bel caso che ci siano due prati quasi
identici come due bicchieri ».
« E tu glielo daresti? », disse il ragazzo Attilio.
« Farei così. Gli direi: non voglio sapere quanto hai preso del tuo
prato. Non mi interessa. Tanto hai preso, tanto mi dai ».
« Oh », disse il ragazzo Attilio. « Gli daresti il prato senza sapere
se ha preso poco o molto? ».
« Certo. Ma non quel prato di cui parlavo. Un altro. Il prato di
cui parlavo non lo darei nemmeno per un milione ».
« Quale prato gli daresti? ».
« Un buon prato. Un tantino più piccolo, più in pendenza. Invece
di essere sotto il canale, è sopra. Sarebbe un prato più che bastante per
chi ha una mucca sola. Mucca », disse Salomone levando il bicchiere alla
mucca di César, « bevo alla tua salute ».
« Alla salute di Claretta », disse il ragazzo Attilio levando il bic
chiere alla mucca.
« Di Claretta », disse Salomone con un rutto. « Che il tuo padrone
ti ricomperi un buon prato ».
« E se l'af[...]

[...] che gli rimaneva. Tornò a riempire il proprio bicchiere e quello
di Attilio. « Una mucca », disse, « non vive di fieno comperato. E amaro
il fieno comperato. In pochi mesi la bestia s'intossica e muore a.
Salomone rise di gusto. Attilio no. « Povera bestia, che colpa ha lei
se César ha venduta il suo unico prato? ».
« Si vede che vuol più bene al danaro che alle mucche ».
«Il prato sopra il canale basterebbe per far vivere Claretta? a.
« Certo che basterebbe ».
« César non sarà così crudele », disse il ragazzo Attilio, a da lasciar
morire Claretta se tu gli offri il modo di salvarla ».
« Non so. Dipende quanto vuole per Claretta ».
« Come sarebbe a dire? ».
« Esattamente come ho detto ».
« Non capisco », disse il ragazzo Attilio.
« Non capisci mai niente », disse Salomone, gli occhi strabici lucenti
di sbornia e d'allegria. « Quando mai un contadino vende un prato se è
in grado di comperare un'altra mucca? a.
QUESTIONE DI PRATI 89
VII
Il pugno di Cesar si abbatté sul tavolo, il tavolo sobbalzò, la bottiglia schizzò via,[...]

[...]o, apriva la bocca, una nuova emozione — un sobbalzo più forte, lo spigolo di una casa, il buco d'ingresso di una stalla seminterrata, un trave sporgente da un muro — gli frantumava il grido in gola. Una sola volta, chissà come, gridò. Fu quando gli si parò innanzi, basso, nero e minaccioso, l'arco di pietra che copre il passaggio dal vicolo alla piazzetta della chiesa. « Mamma », gridò, appiccicò il viso al collo della mucca e chiuse gli occhi, certo di dover morire.
Quando li riapri, si trovò sulla neve. Sopra di lui c'era la cappa di nebbia grigia e bassa come un coperchio. Tra lui e quel coperchio dondolava una massa tondeggiante. Era il ventre della mucca Claretta. La mucca beveva, il muso immerso nel lavatoio fino alle narici fumanti. Oltre le gambe della mucca c'erano le gambe di César.
César riaccese la lanterna che nella corsa s'era spenta. La fiamma vacillò, quindi prese forza, si sollevò, illuminò l'intero poligono della piazzetta con il lungo lavatoio in pietra, l'antico pioppo cipressino ac canto al campanile, la facciata de[...]

[...]me fosse mucca contro mucca. La vera mucca non arretrò di un centimetro; si limitò a scrollare il muso sbavando addosso al padrone. César si calò indietro, ritrovò l'appiglio dei piedi, riposò un poco, rinnovò il tentativo. Dopo il terzo tentativo si rese canto che sprecava molta energia mentre la sua antagonista non ne sprecava affatto. C'era poi l'aggravante di una sbornia che riguardava lui, non la mucca. Sentiva spossatezza alle braccia e un certo tremito che dal calcagno gli saliva al ginocchio. Brutta faccenda quando uno impastato in parete comincia ad avere il tremito alle ginocchia. È segno che sta perdendo il controllo dei nervi. Allora capi di essersi cacciato in un guaio di quelli per i quali si può anche crepare. Improvvisamente ebbe molta paura.
«Oh! », chiamò.
« Oh », disse Salomone, dalla fine della rampa. « Ffinalmente! ». « Sono nei guai », disse César. Gli seccava dire di piú. « Salomone? ».
« Oh », disse Salomone.
« Tira indietro la mucca ».
«Pperché? Ccosa c'è? ». Più che non dalla situazione che non tentava nemmen[...]

[...] Finanza, i prezzi, le tasse); a sera era in casa con la moglie che parlava di vipere (hanno sempre presentimenti, le donne, maledette loro) e le bambine che si contendevano i regali del Bambin Gesù; un'ora fa beveva e spaccava bottiglie; adesso, chissa perché, doveva morire. Chissa perché. Perché era un disgraziato, ecco tutto. Nato disgraziato, vissuto disgraziato, morto disgraziato. Non poteva capitare a Salomone di salire davanti alla mucca? Certo. Bastava dirglielo. Invece a Salomone capitavano tutte le fortune. A che scopo? Per morire ottantenne nel suo letto, solo come un cane, con un patrimonio di prati e di mucche che non sapeva a chi lasciare? Non si diceva, in paese, che Salomone era iettatore? Lo era, lo era. Diceva: `Vedete questa bottiglia piena di grappa? Ebbene, è vuota'. E la bottiglia era vuota. `Ne hai un'altra?', diceva `Se ne hai un'altra sei a posto'. Nemmeno il tempo di dirlo che l'altra bottiglia finiva a terra in frantumi. Quel Maltoni, industriale di Biella, non poteva mettere gli occhi sul prato di Salomone, prop[...]



da Mario La Cava, Il grande viaggio in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 5 - 1 - numero 8

Brano: [...]entre i figliuoli s'erano chetati, Rosaria parlava. « Il padre ha domandato tanto di te — diceva al marito —. Si lagna che non ti vede mai, che non vai a trovarlo; e se passi davanti alla porta, non ti fermi nemmeno... ».
Era la verità, e Giuseppe che sentiva il torto taceva. Rosaria continuava: «Ci vuole tutti con sé. Non fa che domandare quando Filippo e Antonio ritornano dall'Egitto... ».
«Aspetta, che ritorneranno!...» esclamò Giuseppe.
« Certo un padre vuole sempre i figli vicino! ».
« Questo si ».
« Ma nemmeno loro stanno tanto bene in Egitto colle malattie che dicono di avere avuto. Tutt'e due hanno sposato, e nessuno ha avuto figli... ».
IL GRANDE VIAGGIO 95
« Se non fosse stato per le malattie... Colle malattie non si sta bene in nessun posto n concluse Giuseppe.
Prima ancora che Giuseppe si fosse fidanzato con Rosaria o avesse pensato di fidanzarsi, aveva conosciuto i due fratelli di lei: con Filippo aveva fatto il soldato assieme e si erano voluti tanto bene da rivedersi anche dopo, più volte; con Antonio la conoscenza e[...]

[...]i vuole li a tutti i costi... » spiegò Giuseppe, ridendo.
« Ah! » esclamò semplicemente Rosaria.
« Prima vuole che vada io a vedere come si sta; e poi ti manderei l'atto di richiamo perché mi raggiungessi... ».
t~ E lasceremmo tutto ? » disse Rosaria.
« Bah! Poi si vedrà... ». concluse Giuseppe. La moglie rimase pen
f

IL GRANDE VIAGGIO 97
sierosa, mentre il ragazzo incominciò: «In questa settimana partirà zio Carlo per l'America ».
« Certo l'America é più lontana ». disse Giuseppe; ma per Rosaria l'Egitto o l'America era la stessa cosa. Il marito, scherzando ancora, aggiunse : « Non si danno pace che sono senza figli; e vogliono, si vede, avere bambini dello stesso loro sangue per casa... ».
« Quanto godrebbero vedere da vicino le figliuole; le fotografie che abbiamo mandate non sono chiare, non si capisce niente! ».
« Tu, poi, vorresti le fotografie proprio al naturale! » disse Giuseppe; e dovendo finire per quella sera stessa la scarpa che aveva lasciato sulle ginocchia, riprese il lavoro.
Rosaria prese la lettera e, dopo [...]

[...]o dell'Egitto.
In seguito fecero la lettera di risposta a Filippo: lo ringraziavano, ma per il momento non era il caso di parlare di viaggi; più in là qualche cosa certamente sarebbe maturata.
Agata venne una sera a parlare con Giuseppe. « Ma siete pazzo di trascurare un'occasione come questa? Se Filippo vi invita, si vede che ha le sue ragioni. Avrà trovato un buon posto per voi. Io gliel'ho detto a Rosaria : ti pentirai! » disse la donna.
« Certo bisogna pensare seriamente. Intanto aspettiamo cosa scrivono sia Filippo che Antonio. Di Antonio é parecchio che non abbiamo notizie » rispose Giuseppe.
Arrivarono le lettere dei due cognati, ed entrambe ripetevano la stessa cosa; per i denari del viaggio non occorreva che Giuseppe si preoccupasse; quanto al posto del lavoro Giuseppe o avrebbe continuato a lavorare da calzolaio oppure sarebbe andato con Filippo a lavorare nella costruzione della diga sul Nilo.
Tuttavia Giuseppe per il momento non decise niente; però é strano che la bambina, scrivendo a scuola un tema dato dalla maestra e ch[...]

[...] egli che conosceva da artigiano solo la vita nel borgo, dove un pane mai era mancato per nessuno e dove chi voleva trovava subito da lavorare, si meravigliava che nel paese e tra le persone civili le cose fossero tanto diverse.
Gli nuoceva pure il fatto che sempre era stato calzolaio nel borgo,
e che tutti lo conoscessero per tale: gli mancava l'aria intraprendente
e rumorosa di chi avrebbe dovuto, nell'impiego, comandare su altri uomini; né certo egli era in grado di fare il ragioniere. Denari non aveva portato a sufficienza per fare dimenticare la sua origine, astuzia
e disinvoltura gli facevano difetto.
E poi, a trascurare quanto poteva riguardarlo in particolare, si era sempre in Italia: se le condizioni del paese erano molto migliorate da quando Filippo e Antonio lo avevano lasciato, esse non erano mutate dopo la partenza di Giuseppe a tal punto da permettere ad uno come lui di occuparsi facilmente come impiegato.
In ogni modo, il piccolo appaltatore Artú gli promise che lo avrebbe assunto presto in servizio : dopo che avesse d[...]

[...]la bambina. In molti casi il medico Sbo aveva conseguito la guarigione. La figlia di commare Carmela, quella che si era sposata a Sebastiano, pensava da parte sua che più volte l'intervento della fattucchiera di Siderno aveva fatto miracoli.
Come il cuore, allora, di Rosaria si spossava a sentir tante parole! La sua fantasia pigliava il volo, la triste realtà era dimenticata e i sogni del probabile e del verosimile turbinavano nella sua mente.
Certo Giuseppe si risentiva quando gli amici, per scusa, venendo a far visita, gli ricordavano che il timore aveva loro impedito di fare i doveri abituali; si vergognava di sé, cercava cambiar discorso come se lui fosse il colpevole, come se la sua stessa paternità fosse misera e difettosa.
Aspettava che se ne andassero, in silenzio; ed usciti, si sfogava nell'intimità della famiglia : « Io mai ho mancato verso nessuno! » esclamava.
La moglie continuava a lamentarsi in delirio; bisognava calmarla,
IL GRANDE VIAGGIO 125
fare qualcosa per lei, non farla morire. Gli affari del suo impiego urgevano[...]

[...]o compianto per l'irreparabile perdita. Le mogli, Matilde e Vanda, completarono la lettera, scrivendo a lungo e rievocando fatti della vita felice di ún tempo, quando viveva la bambina. Vanda, che nella sua precisione, era alquanto indiscreta, trovò che la bambina forse si sarebbe potuto salvare, se fosse rimasta in Egitto. Li v'erano tanti bravi dottori, specialmente il professor Puricelli, tanti specialisti, ospedali, case di cura... Era stato certo un errore partire per il paesello nativo.
Fosse stato nei primi giorni della disgrazia, Rosaria si sarebbe esaltata al ricordo del passato, i sogni dell'impossibile e dell'inattuabile avrebbero turbinato come meteore nella sua mente. Questa volta, invece, restò attonita e confusa; poi, piegando il capo sulle spalle della sorella
IL GRANDE VIAGGIO 127
Agata che, nell'assenza del marito, le aveva letto la lettera, ebbe un singulto, dal quale non uscirono le lagrime.
Il tempo dei violenti clamori, dei deliri e dei sogni, era terminato; succedeva ora il silenzio spaventoso, il desolato silenz[...]



da Saverio Montalto, Memoriale dal carcere in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 7 - 1 - numero 3

Brano: [...] quando mi alzai e quanti giorni rimasi in casa senza vedere nessuno. In certi momenti sentivo un desiderio ardente di rompere e distruggere tutto, di prendere la pistola e scappare e fare non so che cosa per vendicarmi a qualunque costo, ma quando poi si trattava di dover mettere in atto i miei piani, la paura, divenuta ora più forte che mai, mi teneva immobile al mio posto. Fu questa la prima volta che pensai al suicidio, ma avvicinatomi ad un certo punto al tiretto ove c’era l’arma, la stessa paura mi teneva legate le braccia. Pensavo con raccapriccio: «A che serve possedere la pistola quando non si ha la forza di adoperarla al momento opportuno? » e fui tentato di prenderla ed andarla a buttare in un pozzo vicino. Ma ancora la stessa paura non mi lasciava buttare neanche l’arma nel pozzo. Quando dopo diversi giorni uscii fuori perché non potevo fare più a meno, camminando per la via tenevo la testa bassa, giacché avevo la sensazione che la gente, già a parte dei fatti miei, mi sorridesse sardonicamente in faccia. Anzi, tutte le persone[...]

