Brano: Frank, Anna
Francs tireurs et partisans francais
FJ.P.F. o, più correntemente, F.T.P. (Franchi tiratori e partigiani francesi). Organizzazione militare della Resistenza in Francia (v.). Il suo nerbo più compatto era costituito da comunisti, benché dal punto di vista numerico questi rappresentassero circa un terzo, e in molte località appena un quarto degli effettivi. Comandante in capo dei F.T.P. era Charles TiUon (v.), membro dirigente del Partito comunista francese. Le forme di lotta, nelle città come nelle campagne e in montagna, furono analoghe a quelle del movimento partigiano italiano.
Organizzazione
La struttura organizzativa dei F.T.P. si estese e si rafforzò, partendo da individui isolati o da nuclei molto ristretti (una squadra di 34 uomini), per arrivare al gruppo, costituito da 2 squadre, al distaccamento (34 gruppi), alla compagnia (34 distaccamenti), al battaglione (23 compagnie).
Il gruppo di combattimento, formazione base dei F.T.P. nelle località abitate, dove aveva pertanto funzioni simili a quelle dei G.A.P. (v.)t comprendeva 7 uomini con un capogruppo. La divisione del gruppo in due squadre consentiva sicurezza e mobilità: la squadra di testa era guidata dal vicecomandante del gruppo; l’altra squadra (di appoggio), dal capogruppo che così era personalmente a contatto con i 3 uomini da lui comandati e collegato, attraverso il suo vice, agli altri componenti del gruppo.
I membri di una squadra o di un gruppo dovevano riunirsi soltanto per l’azione e disperdersi subito dopo averla portata a compimento. L'alloggio di ciascun partigiano non doveva essere conosciuto da nessuno dei suoi compagni di squadra, neppure dal capogruppo. L’armamento del gruppo consisteva in pistole, bombe a mano, mitra e, quando c’erano, fucili mitragliatori. Tra la fine del 1943 e i primi mesi del 1944, quando la Resistenza assunse maggiore sviluppo, sorsero i primi battaglioni di F.T.P.. Gli effettivi di un battaglione (alcune centinaia di uomini) si riunivano soltanto per impegnare battaglia. Nell’intervallo tra un'operazione e l’altra ogni compagnia era normalmente dispersa in accantonamenti di 30 uomini al massimo. All’organizzazione per unità si accompagnava quella territoriale per
dipartimenti e gruppi di dipartimenti, articolata in Comitati militari regionali (C.M.R.), Comitati militari interregionali (C.M.I.R.) e Comitato militare nazionale ( C.M.N. ). La struttura a compartimenti stagni, se non facilitava la rapidità dei contatti, garantiva però la sicurezza dell’organismo a tutti i livelli.
A ogni gradino dell’organizzazione, il Comando era assicurato da 3 ufficiali congiuntamente responsabili verso l’istanza superiore: il Commissario agli effettivi [C.E.) che aveva il compito di dare impulso al reclutamento, curare le formazioni, la disciplina e il morale degli uomini; il Commissario delle operazioni (C.O.) incaricato di preparare le azioni, controllarne l'esecuzione e addestrare gli uomini al combattimento; il Commissario tecnico (CJ.) che dirigeva l’insieme dei servizi (armamento, informazioni, sanità, ecc.).
Appello alla lotta armata
All’inizio dell’ottobre 1942 lo stato maggiore dei F.T.P. pubblicò su France d’abord un appello all’offensiva contro l’occupante, rivolgendosi a tutti i lavoratori e patrioti e affermando che la lotta armata doveva diventare il primo dovere della Resistenza.
« Occorre realizzare il fronte francese nella guerra di liberazione nazionale. ” Attendere ”, fare la guerra con la pelle dei russi, andare in Germania a lavorare per il nemico, lasciare ghigliottinare dei francesi per delitto di patriottismo significa ritardare l’orà del secondo fronte, disertando il fronte della Francia. Il fronte della Francia è dappertutto jdove c’è un tedesco, una delle sue armi, un vagone, un camion, della benzina, del grano destinato ai tedeschi, un campo d’aviazione, un deposito d’armi, un cane di Lavai ».
L’appello terminava: « Non ci si sbarazza di un nemico implacabile con delle esorta
F.T.P. legano un collaborazionista prima della sua fucilazione (Francia, 1944)
zioni da quacqueri, solo l’azione conta. Ognuno a T suo posto di combattimento, ognuno alla sua arma. Senza attendere oltre, tutto ciò che appartiene al l'esercito d’occupazione dev'essere accerchiato, prontamente attaccato, colpito, sterminato. E che su tutto il fronte nazionale di liberazione, contro tutti coloro che vogliono distruggere la nostra patria, risuoni il grido di guerra: tutti in piedi, a ognuno il suo tedesco ».
Il P.C.F., che aveva dato a tutte le sue organizzazioni la direttiva di inviare almeno il 10% degli iscritti a combattere nei F.T.P., sostenne sempre la realizzazione della più larga unità di tutte le forze combattenti nella Resistenza, ma all'interno di questa unità mantenne costantemente salda e coesa l'organizzazione dei F.T.P.. Per unanime riconoscimento, i F.T.P. costituirono l’avanguardia e la forza d’urto della Resistenza francese durante la seconda guerra mondiale.
Bibliografia: Charles Tillon, Les F.T.P., Paris, 1962; Le P.C.F. dans la Résistance, Paris, 1967; H. Michel, Histoire de la Résistance, Paris, 1950.
Frank, Anna
N. a Francoforte sul Meno (Germania) il 12.6.1929, m. nel campo di deportazione di BergenBelsen (v.) nel marzo 1945; studentessa. Lasciò un commovente diario, nel quale racconta i due anni trascorsi con la famiglia, nascosta in una soffitta di Amsterdam per sfuggire alla cattura da parte dei nazisti che davano la caccia agli ebrei.
I Frank, ebrei tedeschi, si erano trasferiti in Olanda fin dal 1933, per sfuggire al regime nazista che non faceva mistero del proprio antisemitismo. Ad Amsterdam avevano potuto condurre una vita agiata e più o meno serena fino al 1942. Dal giugno di queM'anno, racconta l'allora tredicenne Anna, davanti alla minaccia di deportazione incombente anche sugli ebrei olandesi sotto l’occupazione tedesca, il padre aveva preparato un nascondiglio nei piani superiori della casa del Prinsengracht, dove si trovavano i suoi uffici e il magazzino.
II 6.7.1942 Anna, i suoi genitori e la sorella maggiore Margot si trasferirono nell'« alloggio segreto », dove furono raggiunti da un'altra famiglia ebrea, i Van Daan, e sei mesi più tardi dal dentista ebreo Albert Dussel. Sotto forma di lettere rivolte a un'immaginaria amica Kitty, il diario di Anna descrive la vita clandestina dei rifugiati, costretti a osservare rigide norme di precauzione, impediti di uscire o
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[...]io nei piani superiori della casa del Prinsengracht, dove si trovavano i suoi uffici e il magazzino.
II 6.7.1942 Anna, i suoi genitori e la sorella maggiore Margot si trasferirono nell'« alloggio segreto », dove furono raggiunti da un'altra famiglia ebrea, i Van Daan, e sei mesi più tardi dal dentista ebreo Albert Dussel. Sotto forma di lettere rivolte a un'immaginaria amica Kitty, il diario di Anna descrive la vita clandestina dei rifugiati, costretti a osservare rigide norme di precauzione, impediti di uscire o
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