Brano: [...]corsi di Pio XII.
PROFILO DELLA PARROCCHIA MODERNA
Sarebbe dunque un grave errore non curarsi dell'importanza che la Chiesa dá all'istituto parrocchiale nell'attuale fase di riassesto e di conquista che la caratterizza. Chi conosca anche solo superficialmente la parrocchia del 1953 e la confronti con quella di 50 anni or sono non può del resto meravigliarsi di tale condotta. Una parrocchia — quella degli ultimi anni del pontificato leoniano —pacifica, e sonnolenta, fatta sulla misura del ceto borghese d'allora, quasi sempre deserta durante la settimana dal pacifico giansenismo dei fedeli e appena messa in discreto orgasmo la domenica e nelle
(4) ofr. ad es. i due numeri unici de L'Assistente Ecclesiastico, 1948, VI; e di Vita Sociale (con le relazioni della « Settimana della Parrocchia », tenuta a Firenze dal 4 al 10 nov. 1951 per iniziativa del locale Centro Cattolico di Studi Sociali), genn. apr. 1952.
7V CARLO FALCONI
rade solennità dell'anno. Una parrocchia larga d'ozi al suo clero, lasciato libero di consacrarsi alla serenità dello studio o al piacevole scambio di visite tra benpensanti dell'alto ceto; e non certo affati cato dalla preparazio[...]
[...]e più abbandonata e la predicazione sempre più ipertrofica,
o sull'altro della preparazione, troppo borghese, dei sacerdoti al ministero parrocchiale. Sono problemi eccessivamente vasti e corn
, (5) v. i discorsi ai Quaresinialtisti e ai Parfoci di Rama del 1951 e 1952.
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plessi, i quali, se incidono sull'efficienza religiosa della parrocchia, fuorescono però dal vero e proprio problema della sua funzionalità come organismo specifico, e gli debbono quindi essere presupposti.
Altra cosa invece é riconoscere che il diritto canonico attuale tutela inadeguatamente la parrocchia dalle interferenze di altri organismi ecclesiastici svolgenti la loro attività nel suo ambito. Non aveva difficoltà a riconoscerlo lo stesso card. Piazza., patriarca di Venezia, in un articolo del 1948 sulla crisi appunto della parrocchia: «Oggi molte nuove vite non rinascono al fonte battesimale della parrocchia, ma nelle cliniche e nei brefotrofi; oggi la comunione pasquale si può fare dovunque, perfino ad altari improvvisati in locali di lavoro,[...]
[...]istinto in proposito tre tipi fondamentali di parrocchie:
a) le parrocchie di cristianità, in cui regna ancora lo spirito cristiano e dove la maggioranza é tuttora praticante;
b) le parrocchie indifferenti ma di tradizione cristiana, in cui iI cristianesimo vive alla giornata a seconda della prevalenza dei buoni o no;
c) e le parrocchie di missione dove il distacco tra clero e popolo è ormai totale.
Anche per le parrocchie rurali tradurre in cifre il processo di scristianizzazione che va pervadendole é impossibile per la mancanza di statistiche già deplorata a proposito di quelle urbane. Il solo studio scientifico a cui é possibile rifarsi é, anche qui, quello purtroppo assai circoscritto del Leoni, che concerne, come s'è visto, una diocesi eminentemente agricola. La diocesi di Mantova per() ha il vantaggio di essere limitrofa di tre regioni — la Lombardia, il Veneto e l'Emilia — notoriamente assai diverse per il loro carattere religioso, e può assurgere quindi a un valore di testimonianza assai singolare. Il Leoni ha riassunto compl[...]
[...]ROCCHIA IN ITALIA
dro odierno é pure diverso dai precedenti: la diocesi non presenta ormai quasi affatto zone di unanime osservanza, ma solo zone di forte o tutt'al più fortissima osservanza, miste a tante altre di in differenza, anche nelle campagne, e ovunque profonde differenze fra i sessi, i gruppi di eta, le classi sociali. Insomma, l'osservanza, un tempo normale, é divenuta il fatto d'una parte della popolazione» (17).
Le statistiche specifiche attestano tra l'altro come nel 1948 su 4922 nati, 30, pari al 6% [sic!], non erano stati battezzati; come su 2506 matrimoni; 15 (0,6%) lo erano stati col solo rito civile; e altrettanto 22 funerali su 2738 compiuti col rito religioso. Percentuali in sé e per sé più che ottime se, paragonate a quelle degli anni precedenti, non rivelassero un crescendo costante, anche se modesto (nel 1940 le unioni civili furono soltanto 9 — 0,36% —, i funerali civili 10 — 0,3% — saliti nel 1946 a 17). Ma non è in queste cerimonie solenni e impegnative, dove il peso della tradizione si fa più sentire, che s[...]