[...]ato al suo amante, giacché nel paese di M... e viciniori si era sparsa la voce da tempo che l’Armoni l’aveva posseduta già, dato che da molto tempo prima che fosse partito per soldato, facevano vita comune e quasi maritale. Seppi pure che in quei giorni mia sorella stava contrattando per vendersi anche la casa, giacché l’amante le chiedeva insistentemente ancora altro danaro, ma siccome della casa figuravo io il proprietario, mandai a dire ad un certo Pantaleone Nicodemo che limitava e che perciò voleva comprarla di non fare alcun passo perché la casa era mia e così la casa non fu venduta. Intanto dopo alcuni mesi il Giacomo Armoni ritornò dal soldato e venni a sapere che ora che mia sorella non aveva più nulla cercava di allontanarsi pian piano e che nonMEMORIALE DAL CARCERE

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intendeva più sposarla. Mia sorella di questo fatto aveva avuto anche lei sentore ed aveva dichiarato che quando diventava certa e sicura che l’Armoni non l’avesse più sposata sarebbe andata a gettarsi di notte tempo in un pozzo vicino al paese. Più tardi v[...]

[...]devano anche loro raramente, perché impegnate, dicevano loro, l’Elena all’assesto della casa e la Iva a stare in permanenza nel negozio specie quando non c’era presente il padre, per vendere qualcosa di ciò che ancora vi era rimasto. Io, dato che li sapevo in ristrettezze, i presenti, e specialmente i genitori e l’Aurora, i quali erano, ripeto, in quel periodo i più assidui in casa mia, li facevo restare spesso a pranzo con noi o a cena. Dopo un certo tempo me ne accorsi che sia la madre che la figlia se ne venivano da noi tutte addobbate e impomatate e che non tralasciavano occasione per mettere in mostra la loro bellezza e le loro qualità personali. La madre principalmente, ad ogni minimoché, non faceva altro che magnificare la sua bellezza di quand’era giovane, che, del resto, si poteva vedere anche oggi che aveva circa quarantasei anni (e forse si avvicinava ai cinquanta) e che era madre di otto figli. Della sua bontà poi, del suo sapere fare come economia e come donna di casa, della sua onestà principalmente e di tante cose e rose che[...]

[...]a questo stato e con una figlia di ventiquattr’anni in casa. E non perché non ha avuto matrimoni a bizzeffe, perché tutto il mondo conosce la sua straordinaria bellezza, la sua grande onestà ed ingenuità, la sua intelligenza che ciò che vede cogli occhi fa con le mani, senza parlare poi di quello che sarebbe capace di fare lei in una casa che son sicura che dal niente la farebbe salire alle stelle. Anche ora abbiamo un matrimonio per le mani, un certo Mico Spezzano di R... che sta diventando pazzo, ma io non voglio perché so che suo padre è un uomo di quelli... mi capite? Ma ci ha colpa mio marito! Ma lui me l’ha pagata! Sapete che io non lo voglio più vedere e che siamo divisi? È da tanto tempo che dormiamo ognuno per conto nostro. Ed è stato anche per causa sua che i miei fratelli, quello che sta qui a N... e quello dell’America mi hanno abbandonata e non vogliono più saperne di me. Ma a me interessa poco anche di loro. Mi accontento che le mie figlie ed i miei figli facciano i servi, ma da loro non vado. Però io spero che il Signore m’a[...]

[...]ivertimento, perché fino ad ora, si può dire, che sono stata una ragazzina ingenua! Io e voi non sembriamo di eguale età, non è vero? », Io sorridevo e non potevo fare a meno a non acconsentire a tuttocciò che diceva. La figlia poi sembrava per davvero un’angela calata dal paradiso: nei modi, nel comportamento, nella benevolenza verso mia sorella, per quanto verso di me si mantenesse alquanto riservata e noncurante: si notava in lei solamente un certo incedere risoluto, altero e spigliato che mentre da un lato la rendeva più attraente ed intraprendente dall’altro poteva far pensare piuttosto ad una donna navigata, ma nel resto tutto a meraviglia. La madre inoltre quando parlava di mia sorella e di me, ma in ispecie di mia sorella, sembrava addirittura che le volassimo entrambi dagli occhi. Dato ormai che il destino aveva voluto così ella ci considerava già più che figli e non c’erano parole adatte per potere esprimere tutto l’affetto che nutriva per noi due. Certo il suo Giacomo bello, il suo Giacomo meraviglioso, il suo Giacomo grande ed [...]

[...]eva più attraente ed intraprendente dall’altro poteva far pensare piuttosto ad una donna navigata, ma nel resto tutto a meraviglia. La madre inoltre quando parlava di mia sorella e di me, ma in ispecie di mia sorella, sembrava addirittura che le volassimo entrambi dagli occhi. Dato ormai che il destino aveva voluto così ella ci considerava già più che figli e non c’erano parole adatte per potere esprimere tutto l’affetto che nutriva per noi due. Certo il suo Giacomo bello, il suo Giacomo meraviglioso, il suo Giacomo grande ed immenso era sempre la pinna del suo cuore, ma noi, noi eravamo ancora qualcosa più di lui! Anche don Cesare ed il resto dei figli, quantunque meno espansivi, si dimostravano a quell’epoca affettuosi, obbedienti e riverenti. Giacomo ora verso di me sembrava avere anche soggezione e sottomissione e mi fece ricredere in gran134

SAVERIO MONTALTO

parte di tutta la mia paura che un tempo avevo nutrito verso di lui. Ed io ci credevo a tutto, avevo considerazione e compassione perché la sfortuna aveva voluto metterli i[...]

[...]e ne andranno di qua e di là senza alcuno profitto. Io penso però che le voleva per Aurora, ma ormai che hanno scombinato il matrimonio, credo che non ci pensa più neanche lui. E poi come potevano fare? Se non hanno, come si dice, neanche per comprarsi il pane? Come facevano a dare le diecimila lire che il padre di Spezzano chiedeva? ».

Passarono diversi mesi. In questo frattempo mi era capitato un fatterello degno di essere raccontato. Ad un certo punto me n’ero accorto che la madre di mio cognato anziché venire da noi in compagnia della figlia, preferiva venire piuttosto sola ed allo spesso. Un giorno, non ricordo più come fu, ci trovammo soli in cucina mentre si preparava da mangiare. Io stavo, essendo la cucina alquanto piccola,136

SAVERIO MONTALTO

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in un punto che per uscire e scendere giù, dovevo passare assolutamente dietro le sue spalle. E giacché lei era abbastanza voluminosa, chiesi permesso; ma lei sorrise in modo strano e senza affatto spostarsi.

Io allora, tutto trasecolato, richiesi permesso e lei, quasi adir[...]

[...]uel giorno mi mostrai meno cordiale e così lei, capita l’antifona, si fece vedere più di raro e quando ora veniva a casa mia, veniva sempre con la figlia Aurora o in compagnia di altri. La figlia dopo scombinato il matrimonio, si mostrò con me meno altera e più espansiva di prima e con mia sorella più affettuosa che mai. Ma io ormai avevo capito tutto e, benché in fondo l’amassi, cercavo di evitarla il più che mi fosse possibile, perché avevo un certo timore che si potesse accorgere di qualche cosa mio cognato ed un matrimonio tra me e lei, per un complesso di circostanze, specie economiche come ognuno può immaginare, non era mai possibile e particolarmente in quel momento. Una sera infatti, che mio cognato ci trovò soli nella stanza da lavoro, dato che mia sorella si era allontanata momentaneamente non ricordo più per quale motivo, io rimasi assai male e cambiai colore. Ma lui trovò la cosa semplice e naturale come se nulla fosse, o per lo meno credè opportuno di trovarla, e così io, come Dio volle, dopo un po’ ripigliai l’aspetto normale[...]

[...]ordo bene neanche se in questo frattempo dovetti vendere la macchina o poco dopo dato che ormai non la potevo più tenere.

Guarita mia sorella decisi di fidanzarmi e così un giorno le dissi:

« Anna, ormai intendo sposarmi, non solo perché così voialtri vi metterete subito a posto, ma anche per sfatare ciò che si dice per il mio fidanzamento con Aurora. Io vorrei sapere chi è stato che ha potuto mettere in giro questa fandonia! ».

«Io non certo e credo neanche tu. E Giacomo neanche perché sa bene che se tu non sposi una con dote, siamo tutti rovinati ».

«Ma come possono pretendere certe cose, se sono io, si può dire, che vi sto campando a tutti? ».

«Intanto lo pretendono. La madre e gli altri, pur di sposarla, sarebbero capaci di farci andare tutti quanti di porta in porta a chiedere Pelemosina. Me Phan fatto capire chiaramente. Anzi la madre mi ha detto che se lei ha acconsentito al mio matrimonio, ha acconsentito proprio per questo e che se tu la sposi, poi non si preoccupa più, neanche se la tieni come una donna qualsiasi. [...]

[...]ssi sposare ed intanto erano successi diversi fatti. Avevo dovuto cambiare casa per due motivi: primo perché la famiglia Armoni aveva incominciato a dare fastidi al padrone di casa che abitava al piano terreno, per cui abbastanza seccato si era permesso di tenermi un discorso poco corretto, e poi anche perché avevo trovato una casa più corroda ed indipendente per me e che mi faceva risparmiare circa sessanta lire al mese. Don Cesare Armoni ad un certo punto, non sapendo più che pesci pigliare, dato che il negozio l’aveva chiuso definitivamente, decise di cedere a suo fratello un po’ di terra che gli restava ancora vicino a T... per millecinquecento lire e così con questo danaro se ne andò in Francia in cerca di fortuna. A ciò, in verità, l’avevo incoraggiato anch’io, giacché speravo che col tempo, come lui mi aveva promesso partendo, si140

SAVERIO MONTALTO

sarebbe richiamata colà tutta la famiglia, e se così il destino avesse voluto, oggi io certamente non mi troverei nelle condizioni in cui mi trovo. Ma il destino non permise, e no[...]

[...]sta le mandò dicendo che non desiderava la sua presenza in casa sua e che lasciasse morire in pace sua moglie. Mia suocera allora senza scomporsi rispose : « Me ne strafotto di lui e di quanto è lungo! ». A questo proposito mi dimenticavo di dire, ma giacché ci siamo lo dico, che il frasario della mia suocera e di tutta la sua famiglia, in alcuni momenti era proprio d’ammirare, almeno da quel che potevo udire e sentire con le mie orecchie, e son certo che se i facMEMORIALE DAL CARCERE

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chini delPImmacolatella del porto di Napoli così rinomati ovunque per il loro frasario, avessero potuto udire e sentire anche loro, ne sarebbero rimasti quanto mai ammirati per non dire anche loro sconcertati. E non dimenticherò mai il fatto di quando una volta mia suocera ultimamente, non so più se in seguito ad una rissa alla quale sembra abbia preso parte anche il figlio Giacomo, giacché le risse in casa Armoni, di cui solo i vicini potrebbero dire qualcosa, erano all’ordine del giorno, ebbe a dichiarare: «Quando non c’è altro da fare,

io e l[...]

[...]; e, senza perdersi d’animo, mandava ora a casa mia, colla scusa di aiutare mia sorella nelle faccende domestiche, considerato che la povera Anna era sola, diceva lei, Iva la mia attuale consorte. E perché, si potrebbe obiettare, non mandava l’altra, l’Elena, visto che l’Elena era più grande e quindi pronta per andare a marito? Eh, no! L’Elena non la poteva mandare per due ragioni essenziali. Prima perché c’era stata già una certa diceria con un certo Vincenzino Sofia figlio di marinaio, un bravo ragazzo in fondo, che sicuramente, se la mia suocera fosse stata una accorta e ottima madre di famiglia, avrebbe sposata l’Elena; ma poi anche perché l’Elena era un po’ bruttina e certamente non avrebbe fatta molta impressione sui miei sensi. La Iva allora aveva circa sedici anni ed era tutt’altro che brutta. Ma io non vedevo in lei la bellezza: vedevo l’inganno. Pensavo che quella ragazza lì, era costretta a rappresentare inconsapevolmente ed innocentemente una farsa poco pulita e tutto ciò mi rattristava e m’impietosiva. Ma qualcuno forse dirà: [...]

[...]icolare affezione di mia sorella, ma anche perché la mia indole e natura non era capace di trattare diversamente una donna e fu forse questa mia indole e natura che poi, quando fummo sposati, fece prendere il sopravvento a mia moglie nei miei riguardi. Ma mia moglie scambiò allora questo mio affetto, direi soltanto fraterno, per amore dei sensi; e, del resto, alla sua età non solo lei ma qualsiasi donna l’avrebbe scambiato; e quando poi, dopo un certo tempo, io alquanto seccato di questo suo abbaglio feci comprendere che non ne volevo sapere di niente e che non avevo intenzione di sposare, lei rimase male e per poco non fece una malattia, tanto vero che un giorno fummo costretti insieme a mio cognato di portarla a M... dal dott. Nino D’Ascola perché la visitasse attentamente per stabilire di che cosa si trattava. Il dott. D’Ascola non trovò niente di straordinario e così tutti ci pacificammo. Seppi in seguito che per il fatto che la Iva veniva da noi, ci furono in quel tempo, fra l’Aurora e la madre delle scenate, guerre, ingiurie scambiev[...]

[...]e così mia sorella si sarebbe allontanata col tempo dal resto della famiglia Armoni per quanto mio cognato ripeteva spesso che se anche avesse vinto l’esame d’assuntore difficilmente se ne sarebbe allontanato da N... giacché non poteva lasciare la famiglia sola e senza alcun mezzo per vivere dato il momento che attraversava e che tutti dovevano mangiare senza che alcuno producesse affatto compreso il padre che era ancora in Francia e che dopo un certo tempo rientrò. E giacché dalla Marina di N... non si poteva andare e venire a piedi tutti i giorni pensai di comprare per l’occasione una bicicletta e la misi a sua disposizione. Mentre mio cognato si trovava alla Marina di N... conobbe un certo De Angelis anche questo capostazione, il quale aveva un fratello a Palermo grossista di calzature e così consigliò mio cognato d’impiantarsi a N... un piccolo negozio provvisoriamente, ciò che poteva fare con poca spesa, giacché per essere presentato dal fratello grossista ci pensava lui e lui era sicuro che col tempo avrebbe fatto fortuna giacché il tipo di calzature che trattava il fratello, dato che costava pochissimo andava sicuramente per un paese piccolo e rurale come N... Fu deciso e fu fatto. Io stesso feci comprare per tremila lire metà del locale di don Cesare dall’autista Miche Pan[...]

