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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale Capitale è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 153Analitici , di cui in selezione 8 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Giovanni Mari, Ritratti critici contemporanei. Louis Althusser in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4

Brano: [...] Lenin », non è « `un blocco d'acciaio', ma comporta difficoltà, contraddizioni e lacune » che hanno un loro preciso ruolo nella crisi attuale (« Non possiamo infatti contentarci di risolvere tutto con la responsabilità di Stalin », Finalmente, p. 225).
Nel 1978 i punti di maggior debolezza del pensiero di Marx gli appaiono i seguenti: la sopravvivenza in esso dell'« idea di una filosofia della storia » che, come l'« unità fittizia » imposta al Capitale dall'esigenza di dover partire dall'« astrazione del valore », rileva un'insufficiente resa dei conti filosofica con l'hegelismo; le ben scarse indicazioni circa la natura e la funzione della « sovrastruttura » (« il diritto, lo Stato, le forme ideologiche »); l'assenza di una riflessione teorica sul problema dell'organizzazione (mo, pp. 113120). L'idea di una crisi del marxismo permette infine una nuova consapevolezza storica: questa crisi non può essere considerata un mero fatto recente ed improvviso, essa appare piuttosto come qualcosa di cui lo stalinismo aveva « bloccato » l'esplosione m[...]

[...] nell'Avvertenza all'edizione italiana di Lire le Capital, scritta nel dicembre 1967). Di questa « deviazione » egli compie una « rettifica » che segna una « svolta » nel suo itinerario teorico. Althusser dà anche un nome alla propria « deviazione » (il vantaggio di riconoscere i propri errori risiede anche nel poterli nominare), definendola « teoricista » e « razionalista », e indica i testi dove soprattutto ricercarla; il Per Marx e Leggere il Capitale (che comprendono entrambi scritti degli anni 196065). La ricerca di Althusser si presenta quindi nettamente periodizzata in almeno due fasi principali, il cui anno di separazione può essere agevolmente identificato nel 1970.
La « rettifica » consiste essenzialmente nell'assunzione da parte della problematica di Althusser di un nuovo tipo di rapporto tra politica e teoria, precisamente nella proposta della tesi del « primato della pratica sulla teoria », cioè del « primato della lotta di classe nell'economia e nella politica sulla lotta di classe nella teoria » (EA, p. 5). La lotta di classe [...]

[...]l 1970.
La « rettifica » consiste essenzialmente nell'assunzione da parte della problematica di Althusser di un nuovo tipo di rapporto tra politica e teoria, precisamente nella proposta della tesi del « primato della pratica sulla teoria », cioè del « primato della lotta di classe nell'economia e nella politica sulla lotta di classe nella teoria » (EA, p. 5). La lotta di classe nella teoria è la filosofia, precedentemente (Per Marx e Leggere il Capitale) definita come « teoria della pratica teorica ». Qui mi interessa soprattutto notare come, sia la congiuntura politica in cui Althusser « interviene », sia la sua stessa ricerca filosofica presentano una svolta: la prima nel '68, la seconda nel '70. E la cronologia di queste due svolte è tale da porre immediatamente il problema del primato della politica sulla svolta teorica di Althusser (la quale, d'altra parte, come vedremo, è indissolubilmente intrecciata all'interpretazione che Althusser compie di un'altra svolta, avvenuta piú di cento anni prima, quella che nel 1845 è compiuta dal giovan[...]

[...] scoprire e sviluppare la filosofia « celata » nella « pratica teorica » (e politica) di Marx applicando a Marx (« un circolo »), sviluppandoli, i non molti elementi espliciti che egli stesso fornisce (a cominciare da quelli contenuti nel suo scritto filosofico piú importante, l'Introduzione del '57 a Per la critica dell'economia politica). Lo scritto in cui Althusser ritiene che si debba piú che in ogni altro ricercare la filosofia di Marx è il Capitale, la sua opera scientifica piú importante. La filosofia marxista è infatti l'insieme dei concetti indispensabile a pensare 1'« immensa rivoluzione teorica » che le scoperte scientifiche di Marx hanno determinate nel « teorico esistente », rappresentato essenzialmente dalla filosofia hegeliana. Il fatto che Marx non abbia sufficientemente « pensato »
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il significato filosofico delle proprie scoperte scientifiche, questa sua lacuna, determina, come vedremo, non pochi problemi e difficoltà di ordine teorico.
Per Althusser comunque soltanto la ricerca e lo sviluppo della fil[...]

[...]istente », rappresentato essenzialmente dalla filosofia hegeliana. Il fatto che Marx non abbia sufficientemente « pensato »
LOUIS ALTHUS SER 419
il significato filosofico delle proprie scoperte scientifiche, questa sua lacuna, determina, come vedremo, non pochi problemi e difficoltà di ordine teorico.
Per Althusser comunque soltanto la ricerca e lo sviluppo della filosofia di Marx permettono di « rispondere alla domanda sul posto occupato dal Capitale nella storia del sapere » (Lc, p. 15), risposta indispensabile, questo l'obiettivo politico e teorico di fondo del filosofo francese, per una effettiva « intelligenza » dell'opera marxiana e della sua « radicale diversità »
e « specificità ». Piú tardi, nel 1975, Althusser ha ribadito la sostanza di queste posizioni che fin dall'inizio degli anni Sessanta gli erano apparse come le piú giuste per « uscire dal vicolo cieco teorico in cui la storia ci aveva cacciati »:
È questa novità, questa differenza radicale di Marx, rivoluzionaria nella teoria
e nella pratica, che ho voluto non soltanto [...]

[...]to far sentire, ma anche far percepire,
e se possibile far concepire, poiché consideravo politicamente e teoricamente vitale per il movimento operaio e i suoi alleati (e tuttora lo considero) che questa differenza fosse pensata. Per ottenerlo, non potevo fare altro che pormi al livello della nuova filosofia, prodotta da Marx nella sua rivoluzione scientifica... Ho ancora questa convinzione. La formulerei in altro modo da Per Marx e Leggere « Il Capitale », ma ritengo di non essermi sbagliato nell'indicare nella sua filosofia il luogo da cui si può capire Marx, perché in essa si riassume la sua posizione (EMP, pp. 1356).
Si è già visto come il giudizio che Althusser formula circa il carattere
e vitale » per il movimento operaio ed i suoi alleati della conquista di una chiara percezione e concezione della « differenza radicale di Marx » è riconducibile alla congiuntura politica e teorica apertasi col xx Congresso. Qui vorrei tentare, molto brevemente, di avanzare una risposta al problema posto nel secondo paragrafo del presente scritto circa[...]

[...]ncepisce la « Teoria » del « `divenire' delle cose in generale » né come riflesso di un divenire oggettivo (suo antistoricismo), né come il risultato di una astrazione da un divenire
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fattuale (suo antiempirismo). Egli cerca piuttosto di fondare questa Teoria su di uno schema della pratica in generale che altro non è se non la generalizzazione dello schema marxiano del processo lavorativo contenuto nel cap. v del i Libro del Capitale. « Per pratica intenderemo generalmente ogni processo di trasformazione di una determinata materia prima data in un determinato prodotto, trasformazione effettuata da un determinato lavoro umano facendo uso di determinati mezzi (di `produzione') » (PM, p. 145).
Permane tuttavia in Althusser l'idea enorme che una pratica teorica e politica, il marxismo, possa contenere in sé il metodo, l'essenza ed il segreto, di tutte le pratiche sociali ed intellettuali, e che la « Teoria » che definisce questo metodo (il materialismo dialettico, la filosofia di Marx) possa essere conquistata a partire dall[...]

[...] uso di determinati mezzi (di `produzione') » (PM, p. 145).
Permane tuttavia in Althusser l'idea enorme che una pratica teorica e politica, il marxismo, possa contenere in sé il metodo, l'essenza ed il segreto, di tutte le pratiche sociali ed intellettuali, e che la « Teoria » che definisce questo metodo (il materialismo dialettico, la filosofia di Marx) possa essere conquistata a partire dalla pratica teorica (scientifica) piú alta di Marx, il Capitale. Una controprova a queste osservazioni si può rintracciare, mi sembra, nelle seguenti affermazioni contenute nell'Avantpropos scritta da Althusser nel 1977 all'opera di G. Duménil, Le concept de loi économique dans `Le Capital', cinque anni, cioè, dopo l'« autocritica »: « La teoria marxista non è di diritto universale, né arbitrariamente estendibile ad ogni fenomeno che appartiene al campo dei `fatti' sociali ed umani... Ecco ciò che forse scoraggerà i metafisici marxisti dall'impegnarsi nell'avventura d'estendere d'autorità la teoria marxista a degli oggetti che essa esclude dal suo campo, [...]