[...]enti, non rivelassero un crescendo costante, anche se modesto (nel 1940 le unioni civili furono soltanto 9 — 0,36% —, i funerali civili 10 — 0,3% — saliti nel 1946 a 17). Ma non è in queste cerimonie solenni e impegnative, dove il peso della tradizione si fa più sentire, che si deve cercare l'attestato della vivezza della fede tra la tradizionalissima gente dei campi. L'osservanza del precetto festivo e pasquale é assai più sintomatica. E qui le cifre sono molto meno entusiasmanti. Se il precetto pasquale infatti vede ancora il 60% dei contadini assolverlo, quello festivo ne recluta soltanto il 37% (una percentuale non troppo lontana dalle medie cittadine). Che poi sui totali diocesani il precetto festivo sia soddisfatto da 1/3 di adulti, da 2/5 di giovani, da 1/2 di bambini commenta il Leoni — non è senza significato. (( Si tratta evidentemente di una progressiva diminuzione di praticanti, probabilmente coincidente con la crescita dell'individuo e da essa causata. Scarti tanto sensibili non sono certo confortevoli né di buon auspicio »[...]
[...]lluvionale argillosa, corrispondenti in gran parte rispettivamente al Medio M., di media pratica religiosa, e al Basso M., di scarsa pratica religiosa. Tale coincidenza sarà meramente causale o non indicherà un'influenza della diversa natura del suolo sulle varietà delle attitudini religiose? Propendiamo per la risposta affermativa, giacché a diverse strutture del
(20) op. cit., p. 138.
(21) op. cit., p. 139.
(22) op. cit., cfr. i dettagli specifici a pp. 52, 79, 91 e 137.
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suolo corrispondono di fatto diversi generi di economia, diversi tenori di vita, che certamente incidono sulla struttura sociale e quindi anche sul fatto religioso» (23).
Il declinante movimento demografico e la crisi dell'istituto familiare sono — sempre secondo il Leoni — conseguenze del diminuito senso religioso. La diminuzione di fecondità nel mantovano è un dato incontestabile (nel quinquennio 19251929: 9565 nati vivi, pari al 24%; nel quinquennio 193034: 8607, pari al 21,6%; nel quinquennio 193539: 8074, pari al 19,9%)[...]
[...]categoria dei proprietari terrieri si afferma su tutte le altre, seguita immediatamente dagli impiegati, dopo i quali si classificano gli affittuali e mezzadri. Notevolmente distanziati sono gli appartenenti alla quarta categoria (industriali e artigiani), la prevalenza dei quali supera tuttavia quella degli operai, mentre i braccianti e salariati
(24) op. cit., p. 149.
(25) op. cit., p. 150.
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segnano la cifra minima. « In una terra ad economia prevalente
mente agricola commenta il nostro a. — ove gli addetti all'agri
coltura rappresentano i 2/3 della popolazione attiva, il fatto che 1/2 di essi (braccianti e salariati) siano assai poco praticanti, mentre gli appartenenti ad altre condizioni sociali (proprietari e fittavoli) sono del doppio più osservanti, non pue) lasciar dubbi sull'incidenza del fattore `condizione sociale' sul fenomeno religioso. Si sa infatti che nessuna professione, in genere, è più favorevole alla pratica religiosa di quella del lavoratore fissato sullo terra... » (26) e [...]
[...]trano uno stretto legame con la pratica religiosa, mentre alla mancanza di proprietà va spesso congiunta l'indifferenza religiosa. E assai probabilmente questo stato di cose deve mettersi in relazione con la propaganda collettivistica, che trova terreno ostile tra i proprietari, ma molto adatto fra i proletari >> (27).
(Crediamo d'effetto accostare a queste statistiche d'una provin cia rurale i risultati d'un'inchiesta condotta per incarico del C.I.F. col metodo Gallup nel Gallaratese nel febbraio del '51. Il Gallara
tese — come il lettore sa é una zona industriale del Varesotto
che conta oltre 70.000 ab., 20.500 dei quali sono lavoratori tessili. Seconda i dati acquisiti, l'assistenza alla messa festiva vedrebbe il 63% della popolazione (46,9% uomini, 79,2% donne) e l'osservanza della Pasqua il 77% (uomini 68%, donne 85%). L'aborto trova consenzienti il 35,8% degli intervistati, le case di tolleranza il 54,8% (più il 28% di indecisi), i rapporti extramatrimoniali il 28,3% (indecisi il 9,8%), il divorzio il 4,7% incondizionatamente, il 2[...]
[...]l'idea della «parrocchia comunità». Che é, del resto, il concetto di parrocchia quale risulta dall'analisi storica della sua configurazione primitiva e dei suoi sviluppi posteriori. La storia poi insegna che la parrocchia é stata efficiente solo quando ha saputo mantenersi una comunità aperta e vitale, una comunità (com'è caro oggi definirla in Francia) missionaria. Perché l'equivoco dell'equazione `parrocchiacomunità' è facilissimo se non si specifica immediatamente la caratteristica fondamentale della comunità parrocchiale: e cioè la sua permanente apertura e tensione all'esterno, sino ad abbracciare tutti i credenti del territorio. Le parrocchiecomunità nel senso d'ovile e di rifugio non sono infrequenti in Italia: ma la loro sorte è appunto quella dell'inerzia. Le vere parrocchie dinamiche e conquistatrici sono invece una minoranza assoluta.
Una rinascita in senso missionario della parrocchia è stata promossa comunque negli ultimi decenni dall'A.C. Dove e finché, s'intende, non è stata anch'essa domata dalla burocrazia e ridotta all[...]