[...]andare da loro, ma ora sia la madre che il resto della famiglia, benché si sforzassero di accogliermi come prima, pur si capiva benissimo che lo facevano per necessità e perché sapevano che ancora senza di me sarebbero morti di fame. La madre in ispecie si vedeva così chiaro che schizzava veleno da tutti i poriSAVERIO MONTALTO

della pelle che solo chi non avesse voluto per partito preso non avrebbe intuito la feroce malvagità contenuta e son certo che se lei avesse potuto mi avrebbe senza pietà e misericordia pestato sotto le piante dei piedi. Ma io pel momento fingevo di non capire e mi ripromettevo di allontanarmene definitivamente come infatti feci dopo un certo tempo. Anche mio cognato Giacomo aveva manifestato tutto ad un tratto la sua natura bestiale e violenta circa alcune screzie ch’erano nate ultimamente tra di noi, screzie che difficilmente si possono evitare nella vita in comune e prolungata; tanto vero che in una di quelle ultime sere che rimase in casa mia, non potendo sfogare diversamente, si mise a battere così violentemente la sua piccola Rosa, che io rimasi paralizzato senza avere nemmeno la forza di fiatare ed intesi che Panr tico freddo caratteristico di paura m’assaliva in tutta la persona più forte ancora di quando l’avevo incontrat[...]

[...]ra ci abbandoni, è andato perduto, perché ora più di prima abbiamo bisogno d’aiuto. Di tutto quello che per il momento si guadagna, che sarà certamente ben poco, noi non possiamo toccare niente, giacché dobMEMORIALE DAL CARCERE

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biamo pensare d’ingrandire il negozio ed io spero fra pochi anni, con Giacomo che compra la roba, poiché in ciò è molto bravo come tu stesso hai potuto vedere, ed io che vendo come mi hai consigliato tu, e stai certo che io mi lascerò guidare da te e non da altri e che non farò come facevano loro che se un individuo entrava la prima non entrava la seconda volta nel negozio, di metterci in condizione di guadagnare per tutti e di non disturbare più a te. Perciò tu finché noi non ci metteremo a posto definitivamente ci darai due o trecento lire al mese, perché a te in fondo non ti fanno niente, e così noi pagheremo l’affitto del negozio e con qualche altra piccola cosa che arrangeremo possiamo, se non altro, comprare almeno il pane per vivere. Se poi abbiamo bisogno qualche volta di altro danaro per comprare[...]

[...]derti nel negozio la sera, quando non avrai a che fare; è vero che verrai? e così staremo sempre assieme come prima».

Dopo alcuni giorni se ne andò definitivamente a stabilirsi nel negozio. Tutto ciò che apparteneva a loro non c’era più ed anche Giacomo e Rosa erano andati via. Eravamo rimasti io e lei. Il sole stava per tramontare e lei si attardava ancora perché non era capace di distaccarsi. Né io avevo la forza di dirle: vattene! Ma ad un certo punto capimmo entrambi che non si poteva più rimandare ed allora lei attaccandosi con forza al mio collo si mise a singhiozzare. Anch’io singhiozzavo. Ogni tanto ripeteva:

«Mi perdoni? È vero che mi perdoni?».

« Ma di che cosa ? ».146

SAVERIO MONTALTO

(( Di niente! Dimmi che mi perdoni! ».

« Ti perdono! Ti perdono! ».

«E dimmi ancora che non mi abbandoni?».

«Ma via! Che sono queste cose Anna? Perché ti dovrei abbandonare? Tu mi conosci! ».

« Sì, sì, ti conosco! E perciò me ne vado un po’ tranquilla » e ripetendo ciò, per ben tre volte si attaccò di nuovo al mio collo [...]

[...]ci i fatti miei su questi riguardi. Questo fatto del Romeo e tanti altri che ho raccontati e che dovrò raccontare ancora della famiglia Armoni, voglio solamente che la Giustizia li apprenda,

11 indaghi se può, per conto suo, ma senza rendere notorio che li ho riferiti io, giacché a dire il vero, mentre li racconto mi assale un sacro terrore. La Giustizia del resto non sa niente della gente della famiglia Armoni perché se sapesse qualcosa, son certo, non si meraviglierebbe più di questo mio sacro terrore.

Dopo un certo tempo e quando il Lorenzo aveva conseguito già la licenza normale mi vidi arrivare in casa Giuseppe Panetta sarto. Si sedè e mi raccontò più morto che vivo che la sera avanti mentre la famiglia Armoni era in chiesa (perché mia suocera ed il resto della148

SAVERIO MONTALTO

famiglia sono assai devoti e pii, a modo loro, s’intende) il Lorenzo aveva attirato in casa una bambina di circa nove anni del Panetta ed aveva sfogato su di lei la sua libidine. Il Panetta aveva chiamato un dottore del luogo per far visitare la bambina, però non c’era stato alcun danno. Ma il Panetta si era rivolto l[...]

[...]ti anni che ti trovi qui, tutti ti conoscono e ti vogliono bene e dove vai non sai come ti trovi! ».

«Va bene, va bene! Ancora non me ne sono andato! ».

«Ed allora come restiamo; lo fai quest’altro bene?».

«Lo faccio! Ma sempre per te! ».

Dopo alcuni giorni andammo dall’avv. Spagna per pagare e ritirare la cambiale e mi ricordo che mio cognato Giacomo e suo padre pretesero anche una certa ricevuta, una specie di ricatto, per un altro certo imbroglio di altre quattro o cinquemila lire che avevano fra di loro, collo zio don Bruno Zito. Mentre accompagnavo questi verso casa sua ed eravamo rimasti soli, mi disse:

« Mi hanno rovinato e loro non si sono aggiustati! Mi hanno rubato più di quindicimila lire. Tutta la colpa però è di quella serpe della madre, perché il marito è un trastullo che lo comanda a bacchetta ed ora anche i figli. Compiango quella povera martire di vostra sorella! Dovete sapere che quella donna è stata la rovina di quattro famiglie: della sua, di quella di vostra sorella, della mia ed ora anche della vostra. [...]

[...]i darlo da coltivare ma mio suocero si oppose e lo volle lui. Ultimamente, dato che ciò che spendevo per farlo coltivare, non lo ricavavo perché pretendeva quasi tutto mio suocero, lo pregai di vedersela lui per le spese di coltivazione ed a me non dare piùMEMORIALE DAL CARCERE

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niente. Lui veramente per debito di coscienza ogni tanto portava lo stesso qualcosa. Seppi poi che ciò che ricavava dall’orto lo vendeva (si può interrogare un certo Patrizio Antonio bettoliere) oppure lo teneva esclusivamente per sé e se qualche volta dava alla sua famiglia oppure alla figlia Aurora sposata patate, pomodori ecc. se li faceva pagare anche da loro ed a caro prezzo. Con questa occasione seppi anche che mio suocero, oltre a dormire giù in un basso di casa come

il servo, mentre mia suocera sù a parte da principessa, mangiava e beveva anche a solo. Seppi anche, circa un anno fa dal cav. Giuseppe Levantino, che mio suocero aveva sparsa la voce che l’orto l’aveva dato a me per dote quando m’ero sposato con la figlia.

Si era arrivati così v[...]

[...]sera sempre da mia sorella però da qualche tempo a questa parte la vedevo più triste del solito e che si riduceva sempre peggio anche fisicamente dato che allattava ancora la seconda bambina. Gli affari del negozio andavano bene principalmente per opera sua, giacché sapeva accogliere con le buone maniere i clienti giusto come l’avevo consigliata io, tanto vero che un giorno di quelli era ritornato per acquisti il cav. don Giacomo Tavella dopo un certo tempo ed aveva esclamato: «Ma qui avete fatto proprio cose da pazzi in pochi anni! ». E poi anche i vicini amavano e stimavano molto mia sorella, perché lei amava e stimava tutti. Una sera la vidi più triste del solito. Io volevo domandarle che avesse, però non dicevo niente perché avevo paura di sapere. Lei allora quasi facendo una risoluzione improvvisa diede la piccina ad Iva e mi portò dalla parte di dietro del magazzino al di dà dove dormivano vicino al gabinetto in un sottoscala ove lei faceva con la spiritiera qualcosa da mangiare per sé perché il marito mangiava sempre dai suoi. Lì gi[...]

[...], no; per carità; sarà peggio! Per ora fai in conto che non sai niente. In seguito si vedrà».

«Lo so quello che vogliono! Ma è possibile che dopo che mi sono sacrificato fino a questo punto, vogliono anche che sposi la loro figlia? E poi, con simile gente, chi vorrebbe mai avere a che fare? ».

«Lo so anch’io. Ma intanto loro lo pretendono, perché dicono che tu non sei meglio di loro e che non sei neanche meritevole di apparentare con loro. Certo finché hanno avuto bisogno di te e la cosa si poteva sopportare in qualche modo, ma ora che vedono che incominciano a non avere più bisogno di te, ti assicuro che son cose che non le auguro neanche agli animali irragionevoli ». e si mise di nuovo a piangere. Quel pianto mi attraversava l’anima ed il cuore. Non so perché: io qualsiasi pianto sopportavo, anche quello delle altre sorelle, ma il pianto di questa mia sorella non ero capace di sopportarlo. Vedevo che soffriva per avere troppo amato, vedevo ch’era vittima dell’ingratitudine e che soffriva perdavvero, perché le persone molto sensibil[...]

[...]o che tutti potevano fare del male a mia sorella. Dopo qualche tempo m’incoraggiai e chiamai mio cognato. Lui dap154

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prima si sorprese, poi si addolorò, poi disse sarcasticamente che credeva di potere correggere sua moglie perché pensava che appartenesse a lui e che fosse cosa sua, ma che ora che sapeva che non era cosa sua, non si sarebbe più permesso neanche di parlare più una parola; si alzò ed uscì.

Le cose dopo un certo tempo si aggravarono sempre più come aveva previsto mia sorella. Io ora quasi evitavo di andare da lei per non vederla soffrire e mi trovavo al colmo dell’esasperazione. Eravamo arrivati già fin verso la fine di febbraio del 1936. In una notte di maggiore esaltazione e disperazione trovai la via d’uscita o per lo meno mi sembrò di trovarla. Difatti la mattina mandai a chiamare d’urgenza mia sorella. Non appena entrò, senza neanche lasciarla respirare le dissi: «Ho deciso di sposare Iva! Dirai a tuo marito che faccia tutto lui, giacché io non voglio avere seccature, e che fra quindici giorni s[...]

[...]ere anche noi aristocratici e tutto è fatto! In secondo luogo lei mi dovrà obbedire in tutto quel che io dico in casa per il motivo che io ho più esperienza di lei; non debbo essere disturbato, perché intendo studiare e per il fatto che non sa né cucinare, né fare altro non importa perché si abituerà insieme a me. Come sai, io so fare tutto. Desidero infine che dopo sposati nessuno deve venire in casa mia a rompermi il capo, perché ora basta; e, certo, non devono pretendere più nulla da me, comprese le trecento lire al mese che vi ho date fino adesso, perché ormai col negozio che è a buon punto e col fratello Lorenzo che sta all’Africa potete vivere, facendo un po’ di economia, s’intende, abbastanza bene».

« Certo, ormai, queste cose le devono capire anche loro ».

« Ah! Dimenticavo di dirti che la cosa essenziale è che sua madre non dovrà comparire mai in casa mia e neanche in chiesa la sera del matrimonio. E su ciò non transigo in modo assoluto! ».

«E se non accettano?».

« Allora il matrimonio non si fa ».

« E se Giacomo mi domanda perché non sposi la grande? ».

« Gli dirai che non sposo la grande perché non mi va il suo carattere e che non sposo Elena per la stessa ragione. Del resto potrei sposare tutto al più una donna con trenta o quaranta mila lire di dote. Sarebbero tante e tali, [...]

[...] chiesa la sera del matrimonio. E su ciò non transigo in modo assoluto! ».

«E se non accettano?».

« Allora il matrimonio non si fa ».

« E se Giacomo mi domanda perché non sposi la grande? ».

« Gli dirai che non sposo la grande perché non mi va il suo carattere e che non sposo Elena per la stessa ragione. Del resto potrei sposare tutto al più una donna con trenta o quaranta mila lire di dote. Sarebbero tante e tali, le pretese che sto certo che non basterebbero neanche per mettersele addosso. Mi conviene allora sposare Iva con la camicia, perché so che non può avere nessuna pretesa e che faccio un bene per tutti».

Mia sorella più confusa che persuasa se ne andò per portare la lieta novella.

Il giorno dopo ritornò felice e contenta dicendomi:

«Finalmente sono finiti i miei guai!».

« Che ti hanno detto? ».

«Figurati! Tutti contenti: tranne di Aurora, s’intende. La madre ha fatto una smorfia, quando ha sentito che non vuoi saperne di lei,156

SAVERIO MONTALTO

ma poi contentissima anche lei e non sanno ora tutti[...]

[...]i figli ed un marito che non hanno cosa pensare! ».

Si alzò ed 'uscì.

Fui preso dalle contrazioni tetaniche. Mi misi a letto vestito e con diverse coperte addosso, ma i denti mi ballavano lo stesso dal freddo.

Il cuore dal tumulto non lo sentivo più. Mi misi ad urlare e per fortuna che la casa era isolata e quasi in campagna. In questo momento entrò nella stanza di furia il fratello Giovanni di mia moglie, mi guardò bieco ed uscì. Ad un certo punto perdei completamente la coscienza e mi assopii. Rimasi qualche giorno a letto ma poi alzatomi mi sentivo come intontito e così rimasi sempre, si può dire, nei momenti di calma, fino alla fine.

Verso i primi di agosto di quell’istesso anno mentre una sera ritornavo da M... caddi dalla motocicletta e per poco non ci lasciai la vita. Riportai varie ferite alla faccia, alle mani ed al ginocchio; ma il colpo principale l’ebbi alla regione temporale destra con conseguente edema e periostite di cui ancora ne rimane qualche traccia. Rimasi nella cunetta per un periodo che non ho saputo mai p[...]