[...]uni punti precisi di difficoltà e di insufficiente od assente elaborazione teorica rintracciabili in Marx e nel marxismo. Tuttavia dietro questa continuità di atteggiamento vi sono idee e posizioni teoriche assai divergenti. Nel primo periodo della sua ricerca Althusser individua le « manchevolezze », le « lacune » e le « omissioni » di Marx (« lettura sintomale ») in base alla persuasione dell'unità scientifica profonda dell'opera marxiana, del Capitale prima di tutto. Tali « manchevolezze » riguardano, si può dire esclusivamente, il rigore e la consapevolezza filosofica (epistemologica) del ragionamento di Marx, concernono il « Teorico » (il filosofico), non lo scientifico vero e proprio.
Certamente, come per il concetto di « causalità strutturale » (che considereremo piú sotto), le debolezze filosofiche di Marx si ripercuotono anche nei risultati scientifici. Per questo Althusser può parlare di uno sviluppo
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del marxismo a partire dalla « lettura » delle sue difficoltà filosofiche e dal conseguente e necessario sviluppo[...]

[...]ale » (che considereremo piú sotto), le debolezze filosofiche di Marx si ripercuotono anche nei risultati scientifici. Per questo Althusser può parlare di uno sviluppo
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del marxismo a partire dalla « lettura » delle sue difficoltà filosofiche e dal conseguente e necessario sviluppo della sua filosofia. Comunque in questi anni è proprio la persuasione dell'esistenza di un certo tipo di sistematicità del discorso scientifico del Capitale, della validità dell'unità che il « metodo di esposizione » di Marx ha saputo imporre alla sua materia di indagine, ciò che permette ad Althusser di identificare i « vuoti » epistemologici. Del resto, egli nota, questo tipo di ritardo filosofico è inevitabile: la fondazione di una nuova scienza introduce una « nuova forma di razionalità », una
« rivoluzione nel Teorico esistente », che solo successivamente la filosofia è in grado di definire compiutamente. E ciò appare tanto piú valido per Marx, in cui devono assommarsi lo sforzo di consapevolezza epistemologica
« quello di fondazione del m[...]

[...]sivamente la filosofia è in grado di definire compiutamente. E ciò appare tanto piú valido per Marx, in cui devono assommarsi lo sforzo di consapevolezza epistemologica
« quello di fondazione del materialismo storico.
Nel secondo periodo, che culmina nell'enunciazione della « crisi generale del marxismo », è la stessa unità scientifica dell'opera di Marx ad essere messa in discussione da Althusser, a cominciare da alcuni aspetti essenziali del Capitale: « ...l'unità del Denkprozess del Capitale, l'unità del suo ordine di esposizione, non è come si presenta — ma segnatamente ineguale e disparata » (Ap, p. 22). Oppure, ancora piú esplicitamente: « nel Capitale... l'unità teorica imposta dall'ordine di esposizione è in gran parte fittizia » (Finalmente, p. 226). Ora quindi Althusser parla apertamente di
« contraddizioni » e di « difficoltà » che concernono direttamente il ragionamento scientifico di Marx nel suo complesso (e non solo in alcuni punti: es. la « causalità strutturale ») e non si limita piú a rilevare « lacune » e
« manchevolezze » filosofiche i cui effetti rimarrebbero comunque estrinsechi alla forma del ragionamento scientifico di Marx. Questo tipo di rilievi filosofici ha perciò un significato assai diverso da quello sostenuto negl[...]

[...]emi: quello della « determinazione in ultima istanza » (della sovrastruttura da parte dell'economia) e quello del « processo di conoscenza ». La prima questione, che Althusser affronta in relazione al problema del rapporto tra Marx ed Hegel, è trattata in particolare nei saggi Contraddizione e surdeterminazione (1962) e Sulla dialettica materialistica (1963), entrambi compresi nel Per Marx, oltreché nella seconda parte del saggio L'oggetto del « Capitale » (1965), compreso in Leggere « Il Capitale ».
Il ragionamento di Althusser, in Per Marx, inizia con la constatazione dell'« equivocità » della « formula del `rovesciamento' » contenuta nel Po
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scritto alla seconda edizione del primo libro del Capitale (« La dialettica, in Hegel, è capovolta. Bisogna rovesciarla per scoprire il nocciolo razionale dentro il guscio mistico »): questa formula ad Althusser appare solo « indicativa, anzi metaforica » e tale da porre « piú problemi di quanti ne risolva ». E con la costatazione che in Marx la concezione dei « rapporti specifici tra struttura e sovrastruttura meritino ancora di essere teoricamente elaborati e indagati ». L'obiettivo è duplice: dimostrare la totale diversità e specificità della dialettica marxista rispetto a quella hegeliana, e combattere le interpretazioni economicistiche (evoluzio[...]

[...]la contraddizione, alla difficoltà (o impossibilità: non è forse non casualmente assente in Marx una teoria dello Stato?) in Marx di passare alla politica attraverso l'economia. È la consapevolezza di questa difficoltà ad essere presente ed operante dietro la distinzione antieconomicista che Althusser introduce, permettendo in questo modo di pensare, e non è poco, questa difficoltà (o impossibilità) di Marx.
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In Leggere « Il Capitale » Althusser riprende il tema della determinazione in ultima istanza rilevando l'assenza in Marx di un concetto preciso che permetta di pensare in maniera rigorosa la « causalità strutturale », cioè la determinazione da parte di una struttura dominante (il modo di produzione dominante in una data epoca) delle strutture subalterne (gli altri modi di produzione presenti nella formazione sociale) e degli elementi determinati (la sovrastruttura). Causalità di cui pure Marx tiene conto e calcola gli effetti. Tuttavia Althusser definisce questa « causalità strutturale », o « causalità metonimica » ([...]

[...] si può afferrarla ed aver presa su di essa se non nelle forme della lotta di classe, che è, in senso forte, la sua esistenza storica. Dire che `la causa è assente' significa dunque... che la `contraddizione in ultima istanza' non è mai presente di persona sulla scena della storia... » (EA, p. 24).
La seconda questione, il « processo di conoscenza », già presente nel Per Marx, è trattata in modo particolare nel saggio introduttivo di Leggere il Capitale, Dal `Capitale' alla filosofia di Marx (1965), e ritorna in numerosi scritti successivi, tra i quali faremo brevi riferimenti ad Elementi di autocritica (1972), È facile essere marxista in filosofia? (1975), l'Avantpropos al libro di Duménil già ricordata, Marxismo oggi (1978). Questa questione è legata all'interpretazione dell'Introduzione del 1857 a Per la critica dell'economia politica, in cui Marx affrontando il problema del proprio metodo (Il metodo dell'economia politica), fornisce una serie di elementi che ad Althusser appaiono indispensabili per l'analisi del « discorso scientifico » mar
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[...] oggi (1978). Questa questione è legata all'interpretazione dell'Introduzione del 1857 a Per la critica dell'economia politica, in cui Marx affrontando il problema del proprio metodo (Il metodo dell'economia politica), fornisce una serie di elementi che ad Althusser appaiono indispensabili per l'analisi del « discorso scientifico » mar
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xista, della sua « novità » e « specificità », che è appunto l'obiettivo di Leggere il Capitale. Nel primo periodo della sua ricerca Althusser particolarmente è influenzato (« affascinato ») da quei passi dell'Introduzione del '57 in cui Marx sostiene che il modo in cui il pensiero conoscitivo « si appropria del mondo » è quello di « salire dall'astratto al concreto ». Oltreché dall'affermazione di Lenin che « le idee di Marx sono tutte efficaci perché sono vere » (« è perché la teoria di Marx era `vera', che ha potuto essere applicata con successo, e non perché è stata applicata con successo che essa è vera », Lc, p. 62). In questo modo, per Althusser, che sostiene una posizione rigoro[...]

[...]materialismo, secondo il quale non è il pensiero a produrre la realtà, ma piuttosto questa, nella sua preesistenza ed autonomia nei confronti del pensiero, a permettere anche la conoscenza (« Per Hegel... il reale non è che il fenomeno esterno del processo del pensiero. Per me, viceversa, l'elemento ideale non è altro che l'elemento materiale trasferito e tradotto nel cervello degli uomini », Marx, Poscritto alla seconda edizione del r libro del Capitale). Come interpretare questa priorità dell'astrazione ed insieme del materiale, del reale ed insieme dell'ideale? La novità della riflessione di Althusser consiste nel suo rifiuto della soluzione storicista, cioè di quella posizione che pensa di risolvere questa difficoltà mediante una dottrina delle « astrazioni reali » o delle « astrazioni storicamente determinate », basata sulla tesi della esistenza di una « corrispondenza biunivoca » tra pensiero e realtà, tra sviluppo logico del pensiero e sviluppo della storia. E ciò, sia per la forma, perché alle categorie ed agli oggetti reali competere[...]

