Brano: [...]pine, delle case coloniche padane, delle fattorie toscane, altrettante basi partigiane. Le figlie dei contadini divennero valorose informatrici e staffette dei^partigiani. Nelle regioni bracciantili e mezzadrili, dove i lavoratori avevano gloriose tradizioni di organizzazione e di lotta, si sviluppò una vasta azione di massa contro gli agrari fascisti e collaboratori dei tedeschi, e contro le autorità repubblichine.
In base alle direttive del C.L.N. e del C.V.L., furono organizzati scioperi e manifestazioni di massa per non consegnare il grano, il riso e altri prodotti agricoli agli ammassi fascisti (v. « Battaglia del grano » della Resistenza), per impedire le razzie del bestiame organizzate dall’occupante; e assalti ai municipi e ad altri edifici pubblici per distruggere le liste dei chiamati alle armi o per liberare ostaggi. Gli scioperi della mietitura, della trebbiatura e delle mondine erano organizzati sulla base di rivendicazioni economiche immediate e sentite da tutti i lavoratori, quali l'aumento dei salari e dei riparti, il [...]
[...]tura, il miglioramento dei contratti. Tali rivendicazioni facilitavano la messa in movimento anche della parte più timida della massa lavoratrice, davano ad essa una « copertura »: non si trattava di sciopero politico, ma in effetti lo scopo fondamentale era sempre quello di impedire all’occupante di impadronirsi delle derrate alimentari e, nello stesso tempo, di estendere, generalizzare la lotta contro il nemico nazifascista.
II 10.6.1944 il C.L N.A.l. lanciò un appello agli agricoltori e ai contadini perché impegnassero ogni loro sforzo nel contendere il grano ai tedeschi. Un mese dopo, il Comando generale del C.V.L. inviò disposizioni ai Comandi regionali per il sabotaggio delle trebbiatrici « in tutti i luoghi ove non si riesca a trebbiare con la protezione dei partigiani e ad assicurare con essa, a seconda dei casi, l’occultamento del grano e la sua distribuzione alla popolazione civile ». Invitava inoltre ad
« approfittare di questa occasione per porre il problema della costituzione delle squadre di difesa e di assalto di vil[...]
[...]i centri comunali, dove i dirigenti della Resistenza parlarono alle masse sotto la protezione delle formazioni partigiane. Oltre che in Emilia, le lotte si svilupparono nelle campagne di Rovigo, del Cremonese e del Vercellese.
Tedeschi e fascisti furono costretti a prendere provvedimenti: con decreto 3.7.1944, gli addetti alle trebbiatrici vennero militarizzati, ma i risultati furono ugualmente scarsi. Nel frattempo, i partiti di sinistra del C.L.N.A.I. avevano impartito disposizioni per la creazione dei Comitati di difesa contadina e dei Comitati contadini. Questi ultimi, forma di organizzazione unitaria di tutti i lavoratori del villaggio, si andarono diffondendo in ogni centro rurale; con la creazione delle « zone libere », essi divennero organi di autogoverno e diedero vita alle giunte popolari.
Sotto la spinta e la direzione della classe operaia del Nord, i contadini ruppero con un passato di rassegnazione e, superando il complesso di soggezione verso la borghesia agraria fascista, scesero in campo per liberare l’Italia dallo straniero nazista e dal fascismo. Tuttavia, se si fa eccezione per la situazione emiliana, dove la campagna è quasi in stato di permanente rivolta, non si può dire che la lotta nelle campagne si sia sviluppata dovunque con l’ampiezza e l’energia necessarie. L’insurrezione nazionale ebbe la sua forza principale nella classe operaia. Furono i grandi scioperi del proletariato di Milano, Torino e Genova,[...]
[...]egnazione e, superando il complesso di soggezione verso la borghesia agraria fascista, scesero in campo per liberare l’Italia dallo straniero nazista e dal fascismo. Tuttavia, se si fa eccezione per la situazione emiliana, dove la campagna è quasi in stato di permanente rivolta, non si può dire che la lotta nelle campagne si sia sviluppata dovunque con l’ampiezza e l’energia necessarie. L’insurrezione nazionale ebbe la sua forza principale nella classe operaia. Furono i grandi scioperi del proletariato di Milano, Torino e Genova, accompagnati dalla guerriglia partigiana e dalle azioni gappiste, che indicarono ai contadini, con la forza dell’esempio, la
via da seguire. E il fatto che i contadini abbiano consapevolmente partecipato in ogni regione, più o meno largamente, al più grande movimento popolare della nostra storia, ha avuto e ancora avrà molta importanza per la vita e l’avvenire dell’Italia.
A.Co.
Bibliografia: M. Legnarli, Aspetti economici delle campagne settentrionali e motivi di politica agraria nei programmi dei par[...]
[...]a formazione partigiana, Torino, 1964; G. C. Pajetta, I contadini e il movimento di Liberazione nazionale, Roma, 1951; C. Moscatelli e P. Secchia, Il Monte Rosa è sceso a Milano, Torino, 1958.
Conte, Dante
N. a Torino il 13.4.1897; meccanico. Attivo nelle lotte operaie degli anni 191520 e durante l’occupazione delle fabbriche, divenne comunista fin dalla fondazione del partito. Dopo le leggi eccezionali fasciste del
1926 svolse attività clandestina. Arrestato e deferito al Tribunale speciale, nel 1928 fu condannato a 6 anni e 6 mesi di carcere. Liberato nel 1932, in seguito all’amnistia detta del Decennale, riprese la lotta, fino a essere nuovamente arrestato nel 1934 e condannato dal Tribunale speciale a 14 anni di reclusione.
Liberato con la caduta del fascismo, dopo I '8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, organizzatore della resistenza in Piemonte e poi in Liguria, comandante delle S.A.P. e commissario politico nelle Brigate d’assalto Garibaldi della piazza di Genova. È attualmente tra i dirigenti del Partito comunista a Torino.
Conte, Nicola
Medaglia d’oro al valor militare. N. a Tripoli nel 1920; ufficiale di marina. Ultimato il liceo scientifico nel Collegio militare di Roma, nel 1938 entrò aH’Accademia navale di Livorno e nel 1941 ne uscì guardiamarina. Sottotenente di vascello, ne[...]