[...]da te. E poi se non vieni tu con chi vuoi che io passi le feste? Con loro? Con loro e cogli estranei è tutt’uno! E poi, dato che tu non devi pensare più per le spese del pranzo, come una volta, in verità, ce ne hanno molto piacere, specie Giacomo, perché a te son sicura che ti voglionoMEMORIALE DAL CARCERE

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bene ed anche per dimostrarti che ora che spendono loro ti desiderano più di prima ».

La sera di quel Natale dopo cena venne un certo mastro muratore Pierino Lombardia con la famiglia, il quale stava riadattando la casa degli Armoni e così ci mettemmo a giocare a nocciole tutti quanti, tranne dei fratelli maggiori di mia moglie che si trovavano già fuori per i fatti loro. Ad un certo punto mia sorella aveva perduto tutte le nocciole e disse di non volere giocare più. Mia suocera allora adirata se ne uscì con queste parole : « Giuoca, pezzentona scostumata! ». Io a queste parole rimasi interdetto anche perché c’era la famiglia del Lombardia ed alzandomi dissi di non volere giocare più neanche io. I Lombardia anche loro sconcertati si alzarono e se ne andarono. Come loro se ne furono allontanati, io dissi a mia moglie: «Andiamo! E questa è la prima e l’ultima volta che entro in questa casa! ». Successe un trambusto che non si capiva più niente. Mia suocera dato che non pote[...]

[...]a e l’ultima volta che entro in questa casa! ». Successe un trambusto che non si capiva più niente. Mia suocera dato che non poteva sfogare con mia sorella perché c’ero presente io incominciò a strillare ed a urlare ed a battere le figlie femmine da sembrare impazzita. In questo mentre arrivò l’insegnante Lorenzo ed anche lui si mise a battere le sorelle senza ragione. Io rimanevo paralizzato ed intontito e non sapevo più dove mi trovassi. Ad un certo momento mia suocera mandò un ultimo strillo sibilante e penetrante da spezzare le cervella e cadde svenuta per terra. L’insegnante disse: « Mettetela a posto, perché se arriva Giacomo vi fa tutti a pezzi! ». Io tremavo come una foglia. Capii che forse la causa di tuttocciò ero stato io e mi piegai e baciai mia suocera chiedendole perdono per farla rinvenire. Sento ancora sulle labbra l’impressione di aver baciato un serpente. Ma con tuttocciò mia suocera non rinvenne lo stesso e si dovette portare di peso sul suo lettino ove rimase per diversi giorni e svenuta per tutta la notte e buona parte[...]

[...]o vi fa tutti a pezzi! ». Io tremavo come una foglia. Capii che forse la causa di tuttocciò ero stato io e mi piegai e baciai mia suocera chiedendole perdono per farla rinvenire. Sento ancora sulle labbra l’impressione di aver baciato un serpente. Ma con tuttocciò mia suocera non rinvenne lo stesso e si dovette portare di peso sul suo lettino ove rimase per diversi giorni e svenuta per tutta la notte e buona parte del giorno appresso. Io dopo un certo tempo pregai tutti i . presenti di non dire niente a Giacomo ch’eravamo stati io e mia sorella la causa di tutto quel guaio e me ne andai con mia moglie. Non ricordo più ciò che mi fece e mi disse mia moglie in quella occasione; ma penso che mi avrà combinato un facsimile della madre. L’indomani sera ritornai da mia suocera per chiederle nuovamente scusa e perdono e così lei dopo alcuni giorni si alzò dal letto. Seppi in seguito che quello era lo stratagemma prediletto di mia suocera quando si sentiva nel torto e non poteva avere ragione altrimenti sopra i suoi familiari più o meno autorevoli[...]

[...]nte dell’ammoniaca prima di aprire gli occhi definitivamente. Faccio presente a questo punto che il bene di mia suocera era sterminato ed immenso come il mare per i suoi familiari che sapeva che gli potevano dare da mangiare e da bere, ed infatti il marito dopo che fallì e che non fu più in condizione di darle pranzi suntuosi, divertimenti ecc. non lo potè più né vedere e né sentire. In questa occasione me ne accorsi che il Castagna aveva già un certo de^ boluccio per mia cognata Aurora, però per mia moglie non potevo pensare mai che avesse fin d’allora forse lo stesso debole. Mi dispiacqui, perché non mi aspettavo mai, non per loro, ma per me, dato che il Castagna lo credevo un amico, che lui avesse abusato a tanto. Né dissi mai niente a nessuno, perché sapevo come la pensava la famiglia Armoni e che certamente sarei passato per calunniatore e che le conseguenze le avrei dovuto sopportare sempre io e la mia povera sorella. In questo frattempo però avevo incominciato a notare che mia moglie andava acquistando sempre più il carattere della [...]

[...]a gente feroce e malvagia, forse il più buono; opinione che conservo tuttavia, anche dopo che mi spinse nell’abisso in cui mi trovo. Però allora dopo che mi rivelò che aveva percosso anche sua madre e suo padre, andandosene, fui invaso da un sacro terrore, perché pensavo che anche con me, a maggior ragione, un giorno o l’altro avrebbe potuto fare lo stesso. Dopo che mio cognato se ne andò, come se il cuore mi dicessé che sua madre non avrebbe di certo accettato la sua proposta, rimanevo trepidante,MEMORIALE DAL CARCERE

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e più tardi mi vestii ed uscii. Andai dritto al negozio. Imboccata la soglia vidi mio cognato Giovanni con la rivoltella in mano che faceva come un pazzo dicendo « Mi perdo io, ma si salvano due famiglie! » ed il padre che cercava di disarmarlo e di trattenerlo. Ad un certo momento si sganciò dal padre ed il padre allora si lanciò appresso di corsa. Anch’io mi avviai verso la casa degli Armoni e mentre mi avvicinavo tremavo come una foglia. Entrai dentro e vidi mia suocera che si dimenava come un energumento e la figlia Aurora quasi morta per terra. Salii sopra di corsa da mia sorella. Al termine della scala incontrai mio suocero che teneva il figlio Giovanni a viva forza e che lottava per portarselo via. Li oltrepassai ed entrai nella stanza da letto di mia sorela. La vidi dritta in mezzo al letto in camicia e colle braccia tese come un crocefisso che gridava r[...]

[...]nferocito ed in atto bestiale che stava per batterla. Mandai un urlo sovrumano e gridai « Fermo! ! ! » mettendomi in mezzo. La bestia al mio urlo s’intimorì e si ritrasse placandosi. Poi uscì. Mia sorella si gettò quasi nuda nelle mie braccia ripetendo « Mi vogliono ammazzare! ». Il suo cuore batteva con tanta violenza che mi faceva male sul petto. « Calmati, non te ne spaventare! » gli dissi « Dovranno passare prima sul mio cadavere! ». Dopo un certo tempo si calmò e più tardi entrò il marito dicendo: «Ciò che abbiamo stabilito tra di noi, non è fattibile, perché mia madre asserisce che non si dica mai al mondo che sua figlia debba ritornarsene in casa sua! ».

« Ma io non ho detto né ho pensato tutto questo! Si trattava semplicemente di una cosa che tutti fanno. Del resto la proposta era venuta da voi! ».

«E se l’è presa anche con me! Ma o fanno o no, è così! Se mia moglie non vuole stare se ne può andare! Però la bambina deve restare con me, perché lei non è donna di educare bambine! ».

« Sta bene! Per il momento consiglio a tut[...]

[...] sulla cassetta che si teneva la fronte con ambo le mani ed il marito all’impiedi vicino alla finestra. Mia sorella come mi scorse, sollevò la fronte ed esclamò: «Non credevo mai che avrei dovuto essere una donna così disgraziata dopo avere tanto amato! ».

In questo mentre entrò mia suocera dicendomi: «Per questa volta accondiscendo per voi! Ma solo per voi! Per l'avvenire si vedrà! » si vede che aveva annusato il pericolo per la figlia e non certo per miaMEMORIALE DAL CARCERE

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sorella, giacché le bestie feroci annusano anche il pericolo e forse più degli uomini e così intimorita si era decisa a fare la pace.

Io m'intesi restituito al mondo dei vivi, presi mia sorella e la portai in braccio a mia suocera. Ci furono pianti, svenimenti eccetera e così dopo un’ora circa me ne andai a casa mia per informare anche mia moglie. Mi sentivo un pò tranquillo, va bene, ma le umiliazioni subite ed il resto, avevano ancora una volta amareggiato ed avvilito il mio cuore.

Non ricordo più se verso quest’epoca o prima o dopo mia cognata [...]

[...]grande intelligenza, sapeva molto bene che un ufficiale superiore non si sarebbe messo mai a fare a coltellate con lui. E se al posto mio ci fosse stato anche il suo barbiere Armando Romeo, son sicuro che anche a me mi avrebbe restituito le cinquemila lire e mi avrebbe dato credito nel suo negozio.

Faccio presente che molte cose atroci e dolorose e se vogliamo anche ridicole della famiglia Armoni non le ricordo più in questo momento, però sto certo che la Giustizia intuisce da sé, anche attraverso i pochi saggi che sto dando di scorcio e molto alla rinfusa.

Ritornando ora alla piaga che mi brucia, dico che quale ricompensa verso mia sorella della famiglia Armoni,. dato che lei si era adoperata premurosamente presso di me perché dessi le L. 2500 per l’andata di Bologna e Milano, dopo partiti i due fratelli, giacché ora bisognava fare economia per tutte le spese sostenute per la disgrazia della caduta di Lorenzo, la lasciavano morire di fame e non solo che mia sorella doveva morire di fame, ma doveva star zitta, benché lei non dicesse [...]

[...]mia moglie, la quale ormai aveva presa l’abitudine di minacciarmi coi fratelli e col padre, abitudine che mantenne fino alla fine.

In questo frattempo il dott. Castagna smise di frequentare la casa degli Armoni, ma conoscendo chi fossero loro, io rimasi amico. Penso che mia suocera sapendo che Gennaro Grandi aveva una qualche idea per l’Aurora, dato che era rimasto vedovo con vari figli e senza donna di casa, credè prudente allontanarlo e non certo perché faceva la corte a mia moglie, giacché quando una volta il Castagna a proposito di mia moglie le aveva detto che aveva per figlia una bambolina fatta col pennello, lei lusingata e contenta aveva risposto: «Avreste dovuto vedere me a vent’anni e le mie figlie di fronte a me ora sono scaglie! ». E mi spiego anche perché una volta mia moglie riferì alla mia perMEMORIALE DAL CARCERE

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sona di servizio queste parole : « Mio marito anziché essere orgoglioso e contento che mi vogliono tutti, si arrabbia! Se mio fratello avesse la fortuna di avere una moglie che la vogliono tutti come [...]

[...] negozio con mia sorella arrivò mio cognato Giacomo e s’impegnò fra noi una lunga discussione. Mio cognato a volte gridava come un ossesso e voleva battere mia sorella anche in mia presenza. Io lo trattenevo e poi si continuava la discussione. Si era fatto un pò* tardi e si era girata anche la porta del negozio. L’Ottavio, il più piccolo dei fratelli Armoni, se n’era andato e per fortuna che pioveva e quindi le voci non si sentivano tanto. Ad un certo punto entrò miaMEMORIALE DAL CARCERE

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moglie col veleno agli occhi come non l’avevo vista mai accompagnata da uno dei fratelli che non ricordo più chi era e mi sembra anche dalla serva. Sbatte dietro di sé la porta mandando in frantumi un vetro e facendo un fracasso indiavolato, si avvicinò a me appuntandomi le dita negli occhi e disse urlando: «Tu la devi finire con tua sorella, capisci? — era la prima volta che mi dava del tu —. Perché altrimenti ti piglio a schiaffi e ti metto sotto i piedi, capisci? E se parli una parola ti piglio ora a schiaffi, capisci? — e faceva per avvicina[...]

[...]i figlie, non doveva pensare più a certe stupidaggini, ma alla casa ed all’educazione delle figlie. Mi ricordo a questo punto che mia suocera era proprio lei che incitava i figli a scialarsi e divertirsi con le donne e non solamente il figlio Giacomo per fare distruggere sempre più mia sorella, ma anche i figli celibi, aggiungendo: « E poi che venga da me qualche altra bagascia con la pancina gonfia, che me la vedrò io! ». Mi ricordo anche di un certo Papalia Francesco piccolo negoziante di R..., amico d’infanzia e compare di mio cognato Giacomo, perché gli ha battezzato tutte e tre le figlie; ora finché mia suocera nutrì la speranza che il Papalia avesse sposata qualcuna delle sue figlie ed allora lo accolse sempre a braccia aperte; ma quando poi seppe che il Papalia si era fidanzato già gli fece capire chiaramente che lei non aveva più alcun piacere che lui andasse a trovarla. Il Papalia capì subito e non ci andò più. Anche il Papalia, se volesse, potrebbe dire tante cose sulla disgraziata vita di mia sorella oltre a coloro che ho indica[...]

[...]potevo anche metterlo alla porta. Io tacqui e non parlai più. Fu dopo quest’epoca che ebbi una serie di attacchi al cuore ed al cervello che per poco non restai. C’erano dei momenti in cui la testa non me la sentivo più ed in me subentrava allora un altro individuo navigante nell’infinito delle tenebre e destinato a perire miseramente ed inesorabilmente. In un giorno che la testa non me la sentivo affatto ed il cuore batteva più del solito ed un certo essere feroce e strano tentava a qualunque costo aprirmi il cranio per masticarmi le cervella, barcollando mi portai in cucina gridando e mi misi colla testa sotto il rubinetto. Mia moglie s’intimorì e mandò a chiamare di corsa il dott. Castagna. Il Castagna mi trovò nello studio sdraiato sul lettino che serviva ora per il professore e quando entrò era così emozionato e stravolto che per un pezzo rimase quasi muto ed indeciso su ciò che avesse dovuto fare.

10 lo guardavo, notavo la sua perplessità, ma badavo al mio stato. Egli poi si decise, mi fece un’iniezione di canfora, mi ordinò il ca[...]