[...]o », sia per il contenuto, perché a determinati concetti corrisponderebbe un determinato stadio dello sviluppo storico: « La storia avrebbe in qualche modo raggiunto questo punto, prodotto questo presente specifico eccezionale in cui le astrazioni scientifiche esistono allo stato di realtà empiriche, dove la scienza, i concetti scientifici esistono nella forma del visibile dell'esperienza come altrettante verità a ciel sereno » (Lc, p. 132).
Il Capitale, insomma, come una « deduzione logicostorica ». Lo storicismo è definito da Althusser una forma di empirismo in quanto individua nelle categorie delle qualità reali in qualche modo in esse « riflesse ». Lo storicismo marxista si ispira ad alcuni passi di Marx, e ad altri di Engels,
I
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soprattutto dove questi interpreta il significato dell'opera scientifica di Marx (L'oggetto del « Capitale », y e vi). La presenza in Marx di elementi empiristi è spiegata da Althusser mediante l'inadeguatezza filosofica di Marx che ricorre in alcuni casi al teorico esistente (Hegel) per pensare i problemi che le sue scoperte scientifiche ponevano in sede filosofica.
A sua volta, per l'interpretazione antistoricista (e antiumanista) del marxismo Althusser si avvale soprattutto dell'Introduzione del '57, in base alla quale avanza due tesi, quella della « conoscenza come produzione » e quella della « distinzione tra oggetto reale e oggetto di conoscenza ». Il processo di conoscenza scientifica è un[...]

[...]ero messi definitivamente al bando? Perché questa identità strutturale appare comunque come il risultato di una qualità essenziale del reale che trapassa nel pensiero. Non siamo di fronte ad una sorta di empirismo della struttura? di storicismo senza storia?
Seconda osservazione. L'idea, in generale, di conoscenza scientifica che Althusser propone non è altro (a parte quelle che Althusser definisce le proprie « aggiunte ») che il modo in cui il Capitale permette di conoscere la formazione sociale capitalistica, il modo in cui il Capitale, funziona a questo scopo conoscitivo. In particolare la nozione di « meccanismo » dell'« effetto di conoscenza » è interamente elaborata sulla base dell'analisi del « modo di esposizione » (Darstellungsweise) del Capitale, del modo cioè in
3 L. ALTHUS SER, prefazione a D. LECOURT, Lenin e la crisi delle scienze, Roma, 1974, p. 8.
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cui il Capitale sviluppa le forme astratte del valore, plusvalore, ecc. per risalire verso il concreto (di pensiero) del processo complessivo della produzione capitalistica (iii libro). Ora, a parte la generalizzazione di un processo di conoscenza che Marx pratica solo nella critica dell'economia politica, il ragionamento di Althusser si basa sul presupposto dell'unità e della necessità del discorso scientifico di Marx. In particolare su quelle del « modo di esposizione » e di « inizio » assoluto di tale discorso che parte, appunto, dall'astratto (il valore). Si è però già visto che questa unità e necessità [...]

[...]i conoscenza che Marx pratica solo nella critica dell'economia politica, il ragionamento di Althusser si basa sul presupposto dell'unità e della necessità del discorso scientifico di Marx. In particolare su quelle del « modo di esposizione » e di « inizio » assoluto di tale discorso che parte, appunto, dall'astratto (il valore). Si è però già visto che questa unità e necessità sono assai meno scontate di come Althusser presuppone in Leggere « Il Capitale »: esse sono, come dice oggi Althusser (Avantpropos a Duménil), diseguali e disparate. In altre parole la generalizzazione del « meccanismo » dell'« effetto di conoscenza », a cui Althusser affida la risoluzione antistoricista ed antiempirista della « difficoltà » di Marx, non sembra valere, in generale, neppure per il Capitale.
Farò adesso alcuni brevi cenni agli altri scritti successivi già ricordati, tra i quali il piú significativo mi sembra essere l'Avantpropos del '78. In Elementi di autocritica Althusser sottolinea l'ispirazione spinoziana delle proprie tesi sul « processo di conoscenza », rilevando in particolare la presenza di tale ispirazione nella definizione della « conoscenza come produzione » e nell'affermazione dell'« interiorità » del criterio di scientificità del discorso scientifico. In È facile essere marxisti in filosofia? Althusser dopo aver riaffermato la tesi della « conoscenza come produzion[...]

[...]asta: per essere annullata, deve continuamente essere posta » attraverso la « produzione di nuove conoscenze » (p. 158). La polemica è contro il marxismo dogmatico.
Nell'Avantpropos al libro di G. Duménil, ed in discussione con questi, Althusser ritorna sui concetti di « astrazione », di « processo di pensiero », di « metodo di esposizione » e di « inizio » di una scienza, e ciò in relazione ad una nuova valutazione del discorso scientifico del Capitale. In particolare Althusser cerca di trarre alcune conseguenze dalla tesi di Duménil che l'« astrazione » di Marx si costituisce per esclusione: « Se Marx pensa nel
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l'astrazione, il cui processo è un processo di concretizzazione, è perché Marx pensa mediante l'astrazione è perché ogni posizione di un concetto, dunque ogni apertura di un campo teorico `interno', è nello stesso tempo esclusione dell'esterno, dunque chiusura del campo. L'apertura del campo è in relazione alla sua chiusura, che implica, in ogni momento, di fare astrazione dell'esterno » (p. 19). Per questa via A[...]

[...]sso di concretizzazione, è perché Marx pensa mediante l'astrazione è perché ogni posizione di un concetto, dunque ogni apertura di un campo teorico `interno', è nello stesso tempo esclusione dell'esterno, dunque chiusura del campo. L'apertura del campo è in relazione alla sua chiusura, che implica, in ogni momento, di fare astrazione dell'esterno » (p. 19). Per questa via Althusser può pervenire ad alcune importanti conclusioni circa l'unità del Capitale, cioè dell'« ordine » dei suoi concetti espresso nel « metodo di esposizione ». Infatti il discorso scientifico del Capitale non presenta un solo « ordine di esposizione ». Se ne esiste uno « maggiore » (majeur) (« visibile, impressionante, unitario e omogeneo »), ne esistono però anche altri che « a piú riprese » interrompono e attraversano il « maggiore »: « capitoli discontinui e interminabili, di grande importanza, ed in cui interviene un"analisi' del tutto diversa, che per semplicità si è definita `concreta' e `storica', in opposizione all'analisi veramente `teorica' dell'ordine maggiore — come se la `teoria' non potesse avere che una forma riconosciuta, identificabile e compiuta » (Ap, p. 23). A sua volta l'u[...]

[...]e per semplicità si è definita `concreta' e `storica', in opposizione all'analisi veramente `teorica' dell'ordine maggiore — come se la `teoria' non potesse avere che una forma riconosciuta, identificabile e compiuta » (Ap, p. 23). A sua volta l'unità di coesistenza di questi diversi « ordini » costituisce un problema e rimanda al carattere « contingente » e non « assoluto » (come invece credeva Marx) dell'« inizio » del discorso scientifico del Capitale (analisi del valore). Siamo ormai evidentemente assai lontani dall'idea della
« totalitàdipensiero » del Capitale sostenuta in Leggere « Il Capitale »: non piú una sola « totalità logica », bensí « diverse » « totalità logiche ». Una sorta di pluralismo di logiche ineguali e disparate coesistenti in un medesimo discorso scientifico. In Marxismo oggi, infine, Althusser liquida come imprudente l'affermazione di Lenin che le « idee di Marx sono tutte efficaci perché sono vere », ed introduce, quindi, una netta distinzione tra verità ed efficacia delle idee che ribalta le posizioni sostenute in Leggere « Il Capitale ». La verità compete alla « forma teorica » delle idee di Marx, l'efficacia politica a quella « ideologica » (Marx esprime le « [...]

[...]na sola « totalità logica », bensí « diverse » « totalità logiche ». Una sorta di pluralismo di logiche ineguali e disparate coesistenti in un medesimo discorso scientifico. In Marxismo oggi, infine, Althusser liquida come imprudente l'affermazione di Lenin che le « idee di Marx sono tutte efficaci perché sono vere », ed introduce, quindi, una netta distinzione tra verità ed efficacia delle idee che ribalta le posizioni sostenute in Leggere « Il Capitale ». La verità compete alla « forma teorica » delle idee di Marx, l'efficacia politica a quella « ideologica » (Marx esprime le « proprie idee due volte in due forme differenti ») : « se anche le idee fossero vere e f ormalmente dimostrate, non potrebbero essere in sé storicamente attive, ma lo possono solo nelle forme ideologiche di massa, acquisite nella lotta di classe » (Mo, p. 118).
6. Nella sua ricerca del pensiero filosofico di Marx, Althusser impiega, di solito in posizione assai importante, una serie di concetti e metafore tratti dalla psicoanalisi: surdeterminazione, lettura sintomal[...]

[...] del materialismo storico mediante la posizione centrale della filosofia posta tra la politica e la teoria (Sull'evoluzione del giovane Marx, 1970).
Di questi anni immediatamente precedenti l'« autocritica » vale la pena di ricordare anche alcuni eccessi, significativi anche se collocati in un periodo di riaggiustamento e di ridefinizione della problematica. Ad esempio quelli, di natura direi operaista, contenuti nella Introduzione al Libro del Capitale (1969), quando Althusser sostiene che « per comprendere il Capitale... occorre giungere a posizioni di classe proletarie, ciò è relativamente facile per gli operai... Poiché possiedono `per natura' un `istinto di classe' formatosi alla rude scuola dello sfruttamento quotidiano, è loro sufficiente un'istruzione supplementare, politica e teorica, per comprendere oggettivamente ciò che sentono soggettivamente, istintivamente » (Introduzione, p. 42). Il fatto
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è che la rivalutazione della funzione positiva dell'ideologia proletaria che Althusser compie in questi anni successivi agli avvenimenti del « Maggio '68 », e che in Elementi di autocriti[...]

[...] di individuare il razionalismo della contrapposizione tra ideologia in generale e scienza in generale, e quindi di parlare di ideologia proletaria e di scienza rivoluzionaria, tutto questo introduce nel suo ragionamento la preoccupazione e la ricerca a tutti i livelli di una sorta di omogeneità e di integralità ideologica che solleva non pochi problemi ed altrettante perplessità.
In particolare sul piano della interpretazione della scienza del Capitale queste posizioni appaiono difficilmente conciliabili con le piú recenti affermazioni di Althusser circa il carattere finito ed aperto della scienza marxista, la quale per superare la propria « crisi » dovrà pure fare i conti con le altre scienze. Non solo, ma questo rigido fondamento ideologico di classe della scienza rivoluzionaria di Marx determina una serie di difficoltà (che sembrava dovessero ormai appartenere al passato della storia del movimento comunista) sul piano della definizione e dello sviluppo di una strategia delle alleanze e della conquista del potere in grado di comprendere e[...]

[...]iva di Cesare Luporini). 22. Esquisse
du concept d'histoire, «La Pensée », 1965, n. 121, pp. 321. Riprodotto nel cap. iv
del n. 23 (tr. it. in « Critica marxista », 1966, n. 1) . 23. Préface: Du « Capital »
à la philosophie de Marx, in Lire le Capital, i, Paris, Maspero, 1965, pp. 989. Il volume comprende anche scritti di J. Rancière e P. Macherey (tr. it. di R. Rinaldi e V. Oskian, del solo scritto di Althusser, L.A. e E. Balibar, Leggere Il Capitale, Milano,
Feltrinelli, 1968). 24. L'object du « Capital », in Lire le Capital, ii, cit., pp. 7
185. Il volume comprende anche scritti di E. Balibar e R. Establet (tr. it. cit. dei soli
scritti di Althusser e Balibar). 25. Théorie, pratique théorique et formation
théorique. Idéologie et lutte idéologique, ciclostilato, Aprile (tr. spag. in « Casa de las
Americas », Habana, 1966, n. 34, pp. 531). 26. Matérialisme historique et Maté
rialisme dialectique, « Cahiers MarxistesLéninistes », 1966, n. 11, pp. 88122.
27. Réponse de Louis Althusser ad André Daspre, in Deux lettres sur la con
nais[...]

[...]lma, Budapest, Kossuth, 1968, pp. 915 (in S. Karsz, Théorie et politique, Paris, Librairie A. Fayard, 1974, tr. it. di A. Cairoli, Bari, De
dalo, 1976, pp. 333339). 38. Comment lire « Le Capital », « L'Humanité »,
21 marzo 1969 (tr. it. in n. 66). 39. Avertissement aux lectures du Livre I du
«Capital », in K. Max,A Le Capital. Livre I, Paris, GarnierFlammarion, 1969, pp.
513 (tr. it. di M. Ciampa e E. Donda, L.A., Introduzione al I libro del Capitale, Parma, Pratiche Editrice, 1977, con una prefazione di M. Ciampa ed in appendice un
saggio di P. Raymond). 40. Lettere a Maria Luisa Maciocchi, in M.L.M., Lettere
dall'interno del P.C.I. a Louis Althusser, Milano, Feltrinelli, 1969, pp. 36, 2326,
5365, 126127, 331361. 41. A propos de l'article de Michel Verret sur « Mai
Etudiant », « La Pensée », 1969, n. 145, pp. 314 (affronta gli stessi temi della lettera
del 15 marzo 1969, in n. 40, pp. 338361).. 42. Idéologie et appareils idéologi
ques d'Etat (Notes pour une recherche), « La Pensée », 1970, n. 151, pp. 338 (tr. it., « Critica Marxis[...]



da Bruno Bongiovanni, Ritratti critici contemporanei. Maximilien Rubel in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...] BOURDET, A' propos d'une édition des oeuvres de Marx, in « L'Homme et la Société », n. 17, 1970, p. 310. L'edizione in questione è K. MARX, Oeuvres. Economie I e II, Gallimard, Paris 1965 e 1968. Cfr. anche MIGUEL ABENSOUR, Pour lire Marx, in « Revue française de science politique », n. 4, 1970, pp. 772788 ed il compterendu di LOUIS JANovER in « Cahiers internationaux de sociologie », XLVII, 1969, pp. 175177.
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salariato e capitale (1849), l'Introduzione del 1857 alla Critica dell'economia politica, Per la critica dell'economia politica (1859), l'Indirizzo inaugurale e statuti dell'Associazione internazionale dei lavoratori (1864), Salario prezzo e profitto (1865), il libro de Il Capitale (1867), la Critica del programma di Gotha (1875), pubblicata, quest'ultima, solo nel 1891 sulla « Neue Zeit » di Kautsky e ripubblicata nel 1921 su « Die Gesellschaft » da Boris Nikolaevskij con le espressioni censurate, perché ritenute eccessive, da Friedrich Engels.
Nel primo volume delle Oeuvres vi sono inoltre altri scritti e documenti, lettere, risoluzioni e prefazioni. Vi sono anche tre pagine del curatore, Maximilien Rubel, sotto il titolo Avertissement: sempre opera del curatore sono un'ampia Chronologie ed un imponente apparato di note e di indici che rivelano, nell'ambito di quell'[...]

[...]ficio ideologico postumo che, nonostante la riluttanza esplicita e dichiarata del presunto padre fondatore, ha derivato il nome dal maestro: l'incompiutezza dell'opera di Marx.
Nell'Introduzione del 1857, anch'essa nel primo volume delle Oeuvres nonostante sia stata fatta conoscere per la prima volta da Kautsky nel 1903 e sia quindi postuma, Marx tracciava il piano di quell'impresa ciclopica che per convenzione possiamo definire Economia: 1. Il Capitale; 2. La proprietà fondiaria; 3. Il lavoro salariato; 4. Lo Stato; 5. Il commercio estero; 6. Il mercato mondiale. Nella prefazione effettivamente anteposta alla Critica dell'economia politica del 1859 Marx ammette di avere soppresso una Introduzione, ma non perché in questa si diceva poco, commenta Rubel, ma perché si diceva troppo: si anticipavano dei risultati non ancora raggiunti.
Di tutto il suo grandioso progetto Marx non riuscí che a scrivere una piccola parte e, a parte la Critica del 1859, solo la prima parte della prima delle sei sezioni previste vide la luce mentre Marx era vivo. Co[...]

[...]on riuscí che a scrivere una piccola parte e, a parte la Critica del 1859, solo la prima parte della prima delle sei sezioni previste vide la luce mentre Marx era vivo. Come si fa a dire che l'opera « economica » di Marx è conclusa? Secondo Rubel, ci troviamo di fronte ad un frammento che, per il lavorío degli epigoni, è dive
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nuto sistema. Il primo epigono è naturalmente Engels, che pubblicò i libri ii e 111 de Il Capitale. Si comincia a profilare il piú grande paradosso della storia della cultura e delle ideologie degli ultimi cento anni: un'opera in= compiuta, per quanto imponente e geniale, è stata trasformata, con sorprendente rapidità, in architettura dottrinale omogenea e conclusa, in « marxismo ».
Il secondo volume delle Oeuvres, che contiene gli scritti « economici » postumi di Marx, è destinato a suscitare non poche discussioni. Innanzitutto il volume è aperto da una Introduction di 132 pagine di Maximilien Rubel, cui dobbiamo il consueto apparato criticobibliografico di grande valore ed un buon numer[...]