[...]sento paralizzata, ma con quattro figli piccoli mi debbo alzare lo stesso! ».

A giugno, quando scoppiò la guerra, m’intesi rinascere ed aspettavo di giorno in giorno di essere richiamato giacché ormai non ero capace d’interessarmi più di nessuno, compresa mia sorella.

Verso luglio, un giorno che mia moglie picchiò la servetta più forte del solito raccolsi nell’aria dalla bocca di quest’ultima questa frase: «Io parlerei?! »; e siccome da un certo tempo avevo notato un nuovo atteggiamento di mia moglie nei nostri rapporti sessuali, non dimenticai più la frase. Un pomeriggio che mi trovai solo con la servetta, dato che ora mia moglie entrava ed usciva di casa senza darmi più conto dove andasse e che facesse, né, io del resto, glie lo chiedevo, le domandai perché quel giorno aveva detto quel « Parlerei ?! » a denti stretti. Dapprincipio la servetta negò, ma poi, dietro le mie insistenze alquanto aspre, mi dichiarò che mia moglie amoreggiava col medico Castagna. Mi disse che quando io mancavo lei se la faceva sempre alla finestra dirimpet[...]

[...]he il genere umano, dato che anche il genere umano, contribuiva per la sua parte alla186

SAVERIO MONTALTO

mia completa rovina, per opera di un Castagna che io, fra l’altro, avevo stimato sempre amico. Ora più di prima non potevo sopportare la gente e specie la casa del Castagna che avevo di rimpetto. A mia sorella non la odiavo, però le sue sofferenze non mi facevano più né caldo e né freddo e così fu, si può dire, fino alla fine. Dopo un certo tempo mi calmai un po’ perché pensavo di aver trovato la via d’uscita. Mi dissi : « Adesso farò di tutto per farmi richiamare, a fine guerra me ne andrò all’estero e così lascerò per sempre questa terra maledetta ». Cercai d’impormi la calma e di mostrarmi piuttosto cortese con mia moglie per quanto le mie forze me lo acconsentirono, sia per non rivelarle in qualche momento di maggior stravolgimento il suo fallo, altrimenti sapevo che lei sicuramente si sarebbe rivolta alla sua famiglia ed i fratelli, dato che mi permettevo di calunniare una Santa come mia moglie, chi sa che cosa avrebbero fa[...]

[...]sentirono, sia per non rivelarle in qualche momento di maggior stravolgimento il suo fallo, altrimenti sapevo che lei sicuramente si sarebbe rivolta alla sua famiglia ed i fratelli, dato che mi permettevo di calunniare una Santa come mia moglie, chi sa che cosa avrebbero fatto nei miei riguardi. Una sera più tardi per evitare che la faccenda si propagasse di più, giacché ancora speravo che la cosa la sapessero solo i padroni di casa e che per un certo riguardo a me non dicessero niente agli altri, mentre andavo a letto dissi a mia moglie, dato anche che sapevo che lei tuttavia quando passava davanti al Castagna s’intratteneva colla moglie e qualche volta entrava anche dentro: «Vedi che io sono nemico col dott. Castagna e quando passi davanti alla sua casa ti prego quindi di non fermarti, perché certo non è giusto! ». Mia moglie impallidì e non profferì verbo.

Dopo alcun tempo me ne accorsi che il dott. Castagna si faceva notare col fucile per andare a caccia, cosa che non aveva fatto mai fino allora e che ora più di prima mi guardava dall’alto in basso facendomi capire che non sapeva cosa farne più della mia amicizia. Ma io ormai non pensavo a nessuno ed attendevo ora per ora di andarmene sotto le armi dato che avevo fatto una domanda al Ministero ed ero stato chiamato già per la visita. Verso agosto mi scrisse il mio amico Saverio Attila già richiamato dicendomi che se io gradivo esse[...]

[...]ettendo l’impianto della luce elettrica, mi vidi consegnare dal postino una lettera. Ero solo, l’apersi e lessi: «Ti avverto che il dottor Castagna ha avuto rapporti con tua moglie e tutt’oggi ». Gli occhi mi si oscurarono, le gambe intesi che si piegavano e per poco non caddi a terra. Cercai di dominarmi e non so come riuscii a mantenermi in piedi, a nascondere la lettera in tasca ed andarmene pel momento in una stanza ove non c’era nessuno. Un certo individuo strano introdottosi di colpo nella mia testa mi disse: «Te lo dicevo io che la cosa era già di pubblica ragione? Tu non ci volevi credere! ». Quel certo individuo strano non mi lasciò quasi più ed ancora di quando in quando si piglia gusto a perseguitarmi. Né mi ricordo più ciò che avvenne in seguito con precisione, giacché la continua presenza di quel maledetto individuo mi faceva vedere tutto indistinto ed avvolto d’ombre. Però mi accorgevo con un certo compiacimento che ormai il cuore non mi tumultuava più come prima e se non fosse stato che di quando in quando avvertivo come un chiodo conficcato sulla sommità del cranio, per il resto, potevo dire di sentirmi bene. Io però, d’ora in poi, continuerò a raccontare lo stesso come se nei giorni che si susseguirono vedessi tutto distinto e sgombro d’ombre.

La notte non dormii e me la feci girandomi e smaniando nel letto come mi accadde anche le altre notti che vennero dopo. E se dormivo facevo dei sogni opprimenti ed ossessionanti che lo strano individuo poi me li faceva subito dileguare. Il g[...]

[...]
« Andiamo! Dimmi che cosa è successo! ».

«Nulla! Ma giacché lo vuoi sapere, a te, lo dico! Mia moglie mi fa le corna col medico Castagna. Hai capito ora? ».

« Vedi, mi si accappona la pelle! » e mi mostrò il braccio. « Però io non ci credo! E come l’hai saputo? ».

« Ho ricevuto una lettera anonima; però io lo sapevo da tempo e perciò me ne volevo andare ».

« Senti, io ti dico di calmarti perché non è vero. Ma se dovesse essere vero certo che il dott. Castagna è stato un vero mascalzone, perché con te non si doveva permettere un fatto simile! Però io, ti ripeto, non ci credo e ti dico di calmarti, perché sicuramente si tratta di gente che vuole male a te ed a tua moglie e non bisogna dare loro gusto ».

Poi mia sorella insistè ancora che mi calmassi, mi portò tanti paragoni, mi disse anche che tutto al più si poteva trattare di un semMEMORIALE DAL CARCERE

189

plice corteggiamento e siccome io non ne avevo più voglia di sentire parole le promisi che mi sarei calmato e così andammo a raggiungere gli altri in cucina dopo[...]

[...]sdraiato se non avessi voluto andare a finire per terra.

Intanto entrai in cucina, dissi alla persona di servizio di cuocere la pasta per sé e per la piccola Livia che mi sorpresi di vederla lì per quanto era presente fin dal giorno prima, e di mangiare loro, perché

10 non volevo mangiare.

Ritornato ai casi miei mi misi a passeggiare dallo studio al salotto. Mi vennero per la mente tante idee ma non fui capace di attuarne nessuna. Ad un certo punto presi mille lire dal tavolino del salotto e

11 misi nel tiretto della scrivania, per andarmene a Palermo, ma poi più tardi quando pensai di vestirmi per uscire non fui capace di farlo. Me ne accorsi in questo mentre che avevo la pistola nella scrivania e la portai nel tiretto del salotto ma non ricordo più se per evitare che l’avessi a portata di mano io oppure mia moglie o i suoi fratelli. Più tardi ancora venne una persona che desiderava parlarmi per certi documenti: prima lo feci salire, ma poi gli feci dire dalla persona di servizio che non c’ero in casa. Verso le quattro ebbi un[...]

[...]poi gli feci dire dalla persona di servizio che non c’ero in casa. Verso le quattro ebbi un momento di tregua e presi una tazza di caffè. Dopo il caffè mi affacciai al balcone per mirare il caseggiato ed il mare ed al loro posto vi trovai solamente una distesa oscura ed un cielo di un fosco porporino. In questo frattempo venne FOttavio e si portò via la Livia dicendo che doveva condurla dalle monache. Non avevo più pace ed andavo su e giù. Ad un certo punto vidi spuntare mia sorella e mi rallegrai perché ora da me si trovava fuori pericolo. Entrò nel salotto e mi disse : « Perché non gli dai la lettera? ».

« Perché no! Sai che vogliono mettere in campo ora? Che sei stata tu a scriverla d’accordo con Aurora ».192

SAVERIO MONTALTO

« Si? E come? ».

«Dicono che tempo fa, una sera è venuta da te l’Aurora, e così l’avete concertata! ».

«E come poteva venire da me Aurora se io sono carcerata? Io ancora non conosco il suo bambino. Se l’abbia scritta o meno l’Aurora io non lo so! E poi, dico io, andavo a menarmi la zappa nei piedi? [...]

[...]tanza da pranzo e gridai per intimorirlo di gettare la rivoltella ed uscire fuori. Lui diede un urto più forte per divincolarsi dalle donne ed io allora lo puntai. Vidi un’ombra distaccarsi per venirmi incontro, ma il colpo era partito. Da questo momento divenni tutto spirito di conservazione e scaricai tutti gli otto colpi della pistola perché davanti a me non vedevo altro che ombre che mi volevano uccidere. Né so come son rimasto vivo. Dopo un certo tempo che non so precisare mi sembrava di girare insieme alla casa, ma senza sapere ancora dove mi trovassi. Poi ebbi come un barlume di coscienza e mi vidi nei pressi del balcone dello studio insieme a mia moglie e mio cognato che si contorcevano e si lamentavano vicino a me; e, non vedendo più mia sorella, mi ricordai che prima c’era anche lei presente. Mi slanciai verso la stanza da pranzo e la trovai per terra immobile e supina. Mi buttai sopra, la chiamai, ma non avuta risposta dal suo labbro, la baciai freneticamente e scappai in mezzo alla strada.

A questo punto non posso fare a men[...]

[...]este parole potei piangere profusamente ed il pianto incominciò a rendermi dei momenti sopportabili di vita. Ormai è finita e non ho altro da sperare dal mondo! Troppo amai e troppo soffrii, a dirla coi poeti. E l’amore e il dolore mi hanno lasciato solo amarezza e non altro che amarezza! E se qualcuno, che è venuto a trovarmi, mi ha visto calmo e forse sorridere, ed avrà scambiato questa mia calma e sorriso per indifferenza e cinismo, può stare certo e sicuro questo qualcuno, che non è atto a comprendere tuttocciò, che sotto la veste della calma e del sorriso, si può racchiudere e contenere in un cuore umano.

Ed ora voglio chiedere una cosa a Dio. Voglio che Lui attraverso la sua Provvidenza faccia sì che il cadavere di quella martire, di quella santa martire, perseguiti fino alla tomba, e, se può, anche fino alPoltre tomba, gli autori del suo continuo ed ultimo martirio. E non per sete di vendetta, no; perché il mio cuore non sa cercare vendetta, ma perché si ricordino, una volta tanto nella vita, che anche loro sono uomini e non solt[...]

[...] una volta verso l’una quand’era venuto inerme e colla sola arroganza ed ecco perché osò ritornare per la seconda volta. E non solo che osò ritornare, ma per quanto cercò d’introdurre nella mia casa l’usanza dei gangster americani di cui lui era tanto ammiratore, se non altro attraverso il cinematografo, sicuro che facendo al modo dei gangsters avrei consegnato ora anche la lettera, dato che la borsa l’avevo consegnata già da tanto tempo; e, non certo per attentare la mia vita, giacché la mia vita non solo faceva molto comodo a sua sorella che allora rappresentava mia moglie, ma anche a lui ed a tutto il resto della sua famiglia. Ed in tema di gangsters voglio dire anche che durante la grande guerra potei esperimentare che tutti i gangsters della portata di mio cognato ed anche più famosi di mio cognato, di fronte al pericolo ed alle pallottole del nemico erano soli loro a gettare le armi ed a fare marcia indietro, non solo, ma ad incitare anche i valorosi ad imitarli, giacché i gangsters diventano tali perché non sanno affrontare le respo[...]



da Giovanni Testori, Il Fabbricone in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1960 - 9 - 1 - numero 46

Brano: [...]enza carità, come se l'intero universo stesse per disfarsi; e lo seguiva con la speranza e col desiderio di poter scorgere nel mezzo, qualche goccia talmente grossa e pesante da non esser più pioggia, ma finalmente grandine, tempesta.
« Parole, improperi, bestemmie... — continuò a pensare, men
A
7e GIOVANNI TESTORI
tre la faccia le veniva rischiarata dai bagliori dei lampi — E per cosa? Per un po' di merda su un manifesto...; «siete stati di certo voi! »; « ah, perché noi saremmo così scemi da venir a fare queste cose, qui, in casa nostra? »; « e allora? »; « è la gente! E' l'odio che han tutti per voi che vi siete venduti ai preti e ai padroni! »; «e voialtri, allora? Dei senzapatria! Dei senzadio! Ecco cosa siete! Dei venduti all'inferno! »; un po' che questo tempo va avanti — comment() allora la Redenta — e me la contate dove andran a finire i vostri manifesti! »; spiaccicati per terra o contro i legni che, nell'orto, sostenevan le piantine dei pomodori, alcuni pezzi di carta si mostravan infatti, qua e lá, pronti a farsi definitiva[...]

[...]i al Circolino dalle sei alle sette e mezza, era che, al gesto dei rivali, bisognasse risponder si con fermezza, ma il più civilmente possibile.
«E allora cos'avete deciso? Su, avanti, cos'avete combinato? » — fece il vecchio, dopo un lungo silenzio d'attesa. Figlio e nipote si guardaron in faccia un momenta, quindi il primo fece al secondo:
« Spiegaglielo tu, Luigi; tu sei più pratico... ».
« Non è stato facile — fece il Luigi, mentre con un certo imbarazzo passava e ripassava le dita sui riccioli dell'acquasantiera che se ne stava appesa proprio sopra il comodino — Ognuno aveva da dir la sua... ».
« Naturalmente certi volevano rispondere con gli stessi argomenti... » — aggiunse poco dopo.
« Ecco... » — commentò il padre.
« Ecco, un corno! Come prima cosa, io, li avrei denunciati. Nome e cognome c'erano ».
« Ma per denunciarli... » — cercò di ribatter il Luigi.
« Per denunciarli? Volete che finisca io? Per denunciarli, ci vuol coraggio e il coraggio, da un po' di tempo in qua, a me pare che sia passato tutto dalla loro parte ».
«[...]