[...]nella MEGA, risale al 1932, il manoscritto sul Salario (1847), pubblicato per la prima volta da Rjazanov su « Unter dem Banner des Marxismus », una scelta dei Grundrisse (18571858); mai menzionati da Engels, descritti per la prima volta da Rjazanov in una comunicazione all'Accàdemia socialista di Mosca del 20 novembre 1923 e pubblicati a Mosca nel 19391941, ed infine i Materiali per l'« Economia » (18611865), i Materiali per il secondo libro del Capitale (18691879), i Materiali per il terzo libro del Capitale (18641875).
Di qui lo scandalo: Rubel, rifacendosi alle scoperte di Rjazanov, mette in discussione ed in pratica respinge la vulgata degli scritti postumi di Marx cosí come sono stati presentati da Engels, che pubblicò il ii (1885) ed il iii (1894) libro de Il Capitale, e da Kautsky, che pubblicò 'il iv (19051910), altrimenti noto come Teorie sul plusvalore, il cui testo venne ripubblicato, con criteri piú scientifici, nel 1956 a cura degli istituti di marxismoleninismo di Mosca e di Berlino. Del ii libro de Il Capitale, rispetto alla edizione di Engels, il lettore non troverà che 13 capitoli (invece di 21) e del
28 (invece di 52): sono stati eliminati i passi dei manoscritti che ricalcavano la Critica del 1859 ed ili libro de Il Capitale, mentre alcune varianti scelte da Engels sono state rimpiazzate da altre, ritenute piú significative.
Rubel, ovviamente, non pretende di fornire un'edizione definitiva dell'Economia, in parte perché troppe cose ancora mancano, nel momento in cui pubblica le Oeuvres, a causa dei criteri di segretezza della politica culturale dell'Istituto MarxLenin di Mosca (in particolare i _23 quaderni del 18611863) e soprattutto perché Rubel è convinto che un'edizione definitiva non è possibile, se non sul piano strettamente filologico, a causa dell'irrimediabile incompiutezza dell'opera marxiana. Engels, [...]

[...] intellettuale di Marx era infatti iniziata, dopo una prima fase liberale, all'insegna della critica della politica e dello Stato, riconoscibile nella meditazione di Kreuznach del 1843', critica che con la Questione ebraica diventa un manifesto anarchico e proletario 4. Le prime letture economiche di Marx sono tuttavia all'origine di un trauma che durerà tutta una vita: risultano fondamentali De la misère
2 Cfr. F. ENGELS, Prefazione a K.M., Il Capitale. Libro III, Editori Riuniti, Roma 1965, pp. 928. Per un giudizio negativo sull'edizione di Rubel in nome del conservatorismo filoengelsiano cfr. GILBERT BADIA, Brèves remarques sur le tome II des oeuvres de Marx, in « L'Homme et la Société », n. 17, 1970, pp. 319323. Per un giudizio piú sfumato dr. JACQUES CAMATTE, Il capitale totale, Dedalo, Bari 1976, pp. 1618.
3 Cosi Rubel definisce la Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico (cfr. MARXENGELS, Opere vol. In, Editori Riuniti, Roma 1976, pp. 5143), scritta a Kreuznach probabilmente nell'agosto 1843, poco dopo il matrimonio di Marx con Jenny von Westphalen. Di parere diverso è PIERRE VILAR, Marx e la storia, in Storia del marxismo, vol. I, Einaudi, Torino 1978, p. 65, che ritiene questo testo del 1843 un arretramento rispetto all'anno precedente.
4 Cfr. Introduction a K.M., Oeuvres. Economie II, cit., pp. xLvLin.
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des classes l[...]

[...]abbandona mai il progetto di scrivere una critica della politica e dello Stato 5, ma con l'esposizione della concezione materialistica della storia (L'ideologia tedesca, 184546) Marx comincia a scorgere nel processo reale di produzione il punto di partenza per ogni analisi teoricocritica. Da questo momento Marx si trova costretto a fare i conti con Proudhon, che l'ha iniziato alla critica dell'economia politica, ma che si ostina ad analizzare il capitale dal punto di vista del capitale e la miseria dal punto di vista della miseria. Sopravvengono le rivoluzioni del 1848, l'esilio londinese, l'immersione totale nel British Museum, la scoperta dell'enorme importanza di Ricardo, le vicissitudini familiari e la dura lotta contro le necessità della vita quotidiana, l'attività giornalistica, appassionata, ma certo impegnativa, ed infine, con il ripresentarsi nel 1857 della crisi economica e commerciale, il ritorno della febbre per la critica dell'economia politica, il cui primo frutto furono nientemeno che
i Grundrisse del 185758.
Il succo di tutto il lavoro di Maximilien Rubel [...]

[...]tidiana, l'attività giornalistica, appassionata, ma certo impegnativa, ed infine, con il ripresentarsi nel 1857 della crisi economica e commerciale, il ritorno della febbre per la critica dell'economia politica, il cui primo frutto furono nientemeno che
i Grundrisse del 185758.
Il succo di tutto il lavoro di Maximilien Rubel è dimostrare che Marx mai abbandonò il piano del 1857, ambiziosamente mirante a produrre una opera in 6 parti, di cui Il Capitale pubblicato nel 1867 è solo il primo libro della prima parte. Rubel contrasta le tesi di chi sostiene che Marx mutò idea 6 e che i libri de Il Capitale a nostra disposizione contengono tutta la materia prevista nel piano originario. Nulla di piú falso, secondo Rubel: Marx non ha mai rinunciato all'opera colossale che si era prefisso, ma Il Capitale e tutte le implicazioni di esso gli hanno sottratto una quantità di tempo che egli non era stato in grado di calcolare con precisione. Ed in piú
5 Il 3 febbraio 1845 Marx firma un contratto con l'editore Leske di Darmstadt per la pubblicazione di un'opera, in due volumi, mai consegnata, dal titolo Critica della politica e dell'economia politica.
6 Cfr. HENRYK GROSSMANN, Die Anderung des unsprünglichen Aufbauplans des Marxschen Kapital und ihre Ursachen, in « Archiv für die Geschichte des Sozialismus und der Arbeiterbewegung », xlv, 1929, pp. 305338. Per una posizione intermedia tra Grossman[...]

[...] Leske di Darmstadt per la pubblicazione di un'opera, in due volumi, mai consegnata, dal titolo Critica della politica e dell'economia politica.
6 Cfr. HENRYK GROSSMANN, Die Anderung des unsprünglichen Aufbauplans des Marxschen Kapital und ihre Ursachen, in « Archiv für die Geschichte des Sozialismus und der Arbeiterbewegung », xlv, 1929, pp. 305338. Per una posizione intermedia tra Grossmann e Rubel cfr. ROMAN ROSDOLSKY, Genesi e struttura del Capitale, Laterza, Bari 1971. Per lo sviluppo nella posizione degli studiosi dell'Est Cfr. WOLFGANG JAHN, ROLAND NIETZOLD, Probleme der Entwicklung der Marxschen politischen Okonomie im Zeitraum von 1850 bis 1863, in MarxEngels Jahrbuch I, Dietz, Berlin 1978, pp. 145174.
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l'attività giornalistica, le malattie e la passione divorante per lo studio: Marx accumula statistiche, affronta la questione russa e si mette a studiare il russo, segue con inalterata passione le grandi vicende della politica internazionale, si appassiona alla storia naturale ed ai primi passi del darvinismo, [...]

[...]ico.
Non è inutile a questo punto ricordare che nel 1965 in Francia uscivano due opere, destinate a grande successo e popolarità: Pour Marx e Lire le Capital'. del « filosofo marxista » Louis Althusser: con questi studi compare sull'orizzonte di quel lungo e faticoso commento che 'è la storia dottrinale del « marxismo » il fin troppo celebre concetto della coupure épistemologique, che sottrae al marxismo l'opera giovanile di Marx e che fa de Il Capitale un libro concluso ed omogeneo, la bibbia di un sistema enunciato una volta per tutte, il « marxismo » appunto. Rubel, in una noticina, si limita ironicamente ad osservare che Althusser ha pronunciato una mezza verità: non solo il giovane Marx, infatti, ma tutto Marx è estraneo al « marxismo »8. Non va comunque passato sotto silenzio che l'opera di Louis Althusser ha avuto una notevole diffusione in Italia (contrastata con una punta di irritazione dallo storicismo italomarxista e crociogramsciano) e che l'editoria del nostro paese ne ha pubblicato pressoché tutte le opere, anche quelle d'incon[...]

[...]un tardivo soprassalto, si scopre l'antistalinismo in nome di un'antiumànismo scientista!), mentre l'opera di Maximilien Rubel resta praticamente sconosciuta: sino ad oggi, in attesa dell'edizione Cappelli (Bologna) di Marx critique du marxisme prevista entro il 1980, l'unico testo a disposizione del lettore italiano è un piccolo intervento di 8 pagine all'interno
7 Per Marx è uscito, in .Italia, presso gli Editori Riuniti nel 1967 e Leggere il Capitale presso Feltrinelli nel. 1968.
8 Cfr. Introduction a K.M., Oeuvres. Economie II, cit., pp. LXIILXIII.
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di un volume collettivo. In questo breve scritto, Rubel riassume la sua interpretazione del pensiero rivoluzionario di Marx, che si fece paladino della necessità storica senza rinnegare l'utopia, anzi ringiovanendola ed allargandone la sfera 9.
2. Etica marxiana e traiettoria della catastrofe. — Maximilien Rubel è nato il 10 ottobre 1905 a Czernowitz, in Bucovina (Impero austroungarico): la sua città natale è diventata romena nel 1918 (Cernáuti) ed è oggi sovietica (Ce[...]

[...]lle ed ancora sulla questione russa 2I' Rubel, nel 1951, interviene direttamente nel perdurante dibattito sulle tesi di Burnham 22. Discute la letteratura sociologicoeconomica presente nell'opera dell'americano (Veblen, Rathenau, Berle e Means) e la confronta con le opinioni espresse in proposito, dalle scuole marxiste, da Bernstein, Renner, Cunow, Hilferding, Horkheimer. Rubel avvicina le tesi di Burnham alla teoria dell'autosocializzazione del capitale di Renner ed a quella del, carattere proteico dello Stato di Kautsky (teorie a sfondo ottimistico), per concludere che un antimarxista come Burnham (che trattiene il possibile esito catastrofico) può essere piú fedele a Marx di tanti marxisti (Rubel, ovviamente, non poteva sapere del plagio dello stesso Burnham). Secondo Rubel gli avvenimenti contemporanei — e la tematica della managerial revolution lo conferma — gettano una nuova luce sulla dottrina marxiana della catastrofe sociale, secondo termini che sia gli « ortodossi » che i « revisionisti » (tutti ligi al piú rassicurante ottimismo di[...]

[...]es, in « Archiv für Sozialgeschichte », vI/VII, 196667, pp. 5198.
30 Il 1931 è l'anno di un processomontatura contro presunti menscevichi. Cfr. SIMON WOLIN, The «Menshevik» Trial of 1931, in LEOPOLD H. HAIMSON (ed.), The Mensheviks, The University of Chicago Press, Chicago 1974, pp. 394402. Cfr. anche, su Rjazanov, E. CZOBEL, Riazanov als Marxforscher, in « Unter dem Banner des Marxismus », Iv, n. 3, 1930, pp. 401417.
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Il Capitale; 2) Il Capitale, con tutte le varie edizioni e tutti i manoscritti inediti; 3) la corrispondenza integrale. Solo cinque volumi furono pubblicati da Rjazanov entro il 1930, ed altri testi vennero da lui pubblicati nei due numeri del « MarxEngels Archiv » (il piú cospicuo come mole è la Dialettica della natura di Engels). Altri sette volumi vennero pubblicati dal suo. successore Adoratskij, fino a che, nel 1935, la MEGA venne bruscamente interrotta (vi erano le opere complete di Marx ed Engels solo fino al 18481849)31. Venne continuata, in modo discontinuo, solo un'edizione in lingua russa (Socinenija), incomp[...]

[...]dall'iniziatore dell'impresa.
La situazione all'inizio degli anni Cinquanta non era mutata, era anzi peggiorata: la pubblicazione dei Resultate des unmittelbaren Produktionsprozesses (il Capitolo VI inedito) sull'« Arkhiv Marksa i Engelsa » del 1933 e quella dei Grundrisse nel 193941 avevano avuto scarsissima eco e per molti il « marxismo » era un sistema compiuto depositato nei manuali di partito o, nel migliore dei casi, nel Manifesto e ne Il Capitale. Vi erano naturalmente numerosi studiosi e numerosi lettori che non si accontentavano di questo stato di cose, ma la interruzione della grande MEGA e la confusione delle lingue succeduta alla rottura « scientifica », oltre che politica, tra socialdemocrazia e bolscevismo staliniano, non giovavano ad una comprensione critica del fenomeno: soprattutto mancava un inventario aggiornato e scrupoloso del lascito intellettuale di Marx. A disposizione del lettore sino a quel momento vi era solo la vecchia bibliografia di Ernst Drahn, sommaria, lacunosa e costruita con criteri scientifici estremamente[...]

[...] la MEGA, che avrebbe evidentemente compreso anche gli scritti marxiani non pubblicati in quella precedente occasione. Come abbiamo visto nel paragrafo precedente, l'attività di Rjazanov e la MEGA, in tempi diversi, vennero bruscamente troncate. Si può
39 Cfr. Karl Marx et Flora Tristan, in « La Nef », genn. 1946.
40 Cfr. Karl Marx. Essai d'une biographie intellectuelle, cit., p. 67. Anche questa tematica venne ripresa da JACQUES CAMATTE in Il Capitale totale, cit. e in Verso la comunità umana, cit.
41 Cfr. Gesammelte Schriften von Karl Marx und Friedrich Engels 18521862, Dietz, Stuttgart 1917.
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dire, dunque, che gli scritti meno noti di Marx, negli anni Cinquanta del nostro secolo, fossero proprio quelli del decennio cui aveva lavorato Rjazanov prima del febbraio 1917, tra i quali spiccano, per quantità e varietà, gli articoli sul « New York Daily Tribune ». Avendo presente questa situazione Maximilien Rubel, nel 1960, pubblica uno studio sull'atteggiamento di Marx davanti al bonapartismo 42, un po' per affrontare i [...]

[...]bonapartismo suscita deriva però dall'essere esso da Marx identificato come il momento di supremo antagonismo tra lo Stato e la società: il bonapartismo non è tanto il comitato d'affari della borghesia, l'espressione di una classe dominante, è un fenomeno politico particolare grazie al quale si può osservare l'astrazione dello Stato dalla società civile che raggiunge il suo culmine. Marx definisce lo Stato bonapartista una macchina da guerra del capitale contro il lavoro, ma, articolando in modo apparentemente contraddittorio il giudizio, sostiene anche che la classe che tale Stato meglio rappresenta è quella con
42 Karl Marx devant le bonapartisme, Mouton, Paris 1960.
43 Cfr. ivi, pp. 6777. In Italia gli scritti di Marx ed Engels sul 185960 sono stati abbastanza poco studiati, anche perché piuttosto imbarazzanti dal punto di vista dell'ortodossia gramsciana e da quello delle priorità patriottiche. Cfr. ERNESTO RA
GIONIERI, Prefazione a K. Max,A F. ENGELS, Scritti sul risorgimento, Editori Riuniti,
Roma 1960 e FRANCO VALSECCHI, La politic[...]

[...]gli strati direttamente gravitanti intorno alla corona. Se Marx sostiene da una parte che il regime parlamentare può contenere in nuce i germi dello Stato bonapartista, il che è stato utilizzato per un'interpretazione marxiana dei fascismi contemporanei , dall'altra lo Stato bonapartista sembra potenziare quegli strumenti di dominiocontrollo sulla società civile che lo sottraggono ad una connotazione di classe valida una volta per tutte: come il capitale, liberatosi dalle pastoie della proprietà privata borghese, nelle forme moderne che Marx già aveva descritto, tende a diventare il capital sans phrases, cosí, secondo Rubel, sembra che a partire dal bonapartismo, si possa parlare di un Etat sans phrases, in cui la classe dominante progressivamente si confonde con l'apparato dello Stato, sino a che emerge l'oggettività complessa della macchina burocratica di dominio che, ereditata dal passato e messa a punto per l'avvenire, regola l'organismo politico e sociale nel suo complesso: secondò Rubel, il bonapartismo, cosí lucidamente analizzato da M[...]