[...]e.
« Ecco, un corno! Come prima cosa, io, li avrei denunciati. Nome e cognome c'erano ».
« Ma per denunciarli... » — cercò di ribatter il Luigi.
« Per denunciarli? Volete che finisca io? Per denunciarli, ci vuol coraggio e il coraggio, da un po' di tempo in qua, a me pare che sia passato tutto dalla loro parte ».
« Non è questione di coraggio, nonno; è questione di sapere chi è stato veramente... ».
« Ma lo si sa e lo si sa benissimo! ».
« Certo che lo si sa — fece allora il Luigi — Ma se poi dovessimo dimostrarlo ? Che prove abbiamo? Né io, né lui, né te li abbiamo presi sul fatto... ».
« Sicché, denunce, niente. E allora, se non denunce, cos'avete deciso? ».
« Come prima cosa, non potevamo dimenticare che il nostro è un partita che s'è sempre chiamato democrazia... » — disse, riprendendo a parlare con la sua solita calma, il Luigi.
« Ah, democrazia! — ribatté il vecchio che s'era completamente dimenticato di quel che, poche ore prima, gli aveva suggerito l'arcobaleno apparso nel cielo; in quello stesso momento un gru
86 GIOVANN[...]

[...]ettati, la testa bassa, se ne uscivano, uno dietro l'altro, dal fabbricone; e che ci sputassero sopra tutti, santo dio! Perché poi, quand'è il momento, la religione la si deve difendere con le spade e le forche! Se la si vuol difendere!
« Insomma, ho capito: abbiam fatto i conigli un'altra volta; un'altra volta, un altro manifesto. E' vero che è cosí? Un altro manifesto che proclami a tutti quel che loro han fatto; un altro manifesto dove, a un certo punto, dovrebbe esserci scritto merda e merda invece, la nostra democrazia, non ci permette di scriverlo. E', o non è così? »
« Ma, nonno, cerca di capire... ».
« Il vero guaio, cari miei, è che io non posso più muovermi perché, se potessi saltar giù, vi farei veder io come si fa a farla fuori
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con quei porci. I pugni, ci vogliono, altro che i manifesti! I pugni! — cosi dicendo il vecchio aveva sollevato da sotto le coperte la mano destra e stringendo il rosario l'andava mostrando al figlio e al nipote — Poi, con comodo, ma con comodo, il resto... » — concluse, lasciando r[...]

[...]a, teatri e televisori. Le palestre, gli stadi del foutbaal, altro che le balaustre e i pulpiti! La gente non viene più in chiesa ? E allora fuori, fuori, in mezzo alle piazze, in mezzo ai bar, in mezzo alle strade! Fuori con le radio, i microfoni, gli altoparlanti e, se era necessario, le trombe e le forche!
Così quel che, nella sua malattia, l'aveva fatto soffrire, non eran stati i dolori, che lui aveva sempre saputo a chi offrire e che in un certo senso l'avevan sempre inorgoglito, ma l'esser stato assente dalle grandi battaglie, quelle elettorali; due sole era riuscito a vederne, poi più niente, se non quel poco che, avversari e amici, ave
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van fatto li, nel cortile del fabbricone; dove, del resto, di cosa ci si poteva illudere? Tranne loro, anche quelli che magari non eran iscritti, al momento buono la crocetta l'avrebbero fatta sulle falce e martello, e amen.
Tuttavia, quattro anni prima, la sera in cui quelli del P.C. avevan organizzato la loro fiera proprio li, sotto la sua finestra, non potendone più di senti[...]

[...]ire; vero che, per averli fatti così, il padreterno doveva aver avuto le sue ragioni, ma, lui come lui, al suo posto, i cristiani li avrebbe messi insieme con un po' più di nerbo e di spina dorsale. Dato però che eran quel che erano, una bella iniezione di coraggio ogni mattina non gliel'avrebbe lasciata mancare.
Guardassero lui, lui che non c'era colica, non bronchite, non collasso che riuscisse a stroncarlo. E quello cos'era ? Volontà di Dio, certo, ma anche volontà sua.
« Be', allora vuol dire che vedremo, anzi vedrete 'sti nuovi manifesti... » disse il vecchio al figlio e al nipote che, imbaraz
90 GIOVANNI TESTORI
zati dal suo modo d'agire, avevan continuato a starsene 11, in silenzio; e questo lo disse poco prima che, dalla cucina, l'Ernesta chiamasse i due uomini perché, in tavola, la minestra era pronta.
« Per me vi dico che non fan bene, ma benissimo », gridò il Carlo, alzando il bicchiere e trangugiando quel che, di vino, era rimasto. Poi, presa da destra una michetta, si diede a mangiarne, uno dopo l'altro, alcuni bocconi. [...]

[...]so tu e lei, prima facendolo venir al mondo, poi lavorando come cani per tirarlo grande... ».
« Ha ragione — disse la Liberata, intervenendo per la prima volta, con la sua voce dura e impietosa — Nella nostra famiglia cose del genere non dovrebbero succedere ».
« Ma cos'è che é successo, infine? — gridò la madre — E se per caso fosse in grado di sfruttarli? ».
« Sfruttarli, si, sfruttarli ».
« Oh per quello potete star certi; l'Antonio non é certo il tipo che si fa metter sotto... ».
« Povera illusa! Sfruttar gente che fin qui non ha fatto che sfruttar noi. Il Morini, per esempio, quel maiale di Villapizzone che non lascia star nessuno... ».
« Cosa c'entra, adesso, 'sto Morini che io non so neanche chi sia ? » — s'affrettò a dir la madre.
«
E il presidente della società dove l'Antonio, proprio l'altro giorno, é andato a iscriversi ».
« E allora? Cosa doveva fare secondo te? Cambiarlo? ».
« Iscriversi a un'altra! Come se di palestre non ce ne fossero anche nelle nostre sedi! E poi — aggiunse il Carlo, dopo una certa esitazione — n[...]

[...]azzano! Ma andiamo, va', andiamo, che la suonata, com'è, ormai l'ho capita, e bene anche! ».
Il Luigi che quella sera aveva in animo di parlar alla sorella il più quietamente possibile, in quanto il discorso avrebbe dovuto cadere sulla decisione che aveva preso di sposarsi di li a un mese, un mese e mezzo, si sentiva imbarazzato; abbastanza deciso su tutto il resto, egli soffriva nei confronti della Redenta d'uno strano complesso e benché fosse certo che, una sistemazione matrimoniale, dopo la fine che l'Andrea aveva fatto, la Redenta, con le sue idee e le sue fisime, non l'avrebbe mai cercata, non poteva negarsi che lui aveva fatto di lei la sua serva; e va' be' che, al posto dñ trottar come tutte le altre dalla mattina alla sera, le aveva permesso di restarsene a casa, ma insomma... Come poteva dunque decidersi a lasciarla e a lasciarla sola per sempre, dopo tanti anni di silenziosa, difficile, ma continua vita in comune?
Era questa la ragione per cui fin li, davanti alle richieste della sarta perché si decidesse a regolar la posizione[...]

[...]riferia, invece, essa aveva conservato il frizzo del dopopioggia, frizzo che sarebbe durato per tutta la notte, se dalle raffinerie del Pero non fosse cominciata, lenta ma inesorabile, l'infiltrazione degli odori.
Si trattava d'un tanfo che in poco riusciva a infettare e a corrompere tutta quanta I'aria. Cosi la fiamma che dalle finestre più alte del fabbricone, come da tutte le case minime e le cascine di Roserio, di Vialba, di Musocco e della Certosa, si vedeva brillare verso nord, non diventava altro che il segnale d'un fuoco nauseante e malefico, fuoco che si ripeteva ogni sera con la monotona rego, larità d'un fatto meccanico, né più né meno dell'odore, quasi che
98 GIOVANNI TESTORI
ogni sera, quelle povere, grandi caserme, addossate l'una all'altra, dovessero immergersi, invece che nella pace del sonno, nella melma e nel fango. Che però malgrado l'ora, quella sera, nel fabbricone, qualcuno stesse questionando, tutti quelli che per le più diverse ragioni non potevano ancor dormire, l'avevano capito da certe parole che s'eran alzate[...]

[...]o ? Si può sapere almeno quello? ».
« Col presidente » .
« Di pure, con quel maiale del Morini ».
« Ah, la metti così? — ribatté l'Antonio, poi prendendo la va
ligia e muovendosi per passar in camera, aggiunse con una voce
più stanca che irritata — Buonanotte ».
« Antonio — fece il Carlo — Senti, Antonio... ».
104 GIOVANNI TESTORI
« Cosa devo sentire ? Lo sai bene anche tu che da un po' di
tempo in qua non andiamo più d'accordo... ».
« Certo, fin che continui a frequentar della gente come i tuoi
compagni di palestra e i loro capi! Ma tu ti dimentichi chi sei,
da che famiglia vieni fuori e che idee hanno tuo padre, tua madre
e tua sorella ».
« Non mi dimentico di niente ».
« No ? E allora spiegami perché non ti fai più vedere al Cir
cola... ».
« Perché ho altro da fare ».
« Lo vedi? ».
« Ma cosa vuoi che veda! E poi, senti, la fai tu la vita che vuoi?
SI? E io faccio quella che voglio io. Non sarà anche la tua, una
libertà come quella dei preti ».
«
Antonio! » — fece il Carlo alzando di colpo la voce.
« Ascolta, va';[...]

[...] di questa faccenda potremo parlar con più comodo un'altra volta... » .
« No, ne parliamo adesso! ».
« E allora parla. Ma, se é possibile, senza gridare ».
« Ecco; senza gridare » — fece la madre, aprendo di colpo la porta e intervenendo inaspettata ma decisa nella conversazione.
« La vedi, la vedi chi è la tua protettrice ? — gridò il Carlo preso di contropiede da quell'improvviso intervento; poi, rivolgendosi alla madre — Non è per niente, certo, che vieni fuori da una famiglia di seminaristi... ».
« Guarda come fai a parlare, Carlo! Perché qualunque siano le tue idee, non ti permetterò mai d'insultar nostra madre... ».
L'Antonio s'era avvicinato al fratello e pareva sovrastarlo con tutto il peso della sua mole.
« Perché se quel che impari sui tuoi giornali, e sulle tue riviste é tutto qui, puoi anche far a meno di leggerle! — aggiunse, restando nella stessa posizione — E poi, faccio forse qualcosa contro te e contro le tue idee? E allora! ».
Il Carlo che per un attimo era sembrato sul punto di smarrirsi, si spostò verso la fines[...]

[...]nto e scrollatasi di dosso ogni irritazione con un colpo di spalle, lo Schieppati attraversò l'orto. Quando poi, salite le scale, fu sul punto d'aprir la porta, uno scroscio precipitò giù per la tubatura di scarico così fragoroso da far credere che volesse trascinar con sé un pezzo di casa.
«
Addio! » — fece, come se salutasse un amico che se ne andava per sempre ed entrò.
La luce che, filtrando da sotto la porta, l'aveva preparato a quel che certo sarebbe successo, l'accolse accecante; così non era ancor riuscito a ritrovarsi che la madre gli piantò addosso gli occhi stanchi e disperati facendogli segno di star in silenzio:
«...perché la gente onesta, a quest'ora, è a letto che dorme... »
— disse per finir di spiegarsi.
«
Allora? — aggiunse, una volta che gli fu arrivata talmente vicino da poterne sentir il respiro e col respiro tutto l'odor di bagnato che aveva addosso. — Ma guarda che faccia hai, guarda! »
— aggiunse contro la sua stessa volontà, presa, come fu, dall'aria distrutta e dagli occhi incavati del ragazzo — Se vai ava[...]

[...]n più in mente quel che
m'hai gridato dietro due o tre mesi fa? 'Io, soldi da dare a te, non
ne ho piú; se dunque riesci a guadagnarli con le tue mani bene,
108 GIOVANNI TESTORI
altrimenti va' per la tua strada'. E siccome di posti, a me, non ne ha mai trovati nessuno, i soldi me li son dovuti guadagnare con quel che ho a disposizione... »
« Sandrino... » — fece la madre cercando di prender il figlio per le spalle; fosse riuscita, l'avrebbe certo stretto in un abbraccio che sarebbe stato d'amore, insieme che di disperazione e di paura. Ma il Sandrind con un colpo gli sfuggi via.
« Sandrino... » — mormorò un'altra volta la donna.
« Lasciami andare, va, che non sto più in piedi dal sonno. Son qui tutto bagnato, non vedi? Del resto se proprio ti faccio schifo non hai che da dirmelo e me ne vado subito. Ormai ho visto che non si fa nessuna fatica a trovar chi, oltre alla grana, ti dà anche il letto. Si tratta solo di cambiar di tanto in tanto, come negli alberghi... »
Il Sandrino non aveva ancor finito di parlare che la madre, rotta da[...]

[...]lasciato sul cuscino delle macchie rossastre, di cui una aveva poi segnato sul lenzuolo tutti i movimenti.
Giusto in quel momenta nel recinto dell'orto entrò il Luciano; benché facesse di tutto per renderlo il più leggero possibile, il suo passo risuonò nella tromba delle scale come se venisse dal fondo della terra.
Dentro il letto dove, nell'impossibilità di dormire, continuava i suoi pensieri e i suoi incubi, la Redenta senti e disse: « E di certo lui, quel povero bastardo! ».
Poco dopo nella casa risuonò il gemito d'una porta, quindi
uno scalpiccio: poi, più niente. GIOVANNI TESTORI



da Georg Lukacs, Inchiesta sull'arte e il comunismo. Introduzione agli scritti di estetica di Marx ed Engels in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...]la scienza che sono di moda nel mondo borghese. Né la scienza, né % singoli suoi rami, né l'arte hanno una storia autonoma, immanente, che promani esclusivamente dalla loro dialettica interna. L'evoluzione di tutti questi campi è determinata dal corso della storia della produzione sociale nel suo insieme, e solo su questa 'base possono essere spie gati in modo veramente scientifico i mutamenti e gli sviluppi che si manifestano in ognuno di essi. Certo questa concezione di Marx ed Engels, che duramente contraddice tanti moderni pregiudizi scientifici, non vuol essere interpretata in maniera meccanicistica, come usano fare parecchi pseudomarxisti o marxisti volgari. Ritorneremo su questo problema nel corso di analisi più particolareggiate che faremo più tardi.
Qui vogliamo limitarci a rilevare che Marx ed Engels non hanno mai negato o misconosciuto la relativa autonomia di sviluppo dei singoli campi d'attività della vita umana (diritto, scien
INCHIESTA SULL'ARTE E IL COMUNISMO
32

za, arte, ecc.), per cui, ad esempio, il singolo pens[...]

[...], mediante il suo lavoro. La funzione creatrice del soggetto si manifesta dunque nel fatto che l'uomo mediante' .i1 suo lavoro, il cui carattere, possibiLlità di sviluppo ecc. sono pelò certamente determinati da circostanze oggettive, sia naturali che sociali — crea se stesso, trasforma se stesso in uomo. Tale concezione dell'evoluzione storica é mantenuta in tutta la filosofia marxista della società, quindi anche nell'estetica. Marx parla in un certo passo del fatto che la musica crea nell'uomo il senso musicale, e questa concezione fa anch'essa parte della concezione generale dello sviluppo sociale propria del marxismo. La questione qui accennata é così concretata da Marx:
Soltanto l'aggettivo dispiegarsi della ricchezza dell'essenza umana pile> in parte elaborare per la prima volta, in parte per la prima volta creare la ricchezza della sensibilità soggettiva umana: un orecchio musicale, un occhio atto a cogliere la bellezza della forma: insomma, dei sensi per la prima volta capaci di godimenti umani, dei sensi che si affermano come for[...]

[...]
dell'idealismo, di differenziarsi: nettamente dal materialismo meccanicistico. Criticando questo materialismo invecchiato Lenin in siste proprio sul motivo fondamentale che esso non è in grado di concepire dialetticamente la teoria del riflesso.
La creazione artistica, in quanta è una forma di rispecchiamento del mondo esterno nella coscienza umana, rientra dunque nella teoria generale della conoscenza propria del materialismo dialettico. Certo essa ne costituisce, ' à causa delle sue peculiarità, una parte speciale e peculiare in cui valgono spesso delle leggi nettamente distinte da quelle degli altri campi. In quanto segue accenneremo ad alcune di tali peculiarità del rispecchiamento letterario e artistico, senza peraltro nemmeno tentare di esaurire, seppure a grandi tratti, l'intero complesso di tali questioni.
La teoria del rispecchiamento non costituisce in estetica nessuna novità di sorta. L'immagine contenuta nella parola rispecchiamento, in quanta é una metafora che bene esprime l'essenza della creazione artistica, divenn[...]

[...]zione politica di sinistra.
Marx ed Engels non solo non evitarono tale questione, ma anzi la sottoposero a una profonda analisi. In una famosa lettera a Margaret Harkness, Engels si diffonde sul problema costituito dal fatto che Balzac, in quanta uomo politico di sentimenti realisti e legittimisti, era un grande ammiratore dell'aristocrazia decadente, mentre nelle sue opere si esprime in ultima istanza proprio la concezione opposta a questa: cc Certo, Balzac era legittimista in politica; l'intera sua opera é un'elegia sull'inevitabile decadenza della buona società; tutte le sue simpatie vanno alla classe condannata alla rovina. Ma nonostante tutto ciò la sua satira non é mai più aspra né la sua ironia più amara di quando egli mette
G. LUKÁCS INTRODUZIONE AGLI SCRITTI DI MARX ED ENGELS 55
in moto proprio quegli uomini e quelle donne con cui profondamente simpatizza: gli aristocratici. Mentre al contrario egli rappresenta i suoi avversari politici, i rivoltosi repubblicani, come gli unici veri eroi del tempo ». Le conseguenze ultime di t[...]



da Franco Fortini, Cronache della vita breve in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 5 - 1 - numero 8

Brano: [...] è la vera giustificazione di un a solo iniziale. Nuovi Argamenti pub essere il luogo, oltre che di articoli e saggi, di un discorso più veloce e più rotto.
Incontro in tram G. M., intellettuale e scrittore. È stato per tre mesi in U.S.A., a spese del governo federale, ha visto questo e quello. « Siamo pieni di pregiudizi sugli americani. Non sono quello che la Ioro stampa, da loro politica, il cinema fan credere: sono infinitamente migliori. « Certo — rispondo l'ho sempre pensato, mi basta supporre che cosa deve immaginarsi uno straniero dalla nostra stampa, dalla nostra politica e persino dal nostro cinema ». « Hanno soppresse le differenze di classe». «Forse è per questo che non ci intendiamo ».
Ma cosa sarà mai, mi chiedo, questo noumeno americano, o sovietico, che sta sotto gli ingannevoli, variabili fenomeni? In fin dei conti, di questi popoli e civiltà io so quello che essi mi mostrano. «Ma sono diversi». Voglio crederlo: lo provino.
148 FRANCO FORTINI
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Uno scritto di M. Aloisi in Società. «Particolarmente va chiarita... [...]

[...]i cappella quanto si faccia in Unione Sovietica; che è volgare, seppur non sempre falsa, accusa degli anticomunisti; ma di non aver apprestato, nel corso di tutti questi anni, nulla che valesse ad evitare il rischio del ridicolo. Di non essersi posta, (dirò ora con quanta serietà è possibile) la domanda di quali debbano essere gli strumenti politici atti a garantire uno scambio fra la cultura sovietica e quella nostra o francese. Ché non mancano certo, in Francia e in Italia, insigni biologi comunisti i quali avrebbero pur potuto intervenire nel dibattito sovietico; non è vero?
E oggi si tenta, con povera abilità, di dirci che tutto ciò fu appena un disguido; che, non essendoci da noi una opinione ufficiale del partito comunista, del disguido furon semmai responsabili i singoli. «I disguidi del possibile », come dice un nostro poeta, sono però innumerevoli. Quid juris, se domani si dovesse sapere che fu disguido la guerra batteriologica? E il proletariato italiano, che non aveva proprio bisogno di avere a propri difensori i padri della Co[...]

[...]pro
152 FRANCO FORTINI
carpite è di dollari 2318 in USA, in 888 in Gran Bretagna, di 853 in Francia e di 365 in Italia. Ma non mancate l'ultima pagina tutta dedicata alla pubblicità del Martin Matador, il bombardiere senza pilota B61. La copy si chiude con queste parole: America's great new Matador Pilotless Bomber Squadron offers one of the most eflective arguments in the world today for peaceful negotiations! You will hear more about Martin! Certo.
Bobbio, con la consueta chiarezza, ha disegnata la situazione, anzi le situazioni possibili, degli intellettuali italiani di fronte alla politica. Ma al suo discorso mi pare manchi una parte importante; la descrizione della condizione eccezionale dell'intellettuale che milita nei partiti dell'opposizione socialista, cioè dell'intellettuale comunista o socialista, condizione che non ha confronto con quella dell'intellettuale cattolico o socialdemocratico o liberale. Una delle ragioni della difficoltà che non pochi intellettuali tradizionali incontrano a stabilire gli antichi, bonari rapporti[...]

[...] nulla.
156 FRANCO FORTINI
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11 25 marzo 1953 moriva a 36 anni, a San Francisco, lo scienziato atomicò William Twitehell. Muniva circondato da agenti e da guardie del F.B.I. che impedivano alla sua famiglia, ai sudi genitori e ai suoi amici di avvicinasdo, perché Twitchell, nel delirio, dettava fonnule della bomba H.
Un numero de La Stampa (23 aprile). In terza pagina: Barrhelli parla dei tAngheri che vanno in ritardo alla messa o al concerto e se ne vengono via prima della fine. Una corrispondenza da Magonza spiega come gli Americani spiantino i boschi del Palatinato per le esercitazioni militari, addestrando i soldati all'atomica e alla lotta contro i partigiani. Una mucca meccanica è esposta a New York. Donna Francesca Ruspoli perde, per ordinanza del tribunale, il diritto di educare il figlio. « Le belle signore della Scala non avevano occhi che per Ingrid ». Un articolo di Sacchi racconta come. la Commissione Edilizia di Venezia abbia respinto i1 progetto Wright e come un gruppo di architetti abbia fatto capire che sarebbe st[...]

[...]rigore proprio nel rifiuto del rigore, nella vaghezza dei sottintesi; ogni conversazione, almeno in potenza, fonda un linguaggio iniziatico, un vincolo. Ora, da noi, è fortissima la cesura tra il linguaggio specializzato e quello degli articoliprefazioni; nel mezzo, fluttuano le conversazioni, le parole volanti. Rischiare di affidarne una parte al piombo (metter loro, come si dice, piombo nell'ala) può disegnare il profilo d'una solidarietà. Ma, certo, bisogna esser più d'uno, il monologo ostinato non può trovar grazia.
FRANCO FORTINI



da Quinto Martini, Memorie in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...]lla? ».
Si alzò seduto sul letto e allungando un braccio mi prese per il collo tirandomi a sé e disse:
« Hai paura della pioggia? ».
« No. Non ho paura. Ma... ».
« Ma cosa? ».
« Vorrei sapere `se nella capanna ove c'é Aldo ci pioverà ».
Stai tranquillo, é coperta con tegole ed embrici, i muri son fatti di sassi e calcina come una casa. Non é una capanna come quella di Cecchino, fatta con paglia e pali ».
« È vero quello che mi dici? ».
« Certo che é vero ».
134 QUINTO MARTINI
«Non dici così perché io stia tranquillo? ».
« No, no, è vero quello che ti dico, vai a dormire e stai tranquillo ».
Tornai a letto, la pioggia seguitava a cadere a catinelle, il vento anche soffiava sempre forte. Il cane si lamentava. Sentii battere le quattro, poi mi addormentai. La mattina, andando a scuola, passai dalla discesa dove c'è il frantoio. Voltai a sinistra per andare in paese pas sando di fronte al Circolo Socialista. Mobilio bruciacchiato era ancora nel mezzo della strada; le porte e le finestre non esistevano piú. Entrai dentro con altri r[...]

[...]estito rosa e gambe nude di donna. Era la prima volta che vedevo un uomo e una donna insieme. Mi chinai,
150 QUINTO :MARTINI
piano piano, con le mani mi scostai le scope davanti agli occhi, per osservare la scena. La faccia della donna restava dietro il gambo del castagno, vedevo le sue mani che si tenevano alle scope con una certa forza. Lo zio stava sopra al suo corpo e le gambe nude della donna che si muovevano in un modo molto strano. A un certo punto non volli più vedere, mi misi seduto e aspettai. Sentivo il respiro dello zio farsi più affannoso e la donna che miagolava come un piccolo gatto. Poi sentii i loro corpi alzarsi e lei dire:
«Speriamo che nessuno ci abbia visti. Credo sia meglio vedersi dove sempre. Qui é un po' pericoloso ».
Io mi alzai, vidi la donna voltata verso di me che stava aggiustandosi le mutande. Lo zio mi voltava la schiena e vidi che cercava di affibbiarsi la cinghia dei pantaloni. La donna, finito di vestirsi, alza la testa e fu davvero una sorpresa riconoscendo la serva del prete. Una donna ancora giovan[...]

[...]ncontrano qualcuno sconosciuto che ha l'aria di andare lontano lo salutano. È come un buon augurio per il suo viaggio »..
Arrivati vicino al paese abbandonammo la strada bianca di polvere sulla quale la luna proiettava l'ombra delle cose e degli alberi, per prenderec la viottola fra i. campi che passa davanti al cancello del cimitero.. Arrivati dietro alla piccola fornace la mamma disse:
«Non passiamo davanti al cimitero. Di notte fa sempre un certo effetto ».
Si fece il segno della croce e si incamminò per il viottolo che ci portava dietro la nostra casa. Drago era arrivato prima: di noi e le.
MEMORIE 159
trovammo sotto la tavola a rosicchiare degli ossi. Tutti mi fecero grande festa; erano contenti di rivedermi e io mi sentivo felice di essere di nuovo fra loro. A tavola mi furon fatte molte domande alle quali quasi sempre rispondeva la mamma.
Ero stanco e non vedevo l'ora di andarmene a dormire. Babbo se ne acccorse e disse:
« Vai a letto, Libero, sei stracco, si vede dalla tua faccia », e prosegui: «Domani, domani ci racconterai[...]



da Franco Lucentini, La porta in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...]a giù dritta per una ventina di scalini, poi voltava a sinistra. Dovemmo accendere una dozzina di fiammiferi prima di arrivare in fondo.
«Che ti pare?» disse mia sorella quando stemmo sull'ultimo gradino.
La cantina s'allungava davanti a noi tra due muri alti, imbiancati a calce, contro i quali era sistemata una quantità di casse. In fondo, dietro un grande tavolo messo di traversa, si vedevano confusamente altri mobili. Il pavimento fino a un certo punto era di terra battuta, poi, dal; tavolo fino alla parete di fondo, di cemento.
« Il cemento ce l'ho fatto mettere io » disse mia sorella accendendo il lume sul tavolo. « Ho fatto dare una pulita ai muri e aggiustare
84 FRANCO LUCENTINI
l'impianto dell'acqua. Non m'é costato molto. Tutto il resto l'ho lasciato
come stava. I mobili li ho comprati usati ».
I mobili erano il tavolo, due sedie, un letto accostato alla parete di
fondo e un armadio a specchio. Al muro c'era qualche mensola, con un
fornello a benzina, delle stoviglie, un ferro da stiro.
«Mica male» dissi.
« Pere)» dissi[...]