[...]tori, metodi e sistemi che rappresentano la vocazione del capitalismo a darsi una struttura il piú possibile omogenea e concentrata. Secondo Rubel, però, l'aspetto socialista della rivoluzione, la natura proletaria del potere politico, non è altro che un mito: il bolscevismo si è servito del pensiero di Marx per fare accettare alle masse operaie esigue del 1917 ed a quelle ben piú cospicue dei decenni successivi una corsa alla concentrazione del capitale di una rapidità e di una violenza superiori a quelle della rivoluzione industriale nei paesi occidentali. Marx, secondo Rubel, ha concepito, in pagine profetiche, un sistema capitalistico allo stato puro che è stato realizzato dalla società sovietica, la quale ha fatto di necessità virtú ed è riuscita a mettere in moto un'accumulazione capitalistica di grandi dimensioni senza fare ricorso ai tradizionali uffici della classe borghese. Marx aveva studiato le condizioni sociali della Russia, guardato con interesse ai suoi istituti comunitari ed auspicato che, grazie alla permanenza di tali istit[...]

[...]gico e poli
47 Cfr. BRUNO BONGIOVANNI, Introduzione a F. ENGELS, La politica estera degli zar, La Salamandra, Milano 1978, pp. 936.
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tico, ha perfezionato quell'Etat sans phrases che Rubel ha creduto di ravvisare nell'analisi marxiana del bonapartismo.
Ritornano in parte, come si vede, le suggestioni dell'immediato dopoguerra: a proposito dell'uRs s Rubel parla di capitalisme directorial e ricorda che nel libro iii de Il Capitale Marx aveva usato il termine managers, modificato poi da Engels 48. A differenza dei teorici del collettivismo burocratico 49 — ed invece piú vicino alle analisi condotte da Castoriadis su « Socialisme ou barbarie » — Rubel non ritiene che l'uRss abbia superato lo stadio capitalistico e si situi all'interno di un modo di produzione di tipo nuovo, non previsto da Marx e contrassegnato dall'oppressione della nuova classe tecnoburocratica e dal totalitarismo economicopolitico: l'uRss è caratterizzata dalla croissance du capital, dall'instaurazione di un capitalismo emancipato da ogni ipoteca trad[...]

[...]l, viene costituita una rivista, la cui scadenza è piú o meno annuale (venti numeri sono usciti tra il 1959 ed il 1978), che si prefigge di affrontare quei temi che sono parte integrante della sua ricerca: già il titolo della pubblicazione è significativo, « Etudes de marxologie ». Che cosa si propongono programmaticamente? Portare luce sulla genesi del marxismo, offrire documenti e testimonianze, studi ed analisi sull'opera di
48 Cfr. K.M., Il Capitale. Libro III, cit., pp. 460 e Oeuvres. Economie II, cit., pp. 11471150 e 1175 e 1792.
49 Tra questi Rizzi e Burnham, ma anche Shatchman: due personaggi che hanno avuto posizioni del tutto simili sono stati Rudolf Hilferding, sul versante socialista democratico, e Victor Serge, sul versante libertario.
50 Rubel riconosce di non essere l'unico a definire l'uRss uno Stato capitalistico: tra gli altri cita Pannekoek, Rühle, Bordiga, Cliff, Castoriadis. Cfr. Marx critique du marxisme, cit., p. 92.
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Marx e sul marxismo, ed inoltre rassegne storiche, bibliografie, traduzioni di[...]

[...]a della rivoluzione francese. E poi ancora scritti di Korsch e di Rosdolsky, la questione ebraica ed il rapporto HegelMarx alla luce dell'eterna questione della dialettica. Fondamentale l'intero numero 8 in occasione del centenario della Prima Internazionale, con un'eccellente cronologia di Rubel su Marx e la Prima Internazionale, cronologia che prosegue nel numero successivo. Di notevole importanza anche il numero 11 (1967) sul centenario de Il Capitale e soprattutto il numero del 1969 contenente gli scritti di Marx e di Engels (alcuni inediti in francese)
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sullo zarismo e sulla comune russa 51. Il numero del 1970, consacrato al comunismo, mette in luce le origini utopiche del pensiero di Marx: il comunismo, si cerca di dimostrare, è poi degenerato in mitologia attraverso la mediazione degli apparati ideologici di Stato. Questo numero contiene testi importanti di Moses Hess, di Max Adler, di Weitling, di Rühle e di Mattick: la presentazione di lavori poco noti o addirittura inediti, con commenti ed annotazioni, è sicur[...]



da [Le relazioni] P. Togliatti, Gramsci e il leninismo in Studi gramsciani

Brano: [...]la nota critica, direi persino animata da una vena di ironia, di simpatia ironica per questo sardo che avanzava sulla scena della vita nazionale e sulla scena della storia europea» di questo che egli chiamerà in un altro passo « il triplice e quadruplice provinciale » venuto dalla Sardegna all’Università di Torino e che nell’Università di Torino accoglieva quegli insegnamenti che conosciamo, e nella vita economica, politica, sociale della grande capitale industriale, quale allora si organizzava e si affacciava alla direzione della vita nazionale, veniva formando se stesso.

Il punto di arrivo è assai lontano da questo. È un politico di portata nazionale e internazionale il quale si è cimentato, in tutta la sua esistenza, nella conoscenza, nello studio e nella soluzione dei più gravi problemi del momento storico nazionale ed internazionale, fondatore quindi di un partito e Capo comunista, cioè uomo che esprime e realizza con la ;sua azione una tendenza, un processo che egli stesso dichiarerà che era. nelle cose e tale era effettivamente nell[...]

[...]empre qualcosa nuova, o ci pone sopra il giusto cammino per scoprirla.

Sono cose che risultano particolarmente evidenti quando si leggono i primi scritti di Gramsci sulla Rivoluzione russa, in parte già pubblicati, in parte non ancora. Questi scritti contengono senza dubbio anche degli errori, affermazioni che non possiamo accettare e non sono accettabili. Mi riferisco particolarmente al famoso articolo intitolato « La rivoluzione contro il “ Capitale ” » 1 dove il « Capitale » è il libro di Carlo Marx, e la rivoluzione è quella dei bolscevichi russi neH’Ottobre 1917. L’impostazione, come si vede, è errata ed errati sono alcuni giudizi. Ma da questo scritto mi pare emerga quasi un grido di liberazione del giovane Gramsci che, vedendo ciò che è avvenuto in Russia, finalmente sente che ci si può liberare dal (pesante e ingombrante involucro dell’interpretazione pedantesca, grettamente materialistica e positivistica che era stata data del pensiero di Marx in Italia, e che era stata data anche da grandi e ben noti agitatori del socialismo.

Il Capitale in Russia era[...]

[...]rrata ed errati sono alcuni giudizi. Ma da questo scritto mi pare emerga quasi un grido di liberazione del giovane Gramsci che, vedendo ciò che è avvenuto in Russia, finalmente sente che ci si può liberare dal (pesante e ingombrante involucro dell’interpretazione pedantesca, grettamente materialistica e positivistica che era stata data del pensiero di Marx in Italia, e che era stata data anche da grandi e ben noti agitatori del socialismo.

Il Capitale in Russia era diventato — si legge in questo articolo — « il libro dei borghesi, più che dei proletari. Era la dimostrazione critica della fatale necessità che in Russia si formasse una borghesia, si iniziasse un’èra capitalistica, si instaurasse una civiltà di tipo occidentale,

1 II grido del popolo, 5 gennaio 1918. Vedilo ripubblicato integralmente in Rinascita, a. XIV, n. 4, apr. 1957, pp. 146147.Paimiro Togliatti

429

prima che il proletariato potesse neppure pensare alla sua riscossa, alle sue rivendicazioni di classe, alla sua rivoluzione. I fatti hanno superato le ideologie. I[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] N. Vaccaro, La dialettica quantità-qualità in Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]conomia politica, in quanto è borghese, cioè in quanto concepisce l’ordinamento capitalistico, invece che come grado di svolgimento storicamente transitorio, addirittura all'inverso, come forma assoluta e definitiva della produzione sociale, può rimanere scienza soltanto finché la lotta delle classi rimane latente o si manifesta soltanto in fenomeni isolati ».

In tal senso fondamentale è il richiamo che Gramsci fa al passo della prefazione al Capitale in cui viene detto che « gli uomini diventano consapevoli (del conflitto tra le forze materiali di produzione) nel terreno ideologico » estendendo tale considerazione « ad ogni conoscenza consapevole » \ Questo viene a configurare criticamente il valore stesso gnoseologico della categoria della dialettica come momento stesso del reale, nel senso che nella teoria momento metodico e concezione s’incontrano in vista del riconoscimento delle contraddizioni reali alla cui soluzione la teoria guida la pratica. Nello stesso tempo, se ciò costituisce il valore delle sovrastrutture e richiede lo svilu[...]

[...]
2 Mach., p. 8.