[...]hie? » disse mia sorella.
« No » dissi. « Con le vecchie no. Ma mi piace camminare, andare attorno ».
« Beh » disse, « io credo di essere andata attorno abbastanza. Adesso mi piace stare qui. Un'altra, a forza di scocciarsi come mi scocciavo io, magari si sarebbe ammazzata. Io ho preso questa via di mezzo. Poi forse mi tornerà la voglia di andare attorno. In tre anni mi può bene tornare ».
«In ogni modo» dissi, «puoi sempre uscire prima. A un certo punto, se non ti va più, non ti sforzare ».
Mia sorella rise, poi diventò seria. Poi rise ancora.
« Senti » disse, « se mi ammazzavo, non l'avrei fatto col permanganato. Lo sai come succede. Dopo uno s'affaccia alla finestra, strilla: "Ho preso il permanganato, la varecchina", gli fanno la lavanda gastrica. Mica decoroso. Così, qui é lo stesso. Non é che dopo una settimana, un mese, posso riuscire fuori, tornare tra quelli di sopra: "Rieccomi qua". Qui se ci sto é perché ci devo stare, perché mi tocca starci, perché non potrò uscire. Capisci? ».
« Non tanto » dissi. « Perché non potrai usc[...]

[...]esto, che non desse tempo di sentire niente altro, che spazzasse via tutto... ».
« La grande passione » dissi.
« Che ci vuoi fare » disse. « Sono una povera puttana, no? ».
Si girò sul letto per schiacciare la sigaretta nel portacenere, sullo sgabello accanto a lei. Mi sorrise con un sorriso sforzato, sembrò che volesse cambiare argomento.
« Lo sai che sono abbastanza paurosa » disse. cc Non credi che potrei avere paura, qui dentro? ».
« Ma certo » dissi, « specialmente con quella porta aperta II in mezzo, senza nemmeno sapere che c'è sotto. Io credo che in tre anni ci diventerei un pazzo. Una volta... ».
Mi fermai di colpo, sbalordito.
« Ah...» dissi.
« Ah, questo » dissi.
Mia sorella mi guardava, aspettava che dicessi qualche cosa, che protestassi.
Mi alzai e cominciai a camminare per la cantina, guardando le scritte sulle casse dei viveri: «Army Ration C »; « Evaporated Milk »; « Safety Matches »; « Cocoa »; « Army Ration C »; « Army Ration C ».
LA PORTA 91

Due volte mi fermai davanti alla porta e guardai in basso. Non si[...]

[...].
Stetti un po' a guardarla dormire, incerta. Volevo prendere il lume ma pensai che si sarebbe svegliata, avrebbe avuto paura. Tornai alla cassa dei fiammiferi, ne presi quattro o cinque scatole. Poi andai diretto alla porta; tenendomi con una mano al pavimento cominciai a scendere.
La scala pareva abbastanza solida e non scricchiolava nemmeno. Dopo il quarto scalino dovetti lasciare la presa, in alto, e continuai tenendomi forte ai lati. A un certo punto il piede che spingevo in basso trovò il vuoto, lo scalino era rotto; cercando piú sotto, per trovare l'altro scalino, toccai terra. Sopra la testa, a qualche metro, vedevo il riquadro illuminato della porta.
Aspettai un minuto o due, nel buio, senza muovermi. Non si sentiva nessun rumore, l'umidità era grandissima. Alla fine accesi un fiammifero, e lo tenni alto sopra la testa, finché non si fu consumato. Poi ne accesi un altro. Poi ne accesi un mucchietto insieme e mi girai intorno, senza muovermi dal posto dove stavo. Pensai di risalire subito, perché non c'era altro da vedere: era u[...]

[...]re; se no, non ci avrebbero
sprecato un commissariocapo.
« Tutte le notti ammazzano qualcuno » dissi.
« Stai attento a come rispondi » disse. « Dunque, di quello di sta
notte tu ne dovresti sapere qualche cosa, lo dovresti almeno conoscere,
perché era un pederasta conosciuto ».
«Perché? » dissi. «Adesso sto pure sulla lista dei pederasti? ».
«Sulla lista delle persone per bene...» disse alzandosi dalla sedia
e allungadomi due schiaffi, « certo che non ci stai », disse rimettendosi
a sedere.
too FRANCO LUCENTINI
Doveva essere uno scherzo in voga, perché me l'avevano già fatto
altre due volte.
Dopo volle sapere che cosa avevo fatto io quella notte, e natural
mente ci ebbi delle altre difficoltà. Alla fine, sebbene m'era riuscito di
inventare una storia verosimile, ci avevo la faccia gonfia.
« Tu, o ne sai qualche cosa di questo » disse in conclusione, prima
di telefonare all'ufficio accettazione del carcere, « o ne sai qualche cosa
di qualche cos'altro ».
Questo significava che sarei rimasto dentro fino a che lui non
trov[...]

[...]ò a cercare un modo per farmi mandare in cella di punizione subito,
102 FRANCO LUCENTINI
finché ci aveva ancora le guardie a portata di mano. Ma era troppo stupido anche per quello.
Il giorno dopo però trovarono un pretesto. Fu quello distinto, a trovarlo. Chiamò la guardia di nascosto e gli fece vedere che tenevo in mano uno dei pioli per attaccare i panni. Disse che l'avevo staccato dal muro per tirarglielo. Io l'avevo staccato per romperci certo pane secco che m'era rimasto dei giorni prima.
Alla punizione ci restai una decina di giorni e poi mi dovettero passare all'infermeria. Quando tornai al Braccio i due politici non c'erano piú; forse Sua Maestà s'era interessata. C'era uno per truffa e un altro per accertamenti. Quello per truffa ci aveva i parenti che gli portavano da mangiare e ci aveva pure parecchi soldi sul libretto. Quando veniva lo spesino, la mattina, ordinava una quantità di roba, ma non ci dette mai niente. Quell'altro mi faceva un mucchio di domande e dopo qualche giorno andò via. Credo che gli accertamenti non li [...]

[...]
Disse il prete: «Sia indulgente, sa, signor Commissario. Se é per quello che ha fatto a me, che per poco mi strozzava, e credo che l'intenzione di strozzarmi veramente ci fosse, gli perdono di cuore. Quanti mai, sapesse, anche tra i più sciagurati, come questo, avrebbero diritto più alla nostra compassione che alla nostra giustizia! ».
« Ma in questo modo » disse il dottor Micheli, « lei, Padre, viene a giustificare i delinquenti! ».
« Ah, no certo, caro dottore » disse il prete. «In questo modo, io vorrei ricordare che la carità si deve esercitare anche con i discoli! La stessa Chiesa, del resto... Ma non vorrei tediarla con argomentazioni filosofiche! ».
« No, continui Padre » disse il dottor Micheli. « L'argomento mi interessa profondamente ».
Venne davanti al tavolo il sergente italiano e salute,.
« Sono le sette » disse. « Faccio distribuire il latte? ».
« Si, ma mi raccomando » disse il prete, « il massimo ordine, ché non abbiano a ripetersi incidenti ».
«Non é un affare da nulla» continuò sorridendo rivolto al corn missario,[...]

[...]a, a un bassetto che mi stava vicino.
« Tieni » dissi, « strozzati ».
Corsi da Adriana, che s'era appoggiata alla porta della scala e stava inzuppando la galletta nel latte.
« Vieni » dissi. « Facciamo presto. La porta di sopra era aperta, quando sono venuto. Non l'hanno mica richiusa? ».
« Non vengo » disse. « Sai, qui o là é uguale... qui mi dànno da mangiare, da dormire... Non vengo ».
« Ah, ti dànno da mangiare!» dissi.
« Si » disse. « Certo che... Beh, loro lo sai come sono... Prima mangiavo a tavola, fino a poco tempo fa. Adesso mi devo mettere in fila pure io, per il latte. Ma tanto che gli fa, no? ».
« Si» dissi. « Adesso però senti, amore, vieni un momento su. Vieni, tesoro, andiamo un momento da... Stai così magra, sbattuta... Ti
LA PORTA 113
vorrei portare da un medico, uno che conosco... Ti vorrei fare vedere... ». « No » disse. « Non importa... Non m'importa... Non m'importa più di niente... Ci avevo sperato, sai?... Adesso é finito, tutto... Ci avevo sperato sul serio, tanto tempo, che di .là sotto... ».
Restò con l[...]



da g. s., Il nemico di Cipro è la politica inglese [sopratitolo: Intervista con il deputato dell'EKEL Demetriades] in KBD-Periodici: Rinascita 1964 - 3 - 7 - numero 10

Brano: [...]due comunità. Avviarsi alla Federazione, con trasferimenti di abitanti da una zona all'altra ed una forzata concentrazione delle due comunità, non significherebbe, oltre tutto, che aprire la via alla partizione. E' in questo senso che i leaders reazionari della minoranza turca si muovono, come dimostrano abbondantemente i documenti in nostro possesso ».
« E' dunque possibile per le due comunità vivere pacificamente assieme » abbiamo concluso. « Certo che è possibile — afferma l'on. Demetriades — ed è tanto possibile che la cosa è già avvenuta per secoli in passato. Se non esiste una minaccia di intervento esterno, se gli imperialisti ed i colonialisti cesseranno di trattare Cipro come una cosa loro, come una pedina in un gioco strategico in cui il popolo cipriota non vuole in nessun modo entrare, la possibilità per le due comunità di vivere tranquillamente nelle loro città miste si tradurrà ben presto in realtà. Il governo di Cipro è pronto a garantire alla minoranza turca tutta quella ragionevole autonomia cui la sua presenza sull'isola [...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Certo, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Diritto <---Così <---Perché <---Storia <---siano <---Basta <---Come <---Cosa <---Voglio <---Andiamo <---Del resto <---Ecco <---Hai <---La sera <---Però <---Più <---Dico <---Entrò <---Francia <---Fuori <---Già <---Giù <---Gli <---La notte <---Macché <--- <---Povera <---Sarà <---Sei <---Va bene <---abbiano <---italiano <---socialista <---Ahi <---Almeno <---Bambino Gesù <---Calmati <---Cosi <---Davanti <---Dei <---Dinamica <---Dio <---Ditemi <---Fai <---Fosse <---Guarda <---In ogni modo <---La casa <---La lotta <---Lenin <---Logica <---Ma mi <---Meccanica <---Niente <---Noi <---Non lo so <---Non voglio <---Parco <---Pochi <---Pratica <---Quale <---Qui <---Signore <---Sulla <---Tua <---Vado <---autista <---capitalismo <---cinismo <---comunismo <---comunista <---comunisti <---facciano <---fascista <---guardiano <---marxista <---marxisti <---metodologica <---pigliano <---progressista <---relativismo <---sappiano <---vogliano <---A San Silvestro <---Abbandonò <---Abbatterla <---Abbiamo <---Accendi <---Accettò <---Adesso <---Agata a Rosaria <---Agli <---Ah <---Ahé <---Aiutai <---Alberto Carocci Iscrizione <---Alle <---Allentò <---Allineàti <---Allontanatosi <---Allontanò <---Allò <---Altro <---Amore mio <---Anche <---Anche Rosaria <---Anchiano <---Andate <---Andiamo Libero <---Angela Chiaravalle <---Angelo Chiarenza <---Angelo Saba <---Angelo Spurio <---Anguria <---Anna Frank <---Anticristi <---Antonio Spataro <---Aosta <---Appòggiati <---Arciprete <---Armando Romeo <---Armoni <---Army Ration <---Army Ration C <---Arnaudi <---Arrivò <---Arta <---Artiglieria <---Arturo Calabrese <---Artù <---Asciugati <---Ascolta <---Aspettar <---Aspettare <---Aspettate <---Aspettiamo <---Aspetto <---Assedio della polizia intorno a Orgosolo <---Asti <---Attaccati <---Attenzione Marco <---Attilio Glarey <---Audino <---Audino Pasquale <---Auguri vivissimi <---Avaro <---Aver <---Babbo <---Baggina <---Balzac <---Balzani <---Bambin Gesù <---Baranti <---Barbara Castle <---Barrhelli <---Bastioni <---Batté <---Bel <---Belfront <---Belfront Augusto <---Ben Phu <---Bertozzi <---Biella <---Binda <---Biologia <---Bisogna <---Bisognò <---Bobbio <---Boja <---Bologna <---Bonald <---Bordeaux <---Borgne <---Borgo <---Borgonuovo <---Borino <---Bradamante <---Bravo Libero <---Brulli <---Bruno Henschel <---Bruno Zito <---Brunod <---Brutta <---Buffoni <---Buona <---Buona Educazione Produttiva <---Buonamico <---Buoni <---Burbank <---CED <---Caffè Notturno <---Cairo <---Cambia <---Cambiarlo <---Camera dei Comuni <---Campagna <---Capir <---Capirai <---Capitale <---Capito <---Capodanno <---Cara Adriana <---Carabino <---Carmela dei Crispini <---Carrobbio <---Casentino <---Caso <---Castagna <---Catuzzella <---Cecchino <---Cercò <---Cernicevskj <---Certamente <---Certe <---Certissimamente <---Certo Giuseppe <---Cesare Cases <---Che César Borgne <---Che Dio <---Che Egitto <---Chenoz <---Chiacchiera <---Chiamatela <---Chiamò <---Chiesi <---Chissa <---Chissà <---Chiuse <---Chrisses Deme <---Chénor <---Chénoz <---Ciao <---Cinque <---Cioé <---Cipro <---Circolino <---Circolo Socialista <---Ciò <---Cocoa <---Cogne <---Col <---Comando di Zona Territoriale <---Comare Carmela <---Cominciò <---Commare Rosaria <---Commissione Edilizia <---Compagnia di Gesù <---Compi <---Compito <---Comprane <---Comune <---Con Claretta <---Con César <---Conte Ugolino <---Contò <---Cornini <---Corriere della Sera <---Corsi da Adriana <---Cosicchè <---Credi <---Croux <---Cyprien Berthod <---César <---César Borgne <---César a Salomone <---De Maistre <---De Vincenzo <---Della Volpe <---Demetriades <---Democracy <---Denari <---Dentro <---Dewey <---Di Antonio <---Di Claretta <---Di César <---Di Luigino Brunod <---Dialettica <---Didone <---Dien Ben <---Dietro <---Dietro Salomone <---Discipline <---Diteglielo <---Divina Commedia <---Divina Sapienza <---Doeblin <---Domandaglielo <---Domandò <---Domani ci sari una brutta notizia <---Don Aldo <---Don Cesare <---Don Cesare Armoni <---Don Masino <---Donna 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