22.328

1 documenti del convegno

organizzata, delle condizioni per giungere a più alti rapporti fra gli uomini, ad una migliore organizzazione della propria vita da parte dell’umanità associata. Ma tali condizioni non sono arbitrarie né operano deterministicamente. Gramsci, per stabilire cosa debba intendersi, come debbano essere viste tali condizioni, si richiama alle due note proposizioni contenute nella prefazione al Capitale: 1) L’umanità si pone sempre solo quei compiti che essa può risolvere;... il compito stesso sorge solo dove le condizioni materiali della sua risoluzione esistano già o almeno sono nel processo del loro divenire. 2) Una formazione sociale non perisce prima che non si siano sviluppate tutte le forze produttive per le quali essa è ancora sufficiente e nuovi più alti rapporti di produzione non ne abbiano preso il posto; prima che le condizioni materiali e resistenza di questi ultimi siano state covate nel seno stesso della vecchia società1.

Proprio qui si inserisce in tutta la sua novità la d[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] M. Tronti, Alcune questioni intorno al marxismo di Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]ostretto nei limiti dell’antitesi astratta

che disgiungeva gli opposti (condizione oggettiva e volontà soggettiva) come se

l’affermazione dell’uno esigesse la negazione dell’altro, seguendo cioè ancora l’abito mentale che Hegel ed Engels avrebbero chiamato metafisico, essi credono che asMario Tronti

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Non è certo formula episodica come non è facile slogan >la efficace e puntuale espressione gramsciana della « Rivoluzione contro il Capitale ». Quando egli dice : « I bolsceviki rinnegano Carlo Marx », pone un problema fondamentale. Le soluzioni teoriche della II Internazionale avevano prodotto l’opportunismo politico e il tradimento totale, al momento dello scontro decisivo, di fronte alla guerra. La lotta contro quelle soluzioni, la negazione di esse, aveva prodotto il grande fuoco liberatore della Rivoluzione d’ottobre. La scelta era precisa e, forse, anche facile. Comunque era una scelta cosi impegnativa che non poteva restringersi nell’ambito della pratica politica, non poteva rimanere vuota di pensiero e di riflessione più p[...]

[...]sero inconfutabilmente dimostrato la materiale inesattezza di tutte le singole affermazioni di Marx, ogni marxista ortodosso serio potrebbe riconoscere incondizionatamente tutti questi nuovi risultati, rigettare tutte le singole tesi di Marx, senza per questo dover rinunciare per un momento alla sua ortodossia marxista » 1.

È il pensiero che, su un piano diverso, esprimeva lo stesso Gramsci: « Se i bolsceviki rinnegano alcune affermazioni del Capitale, non ne rinnegano il pensiero immanente, vivificatore... Essi vivono il pensiero marxista, quello che non muore mai, che è la continuazione del pensiero idealistico italiano e tedesco, e che in Marx si era contaminato di incrostazioni positivistiche e naturalistiche » 2.

Abbiamo accennato alla coerenza logica di questi scritti giovanili con il pensiero maturo di Gramsci. Ed in effetti la collocazione storica che egli assegna al pensiero di Marx, l'angolazione ideale da cui egli lo guarda, rimarranno identiche in tutte le note dei Quaderni.

serire l’efficacia storica della volontà debba [...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] P. Togliatti, Il leninismo nel pensiero e nell'azione di A. Gramsci in Studi gramsciani

Brano: [...]l'autocrazia zarista e contro le diverse varianti dell'opportunismo nel movimento operaio. Per il rimanente movimento operaio e socialista fu una rivelazione, una scoperta di eccezionale portata, le cui conseguenze forse solo oggi possiamo valutare appieno. Si comprende ii grido quasi di liberazione che è nell'articolo scritto da Gramsci il 5 gennaio 1918 e che ha un titolo, senza dubbio errato, ma assai significativo: La rivoluzione contro il « Capitale », e intendeva dire non contro i fondamentali insegnamenti del marxismo che sono la lotta di classe e la necessità morfologica della rivoluzione proletaria, ma contro la degenerazione delle interpretazioni positivistiche del Capitale di Carlo Marx e del marxismo, contro il piatto economismo, contro la pedanteria dei riformisti, e contro le gherminelle ideologiche degli avversari.
Ciò che Lenin fece con la sua dottrina della rivoluzione, fu la restaurazione della dialettica rivoluzionaria, contro l'astratto argomentare formalistico dei pedanti, degli sciocchi e degli sviati. Non soltanto egli ne derivò la possibilità della vittoria della rivoluzione e della costruzione socialista in un paese non ancora giunto al piú alto livello dello sviluppo capitalistico; ma dette un solido fondamento alla ricerca e lotta che può e dev[...]



da Giovanni Testori, Il Fabbricone in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1960 - 9 - 1 - numero 46

Brano: [...]rché si chiamava così tuo fratello? Ma, a me, i nomi dei santi non piacciono... ». Viste, però, le sue insistenze, il marito aveva finito con l'arrendersi: « se proprio tu ci tieni, ecco, chiamiamolo Antonio; ma ho paura che quel nome non gli porterà fortuna... ». In quel modo i due successivi sui quali lei non aveva piú osato avanzar proposte, eran stati chiamati, uno Carlo, non per il
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GIOVANNI TESTORI

santo, ma per l'autore del « Capitale » e l'altra Liberata, perché in quegli anni l'Italia libera non era: un nome che, nelle loro intenzioni, doveva dunque esser di speranza, insieme che di ribellione.
« I nervi, si, i nervi! E ho tutte le ragioni d'averli! Quante volte devo dirti che a me, preparar la carne, mi rivolta ? Ê peggio che se preparassi quella d'un cristiano... » — disse la Redenta.
La cena era finita: una fondina di minestra, il pezzo di fesa, un po' d'insalata e due bicchieri di vino, per il Luigi; una fondina di minestra, l'insalata, acqua vichy con spremuto dentro mezzo limone, per lei; e adesso il caffè borbot[...]



da Raimondo Bultrini, [1a p]Fascisti di ordine nuovo e autonomi accomunati nell'inchiesta di Rieti [sopratitolo: Le indagini per gli attentati dinamitardi a Roma firmati dal MPR] [sottotitolo: Teorizzata l'alleanza tra tutti i gruppi eversivi - Invito ad «appoggiare il Partito Radicale»? - Inchiesta avocata dalla Procura di Roma - Accuse di strage] [15a p] Fascisti di Ordine Nuovo e autonomi in KBD-Periodici: l'Unità - Nuova serie - Edizione nazionale 1979 - - maggio - 30

Brano: [...]amica, l'antisemitismo, il fanatismo nazionalsocialista sono argomenti ricorrenti nei carteggi ritrovati nel corso dell'inchiesta.
L'inchiesta partita dalla procura di Rieti il mese scorso dopo il ritrovamento in casa dell'ex parà reatino Maurizio Neri di materiale propagandistico e documentario ha dato il via ad un'operazione vastissima in numerose città italiane, soprattutto nel Veneto, ma anche a Parma, Bari, Torino e Roma.
E' proprio nella capitale che proseguirà l'indagine ancora in corso. La procura romana, infatti, entro la settimana avocherà a sé l'inchiesta, dopo aver già inviato due ordini di cattura per «costituzione di banda armata» e «strage». Fino ad oggi, infatti, la Procura di Rieti si era limitata ad accusare gli arrestati di «ricostituzione del partito fascista» e «associazione sovversiva».
L'accusa di strage riguarda un giovane studente romano, neofascista, sfuggito (segue in penultima) (dalla prima) per un pelo all'arresto e uno degli arrestati, Sergio Calore, giovane operaio della «Pirelli» di Tivoli, redattore della r[...]

[...]n accanto la scritta «eseguito». Nel già citato «manuale di guerriglia», tra l'altro, ci sarebbero precise disposizioni per quanto riguarda le sigle da usare dopo ogni attentato. «Unità rivoluzionaria», «Azione rivoluzionaria», «Fronte unito rivoluzionario» dovevano essere le sigle più frequenti oltre ovviamente a quella del «Movimento rivoluzionario popolare», da sfruttare soprattutto per attentati dinamitardi come quelli che hanno sconvolto la Capitale in queste settimane. Sempre su «Costruiamo l'azione», nel quarto numero, è scritto chiaramente che la fase di preparazione era completata e doveva partire quella dell'«azione» contro il sistema. I primi anelli della catena che porta ai neofascisti latitanti di Ordine Nuovo sembrano dunque essere stati individuati, ma «ulteriori sviluppi» diventano a questo punto inevitabili, anche dopo le perquisizioni effettuate in questi giorni a Roma e la decisione della Procura di affidare al magistrato Mario Amato l'intera, intricatissima indagine.


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Capitale, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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